27 December, 2024
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Hanno giurato oggi nell’Aula di via Roma, due nuovi consiglieri regionali: Valerio Meloni (Pd) e Gian Filippo Sechi (Udc). La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proceduto alla surroga del consigliere dell’Udc Giuseppino Pinna, recentemente deceduto. Al suo posto è subentrato il primo dei non eletti Gian Filippo Sechi. Successivamente l’Assemblea ha esaminato le dimissioni del consigliere del Pd Salvatore Demontis. Le sue dimissioni sono state accolte con votazione a scrutinio segreto, nella quale si sono espressi a favore 25 consiglieri, 20 hanno votato contro e 3 sono stati gli astenuti, i consiglieri Christian Solinas del Psd’az, Paolo Dessì del Misto e Alessandro Unali del Pds. Al termine dello scrutinio il presidente Gianfranco Ganau ha sospeso la seduta per convocare la Giunta per le elezioni che dovrà indicare il sostituto di Salvatore Demontis.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha dato lettura della delibera della Giunta per le elezioni cui è stato indicato Valerio Meloni come subentrante.

Conclusi gli adempimenti legati alla composizione dell’Assemblea,il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il disegno di legge n. 483 (disposizioni urgenti in materia di elezioni dei presidenti delle Province e dei Consigli provinciali).

Poco dopo, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha espresso la sua difficoltà a stare in Aula, «come tanti altri consiglieri impegnati in campagna elettorale», senza la presenza dell’assessore dell’Agricoltura «che deve riferire all’Aula la situazione dell’Aras, il mancato trasferimento dei fondi a Laore, e le difficoltà dei lavoratori Apa 7 dei quali, in queste ore, hanno ricevuto lettere di licenziamento, fatto di inaudita gravità». Su questi temi, ha sostenuto, «c’è la sensibilità dei colleghi di tutti gli schieramenti per cui il Consiglio deve occuparsene con urgenza e dare risposte chiare». Chiedo quindi, ha concluso, «un incontro dell’assessore con i lavoratori, anche dopo i lavori del Consiglio».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato che «sui problemi di Aras il Consiglio ha lungamente dibattuto e c’è anche una proposta di legge del Pd sulla stabilizzazione, per cui nostro orientamento è da sempre favorevole come abbiamo ribadito anche recentemente in sede di conferenza dei capigruppo». Stiamo parlando, ha aggiunto Cocco, «di un patrimonio professionale notevole della Regione che opera in tutti i territori della Sardegna, i cui costi sono sostenuti da fondi regionali così come per l’Apa; il problema riguarda la definizione delle procedure, in tempi molto rapidi, tenendo conto delle novità normative nel frattempo intervenute anche a livello nazionale».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha ricordato che, sulla vicenda, «ci sono percorsi avviati ma non conclusi da troppo tempo; ora occorre accelerare nel rispetto della volontà di tutto il Consiglio perché non si tratta di argomenti da campagna elettorale ma di problemi seri che riguardano la comunità regionale».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato che «è il momento di mettere a regime quei lavoratori che hanno fornito alla Regione un servizio fondamentale per la tenuta del sistema agricolo sardo; ne parliamo da molte legislature senza risultati ed è giunto il momento di decidere, senza dimenticare la riforma complessiva degli enti regionali agricoli che ad oggi producono solo burocrazia».

La consigliera Annamaria Busia (Misto) ha ricordato che, oltre alla legge che va applicata, «vi sono comportamenti adottati in senso positivo in altre situazione uguali e simili, come per esempio i lavoratori del San Giovanni Battista di Ploaghe, questi lavoratori sono retribuiti quindi l’intervento è a costo zero per la Regione».

Il presidente della commissione Agricoltura Luigi Lotto (Pd) ha manifestato il suo  dispiacere nel vedere il Consiglio regionale continuare una discussione «a 9 anni dall’applicazione della legge che prevedeva la stabilizzazione di questi lavoratori all’interno di Laore; non è giusto, insomma, che un problema del genere si lasci morire nella disattenzione di ben due esecutivi, a questo punto se la legge non va bene si cambi, altrimenti la si applichi, in modo che ognuno si assuma le proprie responsabilità».

Per il Pds il consigliere Piermario Manca ha condiviso la richiesta di un confronto con l’assessore dell’Agricoltura in Aula, ricordando che Consiglio ha fatto grandi sforzi per approvare il bilancio in tempi regolari mentre poi, da 2 mesi, i lavoratori non ricevono lo stipendio». L’Unione europea, ha proseguito, «ha cambiato alcune normative sugli alberi genealogici e può essere una buona occasione per decentrare tutte le competenze in Sardegna».

Il neo consigliere Valerio Meloni ha dichiarato che «l’ampio consenso sui problemi dei lavoratori Aras ed Apa, manifestato in numerose occasioni, riguarda in realtà un percorso (attraverso interlocuzioni con associazioni di categoria e lavoratori) per la ricerca delle migliori soluzioni». In altre parole, a giudizio di Valerio Meloni, «la volontà comune c’è ma occorre stare dentro il tetto delle assunzioni imposto dal Governo nazionale».

Giovanni Satta, del gruppo Misto, si è detto «allibito perché su questo argomento non c’è niente di politico, Pietro Pittalis ha parlato di 7 lettere di licenziamento e vorremmo che fosse data una risposta a questi lavoratori che, come tanti altri, hanno operato al servizio della Regione per decine di anni: la Regione è in ritardo, anche rispetto lle tendenze nazionali di riforma e non c’è dubbio che gli assessori Raffaele Paci e Pierluigi Caria debbano dare risposte chiare».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha criticato in modo forte la «rincorsa ai licenziamenti fino a portare in Aula in modo inaccettabile il dibattito; è necessaria la presenza del’assessore e c’è anche una nostra mozione sulla quale non torniamo indietro e riguarda la mancata disponibilità di fondi presso Laore». La cosa più grave, secondo Congiu, «è che i licenziamenti vengono pensati altrove e questo mi fa rabbrividire, pur essendo la Regione una sorta di socio di maggioranza». «Oggi – ha concluso Gianfranco Congiu – il quadro legislativo consente di accentrare in Sardegna queste competenze e io sono stufo di subirle».

A nome della Giunta il vice presidente Raffaele Paci, dopo aver annunciato la disponibilità dell’assessore Caria al confronto in Aula, ha annunciato che «i pagamenti destinati a Laore per il pagamento degli stipendi ai lavoratori sono stati formalizzati il 13 febbraio scorso, per cui gli stipendi arriveranno con sollecitudine, fermo restando che i tempi tecnici del dopo finanziaria sono quelli che sono». «Per il resto – ha aggiunto Raffaele Paci – si sta lavorando ad una riforma complessiva di unificazione di Ara ed Apa nel cui ambito sarà affrontato il problema delle stabilizzazioni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ribadito di non aver detto niente sul merito delle questioni insistendo però sulla richiesta di confronto con l’assessore perché, ha nuovamente sottolineato, «in ballo ci sono 350 posti in organico che non vorrei fossero già assegnati in altri settori, a parte il fatto che commissari gestiscono la situazione da Roma mentre qui i licenziamenti intanto vanno avanti».

Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che gli uffici stanno verificando la disponibilità dell’assessore Pierluigi Caria a partecipare ai lavori dell’Aula.

Poco dopo il Consiglio ha cominciato l’esame del disegno di legge 483 sulle elezioni delle Province e dei Consiglio provinciali, sulla base dell’art. 102 del regolamento e di un accordo unitario dei capigruppo.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha brevemente riassunto i termini della questione ricordando che, rispetto alla prima scadenza del 31 dicembre 2017, «si è registrato il ricorso di alcuni Sindaci i quali, di fronte alla scadenza, hanno sostenuto che non avrebbero potuto partecipare e quindi essere rappresentanti; per questo spostare termine è quanto mai opportuno, magari prolungando la scadenza di 45-120 giorni». Per il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu è condivisibile la proposta all’attenzione del Consiglio «che rende giustizia e riporta la democrazia nel sistema Province che era venuta meno con lunghi commissariamenti». Abbiamo contrastato la scadenza del 31 dicembre, ha affermato, «a favore di una norma sulla rappresentanza che di fatto reinserisce il 50% dei Comuni sardi; siamo poi disponibili ad individuare di comune accordo un ulteriore allungamento del termine».

Il presidente della commissione Autonomia Francesco Agus (Campo progressista) ha osservato che «è preferibile arrivare ad un accordo con tutti i Comuni per prolungare il termine; è vero poi che questo è un piccolo intervento su legge riforma che non deve far dimenticare la necessità di riprenderla in mano, soprattutto perché è una legge modellata sulla Delrio e sul referendum costituzionale ma le cose poi sono andate diversamente e bisogna prenderne atto con nuovi contenuti e nuove risorse».

Per il Pds il consigliere Roberto Desini ha parlato di «piccoli accorgimenti giusti per togliere le Province dalla mano dei burocrati ma è opportuno che, da qui a giugno, ci si metta al lavoro per rivedere il sistema regionale delle Province e la riforma del 2016, ormai completamente superata ma formalmente in vigore e rilevante anche dal punto di vista finanziario, perché costringe la Regione a forti interventi finanziari per consentire agli enti intermedi di chiudere i bilancio». Sono contro le elezioni di secondo livello, ha aggiunto, «perché sono una grande ipocrisia mentre tutti sanno che un Sindaco fare bene nel suo Comune e contemporaneamente nell’esecutivo provinciale».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha espresso la posizione favorevole del suo gruppo per uno spostamento dei termini ma, ha avvertito, «senza andare troppo in là».

L’assessore Cristiano Erriu si è detto favorevole alla proposta di rinvio delle elezioni ma ha suggerito un differimento della data. «C’è la necessità di alcuni adempimenti organizzativi. Sarebbe meglio fissare le elezioni dopo il 45° giorno dal voto per il rinnovo dei consigli comunali stabilendo come termine ultimo il 15 ottobre 2018.

Luca Pizzuto (Art. 1 – Mdp) ha annunciato il suo voto favorevole al provvedimento ma, allo stesso tempo, ha invocato una modifica della legge di riordino degli enti locali. «L’assetto delle province deve essere rivisto alla luce dell’esito del referendum sulle province e delle indicazioni dell’Unione Europea che ha sottolineato la necessità di scegliere gli organi rappresentativi attraverso elezioni dirette e non di secondo livello. Oggi noi votiamo la proroga ma chiediamo di rimettere in discussione la legge. Le province non stanno funzionando».

La consigliere di Forza Italia Alessandra Zedda ha invece annunciato la sua decisione di uscire dall’Aula e di non partecipare al voto.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo mette in votazione il passaggio agli articoli. Il Consiglio ha approvato in rapida successione gli articoli 1” Modifiche all’articolo 26 della legge regionale n. 2 del 2016 (presidente della provincia)” e 2 “Modifiche all’articolo 27 della legge regionale n. 2 del 2016 (Consiglio provinciale). Via libera anche all’emendamento orale proposto dall’assessore Erriu con il quale si stabilisce che la data delle elezioni dei nuovi consigli provinciali sarà fissata a partire dal 45° giorno dalla elezione dei consigli comunali e non oltre il 15 ottobre 2018.

Successivamente sono stati approvati anche gli articoli 3 “Norma finanziaria” e 4 “Entrata in vigore”. Si è poi passati alla votazione del testo finale della legge che è stato approvato all’unanimità (46 favorevoli su 46 votanti).

Ha quindi chiesto la parola il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, per sollecitare ancora una volta la presenza in aula dell’assessore all’agricoltura Pierluigi Caria.

All’esponente della minoranza ha risposto il presidente Gianfranco Ganau: «L’assessore Caria si trova fuori Cagliari, gli uffici stanno contattando la sua segreteria per verificare la disponibilità ad essere presente in Aula prima della conclusione dei lavori».

Il Consiglio è quindi passato all’esame della proposta di legge n. 482 “Disposizioni varie in materia sanitaria”.

Pietro Cocco, capogruppo del Pd e primo firmatario del provvedimento, ha spiegato gli obiettivi della proposta. «Interveniamo sulla sanità convenzionata che costituisce il perno della riforma delle cure primarie. Questa proposta mette ordine sul tema delle indennità da corrispondere ai medici del 118 e di continuità assistenziale. Il comma 3 dell’art. 1 ha lo scopo di adeguare gli stanziamenti destinati al finanziamento delle indennità aggiuntive della continuità assistenziale che, nei precedenti accordi integrativi sono stati fortemente sottodimensionati».

Pietro Cocco ha quindi annunciato la presentazione di un emendamento, firmato da tutti i capigruppo, che interviene sulle aziende ospedaliere e l’Ats per garantire il funzionamento dei servizi.

Augusto Cherchi (Pds)  pur riconoscendo l’urgenza di sanare una situazione sul fonte delle indennità dei medici in continuità assistenziale ha posto un problema per il futuro. «Cosa succederà da dicembre in poi? Questa legge sana una situazione pregressa. Il rischio è di pagare le prestazioni solo se effettivamente svolte. Verrà pagato solo l’atto di salire in ambulanza. Così si sminuisce il lavoro dei medici».

Per Marco Tedde (Fi) la sanità sarda attraversa un momento molto difficile. «Mancano i farmaci, gli strumenti per le sale operatorie, l’acqua calda nel reparto di neurochirurgia a Sassari. E’ un disastro totale. Da novembre dello scorso anno ci sono problemi anche nella sanità convenzionata che è un perno del sistema. Da allora l’Ats ha comunicato ai medici di base e di guardia medica la sospensione delle loro indennità. Oggi si cerca di fare una sorta di condono intervenendo sull’autonomia privata con una legge. Il problema va risolto ma con gli strumenti giusti. Intervenire con una legge su un contratto collettivo non è possibile. La Regione Sardegna non ha queste competenze».

Sulla stessa lunghezza d’onda Edoardo Tocco (Forza Italia). «La sanità convenzionata ha un ruolo importante, in alcuni casi sta implodendo per una problematica di sistema – ha detto Tocco – la riforma ha creato un distacco completo dai territori. Perché si va avanti con gli atti aziendali senza attendere la risposta del Mef? E’ vero che si vogliono tagliare le guardie armate nelle guardie mediche?».

Critico anche l’intervento di Giorgio Oppi (Udc): «Sarebbe stato opportuno andare in Commissione prima di portare la legge in aula – ha detto Oppi – i problemi della sanità sono sotto gli occhi di tutti, da dicembre la situazione peggiorerà. Sul Mater Olbia, volete dire qualcosa? A oggi non esiste nessuna deroga, è solo un “pour parler”. Dire che si partirà a giugno è una buffonata».

Ha quindi preso la parola per la replica l’assessore alla sanità Luigi Arru: «Stiamo cercando di porre rimedio a una situazione partita nel 2017 che riguarda sia il contratto collettivo nazionale che l’integrativo regionale. La delibera vuole dare un’interpretazione corretta su ambedue. Le regioni sono state sollecitate a farlo. Riteniamo strategico il ruolo dei medici di continuità e del 118 nell’ottica dell’integrazione dei servizi territoriali e di quelli ospedalieri». L’assessore ha poi indicato gli obiettivi dell’azione della Giunta: «Vogliamo impegnare e valorizzare i giovani medici anche nelle forme contrattuali, si vuole fare ragionamento con i sindacati per valorizzare le guardie mediche nella Case delle salute. Ci interessa cambiare la modalità di fare medicina. Il disegno di legge ci permette di dare un’interpretazione alla norma nazionale. La delibera consente di chiarire molti punti e di tranquillizzare operatori che svolgono ruolo importante».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che ha ottenuto il via libera dall’Aula.

Successivamente sono stati approvati gli articoli 1 “Disposizioni in materia di sanità convenzionata” e 2 “Norma finanziaria” e i relativi emendamenti.

Il testo finale è stato approvato con 30 voti a favore su 30 votanti. 16 gli astenuti

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato conclusa la seduta annunciando che l’assessore all’agricoltura Pierluigi Caria parteciperà alla Conferenza dei capigruppo convocata per le 13.30.

Il Consiglio si riunirà il prossimo 26 febbraio alle 10.30, in seduta solenne, per le celebrazioni del 70° anniversario dell’approvazione dello Statuto speciale alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella. 

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La commissione regionale Trasporti presieduta da Antonio Solinas ha approvato, con l’astensione dell’opposizione, il Dl n. 475 sulla continuità territoriale marittima fra Sardegna e Corsica. Relatori del provvedimento che domani sarà esaminato dal Consiglio saranno il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, per la maggioranza, e Giovanni Satta Psd’Az-La Base) per l’opposizione.

Nel dibattito che ha preceduto il voto sulla legge numerosi consiglieri regionali (Pierfranco Zanchetta di Cps, Antonello Peru di Forza Italia e Giovanni Satta per il gruppo Psd’Az-La Base) hanno richiamato l’attenzione dell’assessore dei Trasporti Carlo Careddu, presente alla seduta, su alcuni punti che dovranno caratterizzare la nuova gara di affidamento del servizio: tipologia della flotta impiegata, miglioramento delle condizioni di sicurezza nella navigazione, politica tariffaria con particolare riferimento ai residenti sardi, riassorbimento di una quota dei lavoratori ex Saremar che il prossimo 30 aprile resteranno senza la protezione sociale della “Naspi”.

Nella risposta l’assessore dei Trasporti Carlo Careddu ha condiviso le finalità delle indicazioni dei commissari, pur sottolineando la difficoltà di inserire nella legge passaggi eccessivamente rigidi sui diversi punti. Su questi contenuti, ha aggiunto, si potrà lavorare in sede di predisposizione del bando.

Successivamente, rispondendo ad una domanda del consigliere di Forza Italia Antonello Peru, l’assessore Careddu ha annunciato che nei prossimo giorni sarà prorogata la continuità territoriale aerea in scadenza per il prossimo 9 giugno, in modo da consentire l’apertura delle prenotazioni fino ad ottobre.

Per quanto riguarda il nuovo regime delle continuità aerea, l’assessore ha affermato che entro il mese di febbraio si concluderà il negoziato in corso fra Regione, Governo ed Unione europea. Un negoziato difficile (l’ultima riunione si è svolta a Palazzo Chigi il 22 dicembre scorso), ha ricordato Careddu, «che ruota attorno alla definizione dei cosiddetti servizi minimi, che cioè secondo le regole della Ue garantiscono la mobilità senza sconfinare nel campo degli aiuti di Stato; noi riteniamo che, nel nostro caso, debba essere considerato prioritariamente che rispetto alla penisola non abbiamo alternative di trasporto in grado di rispondere a normali tipologie di domanda (salute, formazione, studio, lavoro ed altre)».

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87,5 milioni di euro in tre anni per creare 3.000 nuovi posti di lavoro e arginare il fenomeno dello spopolamento delle zone interne. E’ l’obiettivo della proposta di legge presentata in Consiglio regionale dal gruppo Psd’Az-La Base e sottoscritta anche dal consigliere dei Rossomori Emilio Usula.

L’iniziativa, presentata questa mattina alla stampa, nasce dalla bocciatura della Corte Costituzionale del ricorso presentato dalla Regione sarda contro la legge di stabilità. «Quella sentenza dice che anche la Sardegna, come tutte le altre regioni italiane, ha l’obbligo di concorrere al risanamento della finanza pubblica ma, allo stesso tempo, lascia alla nostra Regione uno spazio di manovra importante sul fronte della gestione delle entrate proprie – ha spiegato il capogruppo del Psd’Az e primo firmatario della proposta di legge Angelo Carta – la nostra idea è quella di utilizzare le disposizioni del decreto legislativo n. 114/2016 per introdurre agevolazioni ed incentivi alle imprese sarde da utilizzare in compensazione. In questo modo potrebbero essere abbattute in automatico le tasse (Iva, Irpef, Ires e contributi Inps) dovute dalle nostre aziende all’erario».

