Preti di Carbonia è il libro scritto da Vincenzo Panio, pubblicato da Carlo Delfino Editore, presentato qualche giorno fa nella chiesa di San Ponziano, a Carbonia. Sono sette i preti di cui parla Vincenzo Panio, che hanno dedicato alla comunità di Carbonia un impegno pastorale da indicare ad esempio: don Vito Sguotti, don Luigi Tarasco, don Giovanni Diaz, don Alfredo Tocco, don Egidio Vallebona, don Enrico Casolari e don Amilcare Gambella.
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Approfitto di questo spazio, per dedicare un pensiero ad un mio vecchio amico e compagno di scuola, che non c‘è più. Se n’è andato ieri, martedì 25 ottobre 2016, all’età di 56 anni.
Si chiamava Alberto Mei, era un ragazzo di via Quintino Sella, classe 1960, cresciuto all’ombra del campanile della chiesetta di Gesù Divino Operaio, ma più che la chiesa, frequentava il campetto di calcio ed il dopolavoro di Cacciapaglia, biliardo e biliardino erano le sue passioni.
Si potrebbe dire che nasceva ad handicap, come tanti, e come tanti, troppo giovane, ha incrociato qualcosa che gli ha segnato la vita.
Io ho avuto e lo dico oggi, a distanza di oltre quarant’anni, il piacere di conoscerlo quando era un ragazzino, avendo frequentato insieme la seconda e la terza media. Certo era per così dire, esuberante, era due anni ripetente e, a quell’età, era una differenza che si sentiva e lui la faceva pesare, spesso manifestava verso i più piccoli in quello che oggi chiamano “bullismo”, ma niente di veramente eccessivo.
In fondo era divertente, malgrado i problemi che si portava dietro, sempre pronto alla battuta, amava tutte le cose che amavano i suoi coetanei, divertirsi, era più alto della media, piaceva alle ragazze, giocava anche bene al calcio.
Con noi, in quella classe, trovò un ambiente ideale, si studiava in gruppi, spesso il pomeriggio continuavamo gli studi a casa mia e si comportava bene, non doveva dimostrare di essere “il più forte“. Riuscì a conseguire la licenza media e si iscrisse alle scuole professionali, ma quell’esperienza durò poco.
Intraprese un cammino insidioso e, poco più che ventenne ì, divenne un altro. Qualcosa nella testa, per poi intaccare il fisico, si spense. Con il tempo riacquistò un equilibrio, senza più eccessi lesivi per le persone, aveva la lucidità minima per poterci almeno dialogare.
Per oltre trent’anni ha frequentato la casa di accoglienza creata da Don Giovanni Diaz, a Medadeddu, dove risiedeva ed ha percorso le strade della città. Era conosciuto, magrissimo, ingobbito, per tanti inquietante, era normale per chi non lo conosceva veramente, averne anche timore.
Sembrava incredibile che ci fosse ancora, quando sembrava prossimo alla fine, riusciva a recuperare e a continuare a trascinare la sua esistenza. Una tempra fortissima, nessuno di quanti della sua generazione hanno avuto lo stesso percorso esistenziale, è arrivato alla sua età, aveva un attaccamento alla vita, malgrado tutto, straordinario.
Lo incontravo volentieri, si avvicinava sempre, offrirgli un caffè era doveroso, ricordava i tempi della scuola, forse gli unici veramente felici della sua vita, mi ricordava sempre quando mi regalò un paio di scarpe da calcio, perché era un generoso, donava spesso agli altri il poco che aveva.
Ci sarà sicuramente chi non condividerà questo mio pensiero, ma io non sono un giudice e credo che gli errori che ha commesso li abbia abbondantemente pagati… e con gli interessi.
L’ultima volta che in lontananza l’ho intravisto, è stato lunedì scorso, la sua inconfondibile sagoma, un mucchio di ossa, tenute insieme da pelle e vestiti, affrontava la salita all’altezza della Biblioteca di viale Arsia ed ho fatto una considerazione: Berto non si arrende!
Antonello Pirotto
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Il sagrato della chiesa è gremito… mancano ancora 20 minuti..Uno schermo e due casse sistemate all’ultimo minuto ci permetteranno di essere più vicini a don Alfredo Tocco e a tutti i sacerdoti che intorno all’altare sono arrivati a rendergli omaggio.
Le preghiere si levano alte in una giornata di sole, i canti riecheggiano nell’aria, volano e accompagnano la sua anima…
Le persone non si contano… donne, uomini, bambini, sono venuti tutti a dargli ancora un saluto, a poggiare un fiore sulla sua bara… c’è chi si commuove, chi ascolta rapito la predica, chi scatta qualche foto ricordo, chi sottovoce racconta qualche aneddoto… comunque tutti lì per lui!
Come la funzione termina, esce dalla chiesa uno stuolo di preti…
Ecco, ora tutto è pronto: il corteo si muove a piedi dietro l’auto funebre… erano anni che non accadeva in città, da che io ricordi era successo qualcosa di simile per il seppellimento di don Giovanni Diaz, il 7 maggio 2010.
Al cimitero arrivano in assoluto silenzio… tutti lo accompagnano per l’ultimo rito: la tumulazione…
Dopo la benedizione della salma, gli operai iniziano a “tirare su quel muretto”, che per sempre ci separerà dal corpo di don Alfredo, ma la sua anima è già nel cielo, abbracciata dai canti degli scout che tanto ha amato in vita e che per sempre proteggerà dall’alto.
Qualche fiore sulla bara, mentre il soave canto dell’Ave Maria in sardo si unisce al cinguettio degli uccelli.
Alla posa dell’ultimo mattone, mentre il rumore delle cazzuole interrompe il silenzio, una signora ad alta voce esclama: «Ecco ancora un solo mattone… Don Alfredo prega per noi!»
Pochi intimi si trattengono sino all’ultimo, sono già le 13.32.
Mi piace pensare che don Tocco, non sarà solo l’“Angelo Custode” degli scout, ma lo sarà per noi tutti che tanto in vita lo abbiamo ascoltato… traendo da lui la forza e l’insegnamento per “andare lontano… incontro a Gesù”.
Voglio però concludere il pezzo con le parole di Rossana Lilliu: «Don Tocco, nella mia vita iniziasti con l’essere il mio professore alle medie, poi continuasti con l’accompagnarmi nel sacramento della cresima, del matrimonio e delle nozze d’argento. Tu, sempre pronto ad ascoltarmi e consigliarmi al meglio ogni volta che correvo da te: mio padre spirituale. Questi giorni, da quando ho sentito la notizia, il mio cuore è triste, mi manca tanto una grandissima persona… mi manchi tu!»
Ancora una cosa importante…
Prima di andare al cimitero ad accogliere il corteo, per fermare, con la macchina fotografica, un ricordo nella memoria di tutti, ho pensato di entrare in chiesa… solo un piccolo gruppetto di persone intorno al suo splendido “mezzo busto” e sul leggio un’agenda… tante parole, ringraziamenti, sono i pensieri della gente comune… quella che don Alfredo Tocco amava tanto…
Vi lascio con le parole di Gianluca Muscas… tratte dall’agenda che rimarrà a disposizione di tutti in chiesa… nella chiesa di Cristo Re, dove ognuno potrà recarsi a scrivere un pensiero… un piccolo pensiero dedicato ad un “Grande Padre”:
«Ciao carissimo don Tocco, ora anche tu appartieni alla splendente luce divina. In tutto il tuo splendore. Riposa in pace.»
Ciao Don Alfredo
Nadia Pische