21 November, 2024
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Con le relazioni dei vertici della sanità cagliaritana la commissione Sanità, presieduta da Domenico Gallus (Udc-Cambiamo), ha iniziato le audizioni sulla riforma del sistema sanitario regionale.

Il commissario straordinario dell’Azienda Brotzu di Cagliari Paolo Cannas ha sottolineato la necessità di mettere al centro del processo di riforma la medicina territoriale in un nuovo quadro di coordinamento, esprimendo però alcune perplessità su alcuni passaggi eccessivamente centralisti che, a suo avviso, potrebbero determinare un appesantimento insostenibile delle procedure, in primo luogo in materia di concorsi ma in parte anche per ciò che riguarda gli acquisti. Ritengo, ha proseguito, che alle aziende territoriali vada concesso un minimo di autonomia.

Per Carlo Murru, direttore dell’Assl di Cagliari, il “cuore” della riforma deve essere “cosa fare e come farlo” e, da questo punto di vista, il potere centralizzato dell’Ats ha indebolito l’efficienza del sistema e la rapidità degli interventi, anziché operare per facilitarli. Sul ruolo degli ospedali, Carlo Murru ha affermato che devono essere luoghi per curare gli “acuti” mentre tutto il resto va trasferito sui territori per creare una “salute di prossimità” all’interno della quale devono trovare spazio le piccole strutture. Soffermandosi sulla nuova Agenzia Ares, il direttore dell’Assl di Cagliari l’ha definita una idea “ambiziosa ma difficile”, nel senso che se per qualche ragione rallenta o si blocca ne risente tutto il sistema.

Analoga preoccupazione è stata manifestata anche da Giorgio Sorrentino, direttore generale dell’Aou di Cagliari, che ha parlato di «un motore potente ma non per questo efficiente», soprattutto, in materia di assunzioni ed acquisti. A proposito dei nuovi ospedali, Sorrentino ha sollecitato decisioni più rapide e procedure più snelle, citando la sua esperienza di un finanziamento europeo di circa 40 milioni bloccato praticamente da 15 anni per un interminabile contenzioso giudiziario. La scelta di fondo, ha concluso, è quella di puntare sui territori, ai quali affidare una “missione” differenziata e specializzata rispetto a quella delle grandi strutture.

I dirigenti sanitari hanno infine assicurato che il sistema regionale è pronto per la cosiddetta “Fase 2”, che però richiede azioni uniformi e protocolli chiari (per personale, pazienti e tutto il mondo che ruota attorno agli ospedali) in modo da potersi adeguare senza contraccolpi negativi alla nuova realtà.

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Annalisa Mele della Lega, Francesco Agus dei Progressisti ed Antonello Peru di Udc-Cambiamo.

Il presidente della commissione Domenico Gallus, nelle conclusioni, ha dichiarato di aver tratto una impressione molto positiva dall’attenzione riservata alla sanità territoriale che, dopo la definizione della governance, dovrà rappresentare uno dei pilastri della riforma insieme all’articolazione della rete ospedaliera che, di fatto, nella sua versione formalmente in vigore non è stata attuata compiutamente.

La commissione infine, ha approvato in via preliminare gli articoli e gli emendamenti (in alcuni casi all’unanimità, in altri con l’astensione della minoranza) del Dl n.127 sulle politiche sociali. Il testo passerà ora all’esame della commissione Bilancio e del Consiglio delle autonomie locali per i rispettivi pareri; poi tornerà in commissione Sanità per l’approvazione definitiva e successivamente arriverà in Consiglio.

Sul disegno di legge n. 127 sono intervenuti Francesco Agus dei Progressisti, Daniele Cocco di Leu, Antonello Peru di Udc-Cambiamo, Annalisa Mele della Lega e Valter Piscedda del Pd.

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Da oggi i cittadini hanno un nuovo modo per comunicare con il Policlinico Duilio Casula ed il San Giovanni di Dio: l’Azienda ospedaliero universitaria (Aou) di Cagliari ha attivato il servizio di Whatsapp. Per farlo è sufficiente inviare un messaggio al numero 338 719 4434 oppure cliccare qui https://wa.me/393387194434?text=Salve!%20Ho%20bisogno%20di%20un%E2%80%99informazione e si potrà immediatamente iniziare a chattare con i due ospedali dell’Aou.

