19 December, 2024
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Traghetti Arbatax e La Maddalena copiaPalazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha ritrovato l’unità sulla vicenda Saremar, con l’approvazione praticamente all’unanimità (49 sì, un solo astenuto) di un ordine del giorno che, recependo i contenuti della mozione 113 presentata da 13 consiglieri, primo firmatario Luca Pizzuto di Sinistra Ecologia Libertà, che impegna la Giunta, tra l’altro, a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti finalizzati ad evitare la privatizzazione totale del servizio e della gestione del trasporto marittimo infraregionale e/o mantenere pubblica la proprietà.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno, in base alle decisioni della conferenza dei capigruppo, con la discussione della mozione n. 113 (Pizzuto e più) “Sulle problematiche relative alla privatizzazione della Saremar”. Il presidente ha quindi dato la parola al primo firmatario della mozione, il consigliere di Sel Luca Pizzuto.

Illustrando il contenuto del documento, Pizzuto ha ricordato che, rispetto al momento in cui la mozione è stata presentata, sono accaduti fatti nuovi che renderanno necessaria la trasformazione in ordine del giorno, per definire meglio il dispositivo. L’esponente di Sel ha poi ripercorso le tappe principali della vicenda della Saremar, società della Regione che assicura il diritto alla mobilità di oltre 17.000 persone fra Carloforte e La Maddalena, con circa 270 addetti complessivi, ora purtroppo vicina al fallimento e limitata nella sua azione da una normativa che, a legge invariata, rende ineluttabile la privatizzazione. Si tratta però di una scelta, ha osservato Pizzuto, «che in altri contesti non ha prodotto risultati, bloccando i servizi o determinando situazioni devastanti per lavoratori ed utenti al punto da spingere molte comunità a chiedere il ritorno a forma pubblica». Ad avviso del consigliere di Sel, giunti a questo punto, «occorre lavorare attorno ad un progetto di gestione pubblica o mista ma a maggioranza pubblica che, attraverso la modifica della normativa vigente, comprenda anche l’inserimento di clausole sociali, a tutela del servizio e soprattutto dei lavoratori. Su questo dobbiamo impegnare i parlamentari sardi nazionali ed europei».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha ricordato la sua intensa attività consiliare sulla materia, ricordando che «la situazione è andata avanti per troppo tempo e bisognava intervenire prima; la crisi del trasporto pubblico ha aggravato l’isolamento delle isole minori della Sardegna ma non credo che tutto sia perduto, fermo restando che il primo obiettivo sia quello di tutelare i lavoratori tenendo conto delle espressioni delle comunità locali interessate». Tocco ha infine auspicato che il Consiglio arrivi ad un documento unitario «in grado di raggiungere risultati concreti».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sottolineato che quella della Saremar «è una vicenda complicata, perché da un lato si condivide la mozione ma dall’altro occorre esaminare con rigore le soluzioni possibili, bisogna in primo luogo ridare pari dignità alle popolazioni che stanno vivendo in modo ancora più grave la situazione dei Sardi rispetto alla penisola; in quei luoghi c’è un disagio fortissimo per chi deve addirittura programmare con largo anticipo il rientro o per chi fa il pendolare per questioni di lavoro, problemi gravissimi che per i residenti di Carloforte e La Maddalena sono la normalità ma non può continuare ad essere così». «Per queste sacrosante ragioni – ha concluso – dobbiamo impegnarci tutti per portare a casa un risultato ed un servizio efficiente per le popolazioni».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), dopo aver chiesto ai presentatori della mozione di aggiungere la sua firma, ha affermato che «è importante che il Consiglio torni a parlare di questo argomento perché il problema va affrontato applicando gli stessi principi che noi chiediamo allo Stato di applicare nei nostri confronti; la continuità territoriale, cioè, non può conoscere limitazioni e se in linea generale la privatizzazione può fare bene ai sistemi economici è vero che alcuni servizi, ed il collegamento Sardegna – isole minori è fra questi, non possono essere privatizzati perché troppo condizionati dalla stagionalità». Gli obiettivi del Consiglio regionale, secondo Cossa, sono quindi molto chiari: «Garantire il diritto alla mobilità, tutelare i lavoratori, assicurare una gestione efficiente del servizio ed individuare una tariffa unica che, secondo dati costanti del traffico, potrebbe essere assicurata con un contributo della Regione di circa 2 milioni di euro».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che, in premessa, si è detto convinto che la gestione del sistema di trasporto marittimo debba rimanere in mano pubblica.

Locci, pur riconoscendo le difficoltà di una situazione ormai sfuggita di mano, ha chiesto chiarimenti alla Giunta sul futuro della Compagnia Saremar: «Cosa intende fare la Regione – ha chiesto l’esponente azzurro – qual è il pensiero dell’amministrazione sulle attività di controllo ed eventualmente sulla gestione della nuova compagnia di navigazione che prenderà il posto di Saremar? Intende la Regione detenere quote nella società che gestirà il cabotaggio?».

Locci ha poi concluso il suo intervento auspicando un’azione decisa della Giunta per la tutela dei lavoratori Saremar e l’affermazione del diritto alla mobilità dei cittadini.

Per Giuseppe Meloni (Pd) occorre prendere atto «della condizione in cui versano i cittadini delle Isole minori che hanno bisogni diversi dagli altri sardi. Per loro il diritto alla mobilità è un diritto primario».

Meloni ha poi rimarcato l’esigenza di risolvere in breve tempo la situazione attuale: «Non serve oggi discutere sulle responsabilità del passato, la Regione ha il dovere di mettere in campo tutte le azioni per scongiurare la privatizzazione del servizio di collegamento con le isole minori, la funzione sociale del trasporto marittimo va salvaguardata».

L’esponente della maggioranza ha quindi condiviso l’auspicio manifestato dal primo firmatario della mozione Luca Pizzuto sulla necessità di attivare un tavolo con parlamentari e europarlamentari per ottenere una allentamento del vincolo della privatizzazione per i servizi marittimi. «Nel nuovo contratto di servizio dovrà essere inserita una clausola sociale per assicurare il trasferimento del personale della Saremar al nuovo soggetto che erogherà il servizio di collegamento con le Isole minori».

Christian Solinas (Psd’Az) ha ringraziato i presentatori della mozione per aver fatto emergere il problema dei collegamenti marittimi in tutta la sua complessità.

«Da un lato c’è l’interesse alla tutela del diritto alla mobilità, dall’altro il problema gigantesco della tutela dei posti di lavoro – ha detto Solinas – la privatizzazione prescinde dalla sperimentazione che la Regione ha fatto in passato. In altre regioni si è privatizzato senza sperimentare flotte pubbliche».

Solinas ha poi rimarcato la necessità di un’azione politica forte: «In passato abbiamo contestato il sistema europeo indicando una diversa strategia. La puntuale applicazione delle regole è il talento della tecnica – ha concluso Solinas – la politica deve invece avere il coraggio di cambiare norme inadeguate. La gestione del trasporto marittimo può essere fatta come quello su gommato o ferro».

Il presidente della Commissione Trasporti Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che dal 31 dicembre 2015 Saremar non esisterà più. «L’obiettivo che dobbiamo raggiungere è quello di garantire il diritto alla mobilità ai residenti di Carloforte e  La Maddalena e ai turisti che  vogliono raggiungere le due isole – ha affermato Solinas – è nostro dovere scrivere regole certe per il futuro che vengano rispettate e possano essere verificate in qualsiasi momento. All’interno di queste regole deve essere messa al primo posto la salvaguardia dei 180 posti di lavoro della Saremar».

Il presidente della Quarta Commissione del Consiglio regionale ha poi fatto un breve excursus sulla vicenda della compagnia marittima: «I problemi vanno avanti da qualche anno. Dal 2012  Saremar è costata 50 milioni di euro ai cittadini sardi, oggi c’è l’esigenza di salvaguardare il contributo annuale dello Stato per garantire il trasporto verso le isole minori».

Solinas, infine, si è detto convinto della necessità di individuare un nuovo modello di gestione per le compagnie marittime: «La normativa europea non vede di buon occhio la gestione pubblica, una forma mista può essere la soluzione migliore».

Ha preso poi la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui «i trasporti sono il problema dei sardi. In particolare, dobbiamo salvaguardare i posti di lavoro dei lavoratori che garantiscono i collegamenti con le isole minori. E dall’altra dobbiamo anche garantire il servizio di trasporto ai turisti».

Per il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, «il diritto alla mobilità insieme al diritto al lavoro è diritto inalienabile. Questo problema gigantesco è stato causato dai debiti accumulati e dai trasferimenti di fondi da un conto a un altro. Con l’ordine del giorno daremo un ottimo servizio alle comunità interessate e alla Sardegna».

L’assessore Deiana ha salutato «con particolare soddisfazione questo momento di confronto, indirizzato a individuare soluzioni e non a far valere le proprie posizioni». Poi ha detto: «Vorrei intanto precisare che si parla di privatizzazione ma in realtà si dovrebbe parlare di cessione di un pacchetto di controllo della società. Il servizio di trasporto in realtà è pubblico e dunque non può essere privatizzabile, perche è sostenuto con risorse pubbliche. Dunque, il tema della nostra discussione dovrebbe essere questo: quale capitolato dovrebbe darsi la Sardegna per il collegamento con le isole minori? Noi stiamo lavorando molto su questo tema, chiedendo alle comunità locali di raccogliere le esigenze di quei cittadini in modo da tenerne conto nel nostro lavoro. E quelle comunità saranno poi rappresentate nel comitato di monitoraggio. Noi affideremo il servizio, per impedire che il servizio sia negato. E qualunque armatore comunitario, pubblico o privato, potrà partecipare alla gara».

Molto soddisfatto della discussione e della risposta dell’assessore: così si è dichiarato il capogruppo di Sel, on. Pizzuto. «I profitti vengono dopo il benessere e i bisogni delle persone. Chi vive nelle isole minori ha pari dignità rispetto a un qualunque cittadino italiano. Noi oggi stiamo prendendo un impegno solenne di fronte alle comunità e stiamo mettendo quelle comunità al centro delle nostre azioni politiche».

L’on. Pietro Cocco (Pd) ha chiesto una breve sospensione per concordare con i gruppi un ordine del giorno riassuntivo del dibattito.

Alla ripresa dei lavori il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo, primo firmatario l’onorevole Pizzuto (Sel), che impegna la Giunta, tra l’altro a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti finalizzati ad evitare la privatizzazione totale del servizio e della gestione del trasporto marittimo infraregionale e/o mantenere pubblica la proprietà; a comunicare ufficialmente tutti gli atti della Giunta regionale, relativi al tema, al governo e alla commissione europea; ad aprire un tavolo di confronto col governo nazionale insieme a tutti i parlamentari e europarlamentari sardi; ad avviare le procedure pubbliche per la ricerca del partner privato; a programmare e rendere operativa una soluzione di tutela di tutti i posti di lavoro attualmente attivi; a istituire un apposito organismo di controllo in cui siano presenti anche i rappresentanti delle comunità locali interessate.

L’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, ha espresso parere positivo della Giunta e immediatamente dopo il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha chiesto di procedere con voto elettronico palese.

Aperta la votazione sull’ordine del giorno, il presidente del Consiglio ne ha proclamato l’approvazione con 49 voti a favore e un astenuto.

