7 May, 2025
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Nel ricordare Mario Melis, le mie riflessioni riguardano il suo lascito politico, culturale e morale. Questo lascito appartiene innanzitutto ai familiari: essi ne sono i primi custodi. Appartiene al partito, il PSd’Az, in cui ha militato un’intera vita. Ma non solo a loro. Il patrimonio di idee e di coerenza morale di Mario Melis appartiene, a ben vedere, all’intero popolo di Sardegna e alle future generazioni, come è accaduto per i grandi sardi del secolo scorso che hanno saputo farsi guida e che hanno saputo connettere, idealmente e operativamente, la visione e l’azione nella loro terra, con le classi e i popoli, ovunque essi fossero, che lottano per affrancarsi da una condizione di subalternità.

Si può affermare che Mario Melis abbia assegnato una missione alla sua vita pubblica: agire per l’emancipazione del popolo sardo «con la fede profonda – sue parole – negli ideali che, da sudditi, ci fa cittadini e, da oggetto, soggetti e protagonisti». Soggetti e protagonisti della propria storia, s’intende, con la propria identità etnoculturale «aperta alle correnti di pensiero e alle problematiche di respiro europeo e mondiale». Per questa missione ha impegnato ogni sua energia.

La sua azione politica è stata alimentata dalle grandi correnti culturali dell’autonomismo e del federalismo, dei federalisti americani e dei pensatori europei e, soprattutto italiani: da Carlo Cattaneo a Altiero Spinelli e Ernesto Rossi.

A queste grandi correnti autonomiste e federaliste hanno dato un «vigoroso apporto – per dirla ancora con le parole di Mario Melis – insigni politici sardi», da Giovanni Battista Tuveri a Camillo Bellieni, da Giorgio Asproni a Emilio Lussu. Mario Melis include Antonio Gramsci tra i suoi riferimenti culturali federalisti: si riferisce al Gramsci dell’alleanza fra gli operai del Nord e dei contadini meridionali, sardi e siculi e della Repubblica federativa come tratteggiate nelle riflessioni sulla questione meridionale. Di autonomismo e federalismo ha avuto i primi maestri in casa: i fratelli maggiori, Giovanni Battista e Pietro che lo hanno iniziato al sardismo e alla militanza nel PSd’Az.

L’autonomismo e il federalismo, per le ragioni generali e fondamentali, costituiscono una prospettiva politica di crescente attualità̀ e utilità̀ per il nostro tempo. I principi dell’autonomia e del federalismo cooperativo, infatti, sono fondativi di una teoria e di una prassi portatrici di soluzioni positive dei problemi più̀ critici della società̀, del presente e del futuro: la pace tra gli stati e i popoli, il controllo democratico della globalizzazione dell’economia, il governo delle grandi questioni planetarie come la protezione dell’ambiente, le disuguaglianze regionali e territoriali, la qualità̀ della democrazia.

Vi è qui un primo lascito rilevante del pensiero e dell’azione di Mario Melis.

Più propriamente: che cosa sono l’autonomismo e il federalismo in Mario Melis?

Il discorso sull’Autonomia di Mario Melis, come si riscontra nei maggiori intellettuali e capi politici che si collocano in questa corrente, è profondamente radicato nella cultura del popolo sardo, esprime coscienza e capacità di decisione su come si vuole vivere in un territorio specifico per civiltà e storia e al quale si è intimamente legati.

L’Autonomia non è mai ridotta a pura forma giuridica, vuoto involucro istituzionale, bensì̀ è innanzitutto discorso umanistico, perché rimanda a una condizione di inveramento, al grado migliore, della libertà delle persone e di un popolo.

L’Autonomia è innanzitutto “appropriazione” (è un termine usato da Mario Melis) delle risorse che ci appartengono (paesaggio, storia, lingua): appropriazione non egoistica ma rispettosa, collettiva e partecipata; appropriazione che non tenda a consumare quelle risorse, bensì a comprenderle per quel che sono e dunque a rispettarle ed espanderle condividendole in una dimensione sociale e umanistica. Riflettiamo sul fatto che Mario Melis era un giurista (come Emilio Lussu) ma (ancora come Emilio Lussu) era fortemente interessato alla cultura, all’ambiente, al paesaggio, alla lingua sarda e al bilinguismo perfetto che considerava «quasi sintesi dell’intera questione sarda [e] elemento di coagulo della riscoperta e riappropriazione della identità». Era interessato, in definitiva, ai valori e alle cose che danno sostanza all’Autonomia.

