22 December, 2024
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“Noi nascemmo in quel giorno dal sangue che moriva”, scrisse il poeta minatore Manlio Massole ricordando i tre minatori uccisi il 4 settembre 1904. Caduti per ottenere migliori condizioni di lavoro, “eroi senza medaglia” il cui esempio è ancora attuale, anche in un mondo profondamente cambiato dove però non è finito lo sfruttamento dei lavoratori. Lo ha ribadito oggi, a Buggerru, il convegno “L’Eccidio di Buggerru del 4 settembre 1904 – L’importanza e l’incidenza dell’evento nell’ambito storico, sociale e giuridico”, organizzato nell’ambito delle celebrazioni del 120mo anniversario della repressione che schiacciò nel sangue la protesta dei lavoratori della miniera Malfidano.

Introdotti e coordinati dal giornalista Anthony Muroni, i lavori del convegno hanno voluto fare luce  su aspetti meno noti dell’episodio storico da cui scaturì il primo sciopero generale nazionale della storia d’Italia.

«Per tanto tempo questo momento cruciale non ha avuto la giusta rilevanzaha detto la sindaca di Buggerru, Laura Cappelli ma, in questi ultimi 40 anni, è diventato un elemento di forte identità della nostra comunità. Ed è una memoria che rinnoviamo ogni anno per ricordare che, anche dopo 120 anni, le migliori condizioni di vita e di lavoro rimangono un tema fondamentale.»

Al ruolo delle donne nella vita delle miniere e nelle proteste sindacali è stato dedicato l’intervento della scrittrice Iride Peis Concas.

«Una storia – ha dettomai troppo raccontata. Le donne non compaiono nei libri e negli archivi, ma non possiamo ridurle solo a mogli dei minatori. Hanno avuto un ruolo di prima importanza nelle rivendicazioni di migliori condizioni di vita in quegli anni: erano in prima linea a Buggerru, ma anche a Guspini, a Gonnesa, a Monteponi e in tante altre proteste. Ed è successo perché le donne hanno aperto una nuova strada per tutte lavorando nelle miniere come cernitrici. Un lavoro retribuito in denaro significava avere libertà e indipendenza, una rivoluzione in quell’epoca. E le donne non si sono tirate indietro quando c’è stato da lottare per avere una vita migliore.»

Gianni Loy, ex docente di Diritto del lavoro all’Università di Cagliari, si è invece concentrato sulle condizioni di vita dei bambini all’inizio del Novecento.

«Nella Buggerru di quegli anniha detto che voleva essere una piccola Parigi, un luogo meraviglioso dove i francesi a capo della miniera volevano ricreare il loro stile di vita, i bambini venivano precocemente avviati al lavoro, subivano le difficili condizioni di vita delle famiglie ed erano vittime innocenti di eventi più grandi di loro. Ma, anche dal loro ultimo scalino della scala gerarchica, i bambini hanno partecipato alle ribellioni e agli scontri. Quando a Cagliari, nel 1906, le tabaccaie guidano la rivolta contro il caro vita, agli scontri partecipano anche is picciocus de crobi e uno di loro viene ferito dalle fucilate dell’esercito.»

Nell’ultima parte della mattinata, è toccato alla poesia restituire il fermento di quegli anni di acceso conflitto e di nascita di un’identità collettiva. È Riccardo Massole, figlio del poeta Manlio, a far rivivere i versi di due composizioni paterne “Tre uomini uccisi”, dedicata proprio all’Eccidio, e “Contrappunto per un compagno ucciso”. Infine, l’attore Luigi Pusceddu ha concluso il convegno con un monologo che ha rievocato quei giorni concitati di protesta del 1904, diventati poi scintilla della coscienza collettiva dei lavoratori italiani.

Domani, 4 settembre, il momento clou delle celebrazioni, dalle ore 9.00 in piazza Eccidio, con la santa Messa di commemorazione, la deposizione della corona davanti alla targa che ricorda i morti e gli interventi delle autorità e delle rappresentanze sindacali. Dopo i saluti della sindaca Laura Cappelli, interverranno il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini, la presidente della Regione Alessandra Todde,  il segretario confederale nazionale della Cisl Ignazio Ganga, il segretario organizzativo nazionale della Uil Emanuele Ronzoni, la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi.

