Carbonia ha festeggiato ieri la sua nuova centenaria, Margherita Nurchis. La città mineraria si conferma così una delle più longeve della nostra Regione. Dopo i recenti festeggiamenti a Bacu Abis per nonna Elvira Gaviano, vedova Macrì, il sindaco Paola Massidda si è recato ieri da nonna Margherita Nurchis, per farle i migliori auguri – a nome dell’intera Amministrazione comunale – per il suo 100° compleanno, festeggiato appunto ieri, sabato 22 agosto 2020.
Il raggiungimento di un secolo di vita è uno straordinario traguardo e un’occasione da festeggiare per nonna Margherita, circondata e coccolata dall’amore di 7 figli, 12 nipoti, 9 pronipoti e 1 in arrivo.
Margherita Nurchis, nata ad Orotelli nel 1920, attualmente vive in via Gisella Orrù, nella casa delle figlie Rosalba ed Ornella Pinna, quest’ultima ex dipendente del comune di Carbonia. Si trasferì dalla Barbagia nel Sulcis nel 1947. La scelta di Carbonia fu dettata da esigenze lavorative: il marito, Pasquale Pinna, infatti, era un minatore e le tradizioni del lavoro minerario sono intessute nella famiglia Nurchis-Pinna, che va fiera delle sue origini. Ma non solo. Nonna Margherita, fin da bambina, ha coltivato una passione che custodisce tutt’ora, quella per il cucito ed il ricamo, con una particolare passione per il costume sardo, tipico di Orotelli. Sono particolarmente apprezzati i suoi lavori di ricamo nelle bluse bianche ed i ricami dorati sui velluti, con i quali ha partecipato alle principali sagre della Sardegna, da Sant’Efisio a Cagliari al Redentore a Nuoro.
Venerdì 17 luglio, alle ore 10.30, si svolgerà la cerimonia di intitolazione di una via nel ricordo di una giovane ragazza di Carbonia, Gisella Orrù, la cui scomparsa nel 1989 ed il successivo omicidio lasciarono sgomenta ed incredula un’intera comunità. La richiesta dell’Amministrazione Comunale, già inoltrata lo scorso anno in occasione del trentennale della morte della nostra concittadina, è stata esaminata dalla Prefettura di Cagliari e dalla Deputazione di Storia Patria della Sardegna, che hanno emesso parere favorevole dopo una lunga istruttoria durata circa un anno e conclusasi il 17 giugno.
«Il nostro obiettivo è ricordare Gisella, una giovane ragazza figlia della nostra città, tragicamente e prematuramente scomparsa in un omicidio efferato, avvenuto in circostanze ancora poco chiare. Una vicenda dai contorni incerti e su cui non si è ancora fatta piena luce, così come è peraltro accaduto per l’intera storia della città di Carbonia degli anni Ottanta e Novanta. L’intitolazione di una strada dedicata a Gisella Orrù è un modo per mantenere vivo il ricordo di una giovane ragazza nostra concittadina, alla quale venne rubato il futuro, impedendole di realizzare le sue legittime aspirazioni personali e professionali», ha spiegato il sindaco Paola Massidda.
L’appuntamento è fissato venerdì 17 luglio, alle ore 10.30, nel tratto di strada compreso tra via Abruzzi e via D’Annunzio.
All’intitolazione della nuova via sarà presente anche don Antonio Carta, parroco della Chiesa della Beata Vergine Addolorata.
Venerdì 17 luglio, alle ore 10.30, si svolgerà la cerimonia di intitolazione di una via nel ricordo di una giovane ragazza di Carbonia, Gisella Orrù, la cui scomparsa nel 1989 ed il successivo omicidio lasciarono sgomenta ed incredula un’intera comunità. La richiesta dell’Amministrazione comunale, già inoltrata lo scorso anno in occasione del trentennale della morte della nostra concittadina, è stata esaminata dalla Prefettura di Cagliari e dalla Deputazione di Storia Patria della Sardegna, che hanno emesso parere favorevole dopo una lunga istruttoria durata circa un anno e conclusasi il 17 giugno.
