21 November, 2024
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Il 7 ottobre del 1964, sessant’anni fa, moriva a Roma Velio Spano. Era nato a Teulada il 15 gennaio del 1905 e dopo aver trascorso la gioventù al seguito della sua famiglia a Guspini, dove suo padre era segretario comunale, aderisce ancora studente al Partito Comunista d’Italia.
La svolta decisiva della sua vita, raccontata nel saggio “Gramsci Sardo”, pubblicato nel 1937 in occasione della morte di Antonio Gramsci, avviene quando si reca a Roma per gli studi universitari, ed è in quel tempo che conosce e inizia la frequentazione di Antonio Gramsci. Durante la permanenza romana condivide con Altiero Spinelli la direzione del gruppo comunista universitario, successivamente entra in clandestinità a causa della messa al bando dei partiti ad opera del regime fascista, svolgendo la sua militanza politica al nord prevalentemente a Torino.
Sottoposto ad una stretta sorveglianza dell’Ovra nel 1928 viene arrestato e condannato dal Tribunale Speciale fascista, viene scarcerato nel 1932 a seguito dell’amnistia concessa in occasione del decennale dalla “Marcia su Roma”. Da qui inizia una lunga vicenda umana e politica che lo vedrà impegnato su diversi fronti: protagonista della lotta antifascista in Italia e, su incarico del partito, all’estero prima in Francia, successivamente in Spagna con le Brigate Internazionali guidate da Luigi Longo contro le milizie fasciste di Francisco Franco e successivamente in Tunisia contro il regime del maresciallo Petain.
L’esperienza africana è indubbiamente quella più rilevante, nel 1935 lo troviamo impegnato in Egitto a svolgere attività contro la guerra coloniale in Etiopia, tra le truppe italiane di passaggio a Suez, nel 1937 in Spagna, nel 1938 viene inviato dal partito in Tunisia dove svolgerà nel corso degli anni un ‘azione di resistenza contro i nazifascisti a fianco di eminenti figure politiche: Giorgio Amendola, Maurizio Valenzi (che diverrà negli anni ‘70 sindaco di Napoli), Loris, Ruggero, Diana e Nadia Gallico, Marco Vais, i fratelli Bensasson, per citarne alcuni tra i più noti. E’ in questo frangente che sposerà Nadia Gallico che diverrà la sua compagna di lotte e di vita.

Nell’esperienza tunisina esercita in clandestinità l’attività di giornalista e sotto lo pseudonimo di Antiogheddu pubblica diversi articoli rivolti anche alle vicende sarde con un’attenzione particolare alla neonata Carbonia e ai minatori del bacino minerario.
Il Governo di Vichy alleato dei nazifascisti, lo condannerà a morte per due volte in contumacia. A questo proposito vorrei ricordare un curioso aneddoto relativo all’ incontro con il Generale De Gaulle capo della resistenza francese, il Generale francese si presentò al suo interlocutore, con la seguente frase: «Piacere Charles De Gaulle una condanna a morte”, ottenendo in risposta “Velio Spano, due condanne a morte».
Ritornato in Italia dopo l’armistizio, esercita nel Sud Italia, appena liberato, una funzione politica rilevante, partecipa nel gennaio del 1944 al Congresso di Bari all’incontro dei Comitati di Liberazione Nazionale, in rappresenta della delegazione del PCI, insieme ad Eugenio Reale e Marcello Marroni.
Dopo la proclamazione della Repubblica sarà eletto nell’Assemblea Costituente che darà vita alla Costituzione Repubblicana nel 1948, della stessa farà parte sua moglie Nadia Gallico Spano. Una piccola parentesi su Nadia (nella foto) che ho avuto l’onore di conoscere da giovane militante comunista, in occasione delle sue frequenti visite a Carbonia, di lei vorrei sottolineare oltre all’attività di direzione politica esercitata in Sardegna, l’importante funzione politica e sociale nel partito sulla scala nazionale, tra le masse popolari, nelle borgate romane e un’importante attività di organizzazione di salvataggio da fame e miseria di bambini meridionali e sardi pregevolmente testimoniata nel libro: “Cari bambini vi aspettiamo con gioia” e successivamente nella sua autobiografia “ Mabruk”.

Velio Spano fu il primo comunista italiano a recarsi in Cina nel 1949 dove si trattenne per diversi mesi e fu autore per il quotidiano del Partito l’Unità di diversi reportage sulla Rivoluzione Cinese e la conclusione vittoriosa della “Lunga Marcia di Mao Tse Tung”. Nel corso di questa esperienza ebbe modo di entrare in relazione oltre a Mao, con alcuni dei principali dirigenti che segneranno la storia cinese sino alla fine del novecento, Ciu en Lai e Deng Xiao Ping.
Una biografia, la sua, troppo ricca ed impegnativa da raccontare in questo breve spazio per cui mi permetto
di suggerire a chi intendesse approfondirne l’opera ed il pensiero, la lettura di due testi pubblicati dall’editore della Torre nel 1978, a cura dello storico sassarese Antonello Mattone: “Vita di un rivoluzionario di professione” e “Per l’unità del popolo sardo”, ai quali si aggiunge una pubblicazione monografica di Rinascita Sarda del 1994 a trent’anni dalla sua morte, a cura di Giorgio Caredda e Giuseppe Podda, oltre ovviamente ai discorsi parlamentari e alla corposa pubblicazione di articoli sull’Unità, Rinascita, libri e giornali.
L’associazione “Amici della Miniera” in collaborazione in collaborazione con “CSC Umanitaria Fabbrica del Cinema”, il “Circolo Soci Euralcoop”, la “Sezione di Storia Locale di Carbonia”, con le istituzioni locali e con la rete di associazioni che opera nella città, ha deciso di ricordarlo con un convegno nel quale si evidenzia la sua vicenda politica anche attraverso l’ausilio di una mostra di fotografie, giornali e documenti storici suddivisa in diverse sezioni distinte che mettono in evidenza la sua vita attraverso le immagini fotografiche, l’impegno politico dai resoconti dei giornali, il viaggio in Cina nel 1949, Carbonia e lo sciopero dei 72 giorni del quale fu insieme ai minatori, uno dei principali protagonisti, la morte nel 1964 per finire con la sua produzione letteraria.
Velio Spano verrà eletto il 18 aprile del 1948 senatore della Repubblica nel collegio minerario, ma ciò che legherà indissolubilmente la sua figura alla città di Carbonia sarà determinato da un altro avvenimento storico, l’attentato al segretario del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti (nella foto in un comizio tenuto in piazza Roma, a Carbonia), il 14 luglio del 1948.


A seguito di questo efferato episodio, in tutta Italia si verificarono tumulti, moti di piazza e scontri con le forze dell’ordine, tanto da temere una “ guerra civile” e solo l’invito alla calma da parte di Palmiro Togliatti dal letto dell’ospedale fu decisivo per la loro cessazione; in questo stato di cose Carbonia non costituì un eccezione e bisogna ricordare – tenuto conto doverosamente del contesto in cui si svolsero – che, purtroppo, avvennero anche fatti di degenerazione esecrabili, mi riferisco in particolare alla vicenda dell’aggressione di Fiorito a Bacu Abis nonché a episodi di disordini scoppiati in città.
Tale insieme di circostanze innescò il pretesto per un’azione repressiva della Polizia guidata dal commissario Antonio Pirrone – un passato da fascista e Repubblichino – che culminò con la decapitazione del gruppo dirigente amministrativo, politico e sindacale della città di Carbonia.
Furono spiccati, infatti, mandati di cattura per Renato Mistroni (nella foto in occasione del 50° della città di Carbonia) primo sindaco della città, per Antonio Selliti segretario della Camera del lavoro, che riuscirono ad espatriare in Cecoslovacchia e per Silvio Lecca rappresentante del Partito Sardo d’Azione.

