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Il Consiglio regionale ha approvato le mozioni sulle misure urgenti per alleviare i danni causati dagli incendi estivi alle aziende agricole, sull’istituzione di una struttura tecnico-organizzativa autonoma potenziata in materia di pesca, acquacoltura e molluschicoltura e contro la realizzazione degli impianti termodinamici a Decimoputzu e Gonnosfanadiga.
E’ stata bocciate, invece, la mozione sul primo bilancio alla lotta agli incendi sul territorio regionale.
La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n.240 – Congiu e più – “sulle misure urgenti per alleviare il danno patito dalle imprese agricole insediate nei territori percorsi dagli incendi nelle giornate dell’1, 2 e 5 luglio 2016; attivazione di strumenti finanziari e buon acquisto di materie prime per l’alimentazione del bestiame”. Il presidente ha dato la parola al consigliere Gianfranco Congiu (Pds) per illustrarne il contenuto.
Nel suo intervento Congiu ha sottolineato che «la mozione non fa leva sui sentimenti e non punta a suscitare emozioni ma ha lo scopo di intervenire su un argomento che purtroppo in Sardegna si ripropone in modo ciclico, non con un risarcimento già previsto dalla normativa vigente quanto con strumenti innovativi ed utili per alleviare chi ha perduto la sua unica fonte di reddito, nel caso dell’azienda agricola il nutrimento per gli animali». «Per questo – ha sostenuto – auspico un dibattito sul livello di cura che dobbiamo mettere in campo per le popolazioni colpite, senza dimenticare che, oltre all’efficienza del sistema di contrasto agli incendi che ha dato buoni risultati, occorre trovare una strada per fornire aiuti immediati». Quello dei voucher può essere un esempio, ha precisato in conclusione, «fermo restando che occorre garantire la sopravvivenza di settori produttivi vitali per la Sardegna con particolare riferimento alla ruralità che, nel passato, aveva attorno un vero e proprio sistema pubblico e privato che lo sosteneva mentre dopo è stata progressivamente messa ai margini, una tendenza che è necessario invertire».
Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame della mozione n. 252 – Crisponi e più – Crisponi e più – “sul primo bilancio della lotta agli incendi sul territorio regionale”. Il presidente ha dato la parola al consigliere Michele Cossa (Riformatori sartdi) per illustrarla.
Cossa ha parlato della recente stagione degli incendi evidenziando la sua preoccupazione «non solo per i danni causati alle attività agricole ma anche per impatto del fenomeno su importanti attività turistiche in diverse zone della Sardegna e, di conseguenza, sulla sicurezza percepita da turisti con ripercussioni negative sul piano dell’immagine della Sardegna». «Inoltre – ha proseguito – emerge una situazione difficile del comparto forestale dove il 30% del personale risulta inabile al servizio e in generale la pianta organica presenta una età media molto avanzata, e va sottolineato in questo contesto anche il ritardo con cui è stata stipulata la convenzione con Vigili del Fuoco». «In generale – ha riassunto Cossa – siamo di fronte ad un sistema sottoposto ad una forte pressione ed occorre quindi una riflessione sulla stagione antincendio 2016, sia per la quantificazione dei danni economici ai territori che per una stima degli indennizzi alle popolazioni colpite, con un focus particolare sull’apparato di telerilevamento che in vent’anni (e nonostante la spesa di ben 27 milioni di euro, a cifre attuali) non ha prodotto niente di concreto perché è stata sostanzialmente abbandonato dalla Regione e comunque mai entrato davvero in funzione; anche su questo aspetto è necessaria chiarezza, nel momento in cui si ragiona su cosa fare il per prossimo anno».
Subito dopo è stata illustrata l’interpellanza n. 235/A con primo firmatario il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu.