L’Autonomia è un’espressione di libertà, il cui soggetto è la comunità̀ sarda, che, come afferma un illustre storico del diritto, Italo Birocchi, si manifesta nella libertà da ogni vincolo che non sia accettato per il bene comune e non sia necessario ai fini del riconoscimento della coesistenza dei pari diritti altrui, e nella libertà di autogoverno, intendendo per tale la facoltà̀ di darsi norme e istituzioni idonee alla costruzione del futuro del popolo sardo e idonee a provvedere alla conservazione e potenziamento delle sue risorse materiali, culturali e storiche, in una prospettiva di sviluppo e innovazione creativa. L’Autonomia, così intesa, come la intendeva Mario Melis, si risolve, dunque, in una forma di democrazia.

Per i suoi caratteri più̀ propri l’Autonomia non ha niente a che vedere con il passatismo o la separatezza. Non è passatismo perché́ non guarda alla storia con nostalgia per alimentare ideologie di conservazione, ma per acquisire la consapevolezza necessaria per guardare dinamicamente all’oggi, per progettare. Non è separatezza perché l’Autonomia è storicamente e necessariamente rapporto con altri: mira ad aggregare e non a separare o a separarsi.

L’Autonomia è anche responsabilità. S’intende che è capacità di utilizzare al meglio i poteri di cui già si dispone, per espandere la democrazia. E s’intende che è capacità di utilizzare al meglio le risorse: sono sempre più insostenibili, oltre che riprovevoli, i comportamenti di irresponsabilità nella spesa: tanto qualcuno pagherà comunque il conto.

Al riguardo, Mario Melis affermava: «Commetteremo un errore imperdonabile se non ci interrogassimo sul nostro modo di fare autonomia o più semplicemente amministrazione; se non 3 indagassimo sulla parte di responsabilità che ricade su di noi nel prodursi della crisi nella sua globalità». Il suo giudizio è molto critico: «L’Autonomia regionale [salvo brevi stagioni] è stata gestita nella logica del giorno per giorno, storditamente, in un procedere discontinuo, contraddittorio. Traguardi, che, al di là delle frasi fatte, ma vuote di contenuti ed elaborazione, avremmo dovuto perseguire non sono stati realizzati». Si riferisce agli esiti di decenni di esercizio dell’Autonomia speciale.

L’Autonomia responsabile è contro la demagogia: «Io pensodichiara Mario Melis, rivolgendosi innanzitutto al suo partito riunito nel congresso – che il pericolo maggiore cui vada incontro un politico e, in fondo, la classe politica, sia quello di abbandonarsi agli slogan, alle frasi fatte, utili senza dubbio per lanciare messaggi, per riassumere, in sintesi, concetti complessi, ma inidonea a proporre, da sole, un serio, articolato e razionale programma politico. Con gli slogan si rischia la mitizzazione miracolistica, scoprendo poi che si dispone solo di scatole vuote».

Ho accennato all’ idea di Autonomia come coltivata da Mario Melis. Accenno, ora, al federalismo come emerge nel pensiero di Mario Melis. Autonomia e federalismo, beninteso, non sono separati: si presuppongono, s’integrano, in quanto realizzano l’affermazione della dignità di un popolo e, insieme, il rispetto dell’altro e del diverso, riconoscendosi negli stessi valori di fondo.

Dobbiamo interrogarci su quale modello di federalismo. Mario Melis non ha ignorato, né eluso, né è stato evasivo su questo cruciale punto. In un intervento sull’auspicata Unione federale dell’Europa, ha riassunto la questione nei suoi termini essenziali: «Si discute se all’origine del patto federale debba individuarsi la solidarietà e, in ultima analisi un reciproco impegno di fedeltà, o più un semplicemente un contratto, volta a realizzare al meglio i rispettivi interessi dei contraenti che restano pertanto liberi di recedere una volta che questi siamo stati raggiunti. Pur senza contestare la rilevanza delle motivazioni che supportano la seconda ipotesi, si osserva che a legittimarla resta solo la logica del mercato: la logica del più forte». Il punto in discussione, un punto conflittuale, riguarda l’idea di Stato e di società che essa implica. Giova sempre tenere presente che le teorie politiche, o più semplicemente economiche, non sono mai neutrali, in quanto supportano diverse visioni dei rapporti sociali e del rapporto fra cittadino e istituzioni pubbliche. Così è anche per il federalismo ormai largamente applicato nel mondo, ma secondo valenze sociali molto differenti fra loro, in particolare per la componente fiscale, questione cruciale per l’acceso paritario ai diritti di cittadinanza indipendentemente dalle condizioni sociali e dal luogo dove si vive.