«Il nostro obiettivo è ricordare Gisella, una giovane ragazza figlia della nostra città, tragicamente e prematuramente scomparsa in un omicidio efferato, avvenuto in circostanze ancora poco chiare. Una vicenda dai contorni incerti e su cui non si è ancora fatta piena luce, così come è peraltro accaduto per l’intera storia della città di Carbonia degli anni Ottanta e Novanta. L’intitolazione di una strada dedicata a Gisella Orrù è un modo per mantenere vivo il ricordo di una giovane ragazza a cui fu rubato il proprio futuro, impedendole di realizzare le sue legittime aspirazioni personali e professionali», ha spiegato il Sindaco Paola Massidda.
L’appuntamento è fissato venerdì 17 luglio, alle ore 10.30, nel tratto di strada compreso tra via Abruzzi e via D’Annunzio.
Il giardino della Libreria Cossu, a Carbonia, ha ospitato ieri sera la presentazione del libro “Gisella. Una verità in fondo al pozzo“, di Paolo Matteo Chessa (Casa editrice La Zattera, 18 euro). Quello di Gisella Orrù, la 16enne trovata senza vita esattamente 30 anni fa in fondo ad un pozzo-sifone nelle campagne di San Giovanni Suergiu, è stato – come sottolinea l’autore nel libro – «uno dei casi giudiziari più complessi e coinvolgenti della cronaca isolana. Una vicenda per molti aspetti emblematica, a tratti indecifrabile, che prese le mosse negli ultimi giorni del giugno 1989 in quel di Carbonia, con la scomparsa di Gisella, bellissima studentessa sedicenne. Nove giorni più tardi il corpo senza vita e totalmente nudo di questa sventurata ragazza fu scoperto sul fondo melmoso di un pozzo-sifone della rete di irrigazione, nelle campagne di San Giovanni Suergiu. Era stata uccisa in modo barbaro, bestiale, non prima però di essere stata abusata sessualmente, oltre l’immaginabile. Per giorni e giorni le indagini per scoprire gli assassini sembrarono segnare il passo, poi d’improvviso arrivò la svolta con il fermo di un vicino di casa e subito dopo di altre tre persone. Fu appunto l’inizio del “Giallo del pozzo”, che ebbe un grosso risalto anche in ambito nazionale, ancora oggi intriso di zone d’ombra e di interrogativi, nonostante la condanna di due uomini (uno morto suicida in carcere) e l’inatteso proscioglimento di altre due persone».
Alla presentazione hanno partecipato i familiari della povera Gisella e di una delle due persone finite in carcere, morta suicida; sindaco e vicesindaco di Carbonia, Paola Massidda e Gian Luca Lai; il sindaco di allora, Antonangelo Casula; Vincenzo Panio, allora comandante della Polizia municipale; alcuni avvocati; lo scrittore Massimo Carlotto; e tanti cittadini, più o meno giovani ai tempi della tragica scomparsa.
Diversi gli argomenti trattati nel corso della serata, dalla proposta di intitolazione di una via avanzata dall’Amministrazione comunale al prefetto di Cagliari, alle voci ricorrenti sull’attendibilità delle conclusioni alle quali sono giunte le indagini e delle condanne scaturite dai processi. E ancora al dibattito sviluppatosi nelle ultime settimane, sui social, dopo l’annuncio dell’imminente del libro. Non sono mancati i contrasti, in particolare quando Vincenzo Panio ha iniziato il suo intervento con una serie di considerazioni sul contesto storico vissuto dalla città di Carbonia alla fine degli anni ’80, come premessa alle vicende legate all’omicidio di Gisella Orrù, e l’autore gli ha chiesto di concentrare l’intervento sui fatti strettamente legati alla vicenda giudiziaria. Vincenzo Panio, a quel punto, non ha concluso il suo intervento.
