18 December, 2024
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Consiglio regionale 3 copia

Chiusa ieri la discussione generale sul D.L 111 “Assestamento alla manovra finanziaria per gli anni 2014-2016”, il Consiglio esamina oggi l’articolato del disegno di legge approvato dalla Giunta. Subito dopo le formalità di rito, il presidente Gianfranco Ganau ha dato la parola al primo iscritto a parlare, il consigliere di Forza Italia Marco Tedde.

Secondo l’esponente azzurro, l’assestamento di bilancio arriva in un momento difficile per l’Isola, alle prese con crisi epocale, aggravata dai problemi nei collegamenti aerei e marittimi e dal gap infrastrutturale. «Nel provvedimento ci sono scelte obbligate – ha detto Tedde – comprendiamo le difficoltà della Giunta ma non possiamo non rilevare un neo: la necessità di contribuire al bonus da 80 euro che Renzi ha concesso agli italiani. Il bonus ha fatto ottenere ottimi risultati elettorali al premier ma comporterà un deficit per le casse dello Stato di 6,7 miliardi di euro per quest’anno e  di 10 miliardi per il 2015».

Tedde ha poi puntato l’indice contro l’azione dell’esecutivo regionale che «in sette mesi non è riuscito a spendere risorse ma è stato impegnato in trattative estenuanti con il Governo Nazionale». «Di fatto – secondo il consigliere della minoranza – la Giunta ha firmato la resa nei confronti dello Stato: la prova è il famigerato decreto del 16 settembre sulle riserve erariali che comporterà un mancato introito di 130 milioni di euro per le casse regionali». L’aspetto più negativo dell’assestamento in discussione è però un altro: «L’impresa è scomparsa dai programmi della Giunta Pigliaru – ha concluso Tedde – i tagli più pesanti riguardano l’economia e il lavoro (circa il 22%). Le difficoltà economiche si stanno trasformando in disagio sociale».

Mario Floris (Uds) ha definito “singolare” l’enfasi con la quale la Giunta ha presentato il Dl di assestamento di bilancio. «Si tratta di un intervento di poco più di 216 milioni di euro – ha detto Floris – ciò che colpisce è piuttosto la linea adottata dall’esecutivo che non  coglie le istanze provenienti da tutte le componenti della società sarda». Il decano del Consiglio regionale ha citato in Aula la preoccupazione manifestata dalla Quinta Commissione per la scelta di tagliare gli incentivi alle imprese artigiane e commerciali. «E’ un segnale allarmante – ha aggiunto Floris – così come la decisione di tagliare gli stanziamenti per i “cantieri verdi”, unico sbocco per i disoccupati dei piccoli Comuni». Floris ha poi denunciato l’incremento degli stanziamenti per le spese di funzionamento della Giunta (+500mila euro) e per quelle di rappresentanza (+600mila euro). Dal leader dell’Uds, infine, un attacco alla “debole” azione della Giunta nei confronti del Governo: «Paci ha annunciato che al bilancio 2014 mancheranno 130 milioni di euro per le riduzioni delle entrate erariali. A questo si aggiunge il concorso della Regione alla riduzione del deficit statale (550 milioni di euro) e la copertura del debito della sanità (110 milioni). Serve un nuovo patto con lo Stato e un’azione più forte della Giunta per rilanciare i temi dell’insularità e della zona franca». 

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha invocato “un’operazione verità” sui conti della Regione. L’ex assessore al Bilancio della Giunta di Ugo Cappellacci, ha invitato l’attuale esecutivo ad assumersi le proprie responsabilità sulle scelte effettuate. «Ognuno di noi quando è andato a governare ha ereditato situazioni problematiche e ha provato a risolverle secondo la propria capacità e coscienza politica. Comprendiamo che alcune decisioni sono obbligate ma in ogni caso ognuno si deve assumere la responsabilità delle scelte».

Zedda è poi tornata sugli 80 euro deliberati dal Governo Renzi a favore dei redditi bassi. «Operazione – ha affermato l’esponente dell’opposizione – che costerà 65 milioni di euro alle casse regionali». Dubbi anche sui 103 milioni di euro per sanare il deficit della sanità: «Quanti serviranno per gli ammortamenti “non sterilizzati” e quanti per i debiti commerciali? – si è chiesta Zedda – questo non è ancora chiaro». Un accenno, infine al Fondo Unico per gli enti locali («Bene l’incremento di 35 milioni di euro, meglio sarebbe stato arrivare a 49 milioni») e al fondo di perenzione («la cifra indicata non è significativa, occorre verificare meglio le somme».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha annunciato un emendamento all’art. 1 a costo zero che tende a superare un contrasto normativo in materia di cultura fra due leggi regionali. L’Ente Concerti Marialisa De Carolis di Sassari così come altre realtà del settore, ha spiegato Demontis, «è rimasto vittima di un corto circuito fra diverse leggi regionali che, da una parte, vincolavano la possibilità di ottenere finanziamenti alla definizione della programmazione strategica del Consiglio regionale e, dall’altra, il Consiglio regionale che dal 2008 non ha approvato la sua programmazione strategica», di fatto impedendo a molte realtà di operare. La proposta di Demontis, quindi, «consiste nelle possibilità che nelle more della nuova programmazione possano essere finanziate le diverse attività, con particolare riferimento al De Carolis di Sassari che, forte di una antichissima tradizione, dispone di due teatri, il Politeama ed il nuovo Auditorium, strutture che grazie alla stagione lirica potrebbero generare anche un interessante indotto economico».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha ricordato in apertura «i quaderni delle libertà del professor Paolo Maninchedda caratterizzati da grandi contenuti per il rilancio dell’autonomia, mentre invece siamo ancora qui a discutere di sudditanza rispetto al governo centrale e alle sue politiche, che comportano ulteriori sacrifici per le Regioni». L’assestamento, ha sottolineato, «arriva in aula in un clima non troppo sereno per l’insofferenza di qualcuno al dibattito democratico, ma non abbiamo nemmeno i testi delle modifiche proposte dalla Giunta in commissione e andiamo al buio». Sul piano generale, Locci ha osservato che «si tenta di intervenire su settori che non meriterebbero neanche un euro a favore di enti non virtuosi che non fanno nemmeno parte della Regione; secondo noi si poteva avere uno scatto di orgoglio e impegnare risorse per motivi diversi evitando regalie immeritate, bisognava puntare sul lavoro e giovani, categorie verso le quali questa Regione non vuole guardare, al di là delle solite prediche sul cambio di passo».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd), riprendendo l’osservazione di un autorevole funzionario della Regione che rilevava l’irritualità di un relatore di maggioranza che non intervene sull’assestamento, ha detto di condividere il rilievo. «In realtà – ha aggiunto – il mio intento era quello di dare un segnale di accelerazione, perché c’è la necessità di fare velocemente e c’è anche poco da discutere, tralasciando le polemiche inutili». Nessuno, ha precisato, «avrebbe voluto questa manovra, men che meno la Giunta, la maggioranza e i sardi, è una strada obbligata per dare copertura al fondo perenzioni per pagare i debiti con le imprese, al fondo per i Comuni per garantire i servizi essenziali, al sistema sanitario, anche qui, per pagare debiti e appalti, oltre al taglio che deriva dallo Stato». Il resto, per Sabatini, «è insignificante, è chiaro che ci devono essere tagli per 216 milioni, esattamente come è stato fatto nella legislatura precedente proprio per ripianare nel 2013 i debiti delle Asl». Anche allora, ha concluso il consigliere del Pd, «si è tagliato su programmazione negoziata, politiche attive del lavoro, trasferimenti ai comuni, biblioteche, lingua sarda, sistema idrogeologico, protezione ambientale, aree urbane, piani urbanistici, volontariato, disabilità, famiglia, sport, cinema, categorie produttive e tanto altro: i tagli sono gli stessi, il vero banco di prova per il quale auspichiamo un metodo collaborativo con l’opposizione sarà la Finanziaria».

Il presidente ha dato, poi, la parola al consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, per il quale dare sempre le colpe a chi ha governato precedentemente è puerile. «Anziché essere propositivi ci si scaglia contro gli altri». Per Cherchi: «E’ una manovra che non dà respiro all’economia della Sardegna» e ha ricordato che i 35 milioni di euro per il Fondo unico non erano stati stanziati perché era in corso la trattativa con lo Stato per ottenere più risorse. «Sull’articolo 1 ci siano alcune considerazioni positive ma che non danno risposte come i sardi si attendono». E ha aggiunto: «Non si deve però tagliare in modo indiscriminato, in particolare serviva più attenzione verso il sistema agricolo». Cherchi ha poi concluso: «Dimentichiamoci del passato e ragioniamo sul futuro».

«Accolgo l’invito del presidente Sabatini e, per primo, avrei avuto il piacere di affrontare in maniera più serena la discussione sull’assestamento – ha affermato il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu – se non siamo arrivati a una soluzione è perché la logica è quella dei blitz e della prevaricazione della maggioranza nei confronti dell’opposizione». E ha aggiunto: «Noi vogliamo dare soltanto il nostro contributo». Secondo Truzzu i tagli di oggi sono dovuti ai 300 milioni in meno di cui ha parlato il consigliere Alessandra Zedda, «perché la Giunta ha supinamente accettato le scelte del governo Renzi». Secondo l’esponente dell’opposizione «questo assestamento manifesta confusione» e ha citato il taglio effettuato al progetto Iscol@, cavallo di battaglia della maggioranza.

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Antonello Peru: «Caro assessore non è il gioco delle parti. La minoranza è preoccupata, ma accettiamo volentieri la richiesta di collaborazione dell’on. Sabatini». Peru ha affermato che in tutti i territori della Sardegna i sindaci sono fortemente preoccupati per i tagli che il governo centrale sta facendo e ha esortato l’Aula a «non proseguire su questa linea». Per l’esponente della minoranza la Giunta e la maggioranza non hanno “un’idea di Sardegna”. «Vorremo si proseguisse su iniziative prese dell’altra Giunta per il sostegno alle imprese». Per Peru la Sardegna sta pagando l’accordo con Prodi che ha portato l’onere dei trasporti e della sanità in capo alla Regione. «Oggi c’è la scadenza della Tasi, fra qualche settimana la Tari e i Comuni non riescono a sostenere le famiglie e le imprese». Il consigliere azzurro ha annunciato che la Provincia di Sassari, a cuusa dei tagli dei trasferimenti dei fondi agli enti locali, ha dovuto tagliare alcuni servizi e i presidi del Sassarese hanno minacciato la chiusura degli istituti per la mancanza del servizio di manutenzione. «Oggi ha chiuso i battenti un istituto di Ozieri». Peru ha proposto all’Aula di intervenire su questa emergenza: «Spogliamoci della casacca di partito».

Giorgio Oppi (Udc), in apertura del suo intervento, ha offerto la propria disponibilità a dare un contributo costruttivo alla discussione purché fatta “su basi serie”.

Il consigliere di minoranza è poi entrato nel merito  delle disposizioni finanziarie e di settore disciplinate dall’art.1 del Dl 111 avanzando alcune proposte operative. «Il comma 5 – ha detto Oppi – consente alla Regione di assumere impegni anche in mancanza della presentazione dei programmi triennali da parte dei comuni. Ci sono amministrazioni che non hanno programmato, sarebbe utile orientare le risorse disponibili su interventi immediatamente realizzabili».

Giorgio Oppi ha poi espresso perplessità sull’incremento del Fondo Unico degli Enti locali: «Anche i Comuni devono contribuire alla riduzione del deficit. Meglio prima verificare i bilanci. Necessario – secondo il leader dell’Udc – istituire l’Osservatorio degli Enti Locali per definire il quadro delle risorse da destinare alle amministrazioni civiche ed evitare che piccolissimi comuni abbiamo avanzi di amministrazione di 600mila euro». Da rivedere, infine, anche lo stanziamento di 6,3 milioni di euro per il miglioramento dell’offerta turistica: «Somme – ha concluso Oppi – che difficilmente potranno essere erogate entro l’anno».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha invece segnalato la mancanza di interventi per limitare il rischio idrogeologico della Sardegna. «La situazione in molte aree dell’Isola rimane grave, il pericolo alluvioni è sempre presente». Dedoni si è poi soffermato sulle politiche economiche del Governo Renzi che rischiano di penalizzare ulteriormente la Sardegna: «E’ stata presentata una manovra che prevede una spending review di 15 miliardi di euro per finanziare la riduzione delle tasse. In queste condizioni sarà davvero difficile per la Giunta presentare una manovra di bilancio seria per il 2015». 

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha contestato le dichiarazioni dell’assessore al bilancio Raffaele Paci sulle cause del deficit regionale. «E’ ingeneroso addossare all’ex assessore alla programmazione della Giunta Cappellacci, Giorgio La Spisa, l’origine del buco di bilancio – ha detto Pittalis – La Spisa, in maniera seria e responsabile, ha ritenuto di dover fare qualcosa, in un momento di crisi, per sostenere lo sviluppo, finanziando il de minimis, gli ammortizzatori sociali in deroga e gli interventi per le calamità naturali. Tutto questo è servito ad evitare ulteriori danni al sistema economico e sociale della Sardegna». Rivolgendosi poi al presidente della Commissione Bilancio del Consiglio Regionale, Franco Sabatini, che aveva definito “fisiologico” l’assestamento di bilancio, Pittalis ha ricordato la dura opposizione fatta dal centrosinistra nella passata legislatura: «Se noi abbiamo sbagliato perché voi perseverate? – ha chiesto Pittalis – Noi cerchiamo di riportarvi alla realtà e di rappresentare il profondo disagio vissuto dalla società sarda che oggi chiede alla politica soluzioni urgenti per limitare gli effetti devastanti della crisi. Siamo comunque pronti a dare il nostro contributo perché abbiamo a cuore le sorti dei nostri cittadini. Sarà la Finanziaria il vostro vero biglietto da visita – ha concluso il capogruppo di Forza Italia – ci confronteremo anche su questo. Oggi sarebbe stato utile non mettere in discussione i fondi per contrastare il disagio sociale».

Il presidente ha dato la parola all’assessore della Programmazione e Bilancio, Raffaele Paci, il quale ha subito preso atto delle precisazione fatte nel corso della discussione. L’esponente della Giunta, auspicando una collaborazione con l’opposizione,  ha chiarito di non avere detto che i residui passivi sono il risultato della cattiva volontà dei precedenti amministratori, ma che sono stati dovuti ai vincoli. Paci ha ribadito che si tratta di «una manovra tecnica perché siamo obbligati a dare una serie di risposte» e ha aggiunto rispondendo al consigliere Floris: «Abbiamo ridotto tutte le spese di rappresentanza, le abbiamo azzarate completamente». Rispondendo al consigliere Alessandra Zedda ha aggiunto: «C’era un obbligo di legge per i fondi sterilizzati della Sanità», sottolinenando che se non avessero provveduto la Regione sarebbe stata commissariata. «So bene – ha proseguito Paci – che non deriva dalla precedente amministrazione ma è un problema che la Regione si trascina dal 2000». «Ho apprezzato intervento dell’on. Oppi – ha affermato Paci – sugli enti locali su chi dobbiamo ragionare nella manovra del 2015. Si tratta di un intervento importante che però va razionalizzato e messo a sistema». L’assessore ha ribadito che la Giunta ha tentato di rendere minimo l’impatto negativo sui cittadini e ha affermato che, sicuramente, in alcune parti, con la collaborazione di tutti, il testo possa essere migliorato.

Il presidente del Consiglio Ganau, terminato il dibattito generale, ha dato la parola al presidente della Terza commissione Franco Sabatini che ha elencato i 20 emendamenti su cui l’organismo consiliare ha dato parere favorevole. Questi emendamenti sono: 9, 2, 5, 6, 7, 1, 8, 11, 13, 10, 17. Sul 12 e sul 16 il parere è negativo con richiesta di ritiro. Sul 32 la commissione si è rimessa all’aula.

L’aula ha bocciato tutti gli emendamenti, su cui c’era il parere negativo della commissione e della giunta, fino al 110.

Sull’articolo 1 e sugli emendamenti sono intervenuti i consiglieri:  Michele Cossa Cossa (Riformatori sarda) che ha fatto rilevare il problema dell’uso della carta. «Bisogna sostituire l’uso della carta – ha detto – con degli e book». Il presidente Ganau ha risposto che si sta procedendo verso una informatizzazione del Palazzo e che presto il problema dell’uso della carta sarà superato. Sono intervenuti, inoltre, anche più volte:  Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna), Paolo Truzzu (Sardegna), Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna), Efisio Arbau (Sardegna Vera), Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna), Gigi Ruggeri (Pd), Giorgio Oppi (Udc), Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna), Pietro Cocco (Pd), Gianluigi Rubiu (Udc), Michele Cossa (Riformatori sardi), Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna), Alberto Randazzo (Forza Italia Sardegna).

