22 November, 2024
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È stato rintracciato a Sassari il quinto soggetto, destinatario di misura cautelare in carcere emessa dal tribunale di Cagliari, nell’ambito dell’operazione “Arruga”, con cui sono state smantellate due associazioni che favorivano due tratte di clandestini verso la Sardegna. Si tratta di Obasohan Williams, nato in Nigeria il 31 gennaio 1988. L’uomo è accusato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. Nell’organizzazione che favoriva l’ingresso illegale delle cittadine nigeriane, Obasohan, collaboratore fidato del gruppo, aveva il compito di finanziare la permanenza in Libia delle migranti in attesa del loro viaggio della speranza.

Nel corso delle indagini è emerso che Obasohan, che aveva i contatti con i carcerieri libici, è stato costretto ad inviare circa 12.000 euro come riscatto per la liberazione della moglie e di altre donne che erano state ristrette nel carcere di Ghana Politu. Le migranti, prima di essere imbarcate per l’Italia, venivano rinchiuse in ghetti dove venivano costrette a subire violenze e torture finalizzate ad ottenere soldi come riscatto per la loro liberazione. Lunedì scorso, Obasohan era sfuggito alla cattura, nelle ultime ore è stato rintracciato dai carabinieri ed assicurato alla giustizia, associato al carcere Giovanni Bacchiddu di Sassari.

 

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Sarà la sede dell’Ufficio distrettuale di esecuzione penale esterna, della Corte d’Appello – Sezione distaccata di Sassari, dei Giudici di Pace, dei servizi delle amministrazioni giudiziarie, di un museo della memoria carceraria e della sede di Sassari della direzione regionale dell’Agenzia del Demanio. L’ex Casa Circondariale di San Sebastiano, attiva a Sassari per oltre 140 anni e dismessa 5 anni fa, sarà riconvertita in Polo giudiziario. Con la firma dell’accordo tra il Comune di Sassari, la Regione Sardegna, l’Agenzia del Demanio, il Ministero dei beni e delle attività culturali (Mibac) e il Ministero della Giustizia, avvenuta oggi, 3 agosto, a Palazzo Ducale, si dà il via effettivo al percorso di riqualificazione.
Quella appena avviata è la fase conclusiva di un progetto che ha preso le mosse nel 2013, in seguito al trasferimento dei detenuti nel nuovo complesso penitenziario di Bancali, la Casa Circondariale “Giovanni Bacchiddu”. Un ulteriore step, nel maggio del 2014, ha portato all’approvazione dell’idea progettuale e dello studio di pre-fattibilità, sottoscritto anche dal Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna, dalla Direzione Regionale dei Beni Culturali e Paesaggistici della Sardegna, dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici delle Province di Sassari e Nuoro, dal Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Sardegna, dal Tribunale di Sassari, dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari e dal Consiglio dell’Ordine forense di Sassari. Con l’accertamento della compatibilità delle future destinazioni d’uso direzionale e museale, avvenuto nel 2017 a cura dell’amministrazione comunale, in seguito al riconoscimento come “immobile di interesse culturale storico-artistico” da parte della Commissione regionale per il patrimonio culturale della Sardegna, e con l’approvazione da parte della Giunta regionale, il 29 maggio 2018, dell’accordo di programma, si dà il via all’esecutività del piano.
Il progetto, che prevede l’accorpamento degli uffici delle amministrazioni giudiziarie, punta alla tutela, alla fruizione e alla valorizzazione di un importante bene culturale, restituito così al centro storico, alla riqualificazione integrale dell’intera zona, di 18 mila metri quadrati, e alla rivitalizzazione del tessuto urbano grazie all’inserimento di nuove funzioni e servizi.
La realizzazione del Polo giudiziario è finanziata dall’Agenzia del Demanio con un iniziale investimento di 13 milioni 895 mila euro, stanziamento già presente all’interno dell’accordo di programma, firmato oggi, a cui si aggiunge una compartecipazione di 700 mila euro da parte del comune di Sassari per il museo della memoria carceraria, la cui realizzazione rientra tra i progetti della Rete Metropolitana del Nord Sardegna, finanziati dalla Regione Sardegna nell’ambito della programmazione territoriale integrata. L’investimento totale previsto dall’Agenzia del Demanio, per il completamento dell’operazione di riqualificazione urbana, sarà di 22 milioni di euro.
L’Agenzia del Demanio sta realizzando operazioni di questo tipo su tutto il territorio nazionale con l’obiettivo di migliorare la gestione degli spazi utilizzati dalle pubbliche amministrazioni. Trasformare luoghi abbandonati in veri e propri poli amministrativi o federal building comporta numerosi vantaggi: permette infatti di migliorare la qualità dei servizi offerti ai cittadini che vengono accorpati in un unico luogo contribuendo a rivitalizzare intere aree urbane. In particolare la realizzazione di un polo giudiziario nell’ex Carcere di San Sebastiano consentirà anche di realizzare un importante risparmio di spesa pubblica pari a circa 1 milione di euro annui dovuto alla chiusura dei contratti di affitto con le strutture private che oggi ospitano gli uffici statali della città di Sassari che saranno trasferiti nell’ex Carcere.