«Si parla tanto di misure contro lo spopolamento ma in concreto non si fa nulla – ha aggiunto il consigliere del gruppo Psd’Az-La Base Giovanni Satta – questa è una proposta di buon senso che potrebbe consentire di invertire la rotta nei rapporti con lo Stato. Nell’ultima finanziaria sono stati stanziati 12 milioni di euro per le “marchette”, soldi che non avranno nessun effetto benefico per il tessuto economico e sociale dell’Isola. La nostra proposta invece punta a creare posti di lavoro, a rivitalizzare l’economia delle zone interne e dell’intera Sardegna».

Nel dettaglio, la proposta del gruppo Psd’Az-La Base prevede un contributo annuo massimo di 12mila euro per azienda ed una durata di 20 anni. Tra le agevolazioni previste, la riduzione fino al 50% delle aliquote Iva, Irpef e Ires e del 60% dei contributi Inps. Chi vorrà ottenere gli incentivi dovrà però impegnarsi ad assumere persone disoccupate da almeno sei mesi o di trasformare i contratti a tempo in contratti full time. «Individuiamo quattro settori di intervento – ha aggiunto Angelo Carta – il turismo, l’artigianato, il commercio e i servizi. La norma prevede inoltre una procedura agile per la presentazione delle domande: basterà un’autocertificazione da parte delle aziende».

La gestione della partita sarà invece in capo all’assessorato della Programmazione che dovrà costituire un’Unità di progetto per la redazione delle graduatorie, il controllo delle domande e, con il supporto dell’Agenzia sarda delle entrate, il monitoraggio della spendita delle risorse. La dotazione finanziaria prevista per il triennio è di 87,5 milioni di euro così suddivisi: 21,578.400 per il 2018, 29,214 per il 2019 e 36,851 per il 2020.

«E’ una proposta di buonsenso, senza controindicazioni, compatibile con gli obiettivi del piano LavoRas – ha concluso Carta – ci auguriamo che la Giunta la faccia propria. Sarebbe una ottima risposta per arginare la crisi occupazionale e contrastare il crescente fenomeno dello spopolamento delle zone interne.»

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Il Consiglio regionale ha eletto il nuovo segretario dell’ufficio di presidenza e designato la terna di nomi per la costituzione del Comitato di indirizzo della Fondazione di Sardegna.

Il nuovo segretario dell’ufficio di presidenza è Giovanni Satta, in rappresentanza del gruppo consiliare Psd’Az-La Base, eletto con 24 voti su 49 votanti.

Per la designazione di una terna di nomi per la costituzione del comitato di indirizzo della Fondazione di Sardegna, dopo la chiamata nominale dei consiglieri, le operazioni di voto e lo spoglio, il presidente Ganau ha comunicato lo scrutinio per l’indicazione della terna: Giulio Steri (32), Antonello Cabras (31) e Gian Giacomo Pisotti (16).

Il Consiglio regionale ha poi affrontato il disegno di legge 473, che detta disposizioni urgenti di modifica alla legge regionale 2 del 2016, ossia la legge di riordino del sistema degli enti locali. Il disegno di legge è stato proposto dall’assessore Cristiano Erriu.

Per primo ha preso la parola l’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, che ha detto: «E’ grazie anche nostra disponibilità e al nostro senso di responsabilità che questo disegno di legge trova ingresso con urgenza nel nostro parlamento, visti i riflessi che il provvedimento avrà nel sistema degli enti locali. Ma il dibattito della Giunta e della maggioranza rischia di passare nel silenzio generalizzato e ne parlano solo i giornali, non il Consiglio regionale. C’è il leader di una forza politica di maggioranza che parla sui media e dà la cifra dello stato di salute di questa maggioranza. Sentire il presidente Francesco Pigliaru che propone piani e provvedimenti e annuncia una Sardegna che non esiste, che è solo scritta nei libri che usano all’Università non è accettabile. Va portata alla luce del sole la crisi politica in atto: fuori da questo palazzo c’è un mondo che non ne può più. Voteremo questo provvedimento perché si tratta di norme nazionali che vanno inserite in legge e perché in tutti questi anni abbiamo dimostrato il nostro senso di responsabilità ma il vostro modo di fare è sempre lo stesso: tutto è straordinario, tutto avviene all’ultimo».

Per il Pd ha preso la parola il capogruppo, l’on. Pietro Cocco, che ha detto: «Io starei all’esame della norme all’ordine del giorno e alle disposizioni normative in materia di associazioni dei Comuni. L’altra norma consentirà ai dottori commercialisti di essere inseriti nell’elenco regionale dei revisori. L’ultima norma riguarda lo sblocco del personale nella città metropolitana e nelle province. Ringrazio comunque l’opposizione per la disponibilità offerta nel portare in Aula rapidamente questo disegno di legge».

Anche l’assessore Cristiano Erriu ha ringraziato il Consiglio per la disponibilità a un esame celere e ha illustrato le norme oggetto del provvedimento, che riguardano appunto i dottori commercialisti, il piano di riordino degli ambiti ottimali dei comuni ai fini del Plus e l’adeguamento alla Finanziaria dello Stato che di recente ha sbloccato il turn over per le assunzioni negli enti locali.

Su proposta del presidente Gianfranco Ganau il Consiglio regionale ha votato il passaggio agli articoli e poi l’articolo 1, 2.

Sull’articolo 3 l’assessore Cristiano Erriu ha presentato un emendamento orale per definire cosa si intende per «il personale andato in pensione nel triennio precedente» e definire dunque quanto nuovo personale può essere assunto in parziale sostituzione. «Non può essere conteggiato il personale che dalla provincia è transitato in Regione nel triennio ai sensi dell’articolo 70 comma 1 della legge regionale 2 del 2016», ha detto l’esponente della Giunta.

L’Aula ha approvato l’articolo 3 così emendato  e poi l’articolo 4, che prevede che non siano introdotti nuovi oneri finanziari per l’attuazione della legge. Il testo finale del provvedimento è stata poi approvato all’unanimità.

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Il Consiglio regionale ha approvato il bilancio di previsione delle entrate e delle spese del Consiglio. 

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con le dichiarazioni di voto finali sulla manovra finanziaria.

Prima degli interventi dei consiglieri il relatore del provvedimento Franco Sabatini (Pd) ha sollecitato in base all’art.89 del Regolamento alcune modifiche a due emendamenti approvati in precedenza, riguardanti le procedure dei Resi (reddito di inclusione sociale) e la scadenza dei corsi destinati alle guide turistiche. Le proposte di modifica sono state accolte.

Aprendo la serie delle dichiarazioni di voto, il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda), favorevole, ha parlato di «un bilancio appesantito per il 98% dalle spese correnti, mentre il resto è stato lasciato ad iniziative di singoli consiglieri, ad eccezione delle misure del Piano lavoro che ha una dotazione finanziaria pari al doppio di quanto destinato a pastori». Ma più che alla quantità delle risorse, ha suggerito Anedda, «è necessario rivolgere molta attenzione all’utilizzo corretto delle risorse perché nel sistema regionale ci sono ancora sprechi ed inefficienze, solo in questo modo si libereranno risorse vere per sviluppo e lavoro».

Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia, ha sostenuto che quella in esame «non è certo la nostra finanziaria purtroppo lacunosa in settori molto importanti per la Sardegna come trasporti, risorse idriche e programmazione territoriale». Forse, ha proseguito, «gli unici interventi positivi sono quelli sul lavoro perché voluti dal Consiglio; per il resto abbiamo una sanità vicina al collasso nel silenzio della maggioranza e della Giunta mentre proliferano le nuove strutture che determineranno molto probabilmente altri 150 milioni di euro di costi aggiuntivi per tacere dei soldi spesi per appetiti personali di consiglieri o amici».

Roberto Deriu, vice capogruppo del Pd, ha detto di non capire perché la manovra non possa appartenere «anche all’opposizione che ne ha condiviso e votato molte parti; nel documento, a nostro giudizio, c’è finalmente la risposta a problemi antichi dell’Isola, a partire dagli studenti poveri ma meritevoli che potranno accedere agli studi universitari, mentre durante la giunta Cappellacci la metà degli idonei è rimasta fuori; ora da 2 anni tutti i beneficiari hanno le borse di studio e per l’anno prossimo ci saranno 1000 borse di studio in più, risultato eccezionale merito di tutto il Consiglio».

Emilio Usula (Misto-Rossomori), contrario, ha affermato che avrebbe preferito avere qualche dubbio a fronte di un giudizio sulla manovra totalmente negativo a parte i tempi di approvazione. Il problema, ha affermato, «è che comunque gli interventi saranno molto limitati su povertà estreme e famiglie ai margini della vita sociale, lavoro e disoccupazione ancora troppo alte per giovani e donne con molti ragazzi costretti in un quadro in cui è ancora altissimo l’ed abbandono scolastico». Sarebbe stato meglio, ha concluso, «ascoltare di più la Sardegna per capire la realtà e rendersi conto che la Regione è in condizioni drammatiche, il divario con la penisola resta preoccupante e lo stesso piano lavoro è una polverizzazione di misure senza strategia».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha sostenuto che «questa finanziaria è la migliore possibile in questo momento difficile e si danno finalmente alcune risposte concrete nonostante l’atteggiamento negativo dello Stato sugli accantonamenti che grida ancora vendetta con la risposta inaccettabile di appena 15 milioni». Credo molto al progetto LavoRas, ha aggiunto, «che ha visto aumentare le risorse ed auspico che una regia efficiente garantisca la spesa dei fondi disponibili con la massima celerità».

Per Forza Italia Edoardo Tocco ha messo in evidenza che «si tratta di una finanziaria che lascia una profonda amarezza perché manca di una prospettiva convincente ed è piena di contraddizioni come quella dell’assessore che vuole impiegare i fondi per il lavoro in attività di integrazione dei migranti». Resta, ha concluso, «il problema strategico di una Giunta incapace di guardare avanti; i sardi hanno capito ed un primo acconto arriverà il prossimo 4 marzo».

Il consigliere del Pd Walter Piscedda, favorevole, «l’intervento del Consiglio è stato molto significativo rispetto alla proposta originaria, in piena collaborazione con la Giunta e l’intera maggioranza, e contiene interventi tutt’altro che banali, misure strutturali su lavoro, istruzione e sulle politiche sociali».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, contrario, ha parlato di una manovra «non all’altezza delle aspettative e delle esigenze dei sardi, che non ha convinto nemmeno la maggioranza, una manovra che con la corsa agli emendamenti ha corretto solo parzialmente l’impianto della legge, senza tracciare un nuovo modello di sviluppo per la Sardegna dove lavoro, disoccupazione e continuità restano i grandi mali della Sardegna». La nostra percezione, ha concluso, «è la stessa delle categorie produttive, delle forze sociali, di associazioni e dei semplici cittadini: in sintesi pochi soldi, troppa burocrazia, niente coraggio».

Il consigliere Paolo Zedda di Art. 1 – Mdp ha osservato sul piano generale che «approvare la finanziaria entro l’anno sarà un fatto positivo che determinerà una profonda differenza rispetto al passato; inoltre quest’anno si è data attuazione, sia pure parziale, ai principi del bilancio armonizzato, cioè il Consiglio ha svolto il suo ruolo di indirizzo lasciando alla Giunta la definizione di dettaglio ed inoltre è positivo l’impegno sull’istruzione con una dispersione scolastica calata dal 25 al 18%, dato eccezionale che fra l’altro apre spazi importanti per diminuire la disoccupazione».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha parlato di una finanziaria «che lascia poco spazio alla fantasia con troppe rigidità, fondi a destinazione vincolata e troppe marchette, perché è vero che le risorse sono poche ma questo è frutto di un rapporto sbagliato con lo Stato a causa della decisione di Soru nel 2006 di mettere a carico della Regione spese ingenti come la sanità, che quest’anno crescerà ancora». Occorre invece una inversione di tendenza nei rapporti Stato-Regione, «per ribaltare, fra gli altri, anche l’accordo-porcheria sulle servitù militari che non ha alcuna ricaduta positiva su nessun fronte, ad esempio la Sardegna ha un indotto della presenza militare di circa 140 milioni mentre la Sicilia più di 600».

Per Gianmario Tendas (Pd), favorevole, «prima di tutto va sottolineato che è stato scongiurato l’esercizio provvisorio ma poi, nel merito, vedo una manovra coerente con le linee politiche e programmatiche dell’amministrazione di centro sinistra su scuola con infrastrutture ammodernamento e didattica, lavoro con un programma di ampio respiro e politiche sociali con un forte incremento delle risorse disponibili: tuttavia serve molta attenzione sulle procedure tecnico-burocratiche per assicurare qualità e velocità della spesa».

Il consigliere dell’udc Giorgio Oppi, contrario, dopo essersi detto meravigliato  per le troppe mancette, ha accusato la Giunta di scarsa autorevolezza e di aver più volte disatteso le scelte del Consiglio a cominciare dalla sanità, «settore molto malato con le persone peggiori collocate nelle posizioni migliori, con un deficit in aumento e con il rebus del Mater Olbia dove bisogna ripartire da capo perché tutto è scaduto il 31 dicembre e forse i posti non ci sono più».

Il capogruppo del Cps Pierfranco Zanchetta, favorevole, ha espresso soddisfazione per la tempistica nell’approvazione, senza enfasi ma con realismo, «di una manovra che assicurerà prospettive migliori ai sardi, respingendo visioni catastrofistiche che non fanno che peggiorare il clima della comunità regionale». Questa finanziaria, ha aggiunto, «è in sintonia con i sardi per sviluppo, lavoro con un provvedimento concreto come LavoRas, istruzione ed attenzione alle fasce più deboli, fermo restando che il 2018 dovrà essere quello della rinegoziazione degli accantonamenti con lo Stato».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), contrario, ha detto che «la legge non può essere la nostra perché ancora una volta il Consiglio ha perso una buona occasione per sganciarsi dalla competizione elettorale, pur avendo approvato interventi su alcuni temi importanti come diritto allo studio ed agricoltura senza però affrontare i veri nodi dello sviluppo». La stessa spesa sociale in aumento, ha lamentato Truzzu, «non è cosa di cui essere contenti perché vuol dire che non ci sono prospettive di crescita; inoltre si è sbagliato nel non ascoltare le nostre proposte in materia di spopolamento e sostegno alla natalità, lasciando spazio a tesi bizzarre come quella dell’assessore Arru che sbaglia anche concettualmente perché i migranti sono tutti uomini e non possono dare alcun contributo positivo alla lotta contro lo spopolamento».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, contrario, ha messo l’accento «su un fatto nuovo che la Giunta ha trattato come sempre, cioè che è iniziato l’ultimo anno della legislatura ed il prossimo 4 marzo ci saranno le elezioni politiche». Purtroppo, ha continuato, «la pioggia di emendamenti dimostra che ha prevalso la volontà di tornare sul territorio con qualcosa in tasca dalla ristrutturazione di una chiesa o dal sostegno ad un premio di poesia; gli stessi ordini del giorno in coda alla finanziaria (quasi tutti della maggioranza) su temi importantissimi per la Sardegna sono il segnale che le risposte davvero importanti non sono arrivate».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi, contrario, ha definito «la finanziaria senza risultati che lascerà tutto come prima, se non peggio, con cittadini di serie A e di serie B, questi ultimi sacrificati e dimenticati per l’ennesima volta come quelli di Ottana; e poi famiglia, povertà, giovani, politiche sociali, componenti della società sarda che confermeranno la posizione della nostra Regione come fanalino di coda incapace di far rialzare la schiena alla comunità regionale».

Sempre per i Riformatori il capogruppo Attilio Dedoni, contrario, ha criticato la scarsa attenzione della Regione nella ricerca di nuove forme di finanziamento da parte Stato, «anzi abbiamo assistito ad una ritirata generale e ad una resa senza condizioni con la rinuncia ai ricorsi». E’mancata insomma, secondo Dedoni, «la capacità di una programmazione forte capace di guardare al futuro con fiducia e si è preferito ripiegare su piccoli favori a piccoli gruppi di interesse trascurando sviluppo, trasporti e soprattutto sanità che, come dicono tutti i sardi, fa schifo».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Fi) ha annunciato voto contrario ed ha definito la finanziaria “deludente e senza strategia politica, influenzata dal clima elettorale”. «Mi sarei aspettato politiche più importanti per i giovani, i trasporti e il turismo – ha aggiunto l’esponente della minoranza – ed invece avete ricercato solo il consenso a breve». Fasolino ha dichiarato di apprezzare il piano “Lavoras” ed i tempi con i quali si è proceduto nell’approvazione della manovra: «Ma questa manovra non è la “nostra” perché la nostra manovra la faremo il prossimo anno». Mariano Contu (Fi) ha annunciato voto contrario («questa finanziaria di fine legislatura avrebbe dovuto elencare risultati piuttosto che proposte») ed ha lamentato ritardi nelle politiche del lavoro e dello sviluppo.

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), ha espresso soddisfazione per lavoro svolto in commissione e in Consiglio («abbiamo migliorato una manovra già bene impostata dalla Giunta») ed ha evidenziato in termini positivi i dati Istat sul lavoro  e l’economia. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato alcuni significativi stanziamenti per il diritto allo studio, il Reis (45 milioni), l’agricoltura (90 milioni complessivi in pochi mesi) e  100 milioni di nuove risorse per il lavoro. «Abbiamo fatto molto per la Sardegna – ha concluso Sabatini – e moltissimo per aiutare chi è più in difficoltà».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha salutato con favore i tempi di approvazione della manovra («bene il mancato ricorso all’esercizio provvisorio») ed ha definito la manovra “un  documento di bilancio in linea con l’esigenze della società sarda”. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato i postivi giudizi espressi dai rettori delle Università e dai sindacati ed ha evidenziato i “segnali di ripresa che si registrano nell’Isola” ad iniziare dal Pil e dall’occupazione.

«Via autopromuovete e vi incensate ma dimenticate di dire che cosa hanno prodotto di positivo le vostre  quattro finanziarie approvate dall’inizio della legislatura». Così il capogruppo Fi, Pietro Pittalis, ha preannunciato il voto contrario del gruppo ed ha insistito sui ritardi nella ripresa che si registrano in Sardegna. Per il lavoro, l’esponete della minoranza, ha parlato di “dati drogati dal lavoro stagionale e turistico” ed ha insistito sulla drammatica situazione occupazionale ad Ottana. «Descrivete una Sardegna che non esiste – ha concluso il capogruppo – e il giudizio sul vostro operato lo daranno i sardi il prossimo 4 di marzo».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha posto in votazione la legge di Stabilità  2018 e successivamente il bilancio di previsione triennale 2018-2020 e la Manovra 2018-2020 è stata approvata con 28 favorevoli e 16 contrari.

Si è quindi passati all’esame del bilancio di previsione delle entrate e delle spese del Consiglio regionale che è stato illustrato dal questore Fabrizio Anedda (Misto) che ha rimarcato l’avanzo di 11 milioni di euro nel 2017. Il consigliere del Pds, Piermario Manca ha chiesto lumi sulla mancata spendita di tale consistente cifra ed il presidente Ganau ha evidenziato che si tratta di somme accumulate anche nelle passate legislature.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, annunciando voto favorevole al bilancio del Consiglio non ha mancato di rappresentare  una serie di criticità in ordine al personale ed alla mancata espletazione di bandi e gare. Oppi ha inoltre denunciato il mancato riconoscimento ai consiglieri regionali in aspettativa dei contributi lavorativi. Una lamentazione ripresa anche dai consiglieri Mario Tendas (Pd) («chi è qui in aspettativa deve percepire i contributi previdenziali, come accade a qualunque altro lavoratore») e Roberto Desini (Pds) che ha auspicato nuove formule per il reperimento dei collaboratori dei consiglieri regionali ed ha annunciato un voto di astensione. Il questore Alessandro Unali (Pds) ha assicurato l’impegno del collegio dei questori per risolvere il problema contributivo ed ha rimarcato al restituzione delle somme alla Regione perché non spese. Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha invece denunciato il paradosso che vede l’associazione degli ex consiglieri regionali disporre di risorse per l’organizzazioni di incontri e convegni mentre ai gruppi consiliari non è riconosciuto alcuno stanziamento per la promozione dell’attività politica («sono contrario ad un ritorno ai sistemi di gestione del passato ma si possono ipotizzare soluzioni adeguate alle necessità dei gruppi politici»). Pittalis ha concluso auspicando tempestivi interventi di manutenzione per il palazzo del Consiglio “così da restituire dignità alla casa di tutti i sardi”.