I lavori riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16. In votazione l’emendamento 54 all’articolo 1.

Consiglio regionale 3 copia

La seduta del Consiglio regionale, questo pomeriggio, si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con l’interpellanza n. 35/A (Azara e più) «sui gravi problemi causati dalle numerose riduzioni e sospensioni del servizio ferroviario in diversi comuni sardi». Il presidente ha quindi dato la parola al consigliere Michele Azara, primo firmatario dell’interpellanza.

Il consigliere Michele Azara (Sardegna Vera) ha sottolineato in primo luogo la gravità dei disservizi di Trenitalia sul territorio regionale, con particolare riferimento a Sanluri e Pabillonis e in generale sulla linea Oristano-Cagliari, a partire dal mese di giugno, «con decisioni avvenute senza comunicazione e consultazione delle amministrazioni interessate, in alcuni casi dopo la realizzazione di una nuova stazione con annessa biglietteria». Per gli utenti, ha ricordato Azara, «ci sono state conseguenze molto negative, non attenuate dall’intervento sostitutivo, in alcuni casi, attraverso un mezzo gommato; una donna, dopo la soppressione della linea con Cagliari, ha perso il lavoro perché impossibilitata a raggiungere Cagliari nelle prime ore del mattino». Tutto ciò, secondo il consigliere, «richiede un intervento tempestivo della Regione, a cominciare dal nuovo contratto di servizio con Trenitalia».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Antonello Peru che ha dato la parola, per la riposta, a nome della Giunta, all’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana.

In apertura, l’Assessore ha ricostruito brevemente le vicende del contratto di servizio Trenitalia-Regione, stipulato prima con lo Stato, poi trasferito alla Regione nel 2012, e perfezionato alla fine del marzo scorso, per un importo di circa 40 milioni. L’azione della Giunta, ha detto Deiana, «è consistita sia nell’ottenere che questa somma sia considerata al netto del patto di stabilità, poi per aumentare il plafond di chilometri a disposizione, dato che quello attuale, di oltre 3 milioni di chilometri, è insufficiente». Il contratto, comunque, a giudizio di Deiana, «dovrà essere rivisto a breve, tenendo presente l’entrata in funzione dei nuovi treni veloci». Per quanto riguarda la soppressione di alcuni collegamenti, Deiana ha comunicato che, in base ai numeri forniti da Trenitalia, «si tratta di linee con un bassissimo numero di utenti, in alcuni casi inferiore alle 5 unità: sono, dunque, scelte dolorose ma non sostenibili».

Il consigliere Azara si è detto soddisfatto ma ha rilevato che Trenitalia, titolare di ha un contratto con la Regione sia pure in corso di revisione, «deve comunque avvertire delle sue decisioni, a cominciare dalle amministrazioni interessate: cosa diciamo alla donna che ha perso il lavoro? Occorre che queste cose non si ripetano, individuando soluzioni condivise».

Successivamente il vice presidente Peru ha dato la parola al capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, primo firmatario dell’interpellanza n. 60/A «sulla partecipazione della Sardegna all’Expo 2015».

Dedoni ha esordito ribadendo l’importanza per la Sardegna dell’Expo di Milano, rassegna che può rappresentare una grande opportunità per regione, il suo tessuto economico e il turismo. «Tuttavia – ha sottolineato – in molte occasioni, come accade negli Usa, Italia viene rappresentata solo con la Sicilia e spesso si confonde la Sardegna con la Costa Smeralda, questo lascia in ombra molte caratteristiche della nostra isola sul piano economico e culturale». Le stesse scoperte di Mont’ i Prama, di valore mondiale, rischiano per Dedoni «di essere l’ennesima occasione mancata, della quale comunque dovremo riparlare: ora siamo ad un anno dall’Expo e non sappiano cosa intende fare la Giunta, mentre c’è una Sardegna che ha bisogno di confrontarsi con il mondo ed occorre sapere sulla base di quali indirizzi e quali scelte, perché è anche su questi temi è in gioco il futuro della nostra comunità regionale».

L’assessore del Turismo Francesco Morandi, riassumendo le attività svolte dall’Esecutivo, ha ricordato il lavoro avviato nel 2013 per progettare la partecipazione sarda alla manifestazione, che conteneva fra l’altro un preciso mandato operativo all’Agenzia Sardegna Promozione. «Expo – ha dichiarato l’assessore Morandi – è forse la più grande opportunità per Sardegna cui partecipano 130 nazioni chiamate a confrontarsi sul tema Nutrire il pianeta, energia per la vita; non solo rassegna espositiva, dunque, ma un network di relazioni internazionali in grado di consentire alla Sardegna di creare una rete di relazioni. Rispetto al primo tema individuato, quello della longevità, la Giunta ha prima deciso di riportate le competenze dell’Agenzia all’interno dell’Assessorato e poi di integrare il tema principale con altri, come qualità della vita, eccellenza naturale, produzioni alimentari ed innovazione sostenibile, capace di esprimere la grande forza dell’identità. Su questa impostazione -ha proseguito Morandi – hanno lavorato sia un tavolo tecnico e un pool interassessoriale, presso la presidenza della Giunta, con il compito aggiuntivo di riavviare i rapporti con padiglione Italia Expo e l’unità di missione di Roma».

Il consigliere Dedoni si è detto sorpreso dalla risposta dell’Assessore, ritenendo che la materia fosse di competenza del presidente della Giunta, «la task force, infatti, fa capo alla presidenza della Giunta». «Piuttosto – ha rilevato il consigliere – a fronte di questi impegni, oggi accade che se uno entra nel sito Expo manca il logo della Sardegna; non so che tipo di lavoro sia stato svolto, l’impressione è quella di agnelli allo sbaraglio in mezzo ad un branco di lupi». «Forse – ha suggerito – occorre ripensare alla decisione di cancellare l’Agenzia, ma in ogni caso la Regione si è mossa con grave ritardo mentre è il momento del fare, affrontando concretamente i problemi».

Il vice presidente del Consiglio regionale, Antonello Peru, ha messo in discussione le interpellanze 64/A (Dedoni e più) e 69/A (Christian Solinas e più) sulla situazione in cui versano i circoli degli emigrati sardi all’estero.

Solinas, capogruppo del Psd’Az, ha subito evidenziato l’importanza dell’argomento in discussione. L’emigrazione ha segnato, ha detto il firmatario del testo, pagine dolorose per le famiglie sarde. Questo triste fenomeno ha trovato un suo riconoscimento normativo nel 1991. Solinas ha ricordato quanto sia importante il lavoro di promozione della Sardegna che svolgono i circoli, 130 in tutto il mondo, vere e proprie ambasciate dell’Isola che possono contare su circa un milione e mezzo di sardi, se si contano quelli di seconda e terza generazione. «Sono comunità vive, luoghi di promozione della cultura e valorizzazione dell’economia della Sardegna». Solinas ha poi evidenziato come, a causa dei ritardi nell’erogazione dei fondi previsti per il 2013 e gli anticipi per il 2014, abbiano chiuso i circoli storici di Parigi, Toronto, Bruxelles e Aia e tanti altri chiuderanno. Solinas ha chiesto alla Giunta quale politica voglia porre in essere per salvaguardare questa importante risorsa della Sardegna e per quale motivo non siano ancora stati nominati i componenti della Consulta per l’emigrazione.

Il vice presidente Peru ha dato, quindi, la parola al capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, primo firmatario dell’interpellanza n. 64/A per l’illustrazione. Dedoni ha condiviso quanto affermato dal collega di minoranza, in particolare sulla funzione che i circoli hanno svolto nei confronti del popolo sardo che sta riprendendo a emigrare. Dedoni ha evidenziato come i circoli siano un punto importante per i sardi che arrivano nei paesi stranieri, «veri presidi di umanità e cultura in terra straniera». «Eravamo invidiati – ha affermato – perché avevamo la legge più importante di tutta Italia sull’emigrazione». Dedoni ha ricordato che «gli emigrati sono stati i primi a portare il turismo in Sardegna portando parenti e amici e hanno cercato di presentare e, per così dire, “vendere” la Sardegna in quei teatri lontani. Quella promozione che i governi sardi non hanno mai fatto». La risposta di riduzione dello stanziamento da 4 milioni e mezzo a due milioni è grave e svilisce, secondo il relatore, l’azione svolta da questi sardi in terra estera. Dedoni ha infine ricordato che tra loro ci sono persone che in quei paesi hanno raggiunto importanti posizioni professionali e politiche, ci sono sindaci e deputati. Un patrimonio che la Giunta si deve impegnare, per Dedoni, a non perdere e a non svilire.

Per rispondere all’interpellanza ha preso la parola l’assessore regionale del Lavoro, Virginia Mura, la quale ha spiegato che «la Giunta regionale riconosce il valore dei circoli, pertanto la nostra politica è volta a preservare e difendere questo patrimonio culturale e sociale che può diventare un’importante risorsa soprattutto per i giovani». Mura ha sottolineato che la Giunta vuole  valorizzare le associazioni più attive nella promozione e ha rassicurato i firmatari delle interpellanze che, a breve saranno nominati i componenti della Consulta dell’emigrazione e ha spiegato che il ritardo è stato dovuto a problemi con i circoli dell’Olanda e degli Stati Uniti. Mura ha anche annunciato che la Giunta proporrà un disegno di legge di riordino di tutto il settore dell’emigrazione, «visto che dal ‘91 a oggi ci sono stati molti cambiamenti».

L’assessore Mura ha affermato che ieri ha incontrato i rappresentanti delle Federazioni per un primo incontro, e ha spiegato loro che, visti i tempi, tutte le associazioni sarde hanno avuto un taglio dei contributi del 20 per cento. L’esponente della Giunta ha poi annunciato che in tempi rapidi sarà erogato il saldo 2013 per 400mila euro e sarà valutata l’erogazione di contributi per alcune iniziative particolarmente importanti. La linea della Giunta è comunque quella di  premiare le iniziative più utili per la promozione dell’Isola e che creino opportunità di lavoro e di economia per la Sardegna.

Nella replica Solinas (Psd’Az) si è detto soddisfatto delle parole, ma non dei fatti e delle azioni della Giunta, insufficienti. Solinas ha chiesto di trasformare l’interpellanza in mozione. D’accordo con la richiesta del collega anche il consigliere Dedoni (Riformatori sardi) che ha apprezzato le parole ma non ritiene ci sia la volontà politica a risolvere il problema. «Vorrei chiedere al presidente del Consiglio – ha concluso – che i capigruppo incontrino le rappresentanze degli emigrati. Credo sia un fatto importante di raccordo e comprensione».

A sostegno della richiesta dei firmatari delle interpellanze si è espresso il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, il quale ha evidenziato come un argomento di tale importanza non possa concludersi in questi pochi minuti di discussione. «C’è il mondo dell’emigrazione che in questi giorni hanno voluto richiamato l’attenzione dei gruppi sulla drammaticità in cui si trovano i circoli e sul rischio di chiusura dei circoli storici». Pittalis ha chiesto una sospensione di cinque minuti per terminare di scrivere la mozione e portarla subito in aula.

Sulla proposta il vicepresidente Peru ha chiesto un intervento a favore e uno contro sulla richiesta di sospensione. A favore si è espresso il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, il quale ha affermato come «sia indispensabile discutere questa mozione per il valore enorme che hanno questi circoli per l’Isola».Rubiu ha ricordato che gli emigrati portano circa 30mila turisti ogni anno in Sardegna. «Sono gli ambasciatori della Sardegna – ha detto Rubiu – il taglio del 55 per cento dei contributi è una beffa». Contrario si è espresso il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha annunciato all’Aula che il suo partito ha già previsto un incontro con i rappresentanti degli emigrati che si terrà nei prossimi giorni e, soltanto dopo, si potrà affrontare l’argomento in maniera compiuta. Il vice presidente ha messo in votazione la richiesta di sospensione, che è stata respinta dall’Aula.

Si è poi passati alla discussione dell’interpellanza n. 22/A, presentata dal gruppo Udc, «sulle azioni poste in essere dalla Giunta per ottenere il trasferimento al demanio regionale dei beni dismessi dalle aziende statali». Ad illustrare il documento il primo firmatario, Giorgio Oppi. In apertura del suo intervento Oppi ha sottolineato la necessità di dare piena attuazione all’articolo 14 dello Statuto che prevede la successione della Regione nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo.

Il consigliere dell’Udc ha ricordato i protocolli d’intesa sottoscritti negli anni scorsi per il trasferimento alla Regione dei beni delle Saline di Stato, delle strutture militari di La Maddalena e l’accordo del 2008 con il quale Stato e Regione concordarono il passaggio automatico alla Sardegna dei beni statali dismessi. «Occorre adesso guardare anche ai beni appartenenti alle aziende di Stato non più utilizzati come quelli delle Poste o delle Ferrovie  – ha detto Oppi – il loro patrimonio immobiliare acquisito prima della loro trasformazione in Spa deve essere trasferito alla Regione».  L’esponente dell’Udc ha quindi chiesto alla Giunta quali azioni, politiche e legali,  intende porre in essere in difesa dei propri diritti.

L’assessore agi Enti locali, Cristiano Erriu, rispondendo a Oppi, ha detto di condividere nel merito il contenuto nell’interpellanza. «La Regione segue con attenzione tutta la questione – ha detto l’esponente della Giunta – e per questo ha avviato le opportune azioni legali». Erriu ha quindi illustrato la strategia della Giunta in accordo con l’area legale della Regione: «Si è deciso – ha detto l’assessore – di avviare una prima causa per ottenere un indirizzo interpretativo univoco che consenta poi di portare avanti tutte le altre iniziative giudiziarie. Vogliamo verificare se ci sono le condizioni per mandare avanti le cause evitando di pagare costi legali elevatissimi in caso di soccombenza in giudizio». Erriu ha quindi rassicurato l’interrogante sulle azioni della Giunta: «Riteniamo  prioritario – ha concluso – dare piena attuazione all’articolo 14 dello Statuto e ottenere il rispetto dell’accordo sottoscritto nel 2008 per il passaggio dei beni dismessi dallo Stato alla Regione».

 In sede di replica, il consigliere Oppi si è detto parzialmente soddisfatto della risposta della Giunta. L’esponente dell’Udc ha indicato le priorità da tenere presenti: il trasferimento alla Regione dei beni dismessi dalle Saline di Stato, un nuovo  protocollo sui beni militari, la piena attuazione dell’accordo del 2008 che prevedeva il passaggio di tutti i beni dismessi alla Regione e un’azione decisa nei confronti delle Ferrovie e delle Poste per l’acquisizione dei loro beni inutilizzati.

Il vicepresidente Antonello Peru ha quindi dato la parola al consigliere Rossella Pinna (Pd) per l’illustrazione dell’interpellanza n. 6 «sulla necessità di realizzare con urgenza gli interventi di messa in sicurezza nella strada statale 197 tratto Sanluri – Guspini e la realizzazione dell’intersezione a rotatoria al km 13,500 incrocio strada provinciale 61 con viabilità urbana del Comune di San Gavino Monreale».

In apertura del suo intervento, l’esponente del Partito Democratico ha sottolineato la pericolosità della strada in questione: «Si tratta di un’importante arteria che collega i principali centri del Medio Campidano con la Marina di Arbus e la S.s.131 sulla quale si riversa giornalmente un’ingente mole di traffico. E’ una strada che presenta numerosi incroci a raso dove in questi anni si sono verificati diversi incidenti mortali» L’interpellante ha quindi ricordato che la messa in sicurezza dell’asse viario era stata finanziata nel 2008 dalla Giunta Soru con uno stanziamento di cinque milioni di euro, poi ridotti a quattro. Fondi ai quali si aggiunse poi uno stanziamento della Provincia del Medio Campidano che finanziò con 340mila euro la costruzione di una rotatoria al km 13,500, tra la strada provinciale e la viabilità del Comune di San Gavino Monreale. Nel 2014, ha evidenziato ancora Pinna, fu approvato il progetto preliminare da parte della Conferenza dei Servizi poi ratificato dalla Provincia e dal Comune di San Gavino.

«Nonostante tutto – ha rimarcato Pinna – i lavori non sono mai iniziati, il finanziamento di 5 milioni è ancora in carico alla Provincia del Medio Campidano oggi commissariata». Il consigliere del Pd ha quindi chiesto alla Giunta quali azioni intenda avviare per accelerare l’avvio dei lavori e mettere in sicurezza la strada.

