22 November, 2024
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Le comunità per l’accoglienza rivolte al mondo della detenzione sollecitano la Regione a dare attuazione agli impegni assunti con la legge finanziaria. Venerdì mattina, alle 11.00, nella sede regionale delle Acli della Sardegna, a Cagliari, le strutture sociali del Il Samaritano ad Arborea, il Seme a Santa Giusta, Giovani in Cammino a Sorso, San Lorenzo a Iglesias, La Collina a Serdiana, terranno una conferenza stampa per denunciare che le strutture sociali storiche sono a rischio chiusura a causa dei ritardi nelle politiche sociali della Regione Sardegna.

Le strutture sociali, da sempre impegnate sul versante dell’accoglienza ai condannati e detenuti in misura alternativa per il loro reinserimento sociale, dal 2015 coordinano le loro attività per consentire alle persone in espiazione penale di avere dei luoghi dove scontare la pena e cominciare un serio cammino di riconciliazione sociale e civile, in una nota sottolineano che «con l’art. 7 della legge finanziaria del 2016 la Regione ha istituito un apposito Fondo dedicato a questa tipologia di strutture sociali, con l’obiettivo di garantire sostegno ed al contempo regolamentare un settore peculiare delle Politiche Sociali della Regione. Nel corso del 2017 il Consiglio regionale della Sardegna ha stabilizzato il sostegno definendo un’ulteriore fase attuativa del richiamato articolo e confermando gli stanziamenti».

«Il 7 giugno scorso – si legge ancora nella nota – l’assessore Arru ha convocato il Coordinamento prendendo precisi impegni e stabilendo in luglio la definizione delle procedure ed i primi pagamenti. Nonostante tutto questo ad oggi non è stato definito alcun provvedimento e le strutture hanno mantenuto la funzionalità e l’accoglienza a regime accollandosi speranzose tutti i ritardi.»

«Non è possibile che su risorse stanziate la Regione non riesca a definire procedure adeguate alle esigenze di funzionamento delle strutture di accoglienza, che hanno proseguito il loro servizio a loro completo rischio. Ma ad allarmare di più – concludono i rappresentanti delle strutture sociali Gianni Cappai, Antonello Caria, Antonello Comina, don Ettore Cannavera e Giuseppe Madeddu – è il fatto che siano molti ambiti delle politiche sociali della Regione ad essere ferme o rallentate nella loro funzione, con grande disaggio in particolare per i beneficiari dei servizi.»