Quando Mario Melis afferma: «Federalismo che cos&’è, se non solidarietà?» indica un preciso modello di federalismo: quello basato sulla cooperazione, sulla solidarietà e sulla responsabilità dei soggetti federati «in vista, non tanto e non solo di particolari obiettivi, quanto del reciproco bisogno di mettere insieme i comuni valori che, pur senza confondersi, divengono patrimonio e forza di entrambi».

Il federalismo in Mario Melis è in relazione con l’indipendentismo. Non tralascio questo nodo delicato. Il foedus, il patto fra eguali, passa per l’indipendenza: rendersi indipendenti 4 e poi unirsi attraverso la federazione, questa era la sua idea in coerenza con il programma fondamentale del Psd’Az. Questa enunciazione di principio non ne ha distolto, però, l’attenzione e l’impegno dalle riforme, a partire da quelle costituzionali, che, senza percorrere l’impervio sentiero dell’indipendentismo, avvicinano l’obiettivo finale della federazione nella Repubblica. Anzi, così a me sembra, l’impegno politico maggiore era profuso nella seconda direzione. Così, nel dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del Governo Craxi, agosto 1983 – per la prima volta, da giovane deputato, mi accadeva di ascoltare un discorso di Mario Melis – mentre riafferma il nesso fra federalismo e indipendentismo, si diffonde e ben più ampiamente, sulle riforme. Pone il tema, fondamentale, della partecipazione delle autonomie alle sedi decisionali centrali. Afferma che affinché «le Regioni abbiano un ruolo, esse debbono contare nel momento formativo della volontà legislativa e delle grandi scelte sia in politica estera che interna, come nel governo e nella programmazione dell’economia». Con questo obiettivo, propone «in sede di riforma costituzionale, la trasformazione del Senato in Camera pariteticamente rappresentativa delle Regioni e anche delle altre nazionalità presenti in Italia» (pariteticamente, sull’esempio del Senato Usa). Propone la riforma della Corte costituzionale, che «oggi nella sostanza è un giudice di parte e quindi non è un giudice, e dovrà essere integrata da giudici eletti dalle rappresentanze regionali quando è chiamata a risolvere problemi di conflitti tra Stato e Regioni. Tutte le moderne democrazie così si atteggiano…». E poi colpisce sui corposi problemi della riduzione dei gravami militari, dei trasporti e della rivendicazione storica della zona franca. Emerge il dirigente politico avveduto che lancia ponti verso altre forze federaliste o regionaliste per cogliere risultati, anche parziali, che segnino passi in avanti nella trasformazione in senso federale della Repubblica.

Mario Melis è stato un convinto militante della causa dell’Unione politica e federata dell’Europa. Durante il suo mandato al Parlamento europeo cade l’ordine mondiale fissato a Yalta, si dissolve l’Unione Sovietica, i Balcani sono insanguinati da orribili guerre. «L’angoscia delle popolazioni croate, massacrate dalla violenza dell’esercito serbo, sono la testimonianza più drammatica di quanto intendiamo lasciarci alle spalle per costruire, nella solidarietà e nella pace, una nuova e più grande patria». La nuova e più grande patria è l’Europa unita: questa è l’aspirazione che ci propone. Ogni passo in avanti in questa direzione è buono. Perciò è favorevole alla nascita della Banca centrale europea e alla moneta unica che vede come passaggi intermedi verso l’Unione politica. Ha una precisa idea dell’Unione politica europea: «Non l’Europa degli Stati, non l’Europa dei partiti (che dovranno ovviamente svolgere un ruolo di confronto e di costruzione democratica), ma l’Europa dei popoli, di tutti i popoli. Questi non possono essere valutati soltanto in virtù del loro peso numerico ma devono essere accettati per il contributo di civiltà che sono in grado di offrire. Noi crediamo che l’Europa degli Stati non saprà uscire dalla logica del mercato…».