L’assessore ai Lavori Pubblici, Paolo Maninchedda, in prima battuta, ha messo in evidenza i problemi in cui si trovano le strade sarde per la cui messa in sicurezza servirebbero centinaia di milioni di euro. Maninchedda è poi passato all’esame del caso specifico: «L’opera in questione fu finanziata nel 2008 con 5 milioni di euro, poi diminuiti a quattro – ha ricordato l’assessore – la Regione stipulò in seguito una convenzione con la Provincia del medio Campidano. Tra la firma dell’intesa e l’approvazione del progetto preliminare sono passati quattro anni. I lavori dovevano essere appaltati entro il mese luglio di quest’anno. Non è stato possibile, la messa in sicurezza della strada  è attualmente definanziata. Siamo nel caso, non isolato, per cui un’opera non può essere realizzata per incuria amministrativa».

Rossella Pinna, nella replica, si è detta soddisfatta della risposta della Giunta ma ha espresso preoccupazione per «una situazione che permane in tutta la sua criticità». L’esponente del Pd ha quindi sollecitato l’esecutivo regionale a fare uno sforzo per rifinanziare il progetto: «Lasciando da parte le questioni tecniche – ha concluso Pinna – ritengo che sia in ogni caso necessario intervenire per tutelare gli automobilisti. L’opera va rifinanziata con l’assestamento di bilancio»

Successivamente, il vice presidente Peru ha avviato la discussione dell’interpellanza n°41/A (Tocco e più) «sullo stato di precarietà del personale dell’Ente Foreste della Sardegna». Essendo assente il consigliere Tocco, l’interpellanza sarà illustrata dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Pittalis ha espresso in avvio una dura critica contro l’atteggiamento della Giunta che, ha detto, «non può continuare con la politica degli annunci e delle promesse alimentando aspettative che poi non vengono mantenute: ora serve una parola chiara dell’Assessore per i circa 1700 lavoratori dell’Ente Foreste per i quali nella legislatura precedente si era avviato un piano di stabilizzazione su base triennale,  con una previsione di circa 500 unità per anno». Ma ora, ha lamentato Pittalis, «scopriamo che le risorse destinate a quello scopo, 8 milioni, vengono tolti all’Ente Foreste; siete professori negli annunci cioè fate chiacchiere su ipotesi di riordino dell’Ente senza dire una parola sui lavoratori». Il capogruppo di Forza Italia ha inoltre contestato la decisione di commissariare l’Ente: «Lo avete fatto nelle more di una legge, ma la legge ancora non c’è, come se Delfo Poddighe, già comandante del corpo dovesse imparare qualcosa, o come se ci fossero irregolarità, in realtà siamo di fronte ad un commissariamento che ha una motivazione ridicola e, se queste sono le premesse, la stabilizzazione dei precari non comincerà mai».

L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano ha respinto «i toni offensivi» del consigliere Pittalis. Ripercorrendo le vicende della stabilizzazione l’Assessore ha ricordato il piano di riordino degli organici previsto da una legge del 2007, un successivo provvedimento del 2008 per 850 unità, ed un altro nel 2009 per altre 215 ma, ha tenuto a precisare, «dopo non ci sono stati atti conseguenti e solo nel gennaio di quest’anno si è intervenuti con una nuova norma relativa a 500 unità annue per 3 anni incrementando risorse fino a 6 milioni annui per fare fronte ai compiti di prevenzione delle calamità naturali e contrasto ai fenomeni dissesto idrogeologico». «Le risorse c’erano e ci sono – ha sostenuto l’assessore dell’Ambiente – ma non sono stati definiti i contingenti di personale e procedure: su questi problemi abbiamo avviato un confronto con l’Assessore e con i sindacati, che abbiamo incontrato ad aprile, ad agosto e ad ottobre, si continuerà a seguire questa strada compatibilmente con la nuova legge di riorganizzazione dell’Ente».

Nella replica, il consigliere Pittalis si è dichiarato non soddisfatto, ribadendo i contenuti della sua critica politica sulla motivazione del commissariamento. «Il generale Gilberto Murgia, direttore generale che avete esautorato – ha aggiunto il consigliere – è stato reintegrato dal Consiglio di Stato, occorre fare attenzione su atti di cui qualcuno sarà chiamato a pagare le conseguenze». E’ giusto invece, secondo Pittalis, «che dove si rilevano professionalità serie, come nel caso dell’Agenzia del lavoro, che siano riconosciute evitando soluzioni sbagliate e commissariamenti affrettati e immotivati, perché ciò avviene a danno dei lavoratori che, anche oggi, non hanno ottenuto risposte».

Il vice presidente Peru, proseguendo nell’ordine del giorno, ha poi dato la parola al consigliere Daniela Forma, prima firmataria dell’interpellanza «sul ripristino del potenziale produttivo del settore agricolo danneggiato da calamità naturali».

Il consigliere Forma (Pd), ha evidenziato la difficoltà di assegnare una corretta destinazione ai 30 milioni stanziati dalla Regione dopo calamità naturali del novembre 2013 per favorire il recupero del tessuto produttivo agricolo. «Dopo la presentazione delle domande e la predisposizione della graduatoria unica regionale in base risorse disponibili – ha ricordato il consigliere Forma – sono stati finanziati 317 progetti ma ben 930 sono stati dichiarati ammissibili ma non finanziabili, creando un profondo malessere nel mondo agricolo». «Forse sarebbe stato meglio – ha suggerito Forma – restringere il campo degli interventi sugli 80 comuni, magari con meno contributi ma divisi su una platea più ampia di beneficiari, così come è apparsa di difficile attuazione il criterio del punteggio massimo». «Occorre chiarire questi aspetti a trovare nuove risorse – ha concluso l’esponente del Pd – e voglio dare atto che l’Assessorato ha raccolto queste sollecitazioni con disponibilità e tenacia».

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi ha condiviso le osservazioni del consigliere Forma sulle criticità del bando a cominciare dalla possibilità di risarcire il 100% del danno data l’esiguità delle risorse disponibili e le richieste pervenute per almeno 70 milioni. Ora, ha annunciato l’Assessore, «si sta procedendo a far scorrere la graduatoria per impegnare risorse della prossima programmazione se riusciremo a spendere tutti fondi disponibili entro il 31 dicembre; è un traguardo alla nostra portata, abbiamo chiesto il supporto di Argea per la presentazione delle domande ora in fase di istruttoria, in questi giorni stiamo pagando stati di avanzamento del 25% in modo da accelerare spesa». Al momento, ha precisato l’Assessore, «le domande sono 1271, 1081 i progetti e 465 i finanziamenti assegnati, confidiamo concludere entro l’anno queste procedure per cominciare lo scorrimento della graduatoria».

Il consigliere Forma ha ringraziato per la completezza della riposta dell’Assessore, ed ha richiamato l’attenzione sull’esigenza di rafforzare gli uffici di Argea per istruire pratiche entro 2014, soprattutto in alcune zone della Sardegna, «come Nuoro dove si opera con organici ridotti all’osso e dove è concentrata la metà delle domande». Bisogna accelerare inoltre, ha continuato Forma, «l’iter autorizzativo per aziende ricadenti in aree sottoposte a vincoli, serve perciò la collaborazione degli Assessorati dell’Ambiente e degli Enti locali».

L’Aula ha poi esaminato l’interpellanza n. 65/A (Zedda Alessandra e più) «sull’attività di vigilanza venatoria».

Il consigliere Zedda ha evidenziato in apertura che quella degli agenti venatori «è una attività centrale nella prevenzione nel contrasto agli incendi, un grande lavoro di volontari a costo zero che viene limitato perché non si rilasciano attestati ma si rinnovano solo quelli vecchi perché non è stata ricostituita la commissione; è paradossale». «Occorre quindi accelerare la soluzione del problema – ha concluso Zedda – ed è necessario sapere cosa intende fare la Giunta e in quali tempi».

L’assessore dell’Ambiente ha ricordato che i compiti relativi agli agenti venatori sono stati trasferiti alle Province e attualmente esiste una situazione di incertezza dovuta alla mancanza di direttive alle province. «Si verificherà – ha detto – se a risorse a risorse invariate si potrà procedere alla nomina delle guardie venatorie volontarie in una ottica di semplificazione amministrativa».

Il consigliere Zedda ha definito apprezzabile il rilievo assegnato alle guardie venatorie ma, ha avvertito, «per essere davvero incisivi bisogna accelerare processo, tanto più che siamo in fase di riordino delle normativa degli enti locali e i tempi potrebbero allungarsi».

Dopo la conferenza dei capigruppo, il presidente Ganau ha messo in discussione il successivo punto all’ordine del giorno: il Dl n. 111 sull’assestamento alla manovra finanziaria per gli anni 2014-2016. Il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, Franco Sabatini (Pd), presidente della Commissione Bilancio, il quale ha dato per letta la relazione allegata al disegno di legge.

Il presidente ha dato la parola al relatore di minoranza, Alessandra Zedda, vice presidente del Gruppo di Forza Italia. Un giudizio critico quello dell’opposizione nei confronti della Giunta Pigliaru debole nei confronti del Governo Renzi, con la Manovra definita «una legge disordinata e inadeguata». Zedda ha evidenziato alcuni «aspetti salienti», per la minoranza, di questo disegno di legge «come il rapporto di subordinazione al governo viziato da appartenenze partitiche», evidenziando anche la profonda crisi in cui versa “l’Italia a rischio default”. Zedda ha poi sottolineato che si tratta di una manovra in cui «la maggioranza non ha voluto il confronto con la minoranza» e che «questa legge non è un collegato in senso tecnico, non una manovra bis, ma una norma che modifica numerose Upb e capitoli di bilancio». Zedda ha accusato la Giunta di aver perso tempo e non essere intervenuti con urgenza «per quelle sacche di disagio, emergenze dei territori colpiti dalle calamità naturali, alle situazioni di disagio sociale, delle aziende, del lavoro, attività produttive, commercio, agricoltura e artigianato». Zedda si è poi scagliata contro la resa della Giunta davanti al taglio dei 34 milioni di euro «operato per trovare la copertura ai famosi 80 euro inefficaci». L’esponente della minoranza ha definito «la manovrina spot-giocattolo del presidente Renzi una iattura per regioni ed enti locali, che come noi ne hanno subito il peso».

Alessandra Zedda è poi tornata sulla vertenza entrate: «Un assestamento di bilancio parziale e senz’anima, reso ancora più arido dall’accordo Pigliaru-Padoan, che per noi non è affatto rispettoso dei diritti della Sardegna, sia in termini di entrate dovute, sia di risoluzione dei vincoli del Patto di stabilità. Che lo condividiate o meno, nel 2014 impegnate in bilancio meno del 2013 e soprattutto spendere 300 milioni in meno rispetto all’esercizio passato».

La Zedda ha evidenziato che ci sono tagli per tutti i settori senza creare opportunità di lavoro per i sardi. Il relatore di minoranza ha però annunciato un leale confronto vista l’urgenza del provvedimento.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi aperto la discussione generale dando la parola al primo iscritto a parlare, il vice capogruppo del Pd, Roberto Deriu.

Secondo Deriu, l’assestamento di bilancio non può essere considerato il primo atto di politica finanziaria di questo governo: «Il nome stesso – ha sottolineato il consigliere della maggioranza – richiama l’esigenza di acconciare precedenti decisioni utilizzando il poco denaro rimasto. Intravediamo comunque la volontà di riqualificare e razionalizzare la spesa. Attendiamo di vedere applicata la filosofia della Giunta nella prossima manovra finanziaria».

Michele Cossa (Riformatori) ha ribadito il giudizio negativo sulla manovra espresso nei giorni scorsi. «E’ un provvedimento che non introduce novità e conferma la debolezza della Giunta nei confronti del Governo nazionale. Lo Stato – ha detto Cossa – continua a manifestare la volontà di succhiare risorse alla Sardegna. I famosi 80 euro di Renzi non hanno avuto nessun impatto sull’economia, sono serviti solo a far ottenere al premier  un buon risultato elettorale alle elezioni europee ma non hanno rilanciato i consumi. Ora anche la Sardegna è chiamata a fare la sua parte per pagare un intervento di politica economica che è stato “a ricaduta zero”».

Entrando nel merito del provvedimento all’attenzione dell’Aula, Cossa ha espresso preoccupazione per lo stato delle finanze regionali. «L’assestamento di bilancio rappresenta un anticipo di quello che accadrà il prossimo anno. Passando dai vincoli del Patto di stabilità al sistema del pareggio di bilancio non ci sarà nessun incremento della spesa pubblica. Le entrate negli ultimi mesi sono andate calando e ciò comporterà una contrazione di risorse spendibili». Il consigliere dei Riformatori sardi, infine, ha segnalato i tagli operati dalla Giunta per le famiglie (-5 milioni), per il reddito di comunità (-3,5 milioni), per il potenziamento del trasporto pubblico locale nelle aree vaste dove insistono sedi universitarie (-500mila euro all’anno). Cossa ha quindi annunciato la presentazione di diversi emendamenti al disegno di legge della Giunta.

Marcello Orrù (Psd’Az) ha bocciato senza mezzi termini l’assestamento di bilancio: «E’ un attacco alle famiglie e all’intera economia isolana – ha affermato Orrù – settori chiave come la cultura, l’istruzione e le politiche sociali vengono colpiti pesantemente». Il consigliere sardista ha poi accusato la Giunta di non aver dato seguito agli annunci fatti in sede di dichiarazioni programmatiche: «Avete tagliato i fondi anche a quei settori ritenuti da voi strategici come la ricerca, l’edilizia scolastica e le politiche per l’occupazione. Non ci sono fondi per il rilancio dell’edilizia abitativa e della pastorizia». Orrù ha quindi invocato più attenzione per le famiglie («sono sempre di più quelle che si rivolgono alla Caritas») e per le politiche sanitarie («sono stati ridotti i fondi per la formazione degli infermieri e del personale del 118 e i ricoveri dei malati psichici»). Quindi l’affondo finale: «Questo assestamento – ha concluso Orrù – non viene incontro al disagio sociale della Regione».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha definito la manovra del tutto priva di elementi nuovi, «una semplice rimodulazione di capitoli di spesa; ne è venuto fuori uno strumento inutile per la soluzione dei veri problemi della Sardegna, peraltro molto rimaneggiato dalla maggioranza rispetto al testo originario della Giunta». Alcune cose, secondo Locci, «appaiono francamente assurde, come il contributo al consorzio industriale di Tortolì per spese di depurazione di acque civili che, casomai, dovrebbero essere di Abbanoa, invece sono l’esempio di un rattoppo che cerca di nascondere scarse capacità di governo». Meritavano certamente più attenzione, ha dichiarato il consigliere di Forza Italia, «disoccupati, giovani professionisti e piccole e medie imprese che tirano la carretta di questa Regione: il giudizio nel complesso non può che essere negativo, perché ci si preoccupa solo di mettere risorse da una parte o dall’altra con un sistema che appartiene al passato».

Il consigliere Ignazio Tatti (Udc) si è chiesto «a che serva esprimere un parere come quarta commissione il 7 di ottobre quando la terza commissione ha esitato il provvedimento il 3 ottobre». Rivolgendosi poi all’Assessore della Programmazione Paci, «da Sindaco che ci mette la faccia», ha affermato che «la manovra è una offesa alla Sardegna, come dire che non ce ne sbatte niente dei sardi, quando si tolgono 10 milioni ai Comuni per i cantieri verdi per i quali il governo nazionale ha derogato consentendo le assunzioni in Sardegna; era una boccata d’ossigeno per i Comuni e soprattutto per i disoccupati dei centri più piccoli, per chi non ha niente non sarebbe stato poco». Soffermandosi poi sui tagli del tutto privi di giustificazione, Tatti ha elencato «i 40 milioni contro il dissesto idrogeologico, quelli per la bonifica dall’amianto, per i cimiteri, per le università diffuse come Oristano, perfino per gli agricoltori colpiti da calamità naturali». Qui si fanno cose, ha concluso Tatti, «senza uscire dal palazzo e vedere cosa c’è in Sardegna».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), ha sottolineato con rammarico che «di fronte ad crisi drammatica e di difficile soluzione c’è una classe dirigente disattenta». Occorre intanto chiarire una volta per tutte, secondo l’opinione di Cherchi, «qual è stata la reale  necessità di presentare questa manovra perché la tesi dello strumento tecnico non esiste». La verità, ha proseguito, «è che non ci sono soluzioni nuove, è un assestamento parziale e senz’anima che non rappresenta niente di buono per i sardi». Che senso ha, si è chiesto il consigliere di Forza Italia, «tagliare i fondi contro il dissesto idrogeologico, frutto di una battaglia fortissima subito dopo l’alluvione del novembre 2013, mentre c’era la delibera dell’Assessore per impegnarli entro l’anno: e poi ancora tagli su, commercio, artigianato, imprenditoria femminile, blocco delle opere cantierabili, risarcimenti dei danni alle colture dopo otto mesi senza dati, né bandi». Ma allora questa Giunta cosa ha fatto in tutto questo tempo, ha concluso Cherchi, «a parte parlare male di quanto fatto nella legislatura precedente?».

