24 December, 2024
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E’ stata firmata la convenzione fra Università degli Studi di Cagliari e il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, avente ad oggetto il cofinanziamento di una borsa di studio per la frequenza del corso di dottorato di ricerca in Scienze della Terra e dell’Ambiente per l’A.A. 2024-2025, nell’ambito dell’accordo quadro di collaborazione “Geositi e Geoturismo” già sottoscritto dagli enti a giugno 2024.
L’iniziativa è sostenuta dal PNRR, Missione 4 “Istruzione e ricerca” – Componente 2 “Dalla ricerca all’impresa” – Investimento 3.3 “Introduzione di dottorati innovativi che rispondono ai fabbisogni di innovazione delle imprese e promuovono l’assunzione dei ricercatori da parte delle imprese”.
Il dottorato, ha lo scopo di sviluppare la realizzazione del progetto “Geositi nel territorio vasto delle aree del Parco Geominerario: identificazione e classificazione, studio di percorsi di raccordo fra le diverse aree minerarie, loro definizione, valorizzazione e fruibilità in contesto nazionale ed internazionale”, attraverso il quale sono previste attività di ricerca nel territorio regionale (presso il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università e il Parco Geominerario) e all’estero (presso il geoparco austriaco Ore of the Alps), per cui verrà predisposto un bando con graduatoria finale.
«Abbiamo accolto con interesse ed entusiasmo la proposta di collaborazione con l’Università di Cagliari per sostenere questa nuova borsa di studioha detto il direttore del Parco Geominerario Fabrizio Atzoriin modo da consentire ad un dottorando/a lo sviluppo di studi e ricerche sui geositi regionali. Questo nuovo accordo ci consentirà di approfondire le conoscenze su di essi e di stabilire nuovi percorsi tra loro, in connessione con i siti minerari ed in sinergia con esperienze provenienti da oltre isola. L’obiettivo finale, è quello di valorizzare e divulgare al meglio il patrimonio geominerario della Sardegna.»
Per l’Università degli Studi di Cagliari, il coordinatore dell’iniziativa è il prof. Giovanni De Giudici, del Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche.

Attività di ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione: questi i temi al centro dell’accordo di collaborazione siglato nei giorni scorsi tra l’Università degli Studi di Cagliari e il Parco geominerario, storico, ambientale della Sardegna. L’intesa prevede inoltre il consolidamento e la promozione di nuove attività di didattica e formazione, nonché l’erogazione di servizi a supporto delle attività di ricerca e delle sue ricadute sulla gestione del territorio.

«L’internazionalizzazione delle attività di ricerca e formazione in attuazione e nel rispetto della missione istituzionale delle Parti, anche attraverso la partecipazione a progetti internazionali ed europei – si legge nell’accordo – rappresenta un asset strategico nelle politiche di posizionamento delle due istituzioni.»

Il Rettore Francesco Mola non nasconde la sua soddisfazione: «La finalizzazione dell’accordo con il Parco geominerario conferma ancora una volta la vocazione del nostro Ateno, orientato ad accogliere e a soddisfare la crescente domanda di attività di didattica a e di formazione nel territorio. In particolare questo accordo permetterò di valorizzare un territorio storicamente caratterizzato da un potenziale di grande sviluppo sia a livello ambientale che di infrastrutture».

La Commissaria del Parco Elisabetta Anna Castelli, commenta così l’accordo: «Per il Parco geominerario questo accordo rappresenta un ulteriore tassello per implementare la collaborazione con l’Università degli Studi di Cagliari, soprattutto negli ambiti della ricerca, della formazione, del trasferimento tecnologico e del public engagement, attraverso cui sviluppare nuove iniziative all’interno di un percorso comune e condiviso con i territori e il settore scientifico».

Presente alla firma dell’accordo anche il delegato dell’Ateneo nel Consiglio del Parco, Giovanni De Giudici: «L’Università di Cagliari ha cominciato 30 anni fa ad occuparsi di siti minerari in dismissione, siamo stati pionieri in Italia e in Europa il nostro contributo di ricerca è stato già utilizzato in rapporto con l’ambiente ed il territorio. Questa firma è un’occasione per tutta la Sardegna: l’Università di Cagliari ha un vasto potenziale di conoscenze che può essere impiegato per facilitare lo sviluppo del territorio: questo accordo quadro dura 5 anni e permette di sviluppare una grande collaborazione di ricerca, di trasferimento delle conoscenze gestionali, di infrastrutturazione e di valorizzazione dell’enorme patrimonio tutelato dal Parco».