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Gli operatori ed i familiari degli ospiti della Casa dell’anziano di via Mazzini esprimono la loro posizione in merito alla vertenza che riguarda la struttura.
«Per prima cosa è opportuno dire che il presidente della CAM, cooperativa che gestisce la Casa dell’anziano, è la dottoressa Daniela Fonnesu e non come erroneamente riportato il signor Giuseppe Madeddu – scrivono in una nota -. In merito al cronoprogramma più volte menzionato va ricordato che le competenze ricadevano in parte sulla cooperativa CAM e in parte su AREA, proprietaria dello stabile. La CAM ha portato a termine, quasi completamente, le opere di sua competenza. L’azione della cooperativa è stata limitata però dal fatto che spesso si è dovuta sostituire ad AREA che non si è fatta carico dei lavori di sua competenza e iscritti nel cronoprogramma. La stessa cooperativa, inoltre, si è dovuta far carico di lavori di manutenzione straordinaria, non previsti nel cronoprogramma, e anche questi di competenza di AREA. In alcuni casi la cooperativa, per garantire il mantenimento del servizio, si è dovuta sostituire ai reali responsabili, realizzando lavori che non le competevano. Detto questo, CAM non si sottrae alle responsabilità nella gestione del servizio però ci tiene ad evidenziare che è corresponsabile insieme ad AREA che, va detto, detiene la responsabilità dei lavori più importanti ed urgenti, per i quali non si è mai, o quasi mai, spesa. Siamo rimasti stupiti dall’atteggiamento dell’Amministrazione comunale che in alcuni articoli o interviste rilasciate ai mezzi di informazione ha addossato alla cooperativa la totalità delle responsabilità. Riteniamo questo atteggiamento non corretto e in parte fuorviante, in quanto fornisce ai lettori e ai cittadini una visione non corretta del problema.»
«Ricordiamo anche che il Sindaco ha dichiarato l’inagibilità della struttura – si legge ancora nella nota -. In realtà siamo di fronte a mancati requisiti strutturali che è cosa ben diversa dall’inagibilità. Facciamo presente che in un primo momento, a seguito della visita effettuata dal Sindaco e da altri componenti dell’Amministrazione comunale, era stato dichiarato che i problemi erano ormai superati. A distanza di pochi giorni, dopo aver preso visione degli incartamenti relativi alla struttura e al servizio, l’Amministrazione ha cambiato decisamente rotta. Questo ci porta a sostenere due cose: la prima è che probabilmente vertenze così delicate non si affrontano senza aver prima preso visione di tutte le problematiche e di tutta la documentazione; in secondo luogo un’Amministrazione non può dare delle dichiarazioni per poi smentirle dopo pochi giorni. Ricordiamo che la Casa dell’anziano è al servizio di persone che versano in condizioni particolari e che meritano anche da parte dell’Amministrazione un atteggiamento più serio. Si fa presente che i famigliari degli ospiti della struttura, preoccupati per il futuro dei loro congiunti derivante dall’imminente chiusura della stessa, si stanno per riunire in un comitato per difendere i loro diritti e per garantire un futuro sereno a tutti gli ospiti.»
«I familiari si oppongono alla chiusura della struttura e al trasferimento degli ospiti – conclude la nota – chiedendo di trovare soluzioni diverse che permettono il proseguimento di un servizio rivelatosi sino ad oggi fondamentale per la vita delle persone accolte.»
Martedì i familiari degli ospiti della Casa dell’anziano avranno un incontro col vescovo della diocesi di Iglesias, monsignor Giovanni Paolo Zedda.

Il Gruppo d’Intervento Giuridico si oppone alla centrale a biomassa di Iglesias: «Manca la procedura di valutazione di impatto ambientale».

«Il Servizio energia dell’Assessorato dell’industria della Regione autonoma della Sardegna ha fornito con nota prot. n. 23505 del 22 agosto 2014, dietro istanza presentata il 31 luglio 2014 dall’associazione ecologista #Gruppo d’Intervento Giuridico onlus – scrive in una nota Stefano Deliperi, presidente dell’associazione – le informazioni ambientali concernenti il progetto di centrale a biomassa in procinto di esser realizzato presso gli impianti fuori produzione della #Rockwool, nella zona industriale di Sa Stoia, alla periferia di Iglesias.»

«Il progetto – aggiunge Stefano Deliperi – vede coinvolta la Renovo s.p.a., società delle energie rinnovabili controllata dalla holding Fingest s.p.a. della famiglia mantovana Arvati, e beneficia delle seguenti autorizzazioni:

* autorizzazione unica (art. 12 del decreto legislativo n. 387/2003 e s.m.i.) rilasciata con determinazione del Direttore del Servizio energia dell’assessorato dell’Industria della Regione autonoma della Sardegna n. 13330 del 4 giugno 2013;

* parere favorevole con prescrizioni A.R.P.A.S. – Dipartimento Carbonia Iglesias n. 2013/5300/CI del 26 febbraio 2013;

* parere favorevole ai fini della tutela paesaggistica (art. 146 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) Servizio Tutela paesaggistica CA e CI della Regione autonoma della Sardegna n. 9710/TP/CA-CI del 22 febbraio 2013;

* esclusione dalla procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A. con nota Servizio S.A.V.I. della Regione autonoma della Sardegna n. 10881 del 15 maggio 2013;

* parere favorevole per gli scarichi nelle pubbliche fognature (decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.; deliberazione Giunta regionale n. 65/25 del 10 febbraio 2008) Provincia Carbonia Iglesias n. 11196 del 23 aprile 2013.

La centrale ha una potenza complessiva pari a 999 kWp e “prevede la combustione di un mix di biomassa vergine per la produzione di energia elettrica da immettere nella Rete di Trasmissione Nazionale (circa 880 kWe utili immessi in rete al netto di ausiliari di impianto) ed il recupero di  energia termica con produzione di acqua calda per il teleriscaldamento il cui progetto è in corso di definizione (circa 3,5 Mw termici)”.»