Divenne presidente della Regione una prima volta nel 1982, per circa due settimane e poi si dimise perché non c’erano le condizioni politiche per andare avanti. Nel 1984 divenne presidente della Regione per la strada maestra, grazie al forte successo del PSd’Az e alle scelte lungimiranti del PCI. La presidenza di Mario Melis fu l’esito politico naturale di un 5 lungo processo alimentato da movimenti di massa del decennio precedente: le lotte per i territori interni e per rompere le condizioni di arretratezza a partire dalla innovazione del sistema produttivo regionale, con uno spazio ampio assegnato alla riforma agropastorale, alle risorse locali e alla piccola media impresa. Era un grande movimento di massa che reclamava anche il cambio della direzione politica della Regione. Di quel periodo ha scritto Mario Melis che sin dal suo costituirsi: «La giunta e il suo presidente furono investiti da un tumultuoso accavallarsi di critiche (non disgiunte da velate ed esplicite minacce) provenienti dai più autorevoli esponenti della maggioranza di governo». Mario Melis rivendica il confronto paritario con il governo. Non esitò a convenire in giudizio il ministro pro tempore della Difesa, Spadolini, quando l’ammiragliato di La Maddalena infranse le norme sull’edificazione. Ma fu capace di aprire rapporti positivi con il governo, ottenendo risultati rilevanti nella riduzione dei gravami come la restituzione di 2.500 ettari di territorio controllato dall’amministrazione militare, la sospensione delle esercitazioni militari durante la stagione estiva. Concluse positive intese per la soluzione del contenzioso sulle entrate. Né meno impegnativo fu il confronto per affermare la competenza regionale nel vasto campo dei beni paesaggistici ed ambientali. Con la sua giunta la disoccupazione fu ridotta di 5 punti percentuali, si varò il piano per l’occupazione giovanile; si registrò un saldo nettamente positivo nel totale delle imprese attive, si creò il consorzio 21 per la promozione di imprese innovative; si promosse l’innovazione tecnologica. Si varò una legislazione avanzata e coraggiosa per la tutela delle coste: queste furono salvate dalla cementificazione, soprattutto da quella giunta. Si fecero leggi anticipatrici sulla trasparenza e sul suo procedimento amministrativo. L’esito delle elezioni regionali del 1989, seppure registrando una perdita di consiglieri nelle file del PSd’Az e del PCI, non fu la sconfitta di quella coalizione. Il risultato consentiva la prosecuzione dell’esperienza di quella coalizione. Non accadde perché a Roma le segreterie dei partiti al Governo, Craxi in modo particolare, ne impedirono la prosecuzione.

Mario Melis ha onorato gli uffici pubblici ricoperti. A partire dal Comune. È stato sindaco di Oliena per circa 20 anni. E poi in Regione e nei Parlamenti repubblicano ed europeo. Ha interpretato le cariche con la consapevolezza della responsabilità di rappresentare sempre una comunità e, da Presidente della Regione, un intero popolo. Lo ha fatto con il senso del dovere verso chi questa rappresentanza gli ha affidato confidando che fosse riposta in buone mani. Non è venuto meno a questo dovere. E lo ha fatto al meglio, con onestà nel pubblico e nel privato, con fermezza e con grande carisma. La gente comune traeva fierezza, vorrei dire: orgoglio, dal sentirsi così rappresentata: era il presidente dei sardi, non solo della Regione Autonoma della Sardegna. Penso che stia qui, nella tensione morale riversata nella funzione pubblica, un altro grande lascito di Mario Melis alle giovani generazioni della Sardegna: un lascito attuale, dunque, cui guardare e applicare nella società di oggi segnata da profonda crisi di fiducia nel rapporto fra cittadini e istituzioni.

Salvatore Cherchi

È stata un grande successo la seconda edizione di Fun_Go, cooking, art & more, la manifestazione voluta dall’assessorato delle Attività produttive del comune di Iglesias, che da venerdì a ieri sera ha animato la cittadina medievale con show cooking, degustazioni, menù a tema e passeggiate nei vicini boschi, nel segno dei funghi, ingrediente principe delle tavole autunnali.

La manifestazione non è stata solo un momento di svago e conoscenza: per gli chef stellati chiamati a esibirsi negli show cooking, Errico Recanati, una stella Michelin, titolare del rinomato Andreina, vicino a Loreto, e Cristina Bowerman, una stella Michelin e tre forchette Gambero rosso, chef di punta del Glass Hostaria di Roma, è stata anche l’occasione per andare alla scoperta delle produzioni d’eccellenza dell’Isola. Grande interesse ha riscosso la lenticchia nera di Calasetta, così come i porcini coltivati su un substrato fatto con i fondi di caffè recuperati in bar e locali, o i cardoncelli. Tutti ingredienti che i super cuochi hanno utilizzato nella preparazione dei piatti proposti nei loro show cooking: porcino, ostriche e lenticchie nere di Calasetta in consistenza di polvere d’agnello, venerdì per Recanati, e Capelli d’angelo in brodo di funghi, vongole e prosciutto per la Bowermann. Oltre ai prodotti della terra i due chef hanno deciso di rifornire le dispense dei loro locali, acquistando anche bottarga, anguille affumicate e prosciutto di tonno.

Anche stavolta l’idea della rassegna si è dimostrata, dunque, vincente: “Rispetto alla prima edizione dello scorso anno, stavolta abbiamo voluto alzare ancora l’asticella così abbiamo portato i giorni della manifestazione da due a tre e il risultato è andato oltre le aspettativeafferma Daniele Reginali, assessore delle Attività produttive del comune di Iglesias -. Oltretutto, l’interesse mostrato dai grandi chef per i nostri prodotti non può che riempirci d’orgoglio. A breve ci metteremo al lavoro sulla prossima edizione, che porterà ulteriori novità e ancora un salto di qualità».