Il presidente Ganau, conclusa la discussione della mozione Saremar e la votazione del relativo ordine del giorno unitario, ha proseguito con la discussione e la votazione dei tre articoli, il 9 (macellazione), il 18 (definizione di fattoria sociale), 32 (direttive di attuazione) e dei relativi  emendamenti, rimasti in sospeso nel corso dei lavori della mattinata, del testo unico in materia di agriturismo, ittiturismo e pesca turismo.

Il relatore della maggioranza, Luigi Lotto (Pd), ha espresso parere favorevole della commissione per gli emendamenti all’articolo 9, n. 62, n. 22=31, e n. 61 ed ha invitato al ritiro i presentatori degli emendamenti n. 11, n. 15 e n. 42.

La Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione e il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 11.

La consigliere del Pd, Daniela Forma, ha ricordato l’importanza delle disposizioni contenute nell’articolo 9 che trattano la possibilità di macellare i capi animali all’interno delle aziende agrituristiche. L’esponente della maggioranza ha espresso preoccupazione per la formulazione della norma “perché non esistono ai sensi del regolamento 853/2004 requisiti minimi e massimi, i requisiti per la macellazione o si hanno oppure non si hanno”. «Non si può ritornare – ha dichiarato l’onorevole Forma – alle disposizioni precedenti il 2004 contenute del cossi detto “pacchetto igiene”».

«Dobbiamo essere coraggiosi – ha concluso l’esponente del Pd – e prevedere l’autorizzazione a macellare in azienda esulando dal regolamento 853 del 2004 e gli emendamenti presentati vanno nel verso di consentire a tutti gli agriturismo di macellare i propri capi in azienda».

Il presidente della Quinta commissione, Luigi Lotto (Pd) ha ricordato di aver sospeso la discussione dei tre articoli nella seduta antimeridiana per ricercare una soluzione condivisa. «Soluzione che abbiamo trovato – ha annunciato Lotto – tanto che le forze politiche di minoranza hanno chiesto la sottoscrizione di tutti gli emendamenti rimasti in votazione agli articoli 9, 18 e 32».

La consigliera Daniele Forma (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 15 e il presidente del consiglio ha posto in votazione l’emendamento n. 62 (Forma e più) che sostituisce totalmente l’emendamento n. 14 e che stabilisce che la macellazioni di avi-cunicoli eccedenti le 50 Ube/anno (unità bovine equivalenti) e di bovini, equini, suini, ovini e caprini è consentita esclusivamente negli impianti che abbiano ottenuto il riconoscimento comunitario di cui al regolamento CE 29 aprile 2004, n. 853.

Approvato l’emendamento n. 62 il capogruppo Aps, Gianluigi Rubiu ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 42.

Posto in votazione è stato approvato l’emendamento n. 22 (Lotto e più), identico al n. 31 (Cossa e più) che nel comma 3 dell’articolo 9 sostituisce “le parole 24 Ube/anno con le parole 30 Ube/anno”.

Il Consiglio approvato il testo dell’articolo 9 ha approvato con successiva votazione l’emendamento 61 (Forma e più) che sostituisce integralmente l’emendamento 58 e introduce il comma 4 bis che consente la macellazione in azienda, di animali di specie suina, ovina e caprina, con limite massimo di 3 Ube/anno, secondo le modalità previste per la macellazione per il consumo privato delle carni.

Annunciata la discussione e la votazione dell’articolo 18 e degli emendamenti presentati il presidente Ganau ha invitato la segretaria d’Aula a dare lettura dell’emendamento orale che specifica e definisce ulteriormente la cosiddetta “fattoria sociale” ed ha quindi posto in votazione l’articolo 18, così come modificato dall’emendamento orale, ed è stato approvato.

Di seguito si è proceduto con l’articolo 32 ed il relatore della maggioranza, Luigi Lotto (Pd), ha espresso parere favorevole agli emendamenti nn. 60, 27, 36 e 49, a cui è seguito il parere conforme a quello della commissione, da parte della Giunta.

Posto in votazione, l’assemblea ha approvato l’emendamento n. 60 (Forma e più) che sostituisce integralmente l’emendamento n. 17 e modifica il punto c) comma 1) dell’articolo 32, specificando le norme di riferimento per i requisiti di idoneità dei locali e le modalità di svolgimento delle attività di macellazione.

Il presidente Ganau ha proceduto con la votazione dell’articolo 32 che è stato approvato e con l’emendamento aggiuntivo n. 27 (Lotto e più), uguale al 49 (Rubiu e più) e al 36 (Cossa e più), e che introduce al comma 1) la lettera “a bis” che così recita “le modalità di accertamento della tracciabilità dei prodotti di cui agli articoli 4 e 13”.

Approvato l’emendamento n. 27 si è quindi proceduto con la votazione finale del testo di legge che è stato approvato a maggioranza con 28 voti favorevoli.

Successivamente il Consiglio ha avviato la discussione generale del Dl n. 205 (“Sostituzione della tabella E allegata alla legge regionale 9 marzo 2015 n. 5 – legge finanziaria 2015”)

Il presidente della commissione bilancio Franco Sabatini, relatore di maggioranza del provvedimento, ha  ringraziato l’opposizione per corsia preferenziale assegnata all’Aula per l’esame della legge.

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, pur confermando la scelta della minoranza di non ostacolare né rallentare le procedure di spesa, ha evidenziato «le gravi disfunzioni del sistema informatico che consente ai consiglieri regionali di accedere ai dati di bilancio; ad oggi è impossibile conoscere lo stato di attuazione della spesa e delle entrate, capiamo che le procedure di armonizzazione dei bilanci siano impegnative ma su questa inefficienza occorre intervenire al più presto». Nel merito la Zedda ha osservato che «è vero che la variazione di bilancio si rende necessaria per attivare il mutuo e l’investimento di 400 milioni in opere pubbliche, però la necessità è causata dagli errori commessi in sede di finanziaria e ancora adesso si procede in parte al buio, nel senso che si coprono le spese di co-finanziamento con fondi che ancora non ci sono, mentre sull’edilizia scolastica assistiamo ad una sorta di spacchettamento in tre capitoli di bilancio senza che si conoscano i progetti ed il destino del programma Iscola». Forse dovremo tornare su queste cose fra qualche mese, ha notato la consigliera, «fermo restano che abbiamo il diritto di conoscere il piano dettagliato delle opere pubbliche».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto chiarezza sulla prosecuzione della seduta, osservando che «il  provvedimento sugli ammortizzatori sociali avrebbe dovuto avere la precedenza su quello in esame, che del resto ci è pervenuto da appena qualche minuto». «Poi, per quanto riguarda la nostra mozione sull’inceneritore di Tossilo – ha protestato Pittalis – abbiamo notizia che il centro sinistra non la voglia discutere non si sa bene per volontà di chi, Giunta o maggioranza; noi chiediamo rispetto per tema posto dall’opposizione e non accettiamo che si dica domani e poi qualcuno non si presenta perché, in quel caso, assumeremo iniziative clamorose, vogliamo sapere se e quando verrà discusso questo argomento».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, sempre sull’ordine dei lavori, ha ricordato che «in conferenza di capigruppo è stata raggiunta una intesa su una serie di cose, forse informalmente: la discussione della legge sull’agriturismo, poi la mozione sulla Saremar e dopo ancora il rinvio alla prossima seduta del Consiglio della mozione su Tossilo». «Tuttavia – ha precisato, – non vogliamo certamente eludere il tema nè mettere in discussione le prerogative della minoranza; come centro sinistra non abbiamo problemi ad ammettere che ci sono posizioni differenti ma non per questo ci sottraiamo al confronto in Consiglio».

Il presidente Ganau ha ribadito che l’Assemblea sta seguendo l’ordine del giorno concordato e, per quanto riguarda la mozione su Tossilo, ha ricordato che si era deciso di non discuterla oggi ma la prossima settimana, annunciando che dopo la conferenza dei capigruppo sarà comunicata la data.

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi, intervenendo ancora sull’ordine dei lavori, ha avvertito che «si corre il rischio che, nel frattempo, presso gli uffici di Nuoro che rilasciano l’autorizzazione integrata ambientale, si adottino provvedimenti che renderebbero vana qualunque discussione; quindi dobbiamo fare presto».

Successivamente, riprendendo l’esame del Dl n. 205, il presidente ha dato la parola all’assessore della Programmazione Raffaele Paci.

Nel suo intervento, l’assessore ha in prima battuta ringraziato il presidente dell’Assemblea, il Consiglio ed in particolare la minoranza per aver portato l’argomento all’attenzione dell’Aula con grande celerità. «Abbiamo agito in via prudenziale – ha sottolineato – perché in presenza di alcune interpretazioni controverse della Cassa Depositi e Prestiti, ci è sembrato opportuno intervenire con una variazione di bilancio per non fermarci dopo a ridosso della stipula del contratto di mutuo». Quanto alle osservazioni della consigliera Zedda, l’assessore Paci ha detto che al direttore generale dell’assessorato non risultano disservizi «che probabilmente si stanno verificando sugli accessi dei consiglieri che hanno credenziali diverse; siamo in una fase di transizione per il passaggio al bilancio armonizzato e proprio oggi in Giunta lo abbiamo approvato nella sua nuova veste come previsto dalla finanziaria per poterlo poi trasmettere al più presto al Consiglio». «Per quanto riguarda il piano delle infrastrutture da 417 milioni di euro – ha concluso Paci – a breve sarà esaminato dalla in Giunta e poi inoltrato alla commissione per il parere mentre per il mutuo da 700 milioni, conclusa la fase della manifestazioni di interesse degli istituti di credito interessati, valuteremo le proposte entro la fine dei questo mese per essere pronti a firmare il contratto a giugno».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ricordato di aver posto alcuni interrogativi in commissione che sono rimasti senza risposta, «soprattutto su scuola e trasporti che fanno quasi da cassa e sono oggetto di continue modifiche; serve più chiarezza». «Ricordo anche – ha affermato – che il Consiglio, con un ordine del giorno unitario, aveva previsto il passaggio del programma in Aula ma la maggioranza pare abbia risolto tutto con un confronto bilaterale con l’assessore; al Consiglio, però, va trasmesso comunque. Dedoni, infine, ha manifestato forti dubbi sull’utilizzo di fondi per l’acquisto di mezzi Arst e sull’edilizia scolastica; chiediamo la presenza dell’assessore perché abbiamo già assistito all’impiego di risorse per realizzare un’aula in più in una scuola precedentemente chiusa per effetto della razionalizzazione del sistema scolastico, perciò siamo disponibili a discutere ma non a votare a favore».

Il presidente della commissione bilancio Franco Sabatini, ha tenuto a precisare che «oggi stiamo solo approvando alcune modifiche alla finanziaria a seguito di condizioni differenti emerse in un secondo momento; quanto approvato in finanziaria prevede che la quota resti alle infrastrutture per interventi su viabilità, porti, sistemi irrigui, idrico, difesa del suolo e assetto idro-geologico e che la Giunta, dopo il parere della commissione individui le priorità, quindi il programma arriverà certamente in commissione».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, «con sincerità», ha ribadito che «pur comprendendo le difficoltà è grave che manchino dal sistema tutti i dati del 2015, dato che può essere confermato dagli uffici». Quanto alle precisazioni del consigliere Sabatini, secondo il vice capo gruppo di Forza Italia «è vero che non stiamo approvando progetti ma stiamo spostando risorse, che mancano i dati contabili sul leasing  e che stiamo coprendo i fondi regionali del co-finanziamento delle risorse comunitarie con un mutuo, per queste ragioni voteremo contro».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazioni gli articoli 1 e 2 del Dl n.205, che sono stati approvati, mentre successivamente il Consiglio ha approvato il complesso del provvedimento, con 28 voti favorevoli e 18 contrari.