Sono questi anni che verranno ricordati in tutto il paese per l’azione di repressione del movimento operaio e sindacale da parte della Polizia del ministro degli Interni guidata da Mario Scelba.
E’ in questa temperie che Velio Spano che nella sua qualità di senatore della Repubblica godeva dello status dell’immunità parlamentare, viene chiamato a ricoprire l’incarico di segretario della Camera del lavoro e del movimento dei minatori di Carbonia.
Le cronache dei giornali dell’epoca sono utili a ricostruire il clima poliziesco nel quale si operava, già a settembre del 1948 il predetto commissario Antonio Pirrone disperdeva con l’uso della forza pubblica un comizio di Velio Spano e tratteneva arbitrariamente lo stesso, in uno stato di fermo per diverse ore, prima negli uffici del Comune e successivamente dell’Albergo Centrale, vicenda che si concluse con l’intervento di un ufficiale dei carabinieri pienamente consapevole dell’abuso del commissario Antonio Pirrone.
Analoga vicenda si manifestò in occasione di un comizio nel settembre del 1949, questa volta protagonista Nadia Gallico Spano anch’ella parlamentare, circostanza descritta fedelmente nell’edizione sarda dell’Unità del 2 settembre. Ne conseguì anche in questo caso una denuncia alla magistratura per abuso e violazione dei compiti di istituto disciplinati dalla legge e a fine anno del 1949 il commissario Antonio Pirrone concluse la sua esperienza in città e venne opportunamente trasferito da Carbonia a Messina.
Negli anni del primo dopoguerra quindi, Velio Spano con l’elezione a segretario regionale assume in Sardegna un ruolo fondamentale nella direzione del Partito Comunista e nella battaglia per l’Autonomia alla quale imprime una svolta decisiva Palmiro Togliatti nel 1947 con lo storico discorso alle Manifatture Tabacchi alla conferenza dei comunisti sardi. E’ in questo contesto che Velio Spano già affermato dirigente nazionale, diviene insieme a Renzo Laconi (nella foto), il principale interprete nella costruzione del partito nuovo e di una nuova cultura autonomistica in Sardegna.


Mi pare significativo, a questo proposito, richiamare un giudizio esterno relativo a quegli anni, contenuto in un libro a cura di Eugenia Tognotti “Americani comunisti e zanzare”. Nello specifico si tratta di una relazione datata 7 gennaio 1949 (siamo a meno di un mese dalla conclusione dello sciopero dei 72 giorni) commissionata dalla Fondazione Rockfeller che realizzava attraverso l’Erlaas la lotta antimalarica in Sardegna, dalla quale emerge un giudizio su Spano abbastanza lusinghiero considerando che, lo stesso documento con molta probabilità fu redatto da agenti dell’Intelligence USA, del quale riassumo un breve stralcio e del quale segnalo un’imprecisione, Spano non fu mai in Russia in quel periodo: «Ad un certo punto ci fu anche un movimento in favore di un partito comunista sardo separato dal PCI nazionale. Questa situazione venne presto corretta da Velio Spano (alias Paolo Tedeschi) che durante il suo esilio dall’Italia si era impegnato in un’intensa attività politica e di reclutamento nell’Europa Occidentale in Russia e nel Nord Africa. Rapidamente e con grande energia costruì un’organizzazione efficiente, eliminando ogni tendenza alla deviazione o al separatismo. Di conseguenza il PCI in Sardegna è particolarmente sensibile ad ogni accenno di autonomia ed è rigidamente controllato dal quartier generale del partito. Velio Spano che è un sardo del sud di origine medio-borghese, ha una visione molto lucida dello scenario politico sardo: negli anni cruciali del 1945/46 che videro la rapida espansione del comunismo in tutta Italia, il partito in Sardegna ha fatto dei rapidi progressi sotto la sua direzione, specialmente nel Sulcis, dove la politica di infiltrazione in posizioni di prestigio nei sindacati dei minatori, è stata particolarmente efficace».
Potrebbe apparire singolare un’attenzione così interessata da parte americana verso la sinistra e i comunisti, ma dalla lettura di documenti declassificati di recente, provenienti dal National Archives di Washington, provano l’attenzione alle vicende del bacino minerario di Carbonia e Iglesias ebbe inizio fin dal settembre del 1943 dopo l’armistizio e proseguì ininterrottamente nel tempo.
Spano si afferma quindi come una personalità di grande spessore politico ed intellettuale ed è dotato di un carisma riconosciuto nella sua organizzazione politica, tra i minatori, ma lo è altrettanto dai suoi avversari che ne hanno timore e rispetto, c’è tra le altre una vicenda che mi piace ricordare, riguarda il contraddittorio tra Padre Lombardi (noto alle cronache dei tempi come il Microfono di Dio) e Velio Spano.
Il confronto venne ospitato a Cagliari il 4 dicembre del 1948 presso il Cinema di Sant’Eulalia, all’esterno però furono piazzati degli altoparlanti che consentirono a migliaia di persone di assistere alla tenzone con le inevitabili tifoserie. Questa vicenda ebbe una grande risonanza anche nelle cronache del tempo, in Sardegna giunsero inviati di giornali stranieri oltre alle principali testate italiane, ma a noi arriva anche attraverso il racconto letterario: c’è un capitolo del romanzo di Giulio Angioni l’Oro di Fraus che lo celebra e una in poesia in “limba sarda” attraverso una riduzione riassuntiva a cura di Pietro Soru dal titolo evocativo: Roma o Mosca? eseguito secondo la struttura metrica della quartina che, in questo caso, sostituisce quella più tradizionale dell’ottava che, a quei tempi, era una forma di espressione molto praticata nella tradizione orale della poesia sarda.
Questo episodio avviene nel mezzo dello sciopero della non collaborazione dei 72 giorni dei minatori di Carbonia, una lotta importantissima per la sopravvivenza della città, che si concluderà vittoriosamente il 18 dicembre del 1948 a distanza di soli 10 anni dalla sua fondazione.
Per tanti questa data, il 18 dicembre del 1948 è stata concepita come un nuovo inizio, una sorta di rifondazione della città, è un’espressione che ho avuto modo di ascoltare da diversi protagonisti di quella lotta, alcuni dei quali sono stati discepoli di Velio Spano: da Pietro Cocco, Antonio Puggioni, Antonio Saba per citare alcuni dei più noti; Tore Cherchi nel suo libro “Città Industriale e Post Industriale” riassume efficacemente questo concetto: «Due date, il 18 dicembre del 1938 e il 18 dicembre del 1948, fra loro distanti esattamente 10 anni, segnano il primo periodo di storia della città. La prima è l’inaugurazione della città intesa come spazio costruito, l’urbs appunto. La seconda potrebbe essere considerata come conclusiva del progressivo divenire degli immigrati, infine furono cittadini e cittadine per atto di volontà individuale e collettiva, cives non solo per condizione giuridica. Il 18 dicembre del 1948 mostra plasticamente che la civitas è formata.»
Le cronache sui quotidiani del tempo, ricostruiscono con molto realismo la complessità e la drammaticità di quella lotta – compresa la dialettica interna alla CGIL – che mi pare non sia esagerato affermare, assunse una forma epica e così è giunta sino a noi; su tutte ho il piacere di segnalare la prima pagina dell’Unione Sarda del 17 dicembre del 1948 a firma di un giovane cronista di allora Peppino Fiori, che abbiamo poi conosciuto come un affermato giornalista televisivo, scrittore di successo e, infine, senatore della Repubblica eletto come indipendente nella liste del PCI.
La conclusione vittoriosa di quella lotta fu per i cittadini di Carbonia uno spartiacque, anche se le vicende successive degli anni ’50 riproposero nuovi problemi e nuovi dolori, licenziamenti e conseguente emigrazione nel nord Italia e verso le miniere della Francia, Belgio e Germania.
L’impegno istituzionale di Velio Spano in Senato per la Rinascita, il Bacino minerario, rimase costante sino alla data della sua scomparsa, ma occorre dire che l’attenzione per la sorte della città di Carbonia fu un suo continuo cruccio, su questo punto suggerisco in particolare la lettura di un suo discorso al Senato della Repubblica nella seduta del 12 ottobre del 1953, nella quale conclude il suo appassionato intervento con un’esortazione: «Salviamo Carbonia».
Credo che la decisione di ricordarlo a sessant’anni dalla sua scomparsa sia un gesto importante che assume un valore di testimonianza e insieme di gratitudine per il suo impegno politico coerente, per una militanza intesa come servizio e per un’intera vita spesa per affermare i valori di democrazia e di libertà!

