Audizione dei vertici Enas in V Commissione sull’emergenza idrica. 59 milioni per l’interconnessione delle dighe del Sulcis Iglesiente al Flumendosa.
[bing_translator][bing_translator]
La situazione idrica, in grave emergenza, è stata al centro dell’audizione dei vertici Enas nell’audizione svoltasi ieri nella V commissione del Consiglio regionale. Stessa quantità d’acqua invasata rispetto alla scorso anno ma con una diversa distribuzione che sta creando una situazione di forte difficoltà in diversi territori dell’Isola.
«Le dighe gestite dall’Ente acque della Sardegna contengono oggi 943 milioni di metri cubi su una capacità totale di invaso di 1,4 miliardi – ha detto l’amministratore unico Giovanni Sistu – nello stesso periodo dello scorso anno ne erano stati raccolti 18 in meno. Il problema è la distribuzione della risorsa. Nei bacini della Gallura e del sistema Cedrino-Posada la situazione è notevolmente migliorata. Bene anche il Flumineddu (+33% rispetto allo scorso anno) mentre nella Sardegna Nord Occidentale e nel Sulcis la situazione è critica». A soffrire maggiormente sono gli invasi di Monteleone Roccadoria al 24% della sua capacità di raccolta (18,5 milioni di mc contro i 51 del 2016), il Bidighinzu e il Cuga rispettivamente al 21% e al 31% della loro capacità massima, la diga di Punta Gennarta nel Sulcis con poco più di 1,5 milioni di metri cubi disponibili su un potenziale di 12 milioni.»
«Facciamo i conti con un’annata di piogge scarse – ha sottolineato Giovanni Sistu – l’Ente si sta adoperando per reperire risorse da mettere a disposizione delle zone colpite dalla siccità attraverso il pompaggio d’acqua da altri bacini e l’utilizzo dei pozzi.»
L’Enas però guarda avanti e comincia a pensare al futuro. «Per il Sulcis una risposta definitiva arriverà con la realizzazione del 4° lotto dell’interconnessione Tirso-Flumendosa. Un’opera da 59 milioni di euro finanziata con i fondi Fsc del Patto della Sardegna che permetterà di collegare la dighe di Punta Gennarta, Monte Pranu e Bau Pressiu al Flumendosa».
Altri 130 milioni provenienti da tre linee di finanziamento (Piano regionale delle Infrastrutture, Piano Operativo Nazionale e Patto per la Sardegna) serviranno invece per gli interventi di messa in sicurezza e riqualificazione funzionale delle dighe e per permettere di raccogliere più acqua nei bacini oggi ancora impossibilitati ad arrivare alla loro massima capacità di invaso perché non collaudati».