23 November, 2024
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Questa mattina la presidente della Regione, Alessandra Todde, insieme all’assessore dell’Industria Emanuele Cani e all’assessora dell’Ambiente Rosanna Laconi, ha incontrato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Durante il confronto si è discusso dei vari temi che riguardano la Sardegna e che coinvolgono il Ministero: dalla mappa delle aree idonee al rapporto tra Governo e Regione, dal superamento delle centrali a carbone fino al tema della metanizzazione della Sardegna, ripartendo proprio dalla discussione sul decreto interministeriale che deve essere firmato. Un incontro necessario in cui il confronto sul decreto aree idonee ha evidenziato la posizione della Regione Sardegna rispetto a quello del Ministero avvicinando le due parti.

«Abbiamo discusso i principi alla base della realizzazione del disegno di legge concernente “Misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio, dei beni paesaggistici e ambientali” per gestire correttamente questo passaggio normativo. Abbiamo la necessità di convergere velocemente verso una soluzione condivisa non solo perché ci sono le scadenze del Pnrr, ma soprattutto perché questo processo dura da due anni e mezzo. Domani le Regioni si incontreranno per discutere una bozza che dovrebbe fare sintesi tra le posizioni provenienti dai territori. Per noi è essenziale che le Regioni siano coinvolte soprattutto quando si discute di temi relativi all’urbanistica, al paesaggio e ad un corretto sviluppo energetico», ha detto la presidente della Regione, Alessandra Todde, commentando l’incontro.

Nessuna revisione del burden sharing tra le Regioni. «Il burden sharing dovrebbe rimanere lo stesso però la proposta che faremo sarà quella di cambiare le modalità in cui verranno rilasciate le autorizzazioni: si utilizzeranno le linee guida del Ministero lasciando alle Regioni la possibilità di disporre del loro territorio. Ci auguriamo che il decreto venga chiuso in tempi brevi», ha aggiunto la presidente della Regione.

Per quanto riguarda le questioni legate al phase out dal carbone e alla metanizzazione della Sardegna, “il Ministero si è impegnato a convocare quanto prima un tavolo con tutti gli attori coinvolti per discutere delle priorità per la Sardegna e riprendere in mano i termini del progetto. Consideriamo l’incontro di oggi – ha concluso Alessandra Todde – un primo grande passo in avanti nella difesa e tutela del nostro territorio”.

Il presidente della Regione, Christian Solinas, ha scritto oggi al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, esprimendo parere favorevole all’ultima bozza del “DPCM Sardegna”, l’intesa che riguarda la rete di distribuzione del GNL. Il provvedimento, che sarà perfezionato, soddisfa pienamente quanto concordato in precedenza tra il MASE e gli assessorati dell’Industria e dell’Ambiente della Regione. Il presidente Christian Solinas ha chiesto, inoltre, al rappresentante del Governo, maggiori rassicurazioni affinché la “dorsale”, l’infrastruttura per la distribuzione del gas naturale liquefatto, corrisponda a quella “dorsale” già approvata dal ministero dell’Ambiente. L’impianto in questione, strategico per lo sviluppo dell’Isola, garantirebbe il rispetto dei tempi per la ripresa industriale all’interno del territorio del Sulcis, soprattutto in relazione al rilancio della raffineria Eurallumina Spa.

«È passato un mese dall’11 novembre, quando il Presidente della Giunta Regionale Solinas ha accettato di ritirare il ricorso al Consiglio di Stato in cambio non certo di un accordo firmato tra Regione e Governo a Palazzo Chigi, bensì di una riunione via Skype cui faceva seguito un semplice comunicato congiunto.»

I parlamentari del Pd Silvio Lai e Marco Meloni denunciano così il fatto che, a distanza di un mese dal ritiro del ricorso da parte della Regione, non si conoscano ancora i termini dell’accordo sottoscritto, su quali impegni questo accordo si basi, né quali siano i vantaggi per la Sardegna.

