24 November, 2024
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Elvira Usai e Federico Palmas.

Elvira Usai e Federico Palmas il giorno dell’insediamento del Consiglio comunale di San Giovanni Suergiu.

 

Giorgio Madeddu.

Giorgio Madeddu.

Giorgio Madeddu, responsabile dell’associazione Amici della Vita Sulcis, interviene sulla vicenda della revoca delle deleghe al vicesindaco ed assessore alle Politiche sociali del comune di San Giovanni Suergiu, Elvira Usai, decisa la scorsa settimana dal sindaco, Federico Palmas.

«La notizia ci travolge, sgomenta, meraviglia – scrive Giorgio Madeddu -. La gestione Usai dei Servizi Sociali di San Giovanni Suergiu ha inaugurato una nuova stagione di collaborazione, programmazione e progettazione sociale sconosciuta prima. La sua premura per gli Ultimi, la sensibilità per la Vita Debole ci ha unito in numerose iniziative sempre orientate al recupero umano, al riscatto sociale alla valorizzazione delle risorse sommerse, mai al semplice assistenzialismo che tiene lo Svantaggio alle corde del ring della Vita senza risvegliarne impegno e responsabilità.»

«Lei per prima affiancata dalle Operatrici del Servizio Sociale – aggiunge Giorgio Madeddu – dopo avere partecipato a numerose nostre iniziative, chiese di attivare il Progetto Don Bosco per Alcol-Tossicodipendenti nella sua Comunità, non è stato un gesto “politico” né formale ma espressione della sua intensità morale testimoniato nelle settimane successive dalla partecipazione ai Gruppi di Auto Aiuto dove con naturalezza ha condiviso le sofferenze e l’incerto futuro dei suoi Concittadini meno fortunati. Insieme a Lei abbiamo organizzato la Giornata della Sobrietà del 2013, indimenticabile incontro di sofferenze in recupero, e insieme seminato tra i consiglieri regionali del Sulcis interesse sull’abuso alcolico in gravidanza che nel luglio 2013 si concretizzava con la proposta di legge 546 “Prevenzione della Fetopatia Alcolica in Sardegna”. Dell’assessore Usai siamo stati convinti  estimatori e in tempi non sospetti abbiamo proposto alcune sue iniziative sulle Povertà assolute  come illuminate (delibera di Giunta n. 110 del 21 novembre 2013) da prendere in seria considerazione e da imitare. Siamo orgogliosi di avere collaborato con Lei e siamo certi che il futuro la vedrà protagonista in un territorio povero innanzitutto di valori morali.»

«Alla dottoressa Usai – conclude Giorgio Madeddu – la nostra stima, ammirazione, affetto.»

Giorgio Madeddu.

Giorgio Madeddu.

Ogni anno, dai tempi della Dirindin, la comunità sarda attende, trepidante, i finanziamenti per  contrastare le povertà estreme. Ogni anno, dopo la finanziaria del 2007, ci si domanda: quanto destinerà la Regione e quali linee guida proporrà per sostenere gli indigenti sardi?

Non intendiamo proporre una riflessione sul modesto investimento che si impegna a favore della sconfinata povertà regionale e tantomeno alimentare stucchevoli polemiche sulle modalità del finanziamento: 1/3 direttamente dalla regione e 2/3 intercettati  dalla manovra IRAP ( L.R. n. 12/2013 ) ma, ragionare su come i talenti ovvero i 30 milioni di euro (407.000 confermati per Iglesias) potrebbero  essere utilizzati a favore dell’esercito sempre più numeroso ma “stranamente” orfano di partito, sindacato, movimento: I POVERI,  da sempre poco appetibili per i famelici e ambiziosi politici; ascoltati recentemente, nessuno di loro si sente rappresentato alle prossime elezioni del 16 febbraio benché  oggi rappresentino la Comunità più numerosa della Sardegna.

