21 November, 2024
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Stagione Nomade, la rassegna autunnale organizzata da Cada Die Teatro, approda all’EXMA, a Cagliari. E lo fa con una produzione di successo della storica compagnia cagliaritana diretta da Giancarlo Biffi. Perché, dopo i consensi, convinti, ricevuti lo scorso anno e nella recente tournée nazionale, sarà RIVA LUIGI ‘69 ‘70. CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO, di e con Alessandro Lay, a sbarcare al Centro d’arte e cultura di via San Lucifero, sabato 14, alle 21.00, e domenica 15 dicembre, alle 18.00.

Il monologo di Alessandro  (le luci sono di Giovanni Schirru, il suono di Matteo Sanna, le scene di Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna, Giovanni Schirru, organizzazione Tatiana Floris) trae ispirazione da, ed è dedicato a, un’icona della storia, non solo sportiva, di Cagliari e dell’intera Sardegna: Gigi Riva, che quest’anno ha compiuto 75 anni, e che è stato e rimane un mito, ancora di più in una stagione calcistica in cui si celebrano il centenario della nascita del Cagliari club ed il cinquntenario della conquista dello scudetto. Il grande giornalista Gianni Brera – come è noto – soprannominò quel campione, arrivato giovanissimo nell’Isola da Leggiuno, “Rombo di tuono”, per la sua potenza, l’ardore agonistico e le eccellenti capacità di goleador. Tutto  questo nonostante il suo carattere riservato: «Adesso si usa il termine ‘anti star’, allora si diceva ‘E’ uno che parla poco, gli piace giocare al pallone e poi starsene tranquillo con gli amici’… Tempi diversi, calcio diverso, Sardegna diversa, parole diverse…».

«Nel 1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni – scrive nelle note di presentazione Alessandro Lay –. Non ricordo molto dello scudetto, ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l’album della Panini e le partite ‘a figurine’ sui gradini della scuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare. E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol…»

Pier Paolo Pasolini, grande appassionato di calcio, scriveva: «Che cos’è una lingua? ‘Un sistema di segni’, risponde, nel modo oggi più esatto, un semiologo. Il gioco del football è un ‘sistema di segni’; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. La sintassi si esprime nella ‘partita’, che è un vero e proprio discorso drammatico. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Per spiegarmi darò alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un ‘prosatore realista’; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un ‘poeta realista’».

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Sei produzioni di una compagnia sarda in giro per la Penisola. Evento non usuale. E’ quello che accadrà con Cada Die Teatro in Tour! (A trevesu), quando la compagnia cagliaritana porterà i suoi spettacoli, fra il 6 novembre e il 1° dicembre, in Emilia, Toscana, Milano, Trento, Roma, Bologna.

Dopo i consensi, convinti, ricevuti lo scorso anno, sarà RIVA LUIGI ‘69 ‘70. CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO, di e con Alessandro Lay, ad aprire la tournée a Sant’Ilario d’Enza (Reggio Emilia) mercoledì 6 novembre, alle 20.30, al Teatro L’attesa. Al termine dello spettacolo, in un incontro sullo sport di un tempo e quello attuale (organizzato in collaborazione con il Teatro L’Attesa ed il Centro Sportivo Italiano), interverranno il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla mons. Massimo Camisasca, già cappellano dell’AC Milan, e il maratoneta Stefano Baldini, ex campione olimpico. “Riva Luigi ’69 ‘70” sarà poi il 7 novembre, giorno del 75° compleanno di “Rombo di Tuono”, alle 21.00, al Teatro Comunale Corsini di Barberino di Mugello (Firenze), l’8 e il 9 novembre, alle 20.30, il 10 alle 17.00, al Teatro della Cooperativa di Milano.

Il monologo di Alessandro Lay (le luci sono di Giovanni Schirru, il suono di Matteo Sanna, le scene di Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna, Giovanni Schirru) trae ispirazione da, ed è dedicato a, un’icona della storia, non solo sportiva, di Cagliari e dell’intera Sardegna: Gigi Riva, che il grande giornalista Gianni Brera – come è noto – soprannominò “Rombo di tuono”, per la sua potenza, l’ardore agonistico e le eccellenti capacità di goleador. «Adesso si usa il termine ‘anti star’, allora si diceva ‘E’ uno che parla poco, gli piace giocare al pallone e poi starsene tranquillo con gli amici’… Tempi diversi, calcio diverso, Sardegna diversa, parole diverse…».

«Nel 1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni – scrive nelle note di presentazione Alessandro Lay –. Non ricordo molto dello scudetto, ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l’album della Panini e le partite ‘a figurine’ sui gradini della scuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare. E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol…»
Pier Paolo Pasolini, grande appassionato di calcio, scriveva: «Che cos’è una lingua? ‘Un sistema di segni’, risponde, nel modo oggi più esatto, un semiologo. Il gioco del football è un ‘sistema di segni’; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. La sintassi si esprime nella ‘partita’, che è un vero e proprio discorso drammatico. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Per spiegarmi darò alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un ‘prosatore realista’; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un ‘poeta realista’».

