16 November, 2024
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Da quando è stata annunciato il rientro nell’atmosfera della stazione spaziale cinese TIANGONG1, l’argomento della “spazzatura spaziale” è diventato di grande attualità, visto il sempre maggior numero di satelliti che vengono e verranno mandati in orbita nei prossimi anni. E su questo tema è in corso un progetto di ricerca industriale finanziato da Sardegna Ricerche e condotto in collaborazione da un’impresa sarda, Nurjana Technologies, e dal Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università di Cagliari (DIEE).

Il progetto “Sviluppo di una piattaforma di Multi Sensor Data Fusion per monitoraggio e tracking di detriti spaziali” riguarda la messa a punto di nuovi sensori e software di elaborazione capaci di acquisire i dati e le informazioni caratteristiche dei detriti in orbita terrestre, prevedendone i pericoli di collisione con le infrastrutture in orbita o sulla Terra.

«Per comprendere come i detriti spaziali siano una minaccia chiara e presente – spiega Pietro Andronico (Nurjana) – è sufficiente pensare che una collisione con un frammento di un centimetro ha l’effetto dell’esplosione di una granata, dato che viaggia alla velocità di 10 kilometri al secondo. Di qui la necessità di monitorare le orbite e prevenire le collisioni. Inoltre oggetti di grandi dimensioni, quali satelliti dismessi, parti di razzi, ecc., possono rientrare nell’atmosfera terrestre in modo incontrollato, creando rischi per l’incolumità di persone e cose.»

I primi risultati del progetto hanno portato all’osservazione e alla stima dell’orbita, tramite un telescopio ottico, della stazione spaziale cinese la cui caduta è data ormai per imminente. L’immagine catturata dai ricercatori sardi è stata resa disponibile nei giorni scorsi.

Il ruolo dei ricercatori dell’Università di Cagliari nel progetto è così descritto dal prof. Giorgio Montisci: «Il Gruppo di Elettromagnetismo del DIEE si occuperà dello sviluppo di sistemi RADAR per il monitoraggio dei detriti, i cui dati saranno correlati con i dati forniti dai telescopi ottici, al fine di ottenere una stima più precisa delle orbite».

Tra i risultati attesi del progetto, oltre all’avanzamento delle conoscenze tecnico-scientifiche, vi sono le ricadute economiche legate alle sue applicazioni tecnico-scientifiche, commerciali e di protezione civile. Esiste infatti un mercato, di nicchia ma in forte crescita, costituito dalle agenzie spaziali di tutto il mondo, da enti di ricerca e università, osservatori scientifici, dalle società di telecomunicazione, dalle autorità pubbliche responsabili della protezione civile.