Ieri sera, in chiusura della manifestazione, sono stati proclamati i vincitori del concorso “Fun_Go Street o seat?”, rivolto ai piatti a base di funghi che i ristoratori locali hanno proposto durante la tre giorni. La vittoria del circuito “Seat”, per i piatti da degustare seduti, è andata all’Osteria Futura, di Franco Arui che ha proposto un nido di ravioli di ricotta di capra con riduzione al vino rosso e porcino e preparato dallo chef Luca Vittori. A valutare le pietanze è stata una giuria presieduta dallo chef Luigi Pomata e dai food writer Giulia Salis e Manolo Orgiana. Per il circuito street, ovvero le pietanze da passeggio, hanno vinto ex aequo La tua Macelleria Muru con “Salsiccione di suino ai funghi e fungo ripieno”, e AIBM project con “Ò cuzzetiello napoletano al ragù di salsiccia sarda fresca, cardoncelli, patate e cipolle”.

Durante le dimostrazioni e le degustazioni di questi giorni, fondamentale è stato l’apporto di insegnanti e studenti degli istituti alberghieri “G. Ferraris” di Iglesias e “Antonio Gramsci” di Monserrato, capaci di lavorare in perfetta sinergia con gli chef (per la Sardegna c’erano Marina Ravarotto, del ristorante Chiaroscuro e Pierluigi Fais di Josto) e offrire al pubblico un servizio impeccabile, che ha previsto anche la preparazione di due gustosi aperitivi: Macarons ai tre Fun_Go, un tris di macarons dolce salato di funghi con tre farce (alberghiero di Monserrato) e Fry Fun_Go, trilogia di fritti a base di fungo (alberghiero di Iglesias).

Fondamentale anche la collaborazione degli istituti “Giorgio Asproni” ed “Enrico Fermi” con l’indirizzo turistico per il supporto organizzativo e l’assistenza nell’accoglienza degli ospiti.

Fun_Go è ideato e promosso dall’assessorato alle Attività produttive del comune di Iglesias, con il sostegno della Fondazione di Sardegna e il coordinamento organizzativo dell’Associazione Enti locali per le attività culturali e di spettacolo.

 

Questa mattina il presidente della Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara, Mauro Usai, ha presentato nell’aula magna dell’Istituto Minerario “Giorgio Asproni” “Enrico Fermi” la nuova campagna promozionale “Leg’s go in Cammino”.

Obiettivo della campagna è far scoprire ai giovani le bellezze del territorio del Cammino Minerario di Santa Barbara, offrendo loro la possibilità di pernottare gratuitamente (con una sola offerta volontaria) per tre giorni nelle strutture ricettive gestite e convenzionante.

Potranno partecipare alla campagna i giovani di età inferiore ai 35 anni in possesso della credenziale (il passaporto del camminatore), acquistabile al costo di 5 euro.

Nel 2023 i voucher sono utilizzabili dal 15 ottobre al 15 dicembre, nel 2024 dal 15 gennaio al 15 giugno e dal 15 settembre al 15 dicembre.

Al termine della conferenza stampa abbiamo intervistato il presidente della Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara, Mauro Usai.

 

 

Il dirigente scolastico del’I.I.S. IT Minerario “Giorgio Asproni” – ITCG “Enrico Fermi” di Iglesias, prof. Alessio Carpino, ha proiettato il proprio lavoro per creare le condizioni minime necessarie atte a raggiungere l’obiettivo che la famosa collezione mineralogica “Antonio Manunta”, un’eccellenza internazionale, potesse essere esposta nel comune di Iglesias all’interno dell’area museale della sede scolastica storica di via Roma, il prestigioso Istituto Minerario, al cui interno gli studenti svolgono attività didattica laboratoriale.
Per portare a compimento tale ambizioso tentativo, il dirigente scolastico ha promosso un accordo quadro con provincia del Sud Sardegna, comune di Iglesias e Consorzio del Parco Geominerario storico e ambientale della Sardegna, Ente che, recentemente, ha acquistato la raccolta. L’incontro tra le parti è previsto per il 9 maggio.

«La disponibilità dell’Istituto  si legge in una notavuole essere un contributo all’arricchimento sociale-culturale-economico di Iglesias contendendo i 4621 esemplari di minerali ad altri siti espositivi.»