L’Aula è quindi passata all’esame del disegno di legge n. 209 presentato dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore al Lavoro, Virginia Mura, che consente di autorizzare l’anticipazione di circa 50 milioni di euro per l’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga per l’annualità 2014.

Il provvedimento introduce una modifica all’articolo 2 della legge regionale n.17 del 2013 che consente di autorizzare l’anticipazione di circa 50 milioni di euro per l’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga per l’annualità 2014.

Il presidente della Commissione Lavoro del Consiglio regionale, Gavino Manca, ha illustrato all’Aula il contenuto del provvedimento. «Si tratta di soldi anticipati dalla Regione per far fronte ai ritardi dell’INPS nel pagamento delle indennità ai lavoratori in mobilità – ha detto Manca – questi denari, restituiti dall’Istituto Nazionale di Previdenza alla Regione dopo il trasferimento delle risorse statali, saranno adesso utilizzati per pagare gli ammortizzatori dell’annualità 2014».

Attualmente sono circa 17.000 i lavoratori sardi che attendono da mesi il pagamento delle somme dovute.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli articoli e il testo della legge che sono stati approvati all’unanimità. (47 voti favorevoli su 47 votanti). La legge entrerà in vigore nel giorno della pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione.

Subito dopo il  voto la seduta è stata sospesa e convocata la Conferenza dei capigruppo per decidere sulla programmazione dei lavori.

Al termine della riunione, il presidente Ganau ha comunicato che il Consiglio regionale si riunirà mercoledì prossimo, 13 maggio, alle ore 15.00 per l’esame della mozione sull’inceneritore di Tossilo presentata dal centrodestra.

 

Consiglio regionale 38 copia

E’ in corso, in Consiglio regionale, il dibattito sul Testo Unificato in materia di agriturismo, ittiturismo e pesca turismo. La seduta, stamane, si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione sul titolo, gli articoli e gli emendamenti relativi al Testo unificato nn. 58-79-107-115-121-122/A (Norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pescaturismo, fattoria didattica e sociale e abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998).

Non essendoci iscritti a parlare sul titolo il presidente lo ha messo in votazione ma, essendo stato chiesto lo scrutinio elettronico palese ha sospeso la seduta, come da regolamento, per dieci minuti.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha approvato il titolo della legge con 46 voti favorevoli. Successivamente, l’Assemblea ha approvato i primi 3 articoli della legge, respingendo tutti gli emendamenti presentati.

Sull’art. 4 (Prodotti utilizzabili nella somministrazione di pasti, alimenti e bevande), il relatore di maggioranza Luigi Lotto (Pd), presidente della commissione Attività produttive, ha annunciato il parere favorevole sugli emendamenti n. 19 (“Somministrazione di almeno il 35% dei prodotti propri dell’azienda”), 29 e 39 (“Tracciabilità dei prodotti”), aggiungendo che, attraverso un emendamento orale successivo, si provocherà la decadenza degli altri.

In sede di discussione generale sull’art. il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipedentzia) ha espresso il suo dissenso dall’orientamento della commissione per quanto riguarda il tetto del 30% sui prodotti impiegati dalle aziende agrituristiche. Dopo una riflessione, ha affermato, «ho votato quel testo obtorto collo, ma in realtà ritengo preferibile eliminare ogni riferimento percentuale perché è sufficiente indicare che i prodotti devono essere provenienti da materie prime sarde ed aggiunge che gli alimenti devono essere all’80% sardi certificati». Se usciamo da questo perimetro, ha continuato, «dobbiamo evitare di creare difficoltà agli operatori ed in ogni caso andare oltre il 30% è sbagliato, anche osservando le realtà delle altre Regioni».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha sottolineato che iniziano emergere i nodi di fondo della legge, «a partire dalla definizione di azienda agricola ed agrituristica; agriturismo deve servire da integrazione del reddito aziendale e da strumento di promozione dei territori, deve avere una specificità superiore e diversa rispetto alla ristorazione ed anche i prodotti propri devono necessariamente essere superiori». Questa è la ratio, ha precisato, «della nostra proposta del 50%, perché mettiamo al centro i valori dell’azienda che sono i suoi prodotti, altrimenti siamo nel campo della ristorazione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha osservato che il ruolo dell’azienda agrituristica è connesso all’azienda agricola, come previsto anche dal codice civile, «però chi ha solo un frutteto non può automaticamente esercitare l’agriturismo, ecco il significato del tetto del 50% da assegnare alle produzioni locali; gli agriturismi sono gli ambasciatori dell’agricoltura dei nostri territori e della nostra ruralità, portatori di valori non sono negoziabili». Metterli in discussione,a detto ancora, «significa mettere a rischio l’agricoltura sarda e la nostra storia di eccellenza, andando ad approvare una legge inutile e pericolosa». Rubiu ha infine espresso dure critiche sull’azione dell’assessorato sui problemi del carburante agricolo agevolato e sul recente bando dell’Expo, definito «troppo complesso e restrittivo».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha sottolineato che «questa legge è stata voluta da tutto il Consiglio regionale e, dato che con questo articolo si chiarisce cosa deve  somministrato alla clientela, entra in gioco un messaggio forte da rivolgere all’esterno, mangia sardo e compra sardo». Sotto questo aspetto, a giudizio di Cherchi, «il testo ha una lacuna relativa alla percentuale troppo bassa in relazione ai prodotti locali da impiegare perchè il 35% indicato dalla maggioranza è troppo basso; occorre invece arrivare almeno al 50% per assicurare che buona parte della produzione dell’azienda finisca sulla tavola dei clienti».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha messo in evidenza che «dopo il superamento dell’albo dei fornitori previsto dalla legge precedente, bisogna andare avanti in modo coerente mentre invece è venuto fuori un minestrone; già nell’art 4 l’elemento centrale della qualità dell’azienda agrituristica viene annacquato attraverso la bassa percentuale di prodotti che viene richiesta». «Veneto, Friuli e Basilicata sono al 70% – ha ricordato Crisponi – la Sardegna non può accontentarsi della metà; inoltre, se si facesse un approfondimento su normativa regionale ci si renderebbe conto che il 35% di Toscana e Lazio nasce da un basso numero di coperti medio ed oltretutto il tetto altissimo dei pasti assegnato alle aziende crea una situazione fuori dalla realtà». Identità, genuinità e valori delle buone produzioni, ha concluso il consigliere dei Riformatori, «sono finiti nel nulla mettendo a rischio una reputazione storica della Sardegna».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha rimarcato la necessità di dare un “perimetro certo” alla norma ed ha polemicamente domandato quale sarà la differenza tra un ristorante tipico e un agriturismo all’indomani dell’approvazione del provvedimento in discussione in Consiglio regionale. «La differenza – ha dichiarato l’esponente della minoranza – sarà solo nel diverso regime fiscale a vantaggio dell’agriturismo». Carta ha sottolineato come con l’articolo 4 si debba definire con chiarezza che cosa deve essere  un agriturismo e la differenza rispetto alle altre attività della ristorazione, deve essere rappresentata dall’obbligo per l’azienda agrituristica a somministrare i prodotti della propria azienda. «Invece – ha proseguito il capogruppo dei Quattro Mori –  si riduce la soglia della produzione propria, riducendo così sempre più la differenza tra l’agriturismo e il ristorante tipico». Per Carta, la soglia della produzione propria per l’agriturismo deve essere innalzata almeno al 50% ed ha auspicato, in conclusione del suo intervento che la legge in discussione contenga linee chiare e non equivoche sulla materia.

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha ricordato che la definizione di agriturismo ai sensi della legge nazionale n. 96/2006 ed ha affermato che «paradossalmente l’attività agrituristica è consentita anche a chi fa forestazione». Il consigliere della maggioranza ha definito la soglia del 35% di produzione propria “una quota equilibrata” ed ha contestato la veridicità dei dati annunciati da alcuni esponenti della minoranza a proposito delle altre normative regionali in materia di agriturismo. «Il 35% è una misura di compromesso – ha concluso Tendas – ferma restando la volontà di incentivare la produzione e il consumo dei prodotti sardi, come dimostrano le premialità, indicate nelle norma, a favore di chi somministra più del 35% di prodotti di produzione propria».

Il relatore di maggioranza Luigi Lotto (Pd) ha ricordato l’importanza dell’articolo 4 del testo unico ed ha ribadito come “il mondo dell’agriturismo in Sardegna sia variegato” e contempli diverse situazioni produttive del mondo agricolo. «Il 35% di produzione propria – ha concluso Lotto – è una misura congrua che va incontro alle esigenze di tutti ed è tale da dare risposte alle diverse necessità di un sistema articolato e per certi versi complesso».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Prc) ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto nella competente commissione consiliare ed ha auspicato «che le risorse destinate all’agricoltura siano destinate al mondo agricolo e non a società ibride della ristorazione agricola». «L’azienda agricola – ha affermato l’esponente della maggioranza – ha tutto il diritto di diversificare le proprie attività ma proporrei di farlo attraverso la creazione di un apposito ramo d’azienda avente per oggetto le attività proprie della ristorazione e del commercio».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito l’invito rivolto all’intero Consiglio perché si lavori per approvare una buona legge ed a questo proposito ha invitato i colleghi a riflettere se e quanto le soglie indicate nel testo unico e negli emendamenti in discussione, siano adeguati ed efficaci a salvaguardare gli interessi della Sardegna. «L’agriturismo non è un obbligo – ha dichiarato l’esponente della minoranza – ma è una possibilità». «Capisco il rischio di chiusura per molte realtà agrituristiche – ha proseguito Dedoni – ma serve non far perdere l’immagine della Sardegna». In conclusione del suo intervento il capogruppo dei Riformatori sardi a dichiarato di essere contrario alla soglia indicata nel testo unico, pari al 20%, riferita alla possibilità di somministrare negli agriturismo  prodotti che arrivano al di fuori dell’Isola.

L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, si è detta concorde con l’esigenza di garantire la valorizzazione dei prodotti del territorio sardo ed ha affermato che le proposte contenute nell’articolo 4 “vanno proprio in questa direzione”. L’assessore ha quindi spiegato di aver valutato, insieme con i preposti uffici regionali, la possibilità di elevare la soglia indicata per le produzioni proprie ma di aver constatato il rischio di contravvenire alle disposizioni nazionali in materia di agriturismo. «Riteniamo che la soluzione del 35% – ha dichiarato Elisabetta Falchi – contempli le diverse posizioni in campo e garantisca un’alta qualità del prodotto offerto negli agriturismo della Sardegna».

