15 November, 2024
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Il capogruppo UDC in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, lancia un grido d’allarme sulla liberalizzazione selvaggia del vermentino. «Si tenga presente che il vitigno rappresenta l’identità isolana – sottolinea Rubiu -. Non si capisce perché la varietà enologica, che rappresenta uno dei fiori all’occhiello della Sardegna, debba diventare di tutti. Una follia. Una situazione paradossale perché le produzioni sarde, anche con la denominazione d’origine, potrebbero subire una concorrenza da un vermentino preparato in Slovacchia, piuttosto che dal barbera, dalla vernaccia o dal lambrusco provenienti dalla Bulgaria. In pericolo anche il sangiovese – aggiunge Rubiu -. Questo si tradurrebbe nella cancellazione di tantissime aziende isolane che hanno creato un valore aggiunto puntando sulla qualità, senza tralasciare la scomparsa di un vitigno identitario come il vermentino».

Un far west senza fine che – secondo Rubiu – spazzerebbe via il comparto enologico: «Si pensi solo al marchio riconosciuto del fermentino di Gallura, oppure ad altre aziende che producono la vernaccia. Per questo è necessario avviare una battaglia unitaria per la tutela dei prodotti isolani ed evitare l’invasione di marchi taroccati».

Vigneti copia

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

E’ iniziato in Consiglio regionale, l’esame del disegno di legge di riforma degli Enti locali. Il consigliere Mario Floris (Misto), prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha invitato il presidente dell’Assemblea ad una riflessione sul ritmo imposto all’opposizione per il dibattito sul provvedimento, «perché riguarda il patto fondativo fra generazioni di sardi e la geografia politica della Sardegna; non è colpa nostra se la maggioranza è arrivata fuori tempo massimo, è accaduto anche per la riforma sanitaria e la legge urbanistica». Però questo non è un modo serio di procedere, ha protestato, «perché bisogna sapere di cosa di discute e la relazione di maggioranza è su un altro testo così come quella di minoranza; di fatto l’Aula non può discutere di argomento non all’ordine del giorno, mentre la stessa Anci chiede di conoscere testo definitivo della legge». «E’necessaria perciò – ha concluso – la sospensione dei lavori ed il rinvio in commissione».

«Il testo – ha ricordato il presidente Ganau – è quello depositato ed esitato dalla commissione, se ci sono altri testi non li conosco ed il Consiglio procede secondo le regole e le relazioni sono attinenti a quel testo; entro martedì prossimo si potranno presentare gli emendamenti e mercoledì inizierà la discussione generale». «Sulla proposta di rinvio – ha concluso Ganau – il Consiglio è sovrano e deve potersi esprimere.»

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «la proposta dell’onorevole Floris è chiarissima ed appare singolare il fatto che il presidente non abbia voluto coglierla; lo sanno tutti e c’è scritto dappertutto che il testo della legge non è quello esitato dalla commissione e le autonomie hanno chiesto profonde modifiche oggetto di numerose riunioni, anche recentissime, politiche e tecniche». Se dunque il testo si può cambiare in modo sostanziale, ha proseguito Dedoni, «non si può discutere in Consiglio un testo del tutto diverso anche tenendo conto che l’Anci ha chiesto di conoscere cosa ci sarà scritto nella legge». Procedendo in questo modo, ha aggiunto il consigliere, «stiamo allontanando ancora le istituzioni dal paese reale solo per soddisfare gli interessi della maggioranza; prendiamoci invece qualche giorno per la stesura del testo definitivo e discutiamo di quello, altrimenti è una presa in giro dei Sindaci e della popolazione».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha ribadito che il testo in esame «è uno e su questo il Consiglio può e deve pronunciarsi, concludendo una fase di confronto molto ampia che si è protratta nel tempo con diversi momenti di dibattito anche pubblico con diverse articolazione della società sarda a cominciare dai Sindaci; l’Aula ha tutti gli strumenti per migliorare il testo ed arrivare ad una buona legge che sia in grado di fare fronte ai gravi problemi della Sardegna sui quali interviene». Agus si è quindi espresso in senso contrario alla proposta di rinvio.

Il consigliere Chirstian Solinas (Psd’Az) ha invece obiettato che la proposta del consigliere Floris «merita la massima attenzione perchè tutti sanno che sono in corso interlocuzioni interne ed esterne della maggioranza in corso e tutti sanno che si arriverà ad un testo molto diverso». Floris, ha ricordato l’esponente sardista, «ha fatto riferimento alla dignità dell’Aula ed il ritorno in commissione è il percorso più giusto e corretto sotto questo profilo; nel merito, inoltre, il testo su cui a suo tempo ha espresso il suo parere il Cal forse non è lo stesso approvato dalla commissione e trasmesso al Consiglio quanto meno nel caso delle abrogazioni, emergerebbe quindi un problema di procedibilità».

Il presidente del Consiglio ha chiarito, sul punto, che i passaggi della legge relativi alle abrogazioni sono stati semplicemente accorpati, senza alcuna modifica.

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha sostenuto che il Consiglio «sta scrivendo brutta pagina della storia autonomistica perché non si vuole ammettere l’evidenza di appena qualche ora fa quando l’assessore Erriu stava discutendo modifiche tecniche con i rappresentanti delle autonomie». E’ chiaro, a questo punto, «che i testi sono e saranno diversi, a tal punto che l’Anci ha dato una grande lezione politica alla Giunta riscrivendo quasi daccapo una legge sbagliata che contesteremo aspramente, innanzitutto perché i Comuni vengono relegati in un ruolo marginale subendo scelte calate dall’alto, a cominciare dalle unione dei Comuni che non solo non hanno funzionato ma hanno prodotto solo costi senza alcun risultato». Se noi rifiutiamo quanto chiede la stessa l’Anci, ha concluso Rubiu, «cioè di vedere nero su bianco le modifiche scritte, stiamo solo perdendo tempo».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) in apertura ha dato ragione al consigliere Agus quando ha indicato al Consiglio di dare la preminenza all’interesse dei sardi, perché «con questa legge tocchiamo punti vitali della vita della nostre comunità e per questo sarebbe utile una valutazione con più giudizio e sangue freddo; è vero che c’è un testo, ma è un segreto di Pulcinella che circola qualcosa di molto diverso, frutto delle interlocuzioni della maggioranza con le autonomie locali alla ricerca di nuove soluzioni, ed è vero anche che su alcuni punti stati raggiunti accordi di massima». Ma la caratura della legge è tale, secondo Truzzu, «da non poter ridurre tutto ad un fatto di forma; fra le nuove ipotesi in campo si parla per esempio dello smantellamento del centralismo regionale ed è ovvio che questo passaggio nel testo che abbiamo davanti non c’è e proprio a questi passaggi, oltretutto, che l’Anci subordina il suo giudizio». «Non si capisce alla fine perché – ha concluso Truzzu – di fronte a fatti così importanti il Consiglio dovrebbe parlare di altro, così perdiamo credibilità davanti ai sardi».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha condiviso i chiarimenti procedurali forniti dal presidente Ganau, affermando che «l’iter del provvedimento è corretto ed i gruppi avranno tutto il tempo di presentare emendamenti e proposte, cosa che non ha fatto l’opposizione disertando i lavori della commissione». Neanche l’assessore Erriu, ha ricordato Desini, «si è mai sottratto al confronto tantomeno con l’Anci con cui il dialogo è stato proficuo e costante, magari si doveva fare prima ma non si può arrivare a sostenere la necessità del rinvio; ognuno si deve assumere le proprie responsabilità ed è sbagliato riportare indietro la discussione della legge».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha dichiarato in modo netto che «sulle procedure non c’è niente di strano nel presentare in Aula un testo approvato dalla commissione, cui peraltro la minoranza non ha partecipato con scelta legittima ma questo è il dato, anzi sarebbe anomalo procedere in senso contrario visto che il Consiglio è sovrano nel dibattito e nel voto sulle leggi». Va ricordato inoltre, ha aggiunto Cocco, che «è possibile presentare emendamenti che introducano anche modifiche di sostanza, come prevedono regole e prassi di ogni assemblea elettiva; peraltro poche leggi come questa hanno avuto un iter così partecipato come questa, non c’è dunque necessità di rinvio».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo in evidenza che «le questioni procedurali avrebbero un senso se ci trovassimo di fronte ad un provvedimento ordinario mentre invece si tratta di una riforma costituente e forse questo vi sfugge o siete distratti; il problema che poniamo è di grande sostanza, se vi rendere conto che qualcosa è successo in queste settimane con la reazione indignata delle autonomie e dei Sindaci e con l’Anci che ha chiesto garanzie su modifiche significative». Questo vuol dire, ad avviso di Pittalis, «che la forma in questo caso è secondaria, poi se volete votarvela fatelo ignorando forze politiche che, come noi, rappresentano la maggioranza dei sardi, ed ignorando soprattutto che un confronto serio è non solo utile ma doveroso a cominciare dal ruolo dei Comuni, delle aree metropolitane e del centro nord della Sardegna». Non sono certo questioni di poco conto, ha concluso l’esponente dell’opposizione, «per questo la legge deve tornare in commissione ed assumere anche in questo passaggio la dignità di una riforma costituente».

