18 July, 2024
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Un totale di circa 8mila pazienti, il 70 per cento sono positivi all’Hcv (epatite C) mentre il restante 30 per cento è affetto da epatiti di altra natura come quelle virali di tipo B e A, epatotropi minori, e ancora epatiti metaboliche, tossiche da alcool e farmaci quindi autoimmune. È questo il quadro reso noto dagli ambulatori dell’Aou di Sassari dedicati alle malattie del fegato.
«Potenzialmentedichiara il dottor Giuliano Alagna tutti i tipi di epatite possono mettere a repentaglio la vita del paziente nell’immediato o dopo anni con una evoluzione della malattia verso la cirrosi e il tumore primitivo del fegato.»
«Grazie ai nuovi farmaci antivirali aggiunge il dottor Alagna – l’epatite C oggi può essere curata con estrema facilità, tanto che l’Oms, incentivando le nazioni a programmi di screening, ha posto come obiettivo l’eradicazione entro il 2030. Se riguardo l’epatite B i farmaci disponibili evitano la progressione della malattia e nelle forme autoimmuni gli immunosoppressori spengono nella maggior parte dei casi l’infiammazione, un discorso a parte va fatto per le epatiti metaboliche. Per questoconcludeoltre alla correzione dei fattori di rischio come alcool, ipercolesterolemia, sovrappeso/obesità, diabete, sedentarietà, abbiamo a disposizione pochi trattamenti. Ultimamente, però, hanno dato degli ottimi risultati una classe specifica di farmaci per il diabete.»
Antonio Caria

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Un centro unico per la cura delle malattie del fegato, con quattro ambulatori collegati tra loro e che, in un unico ambiente di lavoro, garantiscono prestazioni ambulatoriali, day hospital e consulenze. È l’unità integrata di epatologia (Uniep), il centro ambulatoriale aziendale per la diagnosi e le terapie delle malattie del fegato, che l’Aou di Sassari ha attivato nei giorni scorsi, unificando così l’assistenza epatologica in città.

La creazione del centro nasce dell’esigenza appunto di unificare tutte le competenze di epatologia in un unico percorso assistenziale, in grado di garantire al paziente un accesso unico, chiaro e ben definito.

In precedenza, infatti, l’attività internistica riferita alla patologia epatica si è basata sulle competenza di medici che lavorano in contesti tra loro separati e dislocati in strutture, talvolta, lontane tra loro.

«Si tratta di una novità nel panorama dell’assistenza e delle cure – afferma il direttore generale dell’Aou Antonio D’Urso – una struttura integrata, in grado di trattare tutti i pazienti affetti da patologie del fegato. Si mettono assieme specialisti diversi, si elimina la frammentazione degli ambulatori, così da migliorare l’assistenza e creare un sistema che fa crescere le esperienze specialistiche.»

Un team che vede lavorare gomito a gomito quattro medici dell’unità operativa di Medicina interna del Santissima Annunziata, due medici dell’unità operativa di Gastroenterologia, quattro medici dell’unità operativa di Malattie infettive, e ancora due medici dell’unità operativa di Patologia medica e un medico della clinica Medica.

I medici hanno iniziato l’attività già da alcuni giorni nei locali situati al primo sottopiano della palazzina di Malattie infettive.

«Il nostro obiettivo – spiegano Francesco Bandiera e Sergio Babudieri che assieme a Giuliano Alagna, Salvatore Sassu, Noemi Manzoni, Ivana Maida, Maria Antonietta Seazzu, Alberto Muredda, Salvatore Zaru, Mina Oggiano, Antonello Solinas, Giovanni Garucciu e Gianpaolo Vidili ha costituito l’équipe medica dell’Uniep – è effettuare circa 30 prime visite epatologiche a settimana quindi oltre un centinaio di visite di controllo e circa 30 visite di elastometria epatica, che consentono di valutare le condizioni del fegato in presenza di alcune patologie.»

Quattro gli ambulatori presenti, coordinati da Giovanni Garrucciu, ai quali si può accedere per le prime visite attraverso la prenotazioni a Cup. Le visite successive, invece, vengono fissate direttamente dai medici dell’Uniep, così da inserire il paziente in un percorso unico di assistenza e cura.

Il paziente con patologia epatica, una volta preso in carico, viene così inserito all’interno di percorsi diagnostici e terapeutici appropriati, distinti per diversi quadri clinici: tra questi epatopatia da alcol, epatite da virus, epatite da disordini metabolici, epatite da farmaci, epatopatia da danno vascolare, epatopatia associata a colestasi, epatite autoimmune e tumori epatici. I medici potranno condividere i dati del paziente attraverso un’unica cartella clinica, canalizzare i ricoveri, creare integrazione con i medici radiologi e programmare la presa in carico del paziente epatopatico nel post-ricovero.