24 November, 2024
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La leggenda della grande guerra, valore e sacrificio dei “sassarini”, è stata rivissuta domenica scorsa a San Giovanni Suergiu in occasione della presentazione del libro a fumetti dal titolo “Dimonios: la leggenda della brigata Sassari” di Bepi Vigna e Gildo Atzori. La serata, coordinata da Sabrina Sabiu, esperta di beni culturali e storia locale, organizzata dal comune, dal sistema bibliotecario interurbano del Sulcis, dalla società umanitaria e dall’istituto comprensivo cittadino, si è tenuta nell’aula consiliare del comune. Il fumetto di Bepi Vigna e Gildo Atzori, a distanza di cento anni fa rivivere la leggenda della Brigata Sassari. Un’epopea costellata da riconoscimenti al valore e medaglie d’oro, che occupa un posto speciale nel cuore di ogni sardo, in quanto essa rappresenta orgogliosamente la cultura sarda e il modus operandi “alla sarda”. Una cultura che viene egregiamente raccontata e disegnata da Bepi Vigna e Gildo Atzori: prima opera di una serie di volumi sui sassarini, frutto di una ricerca archivistica meticolosa e della collaborazione e disponibilità del comando della brigata. Protagonisti sono gli umili e semplici pastori, contadini e minatori che, con i loro ufficiali, mettono in luce le qualità umane che solo il popolo sardo può dare nel costituire un gruppo coeso e solidale, portatore di valori inestimabili.

La serata è stata aperta in maniera accattivante dalla voce narrante di Gianluca Medas, in un film-documentario a fumetti dal titolo “quelli della trincea dei razzi”, che ha attratto subito l’interesse dei presenti per “l’audacia e eroica fermezza” dei combattenti sardi. In particolare, il filmato racconta un episodio bellico avvenuto sul Carso il 14 novembre 1915 quando il III Battaglione del 152° della Brigata Sassari, comandato dal maggiore Dessì-Fulgheri, conquistò i trinceramenti detti “dei Razzi”, dando prova delle “forti virtù di quell’intrepida gente sarda” che hanno contribuito a creare la leggenda della Brigata Sassari.

Al documentario ha fatto seguito l’intervento di Giorgio Madeddu, rappresentante dell’Associazione mineraria sarda, che ha spiegato il lavoro dei soldati minatori sardi nella grande guerra. Con la loro esperienza ed abnegazione, contribuirono alla realizzazione delle gallerie del Pasubio, utilizzate poi come vie di trasporto di munizioni e vettovaglie per i soldati impegnati nelle trincee. Giorgio Madeddu ha anche ricordato le migliaia di soldati sardi caduti che le recenti ricerche portano a rivedere, nelle lapidi commemorative dei caduti in guerra nei vari paesi della Sardegna.

Giovanna Musa, archivista paleografa presso Sezione di Storia locale del Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis, nel suo intervento ha tracciato uno spaccato delle ricerche del carbone fossile per l’ottenimento di energia che si è concretizzato con lo sfruttamento delle miniere, di cui molte nel Sulcis prima, durante e dopo la prima guerra mondiale. Un’enorme forza lavoro che ha visto l’impiego anche di donne e ragazzi e che ha rappresentato, nel mondo del lavoro nazionale, una vera e propria rivoluzione industriale, avvenuta oltre cento anni dopo quella inglese.

Tito Siddi

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La discriminazione, il pregiudizio e il disinteresse per i disabili spesso inizia a scuola quando i diritti ribaditi dalla Costituzione, dalle leggi della repubblica e dal buon senso vengono costantemente annichiliti. L’esordio dell’anno scolastico 2016/17 non ha presentato particolari novità rispetto al passato benché alcuni, non tanti ad onor del vero, confidassero nella legge 107/2015 (Buona scuola). Disagi, disorientamento generale e identiche criticità del passato con rilevanti sofferenze per garantire il sostegno scolastico ai 250.000 studenti con disabilità italiani (93% frequentano le scuole statali e il 7% scuole paritarie). La Sardegna registra 207.000 studenti e oltre 5.000 disabili (2,5%). Gli istituti scolastici di Iglesias accolgono 200 ragazzi speciali e solo per una minoranza di questi (80 storie umane!, il 40%) è stata garantita continuità pedagogica. Le restanti 120 Famiglie convivono affianco ai propri giovani nelle scuole di Iglesias ed attendono l’arrivo dell’insegnante di sostegno che “sostenga” integrazione, socializzazione, percorsi di apprendimento e migliori l’autonomia dei loro ragazzi.