Il relatore della maggioranza, Luigi Lotto (Pd), ha quindi proposto all’Aula un emendamento orale all’emendamento n. 19 ed ha sottoposto all’esame del Consiglio la sostituzione alla lettera a) delle parole “acquistate direttamente” con la parola “prodotte”.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, constatato l’accoglimento delle modifiche all’emendamento 19 proposte dal consigliere Lotto ha annunciato la votazione dell’emendamento n. 19.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha quindi annuncia il voto contrario all’emendamento ed ha denunciato “un cortocircuito” tra le posizioni espresse dall’assessore dell’agricoltura, dal suo gruppo di riferimento in Consiglio e all’interno della maggioranza. «Non è sufficiente girare la fregola all’Expo’ per sostenere le aziende sarde – ha concluso Locci – ma bisogna farlo concretamente con misure efficaci e questa legge era una buona occasione per dimostrare davvero di voler valorizzare le nostre produzioni innalzando al 50% il limite minino per le produzioni proprie».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha escluso contraddizioni tra quanto affermato dai rappresentanti dei Rossomori, dalla Giunta e dalla maggioranza. «C’è un dibattito in corso – ha spiegato Usula – ma la direzione è chiara ed è quella di favorire l’agricoltura sarda». Il capogruppo del centrosinistra ha ricordato che solo il 18% degli alimenti consumati nell’Isola è prodotto in Sardegna ed ha affermato che con la soglia minima del 35% si favorisce il consumo dei prodotti sardi. «Magari – ha concluso Usula – tale percentuale fosse riscontrabile anche negli alberghi e nei ristoranti dell’Isola».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha affermato che con l’approvazione della norma si rischia «di non rendere un buon servizio all’immagine della Sardegna». «Dobbiamo avere aziende agrituristiche strettamente connesse ai prodotti della terra sarda – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e valorizzare il nostro territorio ed è per questo che chiediamo di elevare dal 35% al 50% il limite minimo per le produzioni proprie». «Vogliamo un territorio che alimenta gli agriturismo – ha concluso Tedde – e un agriturismo che promuovono il territorio ed è per questo che diciamo no “pizza-turismo”».

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato voto contrario ed ha invitato il relatore Luigi Lotto ad una rilettura dell’emendamento 19 perché – a giudizio dell’esponente della minoranza – nella formulazione delle lettere a) e b) alle aziende si consente di fatto di rendere vano il limite della soglia del 35% per le produzioni proprie. «Di fatto – ha concluso Crisponi – spalanchiamo le porte per lo sbarco dei maialetti dell’olanda negli agriturismo della Sardegna».

Il consigliere di “Soberania e Indipendentzia”, Paolo Zedda, ha ribadito l’obiettivo di potenziare le aziende agricole esistenti in Sardegna ed ha contestato le soglie di produzione propria delle aziende agrituristiche indicate da alcuni consiglieri della minoranza, in riferimento alle normative in vigore nelle altre regioni italiane ad incominciare dalla Basilicata, la Calabria, l’Umbria e il Trentino.

Voto contrario all’emendamento n.19 ha annunciato il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. Con questa legge  non si sta facendo un’operazione meritoria indirizzata verso l’accoglienza – ha detto l’esponente dei Quattro Mori – il Consiglio sta semplicemente prendendo atto che tutti, in Sardegna, possono fare agriturismo».

Ha quindi preso la parola l’on. Dedoni (Riformatori), che ha detto: «E’ importante davvero capire che cosa il codice civile intenda per imprenditore agricolo. Da lì discendono le conseguenze, anche per la legge che abbiamo noi in esame. Noi non siamo contrari alle altre produzioni ma dobbiamo favorire la produzione in Sardegna. Auguri a chi deve interpretare questa norma».

Per l’on. Rubiu (Udc), che ha annunciato il voto contrario all’emendamento 19, «non siamo qui per dare licenze a chicchessia».

L’on. Pizzuto (Sel) considera «questo emendamento un passo avanti importante, anche per l’economia agricola dell’Isola». Invece, l’on. Pittalis (Forza Italia) ha detto: «Imparate a ragionare da sardi, smettetela di guardare sempre al Trentino e ad altre regioni che nulla c’entrano con noi».

L’emendamento 19 è stato approvato e sono dunque decaduti gli emendamenti in contrasto. Approvato anche il testo dell’articolo, con un emendamento orale dell’on. Lotto(Pd) che solleva la soglia dei prodotti sardi da utilizzare negli agriturismo dall’80 all’85%. Approvati anche gli emendamenti aggiunti 20, 29 e 39, con il parere favorevole della commissione competente.

Anche il testo dell’articolo 5 e 6 è stato approvato, con alcuni emendamenti.

Sull’articolo 7 sono stati presentati alcuni emendamenti, anche sostitutivi totali che riguardano il numero dei coperti mensili massimi e dei posti letto. L’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato che “gli articoli 4 e 7 sono il cuore della legge, nel corso dei lavori di commissione abbiamo trovato una sintesi che ci trova tutti concordi”.    

Per l’on. Crisponi (Riformatori) «con il consenso del Consiglio regionale gli agriturismo sono diventati ristoranti e chissà cosa diventeranno i ristoranti».

L’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha annunciato il voto a favore: «Se riuscissimo a portare questi numeri nelle strutture agrituristiche faremmo tutti un affare». L’on. Lotto (Pd) ha affermato che «ogni azienda agricola dovrà trovare da questa legge un punto di riferimento serio».

Per l’on. Dedoni (Riformatori) «c’è differenza tra liberalizzare ed essere criminali. I prodotti sardi devono rappresentare la totalità della ristorazione negli agriturismo».

Approvato anche l’articolo 7, così come modificato dall’emendamento sostitutivo totale.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’art 8 (Lavorazione di carni, latte e prodotti derivati. L’unico emendamento presentato al testo dell’art (Arbau e più) è stato ritirato dai presentatori su richiesta del presidente della Commissione Attività Produttive.

Sul merito dell’art.8 è intervenuto il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi che ha invocato maggiore cautela nella trattazione dell’argomento alla luce dei nuovi scenari europei. «Occorre valutare bene norme e regolamenti comunitari – ha detto Crisponi – lo stesso problema si porrà nella discussione dell’art9 sulla macellazione dei capi di bestiame».

Su questo punto è intervenuto il presidente della Commissione Luigi Lotto che, accogliendo le sollecitazioni di Crisponi, ha annunciato una richiesta di rinvio della discussione dell’art.9 in modo da «superare alcune criticità».

L’Aula ha quindi approvato l’art. 8 e deciso la sospensione dell’esame dell’art. 9.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione gli art.10 (Norme igienico sanitarie) e 11 (Classificazione delle aziende agrituristiche) entrambi approvati.

Si è passati successivamente all’esame dell’art 12 (Definizioni di ittiturismo e pesca turismo).

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato i colleghi a una riflessione sui contenuti dell’articolo. «C’è una norma-quadro che disciplina le attività di ittiturismo definendole attività di pesca professionale – ha detto Tedde –  per questo settore sarebbe servita una legge ad hoc. Si rischia di approvare una disposizione  non in linea con la normativa nazionale».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il testo dell’articolo che ha ottenuto il via libera dall’Aula.

Si è passati poi all’esame dell’art 13 (Prodotti utilizzabili nella somministrazione di pasti, alimenti e bevande).

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito il concetto espresso nel precedente intervento: «Il problema – ha detto – è relativo alla legge quadro n. 4 del 2012 che disciplina il settore della pesca e dell’acquacoltura. La norma fa rientrare nelle attività di pesca professionale anche l’ittiturismo e la pesca turismo. Per questi settori si chiede che la prevalenza dei prodotti utilizzati deve essere di produzione propria. Questo principio contrasta con la legge che si sta approvando che prevede invece l’utilizzo del 35% dei propri prodotti». L’articolo è stato approvato per alzata di mano.

Disco verde anche per gli articoli 14(Locali per attività di ittiturismo), 15 (Disciplina dell’attività di ittiturismo), 16 (Definizione dell’attività di fattoria didattica) e 17(Offerta formativa).

Rinviata invece la discussione dell’art. 18 (Definizione dell’attività di fattoria sociale) su richiesta del consigliere Alberto Randazzo (Forza Italia).

L’Assemblea ha poi approvato in rapida successione gli art. 19 (Spazi per attività di fattoria didattica e sociale), 20 (Connessione e complementarietà), 21 (Dichiarazione unica di avvio di attività produttiva per l’esercizio della multifunzionalità in campo agricolo e ittico), 22 (Comunicazione di avvio di attività di pesca turismo), 23 (Disponibilità di un operatore qualificato), 24 (Formazione e abilitazione), 25 (Attività di studio, di ricerca e formazione professionale), 26 (Albo regionale della multifunzionalità delle aziende agricole e ittiche), 27 (Osservatorio regionale sulla multifunzionalità), 28 (Obblighi), 29 (Vigilanza e controlli), 30 (Sospensione e revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività) e 31 (Sanzioni amministrative pecuniarie).

Rinviata, come per gli art 9 e 18, la discussione dell’art 32(Direttive di attuazione).

Via libera, infine, al testo degli art 33 Abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998), 34 (Norma transitoria), 35 (Norma finanziaria), 36 (Entrata in vigore).

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato chiusa la seduta. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto di mettere subito in discussione il provvedimento sugli ammortizzatori sociali in deroga e chiesto chiarimenti sui tempi per l’esame della mozione sull’inceneritore di Tossilo presentata dal centrodestra.

Sul primo punto, il presidente  Ganau ha chiarito che il testo della legge è ancora all’attenzione degli uffici, mentre sul secondo si esprimerà la conferenza dei capigruppo.

I lavori del Consiglio regionale riprendono nel pomeriggio alle 16.00.

Luciano Piras, presidente dell'Assogal e del Gal Sulcis Iglesiente.

Luciano Piras, presidente dell’AssoGAL e del GAL Sulcis Iglesiente.

I rappresentanti dell’AssoGAL Sardegna, l’associazione che comprende i GAL, Gruppi di Azione Locale della Sardegna, sono stati sentiti questa mattina dalla Quinta commissione presieduta da Luigi Lotto (PD).

L’AssoGAL ha chiesto maggior coordinamento tra i vari soggetti istituzionali nella programmazione dei fondi europei, meno burocrazia nelle gestione delle pratiche per i finanziamenti delle iniziative private e dei progetti pilota per lo sviluppo locale.

Il presidente dell’AssoGAL, Luciano Piras, che è anche presidente del GAL Sulcis Iglesiente, ha illustrato al parlamentino delle Attività Produttive le criticità che hanno ostacolato l’azione dei GAL nella programmazione 2007-2013 e avanzato alcune proposte perché vengano rimosse e superate nel nuovo Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020.

Dei 159 milioni di euro messi a disposizione per gli assi 3 e 4 del Psr 2007-2013 (ridotti poi a 105 milioni per far fronte alle alluvioni e altre calamità naturali) solo 18 sono stati rendicontati dai GAL. «La spendita delle risorse purtroppo non dipende da noi – ha spiegato Luciano Piras – i GAL hanno il compito di programmare e mettere a bando i fondi disponibili, il pagamento è però in capo all’Agea».

Piras ha denunciato i pesanti ritardi accumulati nell’erogazione delle risorse ai privati: «Le procedure sono troppo lunghe – ha proseguito il presidente dell’AssoGAL – agli ostacoli burocratici si aggiungono le enormi difficoltà delle imprese a reperire dalle banche il restante 50% dei fondi per finanziare le iniziative».