La ripresa, quasi normale, delle attività scolastiche interrotte dalla pandemia recupera qualche percorso di futuro agli studenti e alle studentesse dell’Istituto di Istruzione Superiore IT Minerario “Giorgio Asproni – ITCG Enrico Fermi” di Iglesias diretto da Alessio Carpino.

E lo fa in un anno speciale di ricorrenze. La prima è quella dei 150 anni della fondazione dell’Istituto Tecnico Minerario da parte di Giorgio Asproni che si accollò tra l’altro l’onere economico della costruzione della scuola divenendo, poi, il riferimento di qualità per la formazione dei tecnici minerari dell’industria mineraria nazionale per il ‘900. La seconda è la ricorrenza dei 180 anni dalla nascita dello stesso Giorgio Asproni, l’ingegnere bittese di formazione europea e poi imprenditore minerario, nato a Bitti il 3 novembre 1841, direttore per dieci anni della miniera di Montevecchio, direttore e proprietario della miniera di Seddas Moddizzis e fondatore dell’Associazione mineraria sarda.

Proprio nell’ambito dei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO), grazie al referente Salvatore Fonnesu, è in corso di svolgimento, a distanza, il corso di 12 ore, Giovani&Impresa, su licenza dell’Associazione Sodalitas e Federmanager Sardegna per gli studenti della quinta con indirizzo di studio Elettronica. I diplomandi di Elettronica, tutor Antonio Musu, si confronteranno, per cinque serate, con un gruppo di dirigenti d’azienda di Federmanager Sardegna, per la gran parte in pensione, che da cinque anni tiene gratuitamente il corso con una versione per i diplomandi  e una per laureandi, nelle scuole e Università della Sardegna al fine di condividere le esperienze di direzione maturate nelle grandi e medie imprese multinazionali e locali in cui hanno lavorato per tanti anni in posizioni apicali.

Il corso Giovani&Impresa cerca di costruire un ponte tra il mondo della formazione e quello del lavoro, tra l’istruzione e l’impresa, centrando l’attenzione sulla persona, sul significato della competenza professionale, sullo sviluppo della consapevolezza delle attitudini personali e l’orientamento alle scelte. Espone una panoramica degli elementi essenziali dell’impresa ed il suo contesto, i meccanismi di funzionamento del mercato del lavoro fino al colloquio di lavoro, utilizzando un approccio manageriale “umanistico” tipico della cultura d’impresa italiana.

Il corso parte da un’introduzione curata da Marco Slavik, che svolgerà il ruolo di tutor seguita dalla presentazione degli obiettivi del corso curata da Riccardo Pintor. Salvatore Corrias parlerà di creazione del valore ed orientamento al cliente;  Antonio Serra discuterà del protagonismo richiesto ai giovani di oggi per la costruzione del proprio futuro; Gabriele Calvisi illustrerà il lavoro autonomo e l’attività d’impresa aggiornando la conoscenza del mercato del lavoro post pandemia; Giorgio Pompei disserterà sulla motivazione, la comunicazione, quella assertiva in particolare, e sull’intelligenza emotiva; Corrado Mereu svilupperà la sua relazione su il rapporto di lavoro; Riccardo Pintor  parlerà sull’importanza del lavoro di squadra; chiuderà Sergio Vittori illustrando  come si compila un efficace curriculum vitae e sottolineando  la sua importanza per il mercato del lavoro descrivendo quindi le modalità di un colloquio di lavoro.

Nell’ultimo giorno le studentesse e gli studenti affronteranno un vero e proprio colloquio di lavoro e, successivamente, dopo la discussione sulle materie del corso potranno esporre in maniera anonima la loro valutazione sui diversi aspetti e potranno esprimere i loro suggerimenti.

I dirigenti di Federmanager in generale raccomandano l’acquisizione di un’adeguata consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità; di investire sugli aspetti comportamentali, sul proprio talento e di migliorare i punti di debolezza e soprattutto di essere protagonisti di un personale progetto di vita professionale.

Iglesias ricorda domani, 3 novembre, il 180esimo anniversario della nascita del cavaliere ingegnere Giorgio Asproni. L’evento commemorativo è stato organizzato dall’Associazione Mineraria Sarda, i, collaborazione con i comuni di Iglesias e Bitti, il Villaggio Minerario Asproni e l’Istituto Minerario Giorgio Asproni – ITCG Enrico Fermi di Iglesias, nella sede storica di via Roma.

Interverranno Claudia Sanna, assessore della Cultura del comune di Iglesias; Ivana Bandinu, assessore della Cultura del comune di Bitti; Alessio Carpino, dirigente scolastico dell’Istituto Minerario Asproni-Fermi di Iglesias; Giampaolo Orrù, presidente dell’Associazione Mineraria Sarda; e, infine, Annalisa Uccella, presidente del Villaggio Minerario Asproni.