Il presidente ha dato, quindi, la parola all’ex presidente Ugo Cappellacci (Forza Italia): «L’assestamento di bilancio entra in aula in un clima in netta contrapposizione tra maggioranza e opposizione che crea un blocco a suggerimenti e proposizioni della minoranza». In passato, ha ricordato l’esponente di Forza Italia, la logica di contrapposizione ha sempre creato danni alla Sardegna, e ha quindi auspicato che nel dibattito in aula ci sia un’apertura da parte della maggioranza per avviare un confronto, «perché così non va bene».

Ugo Cappellacci ha evidenziato che la maggioranza ha i numeri per evitare il confronto, ma non potrà evitarlo con la Sardegna, con i sindaci, gli agricoltori, le famiglie, le imprese. «L’assessore dice che il taglio è del 10 per cento ossia i 300 milioni di cui avevamo parlato noi».

Per l’ex presidente della Giunta «quello che indicate come il paradiso inizia ad avere i connotati di un inferno». E ha chiesto alla Giunta, visto che  oltre ai tagli di risorse, ci saranno 130 milioni di euro di entrate in meno «come credete di arrivare al pareggio di bilancio?» Per Cappellacci la contrazione dei mutui serve soltanto per coprire il flop del governo regionale, mutui che ricadranno sulla prossima giunta e sulle nuove generazioni.

«Ancora una volta vi chiedo di invertire la rotta prima che sia troppo tardi, perché già questa manovra risente dell’accordo Pigliaru-Padoan-Renzi». Cappellacci ha ricordato che mentre lo Stato continua a scippare la Sardegna, l’Esecutivo regionale annuncia di ritirare i ricorsi contro il Governo. «Auspichiamo che la volontà dell’Aula venga rispettata, che ha sconfessato quell’accordo con un ordine del giorno». Per l’esponente della minoranza l’unico a beneficiare di questo assestamento è il governo Renzi, e ha giudicato «la Giunta arrendevole con il governo e arrogante verso di noi e verso i sardi».

Per Luigi Crisponi (Riformatori sardi) «riuscire a dare una definizione compiuta a questo assestamento è un’impresa improba. Un assestamento modesto, con tantissime voci che mancano, che avrebbe invece dovuto dare una svolta a famiglie, giovani, scuola e imprese». Crisponi ha evidenziato il paradosso di una Giunta che nell’assestamento di bilancio presenta il taglio dei fondi per combattere il rischio idrogeologico e, contemporaneamente, presenta due disegni di legge per istituire due parchi.  Crisponi ha evidenziato che non ci sono risorse per il comparto artigiano, turismo, commercio, imprenditoria giovanile e femminile. Critico anche verso la destinazione dei 6 milioni per la destagionalizzazione del turismo. «Sappiamo che sono momenti davvero difficili ed è difficile ottenere risorse», ma la grande preoccupazione è che si sia andati a colpire quel patrimonio ancora presente tra gente sarda che sta ancora resistente. «Un taglio fatto con le forbici». E poi ha accusato la Giunta di danneggiare gravemente il settore produttivo facendo sparire i soldi per i consorzi fidi. «Il risultato – ha concluso – è mandare le nostre imprese nelle mani degli usurai».

Angelo Carta (Psd’Az) stigmatizzando un atteggiamento «da commedia» da parte di maggioranza e opposizione ha detto che quello che manca «è la consapevolezza di cosa c’è fuori dall’aula». Per Carta sembra quasi ci sia un disegno contro i sindaci che non sanno più come fare perché devono amministrare i territori senza poter contare su fondi sufficienti. «Il disagio che dilaga sembra un corpo estraneo a questo assestamento. Nei nostri territori c’è emergenza. Alla fine di questo assestamento – ha concluso – sarà necessario dare un segnale reale ai comuni e ai nostri territori».

Piermario Manca (Soberania e Indipendentzia) ha parlato di «assestamento cospicuo» in quanto ammonta a oltre 216 milioni di euro. «Ma come mai – ha chiesto – siamo arrivati a un assestamento così cospicuo?» Per Manca sicuramente c’è  una responsabilità di chi non ha utilizzato i fondi in passato. Il consigliere di Soberania e Indipendentzia ha affermato che non si tratta di un assestamento perfetto e ha annunciato la presentazione di emendamenti.

Surreale, secondo Stefano Tunis (Forza Italia) la situazione che si sta delineando in Consiglio con maggioranza e opposizione costrette a recitare una parte. Tunis ha incentrato il suo intervento sul ruolo che ogni consigliere regionale dovrebbe svolgere, rivolto soprattutto alla rappresentanza delle istanze provenienti dai territori. «Chi ha avuto la fortuna di essere eletto ha il dovere di esprimere la propria opinione – ha detto Tunis – nel leggere questo documento non rivolgo accuse alla Giunta. Dal loro punto di vista è naturale l’approccio di tipo ragionieristico, staccato dalla necessità di dare risposte alle persone che ci hanno eletto. Noi abbiamo invece il dovere di esercitare il nostro ruolo di rappresentanza». L’esponente azzurro ha quindi annunciato la presentazione di numerosi emendamenti al disegno di legge di assestamento di bilancio e rivolto un appello ai consiglieri della maggioranza: «Rimettiamo la politica al centro della scena. Lo dovete alle istituzioni e alle persone che vi hanno mandato qua dentro».

Alberto Randazzo (Forza Italia) ha invece espresso rammarico per la mancanza di dialogo con la maggioranza. «Ho assistito a tante discussioni in quest’Aula – ha esordito – in ogni assestamento di bilancio si sono trovate le coperture per le urgenze. Se non finanziamo le leggi di settore non riusciamo a dare un minimo di ossigeno alle imprese». Randazzo ha quindi segnalato alcune aspetti negativi del provvedimento come i tagli alle bonifiche dell’amianto. «Abbiamo ascoltato per anni il grido d’allarme delle associazioni. E’ un problema serio che mette a rischio la salute pubblica. L’amianto è presente soprattutto nelle scuole e negli edifici degli enti locali». Il consigliere di minoranza, infine, ha invitato la Giunta a mostrare più attenzione alle richieste che provengono dalla società sarda messa in ginocchio da una crisi devastante: «Finora – ha concluso Randazzo – non c’è stata nessuna risposta alle istanze dei territori, la gente pretende interventi per le emergenze, sarebbe curioso capire oggi quale è il consenso di questa maggioranza fuori dal palazzo».

Il presidente ha chiuso i lavori, il Consiglio si riunirà domani mattina alle 10.00. per la prosecuzione della discussione generale sul Dl 111.

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Il consigliere regionale Modesto Fenu (Zona Franca Sardegna) ha presentato un emendamento all’assestamento di bilancio, contenente un pacchetto aggiuntivo di risorse per andare incontro alle impellenti esigenze delle aziende agricole che subiscono annualmente ingenti danni da parte dalla selvaggina.

«E’ ormai una devastazione senza fine – spiega Modesto Fenu, primo firmatario del documento -, abbiamo rappresentato l’esigenza di incrementare immediatamente i fondi per il riconoscimento dei danni provocati alle colture da cinghiali, cervi, cornacchie, storni, nutrie e gruccioni. Le risorse proposte dalla Giunta appaiono infatti del tutto insufficienti per fronteggiare un problema serio che rischia di far fallire in Sardegna numerose aziende. Inoltre, le sentenze che stanno arrivando in giudicato parlano ormai chiaro. Il danno deve essere risarcito per intero. Il semplice indennizzo non è più sufficiente.»

Per queste ragioni il responsabile del Movimento Zona Franca ha sollecitato l’inserimento nella manovra di un primo intervento aggiuntivo pari a un milione di euro. «Si tratta di un provvedimento tampone. Un piccolo  passo in avanti verso le reali difficoltà che stanno affrontando centinaia di aziende agricole sparse in ogni angolo dell’Isola – aggiunge Fenu -, ci sono degli imprenditori che si trovano a rischio fallimento per le rovine subite da alcune specie di fauna selvatica. Alcune aziende subiscono danni annuali per decine di migliaia di euro e rischiano ormai di fallire». Una piaga da contrastare, in tutti i sensi.

«La situazione è fuori controllo – sottolineano Modesto Fenu, Paolo Truzzu (FdI) e Gianluigi Rubiu (Udc) -, è indispensabile che la Regione riconosca i danni alle aziende per intero, non un semplice indennizzo». In quest’ottica Fenu preannuncia anche la presentazione imminente della proposta di legge per la modifica della normativa in materia: «Occorre – conclude Fenu – rivisitare la legge sulla gestione della fauna selvatica e sul governo del territorio, con un approccio di rispetto dell’ambiente che deve essere razionale e non puramente ideologico».

Gianluigi Rubiu 5 copia

Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, ha espresso grande soddisfazione per l’approvazione della mozione sulla proroga del #Piano casa in Sardegna. «L’aula di via Roma ha utilizzato – esordisce il primo firmatario della mozione – una logica equilibrata nel dare via libera al prolungamento di una misura davvero importante per il settore edilizio, ma anche per riproporre uno strumento che si è rivelato utile per abbattere la burocrazia nei Comuni.» Un provvedimento che il Consiglio regionale ha approvato con 39 voti favorevoli, 13 contrari e 1 astenuto.

«Una larga maggioranza che certifica – aggiunge Rubiu – l’aspirazione comune verso una ripresa del comparto edilizio, peraltro già preannunciata dall’assessore all’urbanistica Cristiano Erriu». Una sfida superata che va oltre gli steccati politici tradizionali. «Proprio così – aggiunge Rubiu -. Il disegno potrebbe consentire una leggera ripresa del settore legato all’edilizia. Non è un caso che le associazioni di categoria abbiano sollecitato la Giunta alla proroga del piano casa regionale».

La mozione impegna l’esecutivo a presentare, nel più breve tempo possibile, un testo di legge che promuova la riqualificazione edilizia e il miglioramento della qualità architettonica, della qualità abitativa e dell’efficienza energetica del patrimonio edilizio esistente, la limitazione del consumo del suolo, la riqualificazione dei contesti paesaggistici e ambientali compromessi. Altro punto positivo della mozione. «Il fatto che il raggiungimento di queste finalità, concepite per il rilancio del settore edile ed una nuova opportunità di risalita economica, sarà garantito – conclude Rubiu – mediante misure strutturali, prive di carattere di straordinarietà. Nel disegno di legge dovranno inoltre essere contenute disposizioni di semplificazione delle procedure in materia edilizia,urbanistica e paesaggistica e di riordino normativo del comparto».

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno sulla proroga del Piano Casa presentato dall’on. Gianluigi Rubiu (Udc).

Gianluigi Rubiu, primo firmatario della mozione, ha sottolineato in apertura che l’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha annunciato una imminente modifica della legge, cosa che potrebbe rendere non necessaria la proroga proposta. In ogni caso, ha affermato, «il Piano ha portato benefici reali indiscutibili: 100.000 interventi per un controvalore di 54 milioni di euro, danaro fresco che ha fatto andare avanti le imprese di un settore trainante dell’economia sarda». «A parte i numeri – ha proseguito Rubiu – «ci sono stati grandi vantaggi sul piano ambientale, economico e sociale, dal risparmio energetico alla riduzione del consumo di suolo, dai benefici per le imprese, gli studi tecnici e l’indotto, all’emersione del lavoro nero che ruota attorno all’edilizia». In conclusione, esponente dell’Udc ha espresso alcuni dubbi sul possibile aggancio del Piano casa alla nuova legge urbanistica,«perché ciò provocherebbe un intollerabile slittamento dei tempi».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha insistito nell’evidenziare la crisi del settore dell’edilizia, a suo giudizio «messo ko dal Piano paesaggistico di Soru, come dimostrano i dati del credito al settore con la Sardegna che registra un dato peggiore di 3 punti rispetto alla media nazionale». Locci si è detto poi preoccupato per quello che ha definito l’ennesimo «vorrei ma non posso della Giunta, perché non è accettabile un ragionamento al ribasso nei confronti di una legge che, in 4 anni, si è rivelata l’unico strumento di politica urbanistica in grado di tenere in piedi il settore delle costruzioni». «Inoltre – ha continuato il consigliere Locci – è auspicabile che il Consiglio possa partecipare al miglioramento del Disegno di Legge della Giunta, posto che il Piano è necessario ma non sufficiente e bisogna accelerare sulla pianificazione paesaggistica».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), dopo aver ricordato che quella in esame sarebbe la quarta o quinta proroga, ha riconosciuto che i risultati della legge non sono certamente negativi, come confermato anche dall’Assessore dell’Urbanistica». Tuttavia, ha dichiarato, «abbiamo scelto di non fare una proroga secca a ridosso della scadenza, privilegiando una strada diversa con la predisposizione di una norma chiara e definitiva che dia certezza ai cittadini, alle imprese ed agli operatori del settore». La nuova norma, ha poi annunciato, «recepirà molte disposizioni di quella vigente, ferme restando visioni diverse ed in qualche caso anche opposte; ora è tempo di una nuova legge sull’edilizia oltre che sull’urbanistica, individuando come priorità il recupero delle unità immobiliari esistenti». Quanto al cosiddetto «disastro di Soru», Solinas ha fermamente respinto l’interpretazione proposta dal consigliere Locci: «il Ppr non è responsabile del blocco dell’edilizia che va attribuito invece alla crisi che ha colpito in modo più forte quel comparto». Ora comunque, ha concluso il consigliere Solinas, «lavoriamo tutti nell’interesse della Sardegna per fare un buon servizio alla nostra comunità».

Per Mario Floris (Uds), la mozione fa proprio l’allarme economico e sociale lanciato dalle associazioni di settore e accoglie l’invito alla politica a dare ossigeno al comparto dell’edilizia. «Il Piano Casa è stato un volano importante per le costruzioni e i settori collegati – ha detto Floris –  ha consentito di rinnovare il patrimonio immobiliare pubblico e privato.  Dopo l’annullamento del Ppr, il Piano Casa è l’unico strumento a disposizione per l’edilizia. Per questo la mozione deve essere approvata». Floris ha poi ricordato all’Aula che il Piano scadrà il prossimo 29 novembre, sollecitando una proroga dello stesso.  «Crediamo sia un atto urgente – ha spiegato il consigliere dell’Uds –  il decreto “Sblocca Italia” introduce nuove norme per favorire la ripresa dell’edilizia. Non è però razionale aspettare la sua conversione in legge. Il Consiglio regionale farebbe una cosa saggia se approvasse una proroga dei termini del Piano Casa sia per l’inizio che la conclusione dei lavori senza entrare nel merito della nuova normativa». In conclusione del suo intervento, Floris ha sottolineato la complessità della materia: «Di una legge organica sull’urbanistica si parla da anni, segno evidente che si deve tener conto di tutti i passaggi. Per questo occorre procedere con i piedi di piombo, l’esperienza ci dice che bisogna agire con cautela». Secondo Gianni Tatti (Udc) il rilancio dell’economia della Sardegna passa anche attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio. «Il Piano Casa è stato pensato per venire incontro alle famiglie (“che hanno potuto rinnovare le proprie abitazioni”) e sostenere l’edilizia messa in ginocchio dalla crisi. Dopo 4 anni dal suo avvio, il Piano Casa ha fatto registrare un aumento di istanze». Tatti ha poi ricordato che sono quasi 22mila le nuove domande presentate. «I dati – ha detto l’esponente dell’Udc – confermano che il numero delle istanze, la loro distribuzione  e la tipologia degli interventi sono in linea con le finalità della legge: sostenere l’occupazione attraverso il rilancio dell’edilizia».

Sostegno alla mozione ha annunciato anche Marco Tedde (Forza Italia). «Il documento – ha detto – raccoglie l’intento di dare ossigeno al settore edilizio, principale attività industriale della Sardegna». Tedde ha ricordato che, dalla sua entrata in vigore, il Piano Casa ha consentito di autorizzare circa 35mila interventi che hanno portato investimenti per centinaia di milioni di euro. «La crisi ha provocato un crollo dell’edilizia in Sardegna – ha rimarcato il consigliere di Forza Italia – e una perdita di addetti impressionante: dal settembre 2012 al settembre 2013 sono 13600 i posti di lavoro di lavoro in meno. Dati allarmanti e preoccupanti da analizzare attentamente per trovare soluzioni e favorire un’inversione di tendenza». Tedde ha poi concluso il suo intervento dichiarandosi disponibile a discutere, ed eventualmente accogliere, proposte di modifica e arricchimenti all’attuale Piano: «Dopo i danni provocati dal PPR, che ha impedito ai comuni di elaborare i PUC, oggi la priorità è rilanciare l’edilizia e favorire l’occupazione – ha concluso il consigliere di minoranza – il PPR conteneva errori macroscopici e consentiva deroghe ad personam, ben vengano le modifiche e il confronto sui contenuti».

