24 November, 2024
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Il 19 gennaio la ASL Sulcis divulga una notizia apparentemente rivoluzionaria, il Direttore Generale definisce “estremamente importante dotare il territorio di servizi integrati che consentano di avere le migliori cure attraverso percorsi terapeutici condivisi”.
Inaugurazione con foto che passerà alla storia sul sito ASL Carbonia, entusiasmo alle stelle della dottoressa Giuliana Campus, del consigliere regionale, dell’oncologo ma anche del sindaco di Iglesias che apprezza l’iniziativa e prevede mobilità oncologica positiva da altri territori, se fosse un ciclista non scamperebbe all’antidoping.
Ma di cosa stiamo parlando? «Abbiamosentenzia il D.G. potenziato il servizio oncologico, niente tagli al Sirai». Espressioni salomoniche per dispensare un po’ di valium a possibili campanilismi. In realtà, per il momento l’iniziativa si limita ad una accoglienza ambulatoriale settimanale (una mattina) per i pazienti oncologici del distretto di Iglesias, non si può certo condividere l’euforia sanitaria per una città abituata alle inaugurazioni, ai fuochi d’artificio a salve senza continuità.
La regione sarda con delibera di giunta N. 41/36 del 1.12.2023 Istituisce il Codice DO7: «Sospetto diagnostico di patologia neoplastica».

Recente ma opportuna esenzione, prevede un finanziamento per la ASL di Carbonia dedicato, di quasi 64.000 euro per il 2023 e tre volte tanto negli anni successivi. Apparentemente qualcosa si muove ma quali sono le priorità per i pazienti tumorali e le rispettive famiglie? Come possiamo raccontare il tempo dell’angoscia, dell’incertezza che cresce di giorno in giorno dal primo sospetto di tumore al momento della proposta terapeutica?

Il cancro è malattia globale, malattia della famiglia

La Malattia Tumorale è sofferenza globale, decolla con un manipolo di cellule atipiche per dilagare e acchiappare l’umanità complessiva del paziente, la famiglia, la cornice sociale del paziente. Che fare? Ma, soprattutto, come fare in fretta perché quel sospetto interrompe, annichilisce sogni, progetti, speranze, non di attesa sopportabile si tratta.

Come procede oggi il percorso diagnostico oncologico dopo il sospetto? La risposta del Servizio sanitario pubblico è lenta, troppo lenta, inadeguata ad accogliere la domanda pressante di un futuro senza certezze. Nella mia esperienza quotidiana non ricordo prime diagnosi arrivate dall’Oncologia del Sulcis, dai reparti ospedalieri certamente, spesso in occasione di ricoveri e accertamenti ma in genere la diagnosi origina nel territorio per valutazioni proposte dal medico di famiglia o pediatra, confermati da specialisti privati, come mai? Il Paziente non trovando pronta accoglienza nella ASL perché inaccettabili i tempi della sanità pubblica, sperimenta la prima ma non sarà l’ultima delusione, deve confrontarsi con la non rinviabile necessità di investire da un momento all’altro i suoi risparmi quando ci sono e comunque decolla il calvario non solo economico ma emotivo, esistenziale e comincia il nomadismo per la salvezza.
Gli uomini sono uguali difronte alla legge? spesso, non altrettanto davanti al cancro certamente “democratico” ma la diagnosi precoce e quindi l’esordio terapeutico vede privilegiato chi ha buone disponibilità economiche.
Registro tra i miei pazienti, oggi più del passato, una grossa percentuale di viaggi per diagnostica oncologica extraregionale (Lombardia, Veneto, Lazio) e regionale extra ASL, come del resto una significativa percentuale di malati tumorali (70%) che ricevono chemioterapie e follow-up si proiettano verso lidi distanti dal Sulcis. Esiste quindi una significativa mobilità passiva (transumanza di euro) oncologica per la nostra ASL a cui si sommano le spese individuali ingiuste, disumane e i disagi di centinaia di famiglie che incrociano solitudine e l’abbandono dalle istituzioni sanitarie.

Su bixinau

Ho assistito con autentica emozione a collette di quartieri e gruppi di Amici (Su Bixinau, oggi, che tristezza, meno vissuto e partecipato di un tempo) che pur di sostenere un malato oncologico si sono organizzati per garantire il viaggio della speranza, sostituendosi al sistema sanitario sempre più ostaggio dei famelici partiti politici per i quali la solidarietà è solo elettorale. Da tanto frequento le trincee della sofferenza e della malattia e quando partecipo a trasformazioni della “normalità”, sempre più orientata all’egoismo e al disinteresse sociale, in solidarietà mi chiedo dopo qualche brivido e non poca rabbia cosa si dovrebbe fare? La triste realtà richiede responsabilità e buon senso da parte di tutti.
Ho sperimentato l’ingiustizia che subiscono tutti i pazienti fragili normalmente invocati nelle campagne elettorali ma subito dopo “scordati e scaricati” per iniziative più clientelari e vantaggiose. Da anni i pazienti del Sulcis, oncologici e non, come della Sardegna, devono affrontare, benché esenti,spese dovute al dilettantismo della regione incapace di garantire i diritti contemplati nei LEA. Questi pazienti sono la “mission” del medico e del sindaco del paese, questi garantiscono il mio onorario mensile, quello dei sindaci e i suoi dottoressa Giuliana Campus (indicata secondo lo Spoil system) eppure io mi indigno e vergogno come tanti miei colleghi ma Lei e i sindaci?
Chiesi nel 2021, considerandoli sensibili alle vicende dei loro cittadini, al presidente dell’ANCI Emiliano Deiana e del CAL Andrea Soddu un impegno per rivendicare dalla regione il rimborso ai pazienti riconosciuti titolari di esenzioni le spese per terapie e accertamenti urgenti sostenuti personalmente ma ingiustamente. Nessuna risposta, il sindaco Mauro Usai si impegnò pubblicamente nel marzo 2022 davanti a buona parte del consiglio comunale, numerose associazioni e sindacati a sostenere l’iniziativa…non pervenuta. Per segnalare la mia personale delusione e sfiducia in quanti in quella foto inaugurativa le hanno garantito, silenzio ipocrita e simpatia le racconto un episodio eloquente di come Lei, il suo staff e la Giunta regionale siete distanti dalla realtà, contraddittori e inaffidabili.
Martedì 23 gennaio, alle ore 16,30, in ambulatorio incontro (chiamiamolo) Giovannino, mi consegna gli esami e accertamenti che aspettavamo, preparo la richiesta di visita oncologica con ben evidenziata l’esenzione D07, il paziente raggiunge il CUP dell’Ospedale Santa Barbara e dopo 35 minuti rientra in ambulatorio per aggiornarmi:
«Dottore al CUP mi hanno detto che l’esenzione D07 non esiste e che se volevo la visita potevo farla tra qualche mese ma non al CTO, al Policlinico di Monserrato, non intendo aspettare, mi suggerisca il nome di uno specialista privato.»

«Non sappia la tua sinistra quello che fa la destra.»

Epidemiologia oncologica Sulcis 

Il distretto di Iglesias censiva secondo i dati presentati nel corso della Giornata del malato tumorale del 2011 (sarà mia premura farle arrivare le slide dell’iniziativa ) oltre 1.700 pazienti
Tumorali 4.000 nell’intero Sulcis, oggi per l’impennata dovuta all’invecchiamento arriviamo a 1.800 e 4.200, tra i miei pazienti il cancro è da alcuni anni la prima causa di morte, recentemente le diagnosi arrivano spesso dopo gravi ritardi o dopo importanti sforzi economici, francamente sentire Lei che dedicando una mattina alla settimana a questi malati fa invertire la rotta sgomenta, farebbe risparmiare la benzina a qualche famiglia per i 25 chilometri che separano Carbonia e ben figurare qualche politico di Iglesias, e poi?
Moltiplicare gli ambulatori senza rimodulare il metodo, garantire l’immediata diagnostica non produce vantaggi concreti ai pazienti. L’Oncologia negli Stati Uniti e Inghilterra da decenni propone un approccio differente, condivisibile e vantaggioso per i pazienti ma in Italia non è mai stato semplice accettare, handicap della nostra medicina, una variazione di rotta su convinzioni cristallizzate ma potenzialmente migliorabili.

Iglesias città dell’auto aiuto

Nel 2002 nasceva in città il primo gruppo di Auto Aiuto tra malati tumorali in Sardegna, ispirandosi al primo nato a Burlington nel 1974 e al Metodo Simonton. Si riconosce al paziente una innata energia, una potenzialità da mettere in gioco nei momenti di maggiore sconforto, tanta vitalità si può valorizzare sia nella fase diagnostico-terapeutica ma anche dopo e con l’Auto Aiuto trova la straordinaria opportunità di dare significato all’esperienza neoplastica.
Può la Medicina moderna quando tratta malattie globali come i tumori, l’alcolismo e il disagio mentale o le malattie demielinizzanti fare a meno della collaborazione preziosa e insostituibile dei Pazienti e delle loro famiglie impegnate nell’Auto Aiuto?

Sarebbe veramente utile la destinazione dei locali della ASL, nelle cittadine più popolate, dedicati ai pazienti per favorire l’incontro tra chi ha superato le difficoltà e coloro che le stanno affrontando, nascerebbe una alleanza terapeutica tra chi offre e chi riceve, i risultati sarebbero di grande aiuto ai medici di riferimento.

Dare senso alla vita

Il malato merita di essere valorizzato innanzitutto come Uomo, essenziale curare l’organo malato ma doveroso rinvigorire tutte le dimensioni sane che normalmente la Medicina sottovaluta, il primo oppositore alla neoplasia è la parte sana del paziente, da attivare senza rinvii. Chirurgia, Radioterapia, Chemioterapia da far decollare tempestivamente quando indicata ma immediato sostegno psicologico e Auto Aiuto in una visione olistica armonica. Simonton (Oncologo e Radioterapista) dimostrò che un supporto psicologico settimanale raddoppia la sopravvivenza del malato oncologico rispetto ai controlli. Iglesias dal settembre 2009 è Città dell’Auto Aiuto con delibera del Consiglio comunale, meriterebbe una rilettura, tra un evento e l’altro.

