22 December, 2024
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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Prosegue, in Consiglio regionale, l’esame del disegno di legge 218/A “Legge forestale della Sardegna”. La seduta di stamane si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione dell’art.1 e, non essendoci iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’articolo, che il Consiglio ha approvato. A seguire è arrivato anche il voto favorevole dell’Aula sull’art. 2 (finalità), integrato da due emendamenti proposti dalla maggioranza, il n. 67 (Solinas Antonio e più) ed il n. 68 (Solinas Antonio e più). Con il primo si prevede il potenziamento della sentieristica, delle attività di guida e dei punti di ristoro a conduzione pubblica privata o mista nel quadro di una gestione ottimale del patrimonio forestale. Con il secondo viene aggiunto il riferimento alla “ricaduta economica delle attività legate alla valorizzazione ed allo sfruttamento del sistema forestale”.

Successivamente è stato approvato anche l’art. 3 (funzioni).

Sull’art. 4 (definizione di bosco e delle aree assimilate) il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha definito il testo «una delle piccole perle della legge, fuori dal tempo e dallo spazio, con si attribuisce la definizione di bosco anche ad un appezzamento di terreno pari ad una piscina olimpionica di 2.000 metri quadri con relativa tutela; su questo punto una riflessione bisogna farla, noi comunque non possiamo accettare tesi minimaliste come ha fatto notare lo stesso Cal, ricordiamoci che in Sicilia la dimensione minima è di 10000 metri quadri e noi non possiamo definire bosco un campo da calcetto».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, nel condividere le argomentazioni del consigliere Tedde, ha parlato di «misure ridicole per definire un bosco, superfici pari ad un giardino di casa, questo dimostra che la legge è punitiva e penalizzante, fatta non per i sardi ma da qualcuno che ha studiato sui libri ma non conosce la realtà della nostra terra; siamo i primi in Italia per superficie boscata e vogliamo tutelare questo patrimonio ma con misure chiare ed equilibrate».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha invitato i colleghi dell’opposizione e non dimenticare il passato, «quando vennero nominate figure apicali che non distinguevano campagne da boschi, mentre oggi la situazione è molto diversa e ci sono le idee chiare». Tuttavia, ha riferito, «su questo punto ci sono sensibilità diverse sia all’interno della maggioranza che nell’opposizione, per cui è opportuno rinviare l’esame dell’ art. 4 al primo pomeriggio per trovare una sintesi unitaria».

La richiesta è stata accolta. Successivamente il Consiglio ha approvato gli articoli 5 (Pianificazione forestale) e 6 (Piano forestale ambientale regionale).

Sull’art. 7 (Piano forestale territoriale di distretto) il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha presentato, con un emendamento, la proposta di abolire la Consulta istituita dal testo sostituendola con l’organismo di controllo già previsto dalla legge. «Il nostro suggerimento – ha affermato – è di buon senso ed ha un fondamento tecnico, perché immaginare un piano territoriale di 10 anni non esiste, considerato anche che il taglio del sughero si fa ogni 5, periodo che consente sia agli organismi di controllo che ai privati ed alla Regione di intervenire sulla prevenzione; poi sarebbe meglio eliminare i passaggi che riguardano enti ed assessorati che non hanno competenze dirette sulla materia ma appesantiscono iter autorizzazioni».

Messo ai voti, l’emendamento proposto dal consigliere Rubiu è stato respinto. Subito dopo il Consiglio ha approvato sua l’art. 7 che l’art. 7 bis (Viabilità forestale) e gli articoli 8 (Piano forestale particolareggiato), 9 (pianificazione, gestione ed attività dei siti della Rete Natura 2000), mentre l’art. 10 è stato soppresso.

Sull’art. 11 (Documento esecutivo di programmazione forestale) è stato proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio e più) ed approvato un emendamento, il n. 69, che prevede, nell’ambito della programmazione forestale, sia il riferimento alle entrate provenienti da fonti nazionali, regionali e comunitarie, che quello relativo alle entrate proprie dell’Agenzia.