Il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau ha quindi fornito alcune delucidazioni assicurando interventi in sede di contrattazione sindacale “per porre fine alla discrepanza stipendiale tra categorie paritarie di lavoratori in Consiglio” ed ha concordato sulla necessità di un’idonea collocazione per gli autisti. Il presidente ha anche annunciato la dotazione di defibrillatori semi automatici ed ha ricordato che sul tema dei contributi per i Consiglieri è già incardinato un provvedimento che potrà essere esitato in tempi brevi. Gianfranco Ganau ha quindi ricordato l’attivazione di alcuni concorsi per l’assunzione di nuovo personale ed ha rassicurato sugli interventi di manutenzione per il palazzo del Consiglio regionale.

Il consigliere Pds, Piermario Manca, si è detto “non completamento soddisfatto” ed ha confermato il voto di astensione. Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione il quadro riepilogativo delle entrate; quindi il quadro riepilogativo delle spese e la tabella riassuntiva e poi si è tenuta la votazione finale che ha sancito l’approvazione del documento con 28 voti favorevoli. 

Il presidente ha quindi dichiarato chiusa la seduta ed ha convocato il Consiglio per martedì 16 gennaio, alle 16.00.

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Il Consiglio regionale, nella seduta di questa mattina, ha approvato nove ordini del giorno collegati alla Manovra Finanziaria.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con particolare riferimento agli ordini del giorno presentati sulla manovra finanziaria.

Prima di affrontare il contenuto dei singoli documenti, il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco, sull’ordine dei lavori, ha ricordato sia il recente incontro dei capigruppo con delegazioni dei lavoratori di Ottana Polimeri ed Ottana Energia e, soprattutto, le 50 lettere di licenziamento ricevute dagli ex dipendenti di Ottana Energia. «In sede di capigruppo – ha affermato Cocco – abbiamo assunto impegni precisi per verificare ogni possibilità, anche attraverso l’intervento di Invitalia, di inserire questi lavoratori nei benefici degli ammortizzatori sociali ed in tal senso sento il dovere di sollecitare l’azione forte ed incisiva del presidente della Regione».

Il relatore di maggioranza della manovra finanziaria Franco Sabatini (Pd), ai sensi dell’art. 89 del Regolamento, ha chiesto di poter modificare alcune parti delle disposizioni in via di approvazione in sede di coordinamento legislativo finale.

Il presidente Ganau ha spiegato che l’intervento potrà essere effettuato al termine degli scrutini sugli ordini del giorno.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame del primo ordine del giorno (primo il presidente della commissione Attività produttive Luigi Lotto, del Pd) che riguarda la destinazione alle marinerie sarde del surplus delle quote-pesca del tonno stabilite dall’Unione europea.

Illustrando il documento Luigi Lotto ha affermato fra l’altro che «occorre evitare il rischio la redistribuzione sia articolata solo all’interno delle vecchie quote ignorando la realtà delle marinerie sarde che invece devono essere coinvolte, per cui è necessario sollecitare il Governo nazionale a tenere conto del ruolo dei pescatori sardi».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha chiesto di apporre la firma del suo gruppo al documento.

Adesione anche da parte del consigliere Mariano Contu, di Forza Italia, che ha ricordato complesse vicende precedenti quando, nel 2012, le marinerie siciliane e campane cercarono addirittura di monetizzare la cessione di quote agli operatori sardi. Ora i presupposti sono diversi, ha osservato, «per le aperture dell’Unione europea ma è necessario che la Regione si adoperi presso il ministero per tutelare le esigenze della Sardegna».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha annunciato la sottoscrizione del suo gruppo «per sanare un’ingiustizia che colpisce una Regione dove la pesca del tonno è ben organizzata».

Condivisione anche da parte di Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia, secondo la quale però l’ordine del giorno «è molto limitato e non valorizza appieno le tonnare fisse della Sardegna, per questo l’assessore Pierluigi Caria deve difendere con forza le tonnare di Carloforte e Portoscuso, le uniche tonnare in Italia che non possono essere le ultime della classe e con le quote attuali non sono economicamente sostenibili».

La consigliera Annamaria Busia (Misto) ha annunciato la sottoscrizione della proposta.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, aderendo alla proposta, ha tenuto a sottolineare che «manca una politica estera dell’Italia in materia economica in un panorama Mediterraneo in cui molti paesi nord Africa applicano con disinvoltura le regole della pesca; in altre parole serve più presenza nella Ue per sostenere politiche serie a favore della nostra economia, ora c’è un residuo di quote da distribuire nella Ue e dobbiamo reclamarlo con determinazione».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato la sua firma «con l’auspicio che possa essere avviata una politica nuova per il rilancio dell’economia locale della Sardegna».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha parlato di «un riequilibrio necessario nelle quote pesca, frutto di una battaglia iniziata da tempo anche con l’istituzione dei distretti del tonno rosso e delle tonnare fisse, per cui serve maggior attenzione della Regione e più sostegno all’azione dei parlamentari sardi perché i risultati positivi auspicati non sono ancora arrivati».

Illustrando il parere della Giunta, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci si è espresso in senso favorevole, sottolineando che «si tratta di un intervento necessario in un settore di grande importanza per Sardegna».

Messo ai voti, l’ordine del giorno è stato approvato con 40 favorevoli.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame del secondo ordine del giorno (Gaia e più) in materia di superamento del precariato nella pubblica amministrazione.

Presentando la sua proposta il consigliere Antonio Gaia (Cps), ha messo l’accento sull’esigenza «di risolvere un problema molto presente non solo nella sanità ma in tutta la pubblica amministrazione secondo gli indirizzi della riforma Madia, e soprattutto di accelerare, soprattutto in sanità dove il precariato dura da troppo tempo determinando situazione anomale come quella del Binaghi di Cagliari dove il centro contro la sclerosi multipla si regge di fatto sul lavoro dei precari».

Il consigliere Francesco Agus (Campo progressista), ha auspicato tempi molto brevi «per incidere su una situazione comune a tutta la pubblica amministrazione negli ultimi 10 anni dopo il blocco delle assunzioni; la Regione ha approvato la legge 37 in anticipo rispetto alla riforma nazionale, ma occorre garantire pari opportunità alle amministrazioni  e processi virtuosi a cominciare dalla sanità dove, su un organico di 16.000 unità sono coperti solo 14.688 posti».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco, ha sostenuto che il documento è di grande attualità «dopo la finanziaria regionale che prevede la proroga delle graduatorie in scadenza al 31 dicembre 2017». Quanto alla sanità, ha aggiunto, «bisogna fronteggiare una vera emergenza applicando le nuove norme senza perdere altro tempo e impedendo la prosecuzione dei rapporti con lavoratori interinali che hanno congelato professionalità importanti».

Il presidente della commissione Lavoro Gavino Manca (Pd) ha ricordato che «la Regione ha fatto molto con la legge 37 dando a molti sardi una opportunità importante che va traslata sul settore sanitario, nel quale servono oltre 2.000 unità e già da gennaio si possono fare almeno 1.000 assunzioni, in parte assorbendo il precariato ed in parte con concorsi pubblici».

Il consigliere di Forza Italia Mariano Contu, apprezzando l’iniziativa del collega Gaia, ha definito «doveroso da parte della Regione intervenire su questa materia perché dal superamento precariato non si può escludere la sanità anche perché la legge lo prevede ed, in sede di riforma della rete ospedaliera, tutti abbiamo sottolineato le gravi carenze di personale che richiedono un provvedimento conseguente sulle stabilizzazioni».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, favorevole, ha definito l’iniziativa di Gaia molto concreta e tuttavia, ha osservato, «l’ordine del giorno lascia un po’ il tempo che trova perché la sanità è vicina al collasso e funziona molto peggio di prima proprio a causa della gravi lacune delle piante organiche, altro che ripopolare la Sardegna con immigrati utilizzando tesi sociologiche da quattro soldi».

Illustrando il parere della Giunta, il vice presidente Raffaele Paci ha ricordato che «la Giunta è impegnata nel piano di stabilizzazioni compreso ovviamente il sistema sanitario nel rispetto delle norme nazionali».

Prima del voto, la consigliera del Pd Rossella Pinna ha proposto un emendamento orale per eliminare dal documento il riferimento ai contratti flessibili che, a suo avviso, «potrebbe lasciare aperte forme contrattuali a tempo determinato e interinali».

Il Consiglio ha accolto l’emendamento e, a seguire, ha approvato l’ordine del giorno con 44 voti.

Al termine dello scrutinio l’Aula ha iniziato la discussione sul terzo ordine del giorno, primo firmatario il consigliere del Pd Salvatore Demontis, sui trasporti e, in particolare, sulla destinazione delle economie provenienti della cosiddetta Ct1 all’abbattimento dei costi di trasporto, aereo e non, a favore degli studenti sardi.

Illustrando il documento, Salvatore Demontis ha ricordato che «già nel 2017 la quarta commissione, discutendo sui criteri della nuova continuità, indicò una tariffa minima uguale per tutti con destinazione e Roma e Milano, ma emerse anche una posizione differenziata per una tariffa più alta per non residenti con la produzione di economie e l’utilizzo di risparmi di 20 milioni per abbattere i costi di trasporto per gli studenti». La questione torna attuale, ha sostenuto, «perché la Ue chiede proprio di differenziare le tariffe che, se applicate in modo piatto, potrebbero violare le regole della libera concorrenza».

Il consigliere dei Riformatori sardi Michele Cossa ha affermato che «le intenzioni sono buone ma il problema di oggi è un altro perché il 9 giugno scade la continuità e siamo a terra con la stagione turistica perché non ci saranno aerei, altro che riduzione tariffarie!». In particolare, inoltre, secondo Michele Cossa «gli studenti non chiedono tanto tariffe più basse ma mezzi e collegamenti perché l’Arst non arriva, non parte o non raccoglie tutti i passeggeri in attesa».

Per i Riformatori il consigliere Luigi Crisponi ha messo in luce che «le emergenze dei trasporti sono ben altre e sono molto preoccupato per le dichiarazioni dell’assessore Careddu che parla di febbraio e ottobre, mostrando molta impreparazione su un tema che invece rappresenta un pilastro dell’economia regionale; a febbraio i contratti sono già chiusi e ad ottobre c’è la nuova programmazione di tutto il sistema turistico, per cui siamo di fronte ad una tempistica inaccettabile che danneggia ulteriormente l’economia sarda».

Il consigliere dei Rossomori Emilio Usula ha proposto, con un emendamento orale, che le previste agevolazioni a favore degli studenti sardi siano estese a quanti (anche non sardi) frequentano il sistema regionale dell’istruzione.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha parlato di una «iniziativa condivisibile ma attuata con uno strumento non adatto come l’ordine del giorno, perché sui trasporti serve una discussione mirata in commissione che non può essere elusa, facendo finta di dimenticare i fallimenti della Giunta in materia di trasporti».

Piermario Manca, del Pds, si è espresso positivamente sul documento, affermando che «in qualche modo ci stiamo portando avanti il lavoro utilizzando le economie per gli studenti, scelta giusta e positiva che va estesa anche ad altri sistemi di trasporto».

Sempre per il Pds il consigliere Roberto Desini ha definito l’ordine del giorno condivisibile, invitando però il Consiglio a «non dimenticare la legge approvata ad agosto all’unanimità, per abbattere i costi delle società sportive per le trasferte nelle isole minori, una legge ancora vergognosamente non applicata, per cui chiedo di bloccare i fondi al Coni regionale finché non si rispetta la legge».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato il collega Demontis a ritirare il documento, «la cosa più seria considerando il dibattito su una materia complessa sulla quale è utile una approfondita riflessione in commissione, anche perché mentre assessore va in pellegrinaggio per l’isola il 9 giugno rischiamo di perdere tutto, nel bene e nel male». Quanto ai benefici destinati agli studenti, Pietro Pittalis ha affermato che «è sbagliato estrapolare un intervento solo per una categoria di fronte di fronte ai rischi di tutto il sistema e comunque, nel merito, con riferimento alle agevolazioni per i non residenti, la Giunta deve dire qualcosa di chiaro sulla competitività turistica della nostra Regione».

Il consigliere Paolo Zedda (Art. 1 – Mdp) ha annunciato la sua adesione al documento, soprattutto per la condivisione del principio di differenziazione della tariffe fra residenti e non residenti.

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha affermato di sostenere l’ordine del giorno pur riconoscendo la necessità di un dibattito ampio in commissione. Le criticità sulla differenziazione della tariffe ci sono, ha spiegato, «bisogna fare ragionamenti seri sugli studenti come su altre categorie, attivando possibilmente un effetto moltiplicatore che si trasferirà anche alle società sportive come auspicava il collega Roberto Desini, estendendo il discorso anche al cabotaggio marittimo per rimuovere disparità che grava sui residenti nelle isole minori».

La consigliera del Pd Rossella Pinna ha annunciato la sua firma all’ordine del giorno.

A nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha dichiarato che quello delle tariffe agevolate di trasporto per gli studenti è un argomento importante ma, ancora di più, è importante il tema complessivo della continuità territoriale sul quale l’Esecutivo è attivamente impegnato.

Prima del voto il presidente Gianfranco Ganau ha sottoposto all’Aula l’emendamento orale del consigliere Emilio Usula sull’estensione dei benefici anche agli studenti non sardi, che è stato accolto. Quindi ha messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato con 29 voti favorevoli.

L’aula è quindi passata all’esame dell’ordine del giorno n. 4 (Sabatini – Pittalis e più) sull’esclusione del territorio dell’Ogliastra dalle zone economiche speciali e dal progetto di metanizzazione.

«Il tema è emerso ieri in un convegno organizzato dalla Cisl in Ogliastra – ha detto Franco Sabatini – c’è preoccupazione per il mancato inserimento di questi territori nel “Decreto Sud”. Sappiamo che la Giunta sta predisponendo il Piano Strategico, chiediamo che venga inserita anche l’area industriale di Arbatax tra le zone economiche speciali». Il secondo tema riguarda invece il progetto di metanizzazione della Sardegna: «Anche in questo caso viene esclusa l’area dell’Ogliastra – ha aggiunto Franco Sabatini – eppure i 23 comuni ogliastrini sono stati i primi a creare la rete di distribuzione del gas propanato. Noi chiediamo che tra le aree individuate per la l’installazione dei depositi costieri di gas metano sia inserito anche il porto di Arbatax. In questo modo potremmo servire il porto e distribuire il metano nei comuni».

Sostegno alla proposta è arrivato da capogruppo del Pds Gianfranco Congiu (Pds): «Parlare di Zes in Ogliastra offre l’opportunità per riaprire la discussione sulla fiscalità di vantaggio. Questo Consiglio ha deciso di istituire una commissione ad hoc. Abbiamo nominato i quattro componenti politici che integreranno la parte tecnica. E’ uno strumento importante per dare risposte alle richieste contenute nell’ordine del giorno».

Anche per il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis si tratta di un ordine del giorno particolarmente importante. «Non è un odg come gli altri, è un documento che indica un impegno preciso alla Giunta da tradurre in atti concreti. Ci sono circa 200 milioni nella finanziaria nazionale per questi interventi – ha sottolineato Pietro Pittalis – non ci saranno grandi ricadute per la Sardegna ma sarebbe un segnale di attenzione per territori marginali come quello ogliastrino».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, dopo aver espresso condivisione per l’ordine del giorno, ha ribadito la necessità di riprendere il tema della fiscalità di vantaggio, «argomento trascurato dalla Giunta e che invece è decisivo per lo sviluppo dell’Isola».

L’assessore alla Programmazione Raffaele Paci, a nome dell’esecutivo, ha espresso parere favorevole all’ordine del giorno. «Il porto di Arbatax sarà inserito all’interno delle Zes – ha assicurato Raffaele Paci – nelle scorse settimane c’è stato un incontro con i rappresentanti dei Consorzi industriali al quale ha partecipato anche Arbatax. La Giunta ha ottenuto dal Governo un ampliamento del decreto di attuazione delle Zes. C’è la possibilità di inserire tutti e sei i porti sardi. Anche sul metano stiamo lavorando: il Piano energetico prevede la costruzione di depositi costieri, ci sono ragionamenti anche su Arbatax. Il deposito sarà poi collegato alle reti urbane esistenti».

Messo in votazione l’odg è stato approvato all’unanimità (44 voti a favore su 44 votanti). Il documento impegna la Giunta a inserire nel piano strategico di attuazione delle Zes il porto e la zone industriale di Arbatax, anche attraverso l’azione e il coinvolgimento delle Autorità Portuali, il Consorzio industriale e tutti gli altri attori interessati. L’ordine del giorno impegna inoltre il presidente della Regione a intervenire in maniera incisiva nei confronti del governo al fine di inserire nel piano di metanizzazione dell’Isola i territori dell’Ogliastra.

Il presidente Gianfranco Ganau ha poi messo in discussione l’ordine del giorno n. 5 (Lotto e più) sullo stato di attuazione del Piano di eradicazione della peste suina africana.

«E’ un tema serissimo che affrontiamo da oltre 40 anni – ha detto il primo firmatario Luigi Lotto (Pd) – è una questione complessa di difficile soluzione che incide sull’economia regionale e nazionale. La Giunta ha dato un’accelerazione all’azione di eradicazione della malattia. Gli abbattimenti delle ultime settimane hanno dimostrato che quasi il 100% dei maiali sono infetti. Serve un’accelerazione e un incoraggiamento alla Giunta per proseguire l’attività e rafforzare il confronto con le popolazioni interessate. L’allevamento dei suini, oggi agonizzante, può essere un settore importante per lo sviluppo economico delle zone interne».

Mariano Contu (Forza Italia) ha invece bocciato l’azione della Giunta e dell’Unità di progetto: «Quello che emerge è che non si è tenuto conto di una raccomandazione decisiva: il coinvolgimento delle amministrazioni e delle popolazioni locali. Un sindaco, quello di Desulo, è stato processato e condannato – ha detto Mariano Contu – è vero che il 90% dei suini abbattuti sono positivi, questo vuol dire che dopo tre anni siamo punto e a capo., non  si riesce a capire quale sia la strategia per l’eradicazione della peste suina africana e quali meccanismi possono convincere gli allevatori a mettersi in regola».

Piermario Manca (Pds), dopo aver espresso condivisione per i contenuti dell’ordine del giorno, ha invitato la Giunta a predisporre interventi ad hoc per rilanciare l’allevamento del suino sardo. «Per questioni burocratiche la razza sarda viene trascurata – ha detto Piermario Manca – è invece una razza particolarmente importante per le produzioni tipiche. E’ una biodiversità che va tutelata come hanno fatto in Spagna in Extremadura».

Dello stesso avviso il collega di partito Gianfranco Congiu: «Occorre far passare un messaggio: serve la collaborazione di tutti per raggiungere un risultato storico. I piani settoriali possono essere uno strumento di persuasione per coinvolgere le popolazioni riottose. Chiediamo concretezza per piano di rilancio del settore suinicolo».