La Regione Sarda: delibera 39/9 del 26 settembre 2013

“Rispetto al programma 2012, l’Assessore propone che i comuni diano prevalenza alla linea di intervento n.3 (servizio civico comunale), volta a promuovere e valorizzare la dignità della persona favorendo il mantenimento di un ruolo sociale e di partecipazione alla vita comunitaria, destinandovi almeno il 50% delle risorse da programmare”… ”per orientare con più efficacia gli interventi di contrasto alla povertà ai principi fondamentali della legge n. 328/2000 e della L.R. n. 23/2005 che si basano sul coinvolgimento attivo dei soggetti interessati, limitando l’intervento meramente assistenziale e cioè di erogazione di somme di denaro.” 

per il resto tutto come in passato, 3 linee di intervento:

  • Sussidi a favore di persone e nuclei familiari in condizioni di accertata povertà
  • Contributi per far fronte all’abbattimento dei costi dei servizi essenziali
  • Sussidi per lo svolgimento del servizio civico comunale.

     Ribadiamo quanto segnalato in passato:

Semplificare a 2 le linee di intervento!

  • Contributi a sostegno dei servizi essenziali.
  • Inserimenti lavorativi.

L’esortazione regionale appare confusa, senza orientamento, traballante; da un lato riconosce l’importanza di ridurre l’intervento meramente assistenziale, dall’altro incoraggia i comuni a valorizzare nelle proprie programmazioni il servizio civico comunale ma non vincola in alcun modo l’inserimento lavorativo al rispetto di un “contratto di lavoro”, pertanto, ogni amministrazione comunale improvvisa e individua una propria strategia senza rischiare illegittimità o contestazioni tra:

  • Inserimenti Lavorativi tramite Cooperative sociali
  • Assistenza alternativa all’assegno economico dietro prestazione di servizio volontario

La Regione Sarda si dimostra superficiale e contraddittoria:

La legge regionale n. 16/97 all’art. 24 riconosce agli indigenti le stesse condizioni di svantaggio dei cittadini richiamati dall’art. 4 della legge n.  381/91, successivamente la  finanziaria regionale 2008 art.8 punto 33 definisce svantaggio la povertà estrema tutelata quindi da normative nazionali e comunitarie; al punto 34 ricorda che: Il sostegno economico è di norma subordinato alla realizzazione di attività lavorative realizzate prioritariamente attraverso cooperative di inserimento lavorativo di tipo B, per i soggetti di cui all’articolo 24 della legge regionale n. 16 del 1997, o direttamente dai comuni.

La L.R. 16/97 con la quale, certamente in ritardo, la regione sarda recepiva la legge quadro nazionale sulla cooperazione sociale (381/91), si impegnava a  garantire con apposito fondo gli oneri previdenziali ai Soggetti Svantaggiati avviati al lavoro con regolare contratto ma la legge, benché coinvolga migliaia di sardi, non ha mai ottenuto i necessari finanziamenti  (art. 28 Norma finanziaria 4. Agli oneri derivanti dall’applicazione della presente legge per gli anni successivi al 1999 si provvede con legge di bilancio). Non si registrano convegni, marce, occupazioni, conferenze stampa, scioperi della fame o altre originali e pirotecniche iniziative da parte di amministratori  sardi affinché si finanziasse  adeguatamente la L.R. 16/97 garantendo  l’avviamento al lavoro dell’Indigente  affrancato dagli oneri previdenziali. La recente finanziaria regionale non ha minimamente lambito il problema e si è preferito finanziare come in ogni tornata elettorale,  quanto fosse funzionale al clientelismo di destra e sinistra. Più che unirsi, confrontarsi e rivendicare dignità e diritti per tutti, amministratori regionali, comunali e i loro prezzolati dirigenti, geneticamente scudieri e aspiranti Don Abbondio,  preferiscono intraprendere soluzioni estemporanee, prive di fantasia. I programmi elettorali dei candidati alla guida della Regione non hanno dedicato una riga alle povertà che non fosse demagogica o propagandistica!