 

Il 4 settembre 1904, al culmine di una giornata di tensioni legate allo sciopero sull’orario di lavoro che coinvolgeva circa duemila lavoratori della miniera di Buggerru, i soldati del Regio esercito chiamati dalla direzione della Société anonyme des mines de Malfidano aprirono il fuoco sui manifestanti. Lasciarono a terra tre minatori e una decina di feriti (uno dei quali morirà pochi giorni dopo). Fu il tragico punto di svolta di un lungo periodo di conflitti sociali legati alle lotte dei lavoratori per maggiori diritti tra la fine del XIX secolo e l’inizio del Novecento: pochi giorni dopo, su iniziativa della Camera del lavoro di Milano e contestualmente con altre proteste represse nel sangue in altre regioni, venne proclamato il primo sciopero generale nazionale della storia d’Italia.

A 120 anni di distanza, dal 1° al 10 settembre Buggerru e la sua comunità commemorano l’Eccidio, episodio cruciale della storia sarda e italiana con un ricco programma di incontri, presentazioni, iniziative e spettacoli teatrali e musicali, organizzato dal comune di Buggerru con il contributo dell’assessorato della Pubblica istruzione, Beni culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione, della Fondazione di Sardegna e della Fondazione Cammino di santa Barbara.

Per la sindaca di Buggerru Laura Cappelli, il tragico epilogo dello sciopero dei minatori ha ancora un significato di grande attualità: «Sono trascorsi 120 anni da quel 4 settembre del 1904dice Laura Cappelli -, quando la nostra comunità salì alla ribalta delle cronache nazionali per quello che oggi ricordiamo come l’Eccidio di Buggerru. Dopo più di un secolo, il mondo del lavoro è cambiato, ma nel 2024 vediamo come la dignità, la qualità e la sicurezza sia del lavoro che del posto dove si lavora non vengono garantite a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori. Per questo, commemorare l’Eccidio non è solo un dovere nei confronti di chi ha dato la vita e combattuto per i diritti più elementari dei lavoratori affinché il loro sacrificio non venga dimenticato, ma soprattutto deve essere l’occasione per mantenere viva l’attenzione in modo serio e costruttivo sull’essere lavoratore oggi e sul valore del tempo e del luogo di lavoro».

Queste le iniziative in programma.

Si inizia domenica 1° settembre, in piazza Santarelli alle ore 22.00, con il monologo “Eva e Petra” della compagnia teatrale “I Girasogni”: scritto da Gianni Loy, ex docente di Diritto del lavoro all’Università di Cagliari, vede in scena Fabrizio Passerotti e la regia di Giulia D’Agostini. Lo spettacolo affronta la vicenda del primo sciopero generale nazionale da un punto di vista inedito, è rivolto ad adulti e bambini e incrocia spunti più diretti come la lotta di classe e quella per i diritti dei lavoratori a grandi temi come l’amicizia e il perdono.

Due gli appuntamenti in programma per lunedì 2 settembre. Alle ore 10.00, nell’aula consiliare del Comune in via Roma 40, si farà il punto sulla Candidatura del patrimonio minerario del territorio del Sulcis-Iglesiente e Guspinese all’inserimento nelle liste del patrimonio mondiale dell’UNESCO, in qualità di paesaggio culturale, che vede il comune di Buggerru capofila dell’iniziativa. Interverranno sul tema, la coordinatrice del progetto di candidatura Irma Visalli, i rappresentanti dei Comuni del territorio, degli enti e delle istituzioni partner.

Alle 21.30, invece, in piazza Santarelli, verrà proiettato il documentario “Uomini in marcia”, una riflessione sul diritto al lavoro che prende spunto dalle lotte che, tra il1992 e il 1993, coinvolsero lavoratori, rappresentanti istituzionali e cittadini di ventisette comuni del Sulcis Iglesiente. Alla serata parteciperanno il regista Peter Marcias e la voce narrante del documentario Gianni Loy, ex docente di Diritto del lavoro all’Università di Cagliari.