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La Giunta, su proposta dell’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu, ha approvato lo schema dell’Accordo di Programma tra Regione, Comune di Sassari, Agenzia del Demanio, Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo e Ministero della Giustizia per riqualificare e riconvertire l’ex carcere di San Sebastiano in polo giudiziario.
«L’obiettivo – spiega l’assessore Cristiano Erriu – è quello di valorizzare e rifunzionalizzare questo importante compendio dal valore identitario, conseguendo inoltre la razionalizzazione logistica degli spazi attualmente in uso al ministero della Giustizia, anche in ragione della prossimità dell’ex istituto carcerario con il Tribunale civile.»
L’Accordo si è reso necessario dopo che, nel 2013, la Casa circondariale ‘Giovanni Bacchiddu’ è stata trasferita nel nuovo complesso in località Bancali, a Sassari. Da allora sono state avviate le interlocuzioni con l’Amministrazione giudiziaria per valutare l’ipotesi di riqualificazione e riconversione di San Sebastiano, i cui oneri saranno sostenuti dell’Agenzia del Demanio. Il 15 maggio 2014 è stato siglato un protocollo d’intesa per l’approvazione dell’idea progettuale e dello studio di pre-fattibilità dell’intervento: il documento è stato sottoscritto da Comune di Sassari, Direzione regionale Sardegna dell’Agenzia del Demanio, Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna, Direzione regionale dei Beni culturali e paesaggistici della Sardegna, Soprintendenza per i Beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici delle Province di Sassari e Nuoro, Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria della Sardegna, Tribunale di Sassari, Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari e Consiglio dell’Ordine forense di Sassari.
«Il complesso di San Sebastiano – sottolinea Cristiano Erriu – è compreso nel centro di antica e prima formazione di Sassari. Inoltre è individuato dal PUC come bene paesaggistico-architettonico soggetto a tutela integrale ed è stato dichiarato dalla Commissione regionale per il patrimonio culturale della Sardegna di interesse culturale storico-artistico. L’Accordo di programma costituisce lo strumento della programmazione negoziata previsto dal PUC per l’attuazione dell’intervento stesso. La riqualificazione e la riconversione dell’immobile costituiscono un’importante opportunità per le istituzioni coinvolte e in particolare per la comunità di Sassari, anche in termini di tutela, fruizione e valorizzazione.»

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Una convenzione per consentire l’assistenza ai pazienti affetti da malattie infettive e che si trovano negli istituti penitenziari Sassari e di Alghero. L’hanno siglata la Aou di Sassari e l’Ats Sardegna – Assl Sassari e consentirà di effettuare visite mediche specialistiche, prescrivere farmaci anti-infettivi e predisporre piani terapeutici personalizzati. L’accordo, della durata di un anno, vedrà lavorare assieme, secondo un piano di lavoro concordato, i medici della clinica di Malattie infettive dell’AOU e quelli dell’unità operativa “Tutela della salute in carcere” dell’Assl sassarese.

Nel 2016 Aou e Asl avevano siglato apposita convenzione per il trattamento dei pazienti affetti da malattie infettive. Un atto che, già da allora, metteva in evidenza la necessità di garantire questo tipo di assistenza sanitaria all’interno delle case circondariali del territorio della provincia. E il motivo è chiaro: «Il carcere è un’occasione straordinaria di sanità pubblica e concentra numerose patologie, con soggetti affetti da Hiv, da epatiti C e B, quindi ancora malattie sessualmente trasmissibili e tubercolosi latente». A dirlo è Sergio Babudieri, direttore della clinica di Malattie infettive e presidente onorario della Società italiana di Medicina e sanità penitenziaria. Di origini romane, da oltre trent’anni vive e lavora a Sassari. Dal 1987 in Malattie infettive, per il suo lavoro ha conosciuto la realtà di San Sebastiano, il carcere cittadino ottocentesco, che dal 2013 ha chiuso i battenti per dare spazio alla nuova Casa circondariale “Giovanni Bacchiddu” a Bancali. Una realtà lontana da Sassari ma a volte, «anche in città, bastava un muro per separare, oscurare e nascondere la popolazione che stava al di qua di quella cinta muraria», aggiunge lo specialista.