Si è svolto ieri, lunedì 18 dicembre 2023, presso l’auditorium della Grande Miniera di Serbariu, a Carbonia (sede operativa del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna), l’incontro con i sindaci dei Comuni compresi nelle 8 aree del Parco Geominerario.

Ai lavori, aperti dal Direttore Fabrizio Atzori e dal Commissario Straordinario Elisabetta Anna Castelli, erano presenti Giovanni De Giudici, rappresentante del Comitato Tecnico Scientifico, Pierpaolo Vargiu e Nello Melis, presidente e membro del Collegio dei Revisori dei Conti.

Nel corso dell’incontro, caratterizzato da un clima di cordialità, il Direttore e il Commissario Straordinario hanno presentato le linee programmatiche dell’ente per il 2024, che prevedono una serie di attività, tra le quali la candidatura per l’ammissione del Parco Geominerario nel Global Geoparks Network dell’UNESCO, la redazione del Piano Territoriale e Socio Economico e la collaborazione con istituti di ricerca.

I lavori sono stati animati da numerosi interventi, in cui sono stati mostrati interesse e volontà di collaborazione.

«Il Parco Geominerario, sempre al fianco delle amministrazioni locali, intende sostenere con convinzione le attività di valorizzazione e promozione territoriale con interventi diffusi immediatamente realizzabili, da porre in opera in tempi brevi», ha dichiarato il direttore Fabrizio Atzori, precisando che «progettualità più complesse potranno essere sostenute con fondi erogati attraverso appositi bandi pubblici».

La necessità di “fare rete” tra Parco, amministrazioni comunali e territori coinvolti è stata sottolineata dal Commissario Straordinario Anna Elisabetta Castelli, che ha auspicato la rapida ricostituzione della Comunità del Parco (composta dai rappresentanti dei Comuni del Parco), ricordando che essa «esercita importanti funzioni deliberative, consultive e di indirizzo»

Nella sala dell’incontro sono stati esposti alcuni significativi esemplari di rari minerali, parte degli oltre 4600 campioni costituenti la prestigiosa Collezione Mineralogica Manunta, recentemente acquisita dal Parco.

 

E’ stata presentata questa mattina, nella sala riunioni del sito ex minerario di Sa Marchesa, a Nuxis, la terza campagna di scavo archeologico didattico diretta da Riccardo Cicilloni, professore di Preistoria e Protostoria del Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali dell’Università degli Studi di Cagliari, in collaborazione con i professori Elisabetta Marini e Vitale Sparacello del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente della medesima Università, che prenderà il via lunedì 5 settembre.

Allo scavo parteciperanno, anche quest’anno, durante tutto il mese di settembre, una trentina di studenti dei Corsi di Laurea in Beni Culturali e Spettacolo, in Archeologia e Storia dell’Arte e della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università di Cagliari, ma anche studenti dell’Università di Ferrara, coordinati sul campo dai dottori Marco Cabras e Federico Porcedda, con il supporto dell’antropologa Dr.ssa Fabiana Corcione.

Le attività di scavo e ricerca sono possibili grazie alla concessione di scavo del ministero della Cultura (miC) e ai contributi del comune di Nuxis, della Regione Sardegna, del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna e con il supporto tecnico dell’associazione Speleo Club Nuxis, che gestisce l’area, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Cagliari e per le Province di Sud Sardegna ed Oristano.

La ricerca ricade nell’ambito di un progetto più ampio, portato avanti dalla Cattedra di Preistoria e Protostoria dell’Università di Cagliari, mirante all’investigazione delle fasi preistoriche antecedenti alla nascita della civiltà nuragica, con particolare riferimento alle attività di estrazione dei metalli ed alle attività metallurgiche che le popolazioni dell’età del Rame e poi del Bronzo effettuarono a partire dall’inizio del III millennio a.C. L’obiettivo principale delle indagini di scavo sarà quello di indagare il passaggio dalla cultura di Monte Claro (età del Rame) a quella di Bonnanaro (prima età del Bronzo), e capire quale ruolo quest’ultima abbia nella formazione della successiva civiltà nuragica.