Antonangelo Casula

 

Il trentottesimo premio “Giuseppe Dessì ha espresso i suoi verdetti: Ermanno Cavazzoni con il romanzo Il gran bugiardo (La nave di Teseo) è il vincitore della sezione Narrativa, mentre a Enrico Testa con L’erba di nessuno (Einaudi) va l’alloro per la sezione Poesia. I vincitori delle due categorie del premio letterario intitolato allo scrittore di “Paese d’ombre” sono stati proclamati e premiati questa sera (sabato 25 novembre) a Villacidro, la cittadina del Sud Sardegna dove Giuseppe Dessì aveva le sue radici.
Insieme a loro hanno partecipato alla cerimonia di premiazione, condotta da Neri Marcorè, gli altri finalisti del premio letterario: Paolo Febbraro (in lizza con Come sempre. Scelta di poesie 1992-2022, Elliot Edizioni) e Umberto Fiori (con Autoritratto automatico, Garzanti) per la sezione Poesia, Silvia Ballestra (con La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Laterza) e Gennaro Serio (con Ludmilla e il corvo, L’orma editore), per la Narrativa.
Nella serata, aperta da un breve video in ricordo della scrittrice Michela Murgia, vincitrice del Premio Dessì nel 2009, e scandita dagli intermezzi musicali del chitarrista Marino De Rosas, è stato conferito anche il Premio Speciale della Giuria a Elena Cattaneo, tra i più noti farmacologi e biologi italiani, e Senatrice a vita dal 2013. La direttrice del laboratorio di biologia delle cellule staminali e farmacologia delle malattie neurodegenerative del dipartimento di bioscienze dell’Università Statale di Milano, nota per per le sue ricerche sulle cellule staminali e i suoi studi sulla malattia di Huntington, ha voluto devolvere i cinquemila euro del riconoscimento alla Factor-h, un’organizzazione no-profit dedicata alla cura e assistenza delle persone dell’America Latina affette da questa patologia genetica neurodegenerativa.
È invece intervenuto alla cerimonia in collegamento video il giornalista Lucio Caracciolo, cui è andato quest’anno il Premio speciale della Fondazione di Sardegna, mentre è stata consegnata a Susi Ronchi, coordinatrice di Giulia Giornaliste Sardegna, la targa per la menzione speciale della Fondazione “Giuseppe Dessì” al libro “Un giorno all’improvviso: I racconti delle donne al tempo del Covid”.
I due “super vincitori” del premio letterario, Ermanno Cavazzoni e Enrico Testa, e gli altri quattro finalisti – Silvia Ballestra, Paolo Febbraro, Umberto Fiori e Gennaro Serio – sono stati selezionati fra gli autori delle 168 opere iscritte quest’ann0 (118 per la Narrativa e 50 per la Poesia) dalla giuria presieduta da Anna Dolfi, massima studiosa dell’opera di Dessì: una qualificata commissione composta da Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Giuseppe Lupo, Luigi Mascheroni, Gino Ruozzi, Stefano Salis, Gigliola Sulis, Nicola Turi e un rappresentante della Fondazione Dessì, che organizza il premio con il contributo del Comune di Villacidro, dell’Assessorato della Pubblica Istruzione e Beni Culturali della Regione Autonoma della Sardegna, e della Fondazione di Sardegna, con il patrocinio della RAI Sardegna, del MiC – Ministero della Cultura e del GAL Linas Campidano.
Ermanno Cavazzoni ed Enrico Testa si aggiudicano ciascuno un premio di cinquemila euro (millecinquecento euro, invece, agli altri finalisti), insieme al prestigioso riconoscimento di veder iscritto il proprio nome nell’albo d’oro’del concorso letterario accanto a quelli dei vincitori delle trentasei edizioni precedenti: un lungo e importante elenco in cui figurano, tra gli altri, scrittori come Salvatore Mannuzzu, Maria Corti, Nico Orengo, Laura Pariani, Marcello Fois, Sandro Onofri, Andrea Vitali, Giulio Angioni, Michela Murgia, Niccolò Ammaniti, Sandra Petrignani, Marco Belpoliti e Fabio Stassi, e poeti come Silvio Ramat, Maria Luisa Spaziani, Elio Pecora, Alda Merini, Giancarlo Pontiggia, Patrizia Cavalli, Eugenio De Signoribus, Gilberto Isella, Maria Grazia Calandrone, Patrizia Valduga, Maurizio Cucchi e Valerio Magrelli.
Calato il sipario sulla cerimonia delle premiazioni, l’appuntamento che suggella la trentottesima edizione del Premio Dessì è, come da tradizione, per l’indomani mattina (domenica 26 novembre) con i finalisti e i vincitori: Silvia Ballestra, Ermanno Cavazzoni, Paolo Febbraro, Umberto Fiori, Gennaro Serio ed Enrico Testa incontreranno il pubblico a partire dalle 10 al Mulino Cadoni.

Un successo da record che premia l’impegno delle realtà editoriali sarde e sancito dai numeri: le vendite al Salone del libro di Torino 2023, concluso ieri al Lingotto, sono raddoppiate rispetto all’anno precedente. «I dati certificano, con un aumento complessivo del 100% sui due stand presenti al padiglione Oval, Regione Sardegna e Associazione Editori Sardi, lo stato di grazia della manifestazione e l’apprezzamento manifestato verso il patrimonio librario sardo nel suo insieme, presente a Torino sotto l’insegna e il coordinamento progettuale e operativo dell’AES», spiega Simonetta Castia, presidente dell’associazione. Un dato notevole che si inquadra nell’ottimo risultato generale registrato dalla XXXV edizione del Salone: sono stati 215mila i visitatori che hanno affollato i 573 stand e le 48 sale allestite quest’anno.

«Il successo della spedizione sarda a Torinospiega ancora Simonetta Castia -, è stato spinto anche dal ricco programma di eventi curato dall’AES: «Grazie a chi, come la Regione Sardegna, ha creduto e crede nella qualità del nostro operato, a chi ha rinnovato la propria fiducia anche nel seguire cinque giornate di intensi e fitti incontri letterari di grande successo, insieme al programma promosso dalle istituzioni presenti con l’assessorato della Cultura. La Sardegna, per parafrasare lo slogan di questa edizione, ha attraversato lo specchio trovando tante piccole e piccolissime realtà editoriali da preservare e valorizzare, che hanno saputo coniugare la propria partecipazione col racconto dell’isola allo specchio e che si “riflette” a sua volta nel Mediterraneo. Quello stesso mare che, per stare alle parole dello scrittore Sergio Atzeni “non è solo una immensa distesa d’acqua, non è solo un confine o una fonte di ricchezza, ma è un po’ come l’anima della Sardegna, un po’ come il respiro che fa battere il cuore di chi ci vive”. Il nostro “Mare intorno”, per parafrasare l’opera del grande Giulio Angioni, che onoreremo a breve ad Alghero con un appuntamento dedicato. Grazie davvero, infine, ai miei colleghi, la cui lungimiranza andrebbe premiata con rinnovati gesti di fiducia.»