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta, si è detto convinto invece che si debba procedere. Lo stesso Pittalis, ha osservato, «nel suo intervento è entrato nel merito della legge e, quanto alla posizione delle Autonomie locali, ha espresso una forte domande di partecipazione ma non certo indignazione; i Sindaci non hanno casacche ma rappresentano i territori e lo hanno fatto anche bene, come dimostrato dalla riunione di stamattina».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione la proposta di rinvio della legge in commissione, che il Consiglio ha respinto con voto palese per alzata di mano.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha detto che di aver sperato «fino all’ultimo» in una maggiore saggezza del Consiglio e, per formulare una nuova proposta «improntata alla serenità», ha suggerito una riunione della conferenza dei capigruppo.

Il presidente Ganau ha ricordato che la riunione dei capigruppo, sugli stessi argomenti, si è tenuta prima dei lavori dell’Aula.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, rappresentando la protesta di tutta l’opposizione, ha affermato che «la minoranza non vuole essere corresponsabile, presenteremo una valanga di emendamenti e non vi daremo tregua, ora abbandoniamo l’Aula perché rifiutiamo un dibattito fondato su bizantinismi e formalismi».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha quindi annunciato l’abbandono dell’Aula da parte dei gruppi della minoranza: «L’oggetto della discussione è serio e non vogliamo essere corresponsabili di come si procede: è una vergogna!». Pittalis ha concluso preannunciando la presentazione di «una valanga di emendamenti al disegno di legge».

Il presidente del Consiglio ha invitato il relatore della maggioranza, Roberto Deriu (Pd) a procedere con l’intervento programmato ed il consigliere dei democratici ha citato, in apertura, l’argomento all’ordine del giorno in una riunione del parlamento dei sardi nel 1421(prerogative della città di Iglesias) per far comprendere quanto il tema inerente i compiti e le funzioni delle istituzioni locali arrivi da lontano e sia d’attualità

Deriu ha inoltre ricordato il dettato dell’articolo 5 della Costituzione repubblicana («La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento») evidenziando come “autonomia e decentramento” rappresentino i comandi che la Carta formula al legislatore statale e a quello regionale.

«La nostra autonomia speciale – ha affermato il relatore del Dl 176 – ci consente un’importante modifica a beneficio della nostra specialità per il riconoscimento delle autonomie locali».

«Nessuno – ha proseguito Deriu – all’interno del Consiglio regionale o del sistema politico, o nel dibattito culturale sardo potrebbe essere stato tanto ingenuo da ritenere che un riordino dell’assetto dei poteri locali in Sardegna potesse realizzarsi e prima ancora concepirsi a passo di carica e al suon delle fanfare. Una trasformazione radicale, profonda, del sistema amministrativo; una ridefinizione dell’apparato simbolico costituito dalla tradizionale ripartizione in ambiti territoriali politici della Sardegna; la riscrittura del patto istituzionale sostanziale tra i sardi consacrato da quasi settant’anni nello Statuto: in nessun caso e da nessuno potevano essere considerati eventi da realizzarsi frettolosamente e senza discussioni e verifiche, anche molto impegnative, in tempi congrui».

L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato il lavoro svolto nella Prima commissione e ne ha lodato l’operato ad incominciare da quello del presidente Agus:  «Un testo che è stato offerto, appena disponibile, al dibattito pubblico e ad un intenso negoziato coi rappresentanti del Consiglio delle autonomie locali e del coordinamento delle associazioni».

«Per questo – ha proseguito – le proteste della opposizione non sono giustificabili mentre la maggioranza ha aperto non solo al confronto ma anche ad intense modifiche dell’originaria proposta».

Il consigliere Pd ha quindi sintetizzato i tre temi in discussione: l’introduzione della città metropolitana, la permanenza delle Province e il ruolo dei Comuni intesi come ente protagonista dell’autonomia locale.

A giudizio di Roberto Deriu « la pagina degli ambiti strategici sarà da riscrivere nella seconda fase dell’azione riformatrice»  mentre oggi si è dinanzi «alla riorganizzazione degli Enti locali per consentire la transizione da un sistema con province “alleggerite” a sistema che ha i Comuni come protagonisti».

Il vicepresidente di turno, Eugenio Lai, ha quindi constatato l’assenza dall’Aula del relatore della minoranza (Michele Cossa, Riformatori) e ha dichiarato decaduto il suo intervento. Successivamente alla rinuncia all’intervento formulata dalla consigliera Daniela Forma (Pd), ha invitato l’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu, a svolgere il proprio intervento, in rappresentanza della Giunta, in sede di discussione generale del Dl 176. L’assessore ha però rinunciato: «Rimandiamo la discussione ad un altro contesto».

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente di turno Eugenio Lai ha sospeso la seduta per cinque minuti. Alla ripresa dei lavori, il presidente del Consiglio Ganau ha dichiarato conclusa la discussione generale ed ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato.

Il presidente Ganau ha ricordato dunque la scadenza dei termini per la presentazione degli emendamenti (martedì 15 gennaio, alle 10.00) ed ha annunciato la convocazione del Consiglio per martedì 15 gennaio alle 16. I lavori dell’Aula saranno preceduti dalla riunione della Prima commissione per il parere di merito sulle proposte di modifiche al Dl 176.

 

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Cinghiale 3 copia

Il capogruppo UDC Gianluigi Rubiu propone una petizione popolare per revocare l’apertura della caccia al cinghiale il giovedì. «A due settimane dall’apertura della caccia grossa al cinghiale durante la settimana – sottolinea Rubiu – le criticità sono legate all’applicazione delle restrizioni sanitarie, ai divieti ed agli obblighi da osservare. Non solo. Si è ormai trovato un giusto equilibrio tra prede abbattute e animali rimasti per il ripopolamento che ha consentito di praticare l’attività venatoria con passione e risultati. La tradizione della caccia al cinghiale non può prescindere da un’accurata organizzazione delle singole compagne di caccia grossa, i cui esponenti più capaci durante la settimana si dedicano alla ricerca delle tracce del cinghiale nelle zone nelle quali la domenica si dovranno svolgere le battute dei selvatici individuati».

«Il comitato faunistico revochi il provvedimento. Anche perché va a vantaggio di un ridotto numero di cacciatori senza impegni lavorativi, oltre a favorire l’abbattimento incontrollato dei cinghiali da parte di cacciatori difficilmente assoggettabili ai controlli sanitari per l’eradicazione della peste suina. Si auspica – conclude il capogruppo UDC – il ripristino della caccia al cinghiale nella sola giornata di domenica.»

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Si è svolto oggi, in Consiglio regionale, un incontro fra i capigruppo ed i rappresentanti dell’Anci, del Cal e dei Comuni sulla riforma degli Enti Locali.

«Sono molto soddisfatto per l’avvio di un percorso che ritengo validi e che vede nel tavolo tecnico, con la partecipazione dell’opposizione, un’occasione unica», ha detto il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau.

«Non ci può essere – ha sostenuto Ganau – una Regione che va con un unico motore; faremo un primo bilancio del nuovo percorso il 7 ma, se sarà necessario, proseguiremo anche il 9 e nei giorni di discussione generale del disegno di legge».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha definito l’incontro «utilissimo, per arrivare ad un nuovo testo seguendo un nuovo metodo». «Ed anche l’Anci – ha annunciato il presidente Piersandro Scano – non si sottrarrà alla sfida; stiamo scrivendo una pagina alta delle istituzioni sarde ed il 7, per quanto ci riguarda, prenderemo le nostre decisioni».

Il Sindaco di Nuoro Andrea Soddu ha esortato la Regione ad esercitare fino in fondo l’autonomia che la legge le assegna, intervenendo fra l’altro su una parte della riforma, le Unioni dei Comuni, «che non ha funzionato».