Contrario all’ordine del giorno Gaetano Ledda (La Base): «Non l’ho firmato. Sul Piano di eradicazione si sono fatti tanti proclami ma finora non si sono visti risultati – ha affermato Gaetano Ledda – il settore suinicolo potrebbe essere un’industria, importiamo l’80 % delle carni. In questa operazione non si sono coinvolti i territori, bisognava far emergere l’illegalità finanziando gli allevatori per realizzare doppie recinzioni e i controlli sanitari».

Dubbi sul metodo adottato per contrastare il fenomeno sono stati avanzati anche dal consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi: «La questione è complessa – ha rimarcato Luigi Crisponi – lo stesso responsabile scientifico del Piano di eradicazione della peste suina africana Jose Manuel Vizcaino ha suggerito una linea di azione che affiancasse agli interventi di abbattimento dei capi infetti l’apertura di un dialogo costante con le popolazioni locali. Purtroppo, dopo un’attività che dura ormai da 4 anni, l’unico risultato ottenuto è quello di aver portato alla sbarra un amministratore comunale limpido e onesto come il sindaco di Desulo. E’ un fallimento su tutta la linea. Occorre cambiare rotta. Il Piano di eradicazione va sostenuto ma bisogna far capire alle comunità che dietro c’è un progetto innovativo altrimenti continueremo a discutere dell’eliminazione della peste suina anche nei prossimi anni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, pur condividendo i contenuti dell’ordine del giorno, ha spiegato all’Aula i motivi della mancata sottoscrizione del documento da parte della minoranza. «Non lo abbiamo firmato per due ragioni: arriva fuori tempo massimo e mostra ancora fiducia in strumenti di contrasto che si sono rivelati fallimentari». Pietro Pittalis ha poi contestato l’uso della forza adottato dall’Unità di Progetto: «Anziché ricorrere agli strumenti della politica, che richiedono il confronto e la compartecipazione delle comunità locali e degli allevatori, si è preferita l’azione manu militari per risolvere il problema. Questo non è ammissibile. E’ una questione annosa che non si risolve con i blitz o circondando gli ovili. Così non si elimina il problema e si crea tensione sociale. Serve cautela, la peste non si elimina con gli abbattimenti, servono altre iniziative».

Giovanni Satta (Uds), in apertura del suo intervento, ha ricordato i precedenti tentativi di eradicazione della peste suina mai portati a termine: «Nel 1979 ci fu un incontro a Desulo in cui si sosteneva la stessa linea che si persegue adesso. I responsabili del Piano dovettero andare via scortati dai carabinieri – ha detto Giovanni Satta – questo vuol dire che la metodologia è sbagliata,il problema della peste suina non si risolve con azioni paramilitari. Soprattutto nei comuni che hanno un territorio gravato da usi civici. Lì è difficile cambiare le consuetudini, i sindaci vanno aiutati. Condivido i principi dell’ordine del giorno ma andrei oltre. La mia proposta è quella di inviare dei commissari per regolamentare l’uso delle terre civiche. Solo così sarà possibile allevare maiali nel suolo pubblico».

Il presidente della Regione Francesco Pigliaru dopo aver annunciato il parere positivo all’ordine del giorno ha difeso l’azione dell’Unità di progetto. «E’ una battaglia importante che la Giunta ha messo in piedi e sta portando avanti con coerenza. Il Piano di eradicazione è basato su modelli internazionali – ha sottolineato Francesco Pigliaru – perché, se esistono altre soluzioni, non sono state adottate prima? Gli abbattimenti sono cruciali: in Spagna, in Exstremadura è intervenuto l’esercito per risolvere il problema. Oggi quel territorio ha un fatturato di 400 milioni all’anno. Quello che stiamo facendo richiede grande coraggio, provo ammirazione per l’Unità di progetto. E’ una battaglia di tutti per liberare le risorse straordinarie che ci sono nelle aree interne. Siamo lì per migliorare le energie e dare sfogo alle potenzialità. Dispiace che ci sia così poca informazione. I dati dimostrano quale sia la portata del problema, si fanno gli abbattimenti ma, allo stesso tempo, si creano le condizioni per far emergere dal nero gli allevatori. Prima esisteva una sanzione di 10mila euro anche per chi aveva pochi maiali. Quella sanzione è stata cancellata su suggerimento delle popolazioni locali. Tutti conoscono i passaggi per emergere dall’illegalità. C’è, è vero, il problema delle terre civiche. Lo affronteremo, nei cantieri di lavoro previsti nel Piano Lavoras c’è un intervento specifico per la predisposizione di aree con doppia recinzione dove poter allevare maiali secondo le regole».

Messo in votazione l’ordine del giorno è stato approvato con l’astensione della minoranza.

Approvato all’unanimità invece l’ordine del giorno n. 6 (Truzzu e più) sul piano straordinario per il lavoro. «E’ un proposta per destinare parte delle risorse del Piano alla creazione di posti lavoro per gli over 50 – ha detto Paolo Truzzu – lo ribadiamo dopo averlo detto durante la discussione della manovra finanziaria».

Al documento ha chiesto di aggiungere la propria firma il consigliere di Forza Italia Mariano Contu.

L’assessore Paci ha espresso parere favorevole e ha garantito l’impegno della Giunta: «Nel Piano Lavoras – ha detto – sono previste specifiche risorse per i lavoratori ultracinquantenni».

L’Aula ha poi dato il via libera anche all’ordine del giorno n.7 (Truzzu e più) che impegna la Giunta a trovare risorse per l’incremento dell’occupazione femminile.

«Anche in questo caso – ha spiegato Paolo Truzzu – vogliamo dare forza a una richiesta già avanzata con un emendamento alla Finanziaria e sulla quale c’è l’impegno della Giunta».

Voto favorevole ha annunciato Mariano Contu (Forza Italia): «Occorre favorire l’occupazione delle donne con figli, soprattutto a quelle con bambini minori di due anni. Solo sostenendo le donne si favoriranno nuove nascite».

Rossella Pinna (Pd) ha rivolto un plauso all’iniziativa di Paolo Truzzu: «E’ importante aver riportato all’attenzione un tema sul quale non ci si deve stancare mai di discutere – ha detto Rossella Pinna – in particolare il secondo comma dell’ordine del giorno propone di riservare parte delle risorse per promuovere la conciliazione tra attività professionale e famiglia. Ricordo che la Regione ha ancora una dotazione finanziaria considerevole di 24 milioni di euro per potenziare i servizi per la prima infanzia. Propongo un’accelerazione alla spendita delle risorse. La Sardegna, le famiglie e le donne ne hanno bisogno».

Favorevole anche Annamaria Busia (Campo Progressista): «Conosciamo i numeri sull’occupazione femminile in Sardegna che sono bassissimi. Sono tante le donne che abbandonano il lavoro dopo la maternità. Ogni intervento indirizzato a superare la discriminazione di genere non possono che essere ben accetti. E’ un ulteriore tassello che si aggiunge a tutti gli altri provvedimenti adottati in questa legislatura a favore delle donne».

Paolo Zedda (Art. 1 – Mdp), dopo aver chiesto di aggiungere anche la sua firma all’ordine del giorno ha sottolineato l’importanza degli interventi finanziari a sostegno del lavoro femminile: «Uno dei nodi su cui si basa la bassa natalità è l’insufficienza degli aiuti alle donne che decidono di avere figli. Le politiche per la famiglia hanno un ruolo decisivo per evitare lo spopolamento delle zone interne, così come hanno una loro valenza le politiche per l’immigrazione. Le donne che hanno figli non devono sacrificare la loro vita lavorativa. La Sardegna è una delle regioni che sconta maggiormente la disparità di genere. La crisi demografica ci può travolgere».

Rossella Pinna ha quindi proposto un emendamento orale al secondo comma. «Anziché riservare delle risorse del Piano del Lavoro per favorire la conciliazione tra attività professionale e famiglia – ha detto Rossella Pinna – sarebbe meglio procedere all’attuazione di interventi già programmati per agevolare l’accesso dei nuclei familiari ai servizi per la prima infanzia».

Il consigliere Paolo Truzzu ha accolto favorevolmente l’emendamento orale: «Va bene la proposta dell’on. Rossella Pinna – ha detto – la previsione di una riserva era formulata in quel modo  per far spendere soldi già programmati».

Anche in questo caso l’assessore Raffaele Paci ha espresso parere favorevole: «C’è l’impegno della Giunta a favore dell’occupazione femminile e per trovare strumenti che rendano più semplice la conciliazione tra lavoro e famiglia».

L’ordine del giorno n. 7 è stato approvato all’unanimità (45 voti su 45 votanti).

Consiglio unanime anche sull’ordine del giorno n. 8 (Truzzu e più) che impegna la Giunta a individuare misure a sostegno dei genitori soli o separati.

«Anche questa proposta deriva dal dibattito sulla finanziaria e dall’impegno preso dalla Giunta – ha rimarcato Paolo Truzzu – occorre cominciare a occuparsi di coloro che in modo improvviso entrano nel tunnel della povertà per evitare l’esclusione sociale. I dati della Caritas dicono che il 46% dei nuovi poveri è costituito dai padri separati».

Al documento si è aggiunta anche la firma di Daniele Cocco, capogruppo di Art. 1 – Mdp, e di Mariano Contu (Forza Italia). «Ci troviamo di fronte a drammi sociali che investono non solo i genitori ma anche i figli – ha detto Contu – non basta un semplice intervento finanziario, serve anche un supporto psicologico per i giovani spesso sballottati per le crisi tra genitori».

Acquisito il parere favorevole della Giunta, il presidente Ganau ha messo in votazione il documento che ha ottenuto 44 sì su 44 votanti. 

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la presentazione di un ulteriore ordine del giorno per l’avvio delle procedure adatte al riconoscimento dello status di area di crisi complessa per il polo industriale di Ottana. Il primo firmatario, il capogruppo del Pds, Gianfranco Congiu, ha quindi illustrato il documento evidenziando la drammaticità della situazione occupazionale («ieri sono stati annunciati i licenziamenti degli ex lavoratori della centrale») e l’urgenza di interventi per riconosce lo status si area di crisi complessa, come già è avvenuto in passato per Porto Torres e Portovesme.

Il capogruppo di Art. 1 – Sdp, Daniele Cocco, ha dichiarato piena condivisione per l’iniziativa del suo collega Congiu ed ha annunciato la sottoscrizione del documento, mentre il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, pur condividendo le preoccupazioni per i lavoratori dell’area industriale di Ottana ha posto l’accento su quello che ha definito “il fallimento delle politiche industriali della Giunta Pigliaru”. Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha annunciato al sottoscrizione dell’ordine del giorno ed ha invitato la Giunta ad affrontare il problema di Ottana “in prospettiva” ma soprattutto “pensando all’oggi e alla necessità di risposte per quei lavoratori che sono espulsi dal mondo del lavoro dopo aver esaurito i sostegni degli ammortizzatori sociali”. Dichiarazione analoga è stata fatta dal capogruppo Psd’Az, Angelo Carta, ceh ha insistito sulla necessità di interventi mirati nel verso dell’utilizzo della leva fiscale. Gaetano Ledda (Psd’Az-LaBase) ha dichiarato la sottoscrizione del documento ed ha invitato la Giunta a sostenere le iniziative della “Antica fornace”, un’impresa che opera ad Ottana e che potrebbe garantire posti di lavoro e produzione. Giorgio Oppi (Udc) ha fatto appello all’unità delle forze politiche perché si affrontino concretamente i problemi delle crisi industriali, mentre Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha annunciato voto favorevole all’’ordine del giorno, invitando la Giunta “ad abbassare i toni trionfalistici quando si parla di lavoro e politiche industriali”.

Il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ha espresso parere favorevole al documento ed ha assicurato l’impiego delle risorse del piano per il lavoro anche  per i lavoratori di Ottana, ribadendo la volontà di procedere con il ministero al fine di riconoscere lo status di area di crisi complessa.

Posto in votazione l’ordine del giorno Gianfranco Congiu e più è stato approvato all’unanimità con 43 votanti.

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Il Consiglio regionale ha approvato stamane la risoluzione sul documento economico e finanziario della Regione.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha disposto una breve sospensione della seduta in attesa della discussione dell’art. 1 del disegno di legge n. 455/A (Legge di stabilità 2018) e degli emendamenti collegati.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha dato lettura della risoluzione della commissione Bilancio con cui si approva il Defr (Documento economico e finanziario della Regione).

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto chiarimenti sul contenuto della risoluzione, ricordando che «il testo lo conoscono solo i componenti della commissione Bilancio e non si sa se, rispetto al testo della Giunta, siano state apportate modifiche; è un punto decisivo perché, in questo caso, occorre avere il testo definitivo».

Il presidente Gianfranco Ganau ha precisato che al testo della Giunta non è stata apportata alcuna modifica ed ha “chiamato” la votazione della risoluzione.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta; la richiesta è stata accolta.

Alla ripresa dei lavori, aprendo la fese delle dichiarazioni di voto, il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha affermato che «il documento ripropone l’inadeguatezza della Legge di stabilità 2018, è la sovrapposizione programmatica e finanziaria di scelte che per noi sono insufficienti rispetto ai problemi della Sardegna che soffre, dalle famiglie alle imprese». E’ una finanziaria, ha proseguito, «messa insieme con grande fretta come dimostrato da vicende molto gravi per la Regione come la continuità territoriale».

Sempre per Forza Italia il consigliere Stefano Tunis ha parlato di «buoni intendimenti e promesse che, dall’atto dell’insediamento della Giunta Pigliaru ad oggi, si scontrano con la realtà dei fatti, risultati misurabili non se ne sono visti e la presenza della crisi economica nella prima fase della legislatura non basta ad assolvere la Giunta». «A cominciare dalle politiche attive del lavoro e dell’occupazione – ha concluso – il documento non descrive con concretezza la vera e drammatica situazione della Sardegna».

Ancora per Forza Italia la vice capogruppo Alessandra Zedda ha sostenuto che «il voto contrario gruppo è sul metodo e sul merito, perché il documento è la fotocopia di annunci e strategie che non possono funzionare e, in particolare, contiene una lunga serie di pagine bianche di cose non fatte o realizzate in minima parte come il Piano regionale di sviluppo, il credito a sostegno delle piccole e medie imprese ed i consorzi fidi che, di fatto, non hanno visto un euro».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha affermato, «rappresenta una sintesi della strategia finanziaria della Regione per cui non può essere diversa dalla Legge di stabilità e, nel merito, c’è una analisi corretta dell’economia dell’Isola e si individuano i settori che dovrebbero essere incentivati ma, nei fatti, non ci sono risposte concrete sui grandi temi strategici».

Il consigliere Edoardo Tocco, ultimo esponente di Forza Italia ad intervenire, ha detto che «onestamente non si travedono strategie in grado, come si afferma nel documento, di invertire la rotta, scelta necessaria perché i fondamentali dell’economia sono tutti negativi e lo percepiscono in modo molto netto tutte le categorie produttive, in particolare gli operatori del turismo che sono alle prese tutti i giorni con il caos dei trasporti, o della sanità con 2.000 persone che proprio ieri hanno protestato sotto gli uffici dell’assessorato».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha definito il documento «un po’ scontato perché non va al di là dell’analisi della situazione e non riesce a proiettarsi nel futuro limitandosi a proposte generiche, manca inoltre nello specifico una qualunque idea di come contrastare il drammatico calo della natalità in Sardegna, così come non c’è nella Legge di stabilità; non c’è insomma su questo problema uno straccio di proposta che invece è urgente almeno per iniziare a invertire la tendenza».

Il consigliere Mariano Contu (Forza Italia) ha riconosciuto che «il documento appare animato da un certo senso di speranza ma non si coglie la capacità di aggredire i nodi critici del futuro della Regione ed inoltre si traccia una linea di intervento sui territori senza considerare le loro vocazioni ed i loro bisogni, continuando a seminare a pioggia e lo si fa anche adesso con emendamenti mirati della maggioranza; ma così non si può nemmeno sfiorare il problema dello spopolamento».

Il capogruppo dell’Udc Pierluigi Rubiu ha ricordato che «la Sardegna è uscita nel 2016 dalla recessione ma questo processo è frutto di un effetto-trascinamento avviato dall’economia nazionale più che del sistema interno mentre, sullo sfondo, aumentano la popolazione anziana e l’emigrazione dei giovani, resta molto basso il livello di istruzione superiore ed universitaria, calano le esportazioni e la competitività delle imprese». «Infine – ha concluso – la Sardegna non può sopportare per altri 3 anni la decurtazione delle sue entrate tributarie e su questo l’azione del governo regionale è stata del tutto negativa».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, annunciando il suo voto contrario, si è detto «sconcertato dalla poca modestia che il governo regionale ha trasfuso nel documento, mentre assistiamo allo sfascio generalizzato della Regione, dai rapporti con Governo alla sanità; e questi problemi enormi vengono affrontati dalla maggioranza con emendamenti settoriali simili a marchette, una vergogna!».

Il capogruppo del Pad’Az Angelo Carta ha sostenuto che «il documento è scritto da professori che non sanno dire come risolvono i problemi; sul trasporto aereo infatti ci si limita a dire che è fondamentale per lo sviluppo economico». Soffermandosi sul problema della pressione fiscale, Carta ha affermato che «è il cancro di un paese che vuole crescere ed invece il documento si lancia a formulare ipotesi sugli effetti del mancato aumento delle tasse che si tradurrebbero in più risorse per imprese e famiglie, mentre in realtà sono soldi virtuali».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha definito il documento «talmente vuoto che non sarebbe necessario parlare perché non incide nella realtà della Sardegna, a cominciare dai trasporti dove non potrà cambiare nulla se non sarà riconosciuta l’insularità tanto è vero che oggi non c’è un posto per raggiungere la penisola». «Ciò è accaduto – ha concluso – perché la Sardegna non ha mai avuto la schiena dritta per rivendicare i suoi diritti davanti allo Stato, preferendo ripiegare sulla vecchia strada dell’assistenzialismo».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha osservato che «è difficile capire il valore di un documento trionfo del generico e pieno delle solite affermazioni di principio». «Sulla continuità si susseguono gli annunci di aumento dei posti – ha lamentato Michele Cossa – mentre i sardi non hanno la possibilità di spostarsi ed il problema non riguarda solo i collegamenti esterni ma soprattutto quelli con le nostre isole minori». «Noi abbiamo proposto il biglietto unico per Carloforte e La Maddalena – ha concluso il consigliere – perché siamo a favore di una vera continuità interna e di una rete efficiente che non appare alla portata del nostro attuale sistema di trasporto pubblico locale».

Per il consigliere Giovanni Satta (Psd’Az-La Base) il documento di programmazione economica e finanziaria rappresenta «l’esempio più lampante di quello che pensa la gente della politica, un luogo estremamente lontano da un mondo reale che non viene nemmeno sfiorato; sul piano dei risultati, inoltre, non si vede nemmeno una piccola luce in fondo al tunnel per mancanza di programmazione cui si aggiungono intollerabili ritardi burocratici».

Il consigliere di Forza Italia Antonello Peru ha sostenuto che, per certi aspetti, avrebbe voluto votare a favore del documento, «per la crescita economica di cui i sardi hanno molto bisogno; si potevano fissare pochi grandi obiettivi per invertire la marcia su trasporti, imprese, agricoltura, riforma enti locali, accordi con lo Stato, servitù militari e spopolamento». «Ma siamo ancora in tempo – ha concluso – a fare bene poche cose e su questo noi ci saremo».