L’importante sito preistorico della grotta di Acquacadda di Nuxis, frequentato durante l’età del Rame, è già noto in letteratura in quanto negli anni ’60 del secolo scorso fu oggetto di un primo saggio di uno scavo, ancora praticamente inedito, condotto dalla compianta professoressa Maria Luisa Ferrarese Ceruti, afferente allora all’Università di Cagliari. Da queste indagini si ricavò una delle prime datazioni radiocarboniche dell’archeologia sarda, che ha fatto sì che la grotta di Acquacadda sia stata citata in numerose pubblicazioni a carattere nazionale ed internazionale.

Le precedenti campagne di scavo, iniziate nel 2019, hanno permesso il recupero di informazioni di grande interesse scientifico. Nella grande grotta sono stati effettuati vari saggi archeologici, che hanno permesso di individuare resti di un focolare, associato a ceramiche eneolitiche di cultura Monte Claro ed a resti di pasto, di presumibile funzione sacrale, ed una ampia area di dispersione di materiali ceramici frammentati intenzionalmente, associati a resti scheletrici umani ed a preziosi reperti metallici, che sembrano testimoniare una frequentazione della grotta nell’età del Rame (III millennio a.C.) per scopi sacrali e funerari. La campagna di quest’anno mira ad ottenere ulteriori dati per meglio comprendere la complessa situazione.

I risultati degli scavi sinora effettuati sono stati presentati in vari articoli scientifici e interventi nell’ambito di Congressi nazionali ed internazionali.

Tutto il progetto è caratterizzato inoltre dalla collaborazione interdisciplinare tra i dipartimenti di Lettere, Lingue e Beni Culturali e quello di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università degli Studi di Cagliari, ma non solo. Sono in corso una serie di analisi archeometriche finalizzate alla ricostruzione della vita delle comunità del tempo. Oltre agli studi sui resti osteologici umani, sono state effettuate analisi archeobotaniche (da parte del dott. Mariano Ucchesu) ed archeozoologiche (da parte dei dottori Alfredo Carannante e Salvatore Chilardi). Sui reperti rinvenuti sono state portate avanti una serie di attività laboratoriali: catalogazione, studio dei reperti ceramici e metallici. Sono inoltre in corso varie analisi geologiche ad opera dei colleghi geologi dell’Università di Cagliari, coordinati dai professori Giovanni De Giudici e Gianluigi Pillola.

Grande importanza viene data alla comunicazione. Alle attività di studio e ricerca, infatti, sono state affiancate altre finalizzate alla divulgazione dei risultati e ad una maggiore conoscenza del dato scientifico attraverso una serie di iniziative online e offline: social network, scavo aperto al pubblico, seminari e attività con la comunità locale. Tutto ciò rientra nella cosiddetta “Terza Missione” dell’Università di Cagliari, la quale si pone come obiettivi quelli di favorire l’applicazione diretta, la valorizzazione e l’impiego della conoscenza per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della società.

Stamane abbiamo intervistato il professor Riccardo Cicilloni.

                                  

 

Il 5 settembre, nella grotta di Acquacadda, a Nuxis, prenderà avvio la terza campagna di scavo archeologico didattico diretta da Riccardo Cicilloni, professore di Preistoria e Protostoria del Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali dell’Università degli Studi di Cagliari, in collaborazione con i professori Elisabetta Marini e Vitale Sparacello del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente della medesima Università. Allo scavo parteciperanno, anche quest’anno, durante tutto il mese di settembre, una trentina di studenti dei Corsi di Laurea in Beni Culturali e Spettacolo, in Archeologia e Storia dell’Arte e della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università di Cagliari, ma anche studenti dell’Università di Ferrara, coordinati sul campo dai Dott.ri Marco Cabras e Federico Porcedda, con il supporto dell’antropologa Dr.ssa Fabiana Corcione.