I problemi  riguardano anche la gestione dei GAL e dei progetti pilota. In questo caso, i Gruppi di azione locale e i Comuni si vedono costretti ad anticipare risorse senza nessuna certezza sui tempi e le modalità di restituzione delle somme impegnate. «La soluzione passa attraverso la creazione di un fondo di rotazione – ha affermato Piras – non si può aspettare 10 mesi per ottenere l’accreditamento dei finanziamenti pubblici».

Il consigliere Pier Mario Manca (Partito dei Sardi), condividendo le preoccupazioni dei rappresentanti dei GAL sulle modalità di erogazione delle risorse ha rimarcato la necessità di individuare nuove formule perché gli errori non si ripetano nella nuova programmazione del PSR: «Purtroppo saremo costretti a restituire a Bruxelles oltre l’80% delle risorse stanziate per la programmazione 2007-2013 – ha detto Manca – è una cifra imponente che la Sardegna non può permettersi di perdere. Serve un nuovo modello di gestione che consenta di mandare avanti una programmazione virtuosa».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Area popolare sarda) ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto dai GAL e manifestato l’auspicio che “il patrimonio di esperienze non venga disperso”. Sulle difficoltà dell’ente pagatore Agea, Rubiu ha espresso preoccupazione anche per la presenza delle imprese sarde all’Expo di Milano. «Le aziende che hanno anticipato i soldi per partecipare alla kermesse avranno grosse difficoltà ad incassare i rimborsi».

Cesare Moriconi (Pd) ha invece avanzato una proposta operativa chiedendo una seduta congiunta delle Commissioni Bilancio e Attività Produttive per valutare nel dettaglio le problematiche relative alla programmazione 2007-2013 ed individuare un nuovo percorso per la spendita delle risorse messe a disposizione dal PSR 2014-2020.

Al termine dell’audizione, il presidente della Commissione Luigi Lotto ha chiesto ai rappresentanti dei GAL la presentazione di un documento dettagliato sul lavoro fatto e sulle difficoltà incontrate. «Questo ci permetterà di avviare un confronto serrato con la Giunta regionale per accelerare la spendita delle risorse del vecchio PSR e programmare al meglio il Piano 2014-2020».

Consiglio regionale 42 copia

Nella seduta di Sa Die De Sa Sardigna il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno unitario contro il deposito delle le scorie nucleari.

I lavori sono iniziati con l’esame dell’ordine del giorno comprendente comunicazioni del presidente del Consiglio su “Sa die de sa Sardigna” e le mozioni n. 111 (Rubiu e più) “Sulla contrarietà al progetto sulle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, 121 (Cappellacci e più) “Sul rischio che la Sardegna sia scelta come deposito unico delle scorie nucleari italiane”, 122 (Dedoni e più) “Sul rischio che la Sardegna possa essere individuata dal governo nazionale come sito per la realizzazione del Parco tecnologico contenente il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, 130 (Pizzuto e più) “Sulla possibile scelta della Sardegna quale sito per il deposito unico delle scorie nucleari italiane” e 133 (Cocco Pietro e più) “Sulla contrarietà ad ospitare nel territorio della Sardegna la sede del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi a bassa e media intensità”.

Nel suo intervento introduttivo, il presidente Ganau ha ripercorso i passaggi storici della Festa nazionale dei sardi, istituita nel 1993 per ricordare la cacciata dall’Isola dei piemontesi nel 1794 una sollevazione popolare dovuta a molte cause, dall’oppressione fiscale al costo della vita, dalla corruzione alle mancate risposte alle istanze di compartecipazione alla vita pubblica. Sono cinque domande, ha aggiunto il presidente, «formulate dagli stamenti cioè dai parlamenti sardi, momento centrale di vero e proprio atto rivoluzionario oggi diventato simbolo dell’orgoglio sardo inserito in un percorso non ancora compiuto che dovrà portare alla sovranità ed all’autodeterminazione della Sardegna».

Molte di quelle condizioni che furono allora alla base della proteste sono valide ancora oggi, ha sostenuto il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau: «La Sardegna è stata colpita più di altre Regioni dagli effetti devastanti della crisi, dall’emersione di nuove povertà, dal tentativo di limitare l’autonomia regionale, in un clima di crescente sfiducia verso le classi dirigenti e di grave disagio per l’aumento delle disuguaglianze sociali». «Tutti questi problemi – ha sintetizzato il presidente del Consiglio – richiedono chiarezza e rapidità di risposte».

Dopo l’istituzione de “Sa Die”, ha continuato il presidente, «il Consiglio regionale ha approvato la legge n. 26 sulla tutela e la valorizzazione della cultura e della lingua sarda, provvedimento di grande valore anche dal punto di vista identitario, consolidando un percorso ancora in itinere che, partendo dal nostro interno, deve portarci a costruire una società complessa e dinamica, in cui lo sviluppo della conoscenza sia ancorato alle risorse locali».

«Dobbiamo quindi avere il coraggio – ha sostenuto ancora il presidente dell’Assemblea sarda – il coraggio di rilanciare la questione linguistica ed identitaria auspicando sotto questo profilo che il Governo proceda in tempi brevi dopo la recente approvazione della commissione paritetica del provvedimento con cui, su impulso della Giunta regionale, si trasferiscono alla Sardegna le risorse per dare attuazione alla normativa di settore».

«Oggi – ha detto ancora il presidente – siamo di fronte ad una riforma della Repubblica di una riforma istituzionale di forte impianto centralista che cancella ogni speranza di federalismo così come si era affermato dal 2001, una riforma che indebolisce ruolo e funzioni di tutte le autonomie regionali, anche di quelle ordinarie che, sbagliando, ritengono di essere agevolate dal ridimensionamento delle autonomie speciali». «Ci occuperemo a fondo di questi temi – ha continuato Ganau – in una riunione di tutti i presidenti delle Regioni autonome che si terrà il prossimo mese a Cagliari, da cui rilanceremo il confronto a tutto campo con lo Stato, per ribadire che la specialità rappresenta il perno centrale di un sistema differenziato e che, come Sardegna, non siamo disposti a fare nessun passo indietro sulle ragioni della nostra specialità».

«Vogliamo anzi – ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale – rilanciare la vertenza Sardegna aprendo una fase nuova, concentrando la nostra azione sul gap infrastrutturale, sulla questione energetica e sulle politiche identitarie e culturali: impegnarsi per affrontare e vincere questa sfida significa proprio dare il più alto significato ad una celebrazione come Sa Die, con cui vogliamo riaffermare la nostra unità di popolo».

In questa occasione, ha concluso il presidente, «sentiamo il dovere di riaffermare il diritto di scegliere liberamente il migliore utilizzo per il nostro territorio e di concentrare tutti i nostri sforzi per garantire alla Sardegna un futuro in cui non ci sia spazio per le scorie nucleari». «Su questi temi – ha aggiunto Ganau rivolto al presidente della Regione Pigliaru – ci sarà sempre l’unità e la compattezza di tutto il Consiglio».

Concluso il suo intervento, il presidente del Consiglio; Gianfranco Ganau, ha concesso la parole al consigliere Gianluigi Rubiu (Aps)  per l’illustrazione della mozione n.111, sulla contrarietà al progetto sulle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi.

Il capogruppo Rubiu ha ricordato, in apertura del suo intervento, il significato storico della festa di “Sa Die” e ha sottolineato che ricorre il 221° anniversario di una grande vittoria popolare. «La storia della negazione dei diritti dei sardi – ha spiegato l’esponente della minoranza – sembra ripetersi con il rischio delle scorie nell’Isola ed ha quindi auspicato un nuovo protagonismo della politica e della società sarda per scongiurare il rischio».

Il consigliere Rubiu ha quindi sottolineato che l’Isola è inserita tra le aree idonee per realizzare il deposito unico delle scorie radioattive prodotte in Italia ma ha anche dichiarato di avere fiducia nelle dichiarazioni rese di recente a Cagliari dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che ha assicurato che senza il consenso della popolazioni interessate non potrà realizzarsi alcun deposito nucleare.

L’onorevole di Aps ha inoltre ribadito i numeri delle scorie (90mila metri cubi) a cui si sommano i milioni di metri cubi di terreni inquinati nelle zone industriali e nelle aree minerarie dell’Isola e a cui si aggiungono i milioni di ettari vincolati dalle servitù e dai poligoni militari.

«Il deposito nucleare sarebbe una scelta scellerata – ha dichiarato Rubiu – che contrasta con le volontà espresse dai sardi nel referendum del maggio 2011. Risvegliamo l’orgoglio del popolo sardo e contrastiamo unitariamente qualunque ipotesi che veda la Sardegna deposito delle scorie radioattive».

Il coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci, ha illustrato all’Aula i contenuti della mozione n. 121 (sul rischio che la Sardegna sia scelta come deposito unico delle scorie nucleari italiane) ed ha espresso forti perplessità sulle recenti dichiarazioni del ministro dell’Ambiente in ordine al percorso “trasparente e partecipato” per l’individuazione del deposito unico per le scorie nucleari. «Non fosse altro – ha spiegato l’esponente della minoranza – perché l’intero procedimento adottato dal governo per l’individuazione del sito è caratterizzato da poca trasparenza ed è assai fumoso». «Credo sia risibile – ha proseguito l’ex governatore – l’affermazione che sarà un percorso partecipato perché tutto fa intendere che la decisione sul deposito per le scorie sarà un’altra decisione calata dall’alto». Cappellacci ha quindi domandato con tono polemico quale percorso può essere più partecipato di quello che ha portato i sardi a pronunciarsi contro il nucleare in un referendum popolare che ha visto il 97% dei sardi esprimersi contro all’ipotesi del nucleare nell’Isola. «La Sardegna ha già dato – ha spiegato il consigliere di Fi – abbiamo un’idea diversa dello sviluppo, vogliamo puntare sulla green economy, la cultura, la valorizzazione dell’ambiente, il turismo». Cappellacci ha in conclusione rivolto critiche alla Giunta per la risposta fornita ad una recente interrogazione del consigliere Marco Tedde sull’argomento: «Avete risposto con un copia e incolla dalle dichiarazioni rese in Aula quasi un anno fa dall’assessore degli Affari Generali, Demuro».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha illustrato all’Aula i contenuti della mozione n. 122 (sul rischio che la Sardegna possa essere individuata dal governo nazionale come sito per la realizzazione del Parco tecnologico contenente il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi). L’esponente della minoranza ha manifestato la volontà di scongiurare le polemiche e di dedicarsi esclusivamente alle celebrazioni di “Sa Die”. Dedoni ha quindi dichiarato piena condivisione per la decisione assunta dalla conferenza dei capigruppo e dal presidente del Consiglio per celebrare la festa del popolo sardo con la discussione delle mozioni sul tema delle scorie. Dedoni ha ricordato con enfasi la volontà espressa dai sardi col referendum del 2001 contro la realizzazione in Sardegna del deposito unico delle scorie nucleari. «Nessuno può permettersi di disattendere la volontà popolare per fare della Sardegna una pattumiera». Dedoni ha quindi espresso dubbi sul fatto che la Sardegna possa dirsi area a rischio sismico zero ed ha ricordato il sisma che nel 1948 interessò la città di Tempio in Gallura.

Ha quindi preso la parola il consigliere di Sel Luca Pizzuto per l’illustrazione della mozione n. 130 «sulla possibile scelta della Sardegna quale sito per il deposito unico delle scorie nucleari italiane».

«Poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa». Luca Pizzuto ha iniziato il suo intervento citando il celebre passo della Città Futura di Antonio Gramsci di cui ieri ricorreva l’anniversario della morte.