Martedì 3 settembre, con inizio alle ore 10.00, ancora nell’aula consiliare di via Roma 40, si terrà il convegno “L’Eccidio di Buggerru del 4 settembre 1904. L’importanza e l’incidenza dell’evento nell’ambito storico, sociale e giuridico”. I lavori, introdotti e coordinati dal giornalista Anthony Muroni, vedranno la partecipazione di Gianni Loy, Duilio Caocci (professore di Letteratura italiana dell’Università di Cagliari), Iride Peis Concas, (scrittrice), Riccardo Massole, figlio del “professore minatore” Manlio Massole). Sono previste anche le testimonianze di alcuni minatori e, in chiusura, l’attore Luigi Pusceddu reciterà un monologo sull’Eccidio.

Alle ore 21.00, in piazza Santarelli, toccherà alla musica dello spettacolo #sessantaminutidi…: presentato dall’associazione culturale Opus Music & Art, sul palco saliranno Juri Deidda (sassofono tenore ed elettronica), Paolo De Liso (batteria preparata e percussioni), Paolo Assiero Brà (contrabbasso, basso elettrico ed elettronica) e Mauro Pes (tastiere ed elettronica).

Il giorno dell’Eccidio, mercoledì 4 settembre, momento centrale delle commemorazioni, verrà aperto alle ore 9.00 dalla Santa Messa di Commemorazione, in piazza Eccidio. Alla funzione seguiranno la deposizione della corona di fiori e gli interventi delle autorità. Dopo i saluti della sindaca di Buggerru Laura Cappelli, interverranno il segretario confederale nazionale della Cisl Ignazio Ganga, il segretario organizzativo nazionale della Uil Emanuele Ronzoni, la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi, il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini. Concluderà la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde.

Chiuderà la giornata, in piazza Santarelli, alle ore 21.00, il concerto di Enzo Favata acoustic trio, con Enzo Favata ai sassofoni, Marcello Peghin alla chitarra acustica e Salvatore Maltana al contrabbasso.

Il calendario degli appuntamenti di quest’anno prevede due ulteriori iniziative.

Sabato 7 settembre, alle ore 21.00, al Museo del Minatore in via Marina, lo scrittore Raffaele Murru presenta il suo libro “Malfidano”, dedicato alla libertà negata alle donne e agli uomini nelle miniere Malfidano e alla loro ribellione che ha posto le basi per la costruzione di un mondo del lavoro diverso.

Martedì 10 settembre, alle ore 21.00, nello spazio dei Forni di calcificazione, passaggio di testimone tra le celebrazioni del 1904 e l’inizio del Santa Barbara international music festival: i pianisti Junhee kim e Honggi Kim proporranno una loro originale rilettura delle musiche di Bach, Busoni e Chopin intitolata “Blowin’ in the Bach”.

Il programma completo degli eventi è disponibile in formato PDF qui: https://shorturl.at/d107v

Giovedì 2 maggio, alle ore 18.00, al Cine-Teatro Centrale di Carbonia è in programma la proiezione in anteprima del film “Uomini in marcia” di Peter Marcias (Italia 2023, 75’) alla presenza del regista.
L’appuntamento, a ingresso gratuito, è realizzato dal CSC Carbonia della Società Umanitaria in collaborazione con Associazione Amici della Miniera e Coop Lilith – Sezione di Storia Locale e con il patrocinio del comune di Carbonia.
Il film nasce, in origine, su un progetto del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria ispirato dalla marcia per lo sviluppo del Sulcis Iglesiente del 1992.
Uno sguardo indietro, al recente passato, per marciare insieme a chi ha combattuto e difeso un diritto, vitale e fondamentale, oggi sempre più negato e svilito nel suo significato etico: quello al lavoro e alla sua dignità. Voci di lotta, interviste, riflessioni vibrano nel magma fluttuante delle immagini di repertorio, a ricordarci che la storia siamo noi. Un viaggio istruttivo, fra sacrifici e scioperi, solidarietà e battaglie, operai e sindacati, contro diseguaglianze e ingiustizie: parole e concetti da non disperdere soprattutto oggi, al tempo precario della gig economy.
Insieme alle testimonianze di Ken Loach e di Laurent Cantet e alle voci di Peppino La Rosa, Giampaolo Puddu, Bruno Saba, Antonello Cabras, Antonello Pirotto, Salvatore Cherchi, la voce narrante principale è di Gianni Loy, professore di diritto del lavoro all’Università di Cagliari dal 1975 al 2014, scrittore e poeta. I ricordi delle battaglie dei lavoratori del Sulcis Iglesiente riportano la sua mente dai primi del ‘900 fino ai giorni nostri.