Per il Pd il capogruppo Pietro Cocco ha ricordato che «le riforme sono sempre molto complicate ma vanno fatte, rivedendo certamente alcune parti della legge come la ridefinizione degli ambiti territoriali ed il trasferimento di alcune funzioni della Regione».

«Dobbiamo chiarire – ha insistito il Sindaco di Olbia Gianni Giovannelli – i rapporti fra Città metropolitana ed Aree metropolitane perché, anche nel dopo-alluvione, i fondi spendibili subito erano solo per le prime».

«Finalmente c’è un confronto vero – ha osservato il Sindaco di Sassari Nicola Sanna – che ci permette di dimostrare che le nostre ragioni sono le stesse che portano avanti i Comuni a livello nazionale dove si registra un vuoto nelle politiche per le città.»

Secondo il sardista Angelo Carta «il testo approvato dalla commissione è di gran lunga peggiore di quello iniziale ed occorre fermarsi selezionando le cose più urgenti da fare».

A nome dell’Udc il capogruppo Gianluigi Rubiu «ha fatto bene l’Anci a lavorare oltre le appartenenze, serve tempo anche perché riforma degli Enti locali e della sanità devono andare di pari passo».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel ha dichiarato che «sono emerse criticità che vanno superate e faremo di tutto per recepire le indicazioni arrivate dall’Anci, in particolare sulle perequazioni fra territori e le zone interne».

«I ritardi ci sono – ha convenuto il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni – ma è anche vero che la commissione ha cambiato testo per tre volte; una grande riforma come questa deve essere per tutta la Sardegna«.

Roberto Desini, capogruppo di Sdl, ha sottolineato che “il dibattito si è allargato in breve tempo all’opinione pubblica ed alla società sarda, usiamo il tempo che abbiamo per fare una legge semplice e di buon senso”.

«Dobbiamo provarci tutti insieme – ha detto fra l’altro Giuseppe Casti,, sindaco di Carbonia e presidente del Cal, il Consiglio delle Autonomie locali – con un accordo serio che metta al primo posto l’autonomia finanziaria dei Comuni.»

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Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato ieri “l’adeguamento del bilancio 2015 e del bilancio pluriennale 2015-2017 alle disposizioni del decreto legislativo n. 118 del 2011″, e successive modifiche ed integrazioni, e disposizioni varie.   

Ad illustrare il Dl n. 273/A, è stato il relatore di maggioranza, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd).

Franco Sabatini, nel suo intervento, ha parlato di un «provvedimento di ordine tecnico in base all’accordo Stato Regione con cui si decise di accettare le regole di bilancio armonizzato ed il superamento dei vincoli patto di stabilità, seguito da altri due provvedimenti, prima una deliberazione di Giunta e poi legge regionale 23/2015 sul rendiconto 2014 ed il riassestamento residui attivi, con cui si adegua il bilancio della Regione alle nuove regole, operazione molto complessa che ha impegnato la struttura tecnica per alcuni mesi già prevista in sede di bilancio di previsione». «L’anno prossimo si partirà con nuovo sistema – ha proseguito – ma rimane in capo il tema politico trattato con atteggiamento molto parziale e forse superficiale, dato che per anni tutti abbiamo criticato il bilancio della Regione perché non vero, con una politica di stanziamenti e tante promesse che poi non venivano mantenute o per i vincoli del patto di stabilità o per la mancata allocazione dei fondi nell’anno di riferimento; di qui l’imponente presenza di residui che a volte superava l’ammontare della stessa manovra». «Oggi invece – ha osservato Sabatini – il principio cardine è quello della competenza finanziaria potenziata, la Regione è obbligata ad imputare correttamente, il bilancio è più rigoroso e trasparente, c’è una valutazione più attenta sui conti della Regione. Resta ancora aperto, è vero, il problema della certificazione entrate, perché da una parte lo Stato chiede il pareggio di bilancio ma, dall’altra, non assicura livello delle entrate e questo rende concretamente impossibile il raggiungimento della parità; abbiamo una vertenza aperta con lo scopo di esigere dallo Stato una sorta di reciprocità, in modo da costruire bilancio ancora più veritiero». «Infine – ha concluso Sabatini – una risposta alla domanda se aver accettato parità abbia portato vantaggi o svantaggi; la risposta  viene dai dati servizio informatico regionale e dice che risorse messe in circolo nel sistema economico regionale ammontano ad oggi a 6 miliardi e 604 milioni, un dato positivo che fa segnare un più 975 milioni per effetto dell’uscita dal patto di stabilità».

Il relatore di minoranza Ignazio Locci, di Forza Italia, ha osservato che contrariamente a quanto affermato dalla maggioranza «il provvedimento ha invece un alto contenuto politico a parte il fatto che i dati citati da Sabatini non sono del tutto corretti e precisi perché si dovrebbero spiegare, fra l’altro, le causali temporali e di merito di molti pagamenti». Ripercorrendo le tappe del negoziato politico che portò all’accordo Stato-Regione del luglio del 2014, Locci ha ricordato l’enfasi eccessiva con cui fu salutata l’intesa. «Il presidente Pigliaru – ha continuato – parlò di risoluzione strutturale e di grande risultato per essere la prima Regione a poter spendere per intero le proprie entrate con maggiori spazi finanziari di circa 1 miliardo e, qualche giorno dopo, l’assessore Paci si spingeva molto oltre fino a dire che si era ottenuto più di quanto ci si era aspettato, parlando di 1 miliardo e 200, evitando di dire che vincoli del pareggio erano altrettanto stringenti». «A distanza di oltre un anno – ha sintetizzato l’esponente di Forza Italia – emerge che la legge di stabilità per il 2015 si è rivelata molto più favorevole per le Regioni ordinarie mentre Friuli, Val D’Aosta e Trentino hanno rinviato il termine per il pareggio, proprio a causa dell’incertezza nell’attribuzione da parte dello Stato nelle compartecipazioni tributarie». Quanto ai dati sui pagamenti effettuati ad oggi, secondo Locci «non spiegano tutto e le cifre sono comunque molto inferiori; dimostrano semmai i limiti dell’accordo di luglio che non ha permesso alla Regione di avere un quadro delle entrate, rinunciando oltretutto ad un pregresso di oltre un miliardo per il periodo 2010-2014». «Il tutto – ha concluso il consigliere di opposizione – al netto della spesa sanitaria che era stata annunciata con un risparmio significativo ed invece ha un disavanzo di circa 400 milioni per il 2015 che si vuole tamponare con manovre discutibili e forse con altri debiti; in realtà, siamo di fronte ad una massa enorme di aspettative tradite».

Il vice-capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha rievocato in apertura l’antico che recita “tutti i nodi vengono al pettine” per affermare che «oggi arrivano al pettine i nodi dell’accordo del luglio scorso, emergono trionfalismi fuori luogo e rulli di tamburi, l’assicurazione che la famosa zia Peppina ha capito tutto, il millantato aumento di 1 miliardo di spazi finanziari». «Ma la verità – ha sostenuto Tedde – è che zia Peppina continua a non capire, o meglio capisce molto bene che siamo dietro rispetto a Regioni ordinarie ed anche ad alcune speciali che hanno rinviato il pareggio di bilancio perché non avevano chiarezza col tema dei tributi prodotti nel loro territorio, che abbiamo un disavanzo di 1 miliardo e mezzo, che abbiamo ottenuto solo 300 milioni, che non è arrivato niente sul miliardo di pregresso e oggi l’equilibrio di bilancio non c’è; in conclusione zia Peppina ed anche  zia Gavina hanno capito che la borsa è ancora vuota».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia Alessandra Zedda che, in apertura del suo intervento, ha ricordato la dura presa di posizione della minoranza contro l’accordo firmato da Regione e Governo nel luglio del 2014 con il quale è stato introdotto il nuovo sistema contabile fondato sul principio dell’armonizzazione del bilancio. «In quell’accordo chi andava a perdere era solo la Sardegna – ha esordito Zedda – questo è facilmente dimostrabile: le entrate nell’anno 2013 erano di 7, 5 miliardi di euro, nel 2014 arriviamo a 6,3 miliardi. Non si può parlare di spesa ma occorre fare una valutazione sulle entrate».

L’esponente delle minoranza ha definito allarmanti i segnali che arrivano da Roma: «Anche l’assessore Paci comincia a preoccuparsi per i movimenti che arrivano dal Governo centrale. Se non avessimo rinunciato ai ricorsi davanti alla Corte Costituzionale oggi forse parleremo d’altro – ha affermato Zedda – neanche il governo ha armonizzato il suo bilancio, noi siamo stati più realisti del Re e abbiamo voluto fare i primi della classe».