«Preoccupa – conclude Stefano Deliperi – il proliferare di centrali a biomassa in assenza di piano energetico regionale e in assenza di utilità, visto il ben noto surplus di produzione energetica isolano (+21% rispetto alla necessità, dati 2013). Elementi da considerare con il dovuto approfondimento in una procedura di valutazione di impatto sull’ambiente non effettuata ancora una volta, con la speranza di creare qualche posto di lavoro.»

Questa mattina abbiamo sentito Giuseppe Madeddu, presidente della #Cooperativa San Lorenzo, promotrice del progetto che prevede l’impiego di 80 lavoratori, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali, limitandosi a rimarcare che lo stesso, avviato tre anni e mezzo fa, dopo la chiusura dello stabilimento Rockwool, ha ottenuto tutte le autorizzazioni di legge ed è seguito con grande interesse da #Legambiente nazionale, dall’Università #Bocconi di Milano e da #Sardegna Ricerche. Nella prima fase, inoltre, è stato realizzato un accurato intervento di bonifica del sito industriale, nel quale era presente, tra l’altro, una copertura di oltre 7.000 metri quadri in eternit.

Rockwool 1 copia

Luigi Lotto

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«Per rispondere alla crisi profonda che ha colpito la filiera del sughero, pianta storica della Sardegna che da sempre dà lavoro e migliora l’ambiente, occorre un nuovo progetto che in continuità con la nostra tradizione secolare incrementi qualità e quantità della materia prima nel quadro di una riforestazione della Sardegna più attenta a questa preziosa risorsa.»
Lo ha affermato Giovan Battista Giannottu, rappresentante dell’Associazione produttori sughero, aprendo il ciclo delle audizioni che la Quinta Commissione (Attività produttive), presieduta dall’on. Luigi Lotto (Pd), ha dedicato alle problematiche del comparto.
Giannottu ha poi illustrato le linee principali del progetto di rilancio del settore che l’Associazione ha voluto portare all’attenzione della Commissione: formazione professionale, valorizzazione degli ambiti territoriali del sughero, miglioramento della qualità e della quantità della materia prima, incremento della produzione energetica da bio-masse con l’utilizzo degli scarti forestali.
«Vorremmo che la politica e le Istituzioni sostenessero questo progetto – ha aggiunto il rappresentante dei produttori di sughero – per alcuni ragioni tanto semplici quanto importanti: è un progetto mediamente cantierabile in appena 90 giorni, può dare una forte spinta all’occupazione nel pieno rispetto dell’ambiente e far riemergere conoscenze e professionalità fortemente legate alle vocazioni dei territori ma ora a rischio di estinzione».
Il migliore contesto in cui collocare questo progetto strategico è, secondo Giannottu, il nuovo Piano di sviluppo rurale (Psr) che, ha sottolineato, «non deve ripetere gli errori del passato, anche di quello recente legato alla programmazione 2007-2013 che, per alcuni aspetti relativi al sughero, si è rivelata molto negativa. Sia perché, in assenza di una agenzia regionale di settore, molti progetti si sono arenati a causa di differenti valutazioni sui terreni espressi dall’Agea nazionale e dalla Forestale, sia per la farraginosità delle procedure e dei sopralluoghi effettuati da Enti pubblici diversi in tempi eccessivamente lunghi». «Un quadro complessivo – ha concluso Giannottu – che rende oggettivamente impossibile rispettare la scadenza del 31 dicembre di quest’anno per l’istruttoria delle pratiche; ci saranno sicuramente molte rinunce di imprenditori scoraggiati. Motivo in più per ripartire su basi completamente nuove.»

Gianna Masu, esperta di diritto e politiche comunitarie, ha invece messo l’accento sul fatto che, «negli ultimi tre cicli di programmazione europea la Sardegna ha sottovalutato i problemi e le difficoltà del settore, ora aggravate dalla crisi globale. Una tendenza che bisogna invertire».