In Italia, il dato sulla popolazione dei detenuti, aggiornato al 28 febbraio, è di 58.163 e di questi 2.402 sono donne e 19.765 stranieri. A Sassari, invece, alla stessa data i detenuti sono 492, 16 donne e 166 stranieri, quindi ad Alghero 126 di cui 46 stranieri.

Secondo le stime a disposizione degli specialisti, «perché mancano i dati epidemiologici ufficiali», oltre il 33 per cento della popolazione carceraria italiana è portatrice di epatite C, il 6 per cento di epatite B, quindi tra il 3 e il 4 per cento dell’Hiv e il 25/30 per cento della Tbc. Si comprende l’importanza dei medici infettivologi all’interno del carcere. «Ecco perché il carcere è occasione unica di sanità pubblica – aggiunge il direttore della clinica di Malattie infettive – perché oltre alla diagnosi è possibile iniziare una terapia su persone che, una volta tornate in libertà, sarebbe difficile rintracciare». Questa attività, che presenta le sue difficoltà, è centrale per la sanità pubblica. «Non farla in carcere, può significare perdere il contatto con molte malattie, non solo infettive. Ci troviamo difronte a persone che – prosegue Sergio Babudieri – non hanno certamente il bene salute in cima alle proprie necessità». L’obiettivo è, allora, oltre l’aspetto sanitario e terapeutico, quello della prevenzione. «Con il contatto diretto – spiega ancora – rendiamo maggiormente consapevoli queste persone della loro situazione e, una volta che saranno fuori, non trasmetteranno l’infezione. L’attività che portiamo avanti con il colleghi dell’Ats rappresenta quindi un nuovo stimolo, che va nel senso di considerare la sanità penitenziaria come sanità pubblica».

La Clinica di Malattie infettive è, comunque, sempre stata un riferimento sul territorio. «Storicamente – conclude il direttore della Clinica – siamo sempre stati impegnati con un’attività che ci ha portato a essere presenti nel territorio con i nostri specialisti, nelle comunità terapeutiche, nelle case famiglia, nell’assistenza domiciliare e, periodicamente, nelle scuole per la formazione e la sensibilizzazione degli studenti».

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«La sicurezza è messa a repentaglio da un detenuto straniero rinchiuso nel carcere di Sassari». La denuncia arriva da Domenico Nicotra, segretario generale aggiunto O.S.A.P.P.

“Il carcere duro dei super boss” – era soprannominato così il carcere di Sassari Bancali, Intitolato a Giovanni Bacchiddu, Agente di Custodia, ucciso nel 1945 mentre cercava di sedare una rivolta scoppiata nella Casa di reclusione di Alghero.

E’ il primo vero carcere pensato e costruito per applicare la legge sui boss sottoposti al regime del 41 bis – questo si diceva mentre si spendevano circa 100 milioni di euro dei contribuenti e facevano nascere la mega struttura penitenziaria.

«Il carcere dove sono reclusi i mafiosi più pericolosi d’Italia, dove ogni giorno avvengono minacce di morte agli agenti, è una guerriglia quotidiana – dichiara Domenico Nicotra, segretario generale aggiunto del sindacato della Polizia penitenziaria – l’ultimo fatto accaduto proprio ieri a Bancali, un detenuto extra comunitario ha aggredito un agente di Polizia penitenziaria lì in servizio, mentre effettuava il normale giro d’ispezione unitamente all’infermiere di turno per la somministrazione della terapia, una volta aperta la porta blindata  il detenuto si scaglia contro l’agente di sezione procurandogli varie contusioni. Anche il preposto alla Sorveglianza Generale è stato aggredito.»

«E’ palese – aggiunge Domenico Nicotra -, che simili accadimenti non possono essere addebitati alla sola carenza di personale di Polizia Penitenziaria che ovviamente risulta essere un dato incontrovertibile, per quello chiediamo una ispezione urgente al carcere in argomento ed individuare eventuali responsabilità nonché l’avvicendamento del direttore. Probabilmente Bancali ha bisogno di dirigenti penitenziari con esperienza specifica nella gestione dei “super boss”. Anche per riportare la serenità operativa al personale presente e consentire, nei limiti in cui fosse possibile, il trattamento penitenziario, previsto dalla normativa.»