Luigi Crisponi, consigliere dei Riformatori sardi, ha parlato di «un documento che sembra scritto da un azzeccagarbugli, una scenografia degli errori ai confini della realtà; a proposito di realtà, c’è quella immaginata dal governo regionale e poi c’è quella vera di una Sardegna maglia nera in tutti i sensi, che fatica e che soffre». «Mancano soprattutto buon senso e buone pratiche – ha concluso – mentre ci si allontana dalle esigenze del popolo e questo significa che si è persa completamente la bussola».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ribadito il voto negativo del suo gruppo «che nasce dalla impossibilità di accettare affermazioni troppo enfatiche come quelle di una Sardegna in ripresa, una cosa del tutto non vera ed anzi lo stesso documento sotto molti aspetti superato dal dibattito di ieri». «Si fanno spostamenti di risorse e si delinea un nuovo piano del lavoro – ha protestato Pietro Pittalis – ma l’Isola non ha più bisogno di documenti, di accademia e di teorie, serve spendere subito e bene, vedere se e come è migliorata la condizione dei sardi». «Ma allora – ha concluso – se le cose vanno bene come dite bisogna chiedersi cosa vengono a fare i cittadini sotto il palazzo del Consiglio».

Emilio Usula, consigliere del Misto-Rossomori, dopo aver riconfermato che a suo giudizio il documento contiene per l’ennesima volta le solite “promesse vuote”, si è soffermato su un problema che rappresenta l’esempio emblematico della contraddittorietà dell’azione della Regione: la gestione dei rifiuti. «Da una parte si promettono aumento della differenziazione e del riciclo per arrivare ad una economia circolare – ha evidenziato – ma poi si potenzia, a costi altissimi per le finanze pubbliche, un bruciatore come quello di Tossilo e si autorizza la mega-discarica di Villacidro che diventerà la più grande d’Europa, con la Sardegna che rischia di trasformarsi nella pattumiera d’Italia, dove confluiranno quantità enormi di rifiuti provenienti dall’esterno».

Il consigliere dell’Udc Giuseppino Pinna ha insistito sulla centralità del problema dei trasporti come «emblema della crisi profonda della Sardegna ed allo stesso tempo grande questione centrale irrisolta sia per l’economia che per la qualità della vita dei sardi». «Dopo 4 anni – ha detto – i risultati sono completamente fallimentari e manca la volontà politica di realizzare una vera inversione di tendenza».

Per il Partito dei Sardi il consigliere Piermario Manca ha definito il documento «molto articolato e in grado di tracciare in modo concreto gli obiettivi strategici sui quali intervenire anche se, in materia di agricoltura siamo al paradosso, perché il settore ha problemi strutturali importanti che, nel documento, si riducono ad una paginetta in cui si parla di sostegno ovi caprino e peste suina, più altre poche annotazioni su caccia e pesca: siamo alla normale amministrazione, mentre sarebbe stato necessario, ad esempio, parlare di Argea come organismo pagatore e della riorganizzazione degli uffici». «Comunque – ha concluso – nonostante queste carenze il documento va approvato».

Al termine di quest’ultimo intervento il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto se il documento poteva essere votato per parti.

Il presidente Ganau ha chiarito che, in base al regolamento, il voto sul documento avviene attraverso una risoluzione unitaria

Quindi ha messo ai voti la risoluzione che il Consiglio ha approvato con 27 voti favorevoli e 22 contrari.

Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sugli articoli e sugli emendamenti, chiedendo al presidente della commissione Bilancio e alla Giunta il parere di competenza.

L’on. Marco Tedde (FI) ha preso poi la parola e ha detto: «Andiamo ora al cuore delle vostre disposizioni normative, proposte con grande fretta per esigenze elettorali ma del tutto insufficienti rispetto ai problemi della Sardegna. Vi preparate piuttosto a garantire mancette elettorali ma i sardi hanno toccato con mano quanto siete adeguati a governare. I vostri incontri con il governo e con Gentiloni hanno prodotto zero: il presidente Pigliaru si è presentato con il cappello in mano, ha chiacchierato, ha sentito le ennesime spiegazioni e nulla di più».

Per l’on. Michele Cossa (Riformatori sardi) «l’articolo 1 richiama il grande pasticcio dell’armonizzazione del bilancio, che necessità di una messa a punto della macchina regionale. Purtroppo, invece, tanti settori della Regione non funzionano bene, come le politiche sociali: non so se i colleghi lo sanno ma i Comuni stanno restituendo allo Stato le somme del Reis perché i Comuni non li hanno saputi spendere per mancanza di informazioni adeguate. Dunque, o questa manovra percorrere strade nuove o le sue ricadute saranno modeste».

L’on. Stefano Tunis (FI) ha annunciato «tre emendamenti per dare profondità verticale a questa manovra. Voi nell’emendamento 1027 state includendo tutti gli interventi in materia di lavoro ma ci appare un provvedimento piuttosto lasco che lascerà alla giunta e agli organi amministrativi tutte le azioni. Noi riteniamo invece che sia più utile portare sotto l’indirizzo e il controllo del Consiglio regionale questa manovra e per questo presenteremo tre emendamenti organici sul lavoro a valere sull’emendamento 1027 e all’articolo 4. Noi chiediamo l’azzeramento dell’aliquota Irap per le industrie digitali della Sardegna, che hanno scritto una storia importante con Video on line e con Tiscali, su tutte. Chiederemo anche un bonus assunzioni per i poli del digitale della Sardegna. Il terzo emendamento è quello del welfare aziendale nell’economia digitale, da calibrare a seconda che il lavoratore sia all’inizio, a metà o alla fine della sua carriera»

Sempre dai banchi di Forza Italia ha preso la parola l’on. Alessandra Zedda, secondo cui «la partita degli accantonamenti rischia di tornare di scena nei prossimi mesi e non sarà l’unica. I numeri di questa manovra non ci consentono di dare scossoni all’economia della Sardegna e non vedo mosse e iniziative capaci di contrastare in tempi reali e con efficacia il fenomeno della disoccupazione». L’’on. Zedda ha aggiunto: «Che senso ha approvare entro l’anno la manovra – e io sono d’accordo perché si faccia – se poi gli uffici spenderanno le risorse  con mesi e mesi di ritardo?».

Per l’on. Giuseppe Fasolino (FI) «bisognava andare oltre, a cominciare dall’articolo 1 che è il fondamento della legge finanziaria. Noi vorremmo continuare ad avere un atteggiamento collaborativo con voi e il collega Tunis, nel presentare gli emendamenti, è stato molto chiaro: ha parlato delle  risorse e dei risultati che si possono raggiungere con i nostri emendamenti sul lavoro e l‘economia digitale. E naturalmente è necessario che anche gli uffici si adeguino e lavorino nel rispetto dei tempi necessari perché queste misure diano i risultati. La gente sta capendo che non si campa con gli annunci ma con i fatti concreti, come quelli che noi vi stiamo offrendo. Siate umili e insieme potremo fare una manovra migliore».

L’on. Edoardo Tocco (FI) ha proseguito sul punto: «Assessore Paci, ci sarebbe voluto il pugno forte con lo Stato perché a questa finanziaria mancano quelle risorse che sono nel diritto dei sardi. E lo dico a lei che è un grande economista: serve lo scatto della Regione con lo Stato su questo tema». All’assessore Paci si è rivolto anche l’on. Mariano Contu: «Una buona parte degli emendamenti alla Finanziaria, oltre il venti per cento, proviene dalla maggioranza. Francamente non mi pare un fatto secondario né mi pare irrilevante che i sindaci e tutte le parti sociali abbiano suggerito correttivi alla manovra e ogni giorno qualcuno sfila sotto il Palazzo, a rappresentare le sue difficoltà. Voi dite di avere un piano per il lavoro nella nostra isola ma il vostro piano è un atto assistenziale, al di là di quante risorse state stanziando. Tra sei mesi avremo di nuovo altri sardi sotto il palazzo, perché il vostro intervento non fa nulla per offrire un’alternativa di lavoro stabile».

Dall’opposizione è intervenuto anche l’on. Gennaro Fuoco (Sardegna), che ha detto: «C’è molta freddezza e ragioneria nel vostro bilancio e non potrebbe essere diversamente. Ma non c’è nulla di politico né di creativo, come sarebbe invece necessario in un momento così dove tutti siamo chiamati alla straordinaria amministrazione». L’oratore ha parlato del demanio marittimo della Sardegna, di proprietà dello Stato e ha detto: «In Sicilia, lo stesso demanio marittimo è di proprietà della Regione e se anche in Sardegna fosse così noi potremmo lavorare per lo sviluppo. Invece il demanio sardo è abbandonato in un modo tale che grida vendetta. Come grida vendetta, per parlare di cose concrete, l’ospedale Marino, un ammasso di cemento sulla spiaggia del Poetto. Ci vuole molto a immaginare uno sviluppo turistico in quella zona? Ci vuole molto ad amministrare i beni come fanno i buoni padri di famiglia?».

L’on. Paolo Truzzu (Sardegna) ha parlato del fatto che «nei giorni scorsi l’Ats ha pubblicato una delibera per avviare un programma per capire se la Asl unica è la soluzione ai problemi della Sardegna. Mi sembra che ci sia qualcuno in stato confusionale. Allo stesso modo io non vedo un piano per il lavoro perché non ci sono risorse in più per creare lavoro: in questo piano ci sono i soldi che non siete riusciti a spendere in questi anni, oltre cento milioni che non siete stati capaci a spendere. Cento milioni di euro che non siete riusciti a spendere. Avete venduto illusione, questa è la realtà. E allora vi chiedo: quali sono le nuove opportunità che state attivando con questa manovra? Non ce sono».

Per i Riformatori sardi ha preso la parola l’on. Attilio Dedoni, che ha detto: «Vi lamentate della poca disponibilità finanziaria a fronte delle fortissime spese correnti, la sanità su tutto. Ben poco è disponibile nella massa manovrabile e io mi chiedo che cosa state facendo per sostenere l’agricoltura, quali denari state mettendo per far crescere l’artigianato. Nulla. Come nulla fate per lo sviluppo del turismo». L’oratore ha aggiunto: «Questa mancanza di risorse è dovuta alla vostra debolezza: siete stati pusillanimi e vi siete accordati con il governo e avete rinunciate alle entrate, nonostante vi chiedessimo di fare il contrario. Possiamo ancora richiedere le accise, come previsto dal nostro emendamento 813. Noi chiediamo che le accise della Saras siano acquisite dove si producono, come sostengono i grandi esperti della materia». 

Secondo il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, la manovra 2018 dimostra ancora una volta la poca fantasia e il poco coraggio della maggioranza. «E’ la Finanziaria del “tira a campare” che non produce nulla di buono per i sardi – ha detto Gianluigi Rubiu – la nostra scelta di intervenire su tutti gli articoli è finalizzata a dare un contributo per migliorare la legge. Il fatto che ci siano molti emendamenti anche della maggioranza e della Giunta significa che questa manovra non vi soddisfa. Il Consiglio ha l’occasione di riprendere in mano tutti gli articoli, non sarebbe tempo perso. Non bisogna correre o avere fretta. E’ utile, nell’interesse comune, provare a riscrivere la norma». Gianluigi Rubiu ha poi segnalato l’assenza di misure a favore dei lavoratori over 50 e 60 espulsi dal mercato del lavoro: «E’ una parte della società esclusa ed emarginata – ha affermato l’esponente della minoranza – cosa intendiamo fare di queste persone?».

Gianluigi Rubiu ha definito preoccupante, da questo punto di vista, la notizia dei premi di produzione elargiti ai funzionari dell’assessorato all’agricoltura: «Da un lato non si fa nulla per i lavoratori in difficoltà, dall’altro si danno superpremi fino a 30mila euro a dirigenti che hanno fatto poco per risolvere le emergenze del settore».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha evidenziato nel suo intervento la discrasia tra la manovra finanziaria esitata dalla Giunta e quella arrivata in Aula dopo le pressioni di sindacati e associazioni di categoria. «La legge mette a disposizione 127 milioni per il lavoro (85 di fondi Ue, 17 Aspal e 25 del bilancio regionale) – ha ricordato Angelo Carta – la verità però è che passeranno molti mesi prima che questi fondi siano realmente disponibili, probabilmente se ne riparlerà nella prossima legislatura».

Angelo Carta si è concentrato su un emendamento presentato dalla maggioranza, primo firmatario Pietro Cocco (Pd), con il quale si stanziano 8 milioni di euro a favore dell’edilizia privata: «Sono risorse da destinare alla ristrutturazione e riqualificazione di case – ha detto il capogruppo sardista – con un contributo del 20% agli interessati si riesce a smuovere circa 40 milioni di euro. Riesce a dare più lavoro questo emendamento che quello da 127 milioni della Giunta».

Angelo Carta ha quindi invitato la maggioranza a guardare a ciò che succede fuori dall’aula: «La gente è animata da un sentimento di odio verso la politica perché la politica non da risposte. Speravamo che almeno in quest’ultima finanziaria si riuscisse a dare risposte concrete. Gli emendamenti della Giunta dimostrano come l’attenzione sia più rivolta alle elezioni che non ai problemi reali».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, in apertura del suo intervento, ha definito l’intervento sul lavoro “uno dei pilastri” di questa finanziaria. «Abbiamo ragionato molto su che lettura dare all’emergenza occupazione – ha detto Gianfranco Congiu – il Def lo tratteggia molto bene. La situazione è difficile, lo si è capito l’altro giorno sentendo i lavoratori di Ottana che presto saranno fuori dal sistema degli ammortizzatori sociali. Noi abbiamo presentato un emendamento, il 1029, per sostenere i lavoratori più deboli, quelli che si trovano ai margini del welfare. Prevedevamo un piano commissariale con procedure di spesa molto snelle. La Giunta accogliendo alcune nostre osservazioni ci ha chiesto di ritirare l’emendamento, noi siamo disponibili ma occorre stabilire una linea di indirizzo precisa: servono procedure snelle per la spendita delle risorse. La dotazione finanziaria (127 milioni) messa a disposizione dall’esecutivo va bene ma i soldi devono essere subito disponibili»

Anche per Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, il problema più importante che la Finanziaria dovrà affrontare è quello del lavoro. «Occorre però fare dire la verità – ha affermato Pietro Pittalis – la maggioranza sta commissariando l’assessore del Lavoro, sta dicendo che chi guida l’assessorato ha fallito nella sua azione di governo».

Secondo il capogruppo di Forza Italia l’altro aspetto da rimarcare è il vero contenuto dell’art.1 bis introdotto dall’emendamento aggiuntivo 1027 presentato dalla Giunta: «Questo emendamento rimanda la decisioni a un momento successivo. Dice che, entro 30 giorni,  sarà la Cabina di regia, con il supporto dell’Aspal e previo parere delle competenti commissioni consiliari, a individuare ambiti di intervento e modalità organizzative. La verità è che non state decidendo nulla – ha aggiunto Pietro Pittalis – questa è la risposta che date alla Cgil. Fossi io il segretario del sindacato mobiliterei tutta la Sardegna».

L’esponente della minoranza, infine, ha contestato anche il primo punto dell’emendamento della Giunta: «Dite che metterete a disposizione 127 milioni di nuove risorse, si tratta invece di soldi che già erano disponibili e che riprogrammate facendo il gioco delle tre carte. Si tratta di una semplice rimodulazione di fondi già programmati. Alcune risorse saranno sottratte a piani già approvati. Ritirate questa vergogna, a queste condizioni noi vi incalzeremo perché non è possibile prendere in giro i sardi».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi dato la parola per la replica all’assessore al Bilancio Raffaele Paci: «Non c’è nessuna presa in giro, sono soldi concreti – ha detto il rappresentante dell’esecutivo – la Giunta lavorava da tempo a questo Piano, 35 milioni del Fondo di coesione sociale erano programmati da mesi e si aspettava di metterli a correre con questa finanziaria. Si tratta di soldi immediatamente disponibili, senza vincoli, Altri 45 milioni del Fsc sono stati già stanziati per gli ammortizzatori sociali. Si aggiungono ai 25 milioni di fondi regionali. E’ vero che alcuni sono già impegnati ma ora li stiamo mettendo in un quadro unitario. Credo che questo sia un intervento importante con il quale si potranno dare molte risposte».

Paci ha poi difeso le modalità di spesa indicate nell’emendamento 1027: «Abbiamo pensato ad una procedura snella, che prende atto anche delle sollecitazioni del Pds – ha detto l’assessore – in un tempo brevissimo, 30 giorni, dopo un confronto con il Consiglio si identificheranno le aree di intervento. Vogliamo prevedere inoltre bonus occupazionali accogliendo alcuni emendamenti della minoranza sulle reti tecnologiche, il catasto, e il digitale».

Il responsabile del Bilancio ha infine ricordato che la Finanziaria mette a disposizione altri 25 milioni per le imprese: «Puntiamo molto sull’innovazione tecnologica – ha rimarcato Raffaele Paci – crediamo fortemente che non bastino solo i cantieri verdi. Tuttavia queste azioni vanno bene per i più giovani, ma i lavoratori ultracinquantenni richiedono strumenti diversi. L’emendamento è volutamente lasco per evitare di trascurare qualche settore. C’è l’impegno per scrivere nel programma anche un monitoraggio trimestrale. La Giunta è disponibile a discutere».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo totale  135=30=694.

Per dichiarazioni di voto ha preso la parola il consigliere di Forza Italia Marco Tedde che ha invocato una cancellazione dell’articolo 1. «E’ una norma contraddittoria – ha detto Marco Tedde – le risorse sono inoltre insufficienti. In alcuni casi si tratta di fondi riciclati, contrabbandati come nuovi. All’interno di questa manovra ci sono 40 milioni di euro per mancette elettorali, meglio destinarli ai comuni che devono contrastare le nuove povertà».

Voto favorevole all’emendamento soppressivo ha annunciato anche Alessandra Zedda (Forza Italia): «L’impostazione della finanziaria non fa capire quale sia la proposta della Giunta. Da un lato si mostra disponibilità verso il Consiglio, dall’altro il metodo si presta invece all’elargizione di prebende ai consiglieri più potenti, a quelli che si devono candidare e sono più forti nel territorio. In Commissione abbiamo assistito alla lettura di emendamenti che gridano vendetta».

Contro le previsioni dell’articolo 1 si è schierato anche Gaetano Ledda (Psd’Az- La Base): «La situazione della Sardegna è esplosiva – ha detto Ledda – i piani per i giovani agricoltori non sono partiti, 80 milioni del Psr sono fermi. Il mondo del lavoro è in ginocchio, ogni giorno c’è uno sciopero».

Gaetano Ledda si è poi soffermato sulle difficoltà del settore agropastorale: «Dite che ci sono 20 milioni di euro per l’allevamento dei  bovini. Ricordo che dei 45 milioni di euro stanziati per l’ovicaprino non si è speso quasi niente, il 70% dei pastori non ha ancora ricevuto un euro».

Per Stefano Tunis (Forza Italia) sul Piano del Lavoro la Finanziaria risente di un eccesso di delega. «Bisognerà addentrarsi nella discussione per capire quali sono le modalità di spendita di questa ingente quantità di danaro – ha detto Stefano Tunis – non voglio avere un atteggiamento preconcetto, però l’assessore Paci ci chiede di valutare senza che sia presente in aula l’assessore al Lavoro. Vogliamo capire come questo l’assessore ha intenzione di interagire, organizzare la spesa. In via transitoria voto a favore dell’emendamento».

A favore si è pronunciato anche Giuseppe Fasolino (Forza Italia): «E fondamentale sopprimere l’articolo. Non è un atteggiamento ostruzionistico, è invece costruttivo, vogliamo che la Finanziaria venga approvata entro l’anno, ma chiediamo un provvedimento migliore». Il consigliere Azzurro ha quindi avanzato una proposta: «Abbiamo presentato emendamenti importanti, forse è il caso di fermarsi, magari tornando in commissione a correggere il provvedimento per poi riportarlo in Aula per l’approvazione».

Edoardo Tocco (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha invocato maggiore attenzione verso le piccole e medie imprese: «Qual è il sostegno alle attività economiche se la maggior parte stanno chiudendo? Non c’è un programma per le attività economiche e per l’occupazione. Solo sostenendo le piccole e medie imprese si può avere una strategia».