Whatsapp è solo l’ultimo arrivato della grande famiglia dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, che si conferma tra le aziende sanitarie più social d’Italia con la pagina Facebook con oltre 18.300 fan, Instagram con quasi 5.600 followers, TwitterYoutube con AouCagliari TV  e Telegram.

Un’attività di comunicazione molto intensa, quella dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, al servizio dei cittadini. Sin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus l’Aou si è distinta nella comunicazione istituzionale, realizzando un sito apposito con tutte le news e i dati dalla Sardegna, dall’Italia e dal mondo sul Covid-19 e ovviamente con una grande attività social.

«Il rapporto con i pazienti – spiega il direttore generale dell’Aou di Cagliari, Giorgio Sorrentino per noi è molto importante. Dare informazioni precise e velocemente facilita la comunicazione, creando un rapporto vero tra istituzioni, ospedali, aziende sanitarie e cittadini. La comunicazione è importantissima sempre ma è decisiva in un periodo di emergenza come questo: dare informazioni in tempo reale ai cittadini crea rapporto e fiducia tra pazienti, ospedali e istituzioni. Non solo: la nostra comunicazione non è solo informazione ma dialogo continuo con i cittadini che ci possono fare proposte, segnalare esigenze. Un rapporto vero, insomma. E in questo, oggi più che mai, la tecnologia ci dà una grande mano.»

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L’epidemia Covid ci ha insegnato che gli ospedali e tutte le comunità assistenziali possono essere percepiti come un luogo insicuro. In questo periodo gli accessi ai Pronto Soccorso della Sardegna sono ridotti del 70%. Migliaia di sardi attendono prestazioni ospedaliere che sono state rinviate, non si sa bene a quando.
E’ possibile ritornare alla normalità che conosciamo (e che non ci soddisfaceva)?
E se invece provassimo a sfruttare l’opportunità?
Se provassimo a pensare ad una “diversa normalità” del sistema sanitario della nostra Regione, riscrivendo il ruolo degli Ospedali, del territorio e dell’emergenza, utilizzando la potentissima leva di cambiamento della sanità digitale?
Già oggi con il nostro smart watch noi possiamo attivare il coaching sugli stili di vita, sull’alimentazione. Possiamo calcolare parametri cardiaci, respiratori. Possiamo usare il telemonitoraggio per inviare “allarmi” se qualcosa non funziona…
La Telemedicina, ma anche l’intelligenza artificiale (AI) e l’internet delle cose (IOT), possono radicalmente cambiare il sistema sanitario sardo, invertendo lo schema che oggi non funziona più. Il cittadino non deve più andare verso “i luoghi di cura”! Al contrario, è la prestazione sanitaria che deve andare direttamente a casa del cittadino!

Se ne parla in webinar mercoledì 6 maggio dalle ore 18,30 alle ore 19.30. Approfondirà il tema Pierpaolo Vargiu, del Centro Studi dei Riformatori sardi. Seguirà un dibattito al quale parteciperanno tra gli altri Paolo Cannas, Franco Meloni Giambenedetto Melis, Giorgio Sorrentino e l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu.

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La commissione Sanità del Consiglio regionale si è riunita questa sera in Consiglio regionale e ha audito i principali protagonisti delle istituzioni sanitarie impegnati nella lotta al virus.

Su invito del presidente Domenico Gallus ha preso per primo la parola Marcello Tidore, direttore generale dell’assessorato, che ha parlato espressamente di «una tendenza al miglioramento ed è per questo che è stata sospesa la convenzione del Mater Olbia in campo Covid». L’alto dirigente della Regione ha illustrato alcuni numeri dei contagi: «Il 34 per cento è extraospedaliero, il 12 per cento non dice dove si è contagiato o, comunque, non siamo riusciti a risalire alla catena del contagio, il 32 per cento si è infettato nelle case di riposo, il 12 per cento negli ospedali. Il ministero ci ha chiesto ora di concentrarci nell’azione di prevenzione e monitoraggio delle case di riposo e delle strutture ospedaliere. Da settimane stiamo effettuando il tampone a tutti i pazienti dimessi dagli ospedali e al personale sanitario».

