22 November, 2024
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Le organizzazioni sindacali di categoria degli edili Feneal, Filca e Fillea di Cagliari denunciano ancora una volta il mancato pagamento delle spettanze maturate dai lavoratori del comparto, fermi per tre mesi a causa del Corona Virus e privi di sostegno a causa dei ritardi e della confusione nel pagamento della Cig.

«Fra poco saremo a giugno e ancora tanti lavoratori non hanno percepito neanche la mensilità di marzo – affermano i segretari provinciali Gianni Olla (Feneal Uil), Marco Ambu (Filca Cisl) ed Erika Collu (Fillea Cgil) -. Dispiace constatare l’incapacità dell’Inps di essere in grado di soddisfare le legittime aspettative dei lavoratori e delle loro famiglie. La situazione ancora meno accettabile dal punto di vista sindacale perché causata da scelte governative disgraziate. In questi casi di assoluta emergenza l’eccessiva burocrazia pregiudica il soddisfacimento di un bisogno primario dei lavoratori. Quello di avere un paracadute sociale, rappresentato dalla Cig, in tempi certi. Per questo motivo, consci della lentezza della macchina amministrativa dell’Inps avevamo chiesto la possibilità di procedure più snelle. Nonostante le rassicurazioni non siamo stati ascoltati e a essere penalizzati sono stati i lavoratori. L’anello più debole del processo produttivo – concludono Gianni Olla (Feneal Uil), Marco Ambu (Filca Cisl) ed Erika Collu (Fillea Cgil) -. Siamo convinti della necessità di una forte accelerazione nei provvedimenti di pagamento che auspichiamo avvenga immediatamente.»

 

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«Indignazione e sgomento. Una ulteriore ferita che il territorio non merita. Per l’ennesima volta la Diga di Monte Nieddu, nonostante le nostre ripetute denunce e richieste di intervento, corre il rischio di fermarsi, forse definitivamente.» Lo afferma Gianni Olla, segretario provinciale Feneal Uil di Cagliari, a proposito della risoluzione del contratto della società Ansaldi.

«E questo perché chi avrebbe dovuto scongiurare questa ipotesi, ci riferiamo in particolare al ruolo della Regione, non ha dimostrato capacità di governo dei problemi e delle criticità. Sono queste le risultanze, allo stato attuale, che derivano dal decreto esecutivo del Tribunale che di fatto ha stabilito la risoluzione contrattuale alla Società Astaldi. Nonostante ciò noi non ci rassegniamo. Abbiamo il dovere di salvaguardare le ragioni forti della necessità di un’opera strategica per l’economia del territorio isolano e le possibili opportunità occupazionali ad esso legate. In un contesto, quale quello attuale, di opere pubbliche infrastrutturali bloccate occorre scongiurare la nefasta condizione di blocco dell’opera. Per questo motivo lanciamo un appello affinché ci sia una sollevazione popolare che, partendo dal coinvolgimento dei Comuni interessati riesca a fare breccia sulla Regione e in particolare sull’assessore Roberto Frongia che ad oggi ha dimostrato poca autorevolezza per la vertenza in questione.»

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Salvaguardia dell’ambiente, cambiamenti climatici, tutela del lavoro, migrazioni e diritti di chi si mette in viaggio. Sono questi i temi al centro della sesta edizione del Cagliari Film Festival, rassegna di impegno civile organizzata dall’Associazione culturale Tina Modotti.

Dopo gli appuntamenti di maggio con Uliano Lucas e Gianni Olla, durante i quali si è riflettuto sul Sessantotto, da venerdì 27 settembre parte un nuovo programma di incontri che si snoderà sino al 20 ottobre. Saranno proposti dodici film che si intrecceranno con sei lezioni di cinema, presentazioni con autori e autrici e alcuni esperti ed esperte di critica cinematografica e didattica dell’audiovisivo. Sono in arrivo per l’occasione ospiti come il regista Mario Brenta (ha collaborato con Ermanno Olmi), Letizia Cortini, docente alla Sapienza di Roma di Storia e fonti del documento audiovisivo ed esperta di Public history, Vanessa Roghi, storica che ha firmato diversi documentari per Rai Tre, ma anche il critico Gianni Olla, il regista Sergio Naitza e lo storico Luciano Marrocu.