IGLESIAS  9 ottobre 2013 Giunta comunale delibera N. 59

Realizzazione di Azioni di contrasto alla povertà

Stabilisce come destinare i 407.000 euro che dalla Regione arriveranno alla città mineraria. La lettura attenta della delibera  ricorda le precedenti:  145/2012 del Centro Destra e quanto partorì il Commissario Ghiani “luminare amministrativo del centro destra”, come dire: continuità? La deludente 59 prevede di destinare il 50% del budget alla linea 1, il 25% rispettivamente alle restanti linee 2 e 3; ribadisce che da sempre (Ghiani e Centrodestra presumiamo) la linea 1 è stata riservata “all’inserimento delle persone in attività di pubblica utilità, oltre che quelle del servizio civico” per cui Iglesias destinerà il 75% dei fondi alla povertà in inserimenti lavorativi. Per quanti si limitassero alla dermatologia gli amministratori iglesienti non mostrano pecche, per noi che sulla dignità e terapeuticità del lavoro all’Uomo Svantaggiato abbiamo investito tempo e passione, Iglesias dimostra  una incredibile insensibilità e decadenza ideale, naviga senza sestante e, quando il nocchiero non conosce i venti, i dirigenti (talvolta indolenti, pavidi e calcolatori ) diventano timonieri. I 300.000 euro che la giunta vorrebbe destinare alle attività di pubblica utilità per gli Indigenti iglesienti non sono inserimenti lavorativi dignitosi e terapeutici ma Lavoro Nero! Gli aventi diritto secondo le graduatorie esposte dal Comune sarebbero 350 per la linea 1 e apparentemente 250 per la linea 3 poiché almeno 2/3 di questi hanno partecipato ad entrambi i bandi quindi approssimativamente 430  nostri concittadini (reddito ISEE ridefinito: inferiore a 4.500 euro annui; secondo le nostre osservazioni oggi almeno 800 famiglie iglesienti vivono sotto questa soglia) ricevono dal comune una proposta di lavoro che non prevede alcuna previdenza (malattia retribuita, assegni familiari, t.f.r., tredicesima, disoccupazione a fine incarico) unicamente l’assicurazione INAIL. Scandaloso per noi, i Guerrieri del Consiglio comunale sono a conoscenza dell’umiliante prassi?, che debbano sottoscrivere sul prestampato dei Servizi Sociali: “Revoca dell’incarico per malattia superiore a otto giorni”, ci pare arrogante e umiliante, borbonico! Nessun sindacato o partito ricorda i principi della Costituzione e dello Statuto dei lavoratori? Gli inserimenti lavorativi del Comune di Iglesias  si possono  paragonare al lavoro precario offerto dal piccolo imprenditore che nasconde all’INPS la realtà delle sue maestranze, al caporalato, al reclutamento illegale che la malavita propone ai giovani ma a differenza di questi che se “beccati dalle istituzioni” subiscono l’inesorabile martirio mediatico e giudiziario, il Comune e la Regione ostentano orgogliosi il proprio impegno per gli Ultimi ai quali si destina una piccola, indegna, insignificante elemosina. In passato abbiamo ripetutamente sollecitato gli Amministratori a riconoscere ai poveri la giusta dignità ma non hanno mai gradito né ricercato il confronto; oggi dopo aver preso atto che anche la Giunta attuale ha attivato il Servizio civico comunale sulla stessa falsariga siamo obbligati a dichiararci profondamente delusi e indignati!

Il lavoro porta con sé la dignità della persona

Il concetto, sintetizzato recentemente da Stefano Rodotà è stato proposto con energica dolcezza  anche da Papa Francesco in terra sarda “Lavoro vuol dire dignità, vuol dire portare il pane a casa, vuol dire amore”. Agli amministratori iglesienti suggeriamo di riflettere insieme a noi  sul messaggio che Gramsci, Don Bosco, De Gasperi e, senza dilungarci troppo, in queste ultime settimane don Ettore Cannavera, proposero a quanti hanno responsabilità politiche sulle potenzialità morali del lavoro. Riteniamo che non sia possibile offrire lavoro liberatorio, affrancante, stimolante rinnovamento autentico e conversione se non amiamo e rispettiamo i destinatari. Oggi a differenza di trenta anni addietro il 90% degli Indigenti non chiede ai Servizi sociali  sussidi e contributi ma opportunità di lavoro e riscatto; questa richiesta di dignità non riceve a Iglesias alcuna attenzione.