Un Servizio Oncologico Provinciale diventa riferimento solo se garantisce:
ACCOGLIENZA e ASCOLTO: Rapido nella diagnostica
CONDIVISIONE e SOLIDARIETA’: Empatia con la sofferenza
TERAPIA: quanto si possa realizzare in quel Territorio compresa di psicoterapia
SPERANZA nel FUTURO: certamente non facile da iniettare ma testimoniabile con L’Auto Aiuto
STRETTI e COSTANTI CONTATTI con il TERRITORIO
Un Servizio Oncologico Utile alla Comunità non si valorizza con numerose succursali ma deve essere UNICO, ORGANIZZATO, ACCESSIBILE in tempi rapidi con proposte e trattamenti immediatamente realizzabili. Tutto il resto sono chiacchiere, marchette politiche, battaglie campanilistiche, dannose al presente e futuro dei malati.
Chi vive lontano dalla prima linea è come il naufrago, parla senza sestante, propone senza avere ascoltato, annusato, visto, palpato e condiviso la realtà.
Le avanzo una proposta: accertamenti diagnostici gratuiti, garantiti rapidamente per tutti i pazienti con sospetta patologia tumorale prescrivibili dal medico di famiglia, ospedaliero, specialista Ambulatoriale che si assumono la responsabilità del sospetto diagnostico.
Non si offenda ma qualche visita in più al CTO secondo Lei cambia veramente questa storia?
Se i protagonisti dell’inaugurazione al CTO avessero un parente stretto con una sospetta neoplasia porterebbero la richiesta al CUP?

Giorgio Madeddu
Medico di famiglia Iglesias

La Sala consiliare del Municipio di Iglesias ha ospitato la presentazione del ricco calendario di “Artismo 23, l’arte per l’autismo”, progetto di inclusione socio-culturale ideato per sensibilizzare le comunità e valorizzare le persone che presentano disturbi dello spettro autistico e il loro potenziale creativo.

Il 2 aprile sarà la giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, e per questo, tanti monumenti, in tutte le città del mondo, dalla sera del primo aprile saranno illuminati con delle luci blu. Ma l’obiettivo dell’associazione iglesiente Amici della Vita Odv è di fare di più e, in collaborazione con il Comune di Iglesias e il Consorzio Eventi Co.Event, con il supporto fondamentale della Fondazione di Sardegna, ha programmato un interessante e variegato calendario di eventi, che coinvolgerà una serie di partner.

Il programma. Il 29-30 marzo, a Cagliari e Iglesias, si porterà avanti una campagna di sensibilizzazione sull’autismo nei mercatini della Biodiversità di Coldiretti, Campagna Amica e Donne Impresa. Per l’occasione verrano distribuite ai presenti delle borse riutilizzabili contenenti delle brochure informative.

Il primo aprile, come anticipato, si accenderanno le luci blu grazie alla collaborazione dei comuni partner e, domenica 2, si entrerà nel vivo. Riflettori puntati sul Centro Culturale (via Grazia Deledda, Iglesias), dove alle 9.30 si aprirà la mostra “Uno sguardo sull’autismo”, in cui verranno esposte le opere realizzate dai bambini normodotati e autistici e, alle 10, si apriranno i lavori della conferenza scientifica “L’autismo tra scienza e società: alla ricerca di un’autentica identità”, patrocinata dall’Ordine degli Psicologi, di cui sarà presente una rappresentanza. Tra i relatori, oltre all’assessora dei Servizi sociali del comune di Iglesias, Angela Scarpa, anche la professoressa Roberta Fadda dell’Università di Cagliari, i dottori Giorgio Madeddu, Laura Zucca e Giuliana Carta e l’insegnante della scuola primaria Christian Castangia.

Dalle 17 alle 20.30, spazio alla musica. Si esibiranno il Coro Amici della Vita, una serie di band formate da ragazzi autistici e normodotati, bambini della scuola primaria e poi i tre super ospiti dell’evento: il cantautore Beppe Dettori, l’attore e cantautore Renzo Cugis e la cantautrice Ilaria Porceddu, che dopo aver vinto il Festival di Castrocaro ha partecipato a X Factor e al Festival di Sanremo.

L’appuntamento del 2 aprile non sarà l’unico, poiché il 22 aprile verrà organizzata un’escursione a piedi o in bici e il 23 aprile una a cavallo, sempre in collaborazione con la Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara, altro ente prestigioso che ha scelto di sposare la causa assieme a Forestas, che ha donato agli organizzatori una serie di piante che verranno messe a dimora lungo il cammino stesso proprio in occasione dei due trekking. Tutti gli interessati potranno rivolgersi all’Associazione Amici della Vita per ulteriori informazioni. Al fianco degli organizzatori anche i partner Acli, Autocoop, Aligo, Ceramiche Onda e Il Girasole.

Lettera aperta alla dottoressa Giuliana Campus, Direttrice Generale della ASL Sulcis.

Gentilissima Dottoressa Campus,
Il 2022 sanitario sulcitano si inaugura con la sua nomina alla direzione del nostro territorio, è preceduta dal suo percorso professionale, indubbiamente ammirevole. Lei arriva in un territorio martoriato da 15 anni di malgoverno sanitario (bipartisan), giunge al “Balla coi Lupi” sanitario ma, a differenza di Kevin Kostner che fu precettato, Lei sceglie di accettare l’incarico e raccogliere la sfida. Il Sulcis registrava al suo arrivo (oggi aumentata) angosciosa mobilità passiva verso altre aziende sanitarie, privato, e convenzionato; record olimpionico di specialisti in fuga verso altri lidi e pensionamenti anticipati di medici e infermieri mai registrati prima, in sintesi Fuga dal Sulcis (come Alcatraz). Medicina territoriale inesistente (l’ultimo ECG effettuato a domicilio per un mio Paziente risale a oltre 10 anni addietro perché manca una cardiolina del costo di 800/1.000 euro ma possiamo vantare le sale operatorie milionarie del CTO quasi inutilizzate); un territorio che invecchia con tanti invalidi e allettati ma la geriatra a disposizione è di sole 6 ore alla settimana per il Distretto di Iglesias con 45.000 Pazienti. Accertamenti diagnostici in loco: fantascienza. Parola d’ordine? Arrangiarsi. Devo riconoscerle coraggio, ma aveva le giuste coordinate dei bisogni del territorio e dei reali poteri che la regione Le concedeva? Se così non fosse: scelta incosciente.
Al sesto mese del suo mandato (1 luglio) rilascia un’intervista alla stampa regionale: «…posso garantire che a breve partirà un piano atto al rilancio del sistema sanitario territoriale.»  Ottime intenzioni e ancora: «…credo nel rilancio della Asl Sulcis, di quanta voglia abbia di migliorare le condizioni di una popolazione che, per motivi legati alla disoccupazione rimane penalizzata rispetto ad altre.»

La disoccupazione c’entra poco con la chiusura dei servizi semmai è in parte una conseguenza della carestia sanitaria, apprezzabile comunque la sua combattività ideale e la dichiarazione di solidarietà. Così conclude: «In questi 6 mesi ho conosciuto il territorio e me ne sono innamorata. Difenderò il diritto alla salute dei suoi abitanti».

Dottoressa, la stessa grinta con cui i suoi predecessori si sono presentati dal 2006 ad oggi, francamente spero di sbagliare ma le sue scelte recenti, probabilmente non per sua responsabilità diretta, feriscono con il bisturi il diritto alla salute della mia Comunità. Le propongo tre riflessioni su tre aspetti della medicina territoriale che a mio parere aspettavano risposte alternative a quelle da Lei operate.
1) Laboratorio Analisi della ASL: da tempo la comunità sperimentava difficoltà per accedere come un tempo al laboratorio ASL per esterni, quando Lei ha raggiunto “Balla coi Lupi” il laboratorio aveva già qualche problema, si licenziavano le richieste urgenti più 50 programmate. Il 25 luglio lei rimodula l’attività del laboratorio analisi per esterni alla sola urgenza e per i due ospedali (SIRAI e CTO) alle sole ore diurne, dopo le venti dai reparti ospedalieri e dai due Pronto Soccorso per gli accertamenti di laboratorio si parte per Cagliari, incredibile! Suppongo abbia valutato le conseguenze della scelta che sicuramente a malincuore ha dovuto effettuare ma soprattutto chi è stato penalizzato?
Conseguenze: aumento vertiginoso delle richieste “urgenti” orfane di diagnosi sostenibili, riduzione dei controlli periodici dei Pazienti cronici, mobilità passiva verso altre ASL, disagi e spese ingiuste sopportate da pazienti disabili e/o beneficiari di esenzioni dalle spese sanitarie. Siamo sicuri che non si potevano trovare alternative? Mi rendo conto, si è trovata tra incudine e martello ma si poteva agire in altro modo senza penalizzare i cittadini del Sulcis che garantiscono il mio e suo stipendio? Quelli che entrambi riteniamo speciali, i più fragili che da questa scelta sono stati indubbiamente i più esclusi.
Riflettiamo insieme:
A) la carenza dei tecnici di laboratorio è responsabilità della inadeguata programmazione di chi ha amministrato la sanità locale e regionale quindi anche di chi le ha conferito l’incarico, a loro va presentato il conto, non alla Comunità che subisce continuamente le conseguenze di tanto disinteresse e dilettantismo.
B) Nelle more delle assunzioni dei tecnici di laboratorio Lei poteva rivendicare con la regione l’adeguamento del budget dei laboratori convenzionati affinché i miei e suoi Pazienti non subissero spese ingiustificate. In alternativa poi poteva chiede alla regione colpevole del disagio i rimborsi delle spese sostenute dalle famiglie, proposta quest’ultima avanzata qualche mese addietro anche ai sindaci regionali e locali (Iglesias promise interesse non ancora pervenuto) ma l’audiometria ha confermato: ipoacusia grave.
C) Assunzione dei tecnici di laboratorio indispensabili reclutabili immediatamente dalla graduatoria pubblica del Policlinico di Monserrato, se l’ARES è matrigna si ribelli!
D) Ho incontrato il mese scorso dopo di Lei i tecnici di laboratorio recentemente pensionati, hanno dato la loro disponibilità, aspettavano una proposta: non pervenuta! coinvolgerli conoscendo la loro professionalità ed esperienza sarebbe stato supporto importantissimo.
Dottoressa Campus, in questa storia Lei ha fatto la fotografa di una criticità che pagano i più Fragili!
2) Medicina Generale: tutta la Sardegna, come noi del resto, registra la carenza di Medici di Famiglia attori importanti della sanità territoriale, condizione che ha prodotto disorientamento e sfiducia nel servizio sanitario da parte di migliaia di cittadini (Calasetta e Carbonia in particolare ma non solo). Anche in questa storia le responsabilità dell’indolenza regionale e territoriale la sconta la Comunità.
Secondo l’Accordo Collettivo Nazionale della Medicina Generale pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 114 del 17 maggio 2022 si legge: art. 32 il rapporto ottimale dei M.G. è di 1 a mille abitanti residenti (rapporto ottimale confermato da oltre trent’anni). Art. 38 il medico di famiglia può acquisire un massimo di scelte pari a 1.500 unità. Eventuali deroghe possono essere autorizzate in relazione a particolari situazioni locali. La nostra ASL secondo i dati ISTAT del 2020 registra 120.000 Abitanti, se escludiamo i ragazzi in età pediatrica il rispetto del Rapporto Ottimale prevedeva 110 Accoglienze di Medici di Famiglia, al suo arrivo ne mancavano 30, chiaramente non per sua responsabilità. Dal Suo arrivo sono andati in pensione o hanno lasciato l’incarico una decina di Medici pertanto tutti i Colleghi di Medicina generale si sono trovati con il massimale superato. Le conseguenze? Sgomento per tanti Pazienti, senza i consueti riferimenti, transumanze per rinnovare ricettazioni e ottenere consulenze, accessi impropri ai due Pronto Soccorso.
Soluzione individuata?
Aumentare il massimale a 1.800 pazienti, è stata una scelta che personalmente rifiuto e mi preoccupa, mortifica la qualità dell’assistenza sanitaria territoriale, riduce i tempi di ascolto, visita e trattamento al singolo Paziente, un sovraccarico al Collega che forse per generosità tenta di tamponare responsabilità di quanti l’hanno preceduta e di una regione indolente, pantofolaia, distante.