Il capogruppo dell’Udc, dopo aver ricordato che la discussione dell’interpellanza a distanza di oltre due messi dalla sua presentazione «lascia il tempo che trova», ha messo l’accento sulla necessità di «dati precisi tema sulla stagione appena conclusa, caratterizzata da gravi incendi che, soprattutto nel mese di luglio, hanno colpito diverse zone della Sardegna con danni incalcolabili estesi su migliaia di ettari di terreno». Proprio oggi, ha continuato Rubiu, «il presidente regionale dell’ordine degli agronomi parla di doppio danno, sia al bosco ed al legnatico che soprattutto all’ambiente, parlando a questo proposito di guerra persa dalla politica». Comunque, a giudizio del capogruppo dell’Udc, «sono inaccettabili i ritardi ed i disservizi sull’attività dei Canadair che prima erano di stanza in Sardegna presso l’aeroporto di Elmas per sottolineare la necessità di proteggere adeguatamente la nostra Regione, la prima in Italia per superficie coperta da boschi». Il sistema regionale di prevenzione, ha concluso, «presenta molte falle, nel coordinamento e perfino nelle attrezzature impiegate come le pompe, con danni immateriali e reali di dimensioni incalcolabili che attendono risposte concrete, nel quadro di una urgente riflessione su quanto occorre fare in futuro».
Prendendo la parola nella discussione generale, il consigliere Pier Mario Manca (Sdl) ha affermato che in questo settembre «cominciamo a vedere sulla un paesaggio che inizia ad assumere il colore verde dopo le grandi distese nere dell’estate» Il fuoco, ha lamentato, «è purtroppo una piaga che non riusciamo a debellare contro la quale ci siamo sempre impegnati a fondo anche con leggi che hanno introdotto sui terreni percorsi dal fuoco il divieto di pascolo per 10 anni, oltre a misure per la macro e la micro fauna, dimenticando però che sopra quei terreni ci sono le aziende e gli uomini che ci lavorano, persone ed animali sopravvissuti che meritano la massima attenzione della Regione». E’vero, ha riconosciuto, «che non si può proclamare lo stato di calamità naturale in presenza di incendi dolosi ma dobbiamo comunque trovare soluzioni e dare una risposta pubblica alla catena di solidarietà naturale cui da sempre assistiamo nelle nostre campagne, sia pure limitatamente al nutrimento degli animali». Manca ha concluso auspicando «la creazione di un fondo per accompagnare le aziende colpite dagli incendi fino al cambiamento della stagione e del clima; non sono cifre enormi e non si tratta certo aiuti di Stato, e questo scopo potrebbe essere utilizzata anche la misura 5 del Piano di sviluppo rurale (Psr)».
Il consigliere dell’Udc Gianni Tatti ha dichiarato che «ogni estate diciamo sempre le stesse cose guardando i nostri paesaggi devastati dagli incendi ed è ora che le istituzioni diano un segnale tangibile del loro operato nell’interesse dei cittadini, soprattutto nei confronti di coloro che hanno perso tutto». Quest’estate, ha protestato Tatti, «lo spiegamento di forze della Regione non è stato all’altezza della situazione, sia per scarso coordinamento che problematiche legate a tensioni locali, nonostante tutti gli operatori meritino il convinto plauso della comunità regionale per gli sforzi che hanno profuso». Tutta, ha detto Tatti in conclusione, «va bene fronteggiare le situazioni straordinarie con strumenti straordinari ma dobbiamo investire di più sulla prevenzione, lavorando tutti assieme su molti fronti, cominciando dalla conoscenza e dall’informazione, per arrivare ad una Sardegna salvata non da aerei ma da nuova coscienza dei sardi».
Il consigliere Roberto Desini (Pds) ha condiviso in apertura i contenuti della mozione del collega Congiu aggiungendo però che, «al di là di questo la politica deve prendere esempio dall’atteggiamento di molti allevatori sardi che hanno espresso solidarietà con gli operatori colpiti dagli incendi; noi invece siamo in ritardo, dobbiamo fare autocritica e moltiplicare i nostri sforzi per ricostruire il tessuto economico dei territori colpiti dal fuoco».