Le attività di scavo e ricerca sono possibili grazie alla concessione di scavo del ministero della Cultura (miC) e ai contributi del comune di Nuxis, della Regione Sardegna, del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna e con il supporto tecnico dell’associazione Speleo Club Nuxis, che gestisce l’area, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Cagliari e per le Province di Sud Sardegna ed Oristano.

La ricerca ricade nell’ambito di un progetto più ampio, portato avanti dalla Cattedra di Preistoria e Protostoria dell’Università di Cagliari, mirante all’investigazione delle fasi preistoriche antecedenti alla nascita della civiltà nuragica, con particolare riferimento alle attività di estrazione dei metalli ed alle attività metallurgiche che le popolazioni dell’età del Rame e poi del Bronzo effettuarono a partire dall’inizio del III millennio a.C. L’obiettivo principale delle indagini di scavo sarà quello di indagare il passaggio dalla cultura di Monte Claro (età del Rame) a quella di Bonnanaro (prima età del Bronzo), e capire quale ruolo quest’ultima abbia nella formazione della successiva civiltà nuragica.

L’importante sito preistorico della grotta di Acquacadda di Nuxis, frequentato durante l’età del Rame, è già noto in letteratura in quanto negli anni ’60 del secolo scorso fu oggetto di un primo saggio di uno scavo, ancora praticamente inedito, condotto dalla compianta professoressa Maria Luisa Ferrarese Ceruti, afferente allora all’Università di Cagliari. Da queste indagini si ricavò una delle prime datazioni radiocarboniche dell’archeologia sarda, che ha fatto sì che la grotta di Acquacadda sia stata citata in numerose pubblicazioni a carattere nazionale ed internazionale.

Le precedenti campagne di scavo, iniziate nel 2019, hanno permesso il recupero di informazioni di grande interesse scientifico. Nella grande grotta sono stati effettuati vari saggi archeologici, che hanno permesso di individuare resti di un focolare, associato a ceramiche eneolitiche di cultura Monte Claro ed a resti di pasto, di presumibile funzione sacrale, ed una ampia area di dispersione di materiali ceramici frammentati intenzionalmente, associati a resti scheletrici umani ed a preziosi reperti metallici, che sembrano testimoniare una frequentazione della grotta nell’età del Rame (III millennio a.C.) per scopi sacrali e funerari. La campagna di quest’anno mira ad ottenere ulteriori dati per meglio comprendere la complessa situazione.

I risultati degli scavi sinora effettuati sono stati presentati in vari articoli scientifici e interventi nell’ambito di Congressi nazionali ed internazionali.

Tutto il progetto è caratterizzato inoltre dalla collaborazione interdisciplinare tra i dipartimenti di Lettere, Lingue e Beni Culturali e quello di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università degli Studi di Cagliari, ma non solo. Sono in corso una serie di analisi archeometriche finalizzate alla ricostruzione della vita delle comunità del tempo. Oltre agli studi sui resti osteologici umani, sono state effettuate analisi archeobotaniche (da parte del dott. Mariano Ucchesu) ed archeozoologiche (da parte dei dottori Alfredo Carannante e Salvatore Chilardi). Sui reperti rinvenuti sono state portate avanti una serie di attività laboratoriali: catalogazione, studio dei reperti ceramici e metallici. Sono inoltre in corso varie analisi geologiche ad opera dei colleghi geologi dell’Università di Cagliari, coordinati dai professori Giovanni De Giudici e Gianluigi Pillola.

Grande importanza viene data alla comunicazione. Alle attività di studio e ricerca, infatti, sono state affiancate altre finalizzate alla divulgazione dei risultati e ad una maggiore conoscenza del dato scientifico attraverso una serie di iniziative online e offline: social network, scavo aperto al pubblico, seminari e attività con la comunità locale. Tutto ciò rientra nella cosiddetta “Terza Missione” dell’Università di Cagliari, la quale si pone come obiettivi quelli di favorire l’applicazione diretta, la valorizzazione e l’impiego della conoscenza per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della società.