Dottoressa Campus, innanzitutto, se si fosse accorta del “peccato originale”: rapporto ottimale disatteso e dell’art. 37 dell’ACN “Incarichi Provvisori”: «Qualora si determini una carenza di assistenza dovuta a mancanza di medici… L’Azienda può conferire un incarico provvisorio che…cessa con l’inserimento del medico titolare.» Probabilmente avrebbe operato diversamente, Le ricordo che esiste una graduatoria regionale per la medicina generale rinnovata annualmente con scadenza al 31 dicembre, potrebbe attingervi ancora. Il Distretto di Iglesias resiste ancora: 30 Medici di Famiglia (il rapporto ottimale ne prevede 42) viaggiano.

3) Covid-19: sarò franco, ho avvertito la sua assenza! Il primo quadrimestre del 2022 ha mostrato un lieve miglioramento tra i contagi ma da maggio ad oggi la tendenza si è invertita. Per tutto il 2022 ho, soffrendo, redatto certificazioni di quarantena, tanti di questi avevano purtroppo come protagonisti Operatori Sanitari, conseguentemente reparti ospedalieri e ambulatori sperimentavano criticità e riducevano la già precaria offerta alla comunità. Il 13 luglio registravo 68 Pazienti positivi ufficiali e gli stessi giorni a Iglesias e altri centri del Sulcis si organizzavano eventi che prevedevano pericolosi affollamenti sprezzanti del probabile contagio e successiva proiezione verso i Pazienti più fragili del territorio e gli ospedali. Probabilmente le sfuggiva che con l’avanzare della primavera e l’accantonamento di mascherine lievitavano le quarantene tra i dipendenti ASL
fino al 25 giugno quando 4 specialisti di Medicina Urgenza del Sirai incrociano il Covid-19, come conseguenza: chiusura del P.S. d’Iglesias. Le criticità comuni a tutte le realtà italiane tanto che Paolo Ficco, portavoce del Sindacato Medici Urgenza Emergenza, chiede al governo: «Ripristinare l’obbligo delle mascherine Ffp2 nei luoghi di assembramento».

In quelle stesse settimane, senza alcun intervento della ASL, si saltava, ballava e cantava rigorosamente assembrati senza alcuna protezione né distanziamento mentre continuava l’apprezzato impegno del centro Vaccinale. Non si ricordano suoi interventi ne preoccupazioni fino al 25 luglio quando causa Covid-19 si ufficializza la decapitazione del Laboratorio. Riconoscerà che si potesse offrire al territorio qualche suggerimento alla prudenza (la prevenzione onora la medicina) evitando che si moltiplicassero gli accessi ai servizi sanitari di Covid-19. Anche agosto non è trascorso senza contraccolpi virali, ha suscitato scalpore la contemporanea assenza di 6 anestesisti, ebbene Dottoressa Campus 3 in quarantena Covid-19. La nota del 30 settembre a firma del Direttore Sanitario riconosce oggi (in differita) un incremento dei contagi da Covid-19 e proroga l’obbligo di indossare i “dispositivi di protezione” in tutte le strutture sanitarie. Lei con il suo Staff avevate una responsabilità: ai primi incrementi epidemiologici potevate allertare il territorio e motivarlo alla prevenzione, rimandando qualsiasi iniziativa che prevedesse assembramenti, magari si poteva evitare qualche quarantena di medici, infermieri e ricoveri ospedalieri, magari avremmo fatto il nostro mestiere.
Quando riceviamo un incarico importante, se non esordiamo con richiesta di autonomia gestionale, applicata secondo scienza e coscienza, rischiamo di eseguire le indicazioni del manovratore, gli incarichi in sanità non possono che esercitarsi nell’interesse dei Cittadini, Malati e Disabili e, quando necessario, rispettosi della legge, vibrare qualche pugno sulla scrivania. La Solidarietà non si proclama, si Testimonia quotidianamente e quando serve è Intrepida.

Cordialmente,

Iglesias, 3 ottobre 2022

Giorgio Madeddu

Medico di Famiglia Iglesias

Venerdì sera i locali di S’Unda Manna, al porticciolo turistico di Sant’Antioco, è stata presentata l’Antiochense, squadra che lunedì scorso ha iniziato la preparazione in vista del prossimo campionato di 1ª categoria.

La società, guidata dal presidente Francesco Pani, ha scelto la strada della continuità, confermando quasi interamente l’organico che nella scorsa stagione ha fatto molto bene dopo un avvio disastroso, caratterizzato da cinque sconfitte consecutive (dalla sesta giornata, dopo l’arrivo in panchina di Cristian Serra, l’Antiochense ha viaggiato a mille, 5 punti avanti alla stessa Verde Isola che ha vinto il derby d’andata). E ha effettuato alcuni inserimenti che sembrano destinati a rendere la squadra ancora più competitiva, tra i quali spiccano Devid Pinna, proveniente dalla Verde Isola, ed Oriano Melis, una lunga esperienza in carriera con la maglia del Cortoghiana.

La rosa

Portieri: Daniele Bove, Lorenzo Cinus e Pietro Paulis.

Difensori: Cristiano Cauli, Jacopo Falletto, Marco Landis, Giorgio Madeddu, Francesco Frau, Alessandro Frau, Flavio Cabras.

Centrocampisti: Lorenzo Fois, Marco Foddi, Giuseppe Medda, Davide Farris, Nicolò Melis, Francesco Medda, Davide Gherardini.

Attaccanti: Andrea Lorrai, Edrian Cimmino, Fabrizio Casu, Gabriele Sabiu, Marco Bullegas, Devid Pinna, Giovanni Congiu, Massimo Pilloni, Oriano Melis, Alessandro Caredda, Nicolò Serpi.

Staff tecnico
Cristian Serra, Giovanni Falessi, Gabriele Federico

Dirigenti
Presidente: Francesco Pani

Presidente onorario: Maurizio Matta

Direttore sportivo: Mariano Gala

Segretaria: Gabriella Congiu

Direttore generale: Gianfranco Piras

Dirigenti: Gigi Serpi, Angelo Lillu, Maurizio Uccheddu, Giorgio Matta, Angelo Sanna, Patrizia Cadeddu, Luca Lillu.

 

 

 

Sabato 30 aprile, a partire dalle ore 10.00 e per tutta la giornata, il Centro Culturale, in via Grazia Deledda, a Iglesias, ospiterà “Artismo – L’arte per l’autismo”, la manifestazione che unisce l’approfondimento sul tema dell’autismo, la cultura, le arti visive e la musica. Gli appuntamenti sono organizzati dall’Associazione Amici della Vita ODV, in collaborazione con il Consorzio Eventi Co.Event e con il sostegno del comune di Iglesias, della Presidenza del Consiglio Regionale della Sardegna e della Fondazione di Sardegna.

Il programma della manifestazione prevede: alle ore 10.00, l’apertura della mostra di arti visive “Uno sguardo sull’autismo”; alle ore 10.30, la conferenza medico-scientifica “Autismo, risposte per il presente, sfide per il futuro”.

Sono previsti interventi della dott.ssa Roberta Fadda, della dott.ssa Laura Zucca, della dott.ssa Mirjana Atzeni, della dott.ssa Federica Fadda, del dott. Stefano Pala e del dott. Giorgio Madeddu.

Alle ore 18.00, il “Concerto per l’autismo”, con il coro di Amici della Vita, band locali, Cantimbanco e Camera Oscura, ed i bambini delle Scuole Elementari di Serra Perdosa e Campo Romano. A seguire, proiezione del video del progetto “Auritmo” e lettura di poesie. Testimonial della giornata i Tenores di Neoneli ed il cantante Elio della band “Elio e le Storie Tese”, che parteciperà con un videomessaggio.