Il consigliere azzurro ha poi invitato la Giunta a fornire informazioni dettagliate ai consiglieri sull’andamento della spesa regionale: «Non abbiamo dati aggiornati, il sistema fa spesso i capricci. I dati disponibili sono quelli della parifica della Corte dei Conti. Ciò che risalta è che quest’anno abbiamo incassato 900 milioni in meno».

Alessandra Zedda ha poi lamentato la mancanza di una politica regionale di sviluppo: « Non è stato fatto nessun tipo di investimento, le spese sono andate esclusivamente in conto residui, se ragioniamo in termini di sviluppo la Regione ha investito pochissime centinaia di migliaia di euro. Con questa situazione di grave difficoltà dove vogliamo andare? State gestendo la partita delle entrate a senso unico. Noi non sappiamo nulla e non vediamo miglioramenti. I 300 milioni in più che sarebbero stati incassati erano, in realtà, già iscritti a bilancio». 

L’esponente dell’opposizione ha quindi concluso il suo intervento chiedendo alla Giunta di riferire in tempi brevi al Consiglio sulla vertenza entrate. I sardi non possono più permettersi errori come l’accordo del 2014. Ho paura che ci saranno grandissime difficoltà a parlare di legge finanziaria».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha criticato il provvedimento all’esame dell’Aula: «Siamo chiamati a esprimerci sull’adeguamento del bilancio – ha detto Tocco – si tratta di un atto tecnico con risvolti politici. Per la prima volta si avrà il pareggio di bilancio. Ci adeguiamo a disposizioni calate dall’alto».

Secondo Tocco, la rinuncia alla vertenza entrate per sposare un nuovo sistema contabile non ha portato nessun vantaggio alla Sardegna. «In questo triste quadro economico i comuni sono stati i più virtuosi nella spesa. Dietro alle tabelle è nascosto il futuro dei cittadini che mi auguro non sia un futuro triste in nome del pareggio di bilancio. Spero – ha concluso il consigliere azzurro – che questo sistema contabile non si riveli l’ennesima mannaia per le amministrazioni locali».

Forti perplessità sono state avanzate anche da Stefano Tunis (Forza Italia) che ha ricordato i “toni trionfalistici” con i quali Giunta e  maggioranza salutarono l’accordo del luglio 2014. «I risultati invece sono largamente al di sotto delle aspettative – ha detto Tunis – oggi bisogna riscrivere la storia.  Se le altre regioni non hanno adottato il principio del pareggio di bilancio che cosa ci spinge a rivedere e correggere le nostre posizioni?»

Tunis ha quindi definito “vessatorio” l’atteggiamento dello Stato nei confronti delle amministrazioni locali. «Ora la Giunta vuole proporre ai cittadini sardi sacrifici continuando a indebitare se stessa. Finora non è stata fatta nessuna riforma strutturale per creare risparmio di spesa, solo provvedimenti legislativi per occupare spazi di potere. Gli unici dati positivi sono quelli sull’andamento dell’occupazione, peraltro drogati dagli effetti del Job Act».

Il consigliere di Forza Italia ha poi parlato di azione della Giunta disastrosa (“Vi siete abbattuti sulla Sardegna come una calamità naturale”) e invitato l’esecutivo a rivedere le proprie posizioni. «Occorre cambiare completamente l’azione di governo – ha concluso Tunis – noi ci attendiamo che riconosciate i vostri errori e siamo pronti a cercare insieme le soluzioni».

Per Paolo Truzzu (FdI) la domanda da porsi è se l’adeguamento del bilancio sia solo un fatto tecnico o politico. «Le risposte le troviamo nel modo in cui è stata portata avanti la vertenza entrate – ha detto Truzzu – l’accordo con il Governo per arrivare al pareggio di bilancio è stata una scelta condivisa da Giunta e maggioranza. Si è rinunciato ai vincoli del Patto di Stabilità e firmato un accordo per il pareggio di bilancio per poter spendere tutte le risorse che avevamo incassa. Il bilancio è la legge politica per eccellenza, è attraverso questo che possono essere date delle risposte a chi sta fuori da quest’Aula. Occorreva difendere dei principi e non rinunciare ai ricorsi anziché firmare un accordo capestro».

Il consigliere di Fratelli d’Italia ha poi ricordato che l’assessore Paci giustificò quell’accordo dicendo che nel 2015 si sarebbero potute spendere tutte le risorse disponibili e annullare i residui degli anni passati. «Il report messo a disposizione dal sistema informatico dice invece che la capacità di pagamento è poco di più di 6 miliardi a fronte di 10 miliardi – ha detto Truzzu – arriva al  70% per le spese di funzionamento della macchina amministrativa. Se vediamo invece la voce degli investimenti, si scende a percentuali sotto il 50%, in alcuni al 14% (difesa del suolo) 11% (gestione rifiuti), 4% (attrazione investimenti) 28% (industria artigianato e commercio). Questo ragionamento ci fa capire che non si sono fatti investimenti e la scelta del mutuo non è stata vincente. I 40 milioni programmati per le opere comunali li avete utilizzati per la ristrutturazione di beni regionali. Dal punto di vista tecnico e politico avete toppato: si è scelta la strada dell’accordo al buio che ci ha messo ulteriormente in difficoltà».

Giudizio condiviso dal capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni: «Quello firmato con il ministro Padoan è un accordo sciagurato – ha detto Dedoni – aver voluto con caparbietà un’intesa che prevedeva l’entrata in vigore del bilancio armonizzato credo sia stato un atto avventato».

Il capogruppo dei Riformatori ha quindi ricordato l’atteggiamento ostile dei vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni nei confronti della Sardegna: «La situazione di crisi economica porta lo Stato ad accentrare le risorse – ha sottolineato Dedoni – abbiamo rinunciato a un contenzioso e ci siamo accorti poi che le entrate non sono più quelle previste. E’ probabile, anzi, che siano ancora meno una volta approvata la Legge di Stabilità. L’unica salvezza è essere riusciti a spendere i danari incassati dal precedente Governo regionale».

Attilio Dedoni ha infine attaccato la Giunta per la gestione di settori strategici per la Sardegna, in particolare quello dei trasporti: «Ho chiesto e continuo a chiedere  le dimissioni dell’assessore ai Trasporti –ha concluso l’esponente della minoranza – dico questo perché ha manifestato l’incapacità di gestire un nodo vitale per lo sviluppo dell’Isola».

L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha dichiarato in premessa l’intenzione di voler scindere le questioni tecniche («riguardano il provvedimento in discussione che confermo essere soltanto di natura tecnica») dalle questioni più marcatamente politiche che attengono il rendiconto 2015 e il bilancio 2016.

«Nel disegno di legge 273 – ha affermato Paci – abbiamo ripreso il bilancio di previsione fatto con le regole precedenti e lo abbiamo aggiornato con le nuove regole del bilancio armonizzato e in più introduciamo nel bilancio 2015 le risultanze del rendiconto 2014, già approvato dall’Aula». «Con questo provvedimento di natura esclusivamente tecnica – ha aggiunto il vice presidente della Giunta – introduciamo  l’opportunità di portare a pagamento 120 milioni di euro di residui perenti che tanti Comuni e tante imprese attendono per procedere con i pagamenti di pertinenza».

Passando alle considerazioni di tipo politico l’assessore ha ricordato le principali questioni evidenziate dai consiglieri della minoranza ed ha però negato di aver mai utilizzato toni trionfalistici sul cosiddetto pareggio di bilancio, nei suoi precedenti interventi in Aula: «Ho soltanto affermato ciò che riaffermo oggi e cioè che il pareggio di bilancio ci dà l’opportunità di spendere tutte le nostre entrate». L’assessore ha quindi rinviato in sede di rendiconto l’esatta quantificazione della quantità di spesa aggiuntiva realizzata grazie al superamento dei vincoli del patto di stabilità e con l’introduzione del pareggio di bilancio ma ha di fatto confermato la cifra di circa 900 milioni di euro, citata dal consigliere Sabatini nella relazione di accompagnamento al disegno di legge.

In riferimento alla vertenza entrate, l’assessore ha dichiarato che “il confronto con lo Stato continua” e che è in corso “la faticosa fase di trattative” ma si è detto fiducioso perché entro l’anno possa definirsi l’annosa questione.

