2 November, 2024
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Andrà avanti per tutto l’autunno nell’Isola di San Pietro il progetto di residenze artistiche Rizomi, curato dalla direttrice della compagnia cagliaritana Tersicorea, Simonetta Pusceddu, in tandem con il comune di Carloforte, grazie al sostegno della Regione Sardegna, del ministero della Cultura, della Fondazione di Sardegna e del comune di Carloforte, e con la collaborazione logistico organizzativa dell’associazione Botti Du Shcoggiu.

«Rizomi è una metafora per stimolare, attraverso la danza, un dialogo aperto tra spazio, tempo e territorio e gli artisti chiamati a produrre il proprio progetto consapevoli delle peculiarità del territorio di Carloforte e dell’isola di San Pietro. Così come l’organo che accumula sostanze nutritive di riserva, capaci di mantenersi inalterate nel tempo e in condizioni ostili, le residenze artistiche affondano qui le loro radici, e le nutrono con l’intento di valorizzare e raccontare le specificità del luogo e i suoi confini tracciati dal mare e dalle rocce e disegnati dal mistero delle storie e della bellezza che sta dentro il mare», spiega Simonetta Pusceddu.

Saranno le grotte, nella prima metà del mese di ottobre, a suggestionare, con le loro profondità e tagli di luce, il progetto Fragmenti dell’artista Vinka Delgado Segurado con il tutoraggio del regista e drammaturgo Roberto Magro e la collaborazione artistica tecnica e il lighting design di Diego Hernando, che sarà aperto alla visione del pubblico il 13 ottobre a Carloforte.

Dare rilievo allo spazio vuoto genera domande, approda agli strati più nascosti del subconscio, dove si accumulano pensieri e ricordi e dove la luce penetra a malapena, come nelle profondità di una grotta. Le creature che abitano questo luogo sono cresciute e si sono evolute in modo diverso dalle altre, adattandosi alle loro condizioni. L’estetica cerca l’esaltazione dell’irrazionale, il gusto per il decadente, la malinconia e l’angoscia esistenziale: l’essere umano è sospeso tra i propri limiti e l’infinito. In tutto ciò, il circo è lo strumento per sfumare i limiti del movimento corporeo ordinario; marionette e maschere aiutano l’esplorazione, la deformazione e la disintegrazione del corporeo.

La terza fase di Rizomi si sviluppa nel mese di novembre, con una restituzione pubblica, sempre a Carloforte, in programma sabato 16. Voce è la proposta artistica della danzatrice, performer e autrice Giulia Cannas che indaga intorno al concetto di città-borgo concentrandosi principalmente sulla forte identità dei margini, spesso circondati da bellezza naturale e lentezza e arricchiti di tradizioni radicate nel tempo. Costruito con il supporto dell’autrice Donatella Martina Cabras e del performer Enrico Frisoni, e con la presenza della costumista Alice Ortona Coles, Voce è una danza sincera, arrabbiata, radicata, potente, lenta. È la periferia di tutte le città del mondo fatte di esclusione, rabbia, lentezza, bellezza, forza e rivoluzione. Ma è anche la trasformazione in energia vitale e motrice del cambiamento.

Iniziato il 31 agosto, Rizomi ha presentato, a metà settembre, l’esito della prima residenza artistica, Diaspri, degli artisti Elisa Melis e Nicola Cisternino, che dalle infiltrazioni rossastre di natura ferrosa delle rocce della famosa Conca a sud dell’isola di San Pietro hanno tratto ispirazione per generare una simbiosi in continuo divenire tra corpi e pietra, movimento e mare. Una danza che, sulle note del vento, delle onde e del violino del tutor musicale Matteo Gallus, ha omaggiato la natura spettacolare del luogo e che rimane nella testimonianza di un intenso video prodotto e montato da Francesco Rosso.

L’iniziativa è parte dei Progetti per l’insediamento e sviluppo delle residenze “Artisti nei Territori”, triennio 2022-2024, prevista dall’Intesa Stato-Regioni del D.M. 27.07.2017.

 

Ritratto d’artista per il Janas Festival 2021 organizzato da Le Voci di Astarte con la direzione artistica di Sabrina Barlini: oggi, alle 21.30, in piazza Chiesa, a Masainas, va in scena “La capretta di Maria” de Il Crogiuolo, lo spettacolo ideato, scritto e diretto da Rita Atzeri, interpretato da Marta Gessa,Antonio Luciano e Daniela Vitellaro insieme con la giovane danzatrice Giulia Cannas per un ideale viaggio nel mondo di Maria Lai.

Fantasia e realtà s’intrecciano nella pièce che ripercorre la vita della creatrice dei celebri “libri cuciti” e artefice del progetto “Legarsi alla montagna”, fin dall’infanzia, con la scoperta del talento per il disegno e la prima ispirazione, nata con «l’immagine di un pettine che vela il suo occhio destro di capelli ribelli». “La capretta di Maria” – per un pubblico di giovanissimi e famiglie – rappresenta un’occasione per esplorare, in forma poetica e giocosa, la poetica visionaria dell’artista di Ulassai ma anche per riflettere sul significato e sull’importanza dell’arte e della bellezza.

Nel segno della fiaba – prendendo spunto dalle storie narrate e illustrate da Maria Lai e dalla presenza ricorrente della capretta, capace di inerpicarsi su alture e precipizi, sul limite dello strapiombo come sulla misura dell’infinito, che diventa simbolo dell’ispirazione che conduce l’artista fin sulle vette più alte senza dimenticare il legame con la propria terra e la propria gente, con la memoria e le radici, ma guardando al futuro.