La realtà, probabilmente nei prossimi giorni sarà meno nebulosa e provvisoria, sono imminenti le nomine dei docenti, ma solo dal punto di vista aritmetico poiché per Iglesias e la Sardegna l’assegnazione dei docenti non onorerà le prerogative tratteggiate dal legislatore (legge 104/92 ) e dal senso comune che vedrebbe affiancato al giovane disabile un professionista specializzato e quindi preparato, formato e appassionato alla Vita Debole. Nelle prossime settimane 80 Insegnanti avranno il privilegio e la responsabilità di sostenere 120 ragazzi e oltre 100 classi di studenti, il futuro della nostra comunità, le nostre speranze. Non nascondiamo le nostre preoccupazioni sui criteri, il metodo e le conseguenze di una selezione approssimativa, superficiale e corporativa potenzialmente destabilizzante la realtà quotidiana dei Ragazzi Speciali. Un moderato ma ragionevole pessimismo germogliò in noi quando l’accordo scuola-sindacati (CGIL-CISL-UIL-Gilda-SNALS) in Sardegna e Sicilia incoraggiava la corsa al posto di sostegno per le migliaia di docenti trasferiti al Nord con la mobilità. Le Famiglie Speciali coltivano aspettative di premura, attenzioni e condivisione, confidano nelle istituzioni ma in questo frangente le “autorevoli istituzioni” hanno dimostrato superficialità e offensivo pressapochismo.

Un disabile di Iglesias, Cagliari, Teulada o Sassari potrebbe avere quest’anno scolastico un brillante matematico, biologo, filosofo o teologo che, insoddisfatto del trasferimento a Torino, Venezia o Pavia, pur di rientrare in famiglia si dichiara disponibile ad affiancare Mario, Francesca, Davide e Manuel.

Operatori della scuola, educatori: dal ministro ai dirigenti scolastici e sindacati, avete ragionato sul contraccolpo emotivo di migliaia di famiglie? hanno sperimentato angoscia e incredulità quando avete ufficializzato la candidatura del docente, curricolare di ruolo, destinato altrove, non specializzato per il sostegno, che mai avrebbe abbracciato, affiancato e condiviso lo strazio della disabilità e per un meschino risparmio chilometrico, alberghiero o interesse personale si occuperà per “vantaggioso ripiego” del proprio figlio? Nell’esaltazione e nell’euforia di incarichi effimeri e comunque temporanei, tali sono il ministro e i rappresentanti sindacali della scuola, si procede a scelte corporative dove la scuola è funzionale a interessi indecifrabili, ostaggio di docenti capricciosi e di equilibri politico sindacali distanti anni luce dai ragazzi spesso sperimentati come corpi estranei e fastidiose presenze.

La scuola è formazione, educazione, dovrebbe preparare la gioventù all’impegno, alla solidarietà alla generosità. Un insegnante è utile, grande, indispensabile se riesce a testimoniare, se la sua vita è esempio per i suoi studenti; che esempio può offrire un laureato che per evitare qualche disagio ripiega su Mario, Francesca, Davide o Manuel? E’ ragionevole affidare la più fragile comunità scolastica ai meno preparati sul tema? Quando uno studente non dimostra preparazione e attitudini viene bocciato o rimandato, gli insegnanti digiuni di nozioni, informazioni, interesse e conoscenze in disabilità? promossi!

Invitiamo l’Amministrazione comunale di Iglesias e i comuni del Sulcis a testimoniare indignazione e sconcerto ai sindacati scuola e al ministero colpevoli di utilizzare la disabilità, “merce di scambio”, per alleggerire le responsabilità dei loro iscritti e amici.

Giorgio Madeddu

Associazione AMICI della VITA – amicidellavitasulcis@gmail.com

Gruppi di Auto Aiuto per Alcol-Tossicodipendenti, Malati Tumorali, Autismo

Giorgio Madeddu 8 3

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Il dottor Giorgio Madeddu, presidente dell’associazione Amici della Vita Sulcis, ha scritto oggi una lettera aperta a Giuseppe Casti, sindaco di Carbonia, dopo il suo intervento sulla destinazione del Punto nascite della Asl 7 di Carbonia.

Sindaco Casti,

dopo aver preso atto delle Sue dichiarazioni sul Punto nascite del Sulcis, ritengo di doverle proporre alcune riflessioni sicuro della Sua attenzione, saggezza politica e competenza amministrativa. Arriviamo subito al cuore della riflessione, Lei sostiene che «Punto nascite e presidio di emergenza devono convivere nello stesso ospedale», l’affermazione ribadita in più occasioni se estrapolata dalla realtà della nostra Comunità sembrerebbe sostenibile ma un Uomo saggio come Lei non può avere trascurato alcuni aspetti, non trascurabili. Il suo amore per Carbonia è paragonabile al nostro per il Sulcis, le sue aspirazioni per le prossime elezioni sono identiche alle nostre per il futuro di una Comunità disorientata, sconfitta e senza speranze se i politici come Lei non cominciano a sognare in grande, scordarsi delle prossime elezioni e tracciare il solco per le prossime generazioni, i suoi e i nostri figli. La sua squadra e, probabilmente, i suoi concittadini, ogni mattina le ricordano che nascere a 25 chilometri da Carbonia è umiliazione insopportabile, che senza tentennamenti i muscoli vanno gagliardamente esposti ma, siamo di fronte a sfida tra culturisti o condivisione tra amministratori animati del bene e interesse del Sulcis? Le sue opinioni esprimono il sentimento dei 2/3 del Sulcis pertanto se riunissimo i sindaci Lei sarebbe, senza combattere nell’arena, il gladiatore che vince a tavolino ma pensi per un attimo di rappresentare non una parte ma il futuro di tutti, potrebbe, forse, trasformarsi nel portavoce di un territorio.