Conclusa la discussione generale, l’Aula ha dato il via libera al passaggio agli articoli ed il presidente del Consiglio non essendoci iscritti a parlare ha quindi posto in votazione l’articolo 1 (Esiti del riaccertamento straordinario dei residui al 1° gennaio 2015) che è stato approvato con 32 sì, 17 contrari e 5 astenuti. L’articolo 2 (Parte accantonata e parte vincolata del risultato di amministrazione) è stato approvato con 34 favorevoli e 16 contrari. L’articolo 3 (Istituzione Fondo crediti dubbia esigibilità) approvato con 37 a favore, 17 contrari e 5 astenuti. L’articolo 4 (Rideterminazione risultato di amministrazione) approvato con 32 favorevoli e 16 contrari. L’articolo 5 (Copertura del disavanzo determinatosi in sede di rendiconto 2014) approvato con 33 voti a favore, 15 contrari e 4 astensioni. L’articolo 6 (Copertura del disavanzo determinatosi in sede di riaccertamento straordinario dei residui al 1° gennaio 2015) è stato approvato (32 sì, 14 no e 8 astenuti) dopo il via libera all’emendamento sostitutivo parziale n. 1 (presentato dalla Giunta) che al comma 2 dell’articolo 6 modifica l’importo di euro 17.604.171,34 con quello di euro 17.778.696,94. L’articolo 7  (Variazioni estinzione anticipata indebitamento) è stato approvato con 32 sì, 17 no e 5 astenuti. Approvato l’emendamento sostitutivo n. 2 (presentato dalla Giunta) che al comma 2 dell’articolo 8 ripropone la correzione approvata all’articolo 6 e modifica inoltre l’importo di euro 11.563.711,15 con quello di euro 10.563.711,15, il Consiglio ha dato disco verde all’articolo 8 (Variazioni dotazioni finanziarie e disposizioni varie) con 32 sì, 16 contrari a 5 astenuti. Approvato l’articolo 9 (Modifiche all’articolo 1 della legge regionale 7 agosto 2015, n. 22) con 32 favorevoli, 17 contrari e 4 astenuti; con il medesimo risultato è stato approvato anche l’articolo 10 (Pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili diversi da quelli finanziari e sanitari maturati al 31 dicembre 2014 – anticipazione di liquidità di cui all’articolo 8 del decreto-legge n. 78 del 2015 ). Prima dell’approvazione dell’articolo 11 (Sostituzione della tabella E allegata alla legge regionale 8 maggio 2015 n. 10 e alla legge regionale n. 5 del 2015 – elenco opere infrastrutturali di interesse regionale) si è sviluppato un breve dibattito sull’emendamento aggiuntivo n. 5 (Lampis e più) che puntava all’autorizzazione di un ulteriore milione di euro per i cosiddetti lavoratori ex in utilizzo, dopo che all’invito al ritiro dell’emendamento formulato dal relatore della maggioranza, Franco Sabatini (Pd), la giunta con l’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha espresso “parere contrario”.

Il primo firmatario dell’emendamento aggiuntivo, Gianni Lampis (Misto Fdi), ha stigmatizzato la chiusura politica mostrata dall’esecutivo regionale dinanzi al problema dei lavoratori “ex in utilizzo” che dal 1° settembre hanno visto cessare ogni rapporto di collaborazione con le Asl e gli Enti Locali. «Siamo in regime di proroga dei cantieri verdi – ha dichiarato il consigliere della minoranza – e con quest’emendamento chiediamo di aumentare fino al 31 dicembre 2015 le poche ore che i lavoratori svolgono nei Comuni». Ricordando la presentazione di una proposta di legge (primo firmatario il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis) che propone la stabilizzazione degli ex in utilizzo, il consigliere Lampis si è dichiarato disponibile ad accogliere l’invito formulato dal presidente della Terza commissione, Sabatini, per il ritiro dell’emendamento 5 qualora ci fosse la rassicurazione politica per il suo inserimento nel cosiddetto “disegno di legge omnibus”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha riconosciuto l’importanza del tema degli ex lavoratori in utilizzo ed ha ricordato le diverse iniziative tendenti all’incremento delle risorse intraprese dal gruppo dei democratici e dalla maggioranza. Il capogruppo Pd ha quindi ricordato l’impegno della Seconda commissione per il monitoraggio del precariato in Sardegna e perché siano introdotte le opportune misure volte alla stabilizzazione dei posti di lavoro. «Il tema – ha spiegato Pietro Cocco – non si può affrontare con gli emendamenti e da qui nasce l’invito del presidente Sabatini al ritiro per discutere un provvedimento organico, mentre il parere negativo espresso dall’assessore Paci, riguarda l’impossibilità di inserirlo nel provvedimento in discussione e non è riferito certo alla necessità di soluzioni per risolvere il precariato o la situazione degli ex lavoratori in utilizzo».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato in tono critico il parere contrario dichiarato dall’assessore Paci per l’emendamento n.5 ed ha ribadito l’impegno delle forze della minoranza per il varo di un provvedimento che affronti in termini risolutivi il tema del precariato. Il capogruppo Fi ha quindi ricordato le dichiarazioni del sottosegretario alla Pubblica istruzione circa l’impegno del governo Renzi per procedere con la stabilizzazione di 22mila precari della pubblica amministrazione in Sicilia: «Invitiamo la Giunta e il presidente Pigliaru a farsi promotori presso il Governo perché il problema della stabilizzazione dei precari sardi sia posto nell’agenda della politica nazionale, anche con la collaborazione dei parlamentari sardi aderenti a tutti gli schieramenti». (A.M.)

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha condiviso le considerazioni di Pittalis, ribadendo che «il Governo ha messo a punto una norma che stabilizza ben 22.000 precari della Sicilia e parla nemmeno dei per i 480 della Sardegna». L’assessore Paci, ha lamentato, «ci ha lasciato senza parole perché il problema del precariato in Sardegna va affrontato e risolto; anzi, in proposito ricordo di aver presentato una mozione il 19 novembre scorso e che chiedo che venga messa all’ordine del giorno perché un intervento organico è urgente; ricordo infine che oggi i lavoratori hanno manifestato sotto la sede del Consiglio ma i lavoratori di Carbonia sono sul tetto del Comune, una situazione inaccettabile».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha ribadito che «nessuno vuole bandierine e medagliette ma c’è l’interesse comune di tutti i gruppi, della commissione Lavoro e del presidente; noi ritiriamo l’emendamento, riteniamo che l’assessore Paci abbia voluto dire che non era disponibile con questa modalità ma gli argomenti del collega Pittalis devono restare alla nostra attenzione con tutta la loro importanza».

Il Consiglio ha poi approvato l’art. 11 (Elenco opere infrastrutturale di interesse regionale).

Sull’art. 12 (Variazioni di bilancio) è intervenuta la vice-capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda che ha definito l’articolo «il cuore della legge che, va ribadito, non è un adeguamento tecnico per i suoi contenuti e per le coperture; è una vera manovra con scelte precise perché alcune azioni (molto poche) sono programmate per il 2015, molte altre sono rinviate e la quota annuale del mutuo di 700 milioni viene ridotta a 62 milioni, complessivamente sono movimentate risorse importanti movimentate, come dicono le tabelle».

L’Aula ha approvato l’art.12 e, a seguire, l’art. 13 (Entrata in vigore).

Dopo lo scrutinio, il Consiglio è passato alla votazione degli Allegati: 1 (Reimputazione entrate per Upb), 2 (Reimputazione entrate per titoli e tipologie), B1 (Reimputazione spese per Upb), B2 (Reimputazione spese per titoli e tipologie), C1 (Composizione FPV c/capitale entrata per Upb, esercizi 2015-2017), C2 (Composizione FPV c/capitale entrata per titoli e tipologie, esercizi 2015-2017), D1 (Composizione FPV c/capitale spesa per Upb, esercizi 2015-2017), D2 (Composizione FPV c/capitale spesa per missione e programmi, esercizi 2015-2017), E1 (Composizione del risultato di amministrazione da riaccertamento straordinario), E2 (Risultato di amministrazione a seguito del riaccertamento straordinario dei residui), F1 (Disavanzo di amministrazione da ripianare a seguito di assestamento), F2 (Elenco vincoli del risultato di amministrazione cancellati), G1 (Variazioni di bilancio 2015-2017 per Upb-entrata), G2 (Variazioni di bilancio 2015-2017 per titolo, tipologia e categoria).

