Giorgio Madeddu.
Ogni anno, dai tempi della Dirindin, la comunità sarda attende, trepidante, i finanziamenti per contrastare le povertà estreme. Ogni anno, dopo la finanziaria del 2007, ci si domanda: quanto destinerà la Regione e quali linee guida proporrà per sostenere gli indigenti sardi?
Non intendiamo proporre una riflessione sul modesto investimento che si impegna a favore della sconfinata povertà regionale e tantomeno alimentare stucchevoli polemiche sulle modalità del finanziamento: 1/3 direttamente dalla regione e 2/3 intercettati dalla manovra IRAP ( L.R. n. 12/2013 ) ma, ragionare su come i talenti ovvero i 30 milioni di euro (407.000 confermati per Iglesias) potrebbero essere utilizzati a favore dell’esercito sempre più numeroso ma “stranamente” orfano di partito, sindacato, movimento: I POVERI, da sempre poco appetibili per i famelici e ambiziosi politici; ascoltati recentemente, nessuno di loro si sente rappresentato alle prossime elezioni del 16 febbraio benché oggi rappresentino la Comunità più numerosa della Sardegna.
La Regione Sarda: delibera 39/9 del 26 settembre 2013
“Rispetto al programma 2012, l’Assessore propone che i comuni diano prevalenza alla linea di intervento n.3 (servizio civico comunale), volta a promuovere e valorizzare la dignità della persona favorendo il mantenimento di un ruolo sociale e di partecipazione alla vita comunitaria, destinandovi almeno il 50% delle risorse da programmare”… ”per orientare con più efficacia gli interventi di contrasto alla povertà ai principi fondamentali della legge n. 328/2000 e della L.R. n. 23/2005 che si basano sul coinvolgimento attivo dei soggetti interessati, limitando l’intervento meramente assistenziale e cioè di erogazione di somme di denaro.”
per il resto tutto come in passato, 3 linee di intervento:
- Sussidi a favore di persone e nuclei familiari in condizioni di accertata povertà
- Contributi per far fronte all’abbattimento dei costi dei servizi essenziali
- Sussidi per lo svolgimento del servizio civico comunale.
Ribadiamo quanto segnalato in passato:
Semplificare a 2 le linee di intervento!
- Contributi a sostegno dei servizi essenziali.
- Inserimenti lavorativi.
L’esortazione regionale appare confusa, senza orientamento, traballante; da un lato riconosce l’importanza di ridurre l’intervento meramente assistenziale, dall’altro incoraggia i comuni a valorizzare nelle proprie programmazioni il servizio civico comunale ma non vincola in alcun modo l’inserimento lavorativo al rispetto di un “contratto di lavoro”, pertanto, ogni amministrazione comunale improvvisa e individua una propria strategia senza rischiare illegittimità o contestazioni tra:
- Inserimenti Lavorativi tramite Cooperative sociali
- Assistenza alternativa all’assegno economico dietro prestazione di servizio volontario
La Regione Sarda si dimostra superficiale e contraddittoria:
La legge regionale n. 16/97 all’art. 24 riconosce agli indigenti le stesse condizioni di svantaggio dei cittadini richiamati dall’art. 4 della legge n. 381/91, successivamente la finanziaria regionale 2008 art.8 punto 33 definisce svantaggio la povertà estrema tutelata quindi da normative nazionali e comunitarie; al punto 34 ricorda che: Il sostegno economico è di norma subordinato alla realizzazione di attività lavorative realizzate prioritariamente attraverso cooperative di inserimento lavorativo di tipo B, per i soggetti di cui all’articolo 24 della legge regionale n. 16 del 1997, o direttamente dai comuni.