L’Associazione Editori Sardi, presente a Torino anche con un proprio stand grazie al contributo della Fondazione di Sardegna oltre che nello spazio istituzionale della Regione, ha portato al Salone 35 editori e circa 2000 titoli, organizzando oltre 30 eventi e presentazioni, spaziando tra temi diversi, dai romanzi alla poesia, dalla saggistica all’archeologia fino ai libri per ragazzi.

 

Marco Belpoliti con il romanzo “Pianura” (Einaudi) ed Alessandro Rivali con la raccolta di poesie “La terra di Caino” (Mondadori) sono i “supervincitori” della trentaseiesima edizione del Premio “Giuseppe Dessì”. La proclamazione e la premiazione sono avvenuti questa sera (sabato 25 settembre) a Villacidro, nel corso della consueta cerimonia, affidata quest’anno alla conduzione di Neri Marcorè, con gli interventi musicali del duo Fantafolk di Vanni Masala all’organetto ed Andrea Pisu alle launeddas, e le letture di Emilia Agnesa e Giacomo Casti di pagine tratte dalle opere finaliste affidate.
Nel corso della serata sono stati consegnati anche i due premi speciali che affiancano il concorso letterario: il Premio Speciale della Giuria alla scrittrice, saggista e sceneggiatrice Dacia Maraini e il Premio Speciale della Fondazione di Sardegna al compositore e pianista Nicola Piovani.
Oltre all’onore degli allori, i vincitori delle sezioni letterarie – Narrativa e Poesia – si aggiudicano un premio in denaro del valore di cinquemila euro, mentre vanno in dote 1.500 euro agli altri quattro finalisti: Eugenio Baroncelli con “Libro di furti. 301 vite rubate alla mia” (Sellerio) e Antonio Franchini con “Il vecchio lottatore e altri racconti postemingueiani” (NN Editore) per la sezione Narrativa; Franca Mancinelli con “Tutti gli occhi che ho aperto” (Marcos Y Marcos), Francesca Mazzotta con “Gli eroi sono partiti” (Passigli) per la sezione Poesia.
«Marco Belpoliti è un saggista, giornalista, curatore tra i più acuti e incisivi del panorama italiano di oggi»: così è definito nelle motivazioni della Giuria del Premio Dessì lo scrittore, critico e professore all’Università di Bergamo, nato a Reggio Emilia nel 1954; «ma qui (nrd nel romanzo “Pianura) abbandona la sua cifra più tipica per lasciare briglia sciolta alla scrittura e incontrare, senza remore e paure, la letteratura tout court. Nel suo libro più intenso, commosso, stupefatto e meditato, Belpoliti ricorre all’ibridazione dei temi e della scrittura per ottenere un condensato che non risulta definitivo: la nebbia, che è presenza obbligata del paesaggio, invade alla fine anche la pagina: e lascia tutto in sospeso, in attesa di altre narrazioni. Non a caso, l’ultima parola del libro è una riapertura: “Eccetera”. (…) Belpoliti in “Pianura” è riuscito nel difficile compito di farci sentire tutti parte di un paesaggio, pur non cedendo mai alla propria identità e riconoscibile vicenda biografica. È quello che la letteratura sa fare, e al massimo livello: dichiararci in una appartenenza. Siamo un po’ tutti di “Pianura”, dopo avere letto il suo libro e la Pianura è una chiave di lettura anche delle nostre esistenze anche se, geograficamente, stiamo da altre parti. Proprio per averci ricordato che uno dei doni della scrittura e della letteratura è quella di costruire un “noi” credibile e sentito e per il fatto che davvero, con Pianura, Belpoliti attraversa per noi e con noi il paesaggio naturale e umano, che rivive in immaginazioni, storie, memorie, contorni, radici, orizzonti e insomma, coincide con la vita, il suo libro vince, con pieno merito e convinzione, il Premio Dessì Narrativa 2021».
«La terra di Caino è il libro della piena maturità poetica di Alessandro Rivali», spiega la Giuria nelle motivazioni del premio assegnato al poeta genovese, classe 1977. «Tenuto a lungo sul telaio (il precedente, La caduta di Bisanzio, risaliva infatti al 2010) (ndr. volume selezionato nella terna dei finalisti dieci anni fa, alla ventiseiesima edizione del Premio Dessì), esso rivela una profonda unità d’ispirazione e una straordinaria coerenza espressiva. L’opera ha il respiro delle grandi visioni che aleggiano sui tempi e sui luoghi della storia, riportando ogni accadimento all’archetipo stringente di una scena originaria, passibile di infinite repliche. E l’archetipo, nella fattispecie, è quello biblico di Caino che uccide il proprio fratello, dando l’avvio a una sequenza interminata di spargimenti di sangue, di morti cruente, di vittime innocenti, che vanno, per intenderci, da Ötzi, la mummia dell’età del rame restituita dal ghiacciaio del Similaun, alla bomba atomica sganciata su Hiroshima. In questo senso, La terra di Caino allude senz’ombra di dubbio al ruolo dominante che la violenza ha sempre avuto nella storia umana. (…) Ma se Caino è l’archetipo della storia, vuol dire che anche per la storia è possibile un riscatto. La terra di Caino è, alla fine, una meditazione cristiana sulla storia, sospesa tra l’iniquità e la salvezza. (…) Opera visionaria e insieme escatologica, epigrafica e simbolica, colta e accattivante in ogni passaggio, La terra di Caino è un grande libro di poesia, che sa tenere insieme le analogie, le ellissi e le scorciatoie proprie della lirica con la narratività leggendaria caratteristica dell’epica. Per questo la giuria lo proclama vincitore del premio Dessì 2021 per la poesia».
I due superfinalisti sono stati selezionati tra le 321 pubblicazioni iscritte quest’anno al premio (197 per la narrativa e 124 per la poesia) dalla giuria presieduta da Anna Dolfi e composta da Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Giuseppe Lupo, Luigi Mascheroni, Gino Ruozzi, Stefano Salis, Gigliola Sulis e dal presidente della Fondazione Dessì, Paolo Lusci. Oltre ad aggiudicarsi il premio di cinquemila euro (agli altri finalisti vanno in dote millecinquecento euro) Marco Belpoliti e Alessandro Rivali iscrivono i loro nomi nell’albo d’oro del Premio Dessì accanto a quelli delle trentacinque edizioni precedenti: un prestigioso elenco che comprende, tra gli altri, scrittori come Giulio Petroni, Nico Orengo, Laura Pariani, Salvatore Mannuzzu, Marcello Fois, Michela Murgia, Niccolò Ammaniti, Salvatore Silvano Nigro, Antonio Pascale, Maurizio Torchio, Edgardo Franzosini, Carmen Pellegrino, Giulio Angioni, Sandra Petrignani, Andrea Vitali, Francesco Permunian, Melania Mazzucco e, tra i poeti, Patrizia Valduga, Elio Pecora, Maria Luisa Spaziani, Giancarlo Pontiggia, Alda Merini, Eugenio De Signoribus, Gilberto Isella, Gian Piero Bona, Alba Donati, Mariagiorgia Ulbar, Milo De Angelis, Maria Grazia Calandrone , Alberto Bertoni e Maurizio Cucchi.
Nel corso della cerimonia sono stati consegnati anche gli altri due riconoscimenti abituali dell’appuntamento villacidrese. Il Premio Speciale della Giuria (sempre dell’importo di cinquemila euro) è andato alla scrittrice, saggista e sceneggiatrice Dacia Maraini che aggiunge così il suo nome nell’albo d’oro a quelli Luigi Pintor, Sergio Zavoli, Alberto Bevilaqua, Arnoldo Foà, Francesco Cossiga, Marco Pannella, Piero Angela, Ascanio Celestini, Mogol, Philippe Daverio, Toni Servillo, Piera Degli Esposti, Salvatore Settis, Remo Bodei, Ernesto Ferrero, Claudio Magris e Luciano Canfora.
«La singolarità del percorso di Dacia Maraini comincia da lontano, da una famiglia nella quale talento e originalità, cultura e scrittura sono sempre state dominanti» scrive la Giuria nelle motivazioni del Premio Speciale: «Basti ricordare la figura del padre, Fosco Maraini, grande antropologo, etnografo, orientalista. I suoi studi lo avrebbero portato in Giappone, dove Dacia trascorse l’infanzia, per passare poi in Sicilia, in una villa di Bagheria cui avrebbe dedicato uno dei suoi romanzi (mentre da un quadro ritrovato in quella casa nobiliare sarebbe nato uno de suoi libri più fortunati, non a caso vincitore del Supercampiello: La lunga vita di Marianna Ucrìa). La giovinezza l’avrebbe vista invece a Roma, dove avviò i contatti con un ambiente letterario nuovo e vivace che sarebbe sempre stato suo; con amici d’eccezione come Maria Bellonci, Elsa Morante, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini; con autrici “madri” più volte indicate da lei come modelli: oltre la Morante, la Romano, la Ortese, la Banti, la Ginzburg…. La collaborazione precoce a riviste di punta, l’ingresso nel mondo teatrale avrebbero rafforzato la sua passione civile, la sua capacità di leggere e condannare le storture della società (dalla mafia alla discriminazione, alla violenza). Davvero importante il suo impegno a favore della condizione femminile: figure indimenticabili di donna sono al centro di romanzi e racconti di grande successo, della poesia, dei testi teatrali, di libri inchiesta. Di notevole importanza anche la sua presenza sui mezzi di comunicazione di massa, le sue riflessioni sulla scrittura, il suo lucido ribadire che in ogni caso non esiste “uno stile femminile”, ma un inevitabile “punto di vista”, una “soggettività storica”, sovente fatta di sofferenza, che porta la donna che scrive ad avere un’acuita attenzione per un mondo troppo spesso dimenticato ove a campeggiare sono figure femminili capaci di ribellione, coraggio, tenacia. Riconoscendole all’unanimità il suo Premio Speciale 2021, la Giuria del Dessì ha voluto sottolineare il significato del suo percorso letterario, il valore del suo impegno nel mondo della cultura, la rilevanza della passione civile che l’ha guidata, facendone un sicuro punto di riferimento anche per le più giovani generazioni».
Il compositore e pianista Nicola Piovani ha ricevuto, invece, il Premio Speciale della Fondazione di Sardegna che nelle passate edizioni è stato riconosciuto a Vinicio Capossela, Giacomo Mameli, i Tenores di Neoneli, Carlo Ossola, Massimo Bray, Vittorino Andreoli, Ferruccio de Bortoli, Lina Bolzoni, Tullio Pericoli, Renata Colorni ed Andrea Kerbaker. Le motivazioni: «Il premio viene assegnato a Nicola Piovani – un artista che ha saputo dare voce al nostro tempo guardando sempre al futuro ma sapendo ascoltare la lezione dei maestri del passato – per aver contribuito, con la sua vasta e varia produzione artistica, ad affermare la musica italiana nel mondo e a promuoverne la conoscenza tra le nuove generazioni, di cui ha colto sempre desideri, sogni, ansie e speranze. Il punto più alto nella illustre carriera del maestro – tra i nostri più bravi e prolifici compositori – è la stata conquista nel 1999 dell’Oscar per le musiche del film La vita è bella di Roberto Benigni. Per esperienza, stile ed eclettismo è tra i massimi compositori contemporanei, e non solo per il cinema: oltre a numerose colonne sonore di film di grande successo, ha composto per il teatro, per la televisione e per la musica pop: Piovani – anche se non sempre viene ricordato – ha infatti lavorato come arrangiatore per molti artisti ed è coautore di due album di Fabrizio De Andrè. L’esordio nel mondo del cinema avviene, nel periodo delle lotte studentesche, con lungometraggi sperimentali. Uno dei quali attira l’attenzione del regista Marco Bellocchio, che nel 1972 gli affida la colonna sonora del suo film Nel nome del padre: da lì comincia una lunga collaborazione. La profondità e la capacità evocativa dei suoi suoni attira l’attenzione dei registi più importanti di quegli anni: collabora con artisti come Federico Fellini, Mario Monicelli, i fratelli Taviani, Giuseppe Tornatore, Nanni Moretti. La sua invidiabile e colorita visione dei suoni e della musica gli permette di cambiare sovente pelle e di adeguarsi alle più svariate esigenze, dal film drammatico alla commedia al film d’azione. Compositore instancabile, Piovani lavora in teatro e firma spettacoli per Luca De Filippo, Vittorio Gassman, Maurizio Scaparro e commedie musicali come I sette re di Roma di Garinei con Gigi Proietti. Non solo. Forma un sodalizio con Vincenzo Cerami e crea una nuova forma di teatro musicale dove la musica acquista pari dignità rispetto alla parola e fonda così “La Compagnia della Luna”. Personaggio tra i più quotati della scena internazionale e popolarissimo presso il grande pubblico, nel 2013 Piovani, a conferma della sua versatilità e della sua popolarità, è stato Presidente della giuria di qualità del Festival di Sanremo. La cultura italiana gli è grata per i contributi che ha dato e continuerà a fornire».