Caro Giuseppe, rifletti,

il Dipartimento Pediatrico che da anni, prima, molto prima di saperti sindaco di Carbonia noi sognavamo anche per Te per il Sulcis e per la Sardegna sud occidentale prevedeva l’accorpamento di tutte le risorse (Punto nascite, Chirurgia Pediatrica, Pediatria, Neonatologia, Radiologia e Cardiologia Pediatrica, Terapia intensiva, Neuropsichiatria Pediatrica) al CTO di Iglesias ma fidati non per il campanilismo che talvolta traspare dal tuo sguardo e dalle impulsive affermazioni da partigiano. La sanità è competizione nell’Amore per la malattia, la sofferenza e la Vita Debole, non può trasformarsi in un braccio di ferro tra Carbonia e Iglesias. Insieme, presi per mano, siamo chiamati a trovare soluzioni in sanità come negli altri settori della desolante realtà territoriale sperando affranchino le nostre genti, dalla rassegnazione, non impermalirti, che la politica ha seminato, ed esplosivamente la trasformino in protagonista. La battaglia di Carbonia sul punto nascite sarebbe condivisibile se decidessimo di trasferire tutti i servizi dedicati al Bambino al Sirai e realizzare a Carbonia il “Dipartimento Pediatrico” se invece, la grinta Tua e del tuo partito si limita al punto nascita devo francamente dichiararti la nostra delusione, la più tenace contrarietà e insinuare il sospetto che sei interessato alle prossime elezioni e molto meno al futuro del Sulcis.

La franchezza spalanca le porte del rispetto e della condivisione.

Giorgio Madeddu

Iglesias, 6 febbraio 2016

AMICI della VITA Sulcis

Gruppi di Auto Aiuto per Alcol Tossicodipendenti, Malati Tumorali, Autismo

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Questo pomeriggio, alle ore 17.00, nella sala Remo Branca, in Piazza Municipio, a Iglesias, l’associazione culturale “Miele Amaro” e l’associazione “Amici della Vita Sulcis” propongono un incontro su “Storie di alcolismo”, letteratura, disperazione, rinascita. Partecipano Simonetta Uccheddu, operatrice di strada; Giorgio Pisano, giornalista; Gianni Stocchino, presidente dell’associazione “Miele Amaro“; Germano Orrù, docente universitario; Giorgio Madeddu, presidente dell’associazione “Amici della Vita”.

B16-0029 AMICI DELLA VITA PENTOLACCIA

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Il dottor Giorgio Madeddu, presidente dell’associazione Amici della Vita, ha scritto una lettera aperta agli “Amici del PD di Iglesias”, sui temi legati alla riforma della rete ospedaliera.

Giorgio Madeddu, facendo riferimento al comunicato stampa diffuso dalla segreteria cittadina del PD di Iglesias che sottolinea la “grande attenzione” che il PD iglesiente mostrò e probabilmente riserva alla delibera RAS del 28 luglio 2015, scrive:

«Avete, son certo, attentamente analizzato la delibera che alimenta dibattito, condivisioni e critiche in tutti gli angoli della nostra regione ma concedetemi alcune osservazioni che non intercettano il vostro entusiasmo e certezze:

a) Il Dea di I livello è previsto per bacino di utenza superiore ai 150.000mila cittadini

b) Prevede 14 specialità operative 24h/24h (pag. 78 delib. G.R. 28.07.2015 )

Rivendicare il Dea per Iglesias potrebbe essere legittimo ma dovreste prima cassare e per il momento a tanto non sembrate predisposti, la delibera proposta dal vostro partito che determina una concentrazione di servizi sanitari su Cagliari, Olbia e Sassari, impoverisce le comunità periferiche costrette sempre più alle transumanze ospedaliere e mortifica i numerosi talenti svincolati dal mai tramontato cencelli sanitario.

La vostra euforia dovrebbe essersi stemperata ulteriormente questa mattina alla notizia che le urgenze chirurgiche e ortopediche, già accadeva per le cardiologiche e ginecologiche, avranno dai prossimi giorni come unico riferimento il nosocomio di Carbonia. Siate più prudenti in futuro l’ottimismo maniacale riserviamolo alle campagne elettorali dove i neuroni disinibiti volteggiano distanti dalla quotidiana miseria e disperazione del sulcis.

L’impressione ampiamente condivisa tra i nostri concittadini vede l’attuale dirigenza Asl fotocopia della precedente e Voi satelliti periferici, per il momento, estromessi da qualsiasi ruolo programmatico.»

Giorgio Madeddu conclude rilanciando ancora una volta una proposta politica per cambiare la sanità in Sardegna: «Elezione popolare dei direttori generali delle Asl».

Giorgio Madeddu 8 3

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Riunione Iglesias 1

«La nuova rete ospedaliera voluta dalla Giunta regionale ed il piano del commissario della Asl 7, cancella la sanità di Iglesias e Carbonia, un colpo di spugna sulla salute dei cittadini del Sulcis Iglesiente.» E’ questo ciò che hanno affermato le associazioni, i sindacalisti, i consiglieri comunali ed i cittadini che ieri mattina si sono ritrovati nel palazzo comunale di Iglesias, nella sala Remo Branca, per approfondire il tema dei servizi sanitari nel Sulcis Iglesiente.