Per Giorgio Steri, commissario straordinario di Ats, «i servizi di igiene pubblica stanno lavorando mettendo in quarantena tutti i casi sospetti, anche se il tampone è negativo ma il quadro dei sintomi lascia intendere una possibile infezione. Effettuiamo regolarmente i tamponi nelle case di riposo e nelle Rsa».

Per il direttore generale del Policlinico universitario di Cagliari, Giorgio Sorrentino, «poco o nulla si sa di questo virus, che non abbiamo potuto studiare sui libri ma solo sul campo. Abbiamo, dunque, dovuto contenere al massimo gli accessi alle nostre strutture ospedaliere, per contenere l’affollamento di parenti. Ci sono però gli asintomatici e sono tanti: ieri ad esempio è arrivata in pronto soccorso una ragazza, che lamentava una patologia, e grazie ai nostri controlli rapidi abbiamo scoperto che è positiva».

Della necessità di impiegare correttamente i dispositivi di protezione individuale e i percorsi di sicurezza ha parlato il direttore generale dell’Azienda Brotzu, Paolo Cannas: «E’ stato su questo punto fondamentale il lavoro svolto dalla protezione civile. Ora è però tempo di pianificare la post emergenza: faremo controlli rigidissimi nei triage e negli ambulatori».

Per la Protezione civile ha parlato il direttore generale, Antonio Belloi, che ha detto: «Siamo impegnati sin dal primo momento dell’emergenza, abbiamo supportato da subito il sistema sanitario regionale con i nostri seimila volontari nei porti e negli aeroporti dell’Isola. Abbiamo poi montato delle tensostrutture in tutti i pronto soccorso sardi e se serve abbiamo altre tensostrutture e altri volontari pronti a intervenire. Sino a oggi abbiamo tenuto 200 videoconferenze anche con il commissario nazionale Domenico Arcuri». Rispondendo al consigliere Stefano Schirru (Psd’Az) ad una domanda su un articolo pubblicato nei giorni scorsi dal Il Fatto quotidiano, Antonio Belloi ha fornito alla commissione una relazione di dieci pagine e detto: «Abbiamo acquistato le mascherine a un prezzo inferiore rispetto a tante altre istituzioni e non abbiamo voluto correre il rischio di essere truffati, visto che tutti i venditori ci hanno chiesto il pagamento anticipato. Nulla di sproporzionato, ricordo a che marzo il mercato era profondamente volatile e soggetto a incredibili speculazioni».

L’onorevole Francesco Agus (Progressisti) ha chiesto agli ospiti di spiegare in che modo la Sardegna intende affrontare la fase due sotto il profilo strettamente sanitario mentre il collega Stefano Schirru ha elogiato il lavoro delle istituzioni e ha sollecitato «misure di sostegno per il 118 e un piano che individui con chiarezza di quali specializzazioni mediche la Sardegna avrà maggiormente bisogno nei prossimi anni».

Per l’onorevole Eugenio Lai (Leu) «sarebbe importante aumentare il numero dei tamponi effettuati, 23.299 ad oggi come ha detto il dottor Marcello Tidore, visto l’elevato numeri di asintomatici». Invece l’onorevole Giorgio Oppi ha parlato in modo aperto: «La critica iniziale per la assoluta carenza di Dpi aveva il suo fondamento così come gli ospiti delle Rsa andavano controllati da subito. Siamo stati molto fortunati ma non dobbiamo fare finta che sia andato tutto bene. E’ una autentica vergogna che agli operatori del 118 siano state consegnate cinque o dieci mascherine».

L’onorevole Michele Ciusa ha sollecitato un approfondimento per capire «se è vero che la società Airgreen, affidataria del servizio di elisoccorso, si rifiuti di trasportare i pazienti Covid» mentre l’onorevole Antonello Peru (Udc) ha denunciato «la lista d’attesa anche di sedici mesi per i ciechi della provincia di Sassari in attesa del riconoscimento della invalidità» e ha chiesto un intervento deciso a favore di questi cittadini, ancora piu deboli in questo momento.