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Si è conclusa con un’autentica beffa, per la Monteponi, la trasferta sul campo della capolista Idolo. Passata in vantaggio dopo soli 10′ con un goal del solito Samuele Curreli (sesto centro personale in cinque partite), la squadra di Fabio Piras ha controllato la reazione dell’Idolo per tutto il primo tempo e nella parte iniziale del secondo, fino a quando è rimasta in dieci uomini per l’espulsione di Sebastian Lamacchia. A quel punto, l’Idolo ha conquistato un calcio di punizione da posizione propizia ed ha pareggiato con Pietro Staffa. E a soli 4′ dalla fine, è arrivata la beffa del sorpasso arzanese, su calcio di rigore, trasformato da Lamin Jammeh. La Monteponi ha terminato la partita in 9 uomini per l’espulsione del portiere Mariano Atzeni.

La terza giornata di ritorno ha registrato le brillanti vittorie di Cortoghiana (ora quarta in classifica con Sant’Elena e Buddusò) e Villamassargia, su Tortolì ed Arborea. La squadra di Marco Farci ha compiuto una vera e propria impresa, rimontando un goal quando si trovava in 9 uomini contro 11 per le espulsioni di Giorgio Madeddu ed Andrea Bove. A metà ripresa Marco Foddi ha pareggiato su calcio di rigore e nelle battute finali è stato il bomber Devid Pinna a firmare il goal della clamorosa vittoria.

Il Villamassargia s’è imposto nettamente sull’Arboream una delle formazioni più in forma, con il punteggio di 3 a 1. La squadra di Titti Podda ha sbloccato il risultato in avvio con un calcio di rigore di Michel Milia. L’Arborea è rimasta in dieci uomini ad una manciata di minuti dal riposo, per l’espulsione di Luca Peddoni. Con l’uomo in più il Villamassargia è andato in goal altre due volte, con il 18enne Enrico Ardau e solo nel finale, a risultato ormai acquisito, l’Arborea ha realizzato il goal della bandiera con Paolo Atzeni, su calcio di rigore.

Nel girone B del campionato di Prima Categoria, le quattro squadre sulcitane hanno riscattato la giornata nera precedente che le aveva viste tutte sconfitte. Tre hanno vinto in casa, Atletico Narcao, Atletico Villaperuccio ed Antiochense, la quarta ha pareggiato in trasferta, la Fermassenti.

L’Atletico Narcao ha rifilato un rotondo 4 a 0 al Calcio Capoterra, nello scontro tra vicecapolista. Di Alessio Farci, Michele Foglia (doppietta) e Daniel Manca i 4 goal. L’Atletico Villaperuccio ha rifilato un pesante 5 a 2 alla Virtus Villamar, con le doppiette di Fabio Pinna e Chicco Trogu ed un goal di Miali. Di Emanuele Cotza ed Alessio Uras i goal della squadra ospite. L’Antiochense ha compiuto la vera impresa della giornata, conquistando la prima vittoria casalinga stagionale contro la capolista Tharros, con un autogoal ed un goal di Giuseppe Medda. Per la capolista ha segnato Alessandro Tocco. Nonostante i 3 punti, la classifica dell’Antiochense resta assai complicata.

La Fermassenti, infine, ha pareggiato 2 a 2 sul campo della Gioventù Sportiva Samassi, con goal di Diallo Alseny. Di Gabriele Concas (ex Carbonia) il goal della squadra campidanese

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Si è svolta questa mattina, a Carbonia, l’iniziativa promossa dall’OPI, l’Ordine delle Professioni Infermieristiche del Sulcis Iglesiente, sui temi legati allo stato di estremo degrado in cui versa il sistema sanitario pubblico nel Sulcis Iglesiente e sulla nuova, l’ennesima riforma, proposta dalla Giunta regionale guida da Christian Solinas e prossima all’approdo prima in Commissione poi in Consiglio regionale, per la sua approvazione. «Chi ha paura di una ASL nel Sulcis Iglesiente», «Per una riforma equa del Sistema Sanitario Regionale», recitavamo gli striscioni esposti fuori dalla sala polifunzionale, dove i convenuti si sono trasferiti dalla piazza Roma, sede originaria della manifestazione, per l’inclemenza delle condizioni meteo ma, non lo si può negare, anche per la modesta partecipazione. Il sistema sanitario pubblico non funziona, le emergenze non si contano più, i cittadini lamentano ogni giorno, giustamente, gravissimi disagi, ma inspiegabilmente, tutte le iniziative che invitano alla mobilitazione per rivendicare il rispetto dei diritti, previsti nell’articolo 32 della Costituzione, vengono sottovalutate e disertate.

Tra i presenti, c’erano una dozzina di sindaci, con in testa Paola Massidda, padrona di casa e presidente della conferenza socio-sanitaria dei Comuni del Sulcis Iglesiente, rappresentanti di diverse associazioni, medici, paramedici, cittadini. Una delegazione è arrivata dall’Ogliastra, in rappresentanza del Comitato costituito a difesa dei diritti di quel territorio in materia sanitaria che recentemente ha mobilitato la popolazione, riuscendo a portare in piazza oltre 3.000 persone, un numero considerevole, se si tiene conto che l’Ogliastra conta 23 Comuni per complessivi 57,318 abitanti, contro lo stesso numero di Comuni, 23, del Sulcis Iglesiente, che conta però 136.345 abitanti…

Dopo la relazione introduttiva di Graziano Lebiu, presidente dell’OPI del Sulcis Iglesiente, è intervenuta Paola Massidda e sono poi seguiti quindici interventi: Giorgio Madeddu, presidente dell’associazione Amici della Cita Sulcis; Efisio Aresti, segretario della UIL Funzione pubblica del Sulcis Iglesiente; don Salvatore Benizzi, direttore diocesano della Pastorale Sociale e del Lavoro; Gianluca Lindiri, dializzato di Tratalias; Gianfranco Trullu, sindaco di Perdaxius; Bruno Piras, rappresentante del Comitato dei cittadini dell’Ogliastra; Andrea Deiana, giovane diversamente abile impegnato nell’associazionismo a difesa dei diritti dei cittadini; Giorgio Vidili, segretario regionale di Cittadinanza Attiva; Rita Melis, coordinatrice territoriale della Rete Sarda per la difesa della Sanità pubblica e gratuita; Peppino La Rosa, ex consigliere regionale; Loriana Pitzalis, ex assessore del comune di Carbonia; Manolo Mureddu, giornalista; Paolo Zandara, medico pediatra; e, infine, i consiglieri regionali eletti nel territorio, Michele Ennas (Lega) e Fabio Usai (PSd’Az).

Non riportiamo i contenuti degli interventi, perché li abbiamo registrati e ve li proporremo nelle prossime ore, allegate a questo articolo.

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Lettera aperta dell’associazione AMICI della VITA Sulcis ai Cittadini di Iglesias e ai Consiglieri Comunali: «Il mercato civico è di tutti».

La nostra opinione sull’iniziativa dell’Amministrazione comunale di Iglesias è nota così come il nostro incondizionato sostegno al COCIM e alla petizione che si contrappone alla privatizzazione del mercato civico.

La storia fa risalire al 1840 nel Corso Regina Margherita, attuale Via Gramsci, l’istituzione della beccheria (macelleria cittadina) dotata di nove caselle per la vendita e due rastrelli per la macellazione. Nel 1852 esordio per i pescivendoli e nel 1863 il primo “erbivendolo”. Dopo oltre un secolo e mezzo il mercato civico ha visto importanti e significative trasformazioni, ampliate le offerte merceologiche e proposte al suo interno iniziative di interesse nazionale come la Fiera Campionaria che dal 1947 per quattro edizioni anticipò quella cagliaritana. Alla fine degli anni ottanta si registravano 120 esercenti (oggi un terzo) di elevata professionalità, lealtà ma soprattutto si coltivava il rapporto di fiducia e amicizia con il cliente garantendo quella consulenza preziosa per la scelta più funzionale alle sue esigenze. Per noi l’essenza del mercato civico, travalica la semplice somma di banconi commerciali tipici della grande distribuzione, sta nella condivisione, disponibilità a comprendere i bisogni del cliente, ad ascoltare e condividerne incertezze e paure della vita che avanza; in sintesi: commercio certamente ma con solidarietà. Dieci anni addietro l’avvento del COCIM ha ottenuto la nostra approvazione poiché l’iniziativa si integrava perfettamente con la filosofia di solidarietà e auto-aiuto da noi proposta e trasformata in realtà dal consiglio comunale di iglesias il 17 settembre 2009 (Iglesias Città dell’Auto Aiuto delibera n. 39 potrebbe essere utile leggerla almeno una volta). Nel 2010 l’offerta alla clientela, sempre più anziana, rilievo demografico non trascurabile, si completa con l’apertura del market che non solo garantisce otto buste paga ma dall’indagine da noi realizzata offre alla comunità soprattutto del centro cittadino dove l’indice di invecchiamento ( ultra 65 enni ) è del 40% circa, a differenza della media iglesiente del 24%, un servizio non solo commerciale ma sociale non indifferente avendo il market garantito ai clienti anziani le consegne a domicilio in tempo reale. Intervistati i clienti del mercato civico, come nostra tradizione prima di esprimerci, riferiscono stupore e meraviglia per una “scelta senza bussola sociale”. L’iniziativa della maggioranza cittadina non appare come una riqualificazione e quindi adeguare, migliorare, perfezionare obiettivi che legittimamente una giunta comunale può intraprendere coinvolgendo cittadini e operatori ma sembrerebbe una trasformazione significativa della filosofia del mercato civico, variazione che una giunta comunale non può sentirsi autorizzata né idonea a intraprendere. Non essendo presente nel programma elettorale del Sindaco Usai l’iniziativa è arbitraria, discutibile, fantasiosa; una maggioranza illuminata prima di destinare 38.ooo euro per studiare la “Fattibilità Tecnico Economica” del progetto avrebbe dovuto utilizzare lo strumento referendario e indagare tra i fedelissimi clienti e operatori del mercato civico se fosse più utile la palestra o il market, se puntare sul ristorante tipo Barcellona o tavola calda con catering a domicilio per gli anziani del centro storico, indagare se i box attualmente vuoti non potessero dare lavoro e arricchire l’offerta merceologica, se proiettarsi verso una clientela giovanile abile a frequentare palestre di periferia o favorire la qualità della vita degli anziani e disabili che quando forniti di adeguati servizi non coltivano la tentazione di lasciare il centro storico. Potrebbe dimostrarsi un investimento fallimentare quello dei 38.000 euro che potevano per esempio abbattere le barriere architettoniche. I professionisti Granara e Migliavacca nella loro brillante, secondo la giunta d’Iglesias, relazione tecnica oltre alla “rimozione del supermercato esistente”(pag.3-2.2) si avventurano in ulteriori stravaganze, citiamo quanto sembra fantascientifico e quasi ridicolo: «Nella parte centrale( pag.4 2.4) verrà realizzata, ad altezza 5,50m, una piastra….che andrà ad ospitare eventi legati al settore enogastronomico ma non solo (teniamoci stretti) citando a caso ed in maniera non esaustiva: conferenze, proiezioni, attività di live cooking (cucina dal vivo per noi che frequentiamo gente semplice), presentazioni, eventi, feste private e che ospiterà in maniera fissa, un ristorante da circa 50 coperti di livello medio alto e ….” Francamente Granara e Migliavacca meritavano qualche informazione preliminare e passeggiare per la città ma pensando di progettare per l’amministrazione di Barcellona non possiamo criticarli, certo i 38.000 euro….