Venerdì 27 settembre si parte con un’anteprima, realizzata in collaborazione con la Fondazione Sardegna film commission: alle 20.00, nello spazio creativo Artaruga di via San Giovanni, il CFF sarà ospite del festival Smart Cityness – organizzato da Urban Center – con i tre cortometraggi Paese Museo 1968-2018 (2019) di Andrea Mura, “Ausonia” (2019) di Giulia Camba ed Elisa Meloni, Strollica (2017) di Peter Marcias.

Dopo questo primo appuntamento, il 18 ottobre il Cagliari film festival entra nel vivo spostandosi nel Teatro Massimo dove alle 10,30 sarà proiettato, in un matinée per le scuole, il documentario “Domani” (Francia, 2017, 118’) di Cyril Dion e Mélanie Laurent. I due registi si spostano on the road alla ricerca di risposte per salvaguardare l’ambiente e le generazioni future. L’appuntamento è in collaborazione con l’associazione culturale L’Uomo che pianta gli alberi.

Si prosegue nel pomeriggio, quando alle 17,30, in continuità con la proposta del festival della scorsa primavera, si parla ancora di Sessantotto attraverso “Il grande sogno” (Italia, 2009, 101’), film di Michele Placido che rievoca le storie di studenti borghesi in lotta con la società capitalista. Alle 19,30 spazio al tema delle migrazioni con la proiezione di “L’ordine delle cose” (Italia, 2017,112’), film di Andrea Segre, candidato ai Nastri d’argento per il  miglior soggetto. Alle 21,30 gran finale per questa prima giornata di programmazione: alla presenza dei registi Mario Brenta e Karine de Villers sarà proiettato in anteprima regionale “Il sorriso del gatto” (Italia, 2018, 62’, vincitore del Premio Migliore Documentario Italiano al Cineambiente 2019), uno sguardo sulla realtà così come appare oggi nelle strade e nelle città in quanto immagine della crisi e del declino della società occidentale nell’era della globalizzazione.

Sabato 19 ottobre, la giornata è dedicata a Lezioni di cinema, storia e didattica. Si parte alle 10,30, con Gianni Olla che, a partire dal suo saggio “A morte i padri. Cinema e film negli anni della contestazione 1964-1976″ propone un approfondimento su “Film, politica e estetica: la lunga fine del cinema popolare e le vagueseuropee”. Alle 11,15, segue una lezione di Luciano Marrocu su “I Rapporti tra storia, politica e cinema nel Ventennio Sessanta/Settanta”. Alle 17,30 si riprende con una lezione di Letizia Cortini su “L’uso delle fonti audiovisive per lo studio della Storia”, mentre alle 18,30, in collaborazione con la rassegna letteraria Storie in trasformazione, arriva Vanessa Roghi che parlerà di “Analizzare e utilizzare i programmi televisivi nella didattica della storia”.

Dalle 19,30 spazio alle proiezioni: si comincia con La Grande Storia. “Don Milani il dovere di non obbedire” (2017) della stessa Vanessa Roghi, documentario che ripercorre la straordinaria vita di un uomo, un prete, che saprà andare contro tutti e tutto, sempre schierandosi dalla parte degli ultimi. Alle 21,30, si chiude con la proiezione di un inedito docu-musical: “Il raccolto” (ITA 2017, 73′) di Andrea Paco Mariani, in cui il regista racconta l’umiliazione dei lavoratori sfruttati dal caporalato esistente nelle campagne. Sarà presente l’autore della colonna sonora Claudio Cadei.

