25 November, 2024
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Un appello di 11 Regioni e 2 Province Autonome al presidente del Consiglio Conte: alcune Regioni, tra cui la Sardegna, possono riavviare le attività produttive e allentare i vincoli dell’isolamento sociale in totale sicurezza.
«Abbiamo scritto al presidente del Consiglio comunica il presidente Christian Solinas -, come Governatori della maggioranza delle Regioni italiane e delle Province autonome e alla luce dell’incontro odierno col Governo per chiarire, con spirito di collaborazione, la nostra posizione sulla fase 2. Nelle richieste avanzate, è possibile ritrovare i punti fondamentali per la ripartenza già illustrati nei giorni scorsi, che hanno trovato ampia condivisione tra tutti i colleghi, nel segno del rispetto delle Autonomie e delle peculiarità territoriali, e dell’esigenza di diversificare le misure in atto.»
«Anche in Sardegnaribadisce il presidente Christian Solinas -, alla luce dei dati è possibile avviare finalmente una ripresa ordinata, prudente ma più rapida, del nostro sistema economico e produttivo, e consentire un graduale ritorno a quella nuova normalità della vita sociale tanto attesa da tutti.»

Il testo integrale della lettera-appello.

Al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte

Al ministro degli Affari regionali Francesco Boccia

e p.c. Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Al presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati

Al presidente della Camera dei deputati Roberto Fico

Proposte al Governo per la Fase 2: più competenze alle Regioni

La Fase 1 dell’emergenza Covid-19 ha visto un accentramento dei poteri normativi in capo al Governo, secondo lo schema decreto-legge + DPCM attuativi che ha posto problemi di compatibilità con la Costituzione, sia con riferimento al coinvolgimento parlamentare, sia con riferimento al rispetto delle competenze regionali. Tale accentramento è stato comunque responsabilmente accettato dalle Regioni a causa dell’assoluta emergenza e del principio di leale collaborazione tra livelli di governo, ma il protrarsi, anche nell’attuale fase di superamento della stretta emergenza, di risposte eccezionali, date rigidamente con atti del presidente del Consiglio dei Ministri sprovvisti di forza di legge, potrebbe portare alla luce criticità anche notevoli circa la tenuta di un impianto giuridico basato su atti amministrativi che, in quanto tali, sono sì successivamente sindacabili innanzi al giudice amministrativo e, per ciò che concerne le Regioni, anche presso la Corte Costituzionale, ma che sfuggono al controllo preventivo da parte del potere pubblico e costituzionale. Ad ogni modo adesso inizia la Fase 2. È una fase nuova, che si giustifica per una progressiva diminuzione dell’emergenza. Per questo motivo, è essenziale che si ritorni progressivamente ad un più pieno rispetto dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione. È necessario giungere progressivamente ad una “normalizzazione dell’emergenza”, che consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione. E che porti, da un lato, a svolgere quanto prima le elezioni nelle Regioni a fine consiliatura e, dall’altro, a riconsegnare alle Regioni le competenze provvisoriamente avocate al livello centrale. Ogni territorio, infatti, ha le proprie specificità, sia da un punto di vista strutturale, sia da un punto di vista epidemiologico. Essendoci, dunque, situazioni di oggettiva disomogeneità di condizioni sul territorio nazionale, è necessario che si possano dare regolamentazioni differenziate. Si deve perciò passare dalla logica dell’uniformità alla logica dell’uguaglianza. Diversamente, trattando in modo uniforme situazioni diverse, si giungerebbe al paradosso di aumentare le disuguaglianze, con una lesione della logica dei livelli essenziali da garantire su tutto il territorio (art. 117, c. 2, lett. m, Cost.), del principio di valorizzazione delle autonomie (art. 5 Cost.) e, soprattutto, del principio di uguaglianza sostanziale tra i cittadini italiani (art. 3, c. 2, Cost.). Come ha recentemente detto il presidente della Corte costituzionale non si può affermare che esista un diritto speciale per i tempi eccezionali, quali quelli che stiamo vivendo. È dunque necessario mettere a punto un sistema di collaborazione tra governo centrale e governi regionali maggiormente in linea con le prerogative costituzionali. Un ordinato sistema di regolazione dell’emergenza Covid-19 dovrebbe portare il livello di governo centrale ad adottare la cornice di riferimento, prevalentemente con atti normativi primari, sottoposti al controllo parlamentare. Tali atti potranno essere integrati da atti amministrativi (Dpcm) nello stretto limite di quanto previsto dalle competenze statali, o richiesto dal principio di sussidiarietà. Le prescrizioni concrete poste dal Governo centrale dovranno comunque lasciare uno spazio di regolazione alle Regioni, per adattare le previsioni alle specifiche condizioni dei territori. In entrambi i casi, lo spazio per la regolazione regionale dovrà essere sottoposto ad un rigoroso controllo da parte del Governo centrale, utilizzando parametri scientifici oggettivi riferiti ad ogni sistema sanitario regionale, come ad esempio la saturazione dei posti letto [in terapia intensiva / semi-intensiva] o l’indice R0, con scansioni temporali settimanali. Ciò premesso in generale, con riferimento in particolare al mondo produttivo (ma senza, per questo, ridimensionare in alcun modo gli enormi problemi presenti in altri settori quali, ad esempio, la scuola dell’infanzia e dell’istruzione) si osserva che con il protrarsi delle chiusure delle attività produttive e di quelle del terziario, come il commercio, il turismo, i servizi, i trasporti e le professioni, e con la prospettiva che questa situazione si prolunghi nel tempo, il quadro economico è destinato a peggiorare drasticamente e i consumi rischiano un crollo generalizzato. Pertanto, ci attendiamo che il Governo recepisca da subito le istanze delle diverse categorie produttive, in quanto prolungare il lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali e non fatturare, con l’effetto che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese. A questo punto è fondamentale realizzare un percorso rapido e chiaro, con decisioni condivise basate su una interlocuzione costante tra Pubblica Amministrazione, associazioni di categoria e sindacati che indichi le tappe per arrivare alla piena operatività. È chiaro che la salute è il primo e imprescindibile obiettivo, ma non può essere l’unico. Del resto il bene della vita ‘salute’ è caratterizzato da una molteplicità di profili: innanzitutto, fisico e psicologico ed è evidente che quest’ultimo è gravemente compromesso dalla perdita del lavoro e dai debiti Le Regioni condividono le fondate preoccupazioni delle categorie più volte espresse e quindi, pur essendo pienamente consapevoli che il virus non conosce confini geografici, sottolineano l’importanza di produrre il massimo sforzo per contemperare la doverosa tutela della salute con la salvaguardia del tessuto economico, non solo per limitare allo strettissimo indispensabile la compressione delle più importanti libertà fondamentali dei cittadini ma anche per evitare che la gravissima crisi economica in atto diventi irreversibile, con le catastrofiche conseguenze sociali correlate. Per fare ciò pare assolutamente necessario che l’attuale struttura del DPCM 26 aprile 2020, imperniato su regole previste rigidamente in funzione della sola tipologia di attività economica svolta e con la possibilità di adottare, nelle singole regioni, solamente misure più restrittive, venga riformata in quanto non dotata della necessaria flessibilità capace di riconoscere alle Regioni, laddove la situazione epidemiologica risulti migliorata e i modelli previsionali di contagio in sostenuta decrescita, la possibilità di applicare nei loro territori regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale, con una compressione delle libertà costituzionali strettamente proporzionata all’esigenza di tutela della salute collettiva. Si ritiene che un tanto sia conseguibile col riconoscimento alle singole Regioni della facoltà di calibrare le aperture delle varie attività produttive. È fondamentale, per quanto riguarda le attività produttive, industriali e commerciali, mutare radicalmente la prospettiva, superando la logica della disciplina in base all’enumerazione delle attività consentite in base, ad esempio, ai codici ATECO, per giungere alla possibilità di definire le aperture in base alla capacità effettiva di rispettare e far rispettare le misure di sanità pubblica atte a evitare il diffondersi del virus, da definire in modo chiaro sulla base dell’interlocuzione tra Pubblica Amministrazione, associazioni di categoria e sindacati e comunque non meno restrittive di quelle contenute nel DPCM 26 aprile 2020. In estrema sintesi, dunque, le Regioni propongono, in presenza di una data situazione epidemiologica riscontrabile oggettivamente e certificata dall’Autorità sanitaria delle singole Regioni e sottoposta ad uno scrupoloso controllo del Governo, di garantire la possibilità di poter riaprire la propria attività a tutti coloro che rispettino le misure già previste dal DPCM del 26 aprile 2020 e dai protocolli di sicurezza aziendali.