Replicando a nome della Giunta l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano ha dichiarato che «nonostante i clamori e le eccezionali difficoltà meteo, la stagione 2016 appare molto simile a quella di anni precedenti, fatta eccezione per le temperature molto superiori alla media segnalate da ben 4 avvisi meteo seguiti da eventi molto gravi accompagnati da straordinarie ondate di calore». Quella 2016 è stata fortunatamente una stagione di incendi senza vittime, ha detto ancora l’assessore cogliendo l’occasione per ringraziare i 4 operatori rimasti feriti, «ma con danni rilevanti: 2495 incendi su una superficie di 11600 ettari di cui 3100 di boschi, soprattutto a luglio ed agosto in corrispondenza con eccezionali ondate di calore». Tuttavia, ha precisato l’assessore Spano, «i raffronti col passato vanno fatti non con una singola annata ma con una finestra storica più ampia che indica l’evoluzione del fenomeno; sotto questo profilo va ricordato che, rispetto al periodo 1998-2015 si registra una diminuzione del 35% dei terreni percorsi dal fuoco, del 33% per le aree boscate e del 30% sull’estensione media dei singoli incendi, indicatore principale dell’efficienza del sistema, che nel ’98 era di 10 ettari ed oggi è scesa a 4.65, segno che la macchina regionale ha funzionato, fermo restando che non esiste il rischio zero in giornate eccezionali dal punto di vista meteorologico». La Spano ha citato in proposito le vicende del luglio 2009 con 35000 ettari di terreno percorsi dal fuoco, ben 17 incendi su aree superiori ai 100 ettari, fenomeni che purtroppo hanno fatto registrare anche vittime.
Per quanto riguarda il dispositivo antincendio della Regione, l’assessore dell’Ambiente ha ribadito la validità del Piano triennale antincendi con uomini, mezzi (11 elicotteri affiancati dal nuovo Superpuma, un elicottero dello Stato, 3 Canadair affiancati da altri aerei di supporto) e risorse di tutto rispetto. Quest’anno, ha proseguito, «il sistema ha mostrato un miglioramento della capacità di prevedere il fenomeno su un’area divisa in 26 zone di allerta territoriale in grado di trasmettere tempestivamente le informazioni necessarie ad ogni componente del sistema; va ricordata inoltre l’attività investigativa del Corpo forestale che ha portato la Magistratura ad avviare indagini nei confronti di 434 persone». Quanto ai danni, ha aggiunto, «la stima sarà completata entro l’anno». Sul telerilevamento, ha evidenziato infine l’assessore, «il sistema ha mostrato fin da subito una inefficienza strutturale e generato una lunga serie di falsi allarmi ed i relativi sono stati inoltrati alla Corte dei conti».
L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi, dal canto suo, ha spiegato che «la richiesta di interventi di soccorso è oggettivamente limitata dai regolamenti comunitari e dal regime de minimis in presenza incendi dolosi; tuttavia, come nel 2009, la strada dei voucher da destinare alle aziende per l’acquisto dei foraggi nel periodo compreso fra l’incendio e la fine stagione, al più faremo una delibera».
Il sede di replica il consigliere Gianfranco Congiu (Pds) ha valutato positivamente l’apertura dell’assessore Falchi a favore di un intervento straordinario e transitorio, sottolineando che, a suo avviso, «la deroga ai regolamenti comunitari è praticabile, auspico perciò un intervento legislativo del Consiglio, finalizzato non al risarcimento ma alla garanzia della minima sussistenza in un periodo transitorio come misura tampone».
Intervenendo sempre per replicare, il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha espresso «perplessità sul taglio delle risposte fornite dall’assessore dell’Ambiente, in alcuni passaggi sopra le righe ed immotivati rispetto al contenuto della nostra mozione, perché chi amministra deve tener conto del principio di continuità amministrativa che prescinde da ruoli ricoperti». Alcuni dati, inoltre, secondo Cossa «sono troppo generici e inadeguati; sul telerilevamento, in particolare, forse è vera la cosa dei falsi allarmi ed è tardi per ristabilire responsabilità ma resta comunque lo scandalo dei 27 milioni buttati al vento, sarebbe poi utile ragionare sulla tecnologia di oggi».