Sull’Allegato successivo H1 (Variazioni di bilancio 2015-2017 per Upb-spesa), la consigliera Alessandra Zedda (Forza Italia) ha invitato il Consiglio a capire esattamente cosa ha comportato la manovra. A suo giudizio, «c’è un disavanzo coperto la diminuzione delle risorse destinate alle strutture sanitarie, alla programmazione negoziata, all’istruzione (meno 37 milioni), alla formazione identitaria, alla difesa del suolo (meno 66 milioni), ai consorzi di bonifica (meno 9 milioni), alle opere interesse regionale e locale (meno 446 milioni), nuovi debiti per 139 milioni». Insomma, ha concluso la Zedda, «come al solito tutto rimane sulla carta con l’ennesimo rinvio, è vero che il bilancio è materia ostica ma le tabelle dicono tutto».

L’Assemblea ha approvato l’allegato H1 e H2 (Variazioni di bilancio 2015-2017 per missioni, programmi e titoli-spesa), N (Relazione tecnica e prospetto concernente la composizione del fondo crediti di dubbia esigibilità del triennio 2015-2017), O (Prospetto dimostrativo del rispetto degli equilibri di bilancio), P (Prospetto dimostrativo del rispetto dei vincoli di indebitamento).

Sull’allegato Q (Tabella E di dimostrazione del rispetto del vincolo di ricorso al credito) il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «occorre rinfrescare la memoria di tutti sulla finanziaria keynesiana annunciata dalla maggioranza; siamo di fronte ad un anno di competenza in cui la quota di mutuo non spesa avrà un impatto negativo sull’economia sarda, in definitiva abbiamo lasciato un altro morto per strada ed è proprio Keynes».

L’allegato Q è stato approvato.

Completata la fase della votazione degli allegati, il presidente ha invitato il Consiglieri ad esprimersi con le dichiarazioni di voto.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), contrario, ha evidenziato che «per tirare la somma facendo una proiezione realistica sull’anno finanziario raffrontato con gli anni precedenti, la Regione nel 2013 ha effettuato pagamenti per 7.4 miliardi, nel 2014 per 6.8 miliardi, oggi siamo sotto di 500 milioni, segno che ci avete messo la faccia ma i risultati non ci sono».

La consigliera Alessandra Zedda (Forza Italia), anch’essa contraria, ha ribadito che il suo gruppo «non ha voluto dire un no pregiudiziale ma ragionato». Sarebbe stato un anno importante, ha osservato, «se non avessimo dovuto fare il bilancio armonizzato, avremo potuto sistemare i residui in una fase successiva ma fare adesso investimenti importanti, questa manovra invece tocca perfino le spese obbligatorie per la sanità e 50 milioni destinati agli enti locali; serviva in altre parole un approccio più tranquillo e senza imposizioni recuperando due anni di contabilità sana».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha dichiarato di capire «che l’opposizione deve contestare, ribadisco che il provvedimento è tecnico, fondato sul pluriennale e non sul corrente, la tabella Q dice chiaramente che c’è un crono-programma per la spendita mutuo per 71 milioni». Io, ha concluso, ho citato dati di spesa sui mandati emessi per 975 milioni in più e sono soldi veri.

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fid), contrario, ha concentrato la sua valutazione politica sul fatto che quest’anno le risorse disponibili si potevano spendere meglio senza cambi in corso d’opera perché c’è anche il problema di intervenire sulla qualità della spesa se si vogliono raggiungere risultati in grado di generare sviluppo e occupazione, ma questo non è accaduto.

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione la legge nel suo contenuto complessivo, che il Consiglio ha approvato con 31 voti favorevoli, 17 contrari e 3 astenuti.

L’Aula è quindi passata all’esame della mozione n. 203 (Cossa e più) “Sul passaggio in Sardegna del Giro d’Italia edizione 2017”. Il documento, firmato da tutti i gruppi presenti in Consiglio regionale, impegna la giunta regionale ad attivarsi per portare la prestigiosa manifestazione internazionale nell’Isola.

Il primo firmatario Michele Cossa (Riformatori) ha ricordato che il Giro d’Italia, insieme al Tour de France, rappresenta uno degli eventi sportivi più importanti a livello internazionale. «La manifestazione genera un giro d’affari di circa 110 milioni di euro in soli 20 giorni – ha detto Cossa – ogni territorio aspira ad essere attraversato dalla carovana di biciclette e i centri più fortunati sperano di ospitare la partenza o l’arrivo di una tappa. La macchina organizzativa è di circa 1500 persone, oltre al vantaggio economico il passaggio del Giro rappresenterebbe un’occasione unica per veicolare l’immagine della Sardegna nel mondo».

Il presentatore della mozione ha quindi invitato l’esecutivo a trovare le risorse per convincere gli organizzatori a portare la manifestazione nell’Isola (servirebbero circa 4 milioni di euro ndr) ricordando che il ritorno economico sarebbe di gran lunga superiore alle somme impegnate.

Cossa, infine, ha sottolineato che il 2017 potrebbe essere l’anno perfetto per ospitare l’evento: «Tra due anni – ha concluso l’esponente dei Riformatori – si celebra il centenario del Giro d’Italia. La Sardegna sarà rappresentata da un campione straordinario come Fabio Aru, uno dei principali candidati alla vittoria finale. Sarebbe triste se non riuscissimo a cogliere quest’occasione».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha svelato di aver incontrato nel mese di agosto gli organizzatori del Giro e di averli messi in contatto con l’assessore: « Il Giro è il terzo evento mondiale più seguito – ha detto Fasolino –  non so se si è ancora in tempo per il 2017. Pensano che Aru possa essere uno di prossimi vincitori. E’ una grande opportunità per la Sardegna. La regione potrebbe coinvolgere anche i Comuni più importanti».

Pier Franco Zanchetta (capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti) ha ricordato che il Giro è arrivato in Sardegna tre volte: nel 1961, nel 1991 e nel 2007. «Il ciclismo richiama l’attenzione dei media di tutto il mondo, di moltitudini di appassionati e muove un volume d’affari importante – ha sottolineato Zanchetta – è un evento da sostenere perché è un eccezionale veicolo promozionale. Ci trova in un momento particolare perché abbiamo un campione in casa e il ciclismo amatoriale rappresenta un mercato turistico in crescita con migliaia di amatori che ogni primavera vengono da tutta Europa a pedalare nelle strade dell’Isola».

Anche per Luigi Crisponi (Riformatori) il Giro rappresenterebbe una grande e bella occasione per unire passione sportiva e vantaggi economici. Il consigliere dei Riformatori ha poi chiesto alla Giunta notizie sul milione di euro stanziato per ospitare la Coppa America e mai utilizzato dopo l’abbandono di Luna Rossa. «Che fine hanno fatto quelle risorse – ha chiesto Crisponi – propongo che quei fondi vengano destinati ad ospitare il Giro d’Italia».

Gianni Lampis (FdI) ha ricordato l’edizione del Giro del 2007. «Allora le strutture ricettive della Sardegna fecero il pienone – ha affermato Lampis – è un’occasione da non perdere. Può consentire ai nostri imprenditori di beneficiare di una vetrina prestigiosa. Questa mozione trasversale dimostra come la questione stia a cuore all’intero Consiglio. Abbiamo bisogno di essere protagonisti nello scenario turistico internazionale».

Concetto ribadito Marco Tedde (Forza Italia): «Se riuscissimo ad ospitare il Giro avremmo a disposizione una vetrina globale con 260 paesi collegati – ha rimarcato Tedde – credo che servano circa 4 milioni di euro ma le ricadute verrebbero moltiplicate in modo esponenziale. Oltre alla promozione dei nostri luoghi, il Giro d’Italia promuoverebbe anche il turismo attivo e la mobilità moderna, basata sull’utilizzo delle due ruote e dei mezzi pubblici».

Quindi un invito al presidente Pigliaru: «Si assuma tutta la responsabilità di un’azione politica forte nei confronti della Gazzetta dello Sport utilizzando anche i canali governativi. La Sardegna ha un jolly che risponde al nome di Fabio Aru, campione di livello mondiale che riuscirebbe a coinvolgere ancora di più tutti gli appassionati di ciclismo».

Ha quindi preso la parola l’assessore al Turismo Francesco Morandi che, dopo aver ricordato gli investimenti della Giunta per favorire il turismo attivo e sportivo (8 milioni di euro) e il sostegno agli operatori del cicloturismo (un milione), sì è detto d’accordo sulla grande opportunità rappresentata dal Giro d’Italia. «E’ un grande evento mediatico – ha sottolineato Morandi – non solo spot ma anche un driver per lo sviluppo».