«Cito Gramsci, ha detto Pizzuto, perché oggi si discute di un tema che richiama il concetto focalizzato dal pensatore sardo nel suo scritto. Parlare di deposito di scorie nucleari può sembrare un argomento di natura ambientale e di salute pubblica, in realtà questo tema nasconde ben altri tipi di pericoli. Dietro c’è il ricatto di chi dice che la presenza di un deposito può creare lavoro, questa scelta ha similitudini profonde con quella per cui migliaia di cittadini salgono sui barconi per cercare speranza altrove».

Secondo Pizzuto, su temi come questi «si determina la vera applicazione della democrazia o invece si attua una forma di totalitarismo. Individuare in Sardegna un sito per il deposito di scorie nucleari senza il consenso del popolo sarebbe un atto totalitario. E’ un problema profondo e di cultura: come è possibile che il Governo decida senza il consenso delle popolazioni? Bisogna opporsi in modo strategico, serve l’impegno collettivo per rivendicare la sovranità in modo pratico, è necessario fare fronte comune per dare autorevolezza alle istituzioni che rappresentiamo».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al capogruppo del Pd Pietro Cocco per l’illustrazione dell’ultima mozione all’ordine del giorno, la n. 133, firmata da tutto il centrosinistra, «sulla contrarietà a ospitare nel territorio della Sardegna la sede del deposito nazionale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività».

«C’è un senso di forte preoccupazione per l’Isola e per i suoi abitanti – ha esordito Cocco – la discussione di queste mozioni nel giorno delle celebrazioni de “Sa Die” ha un valore fortemente simbolico». Cocco ha poi ricordato che la battaglia per l’autodeterminazione del popolo sardo è una battaglia storica del centrosinistra. «Continuiamo a farla, anche se oggi c’è un governo amico – ha detto il capogruppo del PD – la Sardegna ha già dato, sappiamo che facciamo parte di un progetto complessivo, ma siamo una regione a Statuto speciale, vogliamo decidere in casa nostra la programmazione del nostro futuro».

Cocco ha infine ricordato il prezzo altissimo pagato dalla Sardegna in termini di porzioni di territorio in uso alle forze armate. «La Sardegna cede 35mila ettari dati alle servitù militari, non ci si può chiedere di dare ancora. La nostra non è una battaglia di retroguardia, dobbiamo credere di più nella forza che il Consiglio può esprimere. Questa è l’occasione per ribadire il nostro diritto all’autodeterminazione».

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione generale sulle mozioni.

Mario Tendas (Pd)  ha ricordato come nella cacciata dei piemontesi del 1794 e la battaglia contro il deposito di scorie nucleari ci sia più di una similitudine: «Allora fu una festa di liberazione – ha detto Tendas – oggi nella contrarietà allo stoccaggio delle scorie radioattive riemerge la dignità e la fierezza del popolo sardo».

Tendas ha poi sottolineato che «sulla Sardegna grava il 60% delle servitù, l’Isola ospita i tre poligoni più grandi d’Europa e altre infrastrutture al servizio delle forze armate nazionali e internazionali. Anche questa è una partita aperta per la quale è necessario individuare misure di riequilibrio». Dal consigliere del Pd, infine, un invito a ribadire l’indicazione data dai sardi con il referendum del maggio 2011.

Secondo Augusto Cherchi (Partito dei Sardi), la celebrazione de “Sa Die de sa Sardigna” deve far nascere la consapevolezza che uno Stato sardo è possibile.

Cherchi ha espresso il timore che la procedura per l’individuazione del sito non sia trasparente «Cosa succede se si presenta qualche volontario? – ha chiesto Cherchi – se penso alla procedura adottata dalla Sogin le preoccupazioni crescono. L’amministratore delegato Casale parla di procedura partecipata. In Sardegna il popolo ha già espresso la sua netta contrarietà con un referendum, non è necessaria una nuova consultazione. Abbiamo in mente uno sviluppo diverso. Il nostro è un no fermo, convinto e deciso».

Per il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta «il popolo sardo vuole un modello di autodeterminazione più forte. L’indipendenza si può avere con uno Stato che batte moneta, oppure con una capacità di decidere sulle grandi questioni in casa propria. L’autonomia è fallita su tutta la linea: 35mila ettari di servitù (il 60% del totale delle servitù italiane), l’industrializzazione ha distrutto il nostro sistema economico, sono fallite le ferrovie e tutto il sistema dei trasporti, siamo stati traditi nella cultura: non c’è un testo che parli della nostra storia. Ora è necessario guardare al futuro partendo da chi rappresenta il popolo sardo. Il consiglio regionale deve farsi carico delle istanze dei cittadini e affermare il diritto di oltre 800mila sardi che hanno detto no alle scorie nucleari».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in apertura, ha espresso apprezzamento per l decisione del presidente del Consiglio «di approfittare della giornata di Sa Die per rafforzare significato della dignità e dell’impegno del Consiglio; oggi come allora vogliamo dire un No chiaro a qualcuno che pensa di utilizzare la Sardegna come pattumiera, al presidente del Consiglio dei Ministri, a qualche ministro e a qualche rappresentante distratto di questa Regione». «La Sardegna – ha sostenuto ancora Pittalis – si è già pronunciata con il referendum svoltosi nel 2011, unita come forse non è mai stata, vorremmo perciò che su questa vicenda non ci siano aperture di fiducia verso un Governo centrale che sta dimostrando di muoversi secondo interessi funzionali solo a logiche centraliste». «Abbiamo già vissuto – ha ricordato il consigliere di Forza Italia – lo sbarco dei rifiuti campani quando nonostante ripetute assicurazioni e promesse ci siamo trovati la sorpresa dentro casa ed oggi non ci faremo sorprendere; ben venga quindi l’ordine del giorno di sintesi ma non vorremmo che, come accaduto per le servitù militari, ritrovarsi con le scorie in Sardegna, è necessario dunque che il presidente Pigliaru difenda da protagonista gli interessi della Sardegna che è fermamente contraria a questa ipotesi».

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona franca) ha manifestato il suo plauso al presidente Ganau per associare l’occasione storica ad una vicenda attuale e centrale per il futuro del nostro popolo; allora i Sardi dimostrarono il coraggio di ribellarsi ad un invasore decidendo di cacciarlo ed occorre chiedersi se i sardi avessero ancora l’orgoglio di cacciare il governo italiano se decidesse di collocare le scorie nucleari in Sardegna senza ascoltare il popolo. «Questa posizione – ha affermato – va stimolata e conquistata, noi ci candidiamo come piattaforma culturale del Mediterraneo, per svolgervi un ruolo economico e di unione fra i popoli dell’area; questo è il futuro che immaginiamo e vogliamo per i nostri figli». «Queste – ha proseguito Fenu – non devono essere battaglie di parte; col referendum i sardi hanno rafforzato la posizione del presidente di allora, oggi i sardi devono fare altrettanto, sostenendo le giuste ragioni dell’autodeterminazione dell’Isola».

La consigliera Anna Maria Busia (Centro democratico), dopo aver ringraziato il presidente Ganau per aver portato all’attenzione dell’Aula una riflessione storica che proietta i suoi effetti sull’attualità, ha affermato che il problema delle scorie riguarda non solo i sardi ma tutta la comunità nazionale. «Infatti – ha osservato – ci sono troppe ombra sulle procedure di smaltimento delle scorie, gestite dalla Sogin in maniera poco trasparente; è importante quindi far sentire la voce della Sardegna anche su questo punto, perché è vero che il 2 gennaio scorso è stata consegnata la mappa dei siti idonei e che si conoscono i territorio potenzialmente idonei, però si è deciso di rinviare tutte le procedure perché di mezzo ci sono le elezioni regionali e qui sta la mancanza di trasparenza». Il presidente Pigliaru, secondo la Busia, «deve sicuramente ribadire quanto è già chiaro, cioè che occorre la condivisione, ma anche sottolineare l’obbligo di eliminare ogni opacità nel comportamento di una società come Sogin, interamente dello Stato».

Il presidente della Regione Francesco Pigliaru, illustrando la posizione della Giunta e ribadendo la ferma contrarietà della Sardegna ad accogliere sul suo territorio le scorie nucleari, ha affermato che il dibattito del Consiglio sul problema delle scorie attribuisce un particolare spessore istituzionale alle celebrazioni di Sa Die, perché «assumersi con coraggio le proprie responsabilità è stata ed è la scelta del governo regionale che richiede con forza a tutti i livelli di governo la partecipazione alle decisioni che ci riguardano». «Oggi – ha sostenuto – siamo chiamati ad attuare questo principio così come facciamo in tutte le questioni aperte con lo Stato, attraverso una leale collaborazione che ha consentito di raggiungere risultati: sulla vertenza entrate abbiamo ottenuto risorse rilevanti, su altri temi proseguiamo il confronto ed il dialogo mostrando lo stesso coraggio che oggi celebriamo». «Il confronto – ha poi precisato il presidente della Regione – proseguirà anche sulle servitù militari, con l’obiettivo di riequilibrare una presenza certamente eccessiva rispetto ad altre Regioni; per queste ragioni abbiamo negato la firma dell’intesa nel giugno scorso, attivando tavoli negoziali finalizzati ad una dismissione progressiva ed introducendo misure di mitigazione come quelle antincendio ma anche trasparenza, consapevoli che è ancora pochissimo rispetto a ciò che rivendichiamo». «Vogliamo disporre del nostro territorio e di un territorio sano –  ha aggiunto Pigliaru – perché la nostra ricchezza è il nostro ambiente e in questo quadro è chiaro che l’imposizione del deposito delle scorie nucleari in Sardegna sarebbe una nuova servitù; in attesa del riequilibrio delle servitù militari non ci può essere dunque nessuno spazio per questa ipotesi, non ci sono compensazioni che tengano perché il nostro patrimonio ambientale e naturale dovrà essere il volano del nostro sviluppo, non ne facciamo solo una questione economica perché abbiamo imparato a dare valore al paesaggio e per noi ci sono cose non negoziabili». «Il ministro dell’Ambiente – ha ricordato il presidente Pigliaru – conosce bene la nostra posizione, egli stesso ha parlato di trasparenza e condivisione e noi vogliamo crederci, tenendo presente però che il 97% dei sardi si è già espresso con un referendum e che la Sardegna, Regione generosa che più di tutti ha partecipato alla difesa nazionale, vuole ridurre i gravami sul suo territorio nell’arco della legislatura e non ne può accettare altri: come 221 anni fa dimostreremo lo stesso coraggio facendo per intero la nostra parte».

Il segretario d’Aula, Daniela Forma (Pd), ha dato lettura dell’ordine del giorno unitario, sottoscritto da tutti i capigruppo del Consiglio «sulla totale indisponibilità alla dislocazione nel territorio della Sardegna la sede del deposito nazionale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività».

Il documento si conclude con l’impegno per il presidente della Regione.

«a) a proseguire nell’azione intrapresa ponendo in essere tutte le azioni istituzionali, ed eventualmente anche amministrative e giudiziarie, che verranno ritenute opportune e necessarie per avviare un confronto con il Governo affinché sia rispettata la volontà sovranamente espressa dal popolo sardo in occasione del referendum consultivo del maggio 2011, di non volere nel proprio territorio installazioni di depositi e stoccaggio di scorie nucleari, evitando, pertanto, che la Sardegna venga individuata quale sede idonea ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi;

b) a promuovere un’azione congiunta con i parlamentari sardi per scongiurare il pericolo della costruzione del deposito unico delle scorie nucleari in Sardegna;

c) a difendere in ogni sede e ambito la specialità dell’Isola, così come stabilito e riconosciuto nello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna».