La capretta di Maria” accosta note biografiche ed elementi fiabeschi, trasportando sulla scena le avventure vere o immaginarie di una bambina affascinata da ogni aspetto del reale e dall’esistenza segreta degli oggetti del quotidiano, un’anima sensibile attenta all’essenza oltre le apparenze, da cui trarrà materia per le sue creazioni in cui la dimensione concreta e materica si sposa a quella evocativa, onirica e fantastica.

«Ero analfabeta, ma piena di favole. Ciò che ho fatto dopo, da adulta, è iniziato a quell’età. Mani, occhi, parole, diventavano collegamenti tra realtà e sogno – racconta l’artista -. Ho dietro di me millenni di silenzi, di tentativi di poesia, di pani delle feste, di fili di telaio»: nei suoi racconti e nelle sue opere, dense di metafore e simbolismi, magici specchi capaci di trasfigurare la realtà e di parlare al cuore dei fanciulli, con la semplicità e l’innocenza dell’età dei giochi, Maria Lai ha saputo dar forma alle aspirazioni e ai desideri, alle parole e ai pensieri di generazioni di donne e uomini, facendo sue la saggezza dei vecchi e la curiosità dei bambini, nel segno della poesia.

Le sue “Fiabe Cucite” – libri come sculture, opere in cui il filo ricama la traccia della scrittura, nel germogliare delle idee, nel fluire dei racconti, fino a dar forma “tangibile” e insieme metaforica all’immaginario – rivivono sulla scena attraverso la magia del teatro e le geometrie in movimento della danza, così che l’artista stessa diventa l’eroina di una storia, regalando al pubblico l’illusione di poter, come Alice, andare al di là dello specchio per entrare nel regno della fantasia – e dell’arte.

Il Janas Festival 2021 prosegue sabato 7 agosto, alle 19.00 nel Parco di San Leonardo a Perdaxius con “Pindulas” – nuova produzione de Le Voci di Astarte mentre lunedì 9 agosto, alle 19.00, al Parco Scarsella di Domusnovas spazio alle “Cantastorie” Sabrina Barlini e Gloria Uccheddu tra antiche e nuove favole e leggende dell’Isola.

 

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Tornano nel Sulcis Iglesiente gli appuntamenti con Spazi di Frontiera, il festival organizzato da Cernita Teatro e Gruppo Teatro Albeschida. 
Il festival, diretto da Monica Porcedda, ha preso il via lo scorso giugno con incontri e performance attorno al tema della salute mentale e della salute nel suo complesso: un tema più che mai attuale in un momento come questo, in cui dobbiamo confrontarci con riflessioni e limiti che hanno cambiato le nostre vite, la percezione di noi stessi, la relazione con il mondo. Una visione universale calata però nella dimensione comunitaria di una realtà, quella del Sulcis Iglesiente, caratterizzata da un forte disagio socio-economico ed un alto tasso di dispersione scolastica e di disoccupazione giovanile. E’ qui dunque che si è concentrata l’azione di Cernita Teatro, nata nel 2009, con l’obiettivo di promuovere azioni di teatro sociale, e del Gruppo Teatro Albeschida, nato nel 2000 nel Centro Diurno di Salute mentale dell’Assl 7 Carbonia. “Spazi di frontiera” è l’ultimo progetto condiviso dalle due realtà. 
Il programma è iniziato sabato 17 ottobre, a Bacu Abis, nel cortile ex scuola elementare con “Vorrei essere libero come…”, spettacolo diretto da Monica Porcedda  per Cernita Teatro e Gruppo Teatro Albeschida (in replica il giorno dopo alle 16.30, a Iglesias, nella chiesa di San Salvatore). Di seguito andrà in scena Il Crogiuolo teatro con “Memorie dal sottosuolo” di Giorgio Todde, con Rita Atzeri e la violinista Barbara Sirigu. 
Fino a giovedì 22 ottobre Cernita e Albeschida terranno i laboratori teatrali Cantieri Creativi che saranno ospitati tra Bacu Abis, Fluminimaggore, San Gavino e Sanluri. 
Sabato 24 ottobre, alle 16.00, alla Tonnara Su Pranu di Portoscuso andrà in scena il Crogiuolo con “La capretta di Maria”, testo e regia di Rita Atzeri con Marta Gessa, Antonio Luciano, Daniela Vitellaro e la danzatrice Giulia Cannas, e a seguire il laboratorio per ragazzi ispirato a Maria Lai con Marco Nateri. 
Alle 17.00, al Teatro di Bacu Abis, “Madame La Thèrapie” con Albeschida. 
Il festival Spazi di Frontiera si chiuderà domenica 25 ottobre: alle 18.00, a Bacu Abis, gli attori dello spazio Lab saranno protagonisti di “Chaos parte terza”, per la regia di Monica Porcedda. 
Nel rispetto delle misure di contenimento del Covid-19 l’ingresso agli eventi potrà avvenire solo su prenotazione ai numeri 3897673106 – 3393380375
Il Festival è realizzato in collaborazione con l’Assessorato della Pubblica Istruzione e Beni Culturali della Regione Sardegna, l’ATS – Azienda per la Tutela della Salute in Sardegna, la Fondazione di Sardegna, i Comuni di Carbonia, Portoscuso, Iglesias, Fluminimaggiore, San Gavino Monreale e Sanluri e con il supporto del Coordinamento delle Associazioni di Bacu Abis, Anpi Carbonia, Rete Unitaria Antifascista del Sulcis Iglesiente, Primavera Resistente – Sulcis Iglesiente, Asce – Associazione sarda contro l’emarginazione.