Morandi ha quindi assicurato l’impegno della Giunta su questo fronte: «Il primo contatto con gli organizzatori risale al 17 giugno scorso. Le trattative vanno avanti serenamente, gli organizzatori hanno però posto come condizione una clausola di riservatezza:  fino a quando gli accordi non saranno conclusi occorre tenere un profilo prudente. Accolgo favorevolmente la mozione e auspico un lavoro congiunto con il Consiglio».

Quanto al milione di euro stanziato per la Coppa America, l’assessore Morandi ha ricordato che le risorse sono state già spostate per la pubblicità sportiva. «Per il Giro – ha concluso l’esponente dell’esecutivo  serviranno nuove risorse da mettere in bilancio il prossimo anno».

Il consigliere Michele Cossa nella replica ha espresso soddisfazione per le parole dell’assessore. «Sarà difficile mantenere la riservatezza – ha detto Cossa – la  vicenda passa nelle sue mani e confidiamo che giunga a buon fine».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione la mozione che è stata approvata all’unanimità (41 voti favorevoli su 41 votanti).

Il presidente Ganau ha quindi annunciato la discussione unificata della mozione n. 199 (Locci e Più) “sulla penalizzazione degli studenti universitari e delle loro famiglie, vittime di una grave situazione di disagio economico e sociale venutasi a creare a causa dell’introduzione dei nuovi parametri ISEE, e sulla conseguente necessità di ridefinire i criteri generali per i bandi relativi all’anno accademico 2015/2016”, dell’interpellanza n. 158 (Rubiu e più) “sulle ricadute negative all’accesso alle agevolazioni universitarie isolane in seguito al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159 inerente il regolamento sulla revisione delle modalità di determinazione e dei campi di applicazione dell’indicatore della situazione economica equivalente (Isee)” e dell’interpellanza n. 175 (Cozzolino e più) “sui criteri generali per i bandi relativi all’anno accademico 2016/2017 per borse di studio a favore di studenti disabili e studenti privi di mezzi capaci e meritevoli”.

Il primo firmatario della mozione 199, Ignazio Locci (Fi), ha dato per illustrato il documento che si conclude con l’impegno per la Giunta a “ridefinire i criteri generali per i bandi relativi all’anno accademico 2015/2016 ed elevare il limite dell’Indicatore per la situazione economica equivalente per le prestazioni erogate nell’ambito del diritto allo studio universitario affinché un più elevato numero di studenti sardi possa permettersi di accedere agli studi universitari”.

Il presentatore dell’interpellanza n. 158, il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, ha lamentato, in apertura del suo intervento, il ritardo nelle risposte da parte dell’assessore Firino alle precedenti interpellanze ed ha quindi introdotto il tema oggetto dell’interpellanza inerente  i problemi per gli studenti sardi a seguito delle modifiche governative al cosiddetto Ise che hanno ridotto il numero degli studenti sardi che possono beneficiare di borse di studio e delle previste agevolazioni nella fruizione di una serie di altri servizi propri del “diritto allo studio”. «Con le modifiche governative – ha affermato il consigliere della minoranza – sono oltre mille gli studenti sardi che sono esclusi dalle graduatorie nonostante il loro reddito non si sia affatto modificato rispetto all’anno precedente». «Un sistema folle – ha proseguito Rubiu – ideato per escludere migliaia di beneficiari con l’unico obiettivo di ridurre la spesa pubblica e che non permetterà a tante famiglie di mantenere i figli agli studi a causa del costo degli oneri da sostenere». Rubiu ha quindi invitato l’assessore a ridefinire i criteri dei bandi per l’anno accademico 2015- 2016 ed ha concluso con un appello: «Difendiamo il diritto allo studio in Sardegna».

Il consigliere del Pd, Lorenzo Cozzolino, primo firmatario dell’interpellanza n. 175, ha ripercorso i vari passaggi ministeriali che hanno portato alla modifica dei parametri Ise e alle conseguenti penalizzazioni che ne derivano per oltre mille studenti sardi. L’esponente della maggioranza ha quindi affermato che molti degli esclusi dalle borse di studio non hanno proceduto nelle immatricolazioni all’Università con grave pregiudizio per il futuro delle attività degli atenei di Sassari e Cagliari, i cui finanziamenti come è noto sono legati anche al numero degli studenti iscritti. Anche il consigliere Cozzolino ha concluso il suo intervento con l’invito alla Giunta perché adotti misure utili all’innalzamento dei limiti Ise.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, pur riconoscendo importante il tema del calcolo Ise ha posto l’accento sul tema delle risorse economiche ed ha ricordato la graduale riduzione degli stanziamenti per il diritto allo studio da parte dei vari governi succedutesi a Roma mentre la Regione sarda – così ha affermato il consigliere della maggioranza – ha incrementato gli stanziamenti per le borse di studio. Demontis ha quindi ricordato che oltre ai fondi nazionali e regionali le risorse per le borse di studio sono incrementate dalle tasse a carico degli studenti e dalla tassa per l’esercizio e l’abilitazione professionali. Il consigliere del Pd ha auspicato che le tasse universitarie siano determinate per ciascuno studente in base al reddito e che le tasse per l’esercizio e l’abilitazione alla professione passino dagli attuali 5,25 euro ai 140 euro.

L’assessore della Pubblica istruzione, Claudia Firino, ha riconosciuto l’importanza dei temi trattati nella mozione e nelle due interpellanze ed ha parlato di una vera “emergenza” che ha visti impegnati la Giunta e l’assessorato. L’assessore ha confermato che con il decreto dello scorso luglio e la conseguente modifica dei parametri Ise sono 1.500 gli studenti sardi che negli atenei di Sassari e Cagliari non sono stati considerati idonei e che invece lo sarebbero stati con le regole in vigore nello scorso anno accademico.

Claudia Firino ha quindi dichiarato la volontà di procedere con la modifica dei parametri Ise in termini più favorevoli per gli studenti sardi ed ha informato il Consiglio del confronto in atto sul tema in sede di commissione 9 nella conferenza Stato-Regioni.

L’assessore ha quindi ribadito l’impegno della Regione per il diritto allo studio («rispetto allo scorso esercizio abbiamo incrementato di 6 milioni di euro l’importo regionale per borse di studio e il tutto ha portato anche all’incremento del proporzionale stanziamento da parte del ministero) e l’utilizzo dei fondi Por vincolati “per la prima volta al diritto allo studio”.

In conclusione del suo intervento l’assessore Firino ha annunciato di aver già presentato all’attenzione della Giunta la proposta per modificare le tasse universitarie rapportandole al reddito degli studenti ed ha garantito la modifica dei parametri regionali Ise per i bandi del diritto allo studio per l’anno accademico 2016-2017.

In sede di replica, il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha preso atto delle dichiarazioni dell’assessore sulle nuove iniziative allo studio pur dichiarandosi parzialmente soddisfatto delle risposte fornite. Ha poi annunciando il ritiro della mozione auspicando l’attuazione rapida dei provvedimenti in materia di diritto allo studio.

Anche il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd), dichiarandosi soddisfatto, ha annunciato il ritiro della sua interpellanza.

Subito dopo il Consiglio ha iniziato la discussione del punto successivo all’ordine del giorno, l’interpellanza n.150 del gruppo Sel (Lai e più) sul “Piano di riordino e riorganizzazione di alcune sedi territoriale dell’Inps”.

Il consigliere di Sel Eugenio Lai, primo firmatario, ha sottolineato la sua preoccupazione per la drastica diminuzione dei servizi pubblici nei territori più isolati, «dai 14 uffici postali alle 38 sedi dell’Inps, dalle caserme ai giudici di pace ai servizi sanitari; proprio nel momento in cui, ha ricordato, il Consiglio si prepara ad esaminare una riforma organica degli Enti locali che auspichiamo porti compensazioni vere». Soffermandosi sul Piano di riordino delle sedi Inps, Lai ha sostenuto che «col pretesto della spending review gli interventi di razionalizzazione della rete sono concentrati su sedi collocate in territori disagiati e, per questo, si traducono in tagli pesanti di servizi che costringono migliaia di persone appartenenti alle fasce più deboli della popolazione (come anziani e pensionati) ad una sorta di pellegrinaggio verso il capoluogo per usufruire di servizi fondamentali». I processi di accentramento, ha aggiunto, «come insegna l’esperienza non portano risparmi ma costi più alti e determinano la scomparsa di interi territori, oltre ad aumenti di spese per tante famiglie costrette a trasferte disagiate attraverso lunghe distanze». Sotto questo profilo, ha continuato Lai, «quello di Isili è il caso emblematico di una sede istituita 30 anni fa come sede staccata di Nuoro che serve 13 Comuni ed una popolazione di 20.000 abitanti». Per queste ragioni, ha concluso, «è auspicabile esaminare la possibilità di una convenzione con i Comuni che assicuri la stabilità dei servizi, perché è vero che sulla materia le competenze sono dello Stato ma questi problemi vanno posti con forza al Governo centrale».