Il consigliere di Area popolare sarda (Aps), Giorgio Oppi, ha dichiarato il voto di astensione perché – a suo giudizio – l’impegno contenuto nell’ordine del giorno deve essere rivolto a tutte le forze politiche presenti in Consiglio e a tutti i consiglieri prima ancora che al presidente della Giunta.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarata aperta la votazione sull’ordine del giorno unitario (Cocco Pietro e più) ed ha conclusione dello scrutinio palese elettronico ne ha proclamato l’approvazione con 47 voti favorevoli su 47 votanti e 49 presenti in Aula.

Il presidente del Consiglio Ganau ha annunciato il secondo punto all’ordine dei lavori dell’Aula, riguardante la nomina di tre componenti la Consulta dell’emigrazione.

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini, ha quindi chiesto e ottenuto la parola sull’ordine dei lavori ed ha chiesto conferma al presidente del Consiglio riguardo l’indisponibilità dei capogruppo della minoranza a procedere con la discussione e l’approvazione della proposta di legge n. 126 (Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 maggio 2013, n. 12 “Norme per la formazione specialistica medica, medico-veterinaria e non medica dell’area sanitaria”). «Se così fosse – ha concluso l’esponente del centrosinistra – sarà chiaro a tutti chi non ci dà la possibilità di salvaguardare i diritti degli studenti sardi». Il capogruppo Desini ha quindi annunciato la volontà di abbandonare l’Aula in segno di protesta.

Il presidente del Consiglio Ganau ha sottolineato che per quanto attiene l’inserimento dei punti aggiuntivi all’ordine del giorno dell’Aula è necessario che si convenga unitariamente sulla loro iscrizione all’ordine dei lavori.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo proprio sull’ordine dei lavori, ha replicato con fermezza a quanto affermato dal consigliere Desini ed ha ricordato che il provvedimento in questione è stato esitato all’unanimità nella Sesta commissione nella riunione del 23 aprile 2015 e la prevista relazione è pervenuta soltanto ieri (27 aprile 2015). «Alcuni gruppi – ha spiegato Pittalis – hanno chiesto il tempo necessario per compiere alcune valutazioni così da confermare il favore espresso sai componenti la Sesta commissione».

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola al capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, che non ha iniziato il suo intervento per le proteste del consigliere Desini.

Il presidente Ganau ha quindi invitato il capogruppo del Centro democratico a consentire il regolare svolgimento dei lavori ma l’onorevole Desini ha proseguito nella protesta e così dopo due richiami formali da parte del presidente del Consiglio è stato espulso dall’Aula. 

Il capogruppo Psd’Az, Angelo Carta ha quindi rinunciato all’intervento e il presidente del Consiglio ha annunciato la discussione dell’ordine del giorno che ai sensi dell’articolo 25 della legge regionale 15 gennaio 1991, n. 7, stabilisce la nomina, su proposta della Giunta, di tre esperti in materia di emigrazione nella consulta regionale dell’emigrazione. Nel documento si propongono al voto dell’Aula  Carlo Manca, Francesco Angelo Siddi e Elio Turis.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha annunciato l’astensione dei gruppi della minoranza perché – così ha spiegato – si tratta solo di rettificare una decisione assunta dalla Giunta e perché il provvedimento è arrivato all’attenzione dell’Aula pochi minuti prima della messa in votazione in Consiglio.  

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato che tra gli indicati dalla Giunta come componenti la consulta per l’emigrazione non figura alcuna donna ed ha quindi invitato il presidente della Giunta a ritirare il provvedimento ed a modificarlo così da rispettare il principio della parità di genere e delle pari opportunità.  

L’assessore del Lavoro, Virginia Mura, nel ribadire che la Giunta «ha a cuore» la parità di genere ha affermato che i tre componenti indicati nella deliberazione n. 45/5 dell’11 novembre 2015 andranno a far parte di organismo in cui sono presenti numerose donne.

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha ribadito l’invito alla Giunta a modificare le indicazione contenute nell’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente del Consiglio, ha prontamente accordato.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha messo in votazione il documento n. 5 che è stato approvato dall’Aula: Carlo Manca, Francesco Angelo Siddi e Elio Turis saranno i tre rappresentanti del Consiglio regionale in seno alla consulta dell’emigrazione.

Chiusa la votazione, il presidente ha dichiarato chiusi i lavori. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

Il capogruppo regionale di Area Popolare Gianluigi Rubiu ha presentato una mozione sulla crisi delle industrie nell’Isola. L’elenco delle aziende in difficoltà è lunghissimo: «Ci ritroviamo quasi intrappolati in un enorme incubo, stretti in una morsa fra la rabbia per la situazione odierna e la paura per la mancanza di futuro. La crisi economica ha infatti mostrato i suoi effetti peggiori proprio sul nostro territorio, con diverse aree che sono diventate ormai dei cimiteri industriali – evidenzia Rubiu -. Secondo gli ultimi dati delle associazioni di categoria, la Sardegna avrebbe perso, dall’inizio della crisi, 5.305 aziende. Solo nell’ultimo anno il saldo negativo registra la cessazione di 1.088 imprese, che corrisponde a 1.584 iscrizioni contro 2.672 cancellazioni. Una situazione pesantissima».

«E’ un vero e proprio dramma sociale, che ha causato la perdita di migliaia di posti di lavoro – aggiunge il capogruppo in Consiglio regionale di Area Popolare -. Da Porto Torres al Sulcis sino a Villacidro e Ottana si assiste ormai ad uno scenario di devastazione industriale, con fabbriche deserte e tanta cassa integrazione. Si presume ci siano i presupposti perché molte filiere possono essere rilanciate. Buona parte della storia dell’industria sarda si rispecchia in quella del settore estrattivo e successivamente in quella della chimica e della metallurgia. Il Sulcis Iglesiente subisce ancora oggi i contraccolpi di una crisi che appare senza via d’uscita, a cominciare dal polo dell’alluminio.»

Un’Isola smontata, pezzo dopo pezzo, senza che si trovi una speranza per il futuro dei senza lavoro. «Per questo occorre una vertenza con lo Stato – conclude Gianluigi Rubiu -. La Regione deve diventare protagonista di una riscossa perché si possa avere un cambio di marcia dei settori produttivi della nostra economia. Solo così si riuscirà a recuperare la competitività ed a ridare ottimismo ai giovani in cerca di occupazione».

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Un processo di de-industrializzazione che sta portando alla desertificazione del tessuto produttivo, con le fabbriche che chiudono e gli operai che perdono il posto di lavoro. La punta dell’iceberg è diventato il territorio del Sulcis Iglesiente, con l’epilogo degli stabilimenti industriali e la fine dell’epopea mineraria che per anni hanno contrassegnato l’area. Un declino inesorabile con un dramma senza fine che si trascina da tempo per un pezzo di terra segnato da un destino beffardo. Non solo il sogno della grande industria che si è spezzato, ma anche la devastazione dell’agricoltura ormai messa in ginocchio dall’inquinamento.

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare Sarda, sollecita una scossa per arginare la crisi galoppante del territorio e con una mozione auspica un Consiglio regionale permanente per discutere dell’emergenza che ha investito il Sulcis Iglesiente: «Il Sulcis Iglesiente subisce ancora oggi i contraccolpi di una crisi che appare senza via d’uscita, a cominciare dal polo dell’alluminio. Si va dalla situazione della Portovesme Srl, con l’assegnazione degli ammortizzatori sociali a circa 700 lavoratori diretti – sottolinea Gianluigi Rubiu – alla vertenza degli operai dell’ex Ila di Portovesme. Un gruppo di lavoratori sta trascorrendo da tempo le notti in tenda, in attesa di avere risposte dalla politica sul proprio futuro, legato, come altre fabbriche del Sulcis, al costo dell’energia. Attualmente si tratta di 156 lavoratori che si trovano in mobilità: per 30 di loro è già scaduto il sussidio. Mentre per altri 90 scadrà a giugno».

Le miniere dismesse e gli stabilimenti ormai vuoti sono ferite che ancora bruciano in un’area dai tassi di disoccupazione altissimi.

«Altro esempio del declino i lavoratori della ex Rockwool che sono arrivati a scene di protesta eclatanti, asserragliandosi nella galleria Villamarina della miniera di piombo e zinco di Monteponi a Iglesias. Gli operai sono finiti in cassa integrazione dal 2010, ma  si sono ritrovati anche senza l’assegnazione di un minimo di sostegno economico. Senza poi tralasciare i casi della Otefal, Eurallumina e Igea, diventate ormai le scatole vuote di un sogno spezzato – conclude Rubiu -. La Regione appare inattiva sulle emergenze di questa fetta di territorio, con molte famiglie finite nel circolo delle nuove povertà a causa della mancanza di reddito. E’ necessario aprire un nuovo capitolo per porre fine a questo stato di decadenza.»

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La nuova legge sull’edilizia spacca ancora il Consiglio regionale, il centrodestra conferma le critiche ed annuncia iniziative di mobilitazione. Il giorno dopo l’approvazione in Aula del disegno di legge 130, il cosiddetto nuovo Piano Casa, i gruppi della minoranza ribadiscono le critiche, a sostegno del «malcontento dei sardi verso un provvedimento che non semplifica le procedure e non migliora il patrimonio edilizio«.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha rimarcato le distanze tra il piano casa (varato nella scorsa legislatura) e la legge edilizia approvata ieri in Consiglio con i soli voti del centrosinistra ed ha definito “un inganno” il tentativo della maggioranza di voler rimandare le decisioni in materia all’approvazione di una nuova legge urbanistica. «Sull’urbanistica, come per la sanità e gli enti locali – ha proseguito Pittalis – la Giunta e la maggioranza annunciano riforme senza che si traducano poi in atti concreti». «La verità – ha concluso il capogruppo di Fi – è che con la legge edilizia si ritorna indietro ai tempi di Soru; agli editti che si applicano ai comuni mortali; ai contenziosi milionari come quello per Tuvixeddu e al potere discrezionale della giunta con le intese coi privati».

«Le riforme annunciate dal centrosinistra – ha attaccato il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni – sono rappresentate da un articolo che in due righe abroga la legge sul golf, mortificando così il Consiglio regionale e le opportunità che ne derivavano al comparto dell’edilizia e del turismo».

«La legge approvata ieri dal centrosinistra – ha incalzato il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu – è inutile e superata: lo affermano tutte le organizzazioni di categoria e lo dimostrano le norme contenute nel “Milleproroghe” che a livello nazionale semplificano per davvero norme e procedure in materia edilizia». A giudizio di Rubiu la legge edilizia “sarà impugnata dal governo” e sarà sottoposta presto a nuove modifiche in Consiglio regionale.

