22 November, 2024
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Il sessanta per cento degli adolescenti sardi dichiara di sentirsi felice e per essi la felicità deriva dalla famiglia, dagli amici e rapporti sentimentali. Il 13 per cento svolge attività di volontariato e solo per l’8,4 per cento ritiene che i soldi e i beni materiali siano la cosa più importante.

Tuttavia, la crisi economica si fa sentire: il 22 per cento dei giovani sardi afferma di vivere in una famiglia in cui nell’ultimo anno è stato difficile pagare le bollette, sostenere spese sanitarie e scolastiche, comprare vestiti e pagare l’affitto o il mutuo della casa.

Nella maggior parte dei casi, i ragazzi sardi si sentono supportati e protetti dalla loro famiglia. L’aspetto più critico è però quello del dialogo: il 56 per cento sa di poter parlare dei propri problemi a casa, il 26 per cento è incerto («a volte sì a volte no») e il 18 per cento invece non trova nella famiglia una sponda. Le madri sono più presenti dei padri: le prime sono nel 61 per cento dei casi, interlocutore principale dei figli che vogliono confidare problemi e preoccupazioni, contro appena il 27,5 per cento riferito ai padri.

Significativi anche i dati relativi al bullismo e all’uso della rete: il 54 per cento dei ragazzi dichiara di avere subito almeno una volta un atto di bullismo negli ultimi sei mesi e il cinquanta di aver compiuto nello stesso periodo un atto di bullismo nei confronti degli altri, mentre i ragazzi stanno in media connessi sette ore e mezzo al giorno.

Sono questi alcuni dati contenuti nella ricerca “Poveri di futuro? I ragazzi ci parlano. La povertà educativa in Sardegna”, promossa dal Centro di servizio per il volontariato Sardegna Solidale e realizzata dalla Fondazione Zancan. Presentata stamattina a Cagliari dal direttore della Fondazione Zancan Tiziano Vecchiato insieme, tra gli altri, alla ricercatrice Giulia Barbero, al dirigente scolastico del Buccari-Marconi Giancarlo Della Corte e al presidente di Sardegna Solidale Giampiero Farru, la ricerca sarà illustrata domani, venerdì 19 maggio, al Salone del Libro di Torino, presso il padiglione della Regione Sardegna a partire dalle ore 11 (interverranno l’assessore regionale alla Cultura Giuseppe Dessena, la ricercatrice della Fondazione Zancan Elena Innocenti, il dirigente scolastico Giancarlo Della Corte e il presidente di Sardegna Solidale Giampiero Farru).

La ricerca è stata realizzata interpellando, attraverso un questionario, 500 ragazzi delle classi prime di sei istituti superiori (Buccari-Marconi e Pertini di Cagliari, Einaudi di Senorbì, Devilla di Sassari, Segni di Ozieri e De Castro di Oristano), divisi tra licei, istituti tecnici e istituti professionali. I giovani, quasi tutti di età compresa tra i 14 e i 15 anni, provengono da 96 diversi comuni dell’isola. «La fotografia che è stata scattata è, dunque, molto fedele – ha spiegato Vecchiato – ed è anche straordinariamente simile a quella offerta dall’ultimo rapporto dell’Istat».

«La povertà educativa non è solo una questione di reddito ma si lega al contesto sociale, culturale e relazionale – spiega Vecchiato -. Investe così la dimensione emotiva, la socialità e la capacità di reazionarsi col mondo, creando le condizioni per l’abbandono la dispersione scolastica, episodi di bullismo e violenza nelle relazioni.»

Sono stati la famiglia, la scuola, l’istruzione, la partecipazione e le opportunità educative, il denaro e la mancanza di opportunità, la povertà emotiva e relazionale, il benessere, la spiritualità, cosa è importante per essere felici, il lavoro e il futuro.

Per una famiglia su cinque (22 per cento) nell’ultimo anno ci sono stati momenti di difficoltà economica, in cui non c’erano i soldi soprattutto per pagare le bollette. Le difficoltà economiche sono più diffuse per gli studenti degli istituti professionali: il 48 per cento indica di avere avuto nell’ultimo anno almeno un problema legato alla mancanza di soldi. Meno diffuse negli istituti tecnici (22 per cento) e nei licei (13).

Nella maggior parte dei casi, i ragazzi si sentono supportati e protetti dalla loro famiglia. I ragazzi che hanno sperimentato il divorzio o la separazione dei genitori (il venti per cento del campione) sono più in difficoltà nel ricevere l’aiuto morale e il sostegno di cui hanno bisogno. Lo stesso vale per chi ha segnalato problemi economici.