Restiamo in attesa di argomentazioni concrete e sostenibili, per il momento affianchiamo i clienti e gli operatori del Mercato Civico in compagnia degli oltre 3000 iglesienti che hanno sottoscritto la petizione, una realtà militante di insoddisfazione. Stupisce l’anemica accettazione, silenziosa, anestetica dei guerrieri comunali che dichiarano solidarietà a tutti: AIAS, RWM, Portovesme ma sembrano mettere alla porta 8 iglesienti “rimozione del supermercato esistente” sono lavoratori come gli altri o diversi?

Giorgio Madeddu

Responsabile Scientifico di Amici della Vita

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Il dottor Giorgio Madeddu, presidente dell’Associazione Amici della Vita Sulcis, ha scritto una lettera aperta al nuovo assessore regionale della Sanità Mario Nieddu. Di seguito il testo integrale.

Gentilissimo Assessore,

il nostro colloquio del 19 giugno è stato infruttuoso, ritengo indifferibile ricordarle ufficialmente, divulgando poi all’intero territorio regionale, le scandalose inadempienze della Regione Sarda sulla Legge n. 12 del 2014 nota come prevenzione della Fetopatia Alcolica.

13 giugno 2014, il Consiglio regionale a conclusione dell’entusiasmante (eravamo presenti  presentazione dell’Assessore Arru, suo predecessore, approva all’unanimità, cinquanta consiglieri, la legge N. 12 (Prevenzione della Fetopatia Alcolica). La prima proposta di legge sulla Fetopatia Alcolica F.A.) da noi incoraggiata, dopo un ventennio di osservazioni e iniziative di sensibilizzazione in tutto il Sulcis Iglesiente risale al 31 luglio 2013 quando i consiglieri regionali Locci, Dessì, Cocco Pietro e altri depositarono la n. 546 ma il presidente Cappellacci e la signora De Francisci avevano altri impegni. Si arriverà alla legge n. 12 a seguito delle proposte n. 20 (Pizzuto, Cocco Pietro, Rubiu e altri) e n. 28 del 2014 (Cozzolino, Piscedda e altri). La “legge fantasma” prevedeva entro 60 giorni linee guida che invece partoriranno a fine 2018, Arru e Friends sforano di oltre 4 anni ma nessuno chiede scusa e oltre a noi nessuno registra e divulga l’inaccettabile ritardo. Interessante il dinamismo, quasi maniacale, del presidente Pigliaru che il 2 dicembre 2016 (con delibera 64/5 del 02.12.2016) incarica Arru di istituire tavolo tecnico e tavolo permanente in materia di Fetopatia Alcolica, l’aspirante Speedy Gonzales impiega 384 giorni per costituire il tavolo tecnico in materia di prevenzione della Fetopatia Alcolica (Decreto Ass. Sanità N. 37 del 21.12.2017). Il Tavolo tecnico partorisce, “post termine”, consegnando le linee guida nel novembre 2018 quando compaiono allegate alla delibera di Giunta Regionale n 57/50 del 21 novembre 2018 ma le Linee che dovrebbero “guidare” e illuminare Medici di Famiglia, Ginecologi, Consultori e Servizi per le Tossicodipendenze restano inspiegabilmente, gelosamente, custodite negli uffici del suo assessorato ma non divulgate. Dalle scrivanie della Direzione Generale della Sanità e Promozione delle reti di cura della Regione Sarda con prot. 2313 del 31 gennaio 2019 a firma dott. Tidore si trasferiscono al dott. Moirano direttore dell’ATS i fondi disponibili nel Bilancio Regionale 2018 – capitolo SC05.5046 programmati  150.000 euro) per garantire gli interventi. In Sardegna grazie al codice di esenzione D98 si dovrebbe effettuare gratuitamente lo screening FAS (fetopatia alcolica). Il Direttore dell’ATS probabilmente aveva altri impegni pertanto nessun medico in Sardegna è stato edotto sulla possibilità che al sospetto d’abuso alcolico in gravidanza dopo aver garantito riservatezza, rispetto e accoglienza, potrebbe prescrivere gratuitamente. associandoli a quanto garantito in epoca pre concezionale o in stato di gravidanza dal decreto ministeriale del 10.09.98, i due accertamenti che la legge regionale sarda n. 12/2014 propone.

NON ESISTE VENTO FAVOREVOLE PER IL MARINAIO CHE NON SA DOVE ANDARE (Seneca)

Distinto Assessore, siamo venuti a conoscenza recentemente delle linee guida sull’utilizzo degli esami previsti dalla legge regionale sulla Fetopatia Alcolica, non condividiamo la proposta del tavolo tecnico che prevede la procedura in due fasi (eseguire la Transferrina desialata CDT solo tra le Pazienti GammaGT positive) proposta che inevitabilmente espone a pericolose sottostime e falsi negativi. Il nostro centro studi da anni ha verificato che solo l’utilizzo congiunto di GammaGT e CDT recluta con minimo margine di errore le ragazze a rischio di F.A. Le conseguenze dell’abuso alcolico in gravidanza sono ormai universalmente note: aborti e Fetopatie Alcoliche queste ultime caratterizzate da sindromi fenotipiche variabili e ritardo mentale. Una proiezione da noi proposta agli inizi del 2012 prevedeva 65 F.A. e 650 aborti da abuso alcolico annui nel territorio regionale. Riteniamo la previsione ancora attuale, è pur vero che la natalità si è ridotta negli ultimi anni ma stazionaria è rimasto il numero delle Alcoliste in Sardegna 20.000 (15.000 in età fertile). Un bambino affetto da F.A. ha identica aspettativa di vita dei suoi coetanei, settantacinque anni, rappresenta indubbiamente angoscia, sofferenza e incertezza per il futuro ma anche un importante impegno economico. Settantacinque anni di disabilità, registra costi elevatissimi (invalidità + accompagnamento, Legge 20, legge 162, sostegno scolastico e altro): un milione e mezzo di euro che lasceremo in eredità ai nostri figli e nipoti.

Gentilissimo dott. Nieddu, come anticipato in premessa il nostro incontro per quanto cordiale ha evidenziato le differenti opinioni sull’importanza del tavolo tecnico e permanente che lei considera essenziale e noi riteniamo inutile e, comunque, rallentante l’avvio della legge. Infruttuoso e deludente perché il 19 giugno le segnalai che i CUP del servizio sanitario regionale quando una Paziente consegna la richiesta di GammaGT e Transferrina desialata, perfettamente compilata con il codice di esenzione D98 e la diagnosi “screening FAS”, esami considerati dalla delibera di giunta regionale 57/50 del 21.11.2018: LEA aggiuntivo regionale, cestinano la richiesta, Lei così rispose: «Difetto di comunicazione, ci penso io». Due rilievi: difetti l’assessorato della sanità ne evidenzia quotidianamente e non solo di comunicazione ma, dopo 80 giorni una recentissima richiesta di esenzione per screening FAS ha avuto dal CUP la risposta «questi accertamenti non sono esenti», pertanto Lei assessore Nieddu non ha onorato l’impegno preso.

Le sue responsabilità sui ritardi di applicazione della legge 12 del 2014 sono momentaneamente inferiori a quante negli ultimi 5 anni abbiamo ribadito all’Assessore Arru ma desidero sintetizzali:

a) Linee guida mai divulgate da Arru e da Lei ai Medici di Famiglia, Ginecologi, Servizi Tossicodipendenze

b) Esenzione regionale D98 sconosciuta ai CUP regionali

c) 150.000 euro all’anno destinati alla prevenzione della Fetopatia Alcolica dal 2014 ad oggi mai utilizzati.

La invitiamo lunedì 9 settembre in occasione della Giornata Mondiale sulla Fetopatia Alcolica alla massima solidarietà passando all’azione con:

A) Riesumare le linee guida, stralciare l’intero capitolo “Procedura di valutazione” e sostituirlo con piccolo emendamento del primo comma dell’art.3 della legge in oggetto “i Medici di Base, Ginecologi e i Servizi per le Tossicodipendenze sono autorizzati a richiedere le

GammaGT e la CDT ogni qual volta i predetti esami sono essenziali per la conferma del sospetto diagnostico di abuso di alcol nelle donne in età fertile o in stato di gravidanza”, informando, tempestivamente stavolta, tutti Operatori Sanitari della Sardegna

B) Aggiornare immediatamente i Centri Unici di Prenotazione che il codice alfanumerico D98 deve considerarsi LEA aggiuntivo regionale

Sperando in un suo rapido impegno e adeguate risposte alle questioni proposte Le anticipiamo le nostre prossime iniziative:

1) Richiesta di commissione d’inchiesta del Ministero della Salute sull’intera vicenda che ci appare poco trasparente e rettifica delle linee guida.

2) Richiesta di intervento della Magistratura perché intendiamo comprendere quali destini hanno avuto i fondi dedicati alla F.A.