Al termine della lunga audizione, il presidente Domenico Gallus ha segnalato ai commissari alcuni rilievi giunti dal Governo alla legge regionale sulle borse di studio.

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I 10 direttori delle strutture del DAI di Chirurgia del presidio ospedaliero Duilio Casula di Monserrato, prof. Piergiorgio Calò, prof.ssa Elisabetta Cotti, prof. Enrico Erdas, prof. Andrea Figus. prof. Adolfo Pisanu, prof. Roberto Puxeddu, prof. Luigi Zorcolo, prof. Roberto Montisci, dott. Mauro Cabras e prof. Gabriele Finco, hanno inviato una segnalazione al direttore generale dell’AOU di Cagliari, dott. Giorgio Sorrentino e al direttore sanitario, dott. Nazzareno Pacifico (e, per conoscenza, al magnifico rettore dell’Università di Cagliari, prof.ssa Maria Del Zompo e al pro rettore, prof. Francesco Marongiu, ai sensi dell’art. 20 lett. f. del dlgs n. 81/2008, slla diffusione del Coronavirus nel presidio ospedaliero.

«In queste ore assistiamo tutti con viva preoccupazione al dilagare dei contagi del virus SARCOV2 nel nostro Presidio Ospedaliero – scrivono i 10 direttori -. Duole però constatare, a nostro parere, che tale situazione scaturisce non dalla fatalità, ma bensì dall’insufficienza delle misure di prevenzione e protezione fin qui poste in essere che, si ritiene (e si tratta di una conferma di quanto già riferito), debbano essere riviste e/o aggiornate. L’aumento incontrollato dei casi di positività al virus SAR-COV2 tra i degenti e tra il personale sanitario dimostra, a nostro avviso, la presenza di un cluster di contagio all’interno del Policlinico che mette a grave rischio la salute non solo degli operatori sanitari e dei pazienti, ma anche quella dell’intera area metropolitana di Cagliari. In tale contesto, l’assenza di una risposta drastica può avere dei risvolti drammatici che è necessario scongiurare con la massima rapidità di azione. È spiacevole ma doveroso sottolineare come in tempi non sospetti avessimo già più volte lamentato i pericoli correlati a scelte gestionali perseguite con la convinzione che, trattandosi di un Presidio no-Covid, il rischio di una diffusione interna del virus sarebbe stato estremamente contenuto – aggiungono i 10 direttori – Già in data 24/03/2020 il Dipartimento di Chirurgia, sulla scorta dell’esperienza maturata in altre realtà ospedaliere e delle sempre più numerose evidenze scientifiche, aveva richiesto un urgente aggiornamento del protocollo utilizzato per i pazienti che accedono al Policlinico tramite Pronto Soccorso. Era stato infatti presentato un documento ben articolato che, tra le altre cose, prevedeva la creazione di spazi adeguati, separati dal resto dell’ospedale, gestiti da operatori dotati di DPI secondo procedure identiche a quelle adottate presso i centri COVID. Di fatto, tale documento attende ancora di essere ratificato e tutte le nostre richieste, ivi compreso lo screening di tutto il personale sanitario del Dipartimento, ad oggi, sono rimaste disattese. Si deve, al riguardo, constatare che in altre realtà ospedaliere della nostra Regione protocolli simili a quello proposto sono, invece, operativi già dagli inizi di marzo, ed il fatto che attualmente il nostro presidio versi in tale situazione concorre a spiegare quali conseguenze possano determinarsi a causa del mancato recepimento dei suggerimenti indirizzati da parte di chi lavora sul campo e che ha, forse, una più chiara percezione delle situazioni di rischio specifico o, se anche questo non fosse, un’altra visione sulla quale vale la pena confrontarsi, tanto più quando il rischio paventato si concretizzi. Suggerimenti che costituiscono, peraltro, un preciso obbligo per i lavoratori, i quali, ai sensi dall’art. 20, comma 2 lett. f) del DLGS n. 81/2008, “devono […] segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d) (n.d.r. i DPI) nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza.” In particolare, si deve ancora una volta rilevare come il filtro del Pronto Soccorso si sia dimostrato inefficace, come anche l’ultimo episodio che ha coinvolto il collega dimostra (difatti, pur avendo una sintomatologia e una TC chiaramente indicative di COVID-19, è stato trattenuto in OBI e successivamente trasferito al settore Broncopolmoniti no COVID-19 sulla base di un tampone falsamente negativo, e tenuto 48 ore in un ambiente chiaramente inadeguato in quanto non messo a norma per pazienti COVID-19). Il dipartimento di Chirurgia oggi sta pagando a caro prezzo questa linea di condotta. Un nostro caro collega, a causa della presenza dell’infezione virale all’interno dell’ospedale, ha sviluppato una polmonite da Covid-19 e si trova ora ricoverato. Molti altri operatori sanitari e pazienti sono stati infettati e non è imprevedibile che l’ondata dei contagi non si fermi a breve, con l’ovvia conseguenza che, purtroppo, non è possibile escludere che altre persone possano essere coinvolte nell’immediato periodo. Alla luce di quanto sopra esposto, chiediamo alle SSVV che vengano urgentemente valutate e messe in atto le seguenti proposte, che riteniamo indispensabili per la sicurezza del nostro Ospedale e di tutta la comunità:

1) Isolamento del Policlinico Universitario “Duilio Casula”, bloccando gli accessi al PS e qualsiasi altro ricovero per un periodo che consenta l’identificazione e l’implementazione delle misure operative necessarie a riaprire la struttura in condizioni di massima sicurezza per i pazienti e gli operatori;

2) All’interno di queste ultime, la predisposizione immediata di un reparto “COVID” (il blocco C potrebbe essere un luogo adeguato, previa completa separazione delle due corsie). Tale reparto dovrà essere totalmente isolato dal resto dell’ospedale e gestito da personale che rimane nel reparto per tutto il turno, si veste e sveste secondo le procedure in stanze dedicate, secondo un percorso consono al trattamento dei pazienti COVID positivi;

3) che venga ratificato il protocollo da noi presentato per gestire i pazienti sospetti;

4) che venga predisposta una sala operatoria “COVID”, dove operare i casi sospetti o confermati che non possano essere trasferiti. Tale sala operatoria dovrà essere totalmente separata dal resto del blocco operatorio e pertanto la soluzione temporanea che prevede l’utilizzo della sala 1 deve essere necessariamente rivista;

5) Ci sia consentito aggiungere che riteniamo inappropriati e fuorvianti i comunicati stampa redatti in questi ultimi giorni in cui, da un lato, si assicura la popolazione che la situazione è sotto controllo, dall’altro, si giustificano i casi COVID positivi con comportamenti imprudenti da parte del personale. Riteniamo, infatti, che tali notizie non solo non siano corrette ma anche offensive nei confronti dei colleghi coinvolti, ai quali va tutta la nostra incondizionata solidarietà e gli auguri per una pronta guarigione. È incontrovertibile inoltre, che i dati epidemiologici siano indicativi del fatto che i sanitari siano a rischio di contagio della malattia piuttosto che il veicolo per il contagio.

6) Si richiede l’immediata chiusura del Bar e la disattivazione dei distributori di bevande che rappresentano un ulteriore rischio di diffusione del virus.»

«Si comunica, infine, che allo scopo di adempiere all’obbligo di sicurezza posto dall’art. 20 lett. f. cit. ultima parte (con riferimento all’obbligo di adoperarsi “direttamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle proprie competenze e possibilità e fatto salvo l’obbligo di cui alla lettera f) per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente”) – concludono i 10 direttori delle strutture DAI di Chirurgia del presidio ospedaliero Duilio Casula – per i 14 giorni  successivi alle festività Pasquali, il Dipartimento di Chirurgia sospenderà completamente l’elezione, garantendo esclusivamente gli interventi in regime di urgenza ed emergenza ed i casi dei pazienti non trasportabili.

Con l’auspicio che le nostre richieste non vengano ulteriormente disattese, porgiamo i nostri più cordiali saluti.»