Collaboriamo con tante Amministrazioni comunali e insieme ogni giorno sperimentiamo che più dignitosa è l’opportunità offerta agli Ultimi, maggiore è la responsabilità ottenuta in cambio! Iglesias dimostra incapacità e stagnazione culturale,  si conferma nella bassa classifica tra le amministrazioni comunali del Sulcis, quasi tutte hanno individuato strategie in sintonia con quanto AMICI della VITA sostiene da anni. Suggeriamo alla Giunta, al Consiglio comunale e al dirigente dei Servizi sociali di prendere in considerazione  la delibera di Giunta n. 110 del 21 novembre 2013 proposta dall’assessore Usai Servizi sociali  di San Giovanni Suergiu), si avverte la  premura, attenzione, e piena fiducia nell’Uomo!

Decidere di non “assicurare” gli inserimenti lavorativi degli indigenti è un fallimento morale, civile ed economico: ogni lavoratore “in regola” avrebbe ricevuto assegni familiari e disoccupazione speciale. Un investimento di 300.000 euro “regolari” avrebbero garantito ad Iglesias oltre 150.000 euro di vitamine dignitose e utili alla città che moltiplicati per i quattro anni passati fanno la non trascurabile somma di 600.000 euro!  Non prevediamo collaborazioni future senza un convincente chiarimento sulle scelte, tentennamenti e indecisioni dell’Amministrazione comunale di Iglesias: siamo stati invitati agli inizi di ottobre 2013 dall’assessore e dalla Commissione Servizi sociali dichiaratisi desiderosi di accogliere le sensibilità e le priorità che quotidianamente sperimentano le associazioni di volontariato.

Abbiamo proposto:

a) Mai più Lavoro Nero ai poveri.

b)  Rettifica della squallida delibera 23/2010 del Commissario Ghiani sui locali comunali (a pagamento per le associazioni, gratuite per i Partiti politici!) e maggiore attenzione ai valori rivoluzionari della delibera del  Consiglio comunale  “Iglesias città dell’Auto Aiuto”  da noi tenacemente sostenuta.

c) Garantire alle associazioni opportunità di incontro. Realizzare il censimento e il monitoraggio delle attività del Volontariato mettendo a disposizione gratuitamente i locali comunali secondo un regolamento  che incoraggi e tuteli soprattutto le associazioni giovanili.

Prendiamo atto che ai poveri Iglesias propone Lavoro Nero, come la precedente amministrazione, non ha tempo o l’energia per annullare la delibera 23/2010 né regolamentare l’assegnazione dei locali alle associazioni secondo criteri oggettivi e non di pressioni o simpatie.

L’atteggiamento delle ultime amministrazioni comunali ricorda il pavido servo che ricevuto un Talento lo sotterrò scegliendo di non raccogliere la sfida della Vita.

Speriamo questa riflessione stimoli il dibattito, la  crescita e tante buone iniziative.

AMICI della VITA Sulcis

Giorgio Madeddu

Il Palazzo del Consiglio regionale.

Il Palazzo del Consiglio regionale.

 

Giorgio Locci.

Giorgio Locci, primo firmatario della proposta di legge.

Giorgio Madeddu.

Giorgio Madeddu, presidente dell’associazione “Amici della Vita”.

Una proposta di legge bipartisan su “Interventi regionali per la prevenzione della fetopatia alcolica”, primo firmatario il consigliere regionale Giorgio Locci (PdL), cofirmatari i consiglieri Pietro Cocco (PD) e Paolo Dessì (PSd’Az) e sottoscritta anche da tutti i componenti della Commissione Sanità, è stata presentata questa mattina, in Consiglio regionale, nel corso di una conferenza stampa presieduta, appunto da Giorgio Locci, Pietro Cocco e Paolo Dessì, alla quale hanno presenziato anche il presidente dell’associazione “Amici della vita” del Sulcis, Giorgio Madeddu, il presidente della Commissione Sanità, Felicetto Contu, e i consiglieri Renato Lai, Lorenzo Cozzolino e Marco Espa.

Questo testo normativo, che consta di pochi articoli, intende fronteggiare proprio una emergenza di cui pochi parlano, ma che produce danni spesso irrimediabili.