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, il quale, in apertura del suo intervento, ha enunciato i dati del piano casa: «Sono 21853 le istanze presentate per il piano casa, 35mila gli interventi realizzati, dando lavoro a70mila persone, creando 54milioni di euro di entrate per il settore edilizio». Secondo Fasolino i dati evidenziano la necessità di prorogare la legge. «Si tratta di un intervento a costo zero per la Giunta che crea economia. Un’azione che crea posti di lavoro – ha affermato Fasolino – senza rovinare il patrimonio ambientale, anzi ci ha dato la possibilità anche di migliore il nostro patrimonio immobiliare». L’esponente della minoranza, rivolgendosi al presidente della Quarta commissione, ha affermato che il Ppr, unito alla crisi, abbia contribuito a causare effetti disastrosi. «L’obiettivo era nobile ma ha creato un disastro. Oggi avete una grande possibilità: l’opportunità di creare un progetto per creare uno sviluppo economico che può dare posti di lavoro». Fasolino, in conclusione, ha affermato che l’opposizione è pronta ad aprire la discussione sul Ppr senza preconcetti. «Siamo un’opposizione pronta a dare un supporto per creare economia».

Per il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, è urgente prorogare la legge che scade il 29 novembre, ossia fra otto settimane. «Il piano casa ha costituito l’unica risorsa alla situazione tragica dell’edilizia. Ogni euro investito nell’edilizia – ha spiegato Truzzu – ha una ripercussione su altri settori». Truzzu ha ricordato che si tratta in media di interventi di 35mila euro e che il piano casa ha dato una risposta a quelle famiglie che aveva bisogno di una stanza in più per un figlio o un genitore.  «Oggi abbiamo 8 settimane e la legge non è neanche arrivata in commissione. La mia proposta alla maggioranza e all’assessore di pensare a una proroga in attesa di una nuova legge». Per il consigliere regionale di Forza Italia, Oscar Cherchi, «di questo argomento quest’aula ne ha discusso per 5 anni consecutivi». Cherchi ha ripercorso le difficoltà di fare approvare una legge in Consiglio che veniva vista come la legge degli speculatori. Una battaglia portata avanti dall’allora opposizione per dire no a un disegno di legge che ha invece dimostrato di essere in grado di dare risposte a un settore in grave difficoltà. «Ma i risultati ci sono stati, magari non il primo anno ma quando è entrata a regime». Cherchi ha chiesto all’assessore una proposta da parte della Giunta e nel frattempo, la possibilità di prorogare di 24 mesi la legge in vigore in attesa dell’approvazione del nuovo testo.

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha manifestato soddisfazione «nel sentire la maggioranza che apprezza e dice che il Piano ha generato economia, dopo averci accusato di cementificazione e distruzione del paesaggio e delle coste sarde; siamo contenti di sentire l’Ance che dice “senza il Piano casa saremmo morti e sepolti”; segno che la maggioranza di allora è stata lungimirante mettendo in piedi l’unico strumento per rilanciare la nostra economia senza consumare suolo e senza devastare l’ambiente, puntando in modo forte sulla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, misura attualissima anche oggi come dimostrano gli incentivi introdotti dal Governo nazionale». Sulla possibile proroga del Piano e le modifiche relative alla fascia entro i 300 metri, Peru ha preso le distanze da interpretazioni dietrologiche: «io dico che le porcherie si possono fare al di quà e al di là di questa fascia e le tutele ci son: poi, credo che chi spende le sue risorse non sprechi e non distrugga, anzi riqualifichi e migliori l’architettura del territorio, spogliamoci dai pregiudizi ideologici e lavoriamo in modo costruttivo, spero che centro sinistra che prima ha sottovalutato il problema sia ora più attento».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «si è discusso tante volte di un Piano casa che ha sempre avuto carattere di straordinarietà senza una visione organica del problema di cui invece la Sardegna ha bisogno, intervenendo su riqualificazione e riduzione del consumo del territorio, dando al settore dell’edilizia un ruolo strategico nel rilancio della nostra economia». Però alcune cose vanno dette, secondo Cocco, a proposito del Piano paesaggistico varato a suo tempo della Giunta Soru: «quel Piano non è un provvedimento integralista, siamo nel campo delle idee e delle opinioni che hanno varcato i confini nazionali e, anzi, dovrebbero essere patrimonio di tutti». Non si può concepire l’edilizia come una zona franca dalle regole, ha sostenuto il capogruppo del Pd, «lo chiedono per primi i cittadini di Olbia e di tanti altri territori, l’edilizia in Sardegna ha sempre avuto un ruolo centrale, una storia ed una tradizione e buona parte dei suoi problemi sono legati soprattutto alla burocrazia: per questo siamo per un intervento legislativo strutturale che introduca una significativa semplificazione delle procedure».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha detto di comprendere l’imbarazzo del centro sinistra, «che nasce dal pregiudizio ideologico sul Piano casa che quella parte politica ha sempre avuto; oggi si cambia rotta sulla via di Damasco? Ci fa piacere che accada oggi quando il centro sinistra ha responsabilità di governo, si tratta ora di capire in che direzione vuole andare il governo regionale». Noi, ha aggiunto Pittalis, «abbiamo presentato una proposta, se arriva quella della Giunta ben venga, sarà poi abbinata alla nostra, tanto più che i meriti saranno sempre i vostri come dice certa stampa: lo dico perché con riferimento alla legge in esame auspichiamo che sia l’occasione per rendere il Piano casa una misura permanente e stabile, superando il sistema delle proroghe, vi attendiamo alla prova privilegiando i contenuti».

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha ricordato i dati diffusi dalla Confartigianato ed evidenziato i riflessi positivi, registrati nel settore dell’edilizia, per effetto delle disposizioni relative al cosiddetto “piano casa”. Il rappresentate dell’esecutivo ha quindi affermato che “la stabilizzazione permanente del piano casa è un’ipotesi che è tenuta nella dovuta considerazione” ma che non ci si può sottrarre dall’evidenziare anche “una serie di norme poco chiare e di non semplice applicazione”. «La Giunta – ha spiegato Erriu – ha esaminato le disposizioni vigenti ed ha individuato le fattispecie da portare a regime permanentemente ma altre ne sono escluse, come ad esempio la possibilità di ampliamenti in aree paesaggisticamente sensibili». L’assessore all’Urbanistica ha ribadito l’indisponibilità della Giunta a procedere con una semplice proroga del piano casa ed ha confermato l’ormai prossima presentazione di un apposito disegno di legge («con tutta probabilità sarà esaminato nella prossima riunione dell’esecutivo») sulla materia. Dl che conterrà norme efficaci per incentivare gli interventi di valorizzazione, riconversione e riqualificazione (edilizia e energetica) e sarà tale – a giudizio di Cristiano Erriu –  da superare le ambiguità presenti nella legge 4.

L’assessore ha quindi assicurato che il provvedimento della Giunta non sconvolgerà i principi cardine di una pianificazione ordinata del territorio. «Il disegno di legge su piano casa – ha dichiarato Erriu – rappresenta il primo passo di una strategia di più ampio respiro che ricomprende la legge di governo del territorio, il piano paesaggistico regionale e il testo unico per l’edilizia». Cristiano Erriu ha quindi spiegato che tra le priorità della Giunta c’è anche la semplificazione dell’apparato amministrativo e, nella parte conclusiva del suo intervento, ha dichiarato che le norme contenute nello “Sblocca Italia” consentiranno una “rapida evoluzione” del Disegno di legge e tempi di approvazione congrui della provoca.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al primo firmatario della mozione n. 74, Gianluigi Rubiu, per la replica. Il capogruppo dell’Udc si è dichiarato “abbondantemente soddisfatto” del dibattito e delle conclusioni ed ha ringraziato l’assessore per la disponibilità mostrata.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dunque chiesto una sospensione di cinque minuti per verificare la possibilità di predisporre un ordine del giorno.

Il presidente della Giunta ha accordato la sospensione e dopo pochi minuti ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno sul quale la Giunta, con l’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha espresso parere favorevole.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha dato lettura dell’ordine del giorno unitario firmato da tutti i capigruppo. Sul documento sono intervenuti diversi consiglieri per dichiarazioni di voto.

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha apprezzato il superamento dell’approccio ideologico che caratterizza da oltre un decennio  il dibattito sulla materia. «L’esigenza -ha spiegato Solinas – è quella di trovare una sintesi su una normativa farraginosa non sempre riconducibile a coerenza. Nel vissuto dei cittadini c’è il timore di imbarcarsi in una pratica edilizia che ha tempi lunghi e una insicurezza di fondo». Solinas ha poi invitato la Giunta a prevedere nel Dl sull’urbanistica un effettivo riutilizzo del patrimonio edilizio esistente. «Laddove esistono porzioni urbane edificate che rientrano in un centro storico o in una zona B c’è la tentazione di conservare lo status quo. Spesso però si tratta solo di rovine».

Il capogruppo del Psd’Az, infine, ha manifestato forti perplessità sui tempi di approvazione del disegno di legge della Giunta. «Il progetto organico della Regione rischia di essere anticipato da una normative nazionale. Alla scadenza del Piano Casa c’è il pericolo di rimanere scoperti».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto d’accordo sull’ordine del giorno ma ha chiesto l’aggiunta di un terzo punto: la proroga del Piano Casa nel caso in cui, entro il 28 novembre, non dovesse essere approvato il Dl della Giunta. «La proroga – ha detto Fasolino – è attesa da tutti».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha espresso dubbi sul fatto che il Dl della Giunta possa essere approvato prima della scadenza del Piano Casa. «In otto settimane difficilmente si riuscirà a trovare una soluzione di lungo periodo – ha detto Truzzu – alla scadenza del 29 novembre ci troveremo ad affrontare la stessa questione. Per questo dichiaro la mia astensione».

Critico anche Oscar Cherchi (Forza Italia): «Nell’ordine del giorno non si fa riferimento alla proroga – ha detto Cherchi – Siamo d’accordo sulla necessità di un Dl organico in materia urbanistica e pronti a dare il nostro contributo, oggi però si deve avere la certezza di una proroga del Piano Casa».

Il presidente ha dato la parola al consigliere regionale di Forza Italia, Stefano Tunis, il quale ha ribadito la necessità di mantenere in essere il piano casa, perché rinunciando a questo provvedimento si bloccherebbe l’economia. Per Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, la discussione è stata importante perché ci ha dato la possibilità di capire quali siano gli intendimenti della Giunta. Arbau ha però chiarito all’Aula che l’edilizia in Sardegna non è stata messa in crisi  da una Giunta di centrosinistra, ma da una congiuntura economica devastante. L’esponente della maggioranza ha anche aggiunto che «su urbanistica e ambiente bisogna rispettare le regole e che il “piano casa” non è un piano casa vero e proprio, ma un provvedimento emergenziale per dare respiro all’edilizia e lo ha fatto». Secondo Arbau l’ordine del giorno evidenzia la volontà di prorogare il provvedimento.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha proposto all’Aula e all’assessore Erriu di inserire un terzo punto nell’ordine del giorno in cui si può ipotizzare la proroga della legge nell’ipotesi in cui non sia possibile esitare la nuova legge entro la scadenza del 29 novembre. «Ho paura  – ha detto Pittalis – che con tutto il lavoro che abbiamo, tra assestamento di bilancio e riforma sanitaria, non si possa esitare un disegno di legge di questa portata in tempi brevissimi». Per il capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco «questo ordine del giorno è di buonsenso, non si può sempre stravincere ma si può anche pareggiare. Noi voteremo solo questo ordine del giorno con questi due punti».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha rassicurato l’Aula che lo spirito dell’ordine del giorno è quello di prorogare il piano casa, visto che martedì arriverà in commissione. Cocco ha però affermato che l’ordine del giorno va approvato così come è stato sottoscritto. Perplesso Michele Cossa (Riformatori sardi): «La proposta dell’on. Pittalis è una proposta di buonsenso, perché approvare un ordine del giorno scritto in questa maniera manda all’esterno un messaggio controproducente, un messaggio negativo». E ha aggiunto: «Il Consiglio deve dare certezze alle aziende, ai professionisti e ai cittadini nel panico. Quest’ordine del giorno così come è scritto non è approvabile». Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha spiegato di aver pensato, nel momento in cui ha sottoscritto l’ordine del giorno, che ci sarebbe stata la proroga e che sarebbe caduta al momento del licenziamento della nuova norma. Per il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, l’impegno dell’assessore è stato chiaro e non richieda ulteriori precisazioni.  Desini ha annunciato il suo voto favorevole.

Il presidente del Consiglio ha quindi sospeso la seduta per cinque minuti.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato che l’ordine del giorno deve essere votato, a suo avviso, così come è, tanto più, ha osservato «che è stato firmato da tutti, se poi qualcuno ci ha ripensato è un problema di altri».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha annunciato invece il ritiro della sua firma dall’ordine del giorno perché, nell’attuale stesura, «inutile».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che, a suo giudizio, «il dibattito soffre ancora di qualche riserva, abbiamo detto che se non si riesce ad approvare il nuovo Disegno di Legge si proroga il Piano casa: tutto qua, abbiamo anche proposto una alternativa, a questo punto la maggioranza si assume in pieno la responsabilità di quanto succederà in caso di vuoto normativo, pertanto ritiro anche mia firma».

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha ricordato che il centro-destra «ha fatto sforzi immani per liberarsi dai panni degli oppositori per andare incontro agli interessi della Sardegna, purtroppo ci sono incrostazioni ideologiche che taluni non riescono a superare, ma il vuoto normativo non è tollerabile come ha compreso anche l’Assessore: gli impegni verbali vanno inseriti nel documento con una specifica clausola di salvaguardia».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha confermato il voto favorevole del suo gruppo sull’ordine del giorno, precisando però di ritenere utile «una dichiarazione dell’Assessore e, perché no, anche del presidente Pigliaru, con un impegno per la proroga del Piano casa entro 29 novembre, nel caso di mancata approvazione della nuova legge».

Il consigliere del Pd Antonio Solinas ha ribadito il parere favorevole del Pd sull’ordine del giorno, fermo restando che «il centro sinistra è consapevole che alcune norme non possono essere disattese, il nuovo disegno di legge arriverà in Commissione martedì prossimo e siamo impegnati a dare priorità al suo iter e siamo favorevoli anche ad una proroga entro 29 novembre: in caso contrario il Consiglio ha tutti gli strumenti per intervenire». Deve essere chiaro, tuttavia, «che una proroga così com’è non esiste perché siamo e restiamo coerenti con quanto abbiamo sostenuto nella passata legislatura».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha chiesto alcune delucidazioni sul contenuto del documento e, dopo i chiarimenti del presidente Ganau, ha annunciato il suo voto favorevole, «prendendo atto delle dichiarazioni del capogruppo del Pd e dell’assessore».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha dichiarato il suo voto contrario, a causa «dell’ennesimo vorrei ma non posso della Giunta che, in modo inaccettabile, dice no ad una proroga del Piano casa, sia pure eventuale».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, si è detto contrario al documento con dispiacere «perché nella discussione è emersa una vera e propria fobia per la proroga, nonostante le dichiarazioni con cui la maggioranza ha riconosciuto che il Piano casa ha raggiunto il suoi obiettivo di rilanciare l’economia sarda». La proroga richiesta poi, ha continuato, «è solo eventuale, se siete sicuri di approvare la nuova legge in tempo non c’è motivo di non inserire un paracadute»

Il consigliere Stefano Tunis, sempre di Forza Italia, ha rilevato che «purtroppo nonostante le rassicurazioni del consigliere Pietro Cocco ricordo che la Giunta non si è riuscita a fare cose assai meno delicate ed importanti dal punto di vista politico, per colpa del capo del vostro partito». Immagino quanto sia avvilente, ha sostenuto, «dover sottostare ad un ordine forse telefonico, in queste condizioni non sarete in grado di dare una risposta e sarà difficile spiegare a migliaia di sardi che una cosa non si fa solo perché siete schiavi».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha affermato di voler ringraziare Tunis «che si preoccupa del nostro benessere, in realtà sarà difficile per lui spiegare perché si sia firmato un ordine del giorno per poi togliere le firme; noi non abbiamo intenzione di prorogare il vostro Piano casa, siamo per un aumento di volumi solo se finalizzato al recupero senza le norme intruse che ci avete appiccicato con un sistema di deroghe». La norma paracadute, ha concluso, «semmai può riguardare quelle parti del Piano che hanno funzionate, nel caso saranno prorogate solo quelle e sarà vostra responsabilità se ostacolerete la nuova legge».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’ordine del giornoe che l’Aula ha approvato con il seguente esito: presenti 55, votanti 54, favorevoli 39, contrari 13, astenuti 1.