Nel breve termine, ha suggerito la Masu, «è necessaria la rimodulazione dei fondi Ue 2007-2013, per scongiurarne il disimpegno e far scattare l’obbligo di utilizzo delle risorse entro il 31.12.2015; sotto questo profilo il progetto #Sardegna Green Forest rappresenta una prima risposta con prospettive strategiche. Poi, occorre una presenza incisiva nelle sedi decisionali comunitarie dove, ad esempio, le questioni specifiche del comparto sono state separate da quelle del legno grazie alle pressioni di un grande produttore di sughero come il Portogallo. Mentre invece, a livello nazionale, questa distinzione non c’è ed è una stortura che va corretta».

Sulla Pac (Politica agricola comunitaria), la dottoressa Masu ha definito “debole” il documento che il governo regionale ha inviato alla Ue nel luglio scorso, «soprattutto perché non tiene conto della nuova normativa comunitaria in materia di aiuti di stato decisamente più flessibile e con meno vincoli proprio nel settore del sughero, ma anche per la scarsa dotazione finanziaria. Manca, insomma, un segnale forte».

Giuseppe Madeddu, rappresentante della #Cooperativa sociale San Lorenzo di Iglesias, ha portato all’attenzione della Commissione la significativa esperienza di una nuova impresa che, dal 2009 (e dalle ceneri della #Rockwoll) è ormai ad un passo dal ritorno sul mercato grazie alla produzione di bio-pannelli per l’edilizia, di cui il sughero è un elemento essenziale. «Un progetto fortemente innovativo – ha ricordato Madeddu – che nasce dalla collaborazione con Sardegna Ricerche e da uno studio attento del mercato dove c’è una fortissima domanda di questo prodotto, basti pensare che ne importiamo ben 300.000 metri cubi l’anno provenienti dagli abeti della Germania. Ma il nostro sughero è decisamente migliore e costerà anche meno perché la centrale che servirà i nostri impianti sarà alimentata da materiali forestali di scarto.»

«Ad ottobre – ha annunciato ancora Madeddu – inizieranno  i lavori, finanziati con 10 milioni di euro dal sistema creditizio, per la realizzazione della centrale a bio-masse con i primi 30 occupati e a breve avvieremo la produzione. Per il sughero, e per quello sardo in particolare, questo è un momento cruciale: in Portogallo ci lavorano 100.000 persone e ormai stanno venendo qui per comprare la materia prima. Senza dimenticare, in riferimento al nostro specifico di cooperativa sociale, che grazie a questo progetto stiamo per raggiungere il nostro primo grande obiettivo, trasformare l’assistenza in lavoro.»

«Il sughero è una industria attiva in Sardegna da 150 anni, sopravvissuta a tutti i cicli economici senza consumare un metro di territorio o abbattere una pianta – ha esordito Nino Scampuddu, rappresentante del sugherificio Molinas Spa, una delle maggiori aziende del settore con oltre 300 dipendenti diretti più un vastissimo indotto -. In questi anni il Portogallo ha investito molto sul sughero ed ha ottenuto grandi risultati, la Sardegna purtroppo non ha saputo fare altrettanto. Qui da noi la materia prima è sempre più scarsa e molte aziende sono state costrette a chiudere, mentre quelle ancora sul mercato faticano a reggere la concorrenza sempre più aggressiva di nuovi prodotti a basso costo come i tappi in plastica o quelli a vite.»
«Ma noi – ha concluso – vogliamo ripartire migliorando ancora la qualità del sughero sardo e, col nostro progetto-pilota, pensiamo di poter avere buoni risultati fin dalla prossima stagione.»
Nel dibattito successivo hanno preso la parola gli onorevoli Gianluigi Rubiu (Udc), Pier Mario Manca (Sardegna Vera) e Modesto Fenu (Zona Franca). In conclusione il presidente on. Luigi Lotto  ha assicurato il massimo impegno della Commissione, di concerto con l’assessorato dell’Agricoltura, per assicurare al settore sugheriero, particolarmente in grado di rappresentare una Sardegna che «vuole guardare al futuro con una industria capace di assicurare il pieno rispetto dell’ambiente», la massima attenzione delle Regione.