Sono intervenuti: Manolo Mareddu che ha coordinato i lavori, Paride Reale, Alberto Cacciarru, Giorgio Madeddu, rappresentanti della Uil e della Cgil, Giancarlo Sias, Valentina Pistis, cittadini, ed ha chiuso i lavori Efisio Aresti.

Ancora una volta è stato ricordato che «la ripartizione dei posti letto per area omogenea o Asl, viene rivista con chiaro vantaggio del territorio di Olbia e con chiaro danno per il Sulcis Iglesiente che sugli acuti perde ben 59 posti letto recuperandone solo 33 di post-acuti con un saldo negativo, in ogni caso, di 26 posti letto e con una “alta specialità” storica completamente cancellata, la Chirurgia Pediatrica, i cui posti letto sono stati ceduti completamente all’ospedale privato di Olbia; senza dimenticare che risultano cancellati anche i posti letto di DH di Ematologia (oltre 3.000 accessi di pazienti in regime trasfusionale nel 2014 che richiedono non meno di 6 posti letto)».

Lo scenario prospettato dalla DGR 38/12, unitamente alle scelte del commissario della Asl 7 – è stato sottolineato nei vari interventi – «di fatto hanno avuto come effetto aumentare la mobilità passiva verso le strutture pubbliche e private del Cagliaritano che inevitabilmente porteranno lo stesso Sirai ad un ruolo di ospedale periferico di basso livello. In settimana il Comitato incontrerà gli altri spontaneamente costituiti in tutta l’Isola».

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L’associazione Amici della Vita Sulcis parteciperà al Consiglio comunale dei cittadini convocato per domani mattina, in piazza Municipio, a Iglesias, dal Comitato per la salute del Sulcis Iglesiente.

«I servizi sanitari sardi e in particolar modo del Sulcis Iglesiente – scrive il presidente Giorgio Madeddu nel manifesto di adesione – hanno registrato negli ultimi decenni un progressivo ridimensionamento. L’incremento della mobilità passiva, a favore di altre regioni e per il Sulcis verso altre Asl, testimonia la crescente sfiducia della nostra Comunità per ospedali e servizi un tempo apprezzati oltre i confini provinciali. Il patologico default sanitario ha la sua origine nell’invadenza dei partiti politici che progressivamente (dalla prima riforma sanitaria Andreotti-Anselmi 1978) hanno asservito la sanità ai propri interessi. Le recenti iniziative regionali e il piano Onnis devastano irreparabilmente l’offerta sanitaria del sulcis tanto da prospettarsi in tempi brevi una migrazione sanitaria collettiva verso Cagliari. La riorganizzazione della rete ospedaliera e dei servizi sanitari in Sardegna ha essenzialmente l’obiettivo di polarizzare il più possibile su Cagliari e Sassari amputando posti letto e qualità sanitaria dalle periferie anche se ricche di storia, talenti e progettualità. Registriamo la negazione totale dei Livelli Essenziali e Uniformi dell’Assistenza, valore solo formale delle riforme sanitarie 1992 e 1999. I partiti politici che si sono cimentati nella gestione della sanità sarda e sulcitana si sono dimostrati intercambiabili, stessi metodi (arroganti e clientelari, negazione assoluta della meritocrazia medico-infermieristica, esaltazione dei propri portaborse), stesso obiettivo: sostenere il partito d’appartenenza.»

«Noi abbiamo un sogno – ribadisce Giorgio Madeddu – fuori i partiti politici dalla sanità.»

«Parteciperemo alla manifestazione di sabato mattina in piazza Municipio, condivideremo progetti e speranze con gli Amici del Comitato per la Salute del Sulcis Iglesiente ed invitiamo le Associazioni di Volontariato, Partiti Politici e Sindacati del territorio ad unirsi a noi.

Noi ci saremo – conclude Giorgio Madeddu – perché:

a) Non intendiamo rassegnarci davanti al crollo dei servizi sanitari del Sulcis e della Sardegna

b) La fallimentare gestione sanitaria dei partiti politici è sotto gli occhi di tutti.

c) La Sanità deve recuperare la propria missione: amore, premura e cura della Vita Debole.

d) Abbiamo un sogno e da anni una proposta alternativa: nuove regole del gioco con designazione popolare dei direttori generali delle Asl, sabato mattina lo ribadiremo.»

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La decisione del Commissario Onnis di accorpare (per le ferie?) i due reparti di Ostetricia e Ginecologia prima a Carbonia da lunedì 6 luglio e poi in agosto ad Iglesias, propone numerose interpretazioni e attende risposte tempestive.

1) La scelta non ha per Iglesias alcun fondamento (medici, ostetriche e infermiere hanno testimoniato ai microfoni di Amici della Vita che non sussistono per il trimestre estivo 2015 problemi di ferie né carenze d’organico).