Presenteranno i loro elaborati gli studenti e le studentesse dell’Istituto Minerario Asproni-Fermi.

L’evento verrà trasmesso in diretta nella pagina Facebook dell’Associazione Mineraria Sarda.

In occasione del 150° anno dalla fondazione della Scuola Mineraria di Iglesias, il prestigioso istituto tecnico cittadino intitolato all’ing. Giorgio Asproni, che in modo rilevante ha contribuito alla nascita e allo sviluppo della Scuola e all’epopea mineraria del territorio del Sulcis Iglesiente, domani, 10 settembre, l’Istituto ‘Asproni-Fermi’, l’Associazione Mineraria Sarda ed il comune di Iglesias, in collaborazione con Il Villaggio Minerario Asproni, terranno il terzo appuntamento celebrativo di questo anniversario, incentrato su il Regio Decreto n. 472 del 10 settembre 1871, documento storico fondamentale che Istituisce la Scuola per Capi Minatori e ne definisce l’organizzazione e l’offerta didattica.

Insieme all’Associazione Mineraria Sarda, che curerà l’illustrazione del Regio Decreto, sarà ospite della Scuola il Villaggio Minerario Asproni, a testimonianza del lavoro di recupero storico culturale, architettonico scientifico-ambientale del sito di Seddas Moddizzis edificato da Giorgio Asproni, nell’ottica di un rinnovamento del forte legame tra l’ingegnere bittese, il territorio, l’attività estrattiva e la Scuola Mineraria, (a lui intitolata) insieme all’Associazione Mineraria Sarda (che Egli contribuì a fondare e di cui fu il primo Presidente nel 1896).

Gli studenti, infine, condurranno i presenti in un excursus illustrativo dell’evoluzione dell’offerta didattica dell’Istituto e delle competenze tecniche specifiche dei corsi di studio che sono applicabili a un mondo del lavoro in continua evoluzione.

La manifestazione si svolgerà presso l’Aula Magna di via Roma 45, alle ore 9.30.

Dalle 16.30, previa prenotazione, sarà possibile visitare il Villaggio Minerario Asproni.

Per esigenze organizzative, in ottemperanza alla normativa vigente in materia di sicurezza, per accedere all’evento sarà necessario esibire il green pass.

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Entra nel vivo l’edizione numero trentuno del Seminario Jazz di Nuoro, che ha preso il via quest’oggi (martedì 20) nel capoluogo barbaricino per andare avanti fino a venerdì 30. Undici giornate dense di impegni per i centoventicinque allievi dei corsi organizzati dall’Ente Musicale di Nuoro nella Scuola Civica di Musica in via Mughina, tra lezioni di teoria e pratica, prove aperte di gruppo e musica d’insieme, sotto la guida del corpo docente coordinato dal pianista Roberto Cipelli. E mentre allo Spazio Giovani #1 in via Calamida prosegue anche (fino a lunedì 26) il corso per fonici della sound engineer Marti Jane Robertson, e al Liceo Ginnasio “Giorgio Asproni” la residenza dei tredici giovani musicisti dell’Intercultural Creation Session della rete internazionale Medinea, altri due appuntamenti caratterizzano la giornata di domani (mercoledì 21).

Il primo è alle 18.00 al Caffè Tettamanzi, che ospita un incontro con il musicologo Luca Bragalini, già docente in diverse edizioni dei Seminari nuoresi, e il suo libro “Dalla Scala a Harlem. I sogni sinfonici di Duke Ellington”, pubblicato un anno fa a maggio dalla EDT; un saggio che, come suggerisce il sottotitolo, propone un’immagine diversa da quella che si associa abitualmente alla musica del leggendario compositore, pianista e direttore d’orchestra: quella che Luca Bragalini racconta nel suo lavoro, a partire dalla registrazione di un brano sinfonico nel 1963 a Milano con un gruppo di musicisti del Teatro alla Scala, è un’altra storia, di quelle che possono cambiare il l’orizzonte di ascolto.