La scuola piace a 6 ragazzi su 10, ma per la stessa percentuale la scuola è anche una grande fonte di stress. Vi sono differenze per tipo di scuola: la proporzione di studenti che esprime giudizi positivi sul loro corso di studi passa dall’81 per cento nei licei al 49 per cento nei tecnici e al 44 per cento nei professionali.

A 14-15 anni i ragazzi hanno un buon livello di autostima e fiducia nelle proprie capacità. L’85 per cento pensa di essere in grado di fare le cose bene e di valere almeno quanto gli altri, il 71 ha un atteggiamento positivo verso se stesso e complessivamente si sente soddisfatto di quello che è. Viceversa, il 16 per cento pensa di essere un vero fallimento, il 38 a volte si sente inutile e il 59 per cento vorrebbe avere maggiore rispetto di se stesso.

Vi sono forti differenze tra maschi e femmine: mediamente i maschi hanno più fiducia in se stessi (80 per cento) rispetto alle femmine (60 per cento), ma è vero anche che nelle famiglie in cui vi sono difficoltà economiche, i figli hanno mediamente meno fiducia in se stessi.

Il 96 per cento dei ragazzi usa internet tutti i giorni, nell’84 per cento dei casi da soli. In media sono connessi sette ore e mezza al giorno. Wazzup è utilizzato dal 98 per cento dei ragazzi, seguito da Instagram (85 per cento) e Facebook (68). Meno utilizzati gli altri social.

Il 63 per cento pratica uno o più sport (soprattutto calcio e danza). Sei ragazzi su dieci che vivono in famiglie disagiate affermano però che farebbero sport se questo fosse accessibile gratuitamente. Il 90 per cento dei ragazzi non partecipa a corsi o lezioni a pagamento (musica, lingue straniere, teatro) al di fuori dell’orario scolastico. Avendone le possibilità, i ragazzi vorrebbero viaggiare e visitare posti nuovi, ma anche acquistare attrezzature per fare sport o pagarsi corsi di danza, corsi per imparare a suonare o per apprendere una lingua straniera.

Significativa invece la percentuale di ragazzi impegnati nel volontariato: ben il 13 per cento. Questi giovani sono impegnati nella cura dei più piccoli (aiutandoli a fare i compiti in parrocchia, ad esempio) o degli anziani. Una quota del volontariato è di tipo ambientale (pulizia dei sentieri).

Il 54 per cento dei ragazzi dichiara di avere subito almeno una volta un atto di bullismo negli ultimi sei mesi e il cinquanta di aver compiuto nello stesso periodo un atto di bullismo nei confronti degli altri (soprattutto sotto forma di insulti, offese, prese in giro  bugie). Il 14 per cento è stato anche oggetto di cyberbullismo, mentre il bullismo fisico riguarda solo il 6 per cento degli intervistati. Le femmine hanno subito più frequentemente atti di bullismo rispetto ai maschi (il 62 per cento contro il 48). Tra i commenti dei ragazzi emergono comunque dichiarazioni di contrarietà al bullismo.

Per il 34 per cento dei ragazzi la famiglia e gli amici sono i fattori più importanti per essere felici, seguito dall’amore, dallo svago, dalle relazioni, dalla salute e dall’autostima. Il fattore “soldi e beni materiali” compare solo all’ottavo posto.

Alla domanda “Per cosa è importate avere una buona istruzione”, il 49,6 per cento ha risposto “per trovare un lavoro in futuro” e il 34,4 “per avere un buon futuro”. Sotto questo aspetto, è interessante notare come per i ragazzi l’aspetto più importante per trovare un lavoro sia la competenza (40 per cento), seguito dalla tenacia nella ricerca di una occupazione (17 per cento) e nell’avere l’aiuto di persone influenti (17 per cento).

 

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Dispersione scolastica, devianza, dipendenze: quali sono i fattori che generano nella nostra isola la povertà educativa e quali invece quelli che favoriscono la crescita positiva e che consentono alle nuove generazioni di sviluppare al meglio il proprio potenziale?

Di questo tema si occupa la ricerca “La povertà educativa in Sardegna”, promossa dal Centro di servizio per il volontariato Sardegna Solidale e realizzata dalla Fondazione Zancan.

La ricerca sarà presentata giovedì 18 maggio, alle ore 10.00, a Cagliari, nell’Aula Magna dell’Istituto di Istruzione Superiore Buccari-Marconi (sede Marconi), in via Pisano. Interverranno il direttore della Fondazione Zancan Tiziano Vecchiato, la ricercatrice Giulia Barbero, il dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore Buccari-Marconi Giancarlo Della Corte, e il presidente di Sardegna Solidale Giampiero Farru.

Gli istituti superiori scelti come campione per la ricerca sono stati oltre trenta. In particolare, sono stati gli studenti delle classi prime ad essere  stati “sondati” con appositi questionari che hanno indagato sulla realtà giovanile e sulle cause che generano povertà educativa.