Domenica 20 ottobre, ancora Lezioni di cinema, storia e didattica con Letizia Cortini, che alle 11.00, parlerà di “L’educazione ai linguaggi fotografico e audiovisivo, alle loro forme e codifiche, i loro usi/riusi consapevoli. Gli Archivi”, e Gianni Olla che, alle 12.00, terrà una lezione su “I rapporti tra storia, politica e cinema nel ventennio Sessanta/Settanta”.

In serata spazio alle proiezioni: si parte alle 19 con “Omaggio a Bernardo Bertolucci” (ITA 2019) di Jacopo Quadri, che del grande regista scomparso l’anno è stato il montatore. Alle 20.00, alla presenza del regista Sergio Naitza, sarà proposto invece il documentario “L’ultimo pizzaiolo” (ITA 2019), un viaggio nelle sale cinematografiche della Sardegna chiuse, abbandonate e decadenti per raccontare un pezzo di memoria collettiva.

Alle 21,30 chiusura di sipario su questa sesta edizione del Cagliari film festival con la proiezione di “Le segretarie. Una vita per il cinema” (ITA 2019) di Raffaele Rago e Daniele Masciale che saranno presenti in sala.

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«Bisogna accelerare nelle procedure e nella formulazione dei pareri necessari per riavviare e portare a compimento i cantieri ancora aperti in Sardegna.»

E’ la richiesta della FenealUil a tutti i soggetti che a vario titolo determinano l’apertura del cantiere sulla Strada Statale 195 Sulcitana, alla luce delle ultime notizie apparse sulla stampa nazionale (inserto Edilizia e territorio del Sole 24 Ore) in merito allo sblocco del cantiere ed allo stato di crisi di una delle ditte che si sono aggiudicate l’appalto, la Cmc. 

«Apprendiamo dalla stampa nazionale che l’Anas nazionale ha comunicato di aver richiesto, in data 11/01/2019 apposito parere all’Avvocatura dello Stato sulla richiesta di modifica presentata dall’ATI Cmc-Aleandri di invertire i ruoli nell’Ati, dando ad Aleandri il ruolo di mandataria, viste le condizioni di difficoltà in cui versa Cmc», spiega il segretario provinciale della FenealUil di Cagliari, Gianni Olla, ricordando che nel giugno scorso Anas aveva rescisso il contratto a Glf, con l’obiettivo dichiarato di procedere allo scorrimento della graduatoria e arrivare velocemente a un nuovo contratto con la seconda, appunto l’Ati Cmc-Aleandri Costruzioni di Bari.

«Tale opzione di scorrimento della graduatoria – ricorda ancora Olla – era però stata accantonata dall’Anas, almeno secondo quanto era apparso nelle scorse settimane sulla stampa locale e soprattutto era stato confermato dall’Anas Sardegna nel corso dell’incontro con le organizzazioni sindacali il 14 marzo, il giorno prima dello sciopero del settore costruzioni.»

«Contrariamente a quanto riferito alle organizzazioni sindacali, da quanto appare sulla stampa nazionale l’Anas non avrebbe nessuna intenzione di rifare la gara per completare l’opera, consapevole che i tempi si allungherebbero di molto, e che ciò avverrebbe solo in caso di parere negativo da parte dell’Avvocatura di Stato – evidenzia Gianni Olla -. Senza voler entrare nel merito di decisioni che competono ad altri organismi riteniamo sia di buon senso arrivare a decisioni celeri senza perdere ulteriore tempo, affidando i lavori a chi è in grado di terminare l’opera, garantendo nel contempo le buste paga necessarie per portare a compimento il lavoro. Una boccata d’ossigeno necessaria per dare respiro a un settore, quello delle costruzioni, in grossa difficoltà. Quanto ad Anas – aggiunge – chiediamo all’ente una maggiore chiarezza, nella consapevolezza che dal suo ruolo di committente principale dei lavori in Sardegna scaturiscono le fortune o le disgrazie prima dei lavoratori del settore e del nostro tessuto economico. In quest’ottica auspichiamo da parte della Regione Sardegna la determinazione necessaria per vigilare e garantire il completamento di questa e tutte le opere incompiute