2) Una decisione tanto importante non comunicata davanti all’assemblea cittadina avantieri può essere il risultato di un incubo notturno o la meschinità di chi occulta le decisioni già assunte per evitare il confronto con la Comunità di cui è chiamato a difendere e promuovere il futuro sanitario.

3) Siamo davanti all’ultimo episodio di inaffidabilità dimostrato dal dott. Onnis, nessuna condivisione per poi come in questa occasione un ordine di servizio telefonico, nessun documento scritto e sindacabile, una telefonata per poi come in passato smentirla se l’energia e ormoni della cittadinanza mostrano i muscoli e, infine, accusare i tanti oppositori di “procurato allarme”. La misura e colma!!!

4) Il dott. Onnis per noi è inaffidabile, contraddittorio, opportunista (se gli fa comodo è decisionista, vedi le tante scelte il solitudine effettuate in questi mesi l’ultima, tragica, è stata l’ADI, se può è tanto Ponzio Pilato (decidano i Comuni sul punto nascite del Sulcis) e inadeguato a difendere e promuovere la salute della gente del Sulcis! Cagliaritani del centro-sinistra, reclutatelo immediatamente noi non sperimenteremo nostalgia alcuna.

5) Chiediamo alla Regione Sarda di revocare immediatamente l’attuale incarico di Commissario ASL 7 di Carbonia al dott. Onnis e confermargli le  precedenti responsabilità che in tanti apprezzavano e condividevano.

6) Chiediamo alle Amministrazioni Comunali, ai Sindacati, ai Partiti Politici e alle Associazioni del Sulcis un sussulto d’orgoglio: ribelliamoci all’arroganza sanitaria ieri del centro-destra oggi del centro-sinistra.

Giorgio Madeddu

AMICI della VITA Sulcis

Giorgio Madeddu 8 3

Le puntuali segnalazioni del portavoce regionale dell’ANED Annibale Zucca sulle difficoltà dichiarate da numerosi pazienti con insufficienza renale, costretti al trattamento dialitico, desiderosi ma impediti di soggiornare nel nostro territorio per non garantita accoglienza dei Servizi Dialisi di Carbonia e Iglesias, indigna il comune sentimento di solidarietà per una comunità numerosa di malati, gli emodializzati, e francamente sgomenta! Una società dai forti valori morali si organizza per affrontare e risolvere le sofferenze dei suoi elementi più fragili e si prodiga per alleviare le pene e difficoltà di quanti sognano di riavvicinarsi alla loro terra o trascorrere un periodo di vacanza in un ambiente che desiderano conoscere e scoprire.

La Sanità è competizione, chiede ad ognuno di noi, medici, infermieri, volontari, cittadini e dirigenti ASL di superarsi, intraprendere continuamente nuove strategie e offrire sempre maggiore disponibilità per garantire il massimo sostegno alla sofferenza. La Sanità è accoglienza, è competizione nell’Amore alla Vita Debole.

Condividiamo la delusione di Annibale Zucca preoccupato dell’atteggiamento espulsivo, di questo si tratta, della ASL di Carbonia che in un anemico e sconvolgente comunicato dichiara la propria insufficienza e inadeguatezza. Il Commissario Straordinario dott. Onnis esordisce con l’agiografia della ASL che in fatto di sensibilità ai nefropatici si è distinta già dal 1979, si lancia in complimenti al team medico e infermieristico (che condividiamo) ma trascura un dettaglio: tutti i suoi predecessori e lui stesso non hanno avvertito che il Servizio Dialisi di Iglesias lavora da anni in condizioni ambientali indegne, non abbiamo la certezza che ne abbia verificato attentamente la precarietà ed è l’unica in Sardegna a non aver mai ricevuto ristrutturazioni. La Dialisi del Santa Barbara merita e rivendichiamo per i suoi Pazienti locali adeguati al delicato servizio che svolge nel complesso ospedaliero del CTO.

Il dott. Onnis così conclude nel suo elaborato del 4 maggio: «Infine, si ricorda che, nonostante non esista una normativa specifica che obblighi l’Azienda a dare esito positivo a tutte le richieste degli utenti non residenti, è allo studio un progetto specifico che consenta di poter accogliere le richieste di accesso dialisi dei pazienti non residenti, nei limiti dei posti letto vacanti e delle risorse disponibili».

Inaccettabile!, quale normativa specifica deve sussistere per accogliere nel Sulcis un emodializzato di Milano, Venezia o Parigi? Spesso, e ci auguriamo continuino, gli emodializzati di Iglesias organizzano vacanze a Rimini, Bologna o Berlino e ovunque ricevono accoglienza e premure sanitarie presentando regolare prescrizione medica, noi al contrario creiamo difficoltà a quanti desiderano vivere qualche settimana di spensieratezza e annientiamo qualsiasi aspettativa e fiducia nel Servizio Sanitario pubblico. Prendersi cura della sofferenza soprattutto se non contemplata da “normativa specifica” è un onore, motivo di orgoglio.