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Due nuovi macchinari per la diagnosi del Covid 19 arriveranno presto al Policlinico Duilio Casula. La donazione arriva dalla Banca di Cagliari e consiste in due strumenti per i test qualitativi e quantitativi in biologia molecolare per la ricerca di Covid-19 dotati di lettore ottico, hardware e software dedicato per l’esecuzione dei test. Il costo di ogni macchinario di aggira intorno ai 30mila euro più iva.

Ogni strumento consente di analizzare fino a 96 campioni per singola seduta e verranno utilizzati in parallelo per far fronte all’incremento delle richieste degli esami di biologia molecolare, diagnostica urgente per Covid-19.

«Si tratta di due strumentazioni importanti spiega il direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino che saranno molto utili a tutto il sistema per identificare rapidamente le persone positive. Per questo ringrazio il presidente Aldo Pavan e Banca di Cagliari per la grande sensibilità dimostrata.»

Soddisfazione da Banca di Cagliari. «La banca in questi anni si è concentrata sulla missione di sostegno all’economia del territorio, non ha dedicato spazi per gli interventi di natura filantropica, ma l’eccezionalità del momento ha reso evidentemente al consiglio di amministrazione la necessità di un intervento a favore della salute di tutti i cittadini – ha spiegato il presidente della Banca di Cagliari Aldo Pavan – pertanto ha individuato l’esigenza del Policlinico e ha proceduto con la rapidità che contraddistingue sempre la sua azione all’acquisto di due macchinari per lo screening del virus».

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Il gene N del Coronavirus è stato sequenziato all’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari dall’equipe di Biologia Molecolare del professor Germano Orrù. Si tratta di una scoperta fondamentale per la ricerca dei farmaci antivirali e per i vaccini e che ha permesso anche di individuare il paziente zero sardo. Il professor Germano Orrù guida un’equipe tutta al femminile: le ricercatrici Alessandra Scano, Sara Fais, Miriam Loddo, Giuseppina Palmieri, Carmen del Rio e Rosetta Scioscia e lavora a stretto contatto con il laboratorio analisi dell’Aou di Cagliari, diretto dal dottor Ferdinando Coghe. Al gruppo di scienziati sardi arrivano le congratulazioni del presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas: «È un segnale forte e importante per chi oggi è in trincea contro il Coronavirus. La Sardegna è unita in questa battaglia e la vinceremo». Grande soddisfazione anche del direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino: «La nostra azienda è orgogliosa di questa scoperta: è una grande speranza per tutti».

«Il Covid 19 – spiega Germano Orrù – contiene circa 30mila basi nucleotidiche, cioè il codice genetico del Coronavirus. Nei laboratori dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari abbiamo sperimentato, primi in Italia, un kit diagnostico che è stato anche in grado di rilevare il paziente zero.»

Le ricerche sono state effettuate su un sistema diagnostico che è stato battezzato “Caterina” dai biologi molecolari dell’Aou. Ed è proprio grazie a “Caterina”, sulle base anche delle indicazioni del CDC (Centers for Disease Control and Prevention) di Atlanta è stato realizzato un kit speciale che ha permesso non solo di scovare il Coronavirus ma anche di studiarlo.

«Ogni virus – spiega Germano Orrù – ha una sorta di codice a barre, il codice genetico appunto. Abbiamo costruito questo sistema che ci ha consentito di individuare subito i primi pazienti. Siamo riusciti a realizzare un miniradar che riesce a riconoscere un gene particolare, il gene N, che è il nostro gene bersaglio.»

Il codice genetico è stato depositato in GenBank, la banca dati per eccellenza dove vengono depositate tutte le sequenze di tutti gli organismi viventi. «La nostra forza – spiega Germano Orrù – è la strettissima collaborazione tra biologici e medici, tra chi fa ricerca e i clinici».

Una scoperta, quella fatta dai ricercatori dell’Aou di Cagliari fondamentale. «Il sequenziamento – dice ancora Germano Orrù – serve a livello diagnostico per individuare le particolarità del nostro coronavirus, evitando errori diagnostici. Il sequenziamento porta a valutazioni dei bersagli che sono ottimi punti di partenza per trovare vaccini e farmaci antivirali».