La classe dirigente sarda delle ultime tre legislature non trova interessante una legge salva vita ma ritiene importante spendersi e rivendicare con pattadese tra i denti contributi per le sagre del carciofo e della fava bollita dei paesi e circoscrizioni di appartenenza, una classe dirigente tossico-potere-dipendente ossessionata dal clientelismo e familismo. Lunedì 9 settembre la Sardegna avrebbe potuto rappresentare con la legge 12/2014 il modello da imitare in tutta Europa per difendere la Vita Fragile accolta nella Vita Debole.

Iglesias 7 settembre 2019

Giorgio Madeddu

Responsabile Scientifico di AMICI della VITA

Associazione AMICI della VITA – amicidellavitasulcis@gmail.com

Gruppi di Auto Aiuto per Alcol-Tossicodipendenti, Malati Tumorali, Autismo

 

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Giorgio Madeddu.

Lettera aperta ai cittadini del Sulcis Iglesiente

Cari amici,

nei giorni scorsi la dirigenza Assl ha inaugurato i locali del nuovo Pronto soccorso dell’Ospedale CTO di Iglesias. Celebrazione patetica, fotocopia di quanto abbiamo ammirato in precedenza, nessuna auto critica sui ritardi biblici sulle promesse del passato, siamo stati spettatori di improbabili dichiarazioni, esaltanti, quasi maniacali dei dirigenti sul presente e futuro della nostra sanità. In perfetto stile sanità-partito inaugurazione di locali (mura per essere chiari), Barranu-Dirindin: Ospice al Santa Barbara? O come le stravaganti inaugurazioni di Maurizio Calamida: Triage Fast Track Infermieristico al CTO senza Pronto Soccorso, 118 al terzo piano dell’ospedale F.lli Crobu ed inaugurazione prenatalizia di poltrone ed audiovisivi nella pediatria del Santa Barbara, con l’allora presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo. Non ci sono dubbi l’aria natalizia, soprattutto se prossima alle elezioni, scatena le compulsioni inaugurative, e si festeggia il nulla, alcolizzando le vere carenze e responsabilità, bollicine di visibilità preelettorali.

Il resoconto de “L’Unione Sarda” sgomenta e indigna per la faccia tosta delle dichiarazioni: «Un traguardo importante-dichiara la d.ssa Giua…rilanciamo quest’ospedale», il rilancio di un ospedale non è garantito dai miglioramenti murari per quanto necessari, i pazienti fino ad ieri vergognosamente ricevuti in un accampamento medioevale che solo l’ammirevole premura e professionalità di medici e infermieri trasformava in Pronto Soccorso ma, germoglia, dall’entusiasmo e motivazione degli operatori, e dalla fiducia che la Comunità su questi ripone. Esaltare locali e tecnologie senza valorizzare il talento dell’Uomo è l’anticamera della decadenza. «Rilanciamo quest’ospedale.» Il CTO è stato riferimento e risorsa per l’intero Sulcis, oggi è un campo di battaglia simile alla Beirut bombardata, il Pronto soccorso anche dopo la recente cosmesi è, comunque, sprovvisto di affiancamento cardiologico e neurologico full time, parziale sostegno chirurgico, ortopedico e otorino, talenti questi umiliati dal week surgery di Onnis-Arru-Pigliaru. La d.ssa Giua come i precedenti (tutti) marziani di partito inviati da Cagliari per “stabilizzare” la devastazione della sanità del Sulcis Iglesiente, parla di rilancio del CTO? Stravagante! Eppure dovrebbe essere informata che prossimamente si concluderà la storia della Chirurgia pediatrica di cui non ha mai parlato. Raggiunto il pensionamento del primario e dell’aiuto anziano, accolto il trasferimento di un’apprezzata chirurga pediatrica, il reparto dopo 37 anni di straordinaria avventura scientifica ed umana, chiude miserevolmente i battenti, non per sconfitta professionale ma perché i politici si sono dimostrati quaquaraquà, dilettanti, superficiali. La Chirurgia pediatrica del F.lli Crobu orgoglio del Sulcis, muore non per mancata professionalità dell’equipe iglesiente, non perché improduttivi, ma perché gli illuminati partiti sardi hanno deciso da Soru-Dirindin, Cappellacci-De Francisci a Pigliaru-Arru, che il talento chirurgico-pediatrico del Sulcis dovesse morire. Il CTO di Iglesias è risorsa che merita una difesa territoriale, riteniamo dilettantistiche le difese di campanile e le immature, sterili e divisorie avanguardie solitarie, proponiamo alleanze ragionevoli dell’intero territorio finalizzate alla qualità sanitaria locale. Nei prossimi mesi l’ortopedia del CTO di Iglesias, dopo una storia di straordinaria professionalità da riferimento regionale morirà, gli ortopedici sopravvissuti perderanno per pensionamento il primario dott. Porqueddu, stimato professionista, ed il mitico Traumatologico del Sulcis, sarà cancellato, altro che Unità complessa, forse un ambulatorio part time, forse. Anche il servizio otorino, baluardo dell’intero Sulcis, presenta criticità e sofferenze, da riferire alla gestione e carenza del personale, la d.ssa Giua quando parla di rilancio pensa al poker di fine settimana ma francamente per il Sulcis il rilancio sanitario decollerà quando la sanità non avrà nulla a che fare con i partiti politici ed i talenti saranno premiati per quanto valgono nelle sale operatorie e negli ambulatori. Alla marziana d.ssa Maddalena Giua si affianca l’astronauta d.ssa Viviana Lantini, la sua dichiarazione impertinente «Ci siamo fatti un bel regalo di Natale…» meritava una pernacchia dei presenti senza sponsor ma, nel mondo degli equilibri politici ed anestesia ormonale, l’ipocrisia supera l’orgoglio. L’articolo si concludeva con la dichiarazione eccessivamente ottimistica del sindaco di Iglesias Mauro Usai sul futuro del CTO, è scontato, infatti, che dopo la cura dimagrante Calamida-Onnis-Giua, il CTO non sarà in tempi ragionevoli «…un presidio rispondente alle esigenze del territorio». 

Gli amministratori del Sulcis Iglesiente uniti e motivati alla difesa della sanità della loro Comunità non hanno altra chance, devono unirsi, superare i campanilismi ed i personali narcisismi oggi palpabili, difendere i bisogni dei loro cittadini e, se non si realizzano prima delle elezioni regionali, consegnare le schede elettorali. Noi non festeggiamo un bel niente, siamo seriamente preoccupati per il tracollo annunciato dal dilettantismo, mancata programmazione, del tirare a campare fino alle prossime elezioni e così via. A tanti forse è sfuggito un piccolo dettaglio, assenti i sindaci del territorio, assenti Pigliaru, Arru e Moirano che, normalmente, timbrano il cartellino anche per inaugurare fonendoscopi e cateteri vescicali. L’atmosfera di disinteresse e solitudine che aleggia attorno al CTO merita riflessione, umiltà ed inversione di marcia.

Cari Amici del Sulcis Iglesiente,

a seguire troverete alcune riflessioni sulla Chirurgia pediatrica da noi divulgate nel gennaio 2012, casistica fino al 2015, consegnatele ai consiglieri regionali che avete sostenuto e stimate, chiedete loro cosa hanno fatto, coinvolgeteli, come può il Sulcis risalire la china della decadenza morale, economica e politica se non riusciamo a trattenere, difendere e valorizzare i pochi talenti che abbiamo?

Iglesias, 24 dicembre 2018

Giorgio Madeddu

 

30 anni di Chirurgia Pediatrica

La vigilia di Natale del 1981 la sala operatoria dell’Ospedale Pediatrico F.lli Crobu, ospitava tra l’emozione generale, il primo intervento di Chirurgia Pediatrica. Nasceva nella nostra città la più significativa realtà chirurgica regionale sul piccolo paziente ma, considerando le stravaganze della politica sanitaria sarda, quale presente e quale futuro si prevede per questo nostro “Talento sanitario”?

24 dicembre 1981

L’avvincente storia della Chirurgia pediatrica del Crobu è stata protagonista di una nostra precedente divulgazione (novembre 2006) quando i lanciafiamme regionali nella bozza del Piano Sanitario Regionale avevano cancellato il Reparto dalle risorse sanitarie della Sardegna.

I nostri interventi spesso recidivanti, vuoi perché non molliamo la presa vuoi perché orgogliosamente liberi non possediamo affinità e prossimità con i linfonodi del potere (sanitario in questo caso) ai quali ricordiamo costantemente doveri e responsabilità. Caparbi perseveriamo, fiduciosi che il tempo sia assolutamente galantuomo.

Sintesi storica

1978: L’Ente Ospedaliero F.lli Crobu di Iglesias presenta alla Regione un progetto per adeguarsi alle nuove esigenze sanitarie. Il nosocomio nacque nel 1958 per contrastare l’emergenza tubercolosi tra i bambini della nostra regione; era infatti particolarmente diffusa tra i figli dei minatori del Sulcis drammaticamente colpiti in quegli anni da silicosi e tubercolosi.

1979: La Regione accoglie la proposta e sul Lago Corsi planano: Pediatria, Chirurgia pediatrica, Anestesia e Rianimazione, Neuropsichiatria Infantile, Otorinolaringoiatria, Centro trasfusionale.

1981: In piena estate dott. Francesco Cossu primario anestesista organizza l’ equipe che affiancherà per quasi un ventennio le discipline chirurgiche del F.lli Crobu.

1981: 24 dicembre, il prof. Candido Daniele Pinna effettua il primo intervento.

Le fondamenta della Chirurgia pediatrica ad Iglesias hanno origini lontane, precedono l’applicazione in Sardegna della Riforma sanitaria e dello strapotere dei politici in sanità, prima nelle USL e dopo la legge 502 del 1992 nelle Aziende sanitarie locali. Germoglia dall’esigenza, rivendicata da più parti, di una chirurgia dedicata al bambino spesso reclutato impropriamente tra gli adulti e non certo dal famelico appetito clientelare che ultimamente rileviamo.