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«L’esito dell’odierno incontro delle Organizzazioni sindacali con il capo compartimento ANAS è assolutamente negativo soprattutto per le opere del cagliaritano, in particolare per le incompiute SS195 e appalto SS131 Nuraminis-Serrenti

Lo afferma Gianni Olla, segretario provinciale della Feneal Uil, dopo l’incontro con i vertici dell’ANAS che ha seguito il sit-in di ieri sulla Carlo Felice e precede la grande manifestazione nazionale di domani a Roma. 

La Feneal Uil di Cagliari contesta in particolare la decisione dell’Anas di bandire una nuova gara per l’affidamento dell’appalto della Strada Statale 195 Sulcitana senza andare a scorrimento della graduatoria esistente. «E’ un iter più lungo che farà lievitare pericolosamente i tempi di riavvio dei lavori e quindi la possibilità di creare occupazione», afferma Olla che contesta anche i ritardi dell’Anas nell’esecuzione dei lavori del “cantiere della vergogna” sulla SS 131 (tratto Nuraminis- Serrenti).

«Attualmente l’unica possibilità lavorativa è data dall’attività di recupero archeologico – spiega -. I lavori principali, quelli in grado di impegnare davvero i lavoratori, sono infatti bloccati per la mancanza del piano di utilizzo delle terre (dove vanno a finire i materiali di cantiere) e per l’assenza dei pareri ministeriali sugli interventi idraulici programmati. Siamo molto preoccupati, oltre che per i costi lievitati, per l’incertezza su quale ruolo dovrà svolgere l’azienda a cui sono stati affidati i lavori

«Questo stato di cose rende ancora più forte la mobilitazione di domani a Roma – afferma Gianni Olla, che da tempo sta denunciando il gravissimo problema delle opere pubbliche incompiute soprattutto nel Cagliaritano -: vogliamo dalle istituzioni risposte sulla ripartenza dei lavori e sulle responsabilità in capo alle committenti, in questo caso ANAS. E’ ora di dire basta a ritardi di consegne, inefficienze procedurali e progettuali e ribassi d’asta ingiustificati, tutte condizioni che creano incompiute e disoccupazione. Ma è in particolare dalla Regione Sardegna che, a differenza di quanto avvenuto finora, ci aspettiamo un ruolo autorevole e determinato per garantire il riavvio dei cantieri. E’ una condizione inaccettabile che ci porterà sicuramente a far continuare la mobilitazione anche dopo la manifestazione di domani:»

 

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“Lavoro e dignità”. Con queste parole d’ordine la Feneal Uil si avvicina al grande sciopero nazionale del 15 marzo 2019, giorno in cui in tutta Italia il settore delle costruzioni si fermerà per una giornata.

«Sarà così anche nel territorio cagliaritano e in tutta la Sardegna – spiega Gianni Olla, segretario provinciale della Feneal Uil di Cagliari che annuncia per il prossimo 8 marzo un sit-in in Prefettura e un incontro con il prefetto di Cagliari -. Arriveremo all’appuntamento del 15 marzo dopo aver effettuato decine di assemblee con i lavoratori e i disoccupati del settore : alla Sardegna ccorrono lavoro e buone politiche occupazionali. Bisogna rilanciare il settore delle costruzioni e riavviare i cantieri per creare posti di lavoro.»

Un piano straordinario per il rilancio del settore delle costruzioni. Secondo la Feneal Uil la vera emergenza della Sardegna è oggi il lavoro. «Oggi più che mai è necessario un piano straordinario per il rilancio e la difesa del settore delle costruzioni per combattere la piaga della disoccupazione – aggiunge Gianni Olla -. La nostra Regione saprà risollevarsi solo se avrà capacità e volontà di investire in infrastrutture moderne adeguandole agli standard ottimali di altri paesi».