IL TOUR. Il calendario delle altre produzioni che Cada Die Teatro porterà in tour: CIELO NERO, di e con Pierpaolo Piludu, sarà il 22 novembre, alle 21, al Teatro Portland di Trento, inserito nel cartellone de “La bella stagione 2019/2020”; TRE BOTTONI E LA CASA CON LE RUOTE, da Gianni Rodari, con Francesca Pani e Lara Farci, regia di Mauro Mou, approderà il 24 novembre, alle 16.30, al Teatro Mongiovino di Roma, dentro la rassegna “Eyes Wide Open”, e il  25 e 26 novembre, alle 9.30 e alle 11.00 (matinée per le scuole) sarà, sempre nella Capitale, al Brancaccino; RAPTUS – DAL MITO GRECO AL FEMMINICIDIO, di e con Rossella Dassu, regia di Alessandro Lay, sbarcherà il 26 novembre a Bologna, all’Arena del Sole, alle 21.00, il 27, alle 10.30, si terrà il matinée per le scuole (in collaborazione con l’Ufficio Pari Opportunità, Tutela delle Differenze e Contrasto Violenza di Genere del Comune di Bologna e il Festival La violenza Illustrata); sarà poi la volta di PIÙ VELOCE DI UN RAGLIO, di e con Mauro Mou e Silvestro Ziccardi, che il 30 novembre e il 1° dicembre, alle 16.00, sarà ospite di “Anch’io a teatro con mamma e papà” al Teatro Cuminetti di Trento; infine, ALBERI E SOGNI, di e con Pierpaolo Piludu, verrà rappresentato il 1° dicembre, alle 17.00, all’Arena Parco Nord di Milano nell’ambito della rassegna “Il respiro di Oxy.gen”.

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Era il 12 aprile 1970: il mitico Cagliari di Gigi Riva, battendo il Bari per 2 a 0 all’Amsicora, conquista il suo storico scudetto. E domani, venerdì 12 aprile 2019, 49 anni dopo, per la rassegna “Aprile alla Vetreria Aprile Resistente” ritorna al Teatro La Vetreria, alle 18.00, il fortunato spettacolo RIVA LUIGI ’69 – ’70 – Cagliari ai dì dello scudetto, di e con Alessandro Lay, prodotto da Cada Die Teatro (le luci sono di Giovanni Schirru, il suono di Matteo Sanna, le scene di Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna, Giovanni Schirru). Il monologo trae ispirazione da, ed è dedicato a, un’icona della storia, non solo sportiva, di Cagliari e dell’intera Sardegna: Gigi Riva, che il grande giornalista Gianni Brera – come è noto – soprannominò “Rombo di tuono”, per la sua potenza, l’ardore agonistico e le eccellenti capacità di goleador. Un modo riuscito, lo spettacolo, per raccontare soprattutto l’uomo e, attraverso le sue vicende personali e gesta calcistiche, un’epoca.

«Nel 1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni  – scrive nelle note di presentazione Alessandro Lay -. Non ricordo molto dello scudetto, ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l’album della Panini e le partite ‘a figurine’ sui gradini della scuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare. E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol…»

Pier Paolo Pasolini, grande appassionato di calcio, scriveva: «Che cos’è una lingua? ‘Un sistema di segni’, risponde, nel modo oggi più esatto, un semiologo. Il gioco del football è un ‘sistema di segni’; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. La sintassi si esprime nella ‘partita’, che è un vero e proprio discorso drammatico. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Per spiegarmi darò alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un ‘prosatore realista’; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un ‘poeta realista’».

Domenica 14 RIVA LUIGI ’69 ’70 sarà a Bauladu, al Centro Civico Culturale, alle 18.00, ospite del Festival letterario diffuso “Ananti de sa Ziminera”.

La serata di venerdì 12 si chiuderà poi nello spazio in Vetreria del Crogiuolo FUCINA TEATRO (Sala BanCri), dove alle 21.00 andrà in scena 28 MQ DI TELA GREZZA – Beat Generation, con Filippo Murgia, Monica Pisano, Aldo Sicurella, Federico Fenu alla chitarra elettrica, regia di Aldo Sicurella (produzione Teatro Instabile).
«La beat generation è un gruppo di bambini all’angolo della strada che parlano della fine del mondo -scrive Aldo Sicurella nelle note sullo spettacolo -. Con la beat generation si inaugura una nuova sensibilità americana rivolta ai tempi che stanno cambiando, vivificando temi da sempre facenti parte delle tradizioni nazionali: l’innocenza, il viaggio, il rifiuto, l’adolescenza, la fuga, la ricerca di identità. Kerouac, Jimi Hendrix, Bob Dylan, Fernanda Pivano, Patti Smith, Leroy Jones, Alda Merini, Gregory Corso. Un omaggio a una generazione di scrittori, musicisti e uomini indimenticabili”. “28 mq di tela grezza”, le dimensioni del famoso dipinto “Guernica” di Pablo Picasso, vuole essere un progetto artistico sulla pace che racconta storie di uomini e di guerra.