«Il problema non è la lentezza nota di Solinas o la propaganda del Governo Meloni affermanoma che da questo accordo dipendono i destini di oltre un miliardo di investimenti annunciati e il futuro lavorativo di migliori di lavoratori, nel Sulcis come nel Nord Sardegna. E da questo dipende l’assetto energetico dell’isola e la possibilità di andare in tempi brevi oltre la decarbonizzazione e ponendo un limite all’assalto dell’eolico sull’Isola. Per questo motivo abbiamo presentato una’nterrogazione al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin che non lasceremo impolverare sui tavoli del Ministero, ma sulla quale gli chiederemo di darci una risposta in aula nel più breve tempo possibile. Non comprendiamo perché, se questo accordo è stato definito, il suo contenuto non sia stato inserito nel Decreto Energia approvato dal Governo che, finalmente, nei giorni scorsi ha avuto anche la bollinatura. A meno che la definizione sia solo sulla carta e subordinata ad altre verifiche; il che significherebbe che la Regione ha ritirato il ricorso senza alcuna garanzia.»

«Nell’interrogazioneproseguono i due parlamentari del Pdchiediamo al Governo di sapere in che tempi e con quale modalità sia prevista la formalizzazione degli impegni assunti dal Governo nei confronti della Regione Sardegna. Chiediamo in che tempi SNAM potrà procedere con la metanizzazione dell’Isola in base alle nuove indicazioni, se siano già state comunicate dal Governo e in che tempi potranno essere concluse le opere, e chiediamo quali siano conseguentemente i nuovi tempi per la trasformazione delle centrali a carbone (Fiumesanto di EpH e Sulcis di Enel) di cui si prevede ad oggi il phase-out entro dicembre 2028, considerato che gli stessi proprietari stanno convertendo altri siti con tempi di soli 24 mesi.»

Nell’interrogazione si chiede poi di avere chiarezza sul Tyrrenian Link e sulla durata delle batterie previste in caso di emergenza, ovvero quali siano gli studi scientifici indipendenti utilizzati per confermare lo scenario di Terna, che prevede un sistema energetico regionale basato solo sui tre cavi (Sapei, Sacoi in fase di potenziamento e Tyrrenian Link) che collegheranno la Sardegna al continente, sulla base dei quali si ritiene che non saranno necessarie centrali di produzione in Sardegna, fatta eccezione per le rinnovabili.

«Ma soprattuttoconcludono i parlamentari Silvio Lai e Marco Melonichiediamo in quali tempi potrà essere data certezza di questi scenari ai soggetti imprenditoriali che nel Sulcis e a Porto Torres hanno proposto progetti di trasformazione industriale nella direzione della riconversione ecologica e che attendono risposte da oltre un anno, senza che Governo e Regione se ne siano seriamente interessati.»

Le organizzazioni sindacali e la RSA Eurallumina sollecitano ancora una volta la Regione e il Governo a concludere il percorso di riavvio produttivo dello stabilimento di Portovesme.