Sardegna seconda solo alla Sicilia per opere incompiute. Per questo – secondo la Feneal Uil – occorre un taglio netto con il presente fatto di opere pubbliche incompiute (con 86 opere pubbliche incompiute la Sardegna è seconda solo alla Sicilia): la Diga di Monte Nieddu, la SS195, la SS131, l’Ospedale di San Gavino sono solo alcune delle vergogne a cui porre soluzione e rimedio.

«Se si vuole innescare un volano virtuoso – sottolinea ancora Gianni Olla – bisogna dare certezza di tempi e modalità di esecuzione delle opere pubbliche

Le priorità. Tra le priorità evidenziate dalla Feneal Uil mettere in sicurezza il territorio dal punto di vista idrogeologico, visti i disastri che distruggono vite e mettono in ginocchio attività economiche, e finalmente portare a compimento una nuova disciplina urbanistica e di governo del territorio, la cui assenza rallenta gli investimenti destinati alla miglioria di un patrimonio abitativo e architettonico da salvaguardare.  

In questo modo, secondo il sindacato, è possibile rimediare alle storture rappresentate da calo demografico, alti tassi migratori, elevato numero dei disoccupati e dei cittadini sotto la soglia della povertà, tutti indici significativi di un diffuso malessere sociale. 

«Non si può continuare a pensare che per il Mezzogiorno e per la Sardegna la strada risolutiva siano i sussidi, un paese civile deve garantire più lavoro, più occupazione e meno precarietà, ma anche un sistema che protegga le persone in difficoltà. Solo in questo caso il reddito di cittadinanza non è assistenza, ma modernità e innovazione. Un paese civile deve prima di tutto garantire che una persona possa lavorare e prevedere un sussidio solo nel caso in cui questa non possa lavorare. Bisogna prima di tutto garantire il salario, rinnovare i contratti, abbassare le tasse sul lavoro, ma anche un sistema che protegga i lavoratori in difficoltà. Il fatto che addirittura il 14% dei sardi possa attualmente beneficiare del reddito di cittadinanza è un grande problema: innanzitutto per loro e per le loro famiglie, ma anche per la nostra economia. Chi non ha soldi non spende e non consuma. La risposta a questa crisi insomma non può essere il reddito di cittadinanza –  -, ma un piano straordinario capace di far decollare e riaprire i tanti, troppi cantieri attualmente fermi

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La figura e l’opera di Giuseppe Dessì, a quarant’anni dalla scomparsa, sono al centro di una tavola rotonda in programma sabato pomeriggio (20 maggio) alle 17.00 nello stand della Regione Sardegna al Salone internazionale del libro di Torino. Promosso dalla Fondazione Dessì, l’ente con base a Villacidro che custodisce e valorizza il lascito culturale dello scrittore sardo (1909-1977), l’incontro toccherà i diversi lati della produzione artistica dell’autore di “Paese d’ombre”. A quello letterario è dedicato l’intervento di Anna Dolfi, professore ordinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Firenze e tra i massimi studiosi dell’opera dessiana. Il critico cinematografico Gianni Olla analizzerà invece l’attività per il piccolo e il grande schermo di Dessì, autore di soggetti e sceneggiature per il cinema e per la televisione oltre che di progetti e testi per documentari, a volte realizzati, altre no, ma quasi sempre capaci di raccordarsi con il suo mondo letterario.