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Dopo il successo di pubblico e critica ottenuto dalla prima nazionale nello scorso ottobre, torna in scena sabato 1, alle 21.00, e domenica 2 dicembre, alle 18.00, RIVA LUIGI ‘69-‘70. CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO, lo spettacolo che ha aperto la Stagione di Teatro La Vetreria, organizzata sul palco del centro culturale di Pirri da Cada Die Teatro. Di e con Alessandro Lay, il monologo (una produzione di Cada Die Teatro, le luci sono di Giovanni Schirru, il suono di Matteo Sanna, le scene di Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna, Giovanni Schirru) trae ispirazione da, ed è dedicato a, un’icona della storia, non solo sportiva, di Cagliari e dell’intera Sardegna: Gigi Riva, che il grande giornalista Gianni Brera – come è noto – soprannominò “Rombo di tuono”, per la sua potenza, l’ardore agonistico e le eccellenti capacità di goleador. Un modo riuscito, lo spettacolo, per raccontare soprattutto l’uomo e, attraverso le sue vicende personali e gesta calcistiche, un’epoca.  

“Nel 1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni», scrive nelle note di presentazione Alessandro Lay. «Non ricordo molto dello scudetto, ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l’album della Panini e le partite ‘a figurine’ sui gradini della scuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare. E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol…».

Pier Paolo Pasolini, grande appassionato di calcio, scriveva: «Che cos’è una lingua? ‘Un sistema di segni’, risponde, nel modo oggi più esatto, un semiologo. Il gioco del football è un ‘sistema di segni’; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. La sintassi si esprime nella ‘partita’, che è un vero e proprio discorso drammatico. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Per spiegarmi darò alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un ‘prosatore realista’; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un ‘poeta realista’».

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Dopo la prima nazionale che andrà in scena stasera, si replica domani, sabato 20, e domenica 21 ottobre, alle 21.00, RIVA LUIGI ‘69 ‘70. CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO, lo spettacolo di apertura della Stagione di Teatro La Vetreria, organizzata sul palco del centro culturale di Pirri da Cada Die Teatro.

Di e con Alessandro Lay, il monologo (una produzione di Cada Die Teatro, le luci sono di Giovanni Schirru, il suono di Matteo Sanna, le scene di Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna, Giovanni Schirru) trae ispirazione da, ed è dedicato a, un’icona della storia, non solo sportiva, di Cagliari e dell’intera Sardegna: Gigi Riva, che il grande giornalista Gianni Brera – come è noto – soprannominò “Rombo di tuono”, per la sua potenza, l’ardore agonistico e le eccellenti capacità di goleador.
«Nel 1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni – scrive nelle note di presentazione Alessandro Lay -. Non ricordo molto dello scudetto, ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l’album della Panini e le partite ‘a figurine’ sui gradini della scuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare. E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol…”».
Pier Paolo Pasolini, grande appassionato di calcio, scriveva: «Che cos’è una lingua? ‘Un sistema di segni’, risponde, nel modo oggi più esatto, un semiologo. Il gioco del football è un ‘sistema di segni’; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. La sintassi si esprime nella ‘partita’, che è un vero e proprio discorso drammatico. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Per spiegarmi darò alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un ‘prosatore realista’; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un ‘poeta realista’».

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Saranno Gianni Mura ed Enrico Pedemonte, due esponenti del grande giornalismo italiano, i prossimi ospiti dei nuovi appuntamenti dell’“Isola dei libri”, la rassegna dedicata alla letteratura e ai suoi autori organizzata dall’associazione culturale Saphyrina.

Domani, martedì 7 agosto, alle 20,30 nei suggestivi spazi di via Magenta arriva Gianni Mura (è considerato tra gli eredi della grande tradizione inaugurata da Gianni Brera), che parlerà del suo lavoro, di sé e delle sue passioni in un incontro a tutto tondo in cui dialogherà con il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, Francesco Birocchi.

Mercoledì 8 agosto, invece, sarà la volta di Enrico Pedemonte, già corrispondente da New York per La Repubblica e L’Espresso ed ex direttore di Pagina 99. Alle 20,30, in via Duca San Pietro, Enrico Pedemonte presenterà il suo libro “La seconda vita”, pubblicato quest’anno da Frassinelli. A dialogare con lui sarà Maria Simeone.