«Una vertenza che dura oramai da circa 15 anni e che, nel tempo, ci ha visti “subire” diverse sostanziali modifiche, di progetto in progetto, passando dalla costruzione di una caldaia CHP alimentata a carbone, passando poi al “vapordotto” dall’adiacente Centrale Termica ENEL Grazia Deledda, per poi giungere infine al progetto di approvvigionamento del fabbisogno di energia termica della fabbrica a mezzo del gas naturale metano, inizialmente attraverso l’ubicazione di una FSRU a “bocca di stabilimento” da ormeggiare nel Porto industriale di Portovesme (vedi DPCM SARDEGNA – Marzo 2022), DPCM impugnato dalla Regione sarda e sulla quale il Consiglio di Stato avrebbe dovuto esprimersi in data 16 novembre scorso!scrivono in una nota le Segreterie Territoriali e la R.S.A. EURALLUMINA -. In data 14 novembre il Presidente della RAS Solinas ed il ministro del MASE Gilberto Pichetto Fratin annunciavano il raggiungimento di una sorta di “Intesa Istituzionale”, definita durante una riunione in videoconferenza a mezzo di un comunicato stampa e sulla quale Intesa dovrebbe, ancora non è dato sapere quando, essere sancito a norma di Legge il nuovo assetto di approvvigionamento energetico del gas attraverso la metanizzazione dell’isola individuato, questo l’intento della Regione e del Governo, mediante la messa in opera dell’infrastruttura definita “Dorsale del Gas”, volta alla distribuzione del gas metano in Sardegna sia per le utenze domestiche ma sopratutto a favore del sistema produttivo ed industriale sardo, tra cui rientrerebbe appieno anche lo stabilimento dell’Eurallumina; viene quindi stralciata definitivamente l’ubicazione della FSRU a “bocca di fabbrica” nel Porto industriale di Portovesme in favore di un unica unità FSRU da collocare a Porto Torres.»
«Il presidente della Regione e diversi assessori della sua Giuntaaggiungono – si sono spesi più volte nel tempo sia verbalmente così come mediante diramazione di verbali di riunione e comunicati stampa a valle di incontri, nel cercare di rassicurare le parti sociali nell’addivenire e portare a soluzione le seguenti questioni tuttora irrisolte inerenti la vertenza Eurallumina ovvero:
– Sottoscrizione dell’Addendum al Protocollo d’Intesa;
– Predisporre l’immediata messa in sicurezza delle maestranze dell’Eurallumina sino al completo riavvio della fabbrica o quanto meno per l’annualità prossima ovvero a tutto il 2024!!
– definizione con modalità e tempi certi del sistema di approvvigionamento del gas metano, la Dorsale, alternativo al DPCM SARDEGNA;
Allo stato attuale, sommati i numerosi rinvii susseguitisi con regolare cadenza nel corso di tutti questi anni di vertenza appena trascorsi, la stessa Regione e l’attuale Governo non sono riusciti a determinare il raggiungimento di un risultato alcuno, se si escludono la delibera relativa al PAUR ed il fondamentale dissequestro di una parte del “Sito di stoccaggio dei residui di lavorazione”, entrambe i risultati ottenuti nel mese di maggio di quest’anno, ebbene, ad oggi oltre a ciò null’altro è stato sostanzialmente raggiunto se non perdite di tempo su perdite tempo se non sporadiche dichiarazioni d’intenti!
Un continuo susseguirsi di promesse e nulla più, nessun atto amministrativo e Istituzionale concreto volto a rassicurare l’azionista e la società e di conseguenza la prospettiva lavorativa delle maestranze tutte coinvolte!
Un’inerzia che perdura da troppo tempo per una vertenza da sempre considerata dalle Istituzioni tutte prioritaria poiché definita “strategica” per il sistema paese e ancor maggiormente per lo sviluppo economico della stessa Isola.
Noi che rappresentiamo le lavoratrici e i lavoratori di questa fabbrica e gli stessi lavoratori coinvolti non possono attendere oltre, è arrivato il momento di chiudere le questioni tuttora inevase affinché l’Eurallumina possa finalmente mettere a terra gli investimenti e creare le condizioni volte a garantire con un orizzonte temporale che guarda al medio lungo termine una prospettiva di dignità lavorativa che vedrebbe coinvolte, applicando il coefficiente economico appropriato, circa 1.500 famiglie, tra lavoratori diretti ed indiretti oltre ai servizi e l’indotto, famiglie residenti prevalentemente nel territorio del Sulcis-
Iglesiente!»

«Chiediamo e pretendiamo che nel più breve tempo possibile, entro la prima metà del mese di dicembre, debba essere sottoscritto l’Addendum al Protocollo d’Intesa propedeutico alla messa in sicurezza delle maestranze coinvolte e che di conseguenza possa essere sottoscritto l’accordo per la collocazione in CIGS per le Aree Crisi Industriale Complessa di tutto il personale coinvoltoribadiscono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi per le segreterie territoriali, Enrico Pulisci, Simone Zucca e Davide Boi per la RSA Eurallumina -. Chiediamo altresì che l’Intesa Istituzionale comunicata a mezzo stampa possa essere definita una volta per tutte con forza di legge e che vengano chiariti altresì modalità e crono-programma certi per la messa in opera dell’infrastruttura individuata ovvero per la realizzazione della “Dorsale del Gas”, senza la quale l’Eurallumina non potrebbe vedere concretizzarsi alcun progetto di ripartenza a distanza di 15 anni di lotta e resistenza!»