L’assessore del Lavoro Virginia Mura, ha riferito in apertura di alcuni colloqui con i responsabili Inps di Cagliari e del territorio, da cui ha avuto assicurazioni sul mantenimento delle sedi, anche se nell’ambito di un processo in atto a livello nazionale di profonda riorganizzazione dell’istituto. In questo quadro sarebbe importante per la commissione comptente del Consiglio, ha suggerito, «sentire i vertici dell’istituto ed i presidenti dei comitati provinciali, perché in altre situazioni alcune decisioni sono state ribaltate dimostrando concretamente l’utilità reale delle sedi tenuto conto sia della specificità della realtà territoriale che della situazione di disagio di larghe fasce di utenza». Il rischio più grande, a giudizio della componente della Giunta, «è legato alla progressiva introduzione delle procedure informatiche a spese delle attività front-office, che si aggiunge ai tagli previsti dalla legge di stabilità sui patronati che svolgono un ruolo di supplenza; su questa situazione complessiva c’è poi un ordine del giorno del comitato provinciale Inps di cagliari con cui si sollecita un esame puntuale della rete territoriale, già indebolita da tagli pesanti di personale e blocco del turn-over, problemi sui quali Consiglio e Giunta devono fare la loro parte anche per valutare la possibilità di integrare con aliquote di personale gli organici dell’Inps».

Il consigliere Eugenio Lai (Sel), nel dichiararsi soddisfatto delle risposte dell’assessore, si è detto disponibile a raccogliere l’invito per un ciclo di audizioni in commissione e l’esame della documentazione prodotta dai comitati, confermando la sua convinzione di operare innesti di nuovo personale senza indebolire la periferia.

Al termine di quest’ultimo intervento il presidente Ganau ha tolto la seduta riconvocando il Consiglio per mercoledì mattina alle 10.00. Dopo l’esame del primo punto all’ordine del giorno, ha aggiunto, ci sarà una breve sospensione dei lavori la convocazione della conferenza dei capigruppo, mentre per le 15.30 è previsto un incontro degli stessi capigruppo con una delegazione di lavoratori Alcoa e di amministratori locali del Sulcis.

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Il capogruppo regionale dell’Udc Gianluigi Rubiu ha chiesto una mozione per sollecitare una proroga di almeno tre mesi per la registrazione dei capi ovini e caprini nella Banca dati nazionale, in un documento sull’inserimento del patrimonio zootecnico dell’Isola nell’anagrafe degli allevamenti.

«La procedura, stando alle previsioni – evidenzia Rubiu – dovrebbe concludersi entro il 31 dicembre. Una tempistica fuori da ogni logica, visto il periodo dovuto alla nascita di nuovi capi e alla commercializzazione delle produzioni sotto le festività natalizie. La registrazione, in via informatica, dei capi ovini e caprini potrebbe rappresentare un ulteriore ostacolo burocratico per le aziende, già gravate dalle attività riguardanti la gestione. C’è una difficoltà oggettiva a registrare quasi tre milioni di ovini e caprini in meno di un mese provocando gravi difficoltà per le aziende nel periodo dell’anno più difficile, con nuovi parti, vendita degli agnelli e prime mungiture».

«Ecco perché sarebbe necessario – conclude Rubiu – che si spostasse il termine per l’inserimento nell’anagrafe zootecnica, considerata l’impossibilità per le Asl di soddisfare le richieste in un tempo così esiguo. Il gravissimo rischio è di perdere i premi comunitari. Un danno enorme che costituirebbe un ulteriore beffa per un comparto già in forte crisi economica.»

Pecore 2015 1

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Gianluigi Rubiu, capogruppo UDC in Consiglio regionale, ha presentato una mozione per scongiurare la chiusura della base militare di Decimomannu.

«Nel complesso – sottolinea Gianluigi Rubiu – operano oltre 1.200 lavoratori tra militari e civili per oltre 40 milioni di euro di stipendi, con altri 800 dipendenti che ruotano attorno alle ditte esterne con un volume d’affari che si aggira attorno ai 6 milioni di euro. Non solo. Il rischio è che venga meno in Sardegna l’ennesimo sito preposto alla difesa del territorio, con una grave perdita dal punto di vista economico ma anche sociale.»

All’interno della base sono dislocati alcuni elicotteri che svolgono importanti compiti sociali, che vanno dal soccorso aereo sino agli interventi di protezione civile. «La cessazione delle attività provocherebbe un disastro anche per l’epilogo di alcuni servizi, come il centro di controllo dei voli e del traffico aereo e la stazione meteo, oltre ad importanti attività importanti per le operazioni di soccorso – aggiunge Gianluigi Rubiu -. Si tenga presente che dal prossimo 31 dicembre sarà definitivamente chiuso il Distaccamento aeroportuale di Elmas, con centinaia di dipendenti trasferiti a Decimomannu. Sarebbe un ulteriore beffa per la Sardegna. Non si comprende come le risorse perse dalla Sardegna – conclude Gianluigi Rubiu – si potrebbero dirottare verso altre regioni come Puglia, Sicilia e Friuli che (come già successo per i droni) potrebbero capitalizzare a loro vantaggio la smobilitazione isolana».

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Il capogruppo UDC in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, solleva dubbi e incertezze sul bando dei Cantieri verdi, un pacchetto pari a 5 milioni di euro che consentirebbe di incrementare e valorizzare il patrimonio boschivo e paesaggistico attorno ai centri isolani. Una corsia preferenziale riservata alle aree deindustrializzate e ai siti incastonati nelle vicinanze di cave dismesse.

Al riguardo, Gianluigi Rubiu ha presentato un’interrogazione. «E’ abbastanza discutibile che tra la pubblicazione dell’avviso per l’accesso ai finanziamenti e il termine fissato per la presentazione delle domande ci siano appena nove giorni di tempo – sottolinea Gianluigi Rubiu -. Questo lascia presagire parecchi punti di incertezza sulla trasparenza del bando». Il rischio – secondo Rubiu – è che tantissimi Comuni non possano conoscere in tempo utile il varo dell’iter. «Si tenga presente che parecchi centri disseminati in tutto il Sulcis Iglesiente e negli altri angoli della Sardegna avrebbero necessità di partire con i Cantieri verdi – conclude Rubiu – ma la procedura potrebbe tagliare fuori diversi Comuni a vantaggio di altri favoriti nell’acquisizione dei finanziamenti».

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Il capogruppo UDC in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, sollecita un intervento in grado di porre fine all’interminabile odissea dei lavoratori in utilizzo.

«E’ necessario uno stanziamento straordinario per la proroga dei cantieri comunali per tutto il 2016, in attesa di una nuova proroga che preveda la stabilizzazione dei lavoratori. Con la finanziaria il Consiglio regionale ha previsto di destinare 3 milioni di euro a favore degli enti locali per l’attuazione di progetti per l’impiego dei lavoratori in utilizzo – aggiunge Rubiu -. Il piano regionale ha previsto il coinvolgimento, in tutta la Sardegna, di circa 400 lavoratori, di cui molti in mobilità in deroga, già terminata. Un intervento peraltro previsto dal decreto interministeriale, per effetto della cessazione degli ammortizzatori sociali.»

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Il capogruppo UDC in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu contesta il nuovo taglio di quasi 51 milioni di euro sui finanziamenti agli enti locali. «E’ l’ennesima tegola sugli enti locali, che così si trovano ad avere minori risorse per servizi sociali ed opere pubbliche – sottolinea Rubiu -. C’è poi un’ulteriore nota dolente, visto che questi stanziamenti finiranno per incrementare le risorse destinate alla sanità. Il pericolo è che i Comuni siano costretti ad aumentare i tributi municipali per far fronte a questo ulteriore deficit negli stanziamenti dalla Regione.»

«Purtroppo la Giunta si sta mostrando disattenta alle esigenze dei Comuni, considerato che altri 40 milioni di euro sono stati dirottati dalle opere pubbliche nei centri isolani alla manutenzione degli immobili regionali. Ecco perché – conclude Gianluigi Rubiu – è necessario cambiare rotta, ridando la giusta centralità agli enti locali sin dalla prossima riforma.»

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