Celebrato il suo evento più atteso con la cerimonia delle premiazioni, la settimana villacidrese del Premio Dessì si chiude domani – domenica 26 settembre – con gli ultimi impegni in agenda: la mattina, alle 10.30 al Mulino Cadoni ritorna l’immancabile appuntamento con Quelli che il Premio, ovvero l’incontro con gli autori finalisti ed i vincitori. La conversazione sarà coordinata da Anna Dolfi, presidente della Giuria, con la partecipazione dei suoi componenti. Poi, in serata, alle 21.30 nel cortile di Casa Dessì, cala il sipario sulle note di Gavino Murgia al sassofono e alla voce, e di Rita Marcotulli al pianoforte, nel concerto “Il vento fra le corde”. Un duo di spessore assoluto e dal forte impatto emotivo per un incontro tra jazz e musica mediterranea, dove il vento del sax e le corde del pianoforte vanno a creare un suono d’insieme emozionante e coinvolgente.

 

Dopo la prima tappa di fine agosto a Carloforte, si appresta a sbarcare a Cagliari Creuza de Mà, il festival di musica per cinema diretto dal regista Gianfranco Cabiddu, per completare – sabato 18 e domenica 19 – il cammino della sua quindicesima edizione, con la sezione dedicata al cinema muto musicato dal vivo. E sarà tutto nel segno di “Sonos ‘e memoria” l’appuntamento in programma nel capoluogo sardo, dove il celebre cine-concerto ritorna in scena il 18.00 sera – all’Arena Parco della Musica, con inizio alle 21.00 – dopo ben diciotto anni.
 
Ideato e diretto da Gianfranco Cabiddu, lo spettacolo – che ha debuttato nel 1995 al cinquantaduesimo Festival del Cinema di Venezia per girare poi in Italia e all’estero, nel corso degli anni, sempre con grande successo – si basa su un film di montaggio realizzato dallo stesso regista con immagini d’archivio dell’Istituto Luce; immagini in bianco e nero girate in Sardegna tra gli anni Venti e Cinquanta del Novecento, e musicate dal vivo da un ensemble di musicisti di estrazioni e ambiti stilistici differenti diretto da Paolo Fresu; con Furio Di Castri al contrabbasso e Federico Sanesi alle percussioni, ne fanno parte il grande maestro di launeddas Luigi Lai (ottantanove anni compiuti lo scorso luglio) e gli altri artisti sardi che compongono il cast fin dal debutto: Mauro Palmas alla mandola, la cantante Elena LeddaAntonello Salis alla fisarmonica, Carlo Cabiddu al violoncello, il coro Su Cuncordu ‘e su Rosariu di Santu Lussurgiu, oltre allo stesso Paolo Fresu alla tromba e al flicorno.
 