«È fondamentale ottenere la massima attenzione della vertenza a livello interministeriale, a partire dal MIMIT oltre al MASE ed il ministero del Lavoro ed è quindi per noi necessaria ed improcrastinabile la convocazione di un tavolo ad hoc presso il MIMIT!concludono -. Dichiariamo, infine, sin da ora un’iniziativa di mobilitazione per manifestare in ragione di quanto appena esposto quelle che riteniamo le nostre rivendicazioni e che intendiamo portare all’attenzione del Presidente e della Giunta della RAS attraverso un sit-in delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Eurallumina che si svolgerà in data mercoledì 29 novembre 2023.»

L’assessore dell’Industria, Anita Pili, ha preso parte questa mattina all’assemblea pubblica di Elettricità Futura nella capitale. Presenti anche i ministri dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e della Cultura Gennaro Sangiuliano.

«È necessarioha affermato l’assessore Anita Pili nel corso del suo intervento in qualità di Coordinatrice della Commissione Energia della Conferenza delle Regioni e Province Autonome – avere un quadro normativo certo e definito in materia di aree idonee, al fine di consentire lo sviluppo degli investimenti nel nostro territorio. Occorre creare delle condizioni, che siano al contempo ecosostenibili e performanti dal punto di vista energetico, che ci rendano competitivi: è un traguardo determinante per riuscire a raggiungere gli obiettivi europei, ma soprattutto l’autonomia energetica necessaria, nel tempo, al superamento delle fonti fossili.»

La Confindustria della Sardegna Meridionale ha scritto una nota ai ministri delle Imprese Adolfo Urso e dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin la Confindustria Sardegna Meridionale nella quale ha espresso sconcerto per la delibera assunta nei giorni scorsi dalla Giunta Regionale della Sardegna sulla realizzazione del nuovo impianto dimostrativo per la produzione di carbonato di litio e ossidi di metalli misti.

Si tratta del rinvio a valutazione di impatto ambientale dello stadio dimostrativo del progetto per il recupero di litio e mix di metalli che compongono le nuove batterie per veicoli elettrici.

«L’incomprensibile scelta della Regione Sardegna, tecnicamente immotivata in quanto conforme a tutti gli standard di salute, sicurezza e ambiente previsti dalla normativa attualmente vigente, scoraggia gli investimenti e si pone in aperta contraddizione con la strategia italiana di assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche, in particolare attraverso modelli di economia circolare e svantaggia l’Italia rispetto ai principali paesi europei come Francia, Germania e Spagna – si legge in una nota diffusa questa sera -. Inoltre, tale decisione, appare in contrasto anche con la volontà espressa dal Governo italiano di volere assicurare il coordinamento e l’azione amministrativa necessaria per la tempestiva ed efficace realizzazione di investimenti riconosciuti di preminente interesse strategico nazionale, quale appunto quella di un nuovo progetto d’investimento quale quello il recupero del litio a cui anche la stessa Portovesme srl è stata ripetutamente sollecitata per confermare un impegno verso un nuovo sviluppo industriale.»

«Tra gli aspetti più allarmanti della decisione presa, c’è quello di perdere la possibilità di realizzare nel nostro Paese il più grande impianto in Europa di raffinazione dei metalli delle batterie – un’iniziativa con investimenti significativi, che costituirebbe un volano economico per il territorio e la Sardegna, oltre ad assicurare il futuro domestico – oggi incerto – nella produzione di veicoli elettriciaggiunge la Confindustria della Sardegna Meridionale -. Nel dubbio, pertanto, pare prevalere la strategia del non fare e del rinvio sine die, senza l’assunzione delle responsabilità proprie e di competenza regionale. Ciò è particolarmente grave se si tiene conto del contesto economico, sociale e occupazionale del territorio in cui opera la Portovesme s.r.l. e se si considera che lo stesso costituisce la base su cui si fonda il progetto di riconversione del sito.»