La L.R. 16/97 con la quale, certamente in ritardo, la regione sarda recepiva la legge quadro nazionale sulla cooperazione sociale (381/91), si impegnava a garantire con apposito fondo gli oneri previdenziali ai Soggetti Svantaggiati avviati al lavoro con regolare contratto ma la legge, benché coinvolga migliaia di sardi, non ha mai ottenuto i necessari finanziamenti (art. 28 Norma finanziaria 4. Agli oneri derivanti dall’applicazione della presente legge per gli anni successivi al 1999 si provvede con legge di bilancio). Non si registrano convegni, marce, occupazioni, conferenze stampa, scioperi della fame o altre originali e pirotecniche iniziative da parte di amministratori sardi affinché si finanziasse adeguatamente la L.R. 16/97 garantendo l’avviamento al lavoro dell’Indigente affrancato dagli oneri previdenziali. La recente finanziaria regionale non ha minimamente lambito il problema e si è preferito finanziare come in ogni tornata elettorale, quanto fosse funzionale al clientelismo di destra e sinistra. Più che unirsi, confrontarsi e rivendicare dignità e diritti per tutti, amministratori regionali, comunali e i loro prezzolati dirigenti, geneticamente scudieri e aspiranti Don Abbondio, preferiscono intraprendere soluzioni estemporanee, prive di fantasia. I programmi elettorali dei candidati alla guida della Regione non hanno dedicato una riga alle povertà che non fosse demagogica o propagandistica!
IGLESIAS 9 ottobre 2013 Giunta comunale delibera N. 59
Realizzazione di Azioni di contrasto alla povertà
Stabilisce come destinare i 407.000 euro che dalla Regione arriveranno alla città mineraria. La lettura attenta della delibera ricorda le precedenti: 145/2012 del Centro Destra e quanto partorì il Commissario Ghiani “luminare amministrativo del centro destra”, come dire: continuità? La deludente 59 prevede di destinare il 50% del budget alla linea 1, il 25% rispettivamente alle restanti linee 2 e 3; ribadisce che da sempre (Ghiani e Centrodestra presumiamo) la linea 1 è stata riservata “all’inserimento delle persone in attività di pubblica utilità, oltre che quelle del servizio civico” per cui Iglesias destinerà il 75% dei fondi alla povertà in inserimenti lavorativi. Per quanti si limitassero alla dermatologia gli amministratori iglesienti non mostrano pecche, per noi che sulla dignità e terapeuticità del lavoro all’Uomo Svantaggiato abbiamo investito tempo e passione, Iglesias dimostra una incredibile insensibilità e decadenza ideale, naviga senza sestante e, quando il nocchiero non conosce i venti, i dirigenti (talvolta indolenti, pavidi e calcolatori ) diventano timonieri. I 300.000 euro che la giunta vorrebbe destinare alle attività di pubblica utilità per gli Indigenti iglesienti non sono inserimenti lavorativi dignitosi e terapeutici ma Lavoro Nero! Gli aventi diritto secondo le graduatorie esposte dal Comune sarebbero 350 per la linea 1 e apparentemente 250 per la linea 3 poiché almeno 2/3 di questi hanno partecipato ad entrambi i bandi quindi approssimativamente 430 nostri concittadini (reddito ISEE ridefinito: inferiore a 4.500 euro annui; secondo le nostre osservazioni oggi almeno 800 famiglie iglesienti vivono sotto questa soglia) ricevono dal comune una proposta di lavoro che non prevede alcuna previdenza (malattia retribuita, assegni familiari, t.f.r., tredicesima, disoccupazione a fine incarico) unicamente l’assicurazione INAIL. Scandaloso per noi, i Guerrieri del Consiglio comunale sono a conoscenza dell’umiliante prassi?, che debbano sottoscrivere sul prestampato dei Servizi Sociali: “Revoca dell’incarico per malattia superiore a otto giorni”, ci pare arrogante e umiliante, borbonico! Nessun sindacato o partito ricorda i principi della Costituzione e dello Statuto dei lavoratori? Gli inserimenti lavorativi del Comune di Iglesias si possono paragonare al lavoro precario offerto dal piccolo imprenditore che nasconde all’INPS la realtà delle sue maestranze, al caporalato, al reclutamento illegale che la malavita propone ai giovani ma a differenza di questi che se “beccati dalle istituzioni” subiscono l’inesorabile martirio mediatico e giudiziario, il Comune e la Regione ostentano orgogliosi il proprio impegno per gli Ultimi ai quali si destina una piccola, indegna, insignificante elemosina. In passato abbiamo ripetutamente sollecitato gli Amministratori a riconoscere ai poveri la giusta dignità ma non hanno mai gradito né ricercato il confronto; oggi dopo aver preso atto che anche la Giunta attuale ha attivato il Servizio civico comunale sulla stessa falsariga siamo obbligati a dichiararci profondamente delusi e indignati!