Sabato 3 settembre, alle 11.00, nel sito geo speleo archeologico «Sa Marchesa» Ex miniera Sa Marchesa – Acquacadda – Nuxis, si terranno la conferenza stampa e l’inaugurazione delle attività.

Gli interventi previsti.

Saluti delle autorità regionali e provinciali;

– Romeo Ghilleri, sindaco di Nuxis;

– Giovanna Pietra, funzionario archeologo, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Cagliari e per le Province di Sud Sardegna e Oristano;

– Marco Giuman, Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università di Cagliari;

– Riccardo Cicilloni, Università di Cagliari, direttore scientifico dello scavo archeologico presso la Grotta di Acquacadda;

– Roberto Curreli, presidente Associazione Speleo-Club Nuxis;

– Marco Cabras, archeologo;

– Federico Porcedda, archeologo.

 

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Lavorano sul risanamento ambientale con tecnologie biologiche. Sposano innovazione e intuito su ambiti di forte impatto sociale: inquinamento marino e terrestre, discariche e siti minerari contaminati da metalli pesanti. Hanno in corso lavori di bonifica e consulenza in vari aree del Mediterraneo. I ricercatori dell’Università di Cagliari sono all’avanguardia in un settore particolarmente significativo. I gruppi guidati da Elena Tamburini (docente microbiologia generale, dipartimento Scienze biomediche) e da Alessandra Carucci (pro rettore Internazionalizzazione, dipartimento Ingegneria civile, ambientale e architettura) hanno colto nel segno: la giuria scientifica nominata dal settimanale Sette-Corriere della Sera, li ha inseriti nella best list in corsa per i “Sette Green Awards”, riconoscimento dedicato ai centri nazionali di eccellenza impegnati nell’innovazione sostenibile.

I gruppi delle professoresse Tamburini e Carucci – in collaborazione da tempo anche con altri ricercatori dell’ateneo di Cagliari coinvolti nel risanamento ambientale con tecnologie biologiche – operano impiegando microorganismi naturali: «Si tratta di batteri presenti nei luoghi contaminati, quindi senza modificazioni genetiche, a cui insegniamo a comportarsi in modo da modificare e rimuovere gli inquinanti. Un esempio? Il petrolio, gli scarti delle miniere. In sostanza, bonifichiamo idrocarburi e metalli pesanti dalle acque, in particolare dal mare, e dal suolo».

Il MapMed, finanziato con circa due milioni trecentomila euro da Enpi-CbcMed e seguito in tandem dagli staff Tamburini-Carucci, si occupa di gestione sostenibile dei porti turistici del Mediterraneo con riguardo agli inquinamenti da idrocarburi. Cagliari è ateneo capofila. Gli altri partner sono l’Università di Firenze, la Regione Sardegna (Agenzia distretto idrografico), l’Hellenic center for marine research di Creta (Grecia), gli atenei di Alessandria (Egitto) e Tunisi (Tunisia). Il BioLanClean – finanziato dall’Università di Cagliari nell’ambito di InnovaRe – è un altro progetto seguito dagli specialisti dell’ateneo del capoluogo apprezzato a livello internazionale. Finalizzato all’impiego di pura lana vergine di pecore sarde è teso allo sviluppo di prodotti in grado di assorbire e biodegradare gli idrocarburi in mare. Ha un budget di centomila euro e si attua in collaborazione con Edilana (Guspini).

Dal 2002 lo staff di Elena Tamburini studia i microorganismi. «Ma spesso li impieghiamo in sinergia con le piante in progetti regionali inerenti le aree minerarie dismesse nel Sulcis. Abbiamo collaborazioni proficue con i team di Gianluigi Bacchetta (direttore Orto botanico, dipartimento Vita e ambiente) e Giovanni De Giudici (dipartimento Scienze chimiche e geologiche». E non solo. I ricercatori si occupano anche di progetti inerenti problematiche di inquinamento da idrocarburi a mare: «Per la precisione, le contaminazioni derivanti da incidenti su piattaforme o petroliere, che hanno un grande clamore, non le seguiamo. Ma operiamo nelle contaminazioni – rimarca la professoressa Tamburini – che avvengono in maniera cronica e costante nei porti, nelle linee di traffico e sulle rotte marittime, nelle aree costiere dovute alle attività e ai movimenti delle imbarcazioni». Lo staff della docente ha all’attivo, tra l’altro, una consulenza scientifica con Ivi petrolifera di Cagliari. La società è impegnata nella bonifica biologica alla pineta di Torregrande (Oristano), area su cui insisteva una raffineria.