“Sonos ‘e memoria” sarà anche al centro dei due appuntamenti in agenda l’indomani, domenica 19: il primo, alle 10.30 nella sala “Nanni Loy” dell’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario, in via Trentino, è una tavola rotonda che indagherà sul lascito culturale e musicale di “Sonos ‘e memoria” con la partecipazione dei musicisti e attraverso gli interventi degli etnomusicologi Ignazio Macchiarella e Marco Lutzu, dell’antropologo Francesco Bachis, di Gigliola Sulis, docente di letteratura italiana all’Università di Leeds, e dello studioso e critico cinematografico Sergio Naitza. Proposto in collaborazione con l’Università degli Studi di Cagliari, “25 anni di Sonos ‘e memoria: la Tradizione è la vita che continua”, questo il titolo dell’incontro, è dedicato alla memoria di quattro personalità scomparse in anni recenti, che hanno legato i loro nomi al progetto “Sonos ‘e memoria”: Giovanni Ardu, voce bassu del coro Su Cuncordu ‘e su Rosariu di Santu Lussurgiu, lo scrittore Salvatore Mannuzzu, l’antropologo e scrittore Giulio Angioni, ed il medico e scrittore Giorgio Todde.
 
Poi, in serata, alle 21.00, Creuza de Mà tornerà al Parco della Musica per l’ultimo atto della sua quindicesima edizione: la proiezione di Passaggi di tempo, il viaggio di Sonos ‘e memoria”, il pluripremiato documentario diretto nel 2005 da Gianfranco Cabiddu che, dieci anni dopo il debutto, ripercorre l’avventura artistica e umana dello spettacolo: un “film sul film”, un mix di fiction, musica e documentario, un viaggio nella genesi di “Sonos ‘e memoria”, nel suo “dietro le quinte” e nell’intreccio di legami fra i suoi protagonisti e fra questi e la Sardegna.

Sonos e memoria

Sonos e memoria

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Dalla Sardegna alle Americhe, dal web al Teatro Centrale, entra nel vivo il fine settimana del Carbonia Film Festival. Domani, venerdì 9 ottobre, in programma la proiezione fuori concorso di Assandira, l’ultimo film di Salvatore Mereu tratto dall’omonimo romanzo di Giulio Angioni. Il regista nuorese, acclamato alla Mostra del Cinema di Venezia, presenterà la pellicola al pubblico alle 21.00, nello spazio di piazza Roma. Il film – una storia di padri e figli, di dolore e passione, un noir in terra sarda – vede per la prima volta sul grande schermo lo scrittore Gavino Ledda. Oltre al regista saranno presenti in sala gli attori Corrado Giannetti e Marco Zucca.  

Ma gli eventi in presenza al Teatro Centrale cominciano come sempre alle 18.00, con la proiezione di Working Girls di Frédéric Fonteyne e Anne Paulicevich.

Sulla piattaforma online del festival appuntamento invece con due dei film più attesi per il Concorso Internazionale Lungometraggi. Arriva, infatti, il nuovo lavoro di Bill e Turner Ross, Bloody Nose, Empty Pockets. Dopo l’ottima accoglienza alla Berlinale e al Sundance, i due enfants prodiges del documentario americano presentano al pubblico italiano il loro ultimo film, che sarà disponibile nella sala virtuale del festival sino a domenica 11 ottobre. Bloody Nose, Empty Pockets ricostruisce una notte tra le luci soffuse di un bar della periferia di Las Vegas, il roaring 20’s, che sta per chiudere i battenti per sempre. Quello che lo sguardo dei due gemelli riesce a cogliere è l’immaginario americano, che passa attraverso le vite e i racconti degli avventori del bar. Tra stereotipi e incertezze, eccessi e decadenza, il film è uno spaccato sull’America all’alba delle elezioni del 2016 che vedranno la vittoria di Donald Trump.

A chiudere la selezione sarà, infine, Los Conductos di Camilo Restrepo, premiato come Miglior Opera Prima all’ultimo Festival di Berlino. Nel suo film d’esordio Restrepo racconta una storia di religione e violenza in Colombia, ispirata alle memorie di un sopravvissuto ad una setta, Luis Felipe Lozano, che nel film interpreta se stesso. Los Conductos è la storia di uomo che deve affrontare i fantasmi del proprio passato per poter ritornare a vivere una vita normale.

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Venerdì 4 settembre si è chiusa a Carbonia, presso l’Arena Mirastelle, la stagione di prosa Cedac con lo spettacolo “Frammenti di tempo”, regia di Monica Porcedda, musiche originali eseguite dal vivo da Gavino Murgia, con gli attori Luciano Sulas, Mariella Mannai, Lucia Longu, Rosanna Sulas e la stessa Monica Porcedda, produzione La Cernita Teatro.
Tra suoni ancestrali e innovazione musicale, Gavino Murgia ha guidato un viaggio dedicato alla nostra isola, attraverso la poesia di Giulio Angioni, antropologo e scrittore, e la prosa di Primo Levi al suo esordio letterario.
Protagonista della serata, è stata la lingua sarda, «la sola lingua in cui avrei potuto scrivere le mie poesie», così come affermò lo stesso Giulio Angioni, al quale la compagnia ha voluto rendere omaggio, proponendo l’interpretazione di alcuni canti contenuti all’interno del poema bilingue “Tempus”, pubblicato dalla Cuec nel 2008. La narrazione dei canti cattura, poiché si svolge dentro una natura ancora abitata dai suoi cicli, il mondo del lavoro e della festa, dell’apprendere e del gioco, la bellezza delle donne e l’amore, il potere e la povertà, il tradimento e la guerra che ci è occorsa e, infine, il morire. “Tempus” è tempo, il tempo che abita la mente, “perché la mente è luogo di fantasmi”, di cose che sono e di cose che non sono, nel fare e disfare del tempo.
A Primo Levi, è stato dedicata invece la lettura del racconto “Piombo”, contenuto ne “Il sistema periodico”, edito da Einaudi nel 1975: ventun racconti, di realtà o di pura fantasia, che portano ciascuno il nome di un elemento della tavola periodica. È un “insolito” Primo Levi colui che emerge da questa raccolta. La compagnia ha scelto di rendergli omaggio con la lettura di “Piombo”, racconto centrato sulla figura di Rodmund, discendente di una famiglia di lavoratori del piombo. Uomo d’ingegno e grande viaggiatore, dal Nord Europa Rodmund raggiungerà la mitica Ichnusa, terra di roccia e di vento, per poi fondare un villaggio nei pressi del rio delle api selvatiche, il paese di Bacu Abis. Come nasca l’amore tra Primo Levi e la Sardegna è ancor oggetto di studio. Soprattutto, l’ultimo paragrafo di “Piombo” lascia stupiti, considerando che la miniere di Bacu Abis – nel momento in cui Primp Levi scrisse il racconto – non era ancora noto come sito di estrazione mineraria.
«Ciò che affascina in questo raccontodice Monica Porcedda non è soltanto il mistero che avvolge la citazione di Bacu Abis, ma la stesso piombo che il chimico-scrittore trasforma in metafora della vita. Il piombo, metallo pesante, metallo della morte, stanco di trasformarsi e che non si vuole trasformare più. È una condizione che richiama quella del nostro territorioconclude Monica Porcedda – in cui ci vuole davvero una grande determinazione per non cadere nello sconforto e nella totale mancanza di fiducia verso il futuro.»
 