Prenderà il via giovedì 4 aprile alle ore 18.30 c/o la Sala Fabio Masala della Fabbrica del Cinema, con la proiezione del film “Careseekers – In cerca di cura” di Teresa Sala e Tiziana Francesca Vaccaro, la rassegna di cinema “Primavera in Sala” promossa dal CSC Carbonia della Società Umanitaria con il patrocinio del comune di Carbonia e in collaborazione con l’associazione Amici della Miniera, la Sezione di Storia Locale, i circoli Arci “La Gabbianella Fortunata” di Carbonia e “Il Calderone” di Sant’Antioco, Ucca – Unione Circoli Cinematografici Arci e Ottovolante Sulcis.
La rassegna andrà avanti per altri cinque appuntamenti ad ingresso libero e gratuito.
Ogni giovedì, e un venerdì, tranne il 25 aprile, fino al 09 maggio presso lo spazio della Fabbrica del Cinema nella Grande Miniera di Serbariu, ad eccezione dell’appuntamento speciale del 2 maggio che si terrà presso il Cine-Teatro Centrale con l’anteprima regionale, prima dell’uscita in sala, del film Uomini in marcia di Peter Marcias.
Il film di Marcias, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma lo scorso ottobre, è stato girato in larga parte nel territorio con il supporto tecnico-finanziario e logistico del CSC Carbonia della Società Umanitaria.
Al centro di “Uomini in marcia” la storia delle donne e degli uomini che a cavallo tra il 1992 e il 1993 promossero e animarono la “Marcia per il Lavoro” che dal Sulcis Iglesiente condusse lavoratori e disoccupati a marciare dapprima verso Cagliari e poi a Roma per chiedere nuove politiche di sviluppo per il territorio. Insieme a queste voci le testimonianze di Ken Loach (inflessibile narratore della working class) e di Laurent Cantet (autore dallo sguardo veramente incisivo che osa temi durissimi come lo scontro sociale e generazionale insieme) mentre la voce narrante è di Gianni Loy, professore di diritto del lavoro all’Università di Cagliari dal 1975 al 2014, scrittore e poeta.

Tra i film in programma, oltre a Careseekers – in cerca di cura il 4 aprile e Uomini in marcia il 2 maggio, Giù dal vivo di Nazareno Manuel Nicoletti, l’11 di aprile, alle ore 18.30, alla Fabbrica del Cinema, la storia di tre personaggi e dei loro fantasmi nella periferia Est di Napoli. Il giorno dopo, venerdì 12 aprile, questa volta in pomeridiana, alle ore 17.00, sempre presso la Sala Fabio Masala della Fabbrica del Cinema, in collaborazione con il Circolo Arci “La Gabbianella Fortunata”, ospite della rassegna il regista Yuri Ancarani che presenterà Il popolo delle donne.
Presentato in anteprima alla XX edizione delle “Giornate degli autori” durante l’80ª edizione della “Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia”, il film evidenzia il rapporto fra la crescente affermazione sociale delle donne e l’aumento della violenza sessuale maschile attraverso una sorta di “lectio magistralis” della sua protagonista: Marina Valcarenghi, psicoterapeuta e psicoanalista con quarantacinque anni di lavoro clinico sulle spalle.
In chiusura giovedì 9 maggio, alle ore 18.30, presso la Fabbrica del Cinema, presentazione del film “Dentro la Festa” di Enza Negroni a cura di Ottovolante Sulcis e Circolo Arci “Il Calderone” di Sant’Antioco, sul rapporto tra la vestizione dei costumi tradizionali e la grande festa che ogni anno si tiene in occasione della sagra del patrono della Sardegna Sant’Antioco.