Mariano Contu (Forza Italia) ha definito “inverosimile” il contenuto dell’emendamento 1027: «La situazione  è imbarazzante – ha sottolineato Mariano Contu – oggi si parla di lavoro e l’assessore competente non è presente in Aula. Questa Giunta afferma di voler utilizzare i fondi Fsc senza dire però che potevano essere già programmati nel 2017 mettendoli a disposizione per finanziare gli ammortizzatori sociali e rispondere così alle difficoltà dei nostri cittadini».

Gennaro Fuoco (FdI) ha criticato l’impianto complessivo del provvedimento: «Parliamo di ordinaria amministrazione, manca una visione. Il problema è che non si individuano strumenti di arricchimento della Regione ma una serie di provvedimenti-tampone. I fondi si utilizzino per lo sviluppo, si aiuti chi produce a produrre di più, le aziende sane a trovare nuovi mercati».

Voto favorevole ha espresso anche Paolo Truzzu (FdI): «Prendo atto della volontà dell’assessore di accogliere alcune nostre proposte ma le sue parole  non mi hanno convinto nel merito: la realtà è che si cerca di riprogrammare risorse che in questi anni non sono state spese. Il giudizio sull’azione della Giunta per il lavoro è negativo. Manca una visione di respiro, il risultato sarà quello di vendere un’illusione ai cittadini sardi che invece cercano un’opportunità».

Critiche anche da Luigi Crisponi (Riformatori) che ha parlato di provvedimento inconsistente: «Non si dà nessuna risposta al settore produttivo. Il mondo delle imprese viene ancora una volta umiliato».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha criticato la generale situazione in cui versa la sanità sarda («mancano i principali servizi nonostante il 65% delle risorse in bilancio siano destinate dalla sanità») ed ha concluso parlando delle difficoltà del mondo delle campagne: oltre ai mali noti si aggiungono quelli che derivano dall’ “insopportabile burocrazia”.

Il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto a favore dell’emendamento soppressivo dell’articolo 1 ed ha lamentato l’esiguità dei fondi a sostegno dell’occupazione.

Michele Cossa (Riformatori sardi) ha dichiarato voto ed ha definito “lavoras” «un piano indecoroso». «Ripercorriamo la solita strada degli interventi assistenziali – ha concluso Cossa – che non lasceranno niente in termini di sviluppo e occupazione se non macerie e promesse mancate come è stato il piano da mille miliardi di qualche anno fa».

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, si è detto a favore dell’abrogazione dell’articolo 1 ed ha contestato l’accentramento verso l’assessorato della Programmazione delle azioni per il lavoro. «Rilancio la proposta del collega Giuseppe Fasolino – ha concluso l’esponente della minoranza – riportate il testo in commissione almeno nella parte in cui si trattano le politiche del lavoro».

Angelo Carta (capogruppo Psd’Az) ha dichiarato voto favorevole “nonostante l’assessore Paci” perché – ha dichiarato l’esponente della minoranza – «se le parole fossero vincolanti voterei a favore dell’articolo 1 ma è evidente che così non è». Carta ha concluso con l’invito a riportare in commissione la parte del testo che riguarda il lavoro.

Posto in votazione,l’emendamento 135=303= 694 non è stato approvato con 21 favorevoli e 28 contrari.

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Il Consiglio regionale ha dato il via libera all’intesa Regione-Ministero della Difesa sulla riduzione delle servitù militari ed ha approvato due ordini del giorno di maggioranza ed opposizione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau e, dopo le formalità di rito, si è aperta la discussione sulle comunicazioni rese in Aula dal presidente della Regione sul regolamento per le servitù militari.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, si è detto non soddisfatto dai contenuti del protocollo illustrato nella mattinata dal presidente Francesco Pigliaru ed ha evidenziato che gran parte del documento richiama risultati già ottenuti, come la disponibilità della spiaggia di Porto Tramatzu o l’interruzione delle esercitazioni nei mesi estivi a Capo Frasca. «Ma – ha affermato l’esponente della minoranza – la Sardegna non può perdere l’economia dell’esercito, dei poligoni e delle basi militari». «Dobbiamo rivendicare i nostri diritti – ha proseguito Gianluigi Rubiu – ma le forza armate devono restare in Sardegna perché sono una risorsa da salvaguardare».

Il capogruppo Udc ha quindi elencato i punti principali di un ordine del giorno da sottoporre all’esame dell’Aula: implementazione del progetto Siat; sostegno al completamento della Brigata Sassari con un nuovo reggimento a Pratosardo; impegno prioritario dei militari sardi; riapertura del centro di reclutamento Sardegna; utilizzo e riconversione dei bunker per finalità turistiche e verifica puntuale delle bonifiche.

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha espresso soddisfazione per i termini dell’accordo illustrato dal presidente della Giunta («è un buon compromesso») ed ha ricordato i numeri della presenza dei militari nell’Isola, salutando con favore il riconoscimento degli indennizzi per i pescatori interessati dalle limitazioni di Capo Frasca e la possibilità di realizzare un approdo nell’area del porto naturale una volta liberata dalla presenza dei militari. L’esponente della maggioranza ha inoltre salutato positivamente l’istituzione di un osservatorio ambientale indipendente e la sospensione delle attività a fuoco nei mesi estivi. Sul tema degli indennizzi, Rossella Pinna, ha ricordato i ritardi con i quali lo Stato provvede al pagamento degli stessi.

A giudizio di Christian Solinas  (Psd’Az) «il protocollo sulle servitù militari riporta indietro di 40 anni e abbassa l’asticella del confronto tra Stato e Regione» ed ha ricordato le iniziative a suo tempo intraprese da Mario Melis per la riduzione delle superfici e del gravame militare. «Il protocollo di cui si discute – ha affermato l’esponente della minoranza – è soltanto un atto ricognitivo degli accordi sottoscritti nel corso degli anni e che però non si sono realizzati».

Solinas ha quindi ricordato le posizioni espresse nel lontano 1987 dall’ex presidente Melis sulle servitù militari («non siamo antimilitaristi ma siamo contro tutto ciò che tende alla guerra e non alla difesa dello Stato»). Il segretario dei sardisti ha quindi elencato una serie di immobili ed aree già oggetto di intese e che sono reinserite anche nella proposta di accordo illustrata dal presidente Pigliaru ed ha insistito sulla necessità che la Regione chieda con forza allo Stato investimenti consistenti in ricerca e tecnologia. «In realtà – ha proseguito Christian Solinas – parliamo di un annuncio di accordo dove non si affronta concretamente il tema delle bonifiche e dove manca la previsione di una qualche sanzione a carico di chi non rispetti il crono programma allegato al regolamento per le servitù militari».

Paolo Dessì  (Misto) ha definito il protocollo “vago nei contenuti” ed ha rivolto un invito affinché il tema delle servitù sia affrontato “con rispetto e responsabilità”. «Il protocollo – ha insistito l’ex sindaco di Sant’Anna Arresi – non è un risultato storico perché non ci sono risultati concreti mentre storiche sono le lotte fatte per gli indennizzi ai pescatori e per l’ottenimento dei pascoli nei poligoni». Paolo Dessì ha insistito sull’assenza di riferimenti precisi per le bonifiche dei poligoni ed ha affermato che eventuali investimenti nelle aree militari devono essere fatti solo se si è in grado di dimostrarne i risultati positivi per le popolazioni ed i territori.

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha definito “un ottimo risultato” il lavoro del presidente Francesco Pigliaru  («la minoranza ha difficoltà a riconoscere che si fanno passi in avanti ma il lavoro di Francesco Pigliaru non riguarda la maggioranza consiliare ma l’intera Sardegna») ed ha parlato di “presenza spropositata” in riferimento all’estensione delle basi e delle aree militari. Antonio Solinas ha quindi insistito sul poligono di tiro sul lago Omodeo lamentandone la presenza e evidenziando danni e disagi per le comunità locali. L’esponente della maggioranza ha quindi invitato il presidente della Giunta perché si realizzi un poligono di tiro all’interno di un poligono esistente così da liberare dai vincoli l’area attualmente interessate sul lago Omodeo.

Stefano Tunis (Fi) ha invitato il presidente della Giunta a cancellare la parola “storico” limitandosi a descrivere solo “un accordo”. «L’approccio al tema – ha spiegato l’esponente della minoranza – ha naturali diversificazioni all’interno delle coalizioni e delle forze politiche ma oggi parliamo di un documento di sintesi che è racchiuso all’interno dei confini delineati nell’ordine del giorno approvato all’inizio della legislatura». Tunis ha quindi ricordato i punti elencati nel documento presentato dai capigruppo della minoranza (Pittalis, Rubiu, Dedoni e Truzzu) ed ha così concluso: «Conta l’obiettivo rispetto al futuro e cioè mantenere in piedi un rapporto virtuoso con un pezzo importante dello Stato».

Franco Sabatini (Pd) ha espresso un giudizio positivo sull’accordo per le servitù («usciamo da una posizione ideologica e di chiusura e affrontiamo seriamente un tema dibattuto da anni») ed ha affermato: «Sono un autonomista convinto ma mi sento cittadino italiano e la Sardegna deve dare contributo per la difesa dello Stato». L’esponente della maggioranza ha insistito sulla opportunità di scongiurare “posizione di chiusura” ed ha salutato con favore il crono programma: «Lavoriamo ora perché si realizzino investimenti in ricerca e per l’uso duale delle basi presenti in Sardegna».

Augusto Cherchi (Pds) ha invitato il presidente della Giunta «a non considerare le posizioni contrapposte come una diminutio del suo operato». L’esponente della maggioranza ha quindi affermato di non riconoscersi né tra le posizioni dei qualunquisti né in quelle dei populisti ed ha ricordato il documento della commissione Difesa del parlamento con la promessa di un piano di progressiva riduzione delle servitù e la dismissione di alcuni poligoni. Augusto Cherchi ha inoltre ricordato la relazione della commissione di inchiesta sui poligoni, presieduta dal deputato sardo Gian Piero Scanu, per ricordare l’omertà e la scarsa trasparenza su ciò che nei poligoni sardi è avvenuto soprattutto in ordine alla salute e all’ambiente. Il consigliere del Partito dei Sardi ha così concluso: «Non posso essere contento di un accordo che utilizza solo parte delle nostre prerogative e inizia in maniera troppo blanda».

L’on. Piero Comandini (Pd) ha ricordato le battaglie sardiste e della sinistra sarda ai tempi della Guerra fredda e ha detto: «La pace passa anche attraverso l’addestramento e la preparazione dei militari. Oggi ci sono oltre settemila militari italiani, anche sardi, in Siria come in Afganistan: dobbiamo considerare la loro opera e quanto è necessaria la formazione dei militari. Da novembre del 2017 sono necessarie le bonifiche dei poligoni ed è un passo importante, come questo protocollo di intesa che per la prima volta vede la Regione non andare dallo Stato col cappello in mano. Per la prima volta la Regione e gli enti locali sardi chiedono e ottengono dallo Stato che siano affermati i loro diritti. Non sarà il generale di turno a consentirci di usare d’estate le nostre spiagge: non è poco né molto ma è un passo avanti importante. Ed è importante anche la cessione definitiva di parti importanti di territorio come Porto Tramatzu, che viene ceduto definitivamente alla Regione. Inizia oggi un percorso, nel modo migliore e nel ricordo di tutti coloro, indipendentisti e no, vogliono difendere il territorio. E tra questi ci sono anche i militari».

Per l’on. Marco Tedde (FI) «qui non si tratta di essere militaristi o meno. Il protocollo, lo dico da cittadino sardo, è una vera delusione: la montagna ha partorito un topolino. C’è il protocollo ma non c’è l’intesa: è un documento di semplice ricognizione di precedenti attività. Nulla di nuovo porta al dibattito politico: serve più che altro alla Giunta e al suo presidente per giustificare il fallimento totale dell’incontro di novembre scorso con il presidente Paolo Gentiloni. Questo è un pacco privo di contenuti veri: propaganda che non serve ai sardi e nemmeno ai militari. Già oggi la stampa ha detto che il presidente Francesco Pigliaru ha raggiunto l’obiettivo. E cioè? Quale sarebbe l’obiettivo?».

Sempre dai banchi di Forza Italia ha preso la parola l’on. Alessandra Zedda, che ha detto: «Credo che il presidente Francesco Pigliaru sia in buona fede ma quando si tratta con lo Stato tutto è complicato e non sarà un nostro ordine del giorno  a sistemare le cose. Purtroppo, è l’approccio del governo, quando tratta con la Sardegna, a non essere leale né corretto. Non intravedo in questo protocollo né vittoria né liberazione e non capisco come qualche testata sarda abbia malinteso il senso e il contenuto del protocollo. Non spacciamo per liberazione quello che non è. Anche perché forse io non voglio nemmeno liberarmi di tutte le servitù militari. Guardo le carte di cui siamo in possesso: perché non si scrive ora nel dettaglio le aree che dovranno essere cedute? Non credo alla buona fede del Governo italiano su questa materia e per questo non mi accontento di questo protocollo».

Per i Rossomori è intervenuto l’on. Emilio Usula, che ha detto: «La Sardegna paga all’Italia un prezzo che nessuno paga in Italia e in Europa, come base logistica per guerre vere con morti veri, sempre più tra i civili. Il 65 per cento delle servitù italiane e oltre il 20 per cento di quelle europee è concentrato in Sardegna. Noi voteremo contro questo protocollo e contro l’ordine del girono proposto questa mattina. Ed al presidente Pigliaru chiediamo di tornare dal governo e spiegare che noi non accettiamo tutto questo». L’oratore ha ricordato i contenuti degli ordini del giorno approvati dal Consiglio regionale in questa legislatura sul tema delle servitù militari ed ha aggiunto: «Non è possibile accettare un protocollo che contrasta con quanto abbiamo approvato sino a oggi nel parlamento sardo».

E’ intervenuto poi l’on. Paolo Zedda (Sinistra), che ha detto: «Se un buon poeta non trova un terreno da scavare è obbligato anche a grattare nella roccia. Certo che i risultati ottenuti da questo protocollo non sono identici agli obiettivi che ci eravamo posti nel 2014. La nostra controparte sono i militari, molto difficili da smuovere: questo dobbiamo saperlo.  E dobbiamo anche ricordare che abbiamo dei compensi dello Stato, quando ce li da: 15 milioni ogni cinque anni a fronte di trentamila ettari vincolati e ottanta chilometri di coste. Tre milioni l’anno è il bilancio di un ristorante ben avviato, giusto per capirci”. L’oratore ha proseguito: “Qualche elemento di questo accordo è importante, come la cessione della caserma Ederle di Cagliari, anche se vorrei qualche informazione in più. Voterò comunque a favore ma con riserve: ci sarà bisogno di incontrare ancora il governo e chiedo al presidente Pigliaru di affidare subito uno studio sugli impatti economici negativi nella crescita della Sardegna derivanti dalla presenza di tante servitù e aree militari».

L’on. Luigi  Crisponi (Riformatori) si è detto contrario «ad iscriversi all’elenco dei favorevoli e dei contrari. Il confronto è più importante perché, piaccia o no, il 60 per cento delle servitù italiane è qui ed è sottratto all’economia turistica. Questo deve essere ricordato sempre. Ma il problema è che nel protocollo Pigliaru si torna su temi che furono già oggetto di sottoscrizione nel 1997, come la vicenda della caserma di Pratosardo e della vecchia caserma Loi di via Sardegna a Nuoro». L’oratore ha aggiunto: «E’ un protocollo di intesa fallace, che dimentica tante cose come il fatto che la nostra costa è punteggiata di avamposti militari degli anni ’40, manufatti militari che potrebbero rappresentare una occasione economica».

Per il Pds ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu, che ha detto: «Curioso che nessuno abbia ancora pronunciato la parola “colonizzazione”, curioso che nessuno abbia sentito il dovere di ricordare quanto accadde nel 1956, quando la Sardegna fu colonizzata per mano del ministero della Difesa. Oggi veniamo chiamati a un giudizio di accettabilità dello schema di protocollo di intesa: in questo giudizio di portiamo dietro la sensazione di essere una colonia e il desiderio di non esserlo più. Ma valutiamo l’intesa per quello che è: non ci va che questo protocollo sia finalizzato al coordinamento delle attività militari in Sardegna, come recita il titolo della proposta. Noi vogliamo che sia chiaro che non siamo all’anno zero in questo percorso di liberazione della Sardegna dal processo di colonizzazione. Se è vero che dal 2014 il ministro Pinotti dice che non ci sono esercitazioni a fuoco d’estate, che bisogno c’era di metterlo nell’accordo. Anche sulla restituzione di Porto Tramatzu c’è da dire e pure sulla caserma Ederle. E pure sulle bonifiche».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha affermato che «la coscienza della necessità di un’efficiente difesa nazionale non impedisce di essere favorevoli alla drastica riduzione delle servitù militari, che hanno oggettivamente un carico insostenibile ed anche per questo va sostenuta la nostra proposta di legge di restituire all’uso civile le installazioni militari dismesse presenti nella nostra Regione». «Nel documento – ha però osservato – ci dovevano essere scritte ben altre cose invece ne è venuto fuori un testo generico senza nemmeno un apparato sanzionatorio; noi non sottovalutiamo l’impegno del presidente e difficoltà di trattare con un ministero che ha sempre dimostrato nei confronti della Sardegna chiusure pregiudiziali, anzi evidenziamo alcune cose positive come l’utilizzo di strutture militari per finalità di ricerca e sperimentazione che fino a ieri era un tabù, ed i programmi di sviluppo della cyber security». «Servono anche – ha aggiunto Michele Cossa – risposte chiare sulle spettanze dei Comuni gravati da servitù, in attesa da 8 anni che lo Stato rispetti la legge e su questo non c’è niente da discutere; su questo il ministro Pinotti ha detto che le somme sono perente e le Regioni devono fare una apposita domanda, per cui bisogna sapere se la Sardegna lo ha fatto o se lo Stato vuole continuare a resistere su somme dovute e già iscritte a bilancio dai Comuni, che a causa di questi problemi rischiano di andare in dissesto finanziario, dai 3 milioni di Teulada ai 2 di La Maddalena».

Il consigliere del gruppo Misto-Fdi Paolo Truzzu ha lamentato che «ogni volta che si parla di servitù militari nascono contrapposizioni fra due parti che stanno nelle rispettive barricate e, personalmente, non mi riconosco in questo approccio ideologico che è causa di grave danno alla Sardegna». «Non so se è un documento storico che segna una svolta nei rapporti fra la Sardegna e lo Stato – ha dichiarato Truzzu – ma ha il pregio di avere un approccio non ideologico, quindi se è vero che la Sardegna da più territorio alle servitù è vero anche che occupano una superficie di appena l’1% e alcune di queste zone pregiate sono rimaste così solo perché c’erano i militari, altrimenti ci saremmo lamentati di ben altri scempi». Affrontando il tema della salute pubblica, Truzzu ha sostenuto che «sulla salute non si scherza ma bisogna avere anche il coraggio di dire che chi abita intorno ai poligono sta meglio di chi vive attorno ai grandi poli industriali dell’isola». «Ritengo – ha continuato – che la presenza dei poligoni possa essere ridotta e il documento può aiutarci a farlo, anche perché la parte più interessante è quella dedicata alla ricerca “duale” sulla quale dovremmo lavorare di più perché può consentirci una effettiva riduzione delle servitù, nel senso di sviluppare un vero settore industriale e fare della Sardegna una nuova piattaforma della ricerca». In definitiva – ha concluso – è un primo passo che rimanda a successivi accordi tutti da scrivere, con attenzione prima di tutto alla bonifiche a condizione che non siano pagate solo dai sardi, al problema della regionalizzazione dei centri di arruolamento, alla rimozione dei vincoli che impediscono ai Comuni di spendere le risorse degli indennizzi».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha ricordato l’accordo Melis-Spadolini sulle servitù e quello del 2008 sulle dismissioni di Soru, aggiungendo che «oggi si scrive un nuovo capitolo importante con risultati che il presidente Francesco Pigliaru ha ottenuto scavando nella roccia come una goccia, al termine di una trattativa seria ed apprezzabile che può procedere altrettanto seriamente con tutte le condizioni per ottenere progressi fondamentali». «E’vero – ha protestato – che i militari tendono a non concedere niente ma non per questo deve venir meno il nostro impegno a ridurre le servitù della Sardegna puntando sulla tutela ambientale, sulla liberazione di vasti territori da destinare al turismo, sulla ricerca scientifica, punti qualificanti dell’accordo anche se, per quanto riguarda i rimborsi destinati ai Comuni occorre accelerare». «Vengo da La Maddalena – ha ricordato Pierfranco Zanchetta – nata storicamente con la Marina Militare dove tuttavia, nel ’54, è nato il primo Club Mediteranee, simbolo di una convivenza che anticipava la modernità; vogliamo tornare a quel periodo positivo diventando il simbolo di una nuova eccellenza nei mestieri del mare e nella formazione aperta al mondo esterno».