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Domani, giovedì 24 settembre, dalle 17.00 alle 23.00, la Cittadella universitaria di Monserrato – ss 554 – ospita la terza giornata della “Notte dei ricercatori”. L’evento prevede percorsi interdisciplinari e divulgativi con visite guidate ai laboratori di matematica, fisica, chimica, biologia e biomeccanica. Previsti giochi, seminari e incontri con il mondo dell’industria e del territorio, poster ed esperienze pratiche. Grazie a un accordo con Arst e assessorato regionale ai trasporti, quanti si recano in Cittadella per le iniziative universitarie possono viaggiare su MetroCagliari gratis. Voucher e info sul sito www.unica.it

I calciatori rossoblù Marco Storari, Federico Melchiorri e Roberto Colombo e una rappresentanza societaria prendono parte alla serata in Cittadella. Previsto un incontro con i cronisti e i partecipanti intorno alle 18.00 nell’aula magna “Alberto Boscolo”. Ma dalle 17.00 alle 23.00 si parte con le visite guidate ai laboratori ad alto contenuto tecnologico e scientifico di Matematica, Fisica, Chimica, Biologia e Biomeccanica. Laboratori di fisica (Carlo Maria Carbonaro, Riccardo Corpino, Viviana Fanti, Guido Mula, Andrea Mura, Francesco Quochi, Michele Saba): il pubblico può partecipare a diversi esperimenti: dalla meccanica all’elettromagnetismo, dalla fisica quantistica ai raggi X. Laboratori di matematica (Paola Piu, Renzo Caddeo, Gianluca Bande, Stefano Montaldo, Monica Musio): Do you play mathematics?”; Laboratori di chimica (Antonella Rossi): “Scoprire la chimica sperimentando: luce, colore, chimica”. “Bambini, insegnanti e genitori tra pianeti, stagioni e curve. Esperienze vissute di astronomia e matematica” (Maria Polo, Andrea Rinaldi, Monica Alberti e Sebastiana Lai). Spettacolo magia della chimica (Claudia Caltagirone e Alessandra Garau); visita alla collezione museale degli strumenti di Chimica (Davide Atzei); “Verso una chimica eco-sostenibile” (Andrea Porcheddu, Paola Meloni, Elisabetta Rombi, Andrea Salis, Enrico Sanjust, Angela Serpe, Giampietro Tronci, Alessio Farci, Giovanni De Giudici, Efisio Antonio Scanu); “Nanomedicina: ricerche, progetti, risultati” (Sergio Murgia, Anna Maria Fadda, Massimo Barbaro, Sergio Murgia, Chiara Sinico, M. Francesca Casula); “Il futuro in nanomedicina: video (Maura Monduzzi e Marco Piludu); “Biotecnologie e scienze alimentari” (Sofia Cosentino, Sebastiano Banni, Sofia Cosentino, Monica Deiana, Paolo Zucca); Esposizione e degustazione di prodotti di aziende isolane/Pro loco Monserrato. La sperimentazione pre-clinica su modelli animali” (Manolo Carta, Gaetano Di Chiara, Manolo Carta, Alessandra Concas, Alessandra Pani, Paola Fadda, M. Rosaria Melis, Andrea Perra); L’esplorazione del cervello: discussioni sulle Neuroscienze” (Marco Pistis, Claudia Sagheddu, Anna Lisa Muntoni, Sonia Aroni, Marta De Felice, Anna Rosa Carta, Maria Antonietta De Luca); La fisiologia del senso del gusto” (Iole Tomassini Barbarossa, Melania Melis, Patrizia Muroni, Giorgia Sollai, Roberto Crnjar); “Lo studio dell’uomo” (Marina Quartu, Maria Pina Serra, Valeria Sogos, Paola Caria, Mariella Nieddu, Raffaella Isola, Francesco Loy, Andrea Diana, Maria Alberta Lilliu, Michela Isola); Gare di “Matematica fami(g)liare” (Maria Polo); La matematica di tutti i giorni” (Lucio Cadeddu); Come prendere le decisioni “migliori”? Fatti aiutare dalla matematica e dall’informatica” (Massimo Di Francesco e Paola Zuddas).