Sull’art. 12 (Consulta regionale per le politiche forestali) il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha detto fra l’altro che «il compito del Consiglio è quello di fare leggi funzionali, semplici e soprattutto utili alla Sardegna, mentre qui si mette in piedi una consulta regionale pletorica ed esagerata con 10 componenti, quasi una conferenza di servizi; noi proponiamo invece i comitati territoriali già previsti dall’art 44 formati dall’assessore e da 4 sindaci per rappresentare davvero i territori».

Messa ai voti la proposta del consigliere Rubiu è stata respinta. Subito dopo il Consiglio ha approvato gli art. 12, 13 (Sistema informativo forestale) e 14 (Cartografia e inventario forestale della Sardegna).

Annunciata la discussione e la votazione del Titolo III “Gestione del patrimonio forestale”, Capo I, articolo 15 “Definizione di patrimonio forestale pubblico”, il presidente ha proceduto con la votazione che ha avuto il seguente risultato: favorevoli 29 contrari 17. Quindi, il relatore della maggioranza, Antonio Solinas (Pd), ha dichiarato parere contrario per tutti gli emendamenti presentati all’articolo 16 e la Giunta ha espresso parere conforme. Il Consiglio con successive e distinte votazioni non ha approvato gli emendamenti n. 40 ( 17 sì e 27 no); n. 41 (18 sì e 27 no); n. 43 (18 sì e 29 no); n. 42 (18 sì e 29 no) e n. 44 (17 sì e 30 no). Posto in votazione il testo dell’articolo 16 (Patrimonio forestale della Regione) è stato approvato con 30 favorevoli e 17 contrari.

Il consigliere dell’Udc, Gianni Tatti, è intervenuto sulla discussione dell’articolo 17 (Riconsegna dei terreni tenuti in occupazione temporanea) ed ha invitato alla riflessione sulle disposizioni del comma 3 laddove si stabilisce che il personale che presta servizio nei terreni riconsegnati ai privati potrà lavorare in cantieri allestiti in altri comuni. Il consigliere della minoranza ha proposto la soppressione del comma 3 ma l’Aula ha proceduto con l’approvazione del testo dell’articolo 17 (25 favorevoli e 18 contrari).

Antonio Solinas, su invito del presidente Ganau, ha dichiarato il parere contrario all’emendamento n. 16 che propone la parziale sostituzione dell’articolo 18 (Affidamento di beni) a cui è seguito il parere contrario della Giunta. Il Consiglio non ha approvato con 28 contrari e 15 a favore l’emendamento n. 16 ed ha invece dato disco verde al testo dell’articolo 18, con 28 sì e 17 no.

Relatore e Giunta hanno dunque dichiarato parere contrario a tutti gli emendamenti all’articolo 19 (Trasformazione del bosco e interventi selvicolturali) e il Consiglio non ha approvato gli emendamenti n. 45 (17 sì e 29 no) e n. 46 (18 sì e 29 no) e n. 47 (18 sì e 30 no) sul quale il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, era intervenuto per illustrare la richiesta di un coinvolgimento della commissione e del Consiglio per ciò che attiene gli adempimenti posti in capo solo alla Giunta di cui al comma dell’articolo 47. L’Aula, con 29 favorevoli e 19 contrari ha approvato l’articolo 19 e il relatore Antonio Solinas ha dichiarato, seguito dalla Giunta, parere contrario per tutti gli emendamenti presentanti all’articolo 20 (Vincolo idrogeologico) tranne che per l’emendamento aggiuntivo n. 75 (Solinas Antonio, Cocco Pietro) che abroga il comma 2 dell’articolo 61 della legge regionale n. 9\2006 (conferimento di funzioni e compiti agli enti locali) e stabilisce che le unioni dei comuni trasferiscono al Corpo forestale e di vigilanza ambientale i procedimenti di propria competenza già avviati all’entrata in vigore della legge. Posti in votazione, l’Aula non ha approvato gli emendamenti n. 48 (18 sì e 29 no) e n. 49 (18 sì e 29 no) mentre ha approvato il testo dell’articolo 20 