«La preoccupazione è ancor più profonda se si pensa che tale iniziativa potrebbe essere facilmente realizzata in una località europea alternativa, con un pessimo messaggio nazionale ed internazionale, già veicolato dai media, circa l’incapacità istituzionale di accogliere ed attrarre grandi ed innovativi investimenti, ancor più trattandosi di una regione colpita da una inarrestabile desertificazione economica ed industriale», conclude la Confindustria della Sardegna Meridionale.

Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha autorizzato con decreto del 5 settembre 2023 il progetto definitivo del secondo tratto del Tyrrhenian Link, intervento in cavo sottomarino, in corrente continua, tra Sardegna, Sicilia e Campania di circa 970 km di lunghezza e 1.000 MW di potenza. Si tratta di un’opera strategica per il sistema elettrico italiano nell’ambito degli obiettivi di transizione energetica fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).

Per l’intera opera, il cui ramo est tra Sicilia e Campania è stato già autorizzato, Terna investirà nei prossimi anni circa 3,7 miliardi di euro coinvolgendo nella sua realizzazione 250 imprese. La nuova infrastruttura contribuirà al raggiungimento dell’obiettivo del phase-out dal carbone previsto dal PNIEC 2019 e confermato nell’aggiornamento del 2023, incrementando la capacità di trasporto, migliorando la sicurezza, l’adeguatezza e la flessibilità della rete elettrica di trasmissione nazionale e favorendo l’integrazione del mercato interno e delle fonti rinnovabili. L’opera sarà realizzata per fasi successive e completata nel 2028.

«L’autorizzazione da parte del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è un passaggio fondamentale che ci permette di avviare la realizzazione di un’opera strategica per il Paese – ha dichiarato Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato di Terna -. Il Tyrrhenian Link, per cui Terna investirà complessivamente 3,7 miliardi di euro, consentirà lo sviluppo delle fonti rinnovabili contribuendo in maniera determinante alla decarbonizzazione del sistema elettrico. La rapidità con cui l’opera è stata autorizzata dal Ministero è frutto della continua collaborazione tra Terna e le istituzioni e conferma la strategicità del progetto.»

La nuova interconnessione è un progetto all’avanguardia che prevede la realizzazione di due linee elettriche sottomarine in corrente continua (una dalla Campania alla Sicilia e una dalla Sicilia alla Sardegna) per un totale di 970 km di collegamento e 1.000 MW di potenza per ciascuna tratta.

Lunga complessivamente 480 km, la tratta ovest recentemente autorizzata unisce l’approdo siciliano di Termini Imerese, in provincia di Palermo, a Quartu Sant’Elena, in provincia di Cagliari. Da qui, i cavi interrati percorreranno prevalentemente strade già esistenti per circa 30 km complessivi, lasciando inalterati ambiente e paesaggio, fino ad arrivare rispettivamente in località Caracoli, sempre nel comune di Termini Imerese, e a Selargius, comune della Città Metropolitana di Cagliari, dove saranno realizzate le stazioni di conversione in aree adiacenti alle stazioni elettriche esistenti. Per la posa dei cavi marini agli approdi si ricorrerà all’utilizzo della tecnica della perforazione teleguidata (trivellazione orizzontale controllata TOC) che consentirà di ridurre l’interferenza con la flora marina e l’impatto dei lavori sul litorale.

«L’Autorizzazione in tempi rapidi di un’opera così complessa – ha dichiarato il ministro Gilberto Pichetto Fratin – è il risultato degli importanti interventi di semplificazione autorizzativa introdotti negli ultimi anni e della efficace attività di consultazione dei territori interessati. È inoltre l’effetto di un lavoro sinergico del Ministero con Terna e con le amministrazioni regionali coinvolte che ci consente di effettuare un ulteriore grande passo verso il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del sistema energetico nazionale previsti dal PNIEC.»