Il Commissario rassicura: «… è allo studio un progetto specifico», a noi il problema sembra meno complesso di come viene presentato, basterebbe una sua delibera che preveda riconoscimento professionale, valorizzasse la disponibilità e stabilisse normali straordinari per gli infermieri e medici della dialisi in occasione dell’ospitalità di turisti emodializzati; i costi sarebbero a carico delle ASL di residenza come capita alla nostra Asl di rimborsare le Asl che dializzano i nostri nefropatici.

Fantasticare ospedali che anche i marziani ci invidieranno e non riuscire a garantire la dialisi a qualche decina di turisti o dopo 130 giorni (ed è solo l’inizio) non aver messo in sicurezza due ambienti della Chirurgia Generale del Santa Barbara, francamente sconforta ma ancor di più meraviglia che nessun partito politico né amministratore si sia sentito offeso e ferito da quella infelice espressione «nonostante non esista una normativa specifica che obblighi…», domani sarà il turno dei loro e nostri familiari e potrebbe non esistere una normativa che obblighi.

Giorgio Madeddu

Presidente dell’Associazione AMICI della VITA Sulcis

Giorgio Madeddu 8 3

Cari Amministratori di Iglesias,

lo scorso agosto, dopo lunghissimo travaglio, è passata in giudicato la sentenza n. 1340 (Tribunale di Cagliari sezione lavoro ) del 19 maggio 2011; vedeva contrapposta la Coop. San. Lorenzo all’Inps e alla #Regione Sarda e “In nome del popolo italiano” la Cooperativa Sociale non doveva versare i contributi previdenziali per i soggetti svantaggiati (indigenti ) individuati nell’art. 24 della legge regionale 16/97 e dall’art. 8 della Finanziaria 2008 ( L.R. 3/2008) pertanto, uno speciale fondo regionale (mai finanziato) dovrebbe dal 1997 sostenere gli inserimenti lavorativi dei Sardi che per reddito vengono reclutati negli elenchi comunali delle Povertà Estreme o Assolute. Abbiamo accolto con entusiasmo la felice conclusione della vertenza: per l’affetto, la stima e l’amicizia che ci lega alla #Cooperativa San Lorenzo ma ancor più per il significato politico e sociale della sentenza:

a) Gli indigenti hanno diritto ad inserimenti lavorativi dignitosi e non a lavoro nero o elemosine.

b) Gli amministratori comunali di Iglesias, tra i pochi in Sardegna e nel Sulcis, non hanno mai osato trasformare il lavoro nero dei suoi poveri in dignitoso ed economicamente vantaggioso alla città.

Da tempo la povertà, per la nostra associazione ma siamo certi anche per Voi, è motivo di riflessione, preoccupazione ma anche di stimolo a proposte concrete che abbiamo condiviso con tante Amministrazioni del Sulcis. Purtroppo, Iglesias (commissario Ghiani 1 e 2, Giunta Perseu e l’attuale Gariazzo) non ha riscontrato l’importanza morale, sociale ed economica che l’assunzione “regolare” dei poveri determina. Non sono mancate le sollecitazioni, documenti, convegni, riunioni, l’ultima qualche mese addietro con l’assessore e la commissione Servizi sociali del comune d’Iglesias, risultato: ai poveri continuiamo ad offrire lavoro nero!

Negli ultimi 4 anni la città, trascurando la nostra proposta tratteggiata nel documento inviato all’intero Consiglio comunale nel febbraio 2014 e riproposto senza aggiornamenti nelle pagine a seguire, ha perso 600.000 euro, imperdonabile!

Rinnoviamo a Tutti Voi la nostra stima e simpatia ma concedeteci: state sbagliando.

Cordialmente

Giorgio Madeddu 

IGLESIAS come accogli la POVERTA’?

Ogni anno dai tempi della Dirindin la comunità sarda attende, trepidante, i finanziamenti per contrastare le povertà estreme. Ogni anno dopo la finanziaria del 2007 ci si domanda: quanto destinerà la regione e quali linee guida proporrà per sostenere gli Indigenti sardi?

Non intendiamo proporre una riflessione sul modesto investimento che si impegna a favore della sconfinata Povertà regionale e tantomeno alimentare stucchevoli polemiche sulle modalità del finanziamento: 1/3 direttamente dalla regione e 2/3 intercettati dalla manovra IRAP ( L.R. n. 12/2013 ) ma, ragionare su come i Talenti ovvero i 30 milioni di euro ( 407.000 confermati per Iglesias ) potrebbero essere utilizzati a favore dell’ esercito sempre più numeroso ma “stranamente” orfano di partito, sindacato, movimento: I POVERI, da sempre poco appetibili per i famelici e ambiziosi politici; ascoltati recentemente, nessuno di loro si sente rappresentato alle prossime elezioni del 16 febbraio benché oggi rappresentino la Comunità più numerosa della Sardegna.