«Infatti – ha precisato Giorgio Locci – il 7 per cento dei neonati italiani è esposto all’alcol materno e poiché non si conosce la quantità di alcol che è possibile assumere in gravidanza senza incorrere in rischi, le indagini preliminari sono molto importanti ai fini della prevenzione e della tutela della salute neonatale poiché permettono di far luce su un fenomeno sommerso come quello delle patologie pediatriche correlate all’assunzione di bevande alcoliche in gravidanza.»

«Il consumo di alcol durante la gravidanza – prosegue – può causare patologie molto gravi per il nascituro, fra cui il ritardato accrescimento endouterino e post natale, un deficiente sviluppo psicofisico e disfunzioni motorie (tremori, difficoltà e deficienze nei movimenti).»

Per queste ragioni, occorre predisporre un programma di prevenzione articolata su più livelli a partire dai medici di famiglia e dall’informazione le donne in gravidanza e i loro partner sui rischi correlati all’assunzione dell’alcool, il possibile riconoscimento tempestivo e la cura efficace per aiutare il feto a svilupparsi in modo sano.

La conferma relativa al sospetto sull’abuso di alcool nella donna che decide di avere un figlio la si può ottenere attraverso due test semplici e affidabili quali il dosaggio della Gamma-GT e il dosaggio della Transferina desialata. Per il primo test, il paziente paga il ticket, il secondo, invece, è a totale carico dell’assistito. La PL chiede, con un provvedimento innovativo a livello nazionale, l’esenzione totale a questi test per le donne a rischio.

I dati in possesso dell’associazione “Amici della vita” del Sulcis indicano, per l’anno 2010, in 20mila il numero delle donne sarde che fanno abuso di sostanze alcoliche, la metà delle quali è in età fertile. 65 sono state le fetopatie accertate e 650 gli aborti spontanei.Il 10% circa di questi dati, è riferito alla sola provincia del Sulcis. I dati per gli anni seguenti, pur non precisi, indicano un evidente incremento di questi numeri.

Pietro Cocco ha sottolineato la “natura bipartisan” della legge e la necessità di impegnarsi affinché la stessa proposta possa esitata prima della fine della legislatura.

Paolo Dessì ha evidenziato come la prevenzione consentirà di ridurre i potenziali costi di assistenza per i bambini nati con le disabilità prodotte dall’abuso di alcool in gestazione, ben conoscendo le difficoltà sociali e di pregiudizio sulle donne, che porta a nascondere il problema.

Per l’applicazione di questa legge, si prevede una spesa di 300mila euro l’anno e i firmatari, compreso il presidente della Commissione, auspicano un iter preferenziale per la sua approvazione.

La sala convegni di “Soccorso Iglesias”, in via Barbagia 1, a Iglesias, ospiterà mercoledì 4 settembre, alle 17.00, un convegno sul tema: “Come i cittadini del Sulcis Possono essere protagonisti della sanità del loro territorio”, organizzato da “Sardegna in cammino” e “Amici della vita”.

Il programma prevede l’intervento di Tonio Barracca su “La rete ospedaliera della Sardegna – Un sistema complesso che è necessario adeguare ai bisogni dei cittadini” e quello di Giorgio Madeddu su “Gli ospedali del Sulcis – Una grande risorsa. Servono però nuove proposte per un loro rilancio”.

Seguiranno una discussione con confronto di opinioni tra i presenti.

Sono previsti gli interventi di: mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias; Giuseppe Casti, sindaco di Carbonia; Tore Cherchi, ex presidente della Provincia di Carbonia Iglesias; Cristiano Erriu, sindaco di Santadi e presidente dell’Anci Sardegna; Roberto Frongia, ex assessore regionale del Turismo; Emilio Gariazzo, sindaco di Iglesias; Gianfranca Mannu, consigliere comunale di Iglesias; Mondino Ibba, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della Provincia di Cagliari; Maria Marongiu, vicesindaco e assessore delle Politiche sociali del Comune di Carbonia; Andrea Pilurzu, consigliere comunale di Iglesias; Luca Pizzuto, ex assessore delle Politiche sociali della Provincia di Carbonia Iglesias.

Parteciperanno inoltre cittadini, associazioni di volontariato, rappresentanti sindacali, amministratori pubblici, operatori della sanità, medici ed infermieri.