La Divisione diretta dal dott. Barletta, sostenuta da anestesisti dedicati all’assistenza pediatrica, conquista la fiducia dei sardi, da Teulada a La Maddalena raggiungono Iglesias piccoli pazienti e famiglie al seguito. Cresce, anno dopo anno, il numero dei ricoveri e degli interventi anche dei più impegnativi grazie alla passione, competenza e generosità di chirurghi e anestesisti che nei momenti più delicati si organizzano e condividono i dubbi e le sfide che la professione quotidianamente presenta.

Unico reparto di Chirurgia pediatrica della Sardegna ha ricevuto consensi e gratitudine dalla Comunità quanto disinteresse dagli amministratori ASL e dai politici regionali.

Nei suoi gloriosi 30 anni la Chirurgia pediatrica ha trattato oltre 15.000 bambini, negli anni ’90 si registravano 800 interventi all’anno per poi ridursi e attestarsi attualmente a 400.

L’ultimo decennio il reparto, diretto brillantemente dal dott. Licciardi, ha sperimentato il disinteresse e il dilettantismo delle intercambiabili gestioni della ASL 7.

Il primo grande attacco alla Chirurgia pediatrica?

La gestione stravagante del Servizio di anestesiologia!

Il primario dott. Cossu dal suo arrivo a Canonica sollecitava l’Azienda sanitaria a dotarsi di una Rianimazione pediatrica; lo riteneva un supporto fondamentale per il futuro non solo della Chirurgia pediatrica e della Pediatria ma anche dell’Otorinolaringoiatria che nell’’84 comincia come servizio e nell’’89 si trasformerà in reparto diretto dal dott. Medda ma anche dell’Ortopedia del CTO che negli anni 80 assisteva una buona percentuale di bambini. La proposta non verrà mai accolta e dott .Cossu avvertendo conclusa la sua missione chiederà il trasferimento a Cagliari, lo seguiranno i suoi collaboratori più anziani.

Servizio di Anestesiologia:

1998: 1 primario + 7 anestesisti. Esperienza media per medico: 13 anni

2000: 5 anestesisti. Esperienza media per medico: 4 anni

Come già denunciato nel 2006 l’Anestesiologia del Crobu, perfezionatasi prevalentemente sul bambino fu abbandonata senza ricevere rinforzi programmati. Le carenze d’organico, costantemente colmate da neospecialisti e consulenti esterni, non garantivano più il sostegno e la sicurezza del passato. Espletato il concorso per sostituire Dott. Cossu, la vincitrice chiede aspettativa ma agli inizi del 2002 rinuncia. La ASL effettua una scelta incomprensibile, smentisce se stessa, non promuove uno tra gli anestesisti idonei al primariato presenti nella stessa graduatoria ma, centralizza le anestesie dei tre ospedali cittadini preferendo ricompensare, generosamente, consulenti esterni e non investire su un primario anestesista dedicato alla Chirurgia pediatrica e all’Otorino.

2006: la bozza del Piano sanitario regionale prevedeva due U.O. di Chirurgia pediatrica inabissando, in perfetto stile battaglia navale sanitario, la divisione iglesiente, unica realtà sarda operativa allora da 25 anni. L’incomprensibile proposta dell’assessore Nerina Dirindin venne modificata da un emendamento che non decapitava la nostra Chirurgia pediatrica, ma secondo le nostre previsioni decretava la lenta agonia della Chirurgia Pediatrica Sarda. Le realistiche previsioni che comunicavamo nascevano dalla sfiducia nel sistema sanità inaffidabile e schizofrenico, poco avvezzo al rispetto e valorizzazione dei talenti autoctoni ma compulsivamente orientato a sostenere e premiare i rassicuranti portaborse in càmice.

Proposta di Amici della Vita per la Chirurgia pediatrica

Istituzione al CTO del Dipartimento pediatrico del Sulcis Iglesiente: Chirurgia Pediatrica, Pediatria, Neonatologia, Neuropsichiatria Infantile, Ginecologia e punto nascite (basta con i doppioni!)

Team di anestesisti dedicati al bambino e 2 posti letto di Rianimazione pediatrica (la ASL 7 ha 2 rianimazioni per adulti nessuna accoglienza pediatrica)

1 Cardiologo pediatra (la ASL 7 annovera 20 Cardiologi per l’Adulto, O ZERO! per i bambini),

1 Radiologo-Ecografista Pediatrico.

Pronto soccorso pediatrico.

L’investimento a sostegno di una squadra di Chirurghi validi e appassionati, sarebbe stato certamente modesto, in grado di soddisfare pienamente le richieste della Sardegna interrompendo la mobilità passiva extraregionale, sarebbe stata razionalizzazione vera!

Non pensavamo minimamente di difendere una nostra proprietà, desideravamo salvaguardare una risorsa indispensabile ai bambini della nostra regione. Ipoteticamente nell’interesse generale il personale tutto della Chirurgia pediatrica del Crobu avrebbe potuto essere trasferito a Cagliari, Oristano, Nuoro e altrove adeguatamente potenziato riconoscendogli impegno, passione e capacità, avremo applaudito chiunque avesse sposato la linea della funzionalità ed efficienza ma abbiamo rilevato invece: clientelismo, campanilismo, gassosa maldestramente mimetizzata.

Piano sanitario regionale

2007: il 19 gennaio viene approvato il Piano sanitario regionale, prevede tre Chirurgie pediatriche: Iglesias e le due Aziende Ospedaliere-Universitarie di Cagliari e Sassari ma ancor oggi dopo cinque anni non esiste un riferimento regionale alternativo alla Chirurgia pediatrica di Iglesias. Il 2007 doveva essere l’anno del trasferimento al CTO quasi pronto ad accogliere tutti i reparti per acuti di Iglesias.

L’esodo in effetti ci fu ma la carovana raggiunta Piazza Sella incocciò il semaforo che perentorio intimò: contrordine compagni, tutti al Santa Barbara dove l’anestesiologia è di ottimo livello, esperta sull’adulto ma con scarsa esperienza pediatrica. I chirurghi trovano subito limitazioni e patologie un tempo affrontabili nello storico Crobu saranno inviate a reparti della penisola con gravi disagi ai pazientini ed alle famiglie; certamente secondarie ma non trascurabili le ingenti spese regionali per i viaggi che alcuni battezzarono della speranza ma riteniamo più opportuno definirli del dilettantismo e dell’ignavia.

Il Direttore generale della ASL (dott. Benedetto Barranu) affermò pubblicamente che alcuni anestesisti avrebbero perfezionato nelle eccellenze continentali le conoscenze neonatologico-pediatriche, si sbilanciò, fece addirittura il nome della prima candidata con valigia pronta. Qualche mese dopo gli ricordammo, affettuosamente e pubblicamente, che l’anestesista aveva ottenuto un trasferimento (peraltro definitivo!!!) ad altra realtà nazionale e suggerimmo per il futuro di investire i denari della nostra Comunità per specializzare e valorizzare professionisti stanziali e non transeunti.

I risultati della Chirurgia pediatrica sono stati straordinari se consideriamo le difficoltà e gli ostacoli incontrati nei 30 anni di attività. Carenza cronica d’0rganico, salti mortali per garantire l’attività di reparto, di sala e ambulatoriale. Eterne guardie interdivisionali, prima con l’Otorinolaringoiatria poi con la Chirurgia generale e recentemente con la Pediatria, fanno pensare ad una equipe sempre in emergenza, pletora di reperibilità, impossibile l’aggiornamento e il confronto con le realtà nazionali e internazionali, riposi e ferie quasi impossibili, rischio significativo di burn-out e malpractice.

Non scordiamo che stiamo tratteggiando la storia dell’unica accoglienza di chirurgia pediatrica in Sardegna, non di un sotto utilizzato doppione sanitario, non di un’Unità operativa a mobilità passiva per la ASL 7 come tante altre (1400 visite ambulatoriali nel 2011 il 60% delle quali a provenienza extra ASL); ebbene, malgrado quanto abbiamo evidenziato è stata abbandonata al suo destino!

Come precedentemente riportato la maggioranza di centro sinistra alla regione sarda sostenne la proposta dell’assessore della Sanità per cui: Chirurgia pediatrica a Iglesias, Sassari e Cagliari.

La Dirindiniana fatica, presentata come brillante esempio di razionalizzazione sanitaria (massima efficacia a costi contenuti, eliminare i doppioni e i servizi sotto utilizzati o parassitari), al capitolo Chirurgia pediatrica si è dimostrata superficiale, irrazionale, disinformata! Le sarebbe bastato visitare il sito www.chped.it della Società Italiana di Chirurgia Pediatrica (S.I.C.P.) per evitare tanto dilettantismo. Fosse stata più umile e curiosa avrebbe appreso quanto da anni emergeva:

Italia: 57 Centri di Chirurgia Pediatrica istituiti tutti prima del 1983 in virtù del baby boom nazionale.

Il T.O.L. (tasso occupazione letti) delle Chirurgia pediatrica negli anni novanta è mediamente in Italia del 64% parametro che il legislatore considera premessa alla riduzione dei posti letto, o addirittura alla chiusura del reparto.

La S.I.C.P. prendendo atto della denatalità nazionale e dell’inappropriatezza dei ricoveri (bambini normalmente ricoverati in chirurgie per adulti in contrasto alle direttive del Piano sanitario nazionale 1994!) inviò nel marzo 1999 al ministro della Sanità un rapporto dettagliato concludendo che: istituire nuovi Centri di Chirurgia pediatrica. avrebbe favorito la dispersione delle patologie più importanti, impoverimento professionale degli Operatori e ulteriore riduzione del T.O.L.

La S.I.C.P., condividendo le conclusioni della British Association of Paediatric Surgeons sul rapporto tra numero reale e ottimale delle Chirurgia pediatrica in Europa, ritiene per l’Italia necessari 22 Centri ben organizzati: 1/2,5 milioni di abitanti.