La Regione Sarda: delibera 39/9 del 26 settembre 2013

«Rispetto al programma 2012, l’assessore propone che i comuni diano prevalenza alla linea di intervento n.3 (servizio civico comunale), volta a promuovere e valorizzare la dignità della persona favorendo il mantenimento di un ruolo sociale e di partecipazione alla vita comunitaria, destinandovi almeno il 50% delle risorse da programmare»... «per orientare con più efficacia gli interventi di contrasto alla povertà ai principi fondamentali della legge n. 328/2000 e della L.R. n. 23/2005 che si basano sul coinvolgimento attivo dei soggetti interessati, limitando l’intervento meramente assistenziale e cioè di erogazione di somme di denaro».

per il resto tutto come in passato: 3 linee di intervento:

1) sussidi a favore di persone e nuclei familiari in condizioni di accertata povertà

2) contributi per far fronte all’abbattimento dei costi dei servizi essenziali

3) sussidi per lo svolgimento del servizio civico comunale.

Ribadiamo quanto segnalato in passato:

Semplificare a 2 le linee di intervento!

1) Contributi a sostegno dei servizi essenziali.

2) Inserimenti Lavorativi.

L’esortazione regionale appare confusa, senza orientamento, traballante; da un lato riconosce l’importanza di ridurre l’intervento meramente assistenziale, dall’altro incoraggia i comuni a valorizzare nelle proprie programmazioni il servizio civico comunale ma non vincola in alcun modo l’inserimento lavorativo al rispetto di un “contratto di lavoro”, pertanto, ogni amministrazione comunale improvvisa e individua una propria strategia senza rischiare illegittimità o contestazioni tra:

1) Inserimenti Lavorativi tramite Cooperative Sociali

2) Assistenza alternativa all’assegno economico dietro prestazione di servizio volontario

La Regione Sarda si dimostra superficiale e contraddittoria:

La legge regionale n. 16/97 all’art. 24 riconosce agli Indigenti le stesse condizioni di svantaggio dei cittadini richiamati dall’art. 4 della legge n. 381/91, successivamente la finanziaria regionale 2008 art.8 punto 33 definisce svantaggio la povertà estrema tutelata quindi da normative nazionali e comunitarie; al punto 34 ricorda che: Il sostegno economico è di norma subordinato alla realizzazione di attività lavorative realizzate prioritariamente attraverso cooperative di inserimento lavorativo di tipo B, per i soggetti di cui all’articolo 24 della legge regionale n. 16 del 1997, o direttamente dai comuni. 

La L.R. 16/97 con la quale, certamente in ritardo, la regione sarda recepiva la legge quadro nazionale sulla cooperazione sociale (381/91), si impegnava a garantire con apposito fondo gli oneri previdenziali ai Soggetti Svantaggiati avviati al lavoro con regolare contratto ma la legge, benché coinvolga migliaia di sardi, non ha mai ottenuto i necessari finanziamenti (Art.28 Norma finanziaria 4. Agli oneri derivanti dall’ applicazione della presente legge per gli anni successivi al 1999 si provvede con legge di bilancio.). Non si registrano convegni, marce, occupazioni, conferenze stampa, scioperi della fame o altre originali e pirotecniche iniziative da parte di amministratori sardi affinché si finanziasse adeguatamente la L.R. 16/97 garantendo l’avviamento al lavoro dell’Indigente affrancato dagli oneri previdenziali. La recente finanziaria regionale non ha minimamente lambito il problema e si è preferito finanziare come in ogni tornata elettorale, quanto fosse funzionale al clientelismo di destra e sinistra. Più che unirsi, confrontarsi e rivendicare dignità e diritti per tutti, amministratori regionali, comunali e i loro prezzolati dirigenti, geneticamente scudieri e aspiranti Don Abbondio, preferiscono intraprendere soluzioni estemporanee, prive di fantasia. I programmi elettorali dei candidati alla guida della Regione non hanno dedicato una riga alle Povertà che non fosse demagogica o propagandistica!

IGLESIAS 9 ottobre 2013 Giunta Comunale delibera n. 59

Realizzazione di azioni di contrasto alla povertà

Stabilisce come destinare i 407.000 euro che dalla Regione arriveranno alla città mineraria. La lettura attenta della delibera ricorda le precedenti: 145/2012 del Centro Destra e quanto partorì il Commissario Ghiani “luminare amministrativo del centro destra”, come dire: continuità? La deludente 59 prevede di destinare il 50% del budget alla linea 1, il 25% rispettivamente alle restanti linee 2 e 3; ribadisce che da sempre (Ghiani e Centrodestra presumiamo) la linea 1 è stata riservata “all’inserimento delle persone in attività di pubblica utilità, oltre che quelle del servizio civico” per cui Iglesias destinerà il 75% dei fondi alla povertà in inserimenti lavorativi. Per quanti si limitassero alla dermatologia gli amministratori iglesienti non mostrano pecche, per noi che sulla dignità e terapeuticità del lavoro all’Uomo Svantaggiato abbiamo investito tempo e passione, Iglesias dimostra una incredibile insensibilità e decadenza ideale, naviga senza sestante e, quando il nocchiero non conosce i venti, i dirigenti (talvolta indolenti, pavidi e calcolatori) diventano timonieri. I 300.000 Euro che la giunta vorrebbe destinare alle attività di pubblica utilità per gli Indigenti iglesienti non sono inserimenti lavorativi dignitosi e terapeutici ma Lavoro Nero! Gli aventi diritto secondo le graduatorie esposte dal Comune sarebbero 350 per la linea 1 e apparentemente 250 per la linea 3 poiché almeno 2/3 di questi hanno partecipato ad entrambi i bandi quindi approssimativamente 430 nostri concittadini (reddito ISEE ridefinito: inferiore a 4.500 euro annui; secondo le nostre osservazioni oggi almeno 800 famiglie iglesienti