Con spirito di collaborazione, Regione Abruzzo – Presidente Marco Marsilio Regione Basilicata – Presidente Vito Bardi Regione Calabria – Presidente Jole Santelli Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Presidente Massimiliano Fedriga Regione Liguria – Presidente Giovanni Toti Regione Lombardia – Presidente Attilio Fontana Regione Molise – Presidente Donato Toma Regione Piemonte – Presidente Alberto Cirio Regione Autonoma della Sardegna – Presidente Christian Solinas Regione Siciliana – Presidente Nello Musumeci Regione Umbria – Presidente Donatella Tesei Regione Veneto – Presidente Luca Zaia Provincia Autonoma di Trento – Presidente Maurizio Fugatti

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Antonello Peru (Cambiamo!).

Dopo la mozione depositata nei giorni scorsi in Consiglio regionale, primo firmatario Antonello Peru, il rischio di blocco della continuità territoriale marittima da e per la Sardegna arriva in Parlamento. I deputati del gruppo alla Camera di Cambiamo! – Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini, Giorgio Silli ed Alessandro Sorte – hanno presentato sull’argomento un’interrogazione al Ministro dei Trasporti e a quello degli Affari Generali.

«La continuità territoriale in Sardegna rischia di subire una dura battuta d’arresto: la convenzione tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Tirrenia SpA. scadrà nel luglio 2020 e il rinnovo presuppone un nuovo bando di gara per il quale i tempi sono ormai ristrettissimi – si legge nel documento dei parlamentari della compagine di Giovanni Toti -. Il governo non può continuare a tergiversare, né è pensabile una proroga della convenzione in essere, ipotesi già bocciata dall’Antitrust.»

I deputati di Cambiamo! mettono in guardia sugli effetti negativi della mancanza di una convenzione che assicuri la continuità territoriale marittima.

«Se non si interverrà con urgenza, anche con il coinvolgimento della Regione, la Sardegna si troverà ad affrontare un lungo periodo di difficoltà nei collegamenti e di grande incertezza sulle tariffe, con gravissime ripercussioni sia per i residenti che per le attività turistiche – concludono Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini, Giorgio Silli ed Alessandro Sorte -. Ecco perché abbiamo depositato un’interrogazione al Ministro dei Trasporti e al Ministro degli Affari regionali: è indispensabile attivarsi immediatamente affinché la gara sia avviata il prima possibile.»

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C’è un nuovo gruppo in Consiglio regionale: “Udc-Cambiamo!”. Ne fanno parte i cinque consiglieri già aderenti allo Scudo crociato (Oppi, Sechi, Biancareddu, Gallus, Moro) ed il consigliere più votato delle ultime elezioni regionali, l’ormai ex di Forza Italia, Antonello Peru, cofondatore del movimento che ha in Giovanni Toti il suo leader.

A battezzare il nuovo raggruppamento della maggioranza di centrodestra, i vertici regionali delle due forze politiche, Antonello Peru e Giorgio Oppi che, in un incontro con i giornalisti, hanno illustrato obiettivi e strategie dell’intergruppo che conta sei rappresentanti in seno all’Assemblea sarda e che si propone «di rilanciare l’azione politica della maggioranza e dare nuovo impulso all’intera Sardegna».