Germano Orrù non ha dubbi: «La battaglia contro il Coronavirus può essere vinta e per farlo la trasmissione delle informazioni è fondamentale. Noi mettiamo la nostra scoperta a disposizione della comunità scientifica mondiale».

 

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Sospensione immediata delle attività ambulatoriali, ricoveri programmati e DH e di tutte le attività non urgenti. Lo ha deciso il direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino, che questa mattina ha firmato una disposizione inviata a tutte le strutture del Policlinico Duilio Casula e del San Giovanni di Dio.

«In considerazione dell’emergenza causata dall’epidemia di Covid 19 – si legge nell’ordine di servizio – visto l’evolversi della situazione epidemiologica, il carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia e l’incremento dei casi sul territorio nazionale, al fine di ridurre la possibilità di diffusione, fatte salve le attività in emergenza-urgenza, si dispone quanto segue:

  1. sospensione delle attività ambulatoriali;
  2. sospensione ricoveri programmati e DH;
  3. prosecuzione solo delle attività non procrastinabili;
  4. i pazienti dimissibili devono rientrare tempestivamente al proprio domicilio, pertanto le attività amministrative concernenti le dimissioni devono essere effettuate con ogni consentita urgenza;
  5. le attività ambulatoriali rinviabili devono essere riprogrammate, nel rispetto dei tempi previsti dalla gravità delle diverse patologie, a cura del responsabile medico fino a tutto il corrente mese di marzo;
  6. è fatto divieto agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale di attesa del pronto soccorso e di tutti gli ambulatori, salvo diverse indicazioni del personale preposto;
  7. è vietato far sostare i pazienti affetti da stati di immunodepressione in sale d’attesa particolarmente affollate in cui non è possibile rispettare la distanza di sicurezza;
  8. sono sospese le riunioni, convegni e meeting se non quelli espressamente autorizzate dalla Direzione aziendale;
  9. sono immediatamente sospese tutte le attività erogate in regime di Alpi (Attività libero professionale) per il mese di marzo».

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Il San Giovanni di Dio e la facciata principale del Policlinico Duilio Casula saranno illuminati (dalle 20.00 e per tutta la notte) domani, martedì 17 settembre, nella giornata mondiale sulla sicurezza del paziente, promossa dall’Oms e a cui ha aderito anche l’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari. Oltre a Cagliari diverse città di tutto il mondo illumineranno monumenti di colore arancione per mostrare il loro impegno per la sicurezza dei pazienti: il Jet d’Eau a Ginevra, le Piramidi al Cairo, la Piramide Cestia a Roma, la Torre di Kuala Lumpur, il Royal Opera House a Muscat ed il ponte Zakim a Boston, giusto per fare alcuni esempi

La sicurezza dei pazienti è fondamentale in sanità. Eppure ogni anno, in tutto il mondo, si verificano 134 milioni di eventi avversi negli ospedali con 2,6 milioni di morti ogni anno. Secondo l’Oms 1 paziente su 10 subisce danni durante le cure ospedaliere nei paesi ad alto reddito e 1 ricovero su 4 ogni anno provoca danni ai pazienti nei paesi a basso e medio reddito. Errori che provocano anche danni economici: i costi per la sola perdita di produttività ammontano tra 1,4 e 1,6 trilioni di dollari all’anno.
«Per la nostra azienda – spiega Giorgio Sorrentino, direttore generale dell’Aou di Cagliari – la sicurezza dei pazienti viene prima di tutto. È importante aderire a queste giornate e parlarne perché in questo campo i risultati possono essere raggiunti con l’aiuto di tutti.»