vivono sotto questa soglia) ricevono dal comune una proposta di lavoro che non prevede alcuna previdenza (malattia retribuita, assegni familiari, t.f.r., tredicesima, disoccupazione a fine incarico) unicamente l’assicurazione INAIL. Scandaloso per noi, i Guerrieri del Consiglio Comunale sono a conoscenza dell’umiliante prassi?, che debbano sottoscrivere sul prestampato dei Servizi Sociali: «Revoca dell’incarico per malattia superiore a otto giorni”, ci pare arrogante e umiliante, borbonico! Nessun sindacato o partito ricorda i principi della Costituzione e dello Statuto dei Lavoratori? Gli inserimenti lavorativi del Comune di Iglesias si possono paragonare al lavoro precario offerto dal piccolo imprenditore che nasconde all’INPS la realtà delle sue maestranze, al caporalato, al reclutamento illegale che la malavita propone ai giovani ma a differenza di questi che se “beccati dalle istituzioni” subiscono l’inesorabile martirio mediatico e giudiziario, il Comune e la Regione ostentano orgogliosi il proprio impegno per gli Ultimi ai quali si destina una piccola, indegna, insignificante elemosina. In passato abbiamo ripetutamente sollecitato gli Amministratori a riconoscere ai Poveri la giusta dignità ma non hanno mai gradito né ricercato il confronto; oggi dopo aver preso atto che anche la Giunta attuale ha attivato il Servizio Civico Comunale sulla stessa falsariga siamo obbligati a dichiararci profondamente delusi e indignati!

IL LAVORO porta con se la DIGNITA’ della PERSONA

Il concetto, sintetizzato recentemente da Stefano Rodotà è stato proposto con energica dolcezza anche da Papa Francesco in terra sarda “Lavoro vuol dire dignità, vuol dire portare il pane a casa, vuol dire amore. Agli Amministratori iglesienti suggeriamo di riflettere insieme a noi sul messaggio che Gramsci, Don Bosco, De Gasperi e, senza dilungarci troppo, in queste ultime settimane Don Ettore Cannavera, proposero a quanti hanno responsabilità politiche sulle potenzialità morali del lavoro. Riteniamo che non sia possibile offrire lavoro liberatorio, affrancante, stimolante rinnovamento autentico e conversione se non amiamo e rispettiamo i Destinatari. Oggi a differenza di trenta anni addietro il 90% degli Indigenti non chiede ai Servizi Sociali sussidi e contributi ma opportunità di lavoro e riscatto; questa richiesta di dignità non riceve a Iglesias alcuna attenzione.

Collaboriamo con tante Amministrazioni comunali e insieme ogni giorno sperimentiamo che più dignitosa è l’opportunità offerta agli ultimi, maggiore è la responsabilità ottenuta in cambio! Iglesias dimostra incapacità e stagnazione culturale, si conferma nella bassa classifica tra le amministrazioni comunali del Sulcis, quasi tutte hanno individuato strategie in sintonia con quanto AMICI della VITA sostiene da anni. Suggeriamo alla Giunta, al Consiglio Comunale e al Dirigente dei Servizi Sociali di prendere in considerazione la delibera di Giunta n. 110 del 21 novembre 2013 proposta dall’Assessore Usai ( Servizi Sociali di San Giovanni Suergiu ), si avverte la premura, attenzione, e piena fiducia nell’Uomo!

Decidere di non “assicurare” gli inserimenti lavorativi degli Indigenti è un fallimento morale, civile ed economico: ogni lavoratore “in regola” avrebbe ricevuto assegni familiari e disoccupazione speciale. Un investimento di 300.000 euro “regolari” avrebbero garantito ad Iglesias oltre 150.000 euro di

vitamine dignitose e utili alla città che moltiplicati per i quattro anni passati fanno la non trascurabile somma di 600.000 euro! Non prevediamo collaborazioni future senza un convincente chiarimento sulle scelte, tentennamenti e indecisioni dell’Amministrazione comunale di Iglesias: siamo stati invitati agli inizi di ottobre 2013 dall’Assessore e dalla Commissione Servizi Sociali dichiaratisi desiderosi di accogliere le sensibilità e le priorità che quotidianamente sperimentano le Associazioni di Volontariato.

Abbiamo proposto: Mai più Lavoro Nero ai Poveri.

L’atteggiamento delle ultime amministrazioni comunali ricorda il pavido servo che ricevuto un Talento lo sotterrò scegliendo di non raccogliere la sfida della Vita.

Speriamo questa riflessione stimoli il dibattito, la crescita e tante buone iniziative.

IGLESIAS, 5 febbraio 2014 AMICI della VITA Sulcis

Giorgio Madeddu

Associazione AMICI della VITA – amicidellavitasulcis@gmail.com

Gruppi di Auto Aiuto per Alcol-Tossicodipendenti, Malati Tumorali, Autismo