LaNotte dei ricercatori 2015″ ha proposte fresche e accattivanti sulla filiera cultura-ricerca-innovazione. Quattro giornate di scienza, territorio e musica con i Siktikis e il Canto a Tenore di Orgosolo, filmati, degustazioni, visite guidate nei musei e nei laboratori, partecipazioni a esperimenti, gare di matematica, news su chimica, fisica e neuroscienze, conferenze e sport.

Storie di carbone

Domenica, nell’ambito della VII giornata nazionale sulle miniere, è in programma “Storie di carbone”, visita guidata alla miniera di Monte Sinni. Le visite saranno possibili dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 18.00.

Domani, sabato 30 maggio, intanto, l’aula magna dell’Ausi, nel palazzo Bellavista di Monteponi, a Iglesias, ospita la prima giornata del work shop internazionale sulla “Settima giornata nazionale sulle miniere”. L’evento è coordinato da Giovanni De Giudici (dipartimento Scienze chimiche e geologiche.

«L’università di Cagliari forma figure di alto profilo anche nell’ambito geologico, spendibili in ambito nazionale e internazionale oltreché locale. Noi – ha detto l’altro ieri il rettore Maria Del Zompo, aprendo la conferenza stampa di presentazione dell’evento – siamo pronti a fare la nostra parte. Le istituzioni e le imprese sanno di poter trovare nelle nostre attività indicazioni e studi specialistici che si concretizzano nella risoluzione e nell’attuazione pratica di percorsi di sviluppo». Il work shop prevede l’approfondimento su ricerche, studi e progetti dello staff specialistico dell’ateneo sull’impatto inerente la riqualificazione mineraria, i bio-rimedi e le connesse opportunità occupazionali in Sardegna. «Le bonifiche ambientali – ha spiegato il professor De Giudici – e la potenzialità delle imprese passano dalle competenze scientifiche della ricerca fino al trasferimento alle imprese. Un volano che genera innovazione e opzioni occupazionali. Il recupero della valle del Rio San Giorgio? Siamo al lavoro per supportare la Regione e collaboriamo in sinergia con gli enti interessati».

Alla conferenza stampa hanno preso parte il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, Giovanni De Giudici (ricercatore e PhD), gli esperti del servizio geologico statunitense Richard B. Wanty, Briant A. Kimball e Laurie S. Balistrieri, i docenti Rosa Cidu, Pierfranco Lattanzi e Antonio Funedda (dipartimento Scienze chimiche e geologiche). Ai lavori hanno assistito anche una decina tra assegnisti, collaboratori e dottorandi del dipartimento.

Al work shop (sabato dalle 8.30 alle 18.00, domenica visita alla valle del Rio San Giorgio, dalle 9.00) intervengono, tra gli altri, Alessandro Murgia (regione Sardegna), Anna Rosa Sprocati e Chiara Alisi (Enea), Karen Hdson-Edwards (London University), Katarzyna Turnau (Università di Cracovia). Sul tavolo il futuro dei 113 siti minerari dismessi nel Sulcis Iglesiente, 169 in tutta la Sardegna. Gli studi evidenziano oltre 65 milioni di tonnellate di residui minerari (71 a livello regionale), la contaminazione da metalli pesanti, un pesante dissesto idrogeologico determinato dall’attività mineraria.

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Sabato 30 maggio l’aula magna dell’Ausi, nel palazzo Bellavista di Monteponi, a Iglesias, ospita la prima giornata del work shop internazionale sulla “Settima giornata nazionale sulle miniere”. L’evento è coordinato da Giovanni De Giudici (dipartimento Scienze chimiche e geologiche.