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L’associazione “Amici della Vita” e l’Amministrazione comunale di Iglesias hanno organizzato un convegno sulla fetopatia alcolica per sabato 7 giugno, alle 10.00, presso la Sala Remo Branca di  Iglesias. Sono stati invitati i consiglieri regionali del Sulcis (Luca Pizzuto, Pietro Cocco, Ignazio Locci e Gigi Rubiu ) e la Commissione Sanità (interverranno il presidente Raimondo Perra e il consigliere-pediatra Lorenzo Cozzolino) che recentemente ha approvato la proposta di legge sulla prevenzione della fetopatia Alcolicae  nelle prossime settimane andrà alla valutazione dell’intero Consiglio regionale per la definitiva approvazione. Si tratta della prima legge al mondo che tutela la Vita Debolissima (il bambino dell’alcolista) e la Vita debole della madre alcolista, per la prima volta considerata malata da accogliere, sostenere e affiancare verso  una nuova esistenza. Interverranno, inoltre, il vescovo di Iglesias, monsignor Giovanni Paolo Zedda; CGIL-CISL-UIL del Sulcis Iglesiente; le ACLI; Tore Cherchi, Giorgio Locci, Elvira Usai, Mario Crò, Fabio Enne, Roberto Puddu, Giuseppe Madeddu, i sindaci Emilio Gariazzo (Iglesias), Paolo Dessì (Sant’Anna Arresi), Learco Fois (Giba), Antonello Pirosu (Villaperuccio), Marco Antonio Piras (Tratalias), Ivo Melis (Masainas), numerose associazioni e parrocchie che sostengono la proposta di legge sulla fetopatia alcolica, nella speranza che in tempi stretti diventi realtà.

Carbonia.

Carbonia.

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«Abbiamo creduto e investito su una metodologia innovativa, pensata per raccogliere e selezionare interventi progettuali destinati a potenziare l’attrattività di tutto il Sulcis. Gli esiti della call confermano che gli assi portanti di sviluppo del Sulcis, nel quadro del nuovo modello di sviluppo dell’intera Regione, sono risultati fortemente ancorati alle vocazioni ed alle eccellenze del territorio (agro-alimentare, ambiente e turismo) e ed alle prospettive riguardanti la green economy e la produzione di energia pulita. Ora l’obiettivo, insieme agli enti locali, è convertire in tempi brevissimi le idee in concrete attività sul territorio». Con queste parole il presidente della Regione Ugo Cappellacci ha accolto la conclusione del lavoro della commissione incaricata di valutare le proposte del bando ‘99 Ideas’, inserito nell’ambito del Piano Sulcis. 
I risultati della commissione sono stati illustrati il 19 settembre a Roma, nella sede di Invitalia, dal presidente della commissione Giuliano Ghisu, rappresentante dei comuni coinvolti. Le idee presentate sono state 160, tra le quali sono state decretate sei idee vincitrici, mentre altre dieci hanno ottenuto una menzione speciale.Le sei idee vincitrici sono: “Creazione, sviluppo e implementazione” del network sulcitano dell’House Tourism (ideatrice Arianna Fenu); “Centro di eccellenza per la sostenibilità ambientale – CESA” (dell’Università di Cagliari, ideatore Giovanni De Giudici); “Il polo della bioedilizia” (della Cooperativa sociale San Lorenzo, ideatore Giuseppe Madeddu); “Sulcis: eco-resort driven sustainable economic growth” (della Fortus Properties, ideatore James Garret); “Centro per la biologia della riproduzione del tonno rosso – CeRTo” (ideatore Gian Franco Greppi e altri); “Vino Carignano risorsa economica del presente e del futuro” (del Consorzio di tutela vino Carignano del Sulcis, ideatore Antonello Pilloni).Le menzioni sono andate a: “Porto Pino: in Bici sulla via del mare”; I.INT Sulcis-Iglesiente; “Sulcisalghe”; “A scuola di futuro”; riqualificazione del canale industriale denominato “Rio sa Masa”; “Sistemi agricoli sostenibili per lo sviluppo rurale nel Sulcis“; “Sulcis Edutainement Village (SEV) Landia”; centro termale “Coqquaddus” di Sant’Antioco; valorizzazione degli eucaliptus esistenti per la produzione, trasformazione e commercializzazione di biomasse legnose; “Sulcis Officinalis”.Oltre a esprimere la sua soddisfazione per il lavoro svolto dalla commissione nel rispetto dei tempi concordati e la volontà di dare immediata concreta attuazione al Piano Sulcis, il presidente Cappellacci ha sottolineato come «con i risultati della selezione di ‘99 Ideas’ e l’apertura del bando per i progetti di filiera e sviluppo locale, ossia 10 milioni di euro per agroindustria, produzioni tipiche locali e ora esteso anche al settore turismo (scadenza prorogata a prossimo 15 ottobre) si stia procedendo spediti nell’attuazione concreta delle varie parti del Piano. Alle risorse previste dal Piano Sulcis per lo sviluppo delle attività d’impresa bisogna aggiungere i fondi messi a disposizione dalla Giunta regionale dei vari comuni sulcitani attraverso i progetti per l’imprenditorialità comunale (Poic e Pisl), per i quali si possono presentare le domande entro il 31 dicembre. Per completare l’attrattività del territorio, inoltre, la Regione, dopo aver comunicato al ministero competente le considerazioni sulla “Zona franca urbana” del Sulcis, attende a breve l’approvazione e pubblicazione del bando sulle agevolazioni per le imprese operanti nel Sulcis. “Queste azioni sono la testimonianza dell’impegno concreto della Giunta per stimolare nuovi investimenti in un territorio in forte sofferenza. Mai come in questo momento – ha concluso Cappellacci – ci sono a disposizione del Sulcis risorse e strumenti che lo rendano appetibile per nuovi investimenti, necessari a creare quel volano che costituisca la ripartenza dell’intero territorio».

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Nell’area dell’ex Rockwool, nella zona industriale Sa Stoia di Iglesias, nascerà una centrale cogenerativa di piccola taglia per la produzione di energia elettrica e termica al servizio delle linee di produzione di pannelli isolanti e fonoassorbenti in fibra di legno (potenza 1 MWe e 4 MWt) per la produzione di energia elettrica e termica che sarà al servizio delle linee di produzione di pannelli isolanti termici e fonoassorbenti in fibra di legno, prodotto innovativo da fonte rinnovabile rivolto al risparmio energetico ed applicato alla edilizia ecosostenibile ed alla riqualificazione energetica.
Il progetto è stato presentato questa mattina presso l’assessorato regionale dell’Industria.
«La “green economy” – ha detto l’assessore dell’Industria, Antonello Liori – può rappresentare per il Sulcis una risposta positiva alla grave crisi socioeconomica ed all’emergenza ambientale provocata dalla chiusura delle attività minerarie e dallo smantellamento del tessuto industriale.»
Per illustrare il progetto sono intervenuti anche Stefano Arvati, presidente della Renovo Bioenergy; Giuseppe Madeddu, presidente della Coooperativa sociale San Lorenzo; Marzia Sesini dell’Università Bocconi. 
«Il progetto rappresenta un ottimo esempio di recupero sostenibile delle aree industriali dismesse, attraverso la valorizzazione delle risorse del territorio, con importanti ricadute occupazionali per un centinaio di lavoratori – ha aggiunto Antonello Liori – Un’inedita produzione di energia elettrica e termica da fonte rinnovabile, con realizzazione di materiali orientati alla nuova bioedilizia sostenibile ed alla riqualificazione energetica, che si integra perfettamente con le nuove strategie europee nel campo del risparmio energetico e, più in generale, della bioedilizia. Inoltre, favorirà lo sviluppo della “green economy” e l’affermarsi della nuova concezione di industria da sviluppare nell’Isola, che andrà a sostituire il vecchio apparato industriale sardo. Tutto perfettamente inserito nelle strategie che sono alla base del nuovo Piano energetico regionale, in fase di ultimazione.» 
«L’iniziativa, che dovrebbe essere operativa a partire dal 2015 – ha concluso l’assessore Liori – sarà realizzata grazie ad un modello di integrazione tra impresa, sostenibilità ambientale, attenzione al territorio ed inclusione sociale, rappresentato dalla collaborazione tra la società Renovo e la Cooperativa sociale San Lorenzo, che si occupa dell’inserimento lavorativo di lavoratori svantaggiati. Un’iniziativa fortemente condivisa nel Sulcis e la Regione si è spesa per abbattere i tempi e le difficoltà burocratiche.»