«Non ho lasciato Forza Italia – ha attaccato Antonello Peru – per il semplice motivo che Forza Italia, soprattutto in Sardegna, non esiste più ed ha concluso il suo ciclo politico.» L’ex vice presidente del Consiglio regionale si è detto quindi onorato di essere tra i fondatori di “Cambiamo! Con Toti” ed ha indicato nell’area centrista il “naturale” riferimento del nuovo movimento che «restituirà ruolo e dignità ai territori e a chi raccoglie il consenso nei territori». «Ripartire dal basso e da chi dimostra di avere passione per la politica e la Sardegna – ha proseguito il leader di Cambiamo nell’Isola – è la nostra missione e sono certo che solo così potremo proseguire con le adesioni di amministratori e di quanti vogliono impegnarsi per costruire una Sardegna migliore».

Soddisfatto il capo storico dell’Udc sarda, Giorgio Oppi, che ha sottolineato la crescita del raggruppamento centrista ed, in apertura del suo intervento, ha lanciato un primo segnale alla coalizione che guida la Regione: «Restiamo nella maggioranza ma pretendiamo rispetto, perché i numeri, sono numeri». In particolare, il decano dei consiglieri regionali si è rivolto all’assessore della Sanità e, riferendosi alle dichiarazioni rese a proposito del salvataggio dei punti nascita negli ospedali dei centri minori, ha affermato: «Non bastano più le parole, perché dopo otto mesi che si sta al governo, bisogna incominciare a parlare con i fatti».

Concetto ripreso anche dall’assessore della Cultura in quota Udc, Andrea Biancareddu, che nel salutare con favore la costituzione del nuovo gruppo consiliare, ha parlato «di pragmatismo e politica del fare e non degli annunci», auspicando un’accelerata della maggioranza in materia di trasporti, urbanistica e sanità. «Bisogna aumentare il ritmo», ha chiosato Giorgio Oppi mentre Antonello Peru è ritornato sulla cosiddetta “questione Nord” («non si può pensare di governare la Sardegna cancellando metà della nostra Isola»).

«Pronti a collaborare ma in Agricoltura serve un cambio di passo», ha aggiunto Pietro Moro prima di insistere sulla necessità di “un riconoscimento” per il Nord Sardegna, mentre Domenico Gallus ha presentato due nuove adesioni all’Udc nel Consiglio comunale di Oristano: Tonio Franceschi (presidente del consiglio ed eletto nei Riformatori sardi) e Vincenzo Pecoraro (già indicato sindaco da un raggruppamento civico).

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Si alzerà ufficialmente lunedì prossimo (ore 12.00) il sipario sui Giochi Europei Paralimpici Giovanili, in programma in Liguria dal 9 al 15 ottobre. Appuntamento nel Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale (Genova) per la presentazione finale del programma dell’evento e delle 26 delegazioni europee che porteranno oltre 600 atleti a gareggiare.

Saranno presenti il presidente dell’European Paralympic Committe, Ratko Kovacic, e il numero uno del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli. Al fianco del presidente del Comitato Organizzatore Epyg 2017, Dario Della Gatta, le massime autorità: dal Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, con l’assessore Ilaria Cavo, al Sindaco di Genova, Marco Bucci, con il consigliere delegato allo sport Stefano Anzalone. E ancora il sindaco di Savona, Ilaria Caprioglio, con l’assessore Maurizio Scaramuzza, i rappresentanti di Camera di Commercio, Autority Portuale, Fiera di Genova e tutti coloro che, a vario titolo, hanno partecipato al lungo lavoro di preparazione per questo grande evento.

Ci saranno anche due speciali Ambassador quali Vittorio Podestà e Francesco Bocciardo, tre ori in due alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro. In occasione della Cerimonia di Apertura fissata per mercoledì 11 ottobre in Piazza De Ferrari saranno presenti anche altri importanti testimonial paralimpici di livello internazionale.

Lunedì, a Palazzo Ducale, parteciperanno anche i referenti delle Scuole Medie e Superiori coinvolte nei vari progetti legati agli Epyg, con una partecipazione finale che sarà superiore ai 12.000 studenti.