Consiglio regionale 1 copia

I lavori del Consiglio regionale sono ripresi questo pomeriggio per l’esame degli altri punti all’ordine del giorno. Si è iniziato con la mozione, primo firmatario il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, “sulla Fondazione Banco di Sardegna”.

Attilio Dedoni, dopo aver premesso che «alcuni contesti sono estranei ai veri interessi della Sardegna» ha ricordato che la Sardegna vive una crisi più drammatica delle altre Regioni: disoccupazione, difficoltà allo sviluppo, cassintegrati da tutte le parti, un motore alimentato esclusivamente dal sistema bancario che non gira, nonostante interessi tutte le famiglie. Il problema, insomma, per Dedoni è molto chiaro: «Il Consiglio ha il dovere di dare indirizzi alla Fondazione che, è bene ricordarlo, gestisce un patrimonio di 900 milioni di euro proprietà del polo sardo, controllato dalle istituzioni, mentre chi amministra dovrebbe essere distante dalla politica per non subirne le contiguità». Non voglio accusare un partito, ha chiarito il consigliere dei Riformatori sardi, «ma vorrei che un partito facesse un atto di moralità, che controllasse e verificasse se la Fondazione fa gli interessi del popolo sardo, è una cosa che riguarda tutti». Soffermandosi poi sui contenuti specifici della mozione, Dedoni ha criticato la composizione degli vertici societari: «E’ grave e anomalo che la Fondazione detenga il 49% delle quote azionarie del Banco (mentre altre fondazioni superano di poco il 20%) attraverso patti parasociali che suo tempo imposero un certo assetto, riconoscendo alla Bper una prelazione su queste quote e sulle nomine dei vertici». Il consigliere ha poi lamentato la scarsa trasparenza di alcune operazioni della Fondazione, come dismissioni patrimoniali, plusvalenze, obbligazioni, fondi inglesi ed altre partecipazioni a volte opache (come una società lussemburghese che gestire distributori di bevande): «Scelte incomprensibili – ha proseguito – che appaiono distanti dall’interesse pubblico». Lo stesso presidente Pigliaru, ha concluso il capogruppo dei Riformatori, «in più circostanze, come hanno affermato anche autorevoli esponenti del Pd come Bersani e Fassina ed altri, si schierò contro certe operazioni; ragione in più per recuperare moralità e distinguere nettamente fra sistema bancario e politica».

Il consigliere Cesare Moriconi (Pd) ha detto in apertura di non sapere se è giusto tirare in ballo moralità ed etica, affermando che è molto più importante «portare la discussione su un terreno adeguato ad una discussione utile, fuori dal gioco delle parti». «Nel caso specifico – ha sostenuto Moriconi – occorre individuare strumenti davvero utili alle politiche del credito e non alle contrapposizioni politiche». Certamente, ha aggiunto il consigliere del Pd, «è sbagliato cercare colpevoli di una parte e dall’altra, col risultato di mancare l’obiettivo di un sistema creditizio che avremmo voluto più partecipe dello sviluppo locale». Forse non è utopia immaginare una banca legata al territorio in un quadro organico di sostegno alle nostre comunità, ha dichiarato il consigliere Moriconi, «vicino a giovani, imprese, ambiente, qualità della vita, istruzione, salute, ad ogni settore il cui sviluppo possa accendere una speranza». Serve in altre parole, a giudizio dell’esponente del Pd, «una discussione nobile per capire se esiste una nuova possibilità per il credito in Sardegna, favorendo il nostro tessuto locale e sociale, riflessione che serve perché questa discussione non si esaurisca nelle contrapposizioni».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha riferito che fra poco a Lei, piccolo paese del Marghine, arriverà il cosiddetto bancomat intelligente dove si potrà pure versare. In realtà, ha detto, «siamo davanti al frutto di una politica che colpisce le realtà più deboli, ma poi perché non si deve parlare della Fondazione quasi fosse una no fly zone?»

 La politica, secondo Crisponi, ha invece «titolo per entrare nelle questioni a cominciare dallo smantellamento del sistema del credito nella nostra regione, passano per il tema dell’influenza della politica nel credito, anche perché ormai non si parla più di sviluppo e ripartenza della Sardegna perché i rubinetti del credito sono chiusi». «Per queste ragioni – ha proseguito Crisponi – è giusto reclamare una politica diversa più attenta ai territori, spezzando una catena strana che avvolge un sistema di califfati, su un solco simile a quello del #Monte dei Paschi dove la politica ha creato sfracelli e danni». La situazione è delicata, ha concluso il consigliere dei Riformatori, «perciò dobbiamo togliere il velo e far diventare tutto più trasparente e accessibile, perché dopo il Marghine ci saranno altre chiusure e ci troveremo ben presto a domandarci cosa fare: apriamo porte e finestre, ricordando soprattutto che degli 82 miliardi che la Bce ha assegnato recentemente alle banche, 2 miliardi sono andati a Bper, ma per fare cosa? Ricordiamoci che sono soldi che arrivano dalle tasche dei nostri cittadini».

Il consigliere del gruppo Pd, Franco Sabatini, ha escluso operazioni condotte al di fuori delle norme e delle leggi da parte della Fondazione e del Banco di Sardegna. «Se fossero vere le dichiarazioni rese in Aula dall’onorevole Dedoni – ha attaccato il presidente della commissione Bilancio – dovrebbe recarsi in procura e denunciare le violazioni di legge». A giudizio di Sabatini tutte le operazioni del Banco e della Bper, compresa quella relativa a Sardaleasing, sono avvenute nel pieno rispetto delle procedure e, laddove necessario, sono state verificate da advisor indipendenti. L’esponente della maggioranza ha quindi approfondito il tema dei rapporti che intercorrono tra il Consiglio regionale e gli istituti di credito che operano in Sardegna. «Ci limitiamo – ha spiegato Sabatini – alle audizioni in occasione delle formalità della discussione della manovra finanziaria, ma servirebbe maggiore confronto e maggiore collaborazione». L’esponente del Pd auspica un maggiore confronto in tema di servizi offerti alle imprese, alle cooperative, insieme con una nuova attività di coordinamento nei diversi interventi della Fondazione nei settori della cultura, della ricerca, dello spettacolo e dello sport. Sabatini ha concluso replicando alle ulteriori critiche mosse dal capogruppo dei Riformatori alla gestione della Fondazione e del Banco di Sardegna ed ha rassicurato sulla solidità patrimoniale della Fondazione Banco di Sardegna.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha cercato, in premessa, di ricondurre il dibattito al tema oggetto della mozione consiliare. «Poniamo il tema del rispetto delle regole – ha dichiarato il coordinatore regionale dei Riformatori sardi – e della commistione tra politica e banche». «E’ il tema – ha aggiunto Cossa – che ha posto anche il presidente Pigliaru, quando ancora non governava la Regione, all’indomani del caso #Monte Paschi». Michele Cossa ha quindi declinato i valori della Carta delle fondazioni ad incominciare da quello che indicano il patrimonio delle fondazioni come patrimonio originario delle comunità. A giudizio del consigliere della minoranza nella Fondazione Banco di Sardegna permane l’anomalia di una “forte” presenza politica e la situazione è ancor più grave se si considera che la Fondazione con l’erogazione di contributi e risorse, è in grado di condizionare la vita dei cittadini sardi in misura maggiore di quanto non lo faccia la stessa Regione. Michele Cossa ha concluso auspicando un intervento della Giunta per quanto attiene l’esercizio dei poteri di vigilanza e ha invitato il Consiglio ad occuparsi di un tema centrale per lo sviluppo dell’Isola. «Siamo pronti a portare in piazza – ha ammonito Cossa – per spiegare ai sardi che il Banco di Sardegna è diventato una succursale del Pd».

Per Piero Comandini (PD), la mozione presentata dal centrodestra manca di originalità. «Vengono elencati vecchi problemi – ha detto Comandini – ma non c’è una parola, un indirizzo che sollevi il problema del credito in Sardegna». Comandini ha poi concentrato l’attenzione sulla Sardaleasing, difendendo l’operazione di fusione con l’ABF: «Questa decisione – ha sottolineato il consigliere del Partito Democratico – ha consentito di salvare Sardaleasing che oggi continua ad esistere e ad operare nella nostra regione».

L’esponente delle maggioranza ha poi invitato i presentatori della mozione a distinguere tra banche e fondazioni. «Queste ultime – ha spiegato Comandini – svolgono un ruolo fondamentale per le comunità, sono una risorsa imprescindibile per i territori in cui operano. Sono state infatti create per limitare il peso della politica all’interno del sistema creditizio. Oggi, invece, si chiede di tornare indietro e di rafforzare il legame tra politica e credito. Credo che non sia questa la strada giusta». Comandini, al termine del suo intervento, ha ricordato che «oggi a Firenze si tiene la seconda Conferenza europea delle Fondazioni. Questa opportunità noi non la cogliamo per le solite discussioni da cortile che non risolvono le questioni importanti. Non è difendendo uno sportello bancario di un piccolo comune che si rilancia l’economia dell’Isola».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha criticato l’approccio al problema del credito: «Parte dei colleghi individuano i mali del sistema creditizio nella presenza di esponenti politici legati a un partito – ha detto Tunis – altri invece scaricano le responsabilità. Alle banche, elemento centrale della nostra economia, si attribuisce un ruolo superiore slegato da qualsiasi attività di indirizzo da parte della politica. Ma per quale motivo – si è chiesto Tunis – dovremmo rinunciare ad un ruolo della politica?». L’esponente di Forza Italia ha quindi segnalato all’Aula la distanza tra le banche e gli interessi di cittadini e imprese. «Per questo motivo – ha aggiunto Tunis – occorre oggi dare alla politica un ruolo più forte perché le istanze della società vengano ascoltate e si esca dai freddi meccanismi del sistema creditizio».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) in apertura del suo intervento ha ricordato i tre perni su cui si è costruito in passato il sistema del credito: il Banco di Sardegna (per il credito alle famiglie e alle imprese), il Cis (per quello alle industrie) e la Sfirs. «Oggi il Cis sta sparendo – ha sottolineato Truzzu – mentre il Banco di Sardegna è oggettivamente in difficoltà visto il ruolo predominante della Banca Popolare dell’Emilia».

Truzzu ha poi ricordato le preoccupazioni espresse da autorevoli intellettuali come l’economista Antonio Sassu e lo storico Paolo Fadda. «C’è una preoccupazioni viva nella società – ha detto Truzzu – è vero che le fondazioni esistono per allontanare la politica dalle banche, ma è anche vero che il Consiglio regionale ha il compito di vigilare». Il consigliere di Fratelli d’Italia ha poi evidenziato il ruolo dominante del Partito Democratico all’interno della Fondazione Banco di Sardegna. «All’interno della Fondazione è rappresentata solo una parte, non è un problema solo per la Sardegna ma per lo stesso Partito Democratico. Quello di cui oggi si discute è l’opportunità di certe scelte. Ciò oggi sembra lecito e legale può lasciare dei dubbi. Anche la quotazione di #Parmalat è avvenuta secondo le regole poi è successo quello che è successo. Per questo – ha concluso Truzzu – è necessario riflettere sul ruolo del Consiglio.»

Il vice presidente, Eugenio Lai, ha assunto la presidenza del Consiglio regionale e ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, il quale ha sottolineato come sia necessario fare chiarezza su un ente che gestisce il patrimonio di tutti i sardi. Per il vice presidente del Consiglio Peru è grave quanto sta accadendo nel Banco di Sardegna. Gli emiliani della «Bper si preparano all’azzeramento della gestione dell’istituto di credito sardo. Un altro pezzo di autonomia della Sardegna che va via». Per Peru è necessario che il presidente Pigliaru spieghi con chiarezza quale sarà il futuro della Fondazione Banco di Sardegna e ha ribadito che il 49 per cento delle azioni del Banco di Sardegna detenute della Fondazione debbano restare in mano al pubblico,  patrimonio di tutti i sardi. Per questo Peru ha esortato ai Comuni a esercitare il diritto di prelazione per l’acquisto delle azioni, sottraendole al controllo della Bper, in modo da salvaguardare l’autonomia della Sardegna. L’esponente della minoranza ha ricordato come in questi anni i dipendenti del Banco di Sardegna siano diminuiti della metà, perdendo oltre 2000 lavoratori e stipendi per 70 milioni di euro, mentre la Bper ha raddoppiato i dipendenti. Stiamo assistendo, secondo Peru, a un governo coloniale del credito sardo: il corpo è in Sardegna, ma la testa è a Modena.

Per Fabrizio Anedda (Rifondazione-Comunisti italiani-Sinistra sarda-Misto) è giusto considerare il Banco di Sardegna la banca dei sardi. «Chi l’ha fatta diventare grande è stata la politica e i governi che si sono succeduti. Quindi chi ha fatto diventare grande il Banco è stata la Regione Sardegna. Non ci si deve meravigliare se ci sono nomine politiche che hanno il compito di vigilare, non vedo dove sia il problema». Anedda ha sollevato un altro problema, ossia quello relativo alla voce insistente che il Banco di Sardegna stia cedendo i crediti vantati nei confronti delle imprese in sofferenza. «Siccome anche le imprese hanno contribuito a far diventare grande il Banco di Sardegna mi sembra una situazione grave». Anedda ha chiesto alla Giunta di verificare la veridicità di queste notizie e, se confermate, intervenire a favore delle imprese. II consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha subito affermato di essere contrario allo spirito di questa mozione che ha l’obiettivo di attaccare il presidente della Fondazione del Banco di Sardegna. «Conosco Antonello Cabras e ne apprezzo le qualità politiche e morali», ha affermato. L’esponente della minoranza ha evidenziato come nella mozione ci siano delle contraddizioni: da una parte si chiede la divisione tra finanza e politica e dall’altra si vuole però interferire nelle nomine interne alla Fondazione. La politica, secondo Oppi, è sempre stata legata al credito così da agire nel miglior modo possibile a favore del territorio e delle sue imprese. «La politica – ha auspicato Oppi – deve tornare a essere il perno della società».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) ha dichiarato che «il Consiglio eletto dai cittadini ha il dovere morale di tutelare gli interessi della comunità; se politica deve essere il primo potere dello Stato è giusto che intervenga sulla materia, semmai bisogna chiedersi se l’intervento della politica possa ridursi a quello di una sola parte». Fenu ha poi sostenuto che è «più utile mettere l’accento sul sistema del credito oggi chiamato a supportare la vita e lo sviluppo delle aziende mentre invece fa il contrario, non supporta il tessuto produttivo e spesso agisce per accelerarne la scomparsa dal mercato». Il consigliere ha denunciato inoltre «i numerosi i casi di usura e anatocismo riconducibili ad una parte del sistema bancario: se è vero che oltre l’80% dei mutui sardi hanno questo vizio bisognerebbe bloccare le azioni di pignoramento in corso, forse è abbastanza per una commissione d’inchiesta». Se non la facciamo, ha avvertito il consigliere Fenu, «la residua fiducia riposta dai cittadini nella politica sarebbe fortemente a rischio, interroghiamoci piuttosto sul sistema del credito senza spaventarci se con questo mettiamo in difficoltà le banche, riflettiamo sulle centinaia di milioni distribuiti dalla Regione per i mutui prima casa, casa oggi molti cittadini stanno rischiando di perdere».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha esordito affermando che «in questi casi la cautela è dovuta e necessaria, cautela che è mancata ai presentatori della mozione, retaggio di un certo passato come ha ricordato il consigliere Oppi». «Che le fondazioni debbano uscire dalle banche – ha continuato Cocco – è giusto ma questo deve valere per tutti gli altri contesti a cominciare dalle Asl e, in proposito, scandalizza l’intervento di Peru dopo le vicende della sanità sassarese  o quello di Dedoni che soffre di nostalgia del passato, ma qui bisogna parlare di politica ed occuparsi di tutte le questioni, compresa quella che riguarda le banche». Questo dibattito, ha ricordato il capogruppo del Pd, «poteva essere una occasione per parlare del credito a livello generale, con l’attenzione dovuta ai problemi quotidiani di famiglie ed imprese ma la mozione ha contenuti inesatti, contraddittori, approssimativi, velleitari e confusi, deve essere respinta al mittente a cominciare dal passaggio all’impegno del presidente del Consiglio regionale, del tutto privo di fondamento». «Respingo anche – ha concluso il consigliere Cocco – i riferimenti all’etica ed alla moralità fatti dai Riformatori sardi, abbiamo perso l’occasione di fare una discussione seria».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha rivolto, in apertura del suo intervento sottolineature critiche verso i toni utilizzati dal capo gruppo del Pd, Pietro Cocco, ed ha riaffermato lo spirito prettamente politico della mozione presentata dai consiglieri dell’opposizione (ad esclusione del gruppo Udc). «Non sono in discussione le persone – ha spiegato Pittalis – e tantomeno i presidenti di Fondazione e Banco ma il ruolo, le funzioni e il rispetto delle regole dell’ente e dell’istituto di credito che operano in Sardegna». L’esponente di Fi ha quindi ripercorso l’iter istitutivo delle fondazioni e le dinamiche che in alcuni casi («Mps e Unicredit, ad esempio») hanno portato ad autentiche degenerazioni.