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“Le fiabe nei luoghi fantastici dell’Altrove. La pandemia e i suoi risvolti immaginari”. E’ questo il titolo scelto per la presentazione degli elaborati della IV edizione del Festival dell’Altrove, premio letterario Giulio Angioni, evento fiore all’occhiello del comune di Guasila organizzato in collaborazione con l’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo e finanziato grazie anche al contributo dalla Fondazione Banco di Sardegna.

«In questo anno nel quale la pandemia da Covid 19 ha paralizzato le nostre vite – ha detto la sindaca di Guasila, Paola Casula – isolato intere comunità e le singole persone, e nel quale abbiamo rischiato di non poter organizzare il Festival, è stata maturata la decisione di dedicare l’edizione – che con tanto impegno e fatica abbiamo, comunque, fatto partire – proprio agli effetti della pandemia sulle nostre esistenze. Ai partecipanti è richiesto infatti di declinare nei propri elaborati una riflessione sugli aspetti della resilienza dell’essere umano, sul rapporto delle persone con loro stesse e con la società, riconsiderati inoltre nei luoghi immaginari e fantastici della nostra mente, unico luogo di evasione in questo periodo di isolamento sociale. La novità di quest’anno è che abbiamo deciso di coinvolgere anche i bambini e i ragazzi, la categoria che più ha sofferto delle restrizioni da Covid e che forse è stata anche meno tutelata dalle istituzioni. Inseriamo dunque per l’edizione 2020 il premio giovani, che parte dagli 8 anni fino ai 17

E che la Cultura sia uno degli strumenti principali con i quali è possibile uscire da questa situazione di difficoltà mondiale, è d’accordo Sergio Angioni, assessore della Cultura del comune di Guasila: «La pandemia sarà trattata nei suoi aspetti più intimi, i candidati saranno chiamati a descrivere il modo nel quale si è modificato il rapporto tra le persone e soprattutto il rapporto con noi stessi, i nostri sentimenti, le nostre paure e le nostre speranze. E cosa c’è di meglio di un racconto, di una fiaba per esternare queste nostre emozioni?»

Il Premio Letterario, regole per i “maggiorenni”. Il “Premio Letterario Giulio Angioni” per l’anno 2020 si articola in una unica sezione Racconti, suddivisa su due categorie: la prima rivolta ai maggiorenni, la seconda ai più giovani. Il testo deve avere un massimo di 40mila battute spazi inclusi. È ammessa la presentazione di un solo racconto inedito, non premiato in altri concorsi e che non sia stato pubblicato in qualsiasi forma. Ogni candidato potrà partecipare con una sola opera. Non è permesso presentarne di più attraverso pseudonimi, e non è consentito l’uso di pseudonimi neanche per le opere uniche. L’opera dovrà essere inviata entro e non oltre il 21 settembre 2020.

L’elenco dei 10 finalisti e i componenti della Giuria saranno resi noti entro il 18 ottobre nel sito www.comuneguasila.gov.it e lo spazio Facebook “Festival dell’Altrove” al seguente link: https://www.facebook.com/FestivalAltroveGuasila.

La cerimonia di premiazione si terrà domenica 25 ottobre. Luogo e ora verranno comunicati successivamente.

Premi. 1° premio € 2.000 più la targa e 5 copie antologia, 2° premio € 700 più la targa e 5 copie dell’antologia, infine il 3° premio € 300 più la targa e 5 copie dell’antologia. Ai restanti 7 finalisti, considerati 4° ex aequo, andrà una targa più l’antologia. Le opere risultate tra le 10 finaliste saranno contenute nel volume antologico del Premio Letterario Giulio Angioni – Anno 2020, pubblicato a cura dell’Amministrazione comunale.

La novità 2020: il premio categoria giovani. La quarta edizione del Festival si rinnova con la sezione giovani, dagli 8 ai 17 anni. Per i partecipanti di età compresa tra i 13 e i 17 anni, il testo deve avere un massimo di 40mila battute, mentre per i piccoli scrittori, tra gli 8 e i 12 anni, massimo 20mila battute e può essere accompagnato da illustrazioni realizzate dal partecipante.

L’opera dovrà essere inviata entro e non oltre il 21 settembre 2020.

I 5 finalisti categoria 6-12 anni e i 5 finalisti categoria 13-17 anni verranno scelti dalla Giuria, il cui giudizio è insindacabile, e saranno proclamati nel corso della cerimonia di premiazione che si terrà sabato 3 ottobre 2020. Luogo e ora verranno comunicati successivamente.

Premi categoria giovani 6-12 anni. 1° premio buono acquisto libri e cancelleria del valore di € 200 più 5 copie dell’antologia; ai restanti 4 finalisti, considerati 2° ex aequo, andrà un premio di partecipazione più l’antologia.

Premi categoria giovani 13-17 anni. 1° premio buono acquisto libri e cancelleria del valore di € 300, più 5 copie dell’antologia. Ai restanti 4 finalisti, considerati 2° ex aequo, andrà un premio di partecipazione e l’antologia.

L’esito del concorso verrà pubblicato sul sito internet www.comuneguasila.gov.it e sullo spazio Facebook “Festival dell’Altrove” al seguente link: https://www.facebook.com/FestivalAltroveGuasila.

Premio Tesi di Laurea. Il Festival Letterario ha una parte dedicata al premio Tesi di Laurea, che quest’anno sarà alla sua terza edizione. Possono partecipare coloro che hanno conseguito una laurea magistrale (ex laurea specialistica), o laurea triennale secondo il nuovo ordinamento degli studi universitari, discussa presso Università, in una delle sessioni di esame comprese nell’arco di tempo tra ottobre 2019 e settembre 2020. Le tesi di laurea ammissibili al concorso devono offrire contributi originali alla conoscenza nei suoi diversi aspetti, in tutti gli ambiti di studio e percorsi di laurea. La Commissione giudicatrice, composta da competenti nell’ambito umanistico, scientifico e giuridico-economico, è nominata dal comune di Guasila in collaborazione con l’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo.

Per ogni informazione gli interessati possono rivolgersi all’assessore della Cultura del comune di Guasila dott. Sergio Angioni tramite l’indirizzo e-mail premioangioni@comune.guasila.ca.it, o alla pagina ufficiale Facebook del Festival dell’Altrove: https://www.facebook.com/FestivalAltroveGuasila.

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E’ stata presentata ieri mattina, a Carbonia, la stagione di prosa, musica e danza che si terrà al Teatro Centrale dal 18 gennaio al 4 aprile 2020. 9 appuntamenti organizzati dal CEDAC (Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo della Sardegna) con il patrocinio e il contributo economico del comune di Carbonia.

Il programma completo è stato presentato ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa svoltasi nella sala riunioni della Torre Civica, alla presenza degli assessori comunali Sabrina Sabiu, Gian Luca Lai e Loredana La Barbera, e di Valeria Ciabattoni, in rappresentanza del Cedac.

Il primo evento in cartellone è previsto per il 18 gennaio, con la performance musicale “Il Lago dei Cigni” sotto il segno di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Si replica il 23 gennaio con “La Cena delle Belve” ed il 1° febbraio con “Quartet”.

L’8 febbraio sarà la volta della storia ispirata dal famoso romanzo di Cesare Pavese, “La luna e i falò”, mentre il 15 febbraio andrà in scena “Riccardo 3”, il dramma di William Shakespeare. Il 14 Marzo spazio a una “Serata romantica” a cura della Compagnia Balletto del Sud, mentre il 19 marzo ad occupare la scena saranno i protagonisti di “Un Tram che si chiama desiderio” di Tennessee Williams.
Di rilievo anche la pièce “Frammenti di tempo” in programma il 4 aprile, un omaggio a Giulio Angioni e Primo Levi, regia di Monica Porcedda.
Il gran finale della rassegna teatrale targata CEDAC sarà il 24 aprile 2020 con “Le Bugie hanno le gambe corte“, regia di Anna Pina Buttiglieri.