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Le stelle sportive della Liguria e i campioni della comicità di Bruciabaracche saranno i protagonisti della speciale serata organizzata da Stelle nello Sport per sostenere la Gigi Ghirotti Onlus. Tutti in campo domani sera (giovedì 23 marzo) nella magnifica location dell’Acquario di Genova.

Più di 300 gli ospiti accreditati in rappresentanza delle massime Istituzioni ed Aziende del territorio. Ci saranno il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e l’assessore dello Sport, Ilaria Cavo. Il presidente del Consiglio comunale Giorgio Guerello e il delegato allo sport Stefano Anzalone. E ancora il neopresidente del Coni Liguria, Antonio Micillo, e tanti dirigenti del mondo sportivo ligure.

Tante le “stelle” che scendono in campo per sostenere la Gigi Ghirotti. Angelo Palombo ed Emiliano Viviano per la Samp, Nicolas Burdisso e Santiago Gentiletti per il Genoa, Nahuel Valentini e Jaime Baez per lo Spezia. Virtus Entella in campo con il bomber Ciccio Caputo, il capitano Michele Troiano e il difensore Luca Ceccarelli, accompagnati dal team manager Cesar. La Pro Recco Pallanuoto parteciperà con Andrea Fondelli, Jacopo Alesiani, Lorenzo Bruni, accompagnati dal “mito” Eraldo Pizzo. Sapore di Olimpiadi anche grazie a Teresa Frassinetti, argento con il Setterosa a Rio de Janeiro, e Francesco Bocciardo, oro nei 400 stile libero alle Paralimpiadi. Presenti anche le stelle della Cambiaso Risso Running Team, Emma Quaglia e Valerio Brignone, ma anche la due volte olimpica Silvia Salis, oggi consigliere della Fidal. E ancora Alessandro Giannessi, vincitore dello Scudetto 2016 con il Park Tennis Genova, John Amasio, capitano del Basket in Carrozzina Genova, Fabrizio Pardi, pilota Rally Storici e una leggenda rossoblu quale Claudio Onofri.

Nella magnifica Sala dei Delfini, a regalare sorrisi saranno i protagonisti di Bruciabaracche, il fortunato format comico “made in Genova”. Sul palco i Soggetti Smarriti, Andrea Possa e Marco Rinaldi, Daniele Raco ed Andrea Di Marco.

Al fianco del professor Franco Henriquet e di tanti volontari della Gigi Ghirotti presenti, si schierano importanti aziende del territorio. Dagli storici sostenitori del progetto Stelle nello Sport quali Erg, Villa Montallegro, Cambiaso Risso, Ansaldo Energia, a nuovi “amici” del calibro di Azimut, EcoEridania, Costa Crociere, Iren e Gecar Seat. E ancora partner quali Gruppo Messina, Grandi Navi Veloci, Duferco Energia, GenovaRent, CoverStore, Maniman Viaggi, Algraphy, All Sport Genova, Acquario di Genova, Capurro Ricevimenti, Panarello, Queen Charlotte, Primocanale e Secolo XIX. A loro si sono uniti in questa speciale serata Interglobo, Casa della Salute, Automobil Club Genova, Federtennis Liguria, Canottieri Elpis, Panathlon Genova 1952 e Panathlon Genova Levante.

«Il gioco di squadra porta sempre alla vittoria, non solo nello sport – sottolinea Michele Corti, ideatore del progetto Stelle nello Sport -. Vogliamo ringraziare tutti coloro che con la loro presenza, il sostegno e l’amicizia e considerazione verso questo progetto ci permettono ogni anno di sostenere in modo importante una eccellenza quale la Gigi Ghirotti Onlus e promuovere i valori dello Sport verso un numero sempre maggiore di giovani, sostenendo Federazioni e Società sportive nella loro straordinaria attività e realizzando al fianco di Porto Antico e Uisp Liguria, sotto l’egida del Coni, un evento straordinario quale la Festa dello Sport che quest’anno arriverà il 9, 10 e 11 giugno.»