C’è poi il Giuseppe Dessì pittore – di cui parlerà la storica dell’arte Federica Usai -, scoperto quasi per caso con il materiale donato dalla famiglia dello scrittore alla Fondazione nel 2009: scatoloni contenenti oggetti vari, libri, documenti personali e tanti piccoli album, fogli sparsi e dipinti; un patrimonio iconografico e di testimonianze oggi conservato a Villacidro tra il Mulino Cadoni e la Casa appartenuta alla famiglia dello scrittore e oggi sede della Fondazione a lui intitolata, entrambe rappresentate alla tavola rotonda di sabato a Torino: vi partecipano, infatti, il figlio di Giuseppe Dessì, Francesco, e il presidente della Fondazione, Paolo Lusci.

Accompagna e compendia l’appuntamento al Salone del Libro una brochure di trentasei pagine appositamente realizzata per l’occasione: raccoglie immagini, notizie e informazioni sulla vita e l’opera di Giuseppe Dessì e sui vari ambiti di attività della Fondazione che porta il suo nome, con particolare rilievo per il Premio letterario da questa organizzato, che dal 18 al 24 del prossimo settembre vivrà a Villacidro la sua trentaduesima edizione.

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Al via sabato 12 novembre, a Cagliari, il seminario di introduzione alla critica e all’analisi del film “Leggere e scrivere il cinema”, organizzato dall’associazione “Cagliari in cortometraggio”, in collaborazione con la testata online Cinemecum.it, con l ‘Ordine dei giornalisti della Sardegna e con la Fondazione Sardegna Film Commission. Il seminario è stato introdotto dall’appuntamento del 28 marzo 2016 di introduzione alla Critica cinematografica, curato dal quindicinale Cinemecum.it, che aveva visto la partecipazione dei professori Antonio Costa e Antioco Floris e i critici Gianni Olla, Salvatore Pinna e Elisabetta Randaccio. Anche questo nuovo appuntamento è rivolto a tutti gli interessati: semplice appassionati o chi intenda avviarsi alla professione di critico cinematografico.

Si propone, infatti, di fornire gli strumenti per leggere e scrivere un testo filmico con autonomia interpretativa; far riflettere sui diversi approcci alla critica; spiegare come lavora e con quali metodologie, il critico cinematografico; illustrare il mestiere di chi scrive di cinema nella società multimediale.

Le lezioni saranno suddivise fra teoria ed esercitazione pratica e saranno tenute dai professori David Bruni (Università di Cagliari), Antioco Floris (Università di Cagliari), Roy Menarini (Università di Bologna), Emiliano Morreale (Università la Sapienza di Roma, critico de La Repubblica e Il sole 24 ore), dai critici cinematografici Sergio Naitza, Gianni Olla ed Elisabetta Randaccio e dalla direttrice di Rai3 Sardegna, Anna Piras. Tutta la didattica si svolgerà a Cagliari. Il numero di partecipanti è fissato a 100 corsisti.

E’ stato istituito questa mattina un tavolo Regione-Anas-Sindacati per monitorare le grandi opere e favorire l’occupazione dei lavoratori sardi. L’obiettivo è monitorare l’andamento dei cantieri delle grandi opere Anas in Sardegna e far dialogare imprese e sindacati per favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro e provare così a incidere sull’occupazione degli edili in Sardegna. Si tratta di lavori che riguardano le principali strade della Sardegna, dalla 131 alla Sassari-Olbia fino alla 125 e alla 195, per fare gli esempi principali, per un importo di oltre un miliardo di euro e una durata dei lavori di circa tre anni.
All’incontro odierno erano presenti l’assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda; il capo Compartimento Anas in Sardegna, Valerio Mele; i rappresentanti della Feneal Uil Carlo Marras, Gianni Olla e Marco Foddai, della Filca Cisl Giovanni Matta, Marco Ambu, Alfredo Costa e della Fillea Cgil Enrico Cordeddu. La prima convocazione del tavolo è stata fissata per giovedì 9 aprile, alle 12.00, nella sala riunioni al primo piano della Torre in via Zara.«Si è sempre detto che le imprese che vincono i grandi appalti qui in Sardegna non dialogano con la Sardegna, ora invece per la prima volta mettiamo in piedi un tavolo che fa incontrare Imprese, Anas, assessorati dei Lavori pubblici e del Lavoro, Sindacati – ha detto l’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda -. In questo modo verifichiamo se creando maggiore coesione, anche istituzionale, i vantaggi complessivi, generali di questi lavori possano diventare più visibili e più concreti. Non è facile prevedere quanti posti di lavoro possa favorire questa operazione, ma siamo ottimisti perché per la prima volta le imprese vincitrici incontreranno il mondo della Sardegna che non conoscono e assisteremo a un confronto fra parti. Ci auguriamo – ha concluso l’assessore dei Lavori pubblici – che dal dialogo emerga tutto ciò che di buono può venire dalla realizzazione di queste grandi opere.»