Pietro Pittalis ha concluso invitato il presidente della Regione a illustrare quali azioni intenda mettere in campo per garantire la correttezza dell’operato di Fondazione e Banco, insieme con la salvaguardia delle funzioni e del ruolo di controllo proprio della politica, nel delicato comparto del credito in Sardegna.

«Auspico l’uscita della Fondazione dal capitale del Banco di Sardegna». E’ quanto ha affermato il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, nel suo intervento in Consiglio, nello spazio riservato alla replica della Giunta, nel corso della discussione della mozione n. 68. Il presidente della Giunta, ha riconosciuto, in premessa, l’importanza del tema oggetto della mozione illustrata in Aula dal capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ed ha mostrato apprezzamento per gli spunti offerti dal confronto che si è sviluppato in Consiglio.

Francesco Pigliaru ha ricordato inoltre che Fondazione e Banco sono un ente e un’impresa privati e ha definito “non utile” entrare nel recinto delle questioni proprie della gestione aziendale.

«Ma – ha aggiunto il presidente della Regione – c’è un tema dal quale non intendo sottrarmi e riguarda il rapporto tra politica e credito, ed affermo con chiarezza che la politica deve restare fuori dalla gestione del credito e deve limitarsi ai compiti di indirizzo e controllo, intervenendo quando ci sono episodi di malfunzionamento del mercato». Il governatore ha citato a questo proposito il caso del mercato dell’accesso al credito per esplicitare gli esempi positivi di “intervento complementare” tra parte pubblica e sistema del credito, ad incominciare dai consorzi fidi.

«Nessuna ingerenza con gli istituti di credito», ha insistito il Pigliaru, nell’evidenziare il dettato dello statuto della Fondazione Banco di Sardegna nella parte in cui norma il cosiddetto “comitato di indirizzo”. Il presidente della Regione ha dunque ricordato che le indicazioni sono in capo ad enti che rappresentano i cittadini e non già la politica (Università, Camere di Commercio, Province e Regione). «La prima ricetta che ho da proporre – ha dichiarato il capo dell’esecutivo – è quella di nominare le persone giuste e non procedere con nomine legate alle appartenenze politiche».

Il presidente Pigliaru ha quindi affrontato il tema centrale del dibattito in Consiglio, inerente il patrimonio della Fondazione e la partecipazione al capitale sociale del Banco di Sardegna. «Auspico che il patrimonio della Fondazione sia utilizzato per favorire lo sviluppo dei nostri territori nei previsti settori di intervento – ha spiegato il leader della maggioranza – e ritengo che perseguire questi obiettivi la Fondazione debba gestire in modo adeguato il proprio patrimonio, per investire le necessarie risorse a sostegno dell’economia e della società sarda».

«La mia opinione, il mio auspicio – ha proseguito Francesco Pigliaru – è che la Fondazione Banco di Sardegna esca dal capitale sociale del Banco di Sardegna». A giudizio del governatore sono due le ragioni che supportano la posizione espressa. La prima è che si diversificherebbe il portafoglio titoli della Fondazione e si potrebbe contare su maggiori risorse per gli investimenti nell’Isola, rispetto a quelle che derivano dalla partecipazione (350 milioni di euro) al capitale del Banco; la seconda è che con l’uscita della Fondazione dal Banco si romperebbe l’anacronistico legame tra fondazione e banca, eliminando i rischi di possibili commistioni tra politica e banche.

«Quelli espressi – ha concluso Pigliaru – sono auspici che mi auguro siano ascoltati da chi opera nella Fondazione con l’autonomia propria del suo mandato».

Nella sua replica, il primo firmatario delle mozione, Attilio Dedoni, ha espresso soddisfazione per le parole di Francesco Pigliaru. «L’intervento del presidente – ha detto Dedoni – va nella direzione giusta. La necessità di separare politica e credito è stata recentemente sollecitata anche dal Fondo Monetario Internazionale  che ha denunciato il peso eccessivo delle partecipazioni bancarie sulle fondazioni».

Attilio Dedoni ha poi rimarcato lo spirito della sua mozione orientata a promuovere un dibattito sul tema del rapporto banche-politica. «Discussioni a parte – ha detto il capogruppo dei Riformatori sardi – abbiamo posto delle domande a cui il presidente ha dato una risposta chiara». Dedoni ha poi invitato Pigliaru a farsi promotore di un’iniziativa in Consiglio per dare regole certe al rapporto della politica con le fondazioni. «Noi – ha concluso Dedoni –  siamo disponibili a lavorare insieme, anche per altri settori come la sanità».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione la mozione che è stata respinta dall’Aula (34 i voti contrari, 17 quelli a favore).

L’assemblea è passata quindi ad affrontare l’esame della mozione n. 69 (Truzzu e più) “per esprimere solidarietà ai due marò ingiustamente detenuti in India”.

Il primo firmatario del documento ha parlato di “vicenda surreale”. «Massimiliano La Torre e Salvatore Girone operavano su una nave della Marina militare italiana impegnata in un’operazione di contrasto della pirateria – ha ricordato Truzzu – sono stati arrestati con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani “ma dovevano essere giudicati in Italia».

Truzzu ha poi definito “raccapricciante” il ruolo dello Stato e dei vari governi che non sono stati in grado di tutelare i due marò. A differenza dei casi Sigonella e Achille Lauro ha aggiunto – lo Stato non ha mostrato fermezza nel difendere le sue prerogative. «Ciò che si chiede è che venga fatta giustizia – ha detto Truzzu – La Torre e Girone devono essere giudicati in Italia, nel rispetto delle norme internazionali». Al termine del suo intervento, l’esponente della minoranza ha chiesto di esprimere solidarietà e sostegno ai due marò con l’esposizione di uno striscione nella facciata del Palazzo del Consiglio e della Regione e a inviare al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli esteri una copia della mozione.

Il presidente ha dato la parola al consigliere regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, il quale ha ringraziato il collega Truzzu per aver presentato questa mozione. «Credo che facciamo bene a dedicare il nostro tempo a questa vicenda, che vede i nostri due militari coinvolti in una vicenda allucinante». Cossa ha poi aggiunto: «L’auspicio è che la vicenda si chiuda in maniera definitiva. L’Italia non ha fatto una bella figura e neanche l’Unione europea». Per Cossa se al posto dei militari italiani ci fossero stati militari americani la situazione sarebbe stata risolta con più celerità. Anche il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ringraziato l’onorevole Truzzu per aver presentato la mozione che mette «in evidenza la vicenda di questi due eroi. Io non credo che se fossero stati militari russi starebbero ancora lì». Per Ignazio Locci (Forza Italia) «siamo davanti a due servitori dello Stato, a due militari che partecipavano a una missione internazionale contro la pirateria e che sono incappati in un incidenti. Il Consiglio – ha affermato – non può non esprimere solidarietà a suoi militari».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) si è detto convinto che non ci sia da scandalizzarsi davanti all’iniziativa doverosa del consigliere Truzzu. «I due marinai – ha detto – stavano facendo il loro dovere al servizio dello Stato nel quadro di un patto di reciproca lealtà, di qui l’impegno totale per riportarli in Patria, di fronte a questa situazione è auspicabile che l’intero Consiglio possa votare a favore di questa mozione, anche con l’esposizione degli striscioni su alcuni edifici».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha riconosciuto che «forse l’intervento del Consiglio non produrrà grandi risultati ma la nostra sensazione di italiani, a parte l’aspetto umano della vicenda dei due marinai e la sofferenza della loro famiglie, è quella della vergogna di vedere abbandonati due militari in missione all’estero, caso per certi aspetti simile a quello dei migranti che tutti considerano ingiustamente un fatto interno dell’Italia, a cominciare dall’Unione europea». Che questa vicenda, ha concluso Fasolino, «ci serva per riflettere sulla condizione di tanti militari impegnati in missione di pace all’estero».

A nome della Giunta il vice presidente Raffaele Paci ha dichiarato l’attenzione dell’ esecutivo per queste tematiche che peraltro sembrano in fase di risoluzione. Paci ha espresso un parere favorevole parziale alla mozione, nel senso che «si approva l’iniziativa di manifestare solidarietà e sostegno ai due militari perché la detenzione dei due marò non rispetta il diritto internazionale ed è ingiusta,ma si valuta inopportuno sia per il momento (uno dei due è in Italia) che per le trattative in corso l’esposizione dello striscione sulle facciate dei palazzi». «Se facciamo passare questo tipo di manifestazione – ha precisato Paci – lo dovremmo fare anche per italiani rapiti, le cooperanti e così via; le istituzioni hanno modi propri per manifestare ed esprimere solidarietà e partecipazione ed è perciò auspicabile una soluzione per contemperare la posizione Giunta e quella dei sostenitori della mozione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha in primo luogo apprezzato il parere favorevole della Giunta sullo spirito della mozione, chiarendo tuttavia di non comprendere «le difficoltà per appendere lo striscione, è già accaduto per Rossella Urru con un voto unanime del Consiglio, si tratta della stessa manifestazione già svoltasi in tanti Comuni e tante Regioni d’Italia». «Spero – ha concluso Truzzu – che questo non sia un motivo per non sostenere la mozione, sarebbe paradossale e forse poco degno, non capisco quale sensibilità potrebbe urtare: si chiede solo giustizia e oggi mi vergogno un po’».

Il capogruppo di “Sardegna”, Modesto Fenu, ha espresso contrarietà alla proposta del voto per parti della mozione di solidarietà ai due marò e replicando alle dichiarazioni rese dal vice presidente della Giunta, Raffaele Paci, ha dichiarato piena disponibilità per manifestare pari sentimenti di solidarietà «verso tutti coloro che si trovano privati della libertà per mano dell’Isis e per esprimere ferma condanna contro ogni forma di illecita privazione della libertà dell’uomo».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha espresso condivisione per le affermazioni del consigliere Paolo Truzzu e ha invece dichiarato la non condivisione per quanto affermato dall’assessore Paci in occasione del suo intervento di replica in Aula. «Non si può fare un parallelo tra le situazioni che riguardano le cooperanti e quelle che riguardano due soldati ingiustamente carcerati», ha spiegato Tedde che ha concluso evidenziando le responsabilità di tre governi nazionali “nel fallimento del caso marò”.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato il proprio favore all’intero dispositivo della mozione 69 e  è detto negativamente sorpreso dalla contrarietà espressa dall’esecutivo all’ipotesi di affiggere uno striscione di solidarietà a La Torre e Girone.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha definito “una solidarietà a metà” quella che l’esecutivo e il centrosinistra vogliono offrire ai due marò e alle loro famiglie.

Roberto Deriu (Pd) ha sollecitato l’Aula a ricercare una posizione pacata, non una soddisfazione di parte o un motivo di divisione. «Il proponente della mozione – ha detto Deriu – mi pare interessato a sollevare la questione a fare in modo che la Sardegna sia vicina ai marò e alla Repubblica italiana che sta soffrendo una difficile situazione internazionale». Sul tema, secondo il consigliere del PD, non si può però dare una risposta definitiva, meglio pensare a un documento unitario.

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, annunciando il parere favorevole alla mozione, ha espresso disappunto per le parole dell’assessore Paci «che ha cercato di evitare un giudizio della Sardegna sulla questione dei marò».

Luca Pizzuto, a nome del gruppo Sel, ha espresso solidarietà ai due marò e alle loro famiglie per le sofferenze patite. Pizzuto si è detto d’accordo sulla parte della mozione in cui si chiede di giudicare i due militari in Italia, contrario invece alla richiesta di esporre striscioni fuori dal palazzo del Consiglio regionale «perché – ha detto – c’è stato un reato su cui devono ancora pronunciarsi i giudici».

Nella replica, il primo firmatario della mozione Paolo Truzzu ha ribadito l’obiettivo del documento: esprimere solidarietà ai marò anche attraverso l’esposizione di uno striscione nelle sedi istituzionali. Truzzu ha poi definito “gravi” le parole di dell’assessore Paci. «Non si può mettere sullo stesso piano cooperanti e militari – ha detto Truzzu –  occorre distinguere tra chi si reca volontariamente in regioni di guerra e chi invece lo fa per lavoro e spirito di servizio verso lo Stato. Paci – ha aggiunto il consigliere di minoranza – non ha avuto la capacità di volare alto come invece ha fatto Pigliaru sulla #Fondazione Banco di Sardegna».

Truzzu, infine, ha ribadito la necessità di esprimere la solidarietà dei sardi ai marò. «Sarebbe vergognoso – ha concluso – non intervenire».

Il presidente ha dato la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha dato la disponibilità a votare la mozione ed esprimere solidarietà ai marò, ma si è detto contrario a esporre lo striscione nella facciata nel Consiglio regionale. Cocco ha chiesto la votazione per parti. Il presidente Ganau ha messo in votazione il dispositivo della mozione per parti.

Il Consiglio regionale ha approvato la mozione n. 69 (Truzzu e più) per esprimere solidarietà ai due marò detenuti ingiustamente in India. Il testo, approvato con 43 voti a favore e 6 astenuti, impegna il presidente della Regione: ad esprimere solidarietà e sostegno ai due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti ingiustamente in India e ad inviare al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro degli Esteri copia della presente mozione. Respinta la parte della mozione che prevedeva «l’esposizione di uno striscione nella facciata del Palazzo del Consiglio regionale e della Regione» (23 voti favorevoli, 28 contrari e 1 astenuto).

Il presidente ha quindi messo in discussione la mozione n. 73 (Rubiu e più) per l’attivazione delle procedure per la ricollocazione dei lavoratori ex #Rockwool. Questa mozione abbiamo presentato per il ricollocamento ex Rockwool, in particolare per trovare una soluzione per gli ultimi 13 lavoratori che da dicembre 2013 sono alla disperazione, senza cassa integrazione e che stanno occupando la #galleria Villamarina della miniera di piombo e zinco di Monteponi a Iglesias. «Gli operai – ha spiegato Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc – sono finiti in cassa integrazione dal 2010, ma lo scorso 31 dicembre è scaduta la mobilità (percepivano appena 480 euro) e hanno perso anche quel minimo sostegno economico e si ritrovano senza nessuno strumento di integrazione al reddito e nessuna forma di ammortizzatore sociale».

«Il Consiglio, già di allora nel 2009 si era occupato della vicenda e ha destinato i lavoratori  alla linea di intervento 2 della Regione (ovvero «azioni di formazione per le iniziative del territorio»), il cui obiettivo primario era finalizzato alla riqualificazione ed al reinserimento lavorativo, con un processo volto ad una loro ricollocazione nel mondo del lavoro; tuttora però, nessun provvedimento in materia di riqualificazione e ricollocamento è stato attuato».

Il capogruppo dell’Udc ha poi proseguito: «Vogliamo sollevare l’attenzione per questi 13 lavoratori, detti gli invisibili, perché vengano inseriti in un processo produttivo. Proporrei ai capigruppo un ordine del giorno unitario per trovare una soluzione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, ricordando le numerose occasioni in cui il Consiglio si è occupato della vicenda, ha affermato che «i lavoratori potrebbero essere inclusi in un percorso di recupero pur provenendo da agenzie interinali, per effetto del loro accesso alle procedure di mobilità». «Una soluzione di può trovare – ha detto Cocco – ci sono state interlocuzioni con l’Assessore, sono stati ascoltati anche i lavoratori, il problema non è semplice ma l’iniziativa del consigliere Rubiu ha il sostegno del Pd».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) si è espresso in modo favorevole alla mozione del consigliere Rubiu. La vicenda dei lavoratori #Rockwool, ha sintetizzato, «è emblematica di un mercato del lavoro che progressivamente ha perduto ogni regola rendendo assai difficoltosi anche gli interventi di protezione con strumenti di welfare». «L’azienda – ha concluso Pizzuto – ha chiuso non perché non guadagnava ma perché non guadagnava abbastanza, spostando la produzione in un’altra parte del mondo. Per questo, al di là dei casi specifici, servono risposte di sistema».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), riallacciandosi agli interventi precedenti, ha sottolineato il permanere del problema del precariato, di cui il Consiglio si è occupato recentemente a proposito dei lavoratori ex Csi e Cesil, i servizi per il lavoro «stanno avvenendo molti episodi analoghi e servono momenti di grande unità per sostenere tutti».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha brevemente ripercorso le vicende della Rockwool e quelle dei lavoratori collocati in mobilità dopo la fine dell’attività dell’azienda. «Dopo il tentativo di inserirli nell’Igea – ha aggiunto Oppi – alla fine si è individuata la soluzione del corso di formazione, anche se il sindacato non ha aiutato, risolvendo in parte l’emergenza perché alcuni sono rimasti per strada: è giusto però che tutti, oltre ad avere il massimo della solidarietà, abbiano le stesse opportunità».