Uomini in marcia, il nuovo film di Peter Marcias, debutta in anteprima mondiale alla diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma (Selezione Uffciale, “Special Screening”). L’annuncio è stato diramato oggi nella capitale durante la conferenza stampa di presentazione della rassegna, in programma dal 18 al 29 ottobre 2023 all’Auditorium Parco della Musica.

Un film prezioso, quello di Marcias, che raccoglie cento anni di lotte per il lavoro in Italia: un viaggio nelle campagne e nelle fabbriche, nelle Isole, al Nord e al Sud del paese. Un racconto corale che unisce testimonianze d’archivio e nuove interviste, con il contributo di due grandi protagonisti del cinema internazionale: Ken Loach e Laurent Cantet, probabilmente i più autorevoli cineasti a misurarsi con i temi del lavoro.

Uomini in marcia trova il suo innesco in Sardegna, dove 27 comuni del Sulcis Iglesiente, nei primi anni Novanta, diedero vita a una protesta di massa dapprima nel territorio e poi a Roma.

«Rimasi colpitospiega Peter Marciasdai materiali degli archivi del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria, che su quella vicenda aveva già avviato un importante lavoro di raccolta di testimonianze e documentazione. Ma poi mi chiesi: cosa è successo prima di quell’evento? E cosa sta accadendo ora? Da quel momento in poi ho iniziato a “disturbare” e interrogare lavoratori, sindacalisti, politici, professori di diritto, registi, cantanti, per farmi raccontare il mondo del lavoro in Italia.»

Uomini in marcia – prodotto da Agnese Ricchi e Mario Mazzarotto per Ganesh Produzioni in collaborazione con RAI Cinema – vuole essere uno sguardo indietro al recente passato, per marciare insieme a chi ha combattuto e difeso un diritto, vitale e fondamentale, oggi sempre più negato e svilito nel suo significato etico: quello al lavoro e alla sua dignità. Voci di lotta, interviste, riflessioni vibrano nel magma fluttuante delle immagini di repertorio, a ricordarci che la storia siamo noi.

Insieme alle testimonianze di Ken Loach (inflessibile narratore della workingclass) e di Laurent Cantet (autore dallo sguardo veramente incisivo che osa temi durissimi come lo scontro sociale e generazionale insieme) e alle voci di Peppino La Rosa, Giampaolo Puddu, Bruno Saba, Antonello Cabras, Salvatore Cherchi, la voce narrante principale è di Gianni Loy, professore di diritto del lavoro all’Università di Cagliari dal 1975 al 2014, scrittore e poeta.

Uomini in marcia

Film di Peter Marcias

Scritto e diretto da PETER MARCIAS

Con GIANNI LOY, KEN LOACH, LAURENT CANTET

Testimonianze di PEPPINO LA ROSA, BRUNO SABA, GIAMPAOLO PUDDU, SALVATORE CHERCHI, ANTONELLO PIROTTO, ANTONELLO CABRAS

Testimonianze d’archivio di MARIO SCELBA, GIUSEPPE DI VITTORIO, LAURA CONTI, GINO GIUGNI, LUCIANO LAMA, ARRIGO MIGLIO, GIACOMO BRODOLINI

Fotografia SIMONE RUGGIU

Aiuto regia ANTONIO GIANFAGNA

Suono RICCARDO PODDA

Musica STEFANO GUZZETTI

Montaggio FABRIZIO FEDERICO

Produttori AGNESE RICCHI, MARIO MAZZAROTTO

Prodotto da GANESH PRODUZIONI, ULTIMA ONDA PRODUZIONI in collaborazione con RAI CINEMA, AAMOD, CINETECA SARDA SOCIETÀ UMANITARIA, MORGANA STUDIO con il sostegno della FONDAZIONE SARDEGNA FILM COMMISSION – BANDO FILMING CAGLIARI

World Sales THE OPEN REEL

Genere DOCUMENTARIO

Anno 2023, ITALIA

Durata 75 minuti circa.