Ancora in replica il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha detto di sentirsi «trascinato nella polemica dall’intervento dell’assessore; io non ho il torcicollo e guardo avanti ed altrettanto deve fare lei che deve preoccuparsi di costruire, mentre qui siamo al ridicolo». La sue risposte, ha concluso Rubiu rivolgendosi all’assessore, «non sono comunque esaurienti perché manca riferimento puntuale alla prevenzione che può essere sviluppata anche con la tecnologia ma a condizione di saperla usare e di investire risorse adeguate»: Rubiu ha chiesto infine una breve sospensione per verificare la possibilità di predisporre un ordine del giorno congiunto.
La richiesta è stata accolta.
Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato che, non essendo pervenuto alcun ordine del giorno, occorre mettere in votazione le mozioni presentate.
La mozione n. 250 – Congiu e più – è stata approvata con 29 voti favorevoli.
La mozione n. 252 – Crisponi e più – è stata respinta con 29 voti contrari
L’Aula è passata poi all’esame della mozione 232 (Congiu) sulla necessità di una struttura tecnica in materia di pesca.
L’on. Congiu (Pds) ha elencato i numeri del settore della pesca in Sardegna e ha aggiunto: “Ci sono diecimila famiglie e c’è la nostra cultura e tradizione dietro la pesca sarda. Non possiamo non salutare con favore l’impegno della Regione per rivendicare misure finanziarie e fondi europei destinati al sostegno delle aziende ittiche. Grazie a quei fondi la marineria siciliana è diventata la prima marineria italiana”. Per l’oratore “è necessario spendere le risorse a disposizione e non è facile visto che il settore pesca è dentro l’assessorato all’Agricoltura e non è la migliore collocazione. La pianta organica del servizio pesca oggi sconta mancanza di personale e tutto il sistema di agenzie che sostiene l’agricoltura non trova un correlativo per la filiera ittica. Questo mi ha indotto a chiedere che venga istituito un dipartimento, u’agenzia, un secondo assessorato perché no?, a sostegno della pesca. Il management della Regione va specializzato”.
Per la Giunta ha risposto l’assessore Elisabetta Falchi, che ha detto: “E’ necessario promuovere la pesca sostenibile e l’acquacoltura, siamo d’accordo. Ed è necessario sviluppare anche la pesca in laguna, non solo nella fascia costiera, rafforzando le filiere produttive e il marchio del pescato insieme alle organizzazioni degli operatori. Gli strumenti finanziari ci sono in bilancio insieme ai fondi europei e una nuova direzione dell’assessorato avrebbe un senso importante visto che la struttura attuale è insufficiente e non consente di governare al meglio i problemi. Dunque, un’unica adeguata regia nell’Amministrazione è la risposta più efficace la problema indicato nella mozione”.
L’on. Congiu si è detto soddisfatto e il presidente ha messo in votazione la mozione, che l’Aula ha approvato.
L’Aula ha affrontato poi la mozione 250 (Usula e più) sul progetto di impianto termodinamico tra Decimoputzu e Villasor. Per l’esponente del Partito dei sardi “c’è un’intera comunità sarda che si oppone a questi progetti, che trova anche nella minoranza una forte sensibilità, non solo su quell’impianto ma anche sul progetto analogo tra Gonnosfanadiga e Villacidro”.
La mozione nasce dal “clamore che ha suscitato in Sardegna la contrapposizione di un’azienda agricola di Decimoputzu alla multi nazione che sta cercando di impadronirsi delle terre di questi agricoltori e allevatori. Anche sotto il profilo umano questa vicenda è terribile, senza che dobbiamo parlare del fatto che questa azienda familiare, con migliaia di capi di bestiame, produce, dà posti di lavoro diretti e indiretti, riceve per questo anche il contributo regionale. Ecco, non dovremmo essere costrutti a occuparci di aziende come queste, che riaffermano il loro semplice diritto di lavorare la propria terra da generazioni. Non è un’opportunità offerta a dei poveri pastori questo impianto termodinamico: siamo di fronte a predatori che si mostrano benefattori. E’ una vecchia storia”.