La campagna abbonamenti si svolgerà a partire da martedì 7 gennaio, al Teatro Centrale di Carbonia (I biglietti per il “Lago dei cigni” saranno in vendita da mercoledì 15 gennaio).

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La rassegna Saboris Antigus, l’8 dicembre a Guasila, aprirà il parco letterario di Giulio Angioni, e ancora presepi, launeddas e pane nuragico.

«Saboris Antigus è la vetrina attraverso la quale, i Comuni che hanno aderito alla manifestazione, possono esporre e mettere in mostra – ha detto la sindaca Paola Casula – le bellezze naturali e quelle culturali, le tradizioni musicali, il folklore, l’antica arte della cucina tradizionale e tipica di ogni paese che ha necessariamente dei prodotti di punta e le proprie eccellenze che la caratterizzano, la propria storia, e in sintesi potrei affermare, consente di mettere in vetrina l’anima di una intera comunità. La vera sfida che ci siamo prefissi, io e gli altri sindaci che hanno aderito a Saboris, con la collaborazione e il contributo di tutti i cittadini, è quella dell’accoglienza. L’obiettivo è stato quello di far sentire ogni visitatore a casa, in questo momento storico nel quale il dialogo e la conoscenza di chi ci è più prossimo torna a essere davvero di fondamentale importanza. Un necessario ritorno alle radici, alle origini, che ci dà gli strumenti per poter crescere nella coesione sociale, di espandere e dare respiro all’economia del territorio in una chiave anche turistica. Questa edizione 2019 è stata e sarà ancora ricca di eventi di qualità e con un ottimo riscontro di pubblico, e sono molto orgogliosa del lavoro fatto fino a oggi.»

La manifestazione si aprirà alle ore 10.30 con l’inaugurazione e la benedizione della scritta di benvenuto “Guasila”, a seguire, alla Casa Museo, l’interessante dimostrazione della preparazione e cottura del Pane Nuragico a cura del Laboratorio Ripam Università di Sassari. Sarà aperto e visitabile il Parco letterario dedicato a Giulio Angioni, e moltissime le mostre artistiche e fotografiche, le esposizioni degli artigiani, e ancora l’esposizione dei costumi locali e le sfilate medievali.

– IL PROGRAMMA –

EVENTI – Ore 9.30 Santa Messa (Santuario B. Vergine Assunta); dalle 10.00 Giro in carrozza per le vie del Paese con le “Carrozze del Sarcidano” con tappa alla Mostra agricola presso Casa Porceddu (Via Segariu); ore 10.00 Suoni itineranti con Andrea Puddu (fisarmonica), Gianni Atzori (tamburo ed erbekofono), Luigi Cordeddu (organetto), Miriam Costeri (organetto), Federica Lecca (launeddas); ore 10.00 Suoni di Zampogne e Launeddas itineranti, accompagnati da marionette e ballerine, a cura degli Zampognari di Sardegna; ore 10.30 inaugurazione e benedizione della scritta di benvenuto “Guasila” in occasione dell’apertura della manifestazione; ore 11 dimostrazione della preparazione e cottura del Pane Nuragico a cura del Laboratorio Ripam Università di Sassari alla Casa Museo; ore 11.45 esibizione medievale a cura del gruppo Medievale Funtana Onnis in Piazza Municipio; ore 15.00 rievocazione de Sa Cassa de S’Acchixedda (la Caccia alla Giovenca) a cura della Pro Loco Guasila (Piazza Municipio); ore 16.00 dimostrazione della vestizione dell’abito tradizionale femminile a cura dell’Associazione Folclorica Su Zinnibiri – San Pietro (Casa Museo); ore 16.30 castagnata in Piazza Municipio; ore 17.00 Claudia Aru Band in concerto – Piazza Municipio; ore 18.30 Bruschettata e Zeppolata in Piazza Municipio con intrattenimento del Trio Banderas Etnico.

MUSEI ED ESPOSIZIONI – Percorso enogastronomico tra le locande dei Vicinati storici di Guasila (Bixinaus), delle esposizioni di artigiani, commercianti, hobbisti e antichi mestieri. Santuario e Monumenti del centro storico; Museo Scrinia Sacra, ospitante per l’occasione “Honesta Rectoribus Guasila”, mostra dei dipinti degli storici rettori; Museo Raimondo Scintu “Medaglia d’oro al valor militare”, contenente i frammenti della I guerra mondiale; fiera del Dolce a cura dell’Asilo Infantile Maria Ausiliatrice – Palazzo Rettorale; Botteghe Medievali e Tiro con l’arco a cura della Associazione storico culturale di rievocazione storica “Corporazione Arcieri Medievali Sanluri” – Pratz’e Mottus; Botteghe Medievali e tiro con l’arco a cura della Parrocchia di Guasila, in collaborazione con Gruppo Medievale Funtana Onnis Guasila, l’associazione Balestrieri Castel di Castro Cagliari e l’associazione Memoriae Milites di Cagliari – Palazzo Rettorale; Mostra agricola e dimostrazione della preparazione di “Sa Stoia” e “Sa Xedra” – Casa Porceddu/Via Segariu; Mostra “Is Axrobas” Animali domestici e da lavoro a cura della Associazione dei Cavalieri di Guasila con Battesimo della Sella e gioco “Indovina il Peso” – Piazza Trexenta; Mostra Fotografica “Tempo mai perso” di Gigi Cabiddu Brau: “Visioni oniriche e immaginarie del tempo che silenzioso vive nell’archivio della memoria” – Locali Sic / 1° Piano Montegranatico; Mostra Fotografica “Obiettivi diversi” a cura della Pro Loco di Guasila e del Gruppo Passione Foto – Aula Consiliare; Mostra di Pittura di Anna Rita Atzori presso – Ex carceri; Dimostrazione della lavorazione e cottura della ceramica a cura di Claudia Gaviano – Piazza Municipio; Dimostrazione della lavorazione e scultura della pietra a cura di Cherubino Mungianu – Via Roma.

DOVE MANGIARE “Sa coxina de attrus tempus” a cura del Gruppo Folk Santa Maria – Via Roma; Esposizione ceramiche di Tina Cosseddu – Casa Museo; Esposizione arredi a cura della Arredo & Design – Casa Museo; i visitatori verranno accolti agli ingressi del paese con il tradizionale “cumbidu” offerto dai ragazzi di Guasila. Durante la giornata sarà possibile visitare il Parco letterario Giulio Angioni e i presepi della zona. Locanda Funtana Idda Via Roma Locanda Su Spainadroxiu Piazza Pertini Locanda Su Padrasiddu Parcheggio Comune Locanda dei Cavalieri Piazza Trexenta Locanda Santa Lucia Via Cima Locanda “Sa Pichetada” Pro Loco Via Manzoni Locanda “Sa Butega de is Saboris Antigus” Teatro Parrocchiale Su Murzu Guasillesu- Aperitivo alla Sarda Via Roma Ristorante Pizzeria Rocce Bianche 2 Via Segariu, 128 – Guasila – Tel. 346 6058168 Pizzeria al taglio Daddy Ninnino Via Segariu, 39 – Guasila – Tel 389 853 7105 Europizza Via Segariu, 28 – Guasila – Tel. 070 986633 Pizzeria Bella Napoli Via Cima, 2 – Guasila – Tel. 342 6646739 Pizzeria Il Vicoletto di Valerio Cinus Via Cagliari, 25 – Guasila – Tel. 070 986001 Ristorante l’Airone Via A. Volta 5 (Zona Industriale) – Guasila Tel/Fax 070 986912.