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La gestione del valore critico nei laboratori clinici
A Sassari Giuseppe Lippi, uno dei più importanti ricercatori europei della Medicina di laboratorio che ha tenuto una lezione nell’aula magna della Facoltà di Medicina.
Gli esami di laboratorio rappresentano una parte integrante del processo decisionale clinico, perché forniscono informazioni insostituibili nell’ambito della diagnosi e del monitoraggio diagnostico-terapeutico delle malattie. A volte i valori possono discostarsi di molto dall’intervallo di riferimento adottato, tanto da sottendere situazioni cliniche potenzialmente gravi che richiedono un intervento immediato del medico. Una prassi comune nei laboratori analisi delle strutture ospedaliere, perché «il valore critico si associa a un pericolo imminente per la salute del paziente e metterlo in evidenza consente di individuare con tempestività situazioni che possono essere decisive per la diagnosi e la modifica delle terapie». Rappresenta quindi un importante momento di interazione tra la clinica e il laboratorio.
Concetti fondamentali che, nei giorni scorsi, sono stati ribaditi durante la lezione dal titolo “La gestione del valore critico nei laboratori clinici”, organizzata da Aou e dalla scuola di specializzazione in Biochimica clinica nell’aula magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Sassari.
A mettere in luce questi aspetti, che hanno sottolineato la centralità degli esami di laboratorio, è stato Giuseppe Lippi, direttore della scuola di Patologia Clinica e Biochimica Clinica della Università di Verona e direttore dell’unità operativa complessa di Laboratorio analisi dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata (AOUI) di Verona.
Il docente che è uno dei più importanti ricercatori europei della Medicina di laboratorio, con riferimento alle linee d’azione adottate a livello mondiale, ha quindi focalizzato l’attenzione sull’importanza della comunicazione dei risultati critici. «I valori critici devono essere comunicati sempre – ha detto – perché la mancata trasmissione può avere anche conseguenze che vanno dalla morbilità alla mortalità del paziente. Oltre, chiaramente, ad avere implicazioni etiche e legali». Quali valori, la tempistica della comunicazione, il soggetto al quale vanno comunicati i dati critici e, ancora, le modalità di comunicazione – semplicità, chiarezza e gentilezza giocano un ruolo rilevante – e da chi debbano essere trasmessi sono sono stati i successivi punti affrontati dal docente veronese. Una parte è stata dedicata, inoltre, alle linee guida da adottare per rendere chiare le procedure da seguire, dal momento del rilevamento del dato critico alla sua comunicazione.
«Dobbiamo avere la consapevolezza – ha concluso Giuseppe Lippi – che ciò che facciamo è funzionale alla salute delle persona.»
L’evento, che ha visto l’aula magna gremita di studenti di Medicina e l’ampia partecipazione di direttori e dirigenti delle strutture laboratoristiche dell’Aou di Sassari e di Ats Sardegna, ha rappresentato «un momento di sinergie professionali – ha commentato il direttore generale dell’Aou Antonio D’Urso – tra il mondo della ricerca e della didattica e quello ospedaliero e dell’assistenza. A dimostrazione che, all’interno della nostra azienda, non deve esserci nessuna differenza e questa è la strada che vogliamo implementare».
«L’appuntamento – ha detto infine Ciriaco Carru organizzatore dell’incontro, responsabile del programma assistenziale “Controllo di qualità nei laboratori aziendali dell’Aou di Sassari” e direttore e docente della scuola di specializzazione in Biochimica clinica – è stato una grande opportunità di confronto e aggiornamento su uno dei problemi più sentiti della Medicina di laboratorio.»