 

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Nell’ambito delle iniziative per la Giornata Internazionale del Creato, lunedì 9 settembre si terrà a Cagliari il convegno “Salviamo la Terra e chi la abita. Laudato sì. Agenda ONU 2030”, organizzato dall’Associazione Amici Sardi della Cittadella di Assisi con l’Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro, Pace e Salvaguardia del Creato della diocesi di Cagliari.
Il convegno inizierà alle ore 17.30, nella Sala Conferenze della Fondazione Banco di Sardegna (via San Salvatore da Horta, pressi via Torino, Cagliari) e vedrà tra i relatori l’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, insieme ai proff. Gianni Loy e Aldo Muntoni dell’Università di Cagliari.

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Dopo l’esecuzione dell’inno ufficiale della Regione “Procura de moderare” da parte del Coro parrocchiale Santa Maria degli Angeli di Flumini, del Gruppo Cuncordia – launeddas e del Coro a tenore Murales di Orgosolo, ha preso la parola lo storico Luciano Carta, presidente del comitato Sa Die de sa Sardigna.

Luciano Carta si è soffermato su alcuni dettagli del nuovo inno istituito l’anno scorso con specifica legge regionale, sollecitando l’approvazione del regolamento di attuazione, per definire in particolare le modalità di esecuzione e lo spartito. Su questi punti, ha spiegato Luciano Carta, la nostra proposta è quella di adottare la melodia del canto gosos, tradizione radicata in tutte le comunità regionali, con una variante per le occasioni festive. Per quanto riguarda i versi, rispetto alle 47 strofe originali, ne sono state scelte 6 che riguardano complessivamente rapporto fra governanti e bene comune,  contesto storico, rispetto dell’autonomia e dell’identità sarda come terra non chiusa al mondo esterno, volontà di costruire una società più giusta, superamento del sistema feudale attraverso il risveglio della ragione dopo secoli di oscurantismo, lotta contro gli abusi.

Un altro storico, Nicola Gabrielli, ha ripercorso i passaggi che portarono alla legge istitutiva de Sa Die nel’93, ricordando che «allora nelle scuole non si parlava di questo periodo storico”. In questi anni invece, ha affermato, si è fatto tanto proprio per merito degli storici, facendo emergere che proprio la storia è un elemento costitutivo dell’identità, e la stessa scelta di definire Sa Die una festa del popolo non in riferimento ad istituzione ma alla comunità, riporta alla situazione di allora quando il mondo delle istituzioni era sconosciuto al popolo, un po’ come oggi». Il concetto fondante, ha proseguito Nicola Gabrielli, resta quello di una rivendicazione plurisecolare non solo dell’autonomia sarda ma anche del rinnovamento economico-sociale. Senza dimenticare, ha aggiunto, l’affermazione di un sentimento patriottico che, in condizioni estremamente difficili, riuscì ad avere la meglio sia sulla propaganda francese che sulla monarchia piemontese che allora parlò di eversione, mentre era stata proprio la dinastia sabauda a non convocare il parlamento per quasi un secolo allo scopo di accreditarsi di fronte alle altre monarchie assolutiste del tempo. Di particolare significato, inoltre, la scelta dei sardi di auto-convocare l’assemblea parlamentare in seduta permanente, seme di una riforma costituzionale comprendente l’abolizione del feudalesimo che purtroppo sarebbe arrivata molto più tardi.