Paolo Maninchedda 35 copia

 

La quarta commissione (Governo del territorio), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd), che ha cominciato l’esame del DL 130 – Giunta regionale – Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio, la semplificazione ed il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia, con le audizioni dei rappresentanti di categorie produttive e sindacati.

A nome delle associazioni di categoria, il segretario regionale della Cna, Francesco Porcu, ha espresso apprezzamento per il testo, «che propone un quadro di certezze e di semplificazioni in grado di superare una stagione emergenziale e dogmatica». «Piuttosto – ha aggiunto – siamo preoccupati per un possibile vuoto normativo che avrebbe ripercussioni negative per un settore già in grande sofferenza con ben 26.000 unità in meno e comunque ancora in condizioni di dare molto al Pil regionale».

Nel merito, Porcu ha sollecitato più flessibilità in alcune parti del testo, auspicando fra l’altro la rimozione del limite dei piani attuativi per gli interventi consentiti, un’apertura sui centri storici (finora esclusi fatta eccezione per i fabbricati in cui risiedono disabili), l’estensione ai camping ed alle strutture all’aria aperta degli incrementi volumetrici per le strutture turistiche e, in materia di semplificazioni, l’utilizzo della comunicazione di inizio lavori in tutti gli interventi che non riguardino le parti strutturali del fabbricato.

Luca Murgianu, della Confartigianato, dopo aver ricordato che in questi anni il settore è riuscito a contenere il crollo occupazionale solo grazie al piano casa, ha affermato che la Sardegna ha bisogno di una legge «stabile, chiara, senza ideologie e senza tabù». «Sotto questo profilo – ha aggiunto – i limiti previsti per i centri storici e le zone agricole appaiono eccessivi se davvero si vuole puntare con decisione al recupero del nostro patrimonio edilizio». «Noi proponiamo – ha concluso – di introdurre in queste zone, come in quelle costiere, una premialità contenuta e legata, per esempio, alla qualità architettonica e all’utilizzo dei nostri materiali tipici.»

Aprendo la serie degli interventi delle organizzazioni sindacali, il segretario della Filca-Cisl Giovanni Matta ha messo l’accento sul momento delicatissimo della categoria che, con una buona legge, «può rappresentare per la Sardegna un moltiplicatore di opportunità, purché ci siano certezze, percorsi condivisi e tempi brevi». Matta ha inoltre sostenuto che esistono le condizioni per una nuova edilizia del futuro, «che dovrà essere fondata su quattro pilastri: qualità, sostenibilità, innovazione, rispetto delle norme» con una attenzione particolare alla valorizzazione dei materiali tipici dell’Isola, «senza dover più assistere a situazioni come quella dei cantieri della Sassari-Olbia, dove si utilizzano materiali di importazione».