L’assessore regionale del Lavoro, Virginia Mura, ha ripercorso l’iter dei provvedimenti e delle iniziative adottate nel corso delle ultime due legislature per la stabilizzazione dei lavoratori ex Rockwool, sottolineando come i 13 lavoratori oggetto della mozione n. 73, non erano alle dirette dipendenza della società Rockwool ma operavano come “lavoratori somministrati”. L’assessore Mura ha ricordato l’incontro avuto con i lavoratori ed ha evidenziato come non abbia avuto seguito la richiesta rivolta agli operari in protesta di abbandonare l’occupazione della miniera («promessa fatta dagli ex Rockwool all’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, ma che al momento non ha avuto alcun seguito»). «Siamo impegnati – ha assicurato la rappresentante dell’esecutivo – a trovare una soluzione per i 13 lavoratori, rispettosa delle norme e dei profili di legittimità ma non riteniamo percorribile l’ipotesi avanzata di un utilizzo dei corsi di formazione professionale come surrogato degli ammortizzatori sociali». Virginia Mura ha inoltre precisato che i lavoratori oggetto della mozione consiliare hanno usufruito degli ammortizzatori sociali e che al momento non godono di sostegno al reddito per le note difficoltà del governo nazionale a procedere con gli stanziamenti dei fondi necessari («ma abbiamo già raggiunto gli accordi con le parti sociali»).

Per quanto riguarda le iniziative per la ricollocazione degli ex operai Rockwool, l’assessore Mura ha ipotizzato il ricorso ad alcune misure contenute nel #“Piano Sulcis” ed ha confermato positive interlocuzioni al livello ministeriale per la realizzazione di appositi progetti per il tramite anche delle agenzie.

Il capogruppo dell’Udc, Luigi Rubiu, primo firmatario della mozione n. 73, ha mostrato perplessità per il ricorso al #Piano Sulcis ed ha evidenziato l’urgenza di interventi per la soluzione del “caso” dei 13 dipendenti ex Rockwool. «Restiamo in attesa di fatti concreti – ha concluso Rubiu – perché parliamo di lavoratori che vivono in una grotta e che soffrono fame e enormi disagi».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, nel dichiarare la disponibilità ad una breve interruzione per la predisposizione di un ordine del giorno unitario per la conclusione del dibattito della mozione n. 73, ha annunciato la presentazione alla presidenza del testo unitario dell’ordine del giorno sulla vertenza Meridiana, oggetto dell’interpellanza n. 52 (Arbau e più) e della mozione n.77 (Busia e più). Il presidente Ganau ha quindi concesso la parola al consigliere Mario Floris (gruppo “Sardegna”) per le dichiarazioni di voto. L’ex presidente della Regione ha manifestato apprezzamento per il garbo e la prudenza con il quale il presidente della Giunta e l’assessore dei Trasporti, affrontano la vertenza. «Ma – ha spiegato Mario Floris – gli strumenti nella disponibilità della Regione sono insufficienti, per questo è urgente che il presidente Pigliaru incontri il principe Karim Aga Khan, proprietario della compagnia aerea». Mario Floris ha quindi chiesto l’inserimento nel dispositivo dell’ordine del giorno unitario dell’impegno al presidente della Giunta per un incontro con #Karim Aga Khan.

Il presidente del Consiglio, non avendo altri iscritti a parlare, ha posto in votazione con procedimento elettronico palese, l’ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo che impegna la Giunta a «partecipare attivamente e in modo propositivo al tavolo istituzionale e definire tutte le iniziative utili a garantire: i livelli occupazionali e la continuità di impegno e presenza di Meridiana in Sardegna». L’ordine del giorno impegna inoltre il presidente della Regione «ad investire della vertenza il presidente del Consiglio dei ministri».

L’ordine del giorno è stato approvato con 52 voti favorevoli e con una astensione. Il presidente del Consiglio ha quindi accordato una breve sospensione dei lavori.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha quindi dato lettura dell’ordine del giorno unitario sulla Rockwool.
Il documento impegna la Giunta a: 1) continuare un tavolo di confronto per favorire il reinserimento nel processo occupazionale dei tredici operai della ex Rockwool attualmente in occupazione nella galleria della Miniera di Monteponi; 2) esprimere la dovuta vicinanza ai lavoratori e alle loro famiglie mediante la convocazione urgente del Consiglio regionale.
L’assessore Mura ha espresso parere favorevole al documento. Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato all’unanimità. Al termine della votazione, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e convocato il Consiglio per domani mattina, alle 10.00.

Gianluigi Rubiu 1 copia

Il consigliere regionale Gianluigi Rubiu (Udc) è il promotore di una mozione a sostegno della proroga del #Piano Casa.

«Fra circa due mesi (il 29 novembre è la data ultima) scade il Piano casa della Sardegna – spiega il capogruppo Udc – con le diverse associazioni di categoria che hanno già rinnovato l’appello all’esecutivo ed al Consiglio per una sua proroga, viste le enormi difficoltà in cui si imbatte da tempo il settore, bloccato dalla crisi economica e da numerosi divieti.»

La proroga del “Piano Casa” potrebbe consentire una leggera ripresa del settore legato all’edilizia. «Una misura che mira a semplificare tutte le procedure per ottenere le autorizzazioni che riguardano piccoli interventi di ristrutturazione dei caseggiati, senza le lungaggini della burocrazia – si legge nel documento sottoscritto, tra gli altri da Giorgio Oppi (Udc), Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) e Modesto Fenu (Zona Franca Sardegna) -. Non è un caso che le associazioni di categoria abbiano già invocato la proroga del provvedimento. Le statistiche, infatti, presentano un responso positivo con i dati relativi al giugno 2013, che hanno rilevato  21.853 istanze relative al #Piano Casa nei Comuni direttamente censiti mentre si arriverebbe a 35.180 pratiche con una distribuzione proporzionale anche nei Comuni non direttamente censiti. Da notare che tra dicembre 2012 e giugno 2013, le istanze sono cresciute di 2.553 unità. Senza dimenticare le opportunità di lavoro legate alla misura».

Gianluigi Rubiu invita la maggioranza a portare il disegno per l’approvazione del piano casa nell’aula di via Roma. «Si tratta – conclude il consigliere regionale di Iglesias – di un dispositivo in grado di rilanciare effettivamente un settore edilizio più che mai messo in ginocchio dalle difficoltà della deflazione.»

Opposizione consiliare regionale 1 Opposizione consiliare regionale 2 Opposizione consiliare regionale 3

I gruppi dell’opposizione in #Consiglio regionale stroncano la manovra di assestamento alla manovra finanziaria 2014-2016, approvata in giunta lo scorso 19 settembre e che ha incominciato l’esame nella Terza commissione.

«Siamo davanti ad un’autentica operazione di macelleria sociale», così ha dichiarato in apertura dell’incontro con la stampa, il capogruppo di #Forza Italia, Pietro Pittalis, nell’evidenziare i tagli anche ai “settori santuario del centrosinistra”, come cultura, istruzione, università, lavoro e assistenza sociale. «La Giunta si dimostra inadeguata e irresponsabile – ha proseguito il capogruppo di Fi – e invece di affrontare la crisi e il disagio sociale mostra, con la manovra di assestamento, un disinteresse totale verso i problemi delle imprese e delle famiglie sarde.»

Pietro Pittalis ha criticato la scarsa capacità di spesa dimostrata dall’esecutivo regionale in questi primi sette mesi di legislatura ed ha definito “un segnale inquietante” il taglio di 10 milioni di euro nel capitolo relativo agli indennizzi in Agricoltura, a favore delle aziende colpite dalla tragica alluvione dello scorso 11 novembre, mentre ha giudicato “irresponsabile” la decisione della Giunta di prevedere un taglio di 36 milioni di euro (sul totale di 40 milioni) per “il rischio idrogeologico”. «Non solo assistiamo a un taglio di così grande consistenza – ha precisato Pittalis – ma le rimanenti risorse vengono spalmate fino al 2018».

Bocciata senza appello anche la decisione della giunta guidata dal presidente Pigliaru di provvedere alla copertura del disavanzo 2013 (216.138.608, 71 euro) attraverso la contrazione di mutui («soluzione a cui non si è mai fatto ricorso nella legislatura del presidente Cappellacci») e quella di dar corso («con una operazione puramente ragionieristica») allo stanziamento di 103 milioni di euro nel capitolo delle spese del servizio sanitario regionale, per la cosiddetta sterilizzazione degli ammortamenti della Asl («si poteva attendere la legge Finanziaria»). Tra i tagli contestati, gli oltre due milioni e mezzo di euro in meno per la Lingua sarda («alla Giunta la Lingua sarda non interessa e le forze della maggioranza che si definiscono identitarie tacciono»), la riduzione da oltre nove milioni dei fondi per la disabilità, i 12 milioni e mezzo del fondo occupazione e i circa 12 milioni nei fondi per la ricerca.

L’ex presidente della Giunta, Ugo Cappellacci (Fi), ha rilanciato l’invito all’esecutivo perché non dia seguito all’accordo siglato lo scorso luglio col governo italiano in materia di entrate, nella parte in cui prevede il ritiro dei ricorsi presentate dalla Regione in materia di finanza pubblica ed ha definito, i risultati fino ad ora ottenuti dalla Giunta nel rapporto con l’esecutivo nazionale, “un vero e proprio furto di Autonomia”. Così sono da intendersi, a giudizio dell’esponente dell’attuale minoranza consiliare, la riduzione di 84 milioni di fondi Fas, i 65 milioni in euro in meno della legge 66 e i 300 milioni in meno dallo “sblocca Italia” («in realtà dovrebbe chiamarsi “sbanca Sardegna”»). «Per la Giunta – ha concluso Cappellacci – è arrivato il momento della sveglia».

A giudizio del capogruppo dei #Riformatori sardi, Attilio Dedoni, la manovra di assestamento al bilancio dimostra la volontà di nascondere la “mala politica” dell’attuale giunta regionale. Dedoni ha ribadito le critiche ai tagli e per la contrazione dei mutui ed ha sottolineato l’assenza di stanziamenti persino per i circoli degli emigrati sardi («decisioni che certificano l’insipienza e l’arroganza dei governanti arrivati dall’Università»).

Il capogruppo di “Sardegna”, Modesto Fenu (Zona Franca), ha invece sottolineato l’assenza di iniziative in favore della Zona Franca e richiamato l’attenzione sull’urgenza di interventi a favore del settore produttivo isolano. Il suo collega di gruppo, Paolo Truzzu (FdI-An), ha sottolineato come la manovra di assestamento sia fatta di soli tagli e ha evidenziato, in generale, un atteggiamento arrendevole della Giunta nei confronti delle indicazioni del governo Renzi («non vogliono disturbare il manovratore e l’assessore Paci fa il gioco delle tre carte, dove a perdere sono i cittadini»).

L’assessore al Bilancio dell’ultima #Giunta Cappellacci, Alessandra Zedda (Fi), ha escluso intenti polemici da parte delle opposizione nel denunciare la “confusione” che emerge dalla manovra di assestamento, con la quale «si tradiscono i sardi e le promesse fatte dalla Giunta ad inizio della legislatura».

Il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi (già assessore dell’Agricoltura nell’esecutivo del centrodestra) ha posto l’accento sulla riduzione di 10 milioni di euro dei fondi destinati alle aziende agricole colpite dalla tragica alluvione del novembre 2013 e rimarcato l’assenza di bandi e di azioni per garantirne l’utilizzo e la spendita («l’attuale assessore smetta di guardare al passato e incominci a lavorare perché sono già passati sette mesi dal suo insediamento»).

«La Giunta regionale dimostra di non avere un’idea di Sardegna», è l’accusa mossa dal consigliere di #Forza Italia, Antonello Peru, che ha ricordato le azioni dell’esecutivo Cappellacci per la riduzione della spesa («niente mutui e taglio dei costi della politica») e a favore dello sviluppo («riduzione dell’Irap, fondi per le opere immediatamente cantierabili»). Antonello Peru ha quindi criticato la decisione dell’attuale Giunta e della maggioranza di centrosinistra di procedere con l’istituzione di una nuova Asl («non ha alcun senso e aumenta i costi dell’amministrazione»).

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha espresso “ferma contrarietà” per la manovra di assestamento ed ha preannunciato una serie di azioni congiunte delle forze di opposizione per denunciarne i limiti e migliorarne i contenuti.

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Quella dei 13 lavoratori cosiddetti “invisibili” dell’ex #Rockwool di Iglesias, è una vertenza che parte da lontano. Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, ha presentato sull’argomento un documento che sarà discusso in una delle prossime sedute. «I lavoratori della fabbrica di lana di roccia protestano per il loro mancato inserimento nella società Ati-Ifras della Regione – scrive Gianluigi Rubiu nel documento – nella quale invece hanno trovato sistemazione altri 54 lavoratori in base ad un accordo firmato il 22 dicembre 2011. Per questo motivo, questi operai sono stati definiti “invisibili”, proprio perché della loro vicenda nessuno si vuole occupare.»

La situazione ha trovato il suo apice nell’occupazione, da parte dei dipendenti, della galleria Villamarina nella miniera di piombo e zinco di #Monteponi, a Iglesias. Si sono asserragliati in un giacimento diventato tristemente famoso, in Sardegna, per essere stato teatro e rifugio di altre dure battaglie per ribadire il diritto al lavoro.

«Il lavoro che sta diventando, soprattutto nel Sulcis Iglesiente – sottolinea Rubiu – una merce sempre più rara. Il caso Rockwool è solo l’ultimo esempio del fallimento della grande industria. Gli operai sono finiti in cassa integrazione dal 2010, ma lo scorso 31 dicembre scaduta la mobilità (percepivano appena 480 euro) hanno cessato di ricevere anche quel minimo sostegno economico. Pertanto si ritrovano senza nessuno strumento di integrazione al reddito e nessuna forma di ammortizzatore sociale» 

«Si apra immediatamente e senza ulteriori indugi – conclude il capogruppo Udc in Consiglio regionale – un tavolo di confronto volto a salvaguardare i posti di lavoro, con il reinserimento nel processo dell’occupazione dei tredici operai interinali della ex Rockwool. Ci troviamo di fronte ad una discriminazione inaccettabile ed inconcepibile. Si predisponga in tempi certi una soluzione definitiva alla vertenza, con il riconoscimento di un sostegno al reddito ai lavoratori.»

MinoranzaBanco1

Il Consiglio regionale discuterà nella seduta di venerdì prossimo la mozione sulla #Fondazione Banco di Sardegna firmata da tutto il centrodestra.

«L’iniziativa – hanno spiegato questa mattina in conferenza stampa gli esponenti dell’opposizione – punta a fare chiarezza sulla commistione finanza-politica presente all’interno della Fondazione.»

«Oggi l’organismo è in mano ad un solo partito, il Pd – ha detto il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni – pretendiamo che la Regione, tramite il proprio rappresentante all’interno della Fondazione, faccia sentire la propria voce per garantire la netta separazione tra finanza e politica.» 

La Fondazione, si legge nel documento presentato dal centrodestra, esercita oggi in ruolo strategico, sia perché detiene il 49% delle quote del Banco di Sardegna sia perché amministra un patrimonio di circa 900 milioni di euro di proprietà dell’intera comunità sarda. «Questi soldi – prosegue Dedoni – devono essere gestiti nell’esclusivo interesse dei sardi. Da tempo chiediamo chiarezza, ma nessuno ci risponde. Il silenzio dei vertici della Fondazione è inquietante».

Il centrodestra proporrà al Consiglio la riattivazione della Commissione d’inchiesta sul credito, istituita nella scorsa legislatura ma mai entrata in funzione per la mancata elezione del presidente. «E’ questa l’occasione per fare il punto sul sistema creditizio – ha detto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis – la Fondazione è oggi appannaggio di un unico partito. Lo stesso presidente Pigliaru, prima di essere eletto alla guida della Regione, denunciò con un post su facebook il rischio di una commistione politica-banche simile a quella verificatasi nella vicenda del Monte dei Paschi. Ha oggi cambiato idea?».

Un cambio di rotta nel governo della Fondazione invoca anche il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu: «Il Consiglio di amministrazione è espressione del Partito Democratico, un fatto inaccettabile». Stesso giudizio da parte del capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu che chiede un’indagine a tutto campo sul sistema creditizio: «Sono sempre più frequenti in Sardegna le cause presentate da privati cittadini contro le banche. I casi di anatocismo o i prestiti a tassi di usura sono illegittimi e vanno contrastati in tutti i modi».