Il professor Gianni Loy, infine, ha parlato dei movimenti culturali che hanno portato alla decisione di istituire Sa die: «Il senso di questa festa è nell’aspirazione, manifestata nella società sarda negli anni ’70, di esprimere le culture del popolo sardo senza confinarle nell’esteriorità del folklore. Questo processo democratico è ancora in corso e ha fornito indirizzi alle istituzioni: sono state le istituzioni sindacali ed i lavoratori che hanno iniziato a dibattere recuperando la lingua sarda. E non solo loro: ci sono stati poi, sempre in quegli anni, gli intellettuali come Antonello Satta, Eliseo Spiga, Giovanni Lilliu e altri che, in modo trasversale rispetto ai partiti, hanno chiesto di riformulare lo statuto di autonomia e portare la Sardegna all’autogoverno. E ancora, a metà degli anni ’80, è nata l’idea di una festa per il popolo sardo il 28 aprile. Questo è documentato e lo dobbiamo a Umberto Cardia, Nino Carrus, Michele Columbu, Sebastiano Dessanay, Francesco Masala, Domenico Pili, Gianmario Selis e altri che si riunirono per questo a Cagliari. Abbiamo davanti a noi non una celebrazione qualunque ma “la” celebrazione di una nazione, di un popolo che abita la sua terra. Un popolo è sempre in cammino e anche il popolo sardo è in cammino per un mondo di pace per la quale dovrà vincere le tentazioni degli egoismi». 

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Il Consiglio regionale si riunirà domenica 28 aprile alle 11.00, in occasione delle celebrazioni de Sa Die de Sa Sardinia.  La seduta è divisa in due parti. La prima parte “formale” prevede, in apertura,  l’intervento del Presidente del Consiglio regionale Michele Pais. Seguiranno i Capigruppo e le comunicazioni del Presidente della Regione Christian Solinas. I lavori poi proseguiranno in seduta “non formale” con la celebrazione de “Sa Die”. Dopo l’esecuzione dell’inno “Procurade ‘e moderare” ci saranno gli interventi degli storici Luciano Carta e Nicola Gabriele e del giurista Gianni Loy. La seduta sarà chiusa dall’intervento del presidente della Regione.

Il programma è stato illustrato durante l’ultima seduta dei Capigruppo. Il presidente Michele Pais ha ribadito la necessità di celebrare questa giornata proprio nella data in cui cade:  il 28 aprile. Rispondendo alle critiche dell’opposizione che sottolineava l’aggravio dei costi per l’apertura del Palazzo in un giorno festivo, il presidente Michele Pais ha detto che “I valori non si possono contabilizzare”. Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha parlato di “autocelebrazione” ed ha ribadito, con l’intera minoranza,  la necessità di calendarizzare in Aula le dichiarazioni programmatiche del presidente della Regione Christian Solinas.

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Il presidente della Regione, Christian Solinas ha riunito oggi, nella sala Emilio Lussu, a Villa Devoto, la Giunta regionale.

Fra le altre delibere approvate, l’esecutivo, su proposta del Governatore, ha dato il via libera al programma per le celebrazioni de Sa Die de sa Sardigna, previste per domenica 28 aprile.

Questa la sintesi degli appuntamenti della giornata:

Ore 9-00-10.00 Cattedrale – Santa Messa celebrata da S.E. mons. Arrigo Miglio (le parti significative del rito si terranno in lingua sarda);

Ore 10,15 Palazzo Viceregio – Apertura dei lavori da parte della prof.ssa Carmen Campus, rappresentante del Comitato “Sa Die de sa Sardigna”;

-Saluti del Presidente della Città Metropolitana e del commissario del comune di Cagliari. 

Rappresentazione di una pièce teatrale di Riccardo Laria

– Ore 10,45 Partenza del corteo, dal Palazzo Viceregio al palazzo del Consiglio regionale, accompagnato dal suono delle launeddas del gruppo “Cuncordia a Launeddas”

– Ore 11.00 Consiglio regionale – Seduta solenne con apertura dei lavori da parte del presidente del Consiglio, Michele Pais

– Annuncio del presidente della Regione Christian Solinas della firma del decreto di attuazione della Legge istitutiva dell’Inno ufficiale della Regione Sardegna

– Esecuzione dell’inno “Procurade ‘e moderare”

– Intervento del prof. Luciano Carta, rappresentante del Comitato “Sa Die de sa Sardigna”, che illustra il significato dell’inno “Procurade ‘e moderare”

Sono previsti i seguenti interventi:

Nicola Gabriele, storico: Dall’invasione francese alla congiura di Palabanda: storia, valori, aspirazioni;

Gianni Loy, giurista: 28 aprile, festa del Popolo sardo. Attualità e prospettive;

Capigruppo del Consiglio regionale

Concluderà i lavori il presidente della Regione, Christian Solinas

 

A margine della riunione della Giunta regionale, il presidente Christian Solinas, preso atto della proposta in tal senso formulata dal Comitato per “Sa Die de Sa Sardigna”, ha firmato il decreto che stabilisce le corrette modalità di esecuzione e l’indicazione dello spartito musicale dell’inno ufficiale della Regione, “su patriota sardu a sos feudatarios”, meglio conosciuta come “procurade ‘e moderare”. In particolare, il decreto stabilisce che nelle cerimonie ufficiali o nelle ricorrenze solenni, la modalità di esecuzione delle strofe prescelte è stabilita nella melodia del canto dei “gosos”, in quanto – spiega il decreto – esso accomuna, secondo una tradizione secolare profondamente radicata, tutte le popolazioni delle regioni storico-geografiche della Sardegna. In circostanze particolari più improntate ad una atmosfera festosa, è consentito – specifica il decreto – che l’inno possa essere eseguito “cun boghe ‘e ballu”, ossia con il ritmo del “ballu tundhu” o “ballo sardo cantato”, anch’esso molto vivo nella tradizione sarda.

 

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Se è vero, come sostiene l’ultimo rapporto Censis sulla situazione sociale dell’Italia, che la maggioranza dei nostri connazionali è preda di un “cattivismo” diffuso ed è impegnata ad erigere “muri invisibili ma spessi” nei confronti di coloro che appaiono diversi, allora è compito dei giornalisti analizzare, approfondire le ragioni e chiedersi se e quale condizionamento possa derivare dall’informazione. In particolare Il rapporto Censis punta il dito sul diffondersi dei pregiudizi, anche quelli finora considerati inconfessabili, come l’avversità ai Rom (il 69% degli italiani non li vorrebbe come vicini di casa).
Proprio ai Rom, alla loro storia, alla cultura, ai rapporti con l’Italia e gli italiani e al processo di emancipazione ed integrazione sociale in atto, è dedicato l’evento formativo che l’Ordine dei giornalisti ha organizzato insieme alla Caritas e che si svolgerà venerdì prossimo, 14 dicembre a Cagliari, nell’Aula magna del Seminario arcivescovile dalle 14.00 alle 18.00. Considerato il carattere prettamente deontologico dell’appuntamento, i giornalisti partecipanti avranno diritto a 6 crediti formativi.
Il titolo è “Rom in Italia, una cittadinanza incompiuta”. L’evento formativo è inserito in una un seminario della Caritas, che spazierà per due giorni su diversi temi ed ha per titolo “Rom italiani o italiani di etnia Rom?”.
Alla sezione di venerdì pomeriggio, dopo l’introduzione di don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana e di Ahmetovic Saltana, della Consulta immigrazione del comune di Cagliari, sono previsti gli interventi di Anna Cao (Sostituto. Procuratore del Tribunale dei Minori di Cagliari), Giorgio Altieri (Giudice del Tribunale di Cagliari), Valerio Cataldi (presidente dell’Associazione Carta di Roma), Gianni Loy (giuslavorista, presidente Fondazione Anna Puggioni). Coordinerà i lavori Francesco Birocchi (presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna).
«Il giornalista rispetta i diritti fondamentali delle persone e osserva le norme di legge poste a loro salvaguardia», prescrive il codice deontologico dei giornalisti. Ma, nei confronti dei Rom che vivono i Sardegna (sono circa 1.380), molti dei quali approdati nell’Isola dopo la fuga dalla ex Jugoslavia dilaniata dalla guerra, permangono stigmi e stereotipi. Molti di loro sono ormai italiani, di nascita e di residenza, ma non riescono a godere, di fatto, degli stessi diritti degli altri residenti. E questo nonostante sia in atto un importante processo di inclusione sociale.