In serata, invece, all’ex Artiglieria con inizio alle 21.00, secondo concerto nel cartellone del festival che accompagna quotidianamente le undici giornate del Seminario Nuoro Jazz. Di scena il quintetto HECK!, formazione nata in virtù dell’apposita borsa di studio ottenuta alla scorsa edizione dei Seminari. Andrea Del Vescovo alla tromba, Pietro Mirabassi al sax tenore, Mattia Niniano al piano, Carlo Bavetta al basso e Evita Polidoro alla batteria, sono cinque giovani musicisti provenienti da altrettante parti d’Italia e che mai si erano conosciuti prima dell’incontro ai corsi nuoresi. Sotto l’insegna HECK! uniscono i rispettivi gusti musicali ed esperienze per dare vita a un progetto nuovo e ambizioso, con un repertorio di brani originali immersi nella tradizione del jazz, dagli anni d’oro a oggi. Il gruppo ha debuttato lo scorso 30 aprile ad Alghero, al festival JazzAlguer, in occasione dell’International Jazz Day, l’appuntamento annuale promosso dall’UNESCO, l’Agenzia dell’Onu per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.

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«Non c’è mai stato un numero di traduzioni in lingua sarda come oggi, con libri per ragazzi e per adulti. C’è maggior coscienza del valore del bilinguismo rispetto al passato ma per salvare il Sardo occorre una sinergia tra la famiglia e la scuola.»

Il dato è emerso ieri al centro Ceas di Fonni, durante il convegno a tema “Bilinguismo e comunità”, tra gli appuntamenti della manifestazione “Libri in Barbagia” organizzata dall’AES con il sostegno della Regione. A confrontarsi sono stati i due editori Diego Corraine, della Papiros di Nuoro, e Francesco Cheratzu, della Condaghes di Cagliari, in un incontro dibattito moderato dall’esperto Antonello Garau.

Esprimendosi rigorosamente in sardo, i tre relatori si sono rivolti ai ragazzi delle scuole di Fonni, illustrando alcuni aspetti fondamentali inerenti la legislazione. Cheratzu ha mostrato agli studenti un dizionario in sardo contenente oltre 110mila lemmi, a dimostrazione della grande ricchezza del lessico isolano, spesso ritenuto a torto povero rispetto ad altri idiomi più elevati.

Nelle conclusioni, il futuro della “limba” potrà essere salvaguardato partendo dalla volontà delle famiglie, ma strumento indispensabile – è stato detto – deve essere la scuola, attraverso una legislazione che permette di fare lezioni utilizzando libri in sardo che seguono le diverse materie curricolari.

Durante gli incontri con gli autori del pomeriggio, Francesca Pau ha ricordato la figura di uno straordinario politico di origini bittesi, convinto autonomista e repubblicano, attraverso la presentazione di “Giorgio Asproni, una vita per la democrazia”, edito da Paolo Sorba. Il volume contiene gli atti del convegno tenutosi tra Nuoro e Bitti nel 2008, ed è curato da Francesca Pau insieme al compianto docente Tito Orrù, scomparso nel 2012.

L’opera di Grazia Deledda è stata ricordata attraverso l’intervento appassionato di Isabella Mastino, alla sua prima pubblicazione, che ha proposto al pubblico il suo lavoro “Ma io non vedevo quella luna. Breve antologia di Grazia Deledda” (Alfa Editrice). Dopo essersi appassionata all’opera della scrittrice premio Nobel, l’autrice sassarese ha pensato che mancasse un’antologia, strumento indispensabile per i neofiti desiderosi di avvicinarsi ai contenuti delle principali opere della Deledda.

Diego Corraine ha presentato il volume “In mesu de amigos”, che contiene la traduzione in lingua sarda dell’omonimo libro dello scrittore israeliano Amos Oz, il quale descrive con toni piacevoli ed ironici la storia di un fantasioso giardiniere e la vita all’interno di un kibbutz.

In serata, sala gremita di pubblico al centro Ceas per la presentazione del film “A tenore” del musicista Gavino Murgia. Dopo l’applauditissimo concerto al sax, Murgia ha introdotto il documentario, ricchissimo di testimonianze, di interviste e di curiosità sul canto a tenore. Il lavoro, oltre a sancire il suo esordio in campo cinematografico, è anche il primo docu-film a tutto tondo su questa peculiare espressione musicale.

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Venerdì 14 dicembre, alle ore 11.00, presso la sede dell’Associazione Mineraria Sarda, in via Roma 39, a Iglesias (possibilità di parcheggio nel giardino), si terrà la conferenza stampa di presentazione dell’evento in programma martedì 18 dicembre, alle ore 17.00, presso l’aula magna dell’Istituto Minerario di Iglesias, dal titolo “Il Museo mineralogico sardo: quali azioni e strategie per la sua valorizzazione?”.

Saranno presenti alla conferenza stampa, tecnici e rappresentanti delle associazioni cittadine e del territorio, impegnate per la valorizzazione del Museo mineralogico presente nell’Istituto Minerario di Iglesias e per l’acquisizione al patrimonio pubblico della collezione Manunta, destinata ad essere ospitata nella Scuola fondata da Giorgio Asproni.