L’on. Usula ha ricordato la contrarietà formale della Regione al progetto e ha detto: “Questo intervento presuppone una sottrazione di 269 ettari, una superficie superiore ai centri abitati di Decimoputzu e Villasor. La massima istituzione della Sardegna deve dare un segnale chiaro agli ascari e alle multinazionali che li mandano. Qui in ballo è il nostro diritto di decidere sulla nostra terra, che non può essere scavalcato da un cosiddetto “interesse nazionale”o di Stato che deve prevalere su quello dei sardi. Se questo tentativo riuscirà ben altri inevitabili scippi saranno perpetrati sull’Isola. Non ne abbiamo già abbastanza in Sardegna di territori espropriati, di territori da bonificare? Chiedo alla Giunta di impedire con ogni azione gli interventi di Villasor e Gonnosfanadiga”.
Ha quindi preso la parola il consigliere Paolo Zedda (Rossomori) che nel suo intervento, interamente svolto in lingua sarda, ha bocciato senza mezzi termini il progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico a Flumini Mannu in una zona agricola situata tra i comuni di Villasor e Decimoputzu. “La famiglia Cualbu lavora qui terreni da oltre 100 anni, si è trasferita da Fonni per lavorare la terra, ha messo in piedi una florida azienda agricola mantenendo, allo stesso tempo, un legame profondo con il paese d’origine. La loro – ha detto Zedda – è una filosofia di vita, il loro rapporto con la terra è quasi sacro. Tutto questo è oggi messo a rischio».
Zedda ha poi ricordato i pronunciamenti di Regione, Ministero e comuni interessati contrari al progetto: «Contro la volontà delle popolazioni si invoca il principio dell’interesse superiore nazionale, ma non esiste nessuna ragione di Stato – ha affermato il consigliere di maggioranza – è un progetto che non serve a nessuno. In Europa non ci sono altri esempi di questo tipo. In Sardegna non ci sono le condizioni climatiche ideali per realizzare un progetto di questa portata, andrebbe bene in Africa, non nella nostra Isola. La Regione chieda l’applicazione della legge e rivendichi la sua potestà esclusiva in materia».
La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha riaffermato il convinto sostegno alla mozione ed ha spiegato di aver proposto l’integrazione al documento nella parte che fa riferimento all’impianto termodinamico solare di Gonnosfanadiga – Villacidro. «Un progetto gemello a quello di Flumini Mannu – ha affermato l’esponente della maggioranza – che ha registrato nel corso degli anni la contrarietà delle popolazioni e della amministrazioni locali». «Non abbiamo posizioni preconcette contro le rinnovabili – ha concluso Rossella Pinna – ma non siamo terra di conquista per le multinazionali dell’energia e per questo chiediamo alla giunta di far valere le competenze della Regione».
Il consigliere del Pds, Augusto Cherchi, ha confermato pieno convinto e sostegno alla mozione ma ha chiesto che venisse posta in votazione la formulazione originaria del dispositivo originario del documento, laddove si impegna il presidente della Giunta ad impugnare il provvedimento del ministero dell’Ambiente. «Non c’è alcun interesse di Stato – ha affermato l’esponente della maggioranza – per giustificare l’esproprio di un terreno agricolo di un privato e la Regione deve opporsi a tale eventualità».
Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori ha manifestato l’opportunità di procedere con l’approvazione di un documento che manifestasse la solidarietà del Consiglio regionale per gli amministratori locali, alla luce dell’ultimo attentato contro quelli di Orotelli nel nuorese.
