23 December, 2024
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E’ stato un vero e proprio manifesto del sindacalista e del sindacato Cisl, quello dettato ieri dal segretario generale, Ignazio Ganga, nel suo intervento al congresso territoriale dell’Ogliastra. Un appuntamento che ha sancito l’avvicendamento al vertice dell’organizzazione tra l’uscente, Giuseppe Fanni, e il neo eletto (in assoluto il segretario confederale più giovane d’Italia), Michele Muggianu.

Poche chiacchiere o margini di interpretazione, secondo Ganga essere sindacalisti significa «realmente dedicare la propria vita a favore degli ultimi».

E per fare questo, ha spiegato ad un’attentissima platea di congressisti: «E’ necessario dire basta ai sindacalisti da scrivania per far posto a quelli con lo zainetto capaci di stare in mezzo ai lavoratori e di conseguenza capaci di comprendere, facendoli propri, i loro problemi e bisogni».

Un cambio di paradigma per un sindacato che, ha spiegato il segretario generale, deve tornare a essere “meno burocratizzato” e “più sobrio”. Un sindacato di frontiera e di prossimità ai luoghi di lavoro e del disagio dove, materialmente, si manifestano le esigenze delle persone.

«Essere sindacalisti, ha ribadito il leader sardo, è uno stile di vita che si declina nei comportamenti, nelle azioni e nell’esempio concreto. Il sindacalista moderno deve avere la capacità di formarsi costantemente, di migliorare il proprio bagaglio culturale e di diventare un reale punto di riferimento nella società.»

Ignazio Ganga si è poi soffermato sui valori, sulle finalità e sulla mission del sindacato, partendo dall’importanza della parola Lavoro intesa innanzitutto come strumento di liberazione ed emancipazione sociale per gli esseri umani. Un concetto (quello del lavoro) – ha ricordato il segretario -, che rimanda a “memorie individuali e collettive”.

E da qui la necessità che la Cisl diventi la “centrale operativa” da dove nasca, si articoli, si coordini e si diffonda un «sogno collettivo di solidarietà e di elevazione delle legittime aspirazioni di rinascita economica, culturale e sociale di tutto il popolo sardo».

Un grande progetto di emancipazione popolare, dunque, da opporre alla crisi di fiducia e speranza di gran parte dei cittadini in quest’epoca di instabilità dove gli storici punti fermi del passato sono sempre meno distinguibili.