La scelta dell’assessore Nerina Dirindin, mal si adattava a quanto sostenevano le Società scientifiche internazionali di Chirurgia pediatrica; per queste la nostra Regione avrebbe necessità al massimo di una Chirurgia Pediatrica. La singolare decisione di eliminare Iglesias e incoraggiare Sassari e Cagliari da inventare ex novo, insospettì anche quanti come noi ricercano l’essenzialità e detestano il facile campanilismo che nelle rivendicazioni sanitarie fa emergere squallidi egoismi di quartiere e condominio. Il passaggio successivo: garantire la sopravvivenza di Iglesias dopo le pressioni di un territorio sensibile più alla parrocchia che alla qualità del servizio regionale, spianò la strada a 3 Chirurgie pediatriche quindi 1 Centro/550.000 abitanti! Questa decisione, considerata una vittoria epica del centro sinistra sulcitano protagonista dell’emendamento di Pirro, portò la Sardegna alla più grande densità di Chirurgie pediatriche per popolazione del mondo che se realizzata determinerà contestualmente il ridimensionamento professionale delle tre equipe e per finire il fallimento economico dell’operazione. Le tre realtà saranno sicuramente motivo di inaugurazioni e assunzioni blindate ma numerosi saranno i letti ben rimboccati, nessuna svilupperà eccellenze e talenti (a meno che non sia stato già deciso chi deve ricevere i sostegni tecnologici e multi specialistici e chi no), i viaggi per la penisola non si arresteranno! La malinconia di assistere alla disintegrazione della straordinaria esperienza dei chirurghi del Crobu ci suggerì allora come oggi di assumere posizioni decise contestando le scelte regionali. Rinnoviamo oggi il nostro dissenso dopo aver rilevato che al Microcitemico di Cagliari sembra imminente l’avvio della Chirurgia pediatrica e in Gallura la stampa ci informa del feeling tra il San Raffaele, la giunta regionale e l’intero arco costituzionale dei politici sardi per il possibile decollo di un polo pediatrico d’eccellenza. Non è ben chiaro se nascerà la 4ª Chirurgia pediatrica lievitando a 1/400.000 abitanti (barzelletta interplanetaria) o se stiamo per convenzionarci e trasferire qualche milione di euro alle banche della sanità privata.

Abbiamo delegato la Sanità ai dilettanti!

La Sardegna ha bisogno di una sola Chirurgia pediatrica di ottimo livello capace di:

1. affrontare le problematiche delicatissime che i nostri neonati e bambini presenteranno.

2. scordare i viaggi della disperazione costosi e umilianti.

3. pensare con orgoglio di poter essere utili anche a quelle migliaia di bambini che dal nord africa si affacciano sulla nostra terra pieni di speranza.

Il polo Chirurgico pediatrico regionale non può prescindere dalla esperienza del F.lli Crobu, potrebbe non essere Iglesias la sua postazione futura ma quella storia non può essere accantonata.

Le responsabilità dei politici del passato sono evidenti ma ancora più palese è la superficialità e l’invisibile propensione alla programmazione sanitaria degli attuali governanti. Ridicoli, incoraggiano per la costante ansia clientelare la moltiplicazione di servizi (dirigenti medici, infermieri e amministrativi) destinati al fallimento assistenziale ed economico. Riteniamo ancora attuale la proposta avanzata un lustro addietro, proiettata a difendere un patrimonio professionale, culturale, umano, di accoglienza e solidarietà al bambino malato e al suo mondo. Valori ai quali non possiamo rinunciare, che travalicano il semplice campanilismo che possono eventualmente essere trapiantati altrove ma non possono andare dispersi per l’inconsistenza di quanti non hanno niente di più significativo che inaugurare intonaci, letti, soprammobili, ecografi. Crediamo si debbano festeggiare le imprese umane, le guarigioni dei pazienti, gli anni di sobrietà degli alcolisti e tossicodipendenti, la sopravvivenza dei malati tumorali. Ci emozioniamo davanti all’eroismo dei tanti operatori sanitari liberi che si impegnano in silenzio per la Comunità, insensibili al fascino mortale delle sirene, faranno certamente poca carriera ma danno significato pieno ad una nobile professione che la politica vuole subalterna e asservita ai propri interessi. Siamo disponibili a festeggiare il 100° malato terminale accolto nell’Hospice di Iglesias, il 1.000° intervento di Chirurgia pediatrica al CTO, il 1.000° bambino nato al CTO, la riapertura della Cardiologia ad Iglesias.

Si celebrano le opere realizzate dall’Amore e dall’Impegno dell’Uomo.

La sanità pubblica ha bisogno di riscoprire il senso della sua missione, accettare le sfide che la sofferenza costantemente presenta, avvicinarsi con maggiore umiltà alla malattia non sempre dominabile, ma in primo luogo deve affrancarsi dalla politica, cancro infiltrante e parassitario.

Riteniamo sempre più attuale e indifferibile prima della devastazione del Servizio Sanitario Nazionale sottrarre il controllo gestionale delle ASL ai partiti riportando alla Comunità responsabilità e autodeterminazione. Proponiamo da tempo:

Elezione popolare dei Direttori generali delle ASL (abrogazione art. 3 D.L. 502/92)

Designazione tra professionisti qualificati candidati a gestire la sanità territoriale sottoponendosi alla valutazione degli assistiti. Elezione contemporanea al presidente della Provincia e dove questa non si identifica al territorio della ASL con il sindaco della città capofila.

La Comunità elegge il proprio Direttore generale che riconfermerà o destituirà per la qualità del lavoro svolto e non per il servilismo ai partiti. Si otterrebbero due risultati straordinari:

Sanità pubblica calibrata sull’Uomo

Riportare i partiti politici, che dalla Sanità pubblica attingono il 75% del potere e della loro arroganza, alla reale percezione dei bisogni e delle necessità sociali.

In Sardegna alcuni sindaci, amministratori, partiti e associazioni giudicano i 10 referendum popolari utili a ridimensionare il potere della casta, riteniamo questi aspiranti dermatologi degli illusi, se non sottraiamo la linfa vitale del clientelismo e dell’assistenzialismo, di semplice cosmesi si tratta.

Ringraziamo tutto il personale della Chirurgia pediatrica di Iglesias per l’impegno, la professionalità e l’amore dimostrato ai Bambini sardi nei 30 anni della sua storia.

Gutta cavat lapidem non vi, sed saepe cadendo.

Assistiamo passivi ad una decadenza globale del nostro tessuto sociale, la sanità pubblica è solo uno degli aspetti. La rassegnazione che i gestori della sanità vorrebbero inocularci merita reazioni composte ma decise dell’intera comunità.

Chirurgia pediatrica 2015

Nel dicembre 2012 il reparto è stato trasferito al CTO e fa sorridere che potrebbe festeggiare l’Assunta nuovamente al Santa Barbara qualora le indiscrezioni sulla “chiusura per ferie” troveranno conferma. La Chirurgia pediatrica di Iglesias ha subito negli ultimi 10 anni il più terroristico attentato politico ad un reparto ospedaliero che in Sardegna si sia mai visto:

a) Soru Dirindin; 3 Chirurgie pediatriche

b) Cappellacci De Francisci: 3 Chirurgie pediatriche + 1 (San Raffaele)

c) Pigliaru Arru: 3 Chirurgie pediatriche + 1 (Mater Olbia)

Due transumanze di operatori ma soprattutto di bambini e famiglie disorientate in 5 anni ma non escludiamo la terza nelle prossime settimane. Chi ha rallentato e ridimensionato il volume di interventi e solidarietà al Bambino è stata la gestione clientelare dei partiti orientati a premiare i grandi elettori piuttosto che i grandi talenti.

Interventi Chirurgia pediatrica: 1988/1989 media 800

2010/2011 media 400

2013: 278

2014: 248

2015: 94 (1 gennaio/31 maggio)

I risultati della Chirurgia pediatrica di Iglesias sono ancor oggi straordinari, se interpretati nel contesto del boicottaggio della Regione ma che i politici nostrani hanno alimentato. La devastazione della sanità del Sulcis è stata merce di scambio per carriere politiche, vantaggi ed equilibri di partito che non possiamo accettare né avallare.

La Chirurgia pediatrica di Iglesias è certamente la migliore realtà sarda, solo i partiti politici (tutti!!!) non sono al corrente della qualità e sicurezza che questi operatori garantiscono. Al dott. Onnis, che spesso propone numeri per avallare i sega-reparti della Regione, proponiamo una riflessione:

A fine maggio 2015, si è tenuta a Costa Rei una convention di chirurgia, dove si valutava la percentuale per reparto di trattamenti video laparoscopici nell’appendicite acuta, per le Chirurgie pediatriche i risultati sono stati: Cagliari: 11,3%, Sassari: 0, Iglesias: 43,9%.

Il reparto in Sardegna con le tecniche più all’avanguardia è quello di Iglesias, ha ridotto il numero di interventi per motivi politici non certo per stanchezza o demotivazione, mettiamoli nelle condizioni di lavorare attrezziamoli per essere competitivi (fu necessaria una sollecitazione popolare e giornalistica per acquistare lo sterilizzatore del gastroscopio), chiudiamolo se non tiene il confronto. Oggi, considerando la modestia delle Chirurgie pediatriche cagliaritana e sassarese, non sostenerlo è autentica follia, ingiustizia e danno sociale. Chiudere il reparto per ferie o come si paventa ambulatorio al CTO e 4 posti letto al Santa Barbara riducono inevitabilmente l’attività operatoria. Francamente è inaccettabile la scelta di interdire l’accesso estivo ai reparti di Ortopedia e Chirurgia pediatrica per le difficoltà oggettive che l’intero Sulcis sperimenterà, in una ASL con mobilità passiva impressionante, in una comunità dove la parola d’ordine di tutte le campagne elettorali è “avanti con il turismo” ridimensioniamo l’accoglienza sanitaria nei mesi di maggior affluenza turistica? Le scelte e le argomentazioni della ASL non convincono, del resto i rappresentanti dei medici ed infermieri del CTO sabato mattina hanno ribadito che la programmazione delle ferie non compromette la regolare attività dei reparti.

E’ arrivato il momento di assumerci responsabilità nuove e significative, impegnarci in prima linea, partecipare attivamente alla rinascita del Sulcis.

Iglesias, 13 giugno 2015

Giorgio Madeddu

Associazione AMICI della VITA – amicidellavitasulcis@gmail.com

Gruppi di Auto Aiuto per Alcol-Tossicodipendenti, Malati Tumorali, Autismo