Per il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, l’approvazione del provvedimento non ha rafforzato la maggioranza che anzi – così ha affermato il consigliere dei sardisti – ha registrato la presa di distanze di alcuni capogruppo del centrosinistra in sede di dichiarazione finale del voto. «Gli stessi esponenti del centrosinistra – ha spiegato Carta – hanno riconosciuto che il provvedimento non era urgente e c’è chi si è spinto ad affermare che meglio sarebbe stato procedere con la proroga del piano casa e impegnare il Consiglio sulle riforme attese dai sardi». Il capogruppo dei Quattro Mori ha quindi espresso perplessità sull’annunciata riforma degli Enti locali, paventando il rischio che sulla concretezza prevalga quella “furia ideologica” che ha caratterizzato l’iter del Dl 130 e si vari così una “riforma degli Enti Locali in stile vecchio Urss».

«Le scelte ideologiche – ha aggiunto Paolo Truzzu (Sardegna-FdI) – hanno fatto sì che quella approvata ieri in Consiglio possa definirsi una legge contro l’edilizia e non già un provvedimento per l’edilizia». L’esponente di Fratelli d’Italia ha quindi ricordato che ad un anno dal suo insediamento al governo della Regione, le leggi approvate dal centrosinistra “non hanno prodotto alcun risultato mentre crescono le difficoltà dei sardi. «Se questi sono i risultati dei tecnici – ha concluso Truzzu – si ritorni alla politica.»

«I pochi risultati che eventualmente arriveranno con la nuova legge edilizia sono ascrivibili all’impegno delle forze della minoranza che hanno lavorato per più di un mese di Consiglio per tentare di migliorare un provvedimento inadeguato e dannoso». E’ questo il giudizio espresso dal consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, che ha rimarcato come l’iniziativa del centrodestra non abbia mai riguardato possibili intendimenti speculativi.

«La nuova legge edilizia non semplifica e non migliora alcunché e conferma che al centrosinistra manca una visione organica dell’urbanistica in Sardegna». Così il vice presidente del Consiglio, Antonello Peru (Fi), ha marcato le distanze con il provvedimento varato dal centrosinistra e che, a giudizio dell’esponente di Forza Italia, crea disparità tra i diversi territori e elimina gli incentivi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare dell’Isola. Peru ha quindi rivolto pesanti critiche alla decisione della maggioranza di cancellare la legge sul golf: «Di fatto si impedisce la realizzazione di strutture e servizi indispensabili per attrarre in Sardegna un mercato turistico che solo in Andalusia conta 8 milioni di turisti in bassa stagione».

«La maggioranza si assuma la responsabilità politica delle scelte fatte con la legge sull’edilizia» – ha dichiarato il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa – perché alla Sardegna serviva una grande legge che semplificasse norme e procedure, il cui proliferare incentiva invece l’abusivismo e allenta le tutele». Cossa ha definito la norma varata ieri dal Consiglio «non più migliorabile e ricca di norme contraddittorie e illogiche che contribuiscono a delineare un quadro normativo devastante».

Proprio sulle difficoltà applicative e interpretative della norma ha posto l’accento la consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, che ha denunciato il concreto rischio di un aumento dei contenziosi. «In particolare per ciò che riguarda le zone “F” – ha dichiarato Zedda – dove, col voto segreto siamo riusciti a introdurre l’incremento volumetrico ma per le quali non è stato definito in legge la misura dell’incremento stesso».

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A poche ore dall’approvazione definitiva in Aula, non si placano le polemiche sul nuovo Piano Casa tra maggioranza e opposizione.

Il Centrosinistra presente in Consiglio regionale ha indetto una conferenza stampa per domani 16 aprile, alle ore 11.00, nella Sala al piano terra, in via Roma 25, per illustrare i contenuti della stessa.

Una bocciatura netta del nuovo Piano Casa arriva da Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare Sarda, secondo il quale «l’aumento dell’indice per le costruzioni nelle campagne rischia di soffocare l’economia agricola». L’esecutivo ha infatti portato a tre ettari il lotto minimo indispensabile per la realizzazione di edifici nelle zone rurali. La proposta di Rubiu non è stata approvata: «Ho avanzato la diminuzione sino a un ettaro, ma si è scelta un’altra strada. Senza poi dimenticare che è stato prospettato di inserire nella legge il concetto di redditività aziendale e agricoltore attivo, già utilizzati da quest’anno nella Politica agricola comune dell’Unione Europea. E’ un atto che, di fatto, schiaccia le esigenze del mondo delle campagne, mettendo un freno alle possibilità di sviluppo di uno dei settori trainanti dell’economia isolana. Questa legge – conclude Rubiu – rischia di ingessare il comparto dell’edilizia, vista la giungla di autorizzazioni e dinieghi previsti dal provvedimento, limitando così ogni possibilità di ripresa del settore». 

Un’altra stroncatura della nuova legge arriva da Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi.

«La drammatica sofferenze economica della Sardegna – afferma Michele Cossa – avrebbe richiesto semplicemente una cosa: semplificare e rendere più chiare le norme. La legge approvata oggi dal consiglio è inutile e dannosa: inutile perché scimmiotta (male) le norme del testo unico nazionale, dannosa perché complica ulteriormente un apparato normativo già infernale per conto suo. Per di più vengono introdotti automatismi nelle denunce all’autorità giudiziaria che metteranno nei guai moltissimi cittadini, anche per questioni facilmente risolvibili per via amministrativa. Come pensiamo di creare sviluppo economico e lavoro legiferando in modo così barbaro? Se i cittadini sono ostili nei confronti della Regione uno dei motivi è che anziché essere più avanti rispetto allo Stato, l’amministrazione sarda si ostina a replicare – male – quello che lo Stato fa già. Se questo è il modo in cui vogliamo esercitare la sinistra autonomia – conclude Cossa -, meglio rinunciarci.»

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I consiglieri della coalizione di centrodestra in Consiglio regionale sollecitano l’attivazione di un cordone sanitario per proteggere i patrimoni olivicolo e vitivinicolo della Sardegna dal batterio Xylella e l’immediata discussione della mozione 134 (Rubiu e più) sul «piano che miri alla prevenzione e alla salvaguardia del patrimonio olivicolo della Sardegna che rischia di essere colpito dal batterio della xylella fastidiosa, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio». «La situazione è gravissima: se arrivasse in Sardegna il batterio xylella fastidiosa verrebbero distrutti i patrimoni olivicolo e vitivinicolo mettendo l’Isola in ginocchio».

«La xylella – ha affermato il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni – ha già creato un enorme danno all’agricoltura della Puglia, bisogna agire tempestivamente per evitare che sbarchi nell’Isola, come hanno fatto i vettori patogeni della peste suina, della blue tongue, del punteruolo rosso e della tuta absoluta dei pomodori. La maggioranza, circa un mese fa, ha bocciato una nostra proposta di legge in commissione Salute». Per Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area popolare sarda, è fondamentale costruire un cordone sanitario in entrata che preveda  punti di controllo in tutti i porti e gli aeroporti della Sardegna. Rubiu ha ricordato che «la xylella è stata individuata per la prima volta intorno agli anni ’40 nell’America centrale e in particolare in Brasile ed è arrivata in Italia nel 2013. Il batterio non colpisce soltanto le olive, ma anche la vite, le mandorle, le querce e l’erba medica». D’accordo anche il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ex assessore dell’Agricoltura: «Nel Psr non sono state previste risorse per eventuali risarcimenti, perché non si potrebbe ammettere con l’Europa di non aver eseguito i controlli appropriati. La Regione deve intervenire con controlli in entrata delle merci, istituendo un vero e proprio servizio Fitosanitario all’interno dell’agenzia Laore». Per la minoranza non occuparsi subito di questa emergenza vuol dire condannare l’economia della Sardegna.

La mozione presentata impegna il presidente della Regione, il presidente del Consiglio regionale, gli assessori dell’Agricoltura e dell’igiene e sanità «a convocare immediatamente un tavolo di confronto con gli assessorati competenti e le associazioni di categoria per informarle dell’emergenza e delle misure di prevenzione atte a evitare la propagazione del fenomeno in Sardegna; a predispone in tempi certi degli opuscoli informativi e dei manuali operativi per individuare e riconoscere i primi fenomeni della malattia; a monitorare tutte le coltivazioni sarde, isolando il rischio di propagazione del virus e segnalando immediatamente i rischi per le coltivazioni; a istituire un cordone sanitario in tutti i porti della Sardegna per monitorare e controllare tutti gli ulivi da reddito e ornamentali in arrivo in Sardegna, che potrebbero essere veicolo di propagazione e contagio dell’agente patogeno trasmesso tramite un insetto; inoltre, a sensibilizzare e informare il mondo rurale sugli strumenti di lotta per il contenimento del batterio».

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Attraverso la visita in Sardegna di una delegazione proveniente dalla Corsica sono state gettate le basi per “conquistare” la zona franca. Una piattaforma di grande importanza per riaffermare anche il principio di insularità, costringendo l’Unione Europea al riconoscimento di una fiscalità di compensazione. Si tratta di una svolta storica per Modesto Fenu (capogruppo di Sardegna Zona Franca).

«Ecco perché la giornata di oggi – ha sottolineato durante la conferenza stampa – rappresenta un tassello importante per aprire una nuova fase di concertazione con la comunità europea. Si tratta solo di un primo passo. Il consiglio regionale ha già approvato la costituzione di una commissione per la zona franca, che è un patrimonio di tutti i sardi. Ora questa alleanza con la Corsica ci pone davanti ad una nuova sfida.»

L’incontro con il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau, tenutosi ieri sera, è stato solo il preludio di una nuova scommessa. Il sindaco di Bastia Gilles Simeoni ha invitato il numero uno dell’assemblea isolana in Corsica per dare un seguito a questo percorso intrapreso. Gian Felice Acquaviva, rappresentante dei Comuni montani ed esponente del partito Femu a Corsica, ha tracciato l’orizzonte: «L’unione con la Sardegna ci consentirà di aprire la strada verso nuove opportunità per ridare slancio all’economia delle due Isole. In questo summit abbiamo discusso di trasporti, turismo, cultura e identità. Occorre un piano d’azione strutturale per approdare ad una zona franca che delinei nuovi scenari di competitività».

Diunisu Luciani (esponente del consiglio economico e sociale corso) ha tratteggiato la linea: «Sardegna e Corsica sono due nazioni senza Stato che vivono le medesime problematiche». Alla conferenza stampa hanno partecipato i capigruppo del consiglio regionale. Daniele Cocco (Sel): «Siamo ormai ad un crocevia decisivo. La sinergia con la Corsica permetterà di tradurre le parole in fatti, con il decollo di nuove occasioni di sviluppo». Gianluigi Rubiu (Area Popolare): «L’insularità potrebbe diventare non più un danno economico, ma un vantaggio. Abbiamo da portare una battaglia su diversi punti con la vicina Corsica». Efisio Arbau (Sardegna Vera) è andato oltre: «Si proponga da subito un’assemblea unitaria con i due parlamenti sardo e corso, per dare un’accelerata alla zona franca». Roberto Desini (Centro Democratico) ha auspicato «che possa essere solo l’inizio di un percorso comune per vincere la sfida del futuro». Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha abbozzato: «La zona franca come il primo gradino che consenta alle due isole di diventare protagoniste nel Mediterraneo». Per Alessandra Zedda (Forza Italia): «Ci sono tutti i parametri per approdare ad una zona franca come possibile attrattore di sviluppo e nuovi investimenti». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Edoardo Tocco: «Vista la morfologia e la vicinanza strategica con la Corsica sarebbe auspicabile una battaglia unitaria per colmare gli handicap strutturali».