«Serve al più presto una cornice normativa entro cui le Regioni siano legittimate a legiferare in materia di aree idonee e quindi a scegliere la pianificazione territoriale destinata all’accoglimento degli impianti ad energia rinnovabile.»

Lo afferma l’assessore dell’Industria, Anita Pili, che questo pomeriggio ha presieduto, su delega del Commissario Massimiliano Fedriga e in qualità di Coordinatore della Commissione Energia della Conferenza delle Regioni, un incontro in videoconferenza sulle Aree Idonee e sui decreti attuativi in via di ultimazione al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE).

Alla videoconferenza, co-presieduta con il vice presidente Fulvio Bonavitacola, Coordinatore della commissione Infrastrutture della CdR, ha partecipato il presidente del Fondo Ambiente Italiano (FAI) Marco Magnifico, che aveva scritto alla Conferenza delle Regioni per chiedere una soluzione normativa al conflitto tra le due necessità oggetto della questione ovvero l’installazione di impianti da fonti rinnovabili e la tutela del paesaggio.

«Ho avuto un’interlocuzione con il Ministro Gilberto Pichetto Fratin – dice l’assessore Anita Pilisull’urgenza di un quadro definito sulle aree idonee. Nell’ambito della collaborazione che il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica sta garantendo alla Commissione Energia della Conferenza delle Regioni, il ministro Gilberto Pichetto Fratin mi ha confermato che nelle prossime settimane sarà messo a disposizione delle Regioni un testo in bozza da poter discutere insieme. Avere un quadro normativo definitospiega l’assessore regionale dell’Industriaconsentirà di dirimere i conflitti che si stanno determinando a livello locale con progetti autorizzati a livello centrale in aree già predisposte a differenti utilizzi dalle amministrazioni regionali o comunali.»

«Nella foga di apparire ambientalista, pur in un governo che predica il contrario e che con il capogruppo al Senato di FDI è addirittura negazionista dei cambiamenti climatici, il ministro Gilberto Pichetto Fratin, al festival Green&Blue, dà per certa la chiusura delle centrali a carbone in Italia entro il 2025 o anche prima, peraltro citando solo le due centrali di Civitavecchia e Brindisi e ignorando le due centrali presenti in Sardegna, del Sulcis (Enel) e di Fiumesanto (EPH).»
Lo hanno detto i deputati del PD Silvio Lai e Marco Meloni.
«Delle due l’una: o il ministro è debole in geografia e per lui la Sardegna non fa parte del Paese, oppure dovrebbe spiegare come sia possibile chiudere le centrali a carbone esistenti nell’Isola – aggiungono Silvio Lai e Marco Meloni -. L’arrivo del cavo di Terna è ottimisticamente previsto non prima del 2027, data che in realtà non potrà essere rispettata a causa della lunga lista d’attesa nella produzione di questi cavi. In secondo luogo non ci sono certezze dell’arrivo in Sardegna del metano, fondamentale nella transizione energetica italiana e europea ma bloccato da fattori politici e giuridici di cui sono responsabili la Regione Sardegna quanto il governo.»
«In questo contesto quanto dichiarato dal ministro appare del tutto impossibile da realizzarsi e si riduce a pura propaganda. Se quanto egli afferma si avverasse, ai Sardi resterebbe solo l’uso del fuoco per il calore e delle candele per l’illuminazioneconcludono Silvio Lai e Marco Meloni -. Nel caso in cui invece il governo volesse occuparsi di tutto il Paese, occorre un netto cambio di passo. Al momento, la conseguenza della cancellazione della Sardegna dalla cartina geografica del Governo e dell’insipienza della Giunta regionale è che le aziende e gli investitori non sanno come orientarsi e conseguentemente rinviano, quando non vi rinunciano del tutto, gli investimenti, spesso con effetti irreversibili. Il danno per l’economia sarda è di tutta evidenza gravissimo.»