Il consigliere di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto, rivolto alla sua area politica di appartenenza, ha definito «un errore della sinistra dimenticare che il meglio è nemico del bene e che i risultati arrivano con la pazienza costante del contadino», esprimendo sostegno al presidente «se documento si colloca all’inizio del percorso e non viene considerato come punto d’arrivo, perché ci troviamo nel mezzo di un percorso politico che parte da Mario Melis ed è continuato con la politica che ha cercato di trasformare la Sardegna da portaerei ad isola di pace». «Per questo – ha aggiunto – chi pensa che il documento non sia un grande risultato sbaglia, è invece un risultato che la sinistra sarda deve poter rivendicare, con risultarti concreti e simbolici come le spiagge, luoghi di bellezza di cui la Sardegna è stata privata per decenni, la presenza degli osservatori indipendenti che verificano cosa sta succedendo in quelle aree, le esercitazioni che diminuiscono ed i militari che non fanno più quello che vogliono». «Piuttosto – ha concluso – vorremmo che fosse affiancato da una legge sulla pace nel rispetto dell’art.11 della Costituzione che metta nero su bianco temi come educazione alla pace, possibilmente insieme a tutto il Consiglio regionale; deve insomma essere valorizzato il percorso della nostra maggioranza che ha avuto il coraggio di impegnarsi su queste idee, è un buon accordo e bisogna firmarlo prima che cambi il governo nazionale».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha messo in luce che «più di altri prevale in questo argomento il punto di vista di ciascuno rispetto a considerazioni di carattere generale; sono di un partito nato per l’indipendenza della Sardegna, un traguardo che ci fa vedere le cose da un punto di vista diverso, ma proprio visioni diverse si sono incontrate nell’ordine del giorno approvato dal Consiglio nel 2014 che, nel merito, parlava di graduale dismissione e superamento delle servitù militari col mantenimento degli attuali livelli occupazionali». Detto questo e prendendo le distanze da quanto fatto a La Maddalena dove la presenza militare è finita senza alternative – ha affermato Carta – noi siamo per una costruzione graduale basata sulla concretezza coerente però con la visione espressa nell’ordine del giorno, per cui le ragioni politiche del voto contrario stanno nella contraddizione con il documento di oggi che parla solo di riduzione delle limitazioni, parte da una premessa sbagliata ed esprime un contenuto negativo, un semplice protocollo di intenti ma di protocolli ne abbiamo firmati tanti e anche questo può tradire ancora una volta la fiducia dei sardi».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, riferendosi all’ordine del giorno del Consiglio approvato nel 2014 all’unanimità ha parlato di «argomento centrale e prioritario per il centro sinistra che la maggioranza ha onorato con il massimo impegno anche se il dibattito ha oscillato fra le posizioni del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno». In realtà, ha osservato, «c’è il rispetto del mandato ricevuto e molta concretezza sui vari aspetti di una materia che si cerca di risolvere da sessant’anni e non si può stravolgere la storia, dimenticando ad esempio cosa ha fatto Soru e cosa non ha fatto Cappellacci: il calendario delle esercitazioni è stato sempre approvato dalla Difesa nonostante il parere del comitato paritetico tranne quando c’era Cappellacci, gli accordi di Soru sono stati fatti scadere da Cappellacci, la restituzione della caserma Ederle è stata firmata da Soru e non ripresa da Cappellacci». Il documento inoltre, è secondo Cocco ricco di contenuti: «Bonifiche, restituzione di immobili alla Regione, esperti indipendenti, sanità, ambiente, tempistica, ricerca civile da localizzare nell’Isola; insomma con la logica del si può fare di più la politica dimostra di non sapere ottenere risultati veri, oggi abbiamo una proposta per andare avanti da valutare al di là di maggioranza e opposizione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha accusato il collega Cocco di «aver palesemente voluto radicalizzare il confronto con la solita tesi noi abbiamo fatto tutto voi niente, dimenticando per la verità che Cappellacci non avrebbe mai firmato questo documento, molto arretrato rispetto al dibattito degli ultimi anni sulle servitù militari». «E lo dice – ha dichiarato Pietro Pittalis – un vostro alleato con cui avete sottoscritto un programma fondato sul sovranismo più spinto, c’è un problema politico interno alla maggioranza perché il patto si è incrinato sui temi che contano e non su una leggina ed il secondo partito della coalizione pone un problema grande quanto il Consiglio, allora o siamo coerenti o tutto rischia di essere il solito teatrino della politica, perché Pigliaru a Roma ha parlato a nome di una maggioranza che oggi non c’è più». Meglio stare sul merito delle questioni senza rincorrere i fantasmi del passato senza creare muri e steccati, ha continuato Pietro Pittalis, ribadendo che «il tema è complesso ma io non potrei mai votare con Luca Pizzuto che ha parlato di sistema di morte e squallide basi militari e per questo dovrebbe chiedere scusa; poi ci sono le altre questioni sulle quali si può essere più o meno d’accordo ma a condizione di evitare il solito pregiudizio ideologico». «Noi diamo solidarietà piena e convinta a tutti i militari che operano in Sardegna – ha concluso il capogruppo di Forza Italia – se voi della sinistra radicale vi accontentate di questo documento per noi va bene anche se vedete risultati dove non ce ne sono, prendiamo atto che anche i comunisti si sono convertiti».

Al termine degli interventi dei capigruppo, il presidente Gianfranco Ganau ha dato la parola al presidente della Giunta. Nella replica, Pigliaru ha difeso l’azione dell’esecutivo: «Ho avuto un mandato dal Consiglio regionale che mi impegnava a cercare un’intesa con lo Stato sulle servitù militari. Questo ho fatto, oggi discutiamo di questa intesa».

Pigliaru ha poi evidenziato gli aspetti positivi del protocollo firmato con il ministero della Difesa: «Vengono definiti un crono-programma e un percorso amministrativo che trasformeranno in risultati concreti il contenuto dell’intesa. Qualcuno ha detto che Porto Tramtzu era già a disposizione dei cittadini, non è vero era disponibile solo una parte, l’intesa prevede invece il rilascio definitivo della spiaggia e delle sue pertinenze, comprese le strutture ricettive. Il protocollo comincia a riconoscere concretamente il riequilibrio di cui si è parlato per anni. E’ un piccolo passo in avanti rispetto alle discussioni fatte in passato in quest’Aula».

Anche sul rilascio della caserma Ederle, Francesco Pigliaru si è detto soddisfatto: «E’ un enorme valore patrimoniale che passa alla Sardegna. Ci sono prospettive per uno sfruttamento turistico».

Stesso discorso sulle bonifiche e sulla tutela della salute dei cittadini: «Per la prima volta si parla di osservatori indipendenti – ha sottolineato il presidente della Regione – è una novità essenziale per poi poter parlare di interventi di bonifica. Senza osservatori sarebbe difficile valutare lo stato delle aree e stabilire il livello di inquinamento. Il principio è che chi inquina paga, ma per realizzare questo principio è importante il ruolo degli osservatori. E’ un accordo storico? Non spetta a me dirlo, sarà la gente a giudicare. Noi abbiamo lavorato per dimostrare che si può fare un passo verso la direzione giusta senza concedere nulla in cambio».

Francesco Pigliaru, infine, si è soffermato sul problema dei ritardi nel pagamento degli indennizzi ai comuni: «Se non si firmasse questo accordo ci troveremmo nella situazione precedente. Abbiamo sollecitato i pagamenti sin dal  2014, l’ultima lettera è stata firmata alcuni giorni fa. I sindaci hanno riconosciuto la validità di questa intesa, loro conoscono i problemi nel dettaglio e hanno gli strumenti per valutare».

Il presidente Gianfranco Ganau, dopo aver acquisito il parere della Giunta sui due ordini del giorno ha messo in votazione il primo presentato dall’opposizione (Pittalis e più) del quale il presidente Pigliaru ha apprezzato alcuni elementi di novità come la richiesta di utilizzare i poligoni militari per attività di addestramento della protezione civile.

Ha quindi preso la parola il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu che ha annunciato la decisione del suo partito di abbandonare l’Aula e di non votare entrambi gli ordini del giorno.

Luca Pizzuto (art1-Mdp), replicando al capogruppo di Forza Italia Pittalis, ha difeso il contenuto del suo intervento: «Abbiamo smesso di mangiare i bambini tanti anni fa. Il comunismo è morto, evviva il comunismo. Sono un post comunista, un non violento convinto. So bene quello che ho detto, condanniamo le azioni e non le persone. Ho parlato delle esercitazioni  militari che condanno e che combatto quotidianamente. Non ce l’ho con i militari».

Michele Cossa (Riformatori) pur apprezzando lo sforzo della Giunta ha rimarcato «un’ eccessiva genericità del protocollo d’intesa», in particolare riguardo agli indennizzi per i comuni: «Il ministro Pinotti ha detto che si tratta di somme cadute in perenzione e che la Regione non ha fatto richiesta per il riutilizzo dei fondi. Su questo – ha dichiarato Michele Cossa – chiediamo un approfondimento, è un aspetto sul quale bisogna fare chiarezza. Se è vero ciò che dice il Ministero sarebbe un dramma per i comuni». Cossa ha quindi annunciato l’astensione del suo gruppo.

Paolo Dessì (Misto) ha annunciato il suo voto di astensione e invitato la Giunta ad un confronto più aspro con il Governo. «E’ vero che la politica si fa con i piccoli passi ma da amministratore del territorio dico che questo protocollo d’intesa è lo strumento per alzare l’asticella. A Porto Tramatzu, dal punto di vista pratico, occorrerà trovare le risorse per utilizzare le strutture. Altra questione importante riguarda le Sabbie Bianche: è una zona di altissimo pregio sulla quale bisogna fare le bonifiche.

Giovanni Satta (Psd’Az-La Base) ha invece deciso di abbandonare l’Aula: «Il 67% delle servitù militari è in Sardegna, mentre solo il 4,5% del personale impiegato si trova nella nostra regione. Non posso pertanto accettare di discutere questi ordini del giorno».

Voto favorevole ha invece comunicato Fabrizio Anedda (Misto) «per il coraggio del presidente Pigliaru di portare avanti il mandato del Consiglio. Sono comunista ma non delego a nessuno il compito di rappresentarmi».

Antonello Peru (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario a entrambi gli ordini del giorno: «Non capisco i colleghi che parlano di Sardegna occupata e poi votano a favore. Voterò contro, in dissenso con il mio gruppo. Serve un segnale politico chiaro della Regione, bisogna che si affermi che la Sardegna dice no ai poligoni militari. Preferisco un’isola di pace che sappia dire no ai veleni e ai giochi di guerra. Questo non è un accordo che entrerà nella storia».

Voto contrario anche da parte di Angelo Carta (Psd’Az): «Stiamo in  aula ed esprimiamo il nostro voto contrario a entrambi gli ordini del giorno senza togliere nulla alla buona volontà e alla lealtà del presidente. I sardi hanno bisogno di un’altra visione».

L’ordine del giorno numero 1 (Pittalis e più) è stato quindi approvato con 39 voti a favore e 5 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’ordine del giorno n. 2 (Cocco e più).

Paolo Dessì (Misto), ex sindaco di Sant’Anna Arresi, ha chiesto la parola per ribadire la necessità di intervenire subito con le bonifiche delle Sabbie Bianche a Teulada: «La gestione del sito è importante. Servono risorse. Il comune non ha la capacità di proteggerlo. Bisogna scriverlo in modo serio». Sugli indennizzi, Dessì ha invocato il principio della perequazione: «Si stabiliscano, una volta per tutte, i ritardi nello sviluppo dei territori occupati dai poligoni».

Messo in votazione l’ordine del giorno della maggioranza (Cocco e più) è stato approvato con voti 34 a favore e 9 contrari.

I lavori del Consiglio regionale riprenderanno domani mattina alle 10.00.

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Il Consiglio regionale ha approvato la modifica alla legge statutaria elettorale che introduce la doppia preferenza di genere con 54 voti favorevoli e 2 conrrari. 

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Testo unificato n. 259 sulla doppia preferenza di genere.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo di “Sardegna” Marcello Orrù ha chiesto il voto segreto sul passaggio agli articoli della legge.

A scrutinio segreto il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli con 34 voti favorevoli e 17 contrari.

Successivamente l’Assemblea ha cominciato la discussione sull’art. 1 e sugli emendamenti.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il voto contrario all’emendamento soppressivo presentato e si è espresso a favore «di un dibattito palese ed alla luce del sole perché, su una materia come questa, il confronto deve essere franco nel rispetto delle ragioni di ciascuno, anche di quanti sono contrari alla doppia preferenza di genere». E’ vero, ha proseguito, «che la Sardegna sotto questo profilo è il fanalino di coda in Italia, ma è anche vero che tale principio deve essere valorizzato dalla parità di genere al momento della presentazione delle liste perché solo così si assicura il rispetto della parità a 360 gradi, non per creare riserve indiane ma per consentire la maggior partecipazione delle donne alla politica come esercizio pieno di democrazia».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, riservandosi la presentazione di un successivo emendamento orale, si è soffermato sul caso relativo ad un unico collegio con due sole candidature dove, a suo giudizio, «qualunque sia l’esito del dibattito in corso sulla doppia preferenza, si potrebbero annidare sperequazioni e disarmonie del sistema perché, se non si disciplinasse questa situazione, un genere potrebbe prevalere sull’altro e sarebbe il contrario con quanto stiamo affermando con la doppia preferenza di genere; il tema quindi va affrontato nella sua complessità».

Sempre per il Pds il consigliere Piermario Manca ha condiviso le osservazioni del presidente del suo gruppo precisando che «non è in discussione il principio di partecipazione della donne alla vita politica, noi però proponiamo una semplificazione con tutte le liste composte da candidati pari e dove sono dispari si arrotonda all’unità superiore, proprio per rappresentare i generi in modo paritario».

Il capogruppo di Art.1-Mdp Daniele Cocco in paertura ha lamentato il ritardo di 4 con cui si è arrivati alla discussione della legge, «un grande passo avanti, una legge giusta per la Sardegna, un qualcosa di importante dovuto non solo alle donne ma a tutta la comunità regionale come abbiamo detto in campagna elettorale; la storia siamo noi e nessuno si deve sentire escluso, sono orgoglioso, fiero e contento di contribuire all’approvazione di questa legge».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi si è detto meravigliato per alcuni interventi, perché in realtà sono sul tappeto due elementi territoriali rispetto al vincolo dei 59 consiglieri assegnati alla Sardegna: il Medio Campidano ed Ogliastra (che già esisteva prima) «dove con la presenza di un uomo ed una donna sarebbe stato eletto il più anziano, per cui se l’orientamento generale è quello dell’equilibrio nessuno può permettersi di fare il primo della classe».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sottolineato positivamente che «il Consiglio ha superato la prova dello scrutinio segreto con il contributo della maggioranza e della minoranza ed ha auspicato una composizione paritaria delle liste al 50% fra uomini e donne».

Il Consiglio ha quindi respinto con 52 voti contrari un emendamento soppressivo.

Sull’emendamento all’emendamento n. 8 il consigliere del Pd Franco Sabatini ha ribadito la sua posizione favorevole alla doppia preferenza di genere sulla quale ha rivendicato anche la presentazione di una specifica proposta di legge. Sul collegio dell’Ogliastra, Franco Sabatini ha sostenuto che «raddoppiando i candidati non si distorcono né il risultato elettorale né la ripartizione dei resti, come dimostrano tutte le proiezioni e tuttavia la legge nasce con un difetto ed è esposta ad azioni impugnative».

Replicando a Franco Sabatini il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo in evidenza che «il principio introdotto dalla legge indica la sola facoltà del voto, con una lista formata da un uomo ed una donna offrendo al cittadino una possibilità, per cui non ci sono rischi di impugnazione ed il sistema può essere salvaguardato».

Messo ai voti l’emendamento è stato approvato con 50 voti favorevoli.

All’emendamento sostituivo totale n. 7 il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha proposto un emendamento orale con lo scopo di precisare le ragioni dell’alternanza uomo-donna nel caso di una lista circoscrizionale con due candidati, con riferimento al collegio dell’Ogliastra che rappresenta un unicum.

Il consigliere Giorgio Oppi ha espresso parere contrario, ritenendo il problema già risolto.

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha chiesto una breve sospensione per verificare se il principio sia stato già recepito o se occorra una precisazione.

Il presidente Gianfranco Ganau ha precisato che il punto può essere considerato recepito se l’emendamento viene approvato ed ha accordato la sospensione, senza far uscire il pubblico.

Alla ripresa dei lavori, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha ribadito le sue precedenti convinzioni e tuttavia, «se serve a chiarire meglio si può recepire l’emendamento orale del collega Gianfranco Congiu».

Il presidente Gianfranco Ganau ha formalizzato l’accoglimento dell’emendamento orale.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha chiesto la votazione dell’emendamento n. 7 per parti. Il Consiglio lo ha approvato a larghissima maggioranza con scrutini separati.

Subito dopo è cominciata la discussione sull’art. 2.

La consigliera Annamaria Busia ha parlato di una «norma che racchiude il cuore della legge; essendo la prima firmataria di una proposta fin dal 2015 ovviamente sono a favore ma sono contraria a tutti gli emendamenti e lo faccio per evitare il voto segreto». Ritengo infatti, ha precisato, «che una dichiarazione di voto sull’articolo di una legge impedisca la richiesta di scrutinio segreto; è bene che davanti a questa legge ci sia una espressione di voto palese ed un voto importante che cambia una impostazione sbagliata della normativa elettorale».

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che, a termini di regolamento, una dichiarazione di voto non vieta la richiesta di voto segreto.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha tenuto a tranquillizzare la collega Annamaria Busia ricordando che «l’Aula ha già votato la doppia preferenza di genere ed il risultato è già assicurato, ora definiamo aspetti di dettaglio certamente importanti ma non determinanti e, da questo punto di vista, la richiesta di voto segreto significa persistere in una sfida senza significato; da parte mia sono fiducioso».