L’autore del libro, Paolo Matteo Chessa, è un giornalista professionista, nato a Cagliari nel 1950, uno dei cronisti di punta del quotidiano La Nuova Sardegna, dove ha lavorato per trent’anni, occupandosi di importanti vicende di cronaca nera e giudiziaria.
In passato ha collaborato a svariati programmi televisivi e con molte testate nazionali: La Repubblica, Il Messaggero, Paese Sera, La Notte, Il Secolo XIX, Epoca.
Nel 2017, con la casa editrice La Zattera, ha pubblicato il libro-inchiesta “Sulcis in fundo – Quando la mafia più sanguinaria sbarcò in Sardegna”, con il quale, «oltre a mettere appunto l’accento sui rischi delle infiltrazioni mafiose nell’isola, ha ripercorso, analizzandole, le più significative vicende giudiziarie dai primi anni Ottanta ai giorni nostri».
Al termine della presentazione, abbiamo intervistato Paolo Matteo Chessa.
L’ultimo appuntamento della rassegna dell’Associazione Figli D’Arte Medas “Storytelling 2016 – anno secondo”, che si svolgerà venerdì 25 novembre a Cagliari, nella sede della Fondazione di Sardegna, sarà dedicato al racconto“Gisella Orrù: il Mistero”, al clarinetto Valentina Fiori.
Importante contributo verrà dato dall’avv. Rita Dedola (presidente dell’Ordine degli Avvocati di Cagliari) e dall’avv. Michele Schirò che allora seguì la vicenda, impegnandosi a fondo per trovare quelli che lui definisce i veri assassini.
E’ in programma il 28 ottobre il secondo appuntamento della rassegna dell’Associazione Figli D’Arte Medas “Storytelling 2016 – anno secondo”, a Cagliari nella sede della Fondazione di Sardegna. Si racconterà “Canale 16 – La tragedia del Moby Prince”, alla presenza di Luchino Chessa, in rappresentanza dell’Associazione “10 Aprile – Familiari Vittime Moby Prince”.
L’Associazione Figli D’Arte Medas lancia una sfida e con “Storytelling 2016- anno secondo” si assume il compito e la responsabilità di liberare dalla comunicazione tradizionale quattro fatti di cronaca importanti, sviscerandoli davanti agli occhi degli spettatori tramite immagini, video, brani giornalistici, brani letterali, narrazioni da vivo, interviste ai protagonisti (reali o interpretati) delle storie.
L’intento di Storytelling 2016 è quello di celebrare l’informazione indipendente senza fare teatro, senza fare televisione, senza fare narrazione ma giocando con queste “grammatiche” per realizzare qualcosa di nuovo.
È un esperimento, una sorta di sincretismo tra le varie forme di comunicazione per offrire un’informazione alternativa che porti al cuore pulsante dei fatti.
Sono 4 date, 4 fatti di cronaca caratterizzati da punti oscuri e misteri irrisolti, in cui il comune denominatore è sempre la Sardegna.
Data la natura sperimentale dell’evento, è stata scelta una location che ne rispecchiasse lo spirito alternativo. E’, dunque, la Fondazione di Sardegna ad ospitare l’iniziativa nell’atrio della propria sede di Cagliari, alle ore 21.00,
La rassegna è iniziata il 14 ottobre con “Il rapimento di De André”; dopo l’appuntamento del 28 ottobre con “Canale 16: la tragedia del Moby Prince”, gli altri due sono in programma venerdì 11 novembre “Pagina bianca: Feltrinelli, la Sardegna e Simon Mossa” e venerdì 25 novembre, “Gisella Orrù: il mistero”.
Il palazzo della Fondazione è situato nel centro storico di Cagliari a ridosso del quartiere di Castello. All’interno dell’edificio è presente una collezione di opere d’arte contemporanea dei maggiori esponenti del Novecento sardo.
La sede è in Via San Salvatore da Horta, 2, Cagliari.