Accordo Giunta regionale – Consiglio regionale sull’avvio del monitoraggio sul precariato.
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Le commissioni Lavoro e Autonomia del Consiglio regionale, presiedute da Gavino Manca (Pd) e Francesco Agus (Sel), hanno deciso, in accordo con la Giunta regionale, di procedere in tempi rapidi a un monitoraggio puntuale del precariato che consenta di individuare le soluzioni più idonee a dare una risposta definitiva ai lavoratori e assicurare servizi sempre più efficienti ai cittadini.
L’accordo punta ad accertare quanti sono i precari che lavorano per la Regione e i suoi enti strumentali, quali i settori che ricorrono in modo massiccio a contratti di lavoro a tempo, considerato che sul fenomeno del precariato in ambito pubblico non si hanno ancora dati certi. Si stima che i lavoratori precari, al servizio della Regione Sardegna, degli enti e delle agenzie regionali, siano circa 3.700. Una partita che rischia di diventare ingovernabile, anche perché, secondo le rilevazioni dei sindacati, i precari sono in costante crescita.
La questione è stata affrontata durante le audizioni degli assessori agli Affari generali e al Lavoro Gianmario Demuro e Virginia Mura, sentiti dalle due commissioni riunite in seduta congiunta. L’assessorato agli Affari Generali, accogliendo la richiesta delle commissioni, fornirà entro il prossimo 31 ottobre i risultati del monitoraggio.
Lo ha assicurato l’assessore agli affari generali Gianmario Demuro: «L’obiettivo è arrivare a quella data con un quadro definitivo – ha detto l’assessore – chiederemo per questo la collaborazione degli altri assessorati. Il blocco delle assunzioni e l’aumento della complessità delle attività richieste ha costretto le amministrazioni a ricorrere ai contratti a tempo. Negli anni la situazione è andata fuori controllo. Oggi la pubblica amministrazione ha bisogno di livelli di competenza molto alti, servono persone capaci di affrontare problemi complessi. La Regione deve individuare le attività da svolgere e indicare il fabbisogno di personale. L’approccio deve però cambiare: occorre pensare a un sistema più flessibile, legato alle scelte dell’amministrazione. La Giunta, una volta concluso il monitoraggio, presenterà al Consiglio alcune proposte per il superamento del precariato».
«Serve un quadro chiaro della situazione – ha detto il presidente della commissione Lavoro, Gavino Manca – solo così si potrà lavorare a una soluzione normativa per il superamento del precariato. Le situazioni dei lavoratori sono complesse, probabilmente occorrerà individuare percorsi diversi per arrivare a soluzioni definitive». Giudizio condiviso dal presidente della commissione Autonomia Francesco Agus: «La stima dei 3700 precari è ottimistica – ha sottolineato Agus – non comprende infatti i lavoratori delle società in house delle province né quelli delle cooperative che gestiscono i servizi bibliotecari. Per alcuni settori servirà una legge regionale, per altri basterà un atto gestionale, per altri ancora, che svolgono attività regolate da leggi statali, occorrerà lavorare in sintonia con i parlamentari sardi. Ciò che deve essere chiaro è che la Regione non può più permettersi di generare ulteriori sacche di precariato».
Nel corso della seduta si è affrontato anche il tema dei lavoratori in utilizzo. L’assessore al Lavoro Virginia Mura ha fornito un quadro dettagliato della situazione: «La Regione ha destinato 3 milioni di euro per il loro impiego. Sono stati presentati 65 progetti, 62 dei quali autorizzati e 3 in fase di autorizzazione. I lavoratori coinvolti sono 396 – ha spiegato Virginia Mura – finora Comuni hanno avviato 37 progetti, 19 sono già stati liquidati. Rimangono da definire ancora 23 progetti che coinvolgono circa 50 persone».
L’assessorato, accogliendo la richiesta formulata dalla commissione Lavoro del Consiglio, lavora adesso al reperimento delle risorse per garantire la proroga dei progetti fino al prossimo 31 dicembre. Il fabbisogno stimato è di circa un milione e mezzo di euro. I fondi potrebbero arrivare dalle anticipazioni destinate dalla Regione al pagamento degli ammortizzatori sociali in deroga e restituite dall’Inps dopo il trasferimento dei fondi statali all’istituto di previdenza.