Il consigliere del Pds Roberto Desini, dopo aver ricordato la sua adesione ad una proposta di legge specifica fin dal 2015, ha lamentato che «il dibattito di questi giorni è apparso appiattito esageratamente sulle questioni del voto segreto; la maggioranza si è espressa ed ognuno risponderà alla propria coscienza assumendosi le sue responsabilità ed abbiamo dimostrato, nel precedente scrutinio, che il problema di voto segreto è stato ampiamente superato perché Consiglio ed opinione pubblica condividono questa legge e la politica non deve continuare a farsi del male».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, dichiarandosi d’accordo con tutti gli interventi precedenti, ha invitato il Consiglio a «pensare alle prospettive della legge elettorale che non si esauriscono con questo provvedimento e dovremo tornarci, per cui auspico eventualmente un ordine del giorno di tutti i gruppi per fissare un calendario di lavori in commissione Autonomia per modificare quelle parti della legge elettorale che incidono su rappresentanza di minoranze e prospettive di governabilità; sono problemi di dubbia costituzionalità che vanno affrontati, dopo aver acquisito il principio di democrazia paritaria in attuazione dell’art. 51 della Costituzione».

Il presidente del gruppo Sardegna Marcello Orrù ha detto che l’argomento del dibattito sinceramente non lo appassiona perché «la presenza femminile è senza dubbio un fatto positivo ma, nello stesso tempo, si sta evitando di discutere l’impianto della legge elettorale che per molti aspetti ha spinto il Consiglio a rasentare il ridicolo». State facendo passare la parità di genere come argomento prioritario ma non è così, ha protestato Orrù, «perché non dobbiamo dimenticare che abbiamo problemi enormi che vengono messi da parte, problemi che riguardano disoccupati, giovani, perone e famiglie che soffrono, e la stessa legge elettorale con tantissime proposte tenute nei cassetti per dare corsia preferenziale alla doppia preferenza di genere».

A nome della Giunta il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha ribadito che la Giunta ispira la sua azione di governo «al principio della società aperta in cui ognuno deve essere in grado di dare il suo contributo per migliorarla e le buone istituzioni sono la chiave fondamentale per il progresso della società». E’vero che ci sono tanti problemi, ha aggiunto, «ma i problemi si risolvono non tenendo le porte chiuse ma aprendole come hanno fatto molte altre Regioni in materia di pari opportunità, e tanti Paesi avanzati (Francia, Germania e Norvegia) che non solo prevedono quote di genere nella legge elettorale ma quote nei consigli di amministrazione privati e nei vertici di imprese quotate in borsa». E’arrivato il momento, ha concluso Pigliaru, «di andare nella direzione giusta e di fare una scelta giusta».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sostenuto che «il voto iniziale del Consiglio ha fatto giustizia delle interpretazioni più pessimistiche e quindi non accetto di passare come uno di quei “cagnolini” che segnano il territorio; non è corretto rincorrere il monopolio delle tematiche di genere, perché il problema non è solo di orma ma culturale e va superato innanzitutto all’interno dei partiti che devono tornare nella società in modo aperto e paritario». Va bene il riferimento del presidente Francesco Pigliaru ai Paesi più avanzati d’Europa, ha concluso Attilio Dedoni, «ma dobbiamo anche affrontare i problemi concreti della Regione come i Sardi si aspettano».

Dopo l’on. Attilio Dedoni ha preso la parola l’on. Marcello Orrù (Psd’Az) che ha chiesto il voto segreto sull’emendamento soppressivo totale 2.

L’on. Pietro Pittalis (FI) ha annunciato il voto di astensione del gruppo di Forza Italia: «Lo facciamo perché vogliamo ribadire la nostra correttezza e il fatto che non ci prestiamo a tranelli e giochetti. Caro presidente Francesco Pigliaru, bisogna essere consequenziali e mi risulta che in tutte le vostre nomine non siamo proprio tante le donne indicate dalla sua giunta. Ecco, la Giunta deve essere coerente oltre a pratica affermazioni di principio».

L’emendamento è stato respinto con 5 favorevoli e 37 contrari.

Sull’emendamento soppressivo parziale 4 è intervenuto l’on. Paolo Truzzu (gruppo Sardegna) che ha citato l’on. Roberto Deriu (Pd) dicendo: «Questa legge elettorale è scritta con i piedi e noi non la stiamo affrontando, nonostante il Consiglio di Stato ce l’abbia censurata. Ci sono partiti che hanno preso più voti e hanno un consigliere in meno degli altri: non c’è solo la battaglia per il voto di genere ma ci sono anche altri temi sulla legge elettorale in genere». Per l’oratore “con questa legge elettorale sarà sempre peggio e per le donne, nonostante la riforma, che comunque premierà i partiti più grossi, sarà difficilissimo accedere”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista) “da domani si può riprendere l’esame delle proposte di modifica della legge elettorale, all’interno di un testo costituzionalmente accettabile: se non introduciamo la doppia preferenza di genere siamo contro la Costituzione. Da domani, ripeto, la commissione che presiedo potrà istruire tutte le modifiche”.

Ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui “non è in discussione la doppia preferenza di genere. Ma la presenza di tante donne anche in aula oggi dimostra che questa maggioranza va avanti senza un progetto e sotto la spinta dei cittadini. E’ del tutto evidente che si rischia, nonostante stiamo facendo un passo avanti, che il voto delle donne sia controllato e in accoppiata agli uomini carichi di preferenze. L’Udc Sardegna voterà comunque a favore”.

L’emendamento soppressivo 4 è stato respinto con 48 contrari e 2 favorevoli. Anche l’emendamento soppressivo 5 è stato bocciato con 48 contrari e 2 favorevoli e così anche l’emendamento 6.

L’on. Marcello Orrù (gruppo Sardegna) ha chiesto il voto segreto sul testo dell’articolo 2 ma l’Aula l’ha approvato con 40 voti.

Anche l’articolo 3 è stato approvato e poi il testo della legge, così come approvata e modificata.

Per dichiarazione di voto l’on. Luca izzuto (Mdp) ha detto: «Più che alle donne mi rivolgo alle bambine del domani, alle quali dico che noi apriamo oggi una strada ma domani toccherà a voi percorrerla. Vi faranno credere che dovrete assomigliare alle modelle ma lo diranno soltanto perché avranno paura di voi e della vostra intelligenza e creatività. Bambine del domani: mettetevi in ascolto con le grandi donne della nostra terra, non con le veline. Abbiate coraggio di prendervi il futuro».

Il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, ha chiesto: «Vorrei che si desse chiaramente il segnale che questa legge entra immediatamente in vigore dopo la sua pubblicazione. Non vedo nulla di tutto ciò nel testo».

Il presidente Ganau ha spiegato che questo avviene per effetto della disciplina prevista dall’articolo 15 dello Statuto.

Per l’on. Alessandra Zedda (FI) “questo strumento di democrazia era necessario e dobbiamo ringraziare le colleghe donne che si sono battute ma anche i colleghi uomini. Oggi viene riequilibrata una parità che mancava e dobbiamo ringraziare anche chi ci ha fatto capire che sono maturi i tempi per ridurre le differenze. Il prossimo Consiglio regionale avrà di certo una maggiore rappresentanza femminile”.

L’on. Francesco Agus (CP) ha ringraziato “i colleghi di maggioranza e minoranza che hanno collaborato in commissione Autonomia e in Aula per arrivare a questo. E’ un voto di grande portata e in un momento come questo, in cui la politica è sotto attacco, il risultato è davvero importante. Ora torniamo in commissione per il resto della legge elettorale”.

Ancora per Forza Italia è intervenuto l’on. Stefano Tunis, che ha detto: «Non è una vittoria che qualcuno si può intestare ed è bene che tutti restiamo sobri. Immaginare che oggi si sia ridotta tutta la sperequazione tra uomo e donna non solo è retorico ma è falso: bisogna prima che l’accesso alle istituzioni e al lavoro sia libero per le donne e non attraverso la graziosa benevolenza degli uomini. Ma per questo non servono leggi ma cultura e conquiste sociali nel tempo. Quel giorno ci sarà davvero una grande vittoria: oggi non ci è consentita la retorica».

Per l’on. Rossella Pinna (Pd) “questo non è un momento storico ma è comunque un traguardo significativo: stiamo recuperando un pezzo della società e lo dobbiamo a quelle donne che si sono battute con un movimento trasversale fuori da questo palazzo”.

Parole di soddisfazione sono arrivate anche dall’on. Emilio Usula (Rossomori): «In questo lungo iter ho intravisto ostilità e pregiudizi sulla forma e sul contenuto di questa riforma. Ma ora serve una nuova legge elettorale, perché in quest’Aula manca il voto di oltre centomila sardi. Una legge che contenga  correttivi sostanziali ma intanto oggi questo stralcio di riforma è rispettoso delle donne, anche al fine della tenuta stessa della nostra democrazia».

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az) “le donne sono capaci anche più degli uomini di amministrare la cosa pubblica e spesso, come nel caso della collega Alessandra Zedda, sono anche più votate degli uomini. Ma non accetto l’ipocrisia di questi mesi: tutti erano contrari a che questa legge passasse e oggi la legge sta invece passando”.

«Anche io in maniera sobria dichiaro di essere orgogliosa di far parte di questa legislatura», ha detto l’on. Daniela Forma (Pd), «Oggi facciamo un passo avanti e ringrazio il presidente Francesco Pigliaru ed il presidente Gianfranco Ganau, che hanno guidato la maggioranza a pochi giorni dal 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne».

L’on. Paolo Zedda (Art.1-Sdp) è intervenuto in sardo e ha detto: «Ringrazio l’associazione Feminas che più di tutte si è battuta per la rappresentanza delle donne in Consiglio regionale. Noi abbiamo una bassissima rappresentanza di donne nelle istituzioni mentre non è così in Europa. Con un rappresentante femminile ogni 15 come si può pensare di rappresentare una società che invece conta più donne che uomini?».

I Riformatori hanno preso la parola con l’on. Crisponi, che ha detto: «Voto favorevole ma sia chiaro che tutte le donne che hanno collaborato, dentro e fuori da qui, vanno ringraziate per quello che hanno fatto».

L’on. Desini (PDS) ha detto: «Come spesso accade in Italia le cose normali le facciamo diventare straordinarie. Ma il vero problema adesso è rimettere ordine a quella cosa brutta che è la legge elettorale. Ma alle donne dico: iniziate a votarvi tra di voi, smettetela di farvi la guerra tra di voi».

Per il Pd ha preso la parola l’on. Luigi Lotto: «E’ davvero il caso di dire: finalmente. Perché oggi stiamo facendo una buona cosa eliminando il difetto principale della legge elettorale. Ora siamo in linea con i tempi e con tutti i Comuni d’Italia: non sarà perfetta ma è una legge molto più giusta della precedente».

L’on. Christian Solinas (Psd’Az) ha parlato a nome del partito e ha annunciato il voto favorevole: «La nostra storia è nel segno della parità di genere e consentitemi di ricordare Maria Teresa Sechi, eletta a Oristano primo presidente donna di una provincia italiana. E consentitemi di ricordare la militante sardista e antifascista Marianna Bussalai, che ha cucito la prima bandiera del Psd’Az. Su questi temi la nostra storia insegna che non diciamo parole ma abbiamo fatto».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) “sarebbe stato meglio un sistema elettorale di collegi uninominali con candidature uomo donna alternate. Non credo che la doppia preferenza di genere sia il metodo più utile o più efficace ma mi adeguo alla volontà della maggioranza”.

L’on. Marco Tedde ha esordito dicendo: «Questa è un’eterogenesi dei fini e noi la stiamo consumando. Il fine è nobile ma gli strumenti sono sbagliati e infatti condivido le parole di chi mi ha preceduto, nonostante militiamo in partiti diversi. Abbiamo sviluppato un percorso normativo non a tesi ma ad applausi. E mi spiace che il presidente Pigliaru sia intervenuto soltanto quando si è capito che il voto sarebbe stato favorevole. Io voglio ringraziare la collega Zedda che ci ha convinti ed i colleghi che hanno votato contro, nonostante gli sberleffi».

Per l’on. Alessandro Collu (Pd) “è arrivato il momento di  cambiare, perché le donne servono nelle istituzioni. Ma la riforma non è tutta qui”.

Contrario l’on. Paolo Truzzu (Sardegna), che ha detto: «Ringrazio chi si è battuto per raggiungere questo risultato ma oggi è la giornata dell’ipocrisia perché sappiamo bene che non tutti voteranno secondo coscienza».

Il presidente Francesco Pigliaru ha parlato di “giornata davvero importante e c’è poco da aggiungere rispetto a quanto detto dalle colleghe consigliere. Oggi è stato fatto un passo avanti che colma una lacuna e ci affianca alle Regioni che stanno facendo le cose giuste.   Negli incarichi della Regione Sardegna le donne sono di più rispetto alle altre regioni e questo per noi è un motivo di orgoglio”.

Per l’on. Cossa (Riformatori) “oggi è un momento importante e avevamo dubbi sull’esito e sulle capacità di questo Consiglio di interpretare quanto si muove nella nostra società. Siamo in ritardo e lo sappiamo, soprattutto noi che siamo l’unico partito che non ha votato la precedente legge elettorale proprio perché allora non fu introdotta la doppia preferenza di genere”.

Anche l‘Udc ha preso la parola con l’on. Rubiu: «Votando favorevolmente questa legge ci stiamo allineando con quanto già fatto nei Comuni e in altre regioni. Non è altro che un atto di civiltà e giustizia: non è un risultato di destra né di sinistra. E’ un risultato della politica, di quelle donne e di quelle consigliere che ci hanno sostenuti nella battaglia».

Per l’on. Pierfranco Zanchetta (Upc) “questa è una buona pagina del Consiglio regionale e lo dico senza retorica. Quando la politica vende le donne in prima linea, è una politica di inclusione. Di rispetto e di pace. Lo diceva Gabriella, nome di battaglia di Tina Anselmi, prima donna ministro della Repubblica italiana. A lei mi ispiro in questo momento perché è stata protagonista di grandi e coraggiose battaglie per le donne e firmò la legge 194 per l’interruzione di gravidanza, nonostante non fosse d’accordo”.

L’on. Annamaria Busia (Campo progressista) ha detto: «Non era scontato l‘esito di questa legge ma è stata una bella prova di democrazia, non scontata. Non è una legge risolutiva, non basterà da sola a risolvere tutti i problemi della parità di genere. Ma questo ci spettava fare e questa legge cambierà sul serio le proporzioni in questo parlamento: lo dicono gli esiti delle elezioni nei Comuni e nelle regioni dove è stata introdotta. Ora però ringrazio il presidente della Regione, che ha assunto il suo ruolo e ha detto che la doppia preferenza era ed è un punto programmatico. Ma ringrazio le colleghe per l’impegno e i colleghi per il dibattito, in piena democrazia».

Per il Partito dei Sardi l’on. Gianfranco Congiu ha parlato di “partita su due tempi in più anni. E’ stato un lavoro reso possibile grazie al presidente della commissione Autonomia e sono felice di aver preso le difese di tutti i territori sardi, per un fatto di giustizia sociale”.

L’on. Walter Piscedda (Pd) ha detto: «Non vorrei che qualcuno possa pensare che chi non interviene non è favorevole e per questo intervengo. E’ una cosa talmente ovvia che non meritava in certi momenti tanto scalpore ma questo piccolo passo spianerà la strada a una maggiore rappresentatività delle donne: non è un favore al gentil sesso perché la storia ci insegna che tutto può cambiare».

Per Mpd è intervenuto l’on. Daniele Cocco, secondo cui “qualche mese fa era impensabile tutto questo e lo dobbiamo innanzitutto alle nostre consigliere, al presidente Francesco Pigliaru e al presidente Gianfranco Ganau. Abbiamo fatto una cosa importante ma non sufficiente: non ci sono primogeniture perché abbiamo fatto il nostro dovere con un voto di civiltà”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato il voto a favore del gruppo ed ha ribadito la volontà del centrosinistra per caratterizzare la legislatura nel segno delle riforme ed ha evidenziato “la compattezza della maggioranza che ha retto anche alla richiesta del voto segreto arrivata dai banchi del centrodestra”. «Questo è un provvedimento dell’intero Consiglio – ha concluso il capogruppo Pd – ed è un voto che dà dignità a quest’Aula e alla politica sarda».

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore del gruppo ed ha affermato: «Siamo arrivati preparati all’appuntamento con questa legge ed abbiamo saputo allontanare alcuni sospetti che qualcuno in maniera meschina aveva adombrato». Pietro Pittalis ha quindi rivelato: «Su questo provvedimento ho posto un problema di fiducia all’interno del gruppo e lo stesso avrebbe dovuto fare il presidente Francesco Pigliaru per metterci la faccia con la sua maggioranza».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione il testo finale della legge che è stato approvato con 50 voti favorevoli e 2 contrari.

Proclamato l’esito della votazione, il presidente ha, dunque, comunicato la convocazione del Consiglio per martedì 28 novembre alle 10.00.

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L’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, è intervenuta oggi in audizione in  commissione Governo del territorio sui contenuti del settore all’interno della manovra finanziaria 2018, che comprende interventi per complessivi 322 milioni di euro. Donatella Spano si è soffermata in particolare sui principali macro-obiettivi: bonifiche, rifiuti ed economia circolare, risorse forestali ed aree protette, prevenzione e gestione dei rischi.

«Per quanto riguarda le bonifiche – ha affermato l’assessore – le risorse saranno impiegate oltre che per le azioni di risanamento dei siti industriali e minerari inquinati anche per le attività di monitoraggio e controllo». Fra le altre voci di bilancio più significative, quelle relative all’amianto (6 milioni) ed alle discariche (7.5 milioni). «Per il funzionamento dell’Arpas, inoltre, saranno a disposizione 26 milioni ma, tenendo conto del fatto che la normativa nazionale ha cambiato la missione delle Agenzie potrebbe essere necessario – ha sottolineato Donatella Spano – disporre di più risorse, in un quadro di maggiori compiti che richiedono più capacità operative».

«In materia di economia circolare, ha poi ricordato l’assessore, “la Sardegna ha raggiunto le più avanzate Regione italiane con ottimi risultati nella raccolta differenziata (al 56% nel 2016), nella quantità di materiali riciclati (il 70%) e nella diminuzione di rifiuti prodotti (-10%) ed occorre proseguire questo percorso virtuoso attraverso la realizzazione di nuovi impianti, la diffusione degli eco-centri, l’incremento dei meccanismi di premialità/penalità». Novità in arrivo anche per il macro-obiettivo riguardanti le risorse forestali e le aree protette; per i “cantieri verdi” saranno a disposizione 7,9 milioni e sarà potenziato il sistema informativo ambientale Sira con un apposito modulo destinato alle imprese.

Nel settore della protezione civile, con una operazione di leasing da 17 milioni, sarà rinnovata buona parte del parco automezzi (Forestas, Corpo forestale, Protezione civile, Comuni) e «sarebbe opportuno – ha detto fra l’altro Donatella Spano – poter estendere questo intervento per soddisfare un maggior numero di richieste provenienti dai territori».

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Peppino Pinna e Gianluigi Rubiu (Udc), Antonello Peru (Forza Italia), Giovanni Satta (Misto), Giuseppe Meloni (Pd) e Pierfranco Zanchetta.

Il presidente Solinas, nelle conclusioni, ha auspicato una maggiore collaborazione con gli uffici dell’assessorato, anche sui atti (campagna antincendi) per i quali non è previsto dalla legge un parere della commissione. «Inoltre – ha proseguito – non sempre è possibile conoscere compiutamente lo stato di alcune opere, come quelle previste dal mutuo infrastrutture, che stanno a cavallo fra assessorato dell’Ambiente e dei Lavori pubblici». «Infine, ha concluso Solinas – appare necessario sia intervenire presso il servizio Via (Valutazione di impatto ambientale) per evitare che molti progetti dei Comuni restino bloccati in attesa delle autorizzazioni, che accelerare ad un anno dalla legge di riordino le stabilizzazioni dei semestrali dell’Agenzia Forestas».

Sulle osservazioni del presidente, Donatella Spano ha assicurato una maggiore collaborazione con la commissione precisando che alcuni problemi del servizio Via derivano dalla complessità di alcune pratiche pesanti che riguardano il Sulcis e in parte dai problemi del post-alluvione in Gallura.