Per la Cgil, il segretario Antonio Piludu ha evidenziato la necessità di rafforzare i riferimenti della legge alla qualità architettonica ed all’efficienza energetica prevedendo, nello stesso tempo, una parte dedicata all’edilizia residenziale pubblica ed alla rigenerazione urbana delle periferie. «Una strada – ha spiegato – che può aprire l’accesso ai fondi europei incentivando i proprietari alla riqualificazione». Per quanto riguarda alcuni articoli del testo, l’esponente della Cgil ha formulato due proposte: sostituire il silenzio-assenso («molto spesso i Comuni non riescono a rispondere nei termini, non per loro volontà») con l’intervento di un commissario ad acta e portare la premialità volumetrica anche oltre il 40% per le aziende che trasferiscono la loro sede produttiva da un’area a rischio idrogeologico ad una “sicura”.

Parlando per la Fenea-Uil Gianni Olla si è detto convinto che «una edilizia sostenibile capace di garantire certezze sugli interventi e sui tempi può accompagnare positivamente l’economia regionale verso la ripresa: in questi anni abbiamo avuto il 70% degli occupati in meno ed il 60% delle ore lavorate in meno, adesso possiamo e dobbiamo ripartire».

Il segretario regionale di Legambiente Vincenzo Tiana ha aperto la parte finale dell’audizione, dedicata alle associazioni ambientaliste. Secondo Tiana, intanto, «dal disegno di legge non è arrivato quel primo segnale forte in materia di restauro idrografico e idrogeologico, che sarebbe stato auspicabile proprio nella ricorrenza delle terribili calamità naturali che hanno colpito la Sardegna». «In secondo luogo – ha osservato – a differenza dell’accordo Stato-Regioni sui piani casa che aveva carattere temporaneo questa legge stabilizza un regime di deroghe permanenti, disincentivando nei fatti i Comuni dal predisporre i Piani urbanistici». «La strada maestra invece – ha concluso – resta quella della pianificazione con cui si crea quella qualità architettonica che i piani casa hanno peggiorato».

Ad avviso di Maria Paola Morittu, rappresentante di Italia Nostra, «il disegno di legge contiene una questione preliminare insuperabile: non può diventare legge della Regione se prima non viene sottoposto alla procedura di Vas (Valutazione ambientale strategica), come prescrive la normativa europea confermata da vasta giurisprudenza». Morittu ha poi contestato che la legge possa raggiungere l’obiettivo di contenere il consumo di suolo. «Supponiamo – ha immaginato – che ciascuna delle 4.000 strutture ricettive della Sardegna presenti un progetto di ampliamento di appena il 25%, numero bassissimo: in Sardegna avremmo ben 25 milioni di metri cubi in più.»

«La vera lacuna di questa legge è la pianificazione sostenibile – ha dichiarato Antonello Secci del Wwf – soprattutto nei centri urbani degradati; sotto questo aspetto è la classica montagna che ha partorito il topolino.» E’ profondamente sbagliato, inoltre, «concedere nuove cubature nelle aree a 300 metri dalla costa e nelle zone agricole di piccole dimensioni da 1 a 3 ettari».

Il presidente Antonio Solinas, al termine delle audizioni, ha assicurato che l’impegno comune della commissione è quello di procedere a tappe forzate «in modo da approvare il disegno di legge già nella prossima settimana per sottoporlo all’esame del Consiglio delle autonomie locali». «Questo significa – ha precisato – che andremo incontro ad un brevissimo vuoto normativo, forse di pochi giorni». «La commissione – ha proseguito – ha recepito le indicazioni sull’uso dei materiali locali, l’inclusione dei centri storici e dei piani di edilizia residenziale pubblica; siamo consapevoli che questo disegno di legge è l’inizio di un percorso, che sarà seguito dalla legge urbanistica e dal Piano paesaggistico, ma intendiamo procedere fin da subito con chiarezza e trasparenza».

Rispondendo, infine, ai rilievi delle associazioni ambientaliste, il presidente ha detto di non credere all’obbligatorietà della procedura di Vas, «anche perché fin dall’avvio dell’iter del disegno di legge si è lavorato in stretta collaborazione con l’assessorato dell’Ambiente».