Il presidente di turno dell’assemblea, Eugenio Lai, ha ricordato la possibilità di presentare, prima della conclusione del dibattito, documenti da sottoporre all’attenzione dell’Aula, ed ha quindi concesso la parola al consigliere del Partito dei sardi, Piermario Manca che ha argomentato il sostegno alla mozione n. 120. L’esponente della maggioranza ha parlato, in riferimento alla decisione del ministero dell’Ambiente di esprimere parere favorevole all’impianto di Gonnosfanatiga – Villasor, di un vero e proprio “esproprio di Stato”. «Se passa questo progetto – ha affermato – vuol dire che lo Stato nega il diritto alla proprietà privata in Sardegna ed è per questo che la Giunta deve opporsi fermamente».
Intervenendo sull’argomento, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato di condividere il contenuto della mozione ma ha posto in evidenza l’incongruenza delle dichiarazioni rilasciate dal direttore di Agris a proposito di una possibile collaborazione con la multinazionale che ha proposto l’impianto termo solare. «Mettetevi d’accordo tra di voi – ha tuonato l’esponente della minoranza perché con una nota ufficiale un direttore nominato dall’assessore dell’Agricoltura si esprime favorevolmente sul progetto di Flumini Mannu». «Rimuovete quel direttore – ha affermato Pittalis oppure c’è qualcosa che non torna nei vostri comportamenti». Il capogruppo dell’opposizione ha quindi polemizzato con l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, per una presunta mancanza di rispetto nei confronti dell’Aula e dei consiglieri per alcuni atteggiamenti di scherno che sarebbero stati indirizzati allo stesso Pittalis nel corso del suo intervento.
Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha confermato la contrarietà di tutta la maggioranza al progetto della Flumini Mannu limited.
L’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, ha quindi ripercorso l’iter del procedimento per quanto di competenza del suo assessorato ha ricordato il parere negativo perché valutato come “intervento non coerente con gli indirizzi pianificatori della Regione”. L’assessore ha quindi sottolineato, l’approvazione dell’atteso piano energetico ed ha definito “il progetto non coerente con tale piano e con la sua strategia”.
L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha definito “informali” le interlocuzioni intercorse tra l’agenzia Agris e la società proponente l’impianto di Flumini Mannu ed ha precisato che la disponibilità ad un’eventuale collaborazione manifestata dal direttore dell’agenzia regionale era subordinata alla realizzazione nel rispetto delle norme di tale impianto. «Riaffermo – ha concluso l’assessore – che le terre agricole devono essere sempre salvaguardate e preservate».
L’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano, ha evidenziato il ruolo di raccordo dell’assessorato da lei diretto ed ha ricordato che con la proceduta della “VIA nazionale” non è più l’assessorato regionale a compiere le valutazioni. «Abbiamo prodotto tre pareri al ministero – ha dichiarato la Spano – in cui puntualmente abbiamo esposto perplessità e criticità del progetto di Gonnosfanadiga». L’assessore ha quindi spiegato che al parere favorevole del ministero dell’Ambiente si contrappone quello negativo del ministero dei Beni ambientali e che quindi la decisione finale sul progetto della Flumini Mannu spetterà al consiglio dei ministri. «La decisione in sede governativa non è stata ancora assunta – ha concluso Spano – ed è per questo che la Regione potrà solo porre in essere tutte le azioni che evidenzino contrarietà a tale progetto».
In sede di replica il primo firmatario della mozione, Emidio Usula (Soberania e Indipendenza) si è detto soddisfatto delle rassicurazioni offerte dalla Giunta ed ha auspicato un no netto al progetto e alle pretese del governo per l’esercizio della clausola di supremazia.
Voto favorevole hanno dichiarato il consigliere del Pd, Alessandro Collu (gruppo Soberania e Indipendentzia) e Paolo Truzzu (Fd’I-Misto).
Posta in votazione la mozione n. 120 (testo originario e senza modifiche) è stata approvata all’unanimità con 51 votanti favorevoli.
L’Aula è quindi passata all’esame delle mozioni n. 253 (Cappellacci e più) e 220 (Agus e più) e dell’interpellanza 149/A (Locci e più) tutte incentrate sul tema dell’accoglienza dei migranti.
Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, illustrando la mozione n. 253 ha voluto subito sgombrare il campo da ogni forma di pregiudizio: «Quando si parla di migranti si parla di persone, di uomini e donne, bambini e anziani ai quali va tutto il nostro rispetto e la nostra considerazione – ha detto l’esponente della minoranza – ciò che occorre chiedersi è se quello che si è fatto e continua a farsi è servito o ha invece aumentato i problemi dei migranti».
Pittalis ha ricordato le difficoltà affrontate dal sistema degli enti locali sui cui è stata scaricata gran parte delle responsabilità dell’accoglienza: «Tutto nasce da una sottovalutazione del problema, dal fatto di aver affidato la soluzione all’Europa della finanza e delle banche e non all’Europa dei popoli – ha affermato Pittalis – i risultati sono sotto gli occhi di tutti: mancano 600 milioni di euro per far fronte alle spese sostenute dalle associazioni oltre ai fondi che servono, di mese in mese, per affrontare le emergenze. Ci sono, inoltre, 235mila migranti che aspettano l’occasione per venire in Italia. Solo il Governo Renzi sembra non accorgersi di questo».
Secondo il capogruppo di Forza Italia «la Sardegna rischia di subire la situazione invece di essere coprotagonista nella gestione dell’emergenza. Il governo deve coinvolgere le autonomie locali. La recente nomina di Fassino a capo dell’autorità per la gestione dell’accoglienza non autorizza a dire che c’è l’attenzione verso gli enti locali. E’ la solita furbata per rasserenare le anime dissenzienti all’interno del proprio partito».
Pittalis, infine, ha ricordato che in 13 mesi sono arrivati in Sardegna oltre 9000 migranti, tra cui moltissimi minori. «Il sistema dell’accoglienza è al collasso. Tutto grava sulle spalle di forze dell’ordine, sindaci e volontari oltre che della Chiesa sarda. Le quote sono saltate. Un sistema senza controlli rischia di tradire la finalità umanitaria e di favorire la tratta delle persone aumentando il numero dei morti in mare. Serve un’azione più energica della Giunta – ha concluso Pittalis – il presidente della Regione non può correre il rischio di essere indicato come responsabile dei problemi di ordine pubblico e di un dissidio sociale che si aggrava».
Il presidente Lai ha quindi dato la parola al consigliere Francesco Agus (Sel) per l’illustrazione della mozione n. 220. «E’ un tema serio, non possono essere tutelati toni da bar – ha esordito Agus – i migranti fuggono dalle guerre, è questa l’unica alternativa alla morte certa. Ecco perché bisogna concentrarsi sulle soluzioni possibili evitando di creare confusione».
Secondo Agus «sulla Sardegna grava un peso che non può sostenere, si rischia di peggiorare una situazione già difficile per i migranti e per le comunità che li accolgono. La nostra Isola è confine di un territorio più ampio, non può sopportare da sola questa responsabilità. Il tema va inquadrato in un contesto più ampio che riguarda i rapporti tra continenti. L’Europa non può lasciare da sola la Sardegna e la Sardegna non può lasciare soli i comuni».
Il consigliere di Sel ha quindi espresso forti critiche sull’attuale sistema di accoglienza gestito dalle prefetture. «Si è rivelato fallimentare – ha detto Agus – c’è necessita di un patto nazionale sottoscritto da Stato, Regione e Comuni. La Regione se ne faccia carico. Continuare a considerare il problema come un’emergenza è sbagliato. Serve una nuova politica di integrazione. Non è più accettabile assistere allo scarica barile che aggrava la situazione e alimenta i populismi».
Agus ha quindi invocato il superamento delle logiche emergenziali attraverso un piano organico dell’accoglienza che trasferisca le competenze dalle prefetture alla Regione. «La semplice accoglienza non basta più per situazioni che durano mesi o anni. La Regione deve spingere per l’approvazione in Parlamento del disegno di legge per i minori non accompagnati. La situazione sta esplodendo. La carenza di normativa fa sì che i minori siano a totale carico degli enti locali. I comuni non sono più in grado di far fronte alle necessità».