Il lavoro porta con sé la dignità della persona
Il concetto, sintetizzato recentemente da Stefano Rodotà è stato proposto con energica dolcezza anche da Papa Francesco in terra sarda “Lavoro vuol dire dignità, vuol dire portare il pane a casa, vuol dire amore”. Agli amministratori iglesienti suggeriamo di riflettere insieme a noi sul messaggio che Gramsci, Don Bosco, De Gasperi e, senza dilungarci troppo, in queste ultime settimane don Ettore Cannavera, proposero a quanti hanno responsabilità politiche sulle potenzialità morali del lavoro. Riteniamo che non sia possibile offrire lavoro liberatorio, affrancante, stimolante rinnovamento autentico e conversione se non amiamo e rispettiamo i destinatari. Oggi a differenza di trenta anni addietro il 90% degli Indigenti non chiede ai Servizi sociali sussidi e contributi ma opportunità di lavoro e riscatto; questa richiesta di dignità non riceve a Iglesias alcuna attenzione.
Collaboriamo con tante Amministrazioni comunali e insieme ogni giorno sperimentiamo che più dignitosa è l’opportunità offerta agli Ultimi, maggiore è la responsabilità ottenuta in cambio! Iglesias dimostra incapacità e stagnazione culturale, si conferma nella bassa classifica tra le amministrazioni comunali del Sulcis, quasi tutte hanno individuato strategie in sintonia con quanto AMICI della VITA sostiene da anni. Suggeriamo alla Giunta, al Consiglio comunale e al dirigente dei Servizi sociali di prendere in considerazione la delibera di Giunta n. 110 del 21 novembre 2013 proposta dall’assessore Usai Servizi sociali di San Giovanni Suergiu), si avverte la premura, attenzione, e piena fiducia nell’Uomo!
Decidere di non “assicurare” gli inserimenti lavorativi degli indigenti è un fallimento morale, civile ed economico: ogni lavoratore “in regola” avrebbe ricevuto assegni familiari e disoccupazione speciale. Un investimento di 300.000 euro “regolari” avrebbero garantito ad Iglesias oltre 150.000 euro di vitamine dignitose e utili alla città che moltiplicati per i quattro anni passati fanno la non trascurabile somma di 600.000 euro! Non prevediamo collaborazioni future senza un convincente chiarimento sulle scelte, tentennamenti e indecisioni dell’Amministrazione comunale di Iglesias: siamo stati invitati agli inizi di ottobre 2013 dall’assessore e dalla Commissione Servizi sociali dichiaratisi desiderosi di accogliere le sensibilità e le priorità che quotidianamente sperimentano le associazioni di volontariato.
Abbiamo proposto:
a) Mai più Lavoro Nero ai poveri.
b) Rettifica della squallida delibera 23/2010 del Commissario Ghiani sui locali comunali (a pagamento per le associazioni, gratuite per i Partiti politici!) e maggiore attenzione ai valori rivoluzionari della delibera del Consiglio comunale “Iglesias città dell’Auto Aiuto” da noi tenacemente sostenuta.
c) Garantire alle associazioni opportunità di incontro. Realizzare il censimento e il monitoraggio delle attività del Volontariato mettendo a disposizione gratuitamente i locali comunali secondo un regolamento che incoraggi e tuteli soprattutto le associazioni giovanili.
Prendiamo atto che ai poveri Iglesias propone Lavoro Nero, come la precedente amministrazione, non ha tempo o l’energia per annullare la delibera 23/2010 né regolamentare l’assegnazione dei locali alle associazioni secondo criteri oggettivi e non di pressioni o simpatie.
L’atteggiamento delle ultime amministrazioni comunali ricorda il pavido servo che ricevuto un Talento lo sotterrò scegliendo di non raccogliere la sfida della Vita.
Speriamo questa riflessione stimoli il dibattito, la crescita e tante buone iniziative.
AMICI della VITA Sulcis
Giorgio Madeddu