«Un importante momento di confronto, in cui la Regione Sardegna presenta i dati del Rapporto di Monitoraggio del Piano Energetico e Ambientale regionale, che costituisce la base per l’aggiornamento dello stesso. All’interno di questo rapporto troviamo i dati relativi al bilancio energetico regionale, al bilancio delle emissioni e allo stato di attuazione del piano energetico.»
Lo ha detto l’assessore dell’Industria, Anita Pili, introducendo i lavori della tavola rotonda “Energia e Prospettive in Sardegna. Presentazione del Rapporto di Monitoraggio del Piano Energetico e Ambientale della Regione Sardegna”, che ha avuto luogo questa mattina nella sala Anfiteatro della Regione. All’incontro è intervenuto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ha sottolineato come l’attenzione del Governo sulla questione energetica e sulle problematiche specifiche della Sardegna sia sotto l’attenzione del suo Ministero.

«La presenza del ministro Pichetto Fratin oggi in videoconferenza ha detto, a questo proposito, l’assessore Anita Pilirappresenta senza dubbio un segnale positivo del rapporto di collaborazione che si è instaurato tra il governo regionale e quello nazionale. È chiaro che oggi la Sardegna non può più aspettare: occorre trovare una soluzione immediata al problema dell’energia.»

Il Piano Energetico e Ambientale regionale dovrà aggiornarsi tenendo conto del complesso delle fasi di produzione, trasmissione, distribuzione, utilizzo e immagazzinamento dell’energia. In questo quadro, rientra anche il criterio di selezione delle aree idonee di installazione degli impianti, che spesso non collimano con quelle che sono le necessità dei singoli territori.

All’interno del territorio regionale si consumano annualmente 687ktep di energia elettrica. Di questi, il 40% viene utilizzato dal settore industriale, il 29% dal terziario (rientrano in questa quota i trasporti) e il 28% dal settore domestico.

«La strategia energetica regionale ha spiegato Anita Pilideve essere in grado di rispondere a tutte le questioni. La mancata metanizzazione dell’isola rappresenta uno dei nostri principali gap, per questo è fondamentale il percorso che la Regione sta perseguendo per diversificare le fonti energetiche e poter così affrontare in maniera autonoma la transizione verde. È molto importante, come avviene qui oggi, ascoltare tutte le parti, pubbliche e private, per trovare insieme le soluzioni.»

«Con la legge dell’Energia approvata a novembreha proseguito Anita Piliabbiamo semplificato l’iter di modifica del Pears. In questi mesi stiamo lavorando insieme ad Agenda Industria, a Confindustria e a Confapi, ai sindacati, ai comuni con l’Anci ed il Cal, oltre che alle università di Cagliari e Sassari, con l’obiettivo comune di aggiornare il Piano, che contiene la strategia energetica della nostra isola, in maniera determinata e rispondente alle esigenze attuali. Dobbiamo rendere il Pears uno strumento molto più versatile rispetto a ciò che ha rappresentato finora: ci siamo infatti resi conto, in alcuni momenti di difficoltà, che il documento non ci consentiva di adattare le nostre strategie in relazione ai fortissimi e velocissimi cambiamenti che si sono avvicendati sul contesto globale, prima che nazionale e regionale.»

«In questo momentosottolinea ancora Anita Pilistiamo dando attuazione alla Legge sull’energia, che vede l’istituzione non soltanto delle comunità energetiche ma anche del reddito energetico: una serie di strumenti che consentono di trovare soluzione alle emergenze contingenti in materia di energia, e, anche e soprattutto, di varare misure strutturali che consentano nel medio e lungo periodo, alle nostre famiglie e alle nostre imprese di avere un costo dell’energia finalmente equo.»

Al dibattito sono inoltre intervenuti, tra gli altri, l’assessore dello Sviluppo Economico del Veneto Roberto Marcato, il vicepresidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacolo, i deputati Gianni Lampis, Salvatore Deidda e Mauro del Barba, e il Presidente della Commissione Via-Vas e Pnrr-pniec del Mase Massimiliano Atelli.