Si è poi passati all’esame dell’interpellanza 149/A che il primo firmatario, Ignazio Locci, ha dato per letta.
Ha quindi preso la parola il consigliere Franco Sabatini (Pd) che, dopo aver ricordato alcuni fatti di cronaca nera che hanno visto coinvolti migranti arrivati in Sardegna, ha sottolineato l’esistenza di un disagio sociale da affrontare con attenzione. «Chi parla di invasioni di migranti alimenta l’intolleranza – ha detto Sabatini – la questione è complessa è ha bisogno di soluzioni adeguate. Oggi il tema è regolato dalla convenzione di Dublino del 1990 che disciplina la competenza per le domande di asilo. La Convenzione afferma che i rifugiati non possono scegliere liberamente la destinazione ma questa compete allo Stato che fa la prima accoglienza. L’Europa ha chiesto di rivedere la Convenzione ma gli Stati membri si rifiutano. Per questo motivo gli immigrati non vogliono essere identificati. Non lo fanno per arroganza ma perché hanno in testa altre mete. Se si fanno identificare hanno più difficoltà a raggiungere le nazioni dove hanno parenti e amici».
Sabatini, in conclusione, ha invitato a distinguere tra prima accoglienza e permanenza. «In Sardegna ci sono stati 12.000 arrivi nel triennio e attualmente sono presenti 5.000 migranti. La nostra Isola ha il tasso di uscita più alto, chi arriva da noi non vuole rimanere. E’ falso sostenere che non stiamo rispettando le quote assegnate del 2,9%».
Secondo Marco Tedde (Forza Italia) la Sardegna rischia di diventare terra di confino per “poveri cristi” che scappano dalla guerra o dalla fame. «Noi siamo per la solidarietà ma i migranti devono essere accolti come si deve – ha sostenuto Tedde – la macchina dell’accoglienza è invece collassata: i sindaci sono lasciati soli, gli immobili utilizzati per ospitare i migranti sono privi di agibilità e senza servizi igienici adeguati. Situazioni indegne di uno stato civile».
Il consigliere azzurro ha poi rimarcato la necessità di verificare puntualmente chi ha diritto allo status di rifugiato. «In Sardegna sono arrivati 1.400 migranti in più rispetto alle quote previste, i rifugiati sono pochissimi. Sarebbe stato molto meglio realizzare centri di accoglienza in Nord Africa. In questo modo si sarebbe potuta verificare meglio la legittimità della richiesta dello status di rifugiato. Questo avrebbe risolto molti problemi ma Renzi non ci pensa. Siamo convinti che Regione debba esercitare un ruolo più determinato – ha concluso Tedde – non siamo contro la Regione ma credo che il presidente Francesco Pigliaru debba decidere che cosa fare e cosa chiedere per accogliere degnamente i rifugiati e dare sostegno ai sindaci».
Critico anche il consigliere Paolo Truzzu (FdI) secondo il quale sul fronte dell’accoglienza sono state fatte scelte illogiche: « Quale futuro vogliamo dare ai nostri giovani? – ha chiesto Truzzu -. Finora sono stati spesi 90 milioni di euro di fondi statali per un’integrazione che non ci sarà mai. In questo modo ignoriamo la disperazione dei nostri giovani costretti ad emigrare. Non ci occupiamo di sviluppo ma di assistenza, si alimenta l’odio e il contrasto sociale».
Secondo Truzzu, occorre quindi ragionare per «dare risposte agli immigrati ma anche ai sardi mettendo fine alla politica degli aiuti senza controlli in una terra che non riesce a produrre lavoro nemmeno per i propri figli. Nonostante ciò – ha concluso Truzzu – sento esponenti della giunta e dei sindacati auspicare più presenza degli immigrati per contrastare lo spopolamento. Il problema dei migranti non si risolve qui ma in Africa».
Il presidente Lai ha quindi dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori alle 16.30.