Del resto, aggiunge Paola Racugno, direttrice della struttura complessa Governo clinico e appropriatezza, «la questione della sicurezza può davvero essere affrontata con la buona volontà di tutti: parlare all’interno del team è importante per imparare dagli errori, ma è fondamentale anche il dialogo tra medici e pazienti, infermieri e pazienti: un paziente attivo aiuta tantissimo gli ospedali e il sistema sanitario nazionale».
A livello globale, il costo associato agli errori terapeutici è stato stimato in 42 miliardi di dollari l’anno. Possono verificarsi errori nelle diverse fasi del processo di utilizzo del farmaco.  Sono già stati sviluppati molti interventi per affrontare la frequenza e l’impatto degli errori terapeutici, ma la loro attuazione è troppo varia. Secondo l’Oms «è necessaria un’ampia mobilitazione delle parti interessate a sostegno di azioni sostenute. Il 15% delle spese ospedaliere può essere attribuito al trattamento delle carenze nella sicurezza dei pazienti nei paesi OCSE e 4 su 10 sono i pazienti danneggiati a livello di cure primarie e ambulatoriali. Ma è possibile evitare fino all’80% dei danni dovuti a queste situazioni. Le pratiche terapeutiche non sicure e gli errori terapeutici sono la principale causa di lesioni e danni evitabili nei sistemi di assistenza sanitaria in tutto il mondo». 

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Sono Laura Fonsa (per la sezione Grafica) e Marco Barberio (per la sezione pittura) i vincitori dell’edizione 2019 del Premio Marchionni, il concorso internazionale d’arte contemporanea ideato dal Museo Magmma di Villacidro.

La cerimonia di premiazione si è svolta ieri sera nella sede del Magmma, ospitato nel Palazzo Vescovile di via Vittorio Emanuele. Per l’occasione a far parte del folto pubblico non sono voluti mancare neppure alcuni degli artisti in concorso.

Laura Fonsa, nata a Porto Torres, ha vinto con l’opera “Acqua=Energia”, un’acquaforte acquatinta punta secca su carta, mentre Marco Barberio, calabrese, ha vinto con un lavoro intitolato “NYC BW”, un acrilico su tela.

Durante la serata sono stati resi noti anche i nomi degli altri nove primi classificati per ciascuna sezione i cui lavori, insieme a quelli dei vincitori assoluti, in autunno saranno esposti nel Museo Ca’ la Ghironda di Bologna e nel Palazzo del Collegio Raffaello di Urbino.

Si tratta (per la sezione pittura) di: Andrea Ciresola, Andrea Zineddu, Liliana Cecchin, Luca Simone, Antonio Delluzio, Davide Prevosto, Walter Marin, Alessandra Pagliuca e Pietro Cilento.

Per la sezione Grafica, oltre a Fonsa, parteciperanno alle mostre itineranti: Irene Bignotti, Andrea Ciresola, Salvatore Alessi, Marco Tidu, Diego Vargiu, Laura Bruni, Marco Mattei, Fabio Riaudo e Marco Poma.

La serata di ieri è stata anche l’occasione per decretare il vincitore del Premio Rossopassione concorso multidisciplinare (pittura, grafica, fotografia, scultura) concomitante al Marchionni: si tratta di Paolo Repetto con l’opera “Fotografia digitale”.

Nei mesi scorsi sono state più di 750 le opere partecipanti al concorso arrivate da tutto il mondo.

A giudicarle è stata una giuria composta da Umberto Palestini, direttore dell’Accademia di Belle Arti Urbino (tra le istituzioni artistiche più importanti d’Italia), Vittorio Spampinato, direttore artistico del Museo Cà La Ghironda Zola Pedosa città metropolitana Bologna, Alessandra Redaelli, storica e giornalista di Arte Mondadori Milano, Adriano Corsi, direttore dell’Archivio Lazzaro di Milano, Giorgio Sorrentino della Galleria Artesanterasmo di Milano, Vitaliano Angelini, presidente Incisori Urbinati, e Arialdo Ceribelli, direttore antiquario collezionista della Galleria Ceribelli di Bergamo.

Le 10 opere vincitrici per ciascuna sezione, insieme a quella vincitrice del Premio Rossopassione sono ora visitabili nella sede del Museo Magmma dove resteranno in esposizione sino al 31 luglio dal giovedì al sabato dalle 17.00 alle 20.00 (o in altri giorni su appuntamento scrivendo a   info@premiomarchionni.it o chiamando al numero +393403473320).