«L’università di Cagliari forma figure di alto profilo anche nell’ambito geologico, spendibili in ambito nazionale e internazionale oltreché locale. Noi – ha detto il rettore Maria Del Zompo, aprendo la conferenza stampa di presentazione dell’evento – siamo pronti a fare la nostra parte. Le istituzioni e le imprese sanno di poter trovare nelle nostre attività indicazioni e studi specialistici che si concretizzano nella risoluzione e nell’attuazione pratica di percorsi di sviluppo». Il work shop prevede l’approfondimento su ricerche, studi e progetti dello staff specialistico dell’ateneo sull’impatto inerente la riqualificazione mineraria, i bio-rimedi e le connesse opportunità occupazionali in Sardegna. «Le bonifiche ambientali – ha spiegato il professor De Giudici – e la potenzialità delle imprese passano dalle competenze scientifiche della ricerca fino al trasferimento alle imprese. Un volano che genera innovazione e opzioni occupazionali. Il recupero della valle del Rio San Giorgio? Siamo al lavoro per supportare la Regione e collaboriamo in sinergia con gli enti interessati».

Alla conferenza stampa hanno preso parte il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, Giovanni De Giudici (ricercatore e PhD), gli esperti del servizio geologico statunitense Richard B. Wanty, Briant A. Kimball e Laurie S. Balistrieri, i docenti Rosa Cidu, Pierfranco Lattanzi e Antonio Funedda (dipartimento Scienze chimiche e geologiche). Ai lavori hanno assistito anche una decina tra assegnisti, collaboratori e dottorandi del dipartimento.

Al work shop (sabato dalle 8.30 alle 18.00, domenica visita alla valle del Rio San Giorgio, dalle 9.00) intervengono, tra gli altri, Alessandro Murgia (regione Sardegna), Anna Rosa Sprocati e Chiara Alisi (Enea), Karen Hdson-Edwards (London University), Katarzyna Turnau (Università di Cracovia). Sul tavolo il futuro dei 113 siti minerari dismessi nel Sulcis Iglesiente, 169 in tutta la Sardegna. Gli studi evidenziano oltre 65 milioni di tonnellate di residui minerari (71 a livello regionale), la contaminazione da metalli pesanti, un pesante dissesto idrogeologico determinato dall’attività mineraria.

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Mercoledì 27 maggio, alle 10.30, nell’aula magna del rettorato, in via Università 40, Cagliari , si terrà la conferenza stampa di presentazione della ”Settima giornata nazionale sulle miniere”. L’evento internazionale, coordinato da Giovanni De Giudici, si sviluppa dal 30 al 31 maggio e coinvolge enti e agenzie del settore, tra le altre, Parco Geominerario, Epa (Protezione ambientale), Ausi, Crs4, Enea, EuroGeoSurveys, Regione Sardegna.

Il work shop in programma da sabato 30 a domenica 31 maggio – aula magna Ausi, Monteponi – Iglesias, prevede l’approfondimento su ricerche, studi e progetti dello staff specialistico dell’ateneo di Cagliari sull’impatto inerente la riqualificazione mineraria, i bio-rimedi e le connesse opportunità occupazionali in Sardegna. Al centro dei lavori anche analisi del territorio ai fini della valutazione delle risorse naturali e della qualità dell’ambiente. I ricercatori – che collaborano stabilmente con il Servizio geologico degli Stati Uniti – dibattono anche sui rimedi dei siti inquinati e dell’importanza del trasferimento delle ricerche alle attività del tessuto produttivo. Prevista una visita nei siti della valle del rio San Giorgio (Iglesias) e Ingurtosu.

Sono 113 i siti minerari dismessi nel Sulcis Iglesiente, 169 in tutta la Sardegna. Gli studi evidenziano oltre 65 milioni di tonnellatte di residui minerari (71 a livello regionale), la contaminazione da metalli pesanti, un dissesto idrogeologico determinato dall’attività mineraria.

Alla conferenza stampa partecipano il pro rettore dell’Università di Cagliari, Francesco Mola, Giovanni De Giudici (ricercatore e PhD, dipartimento Scienze chimiche e geologiche, Cagliari) e gli esperti del servizio geologico statunitense Richard B. Wanty (Denver), Briant A. Kimball (West Valley City) e Laurie S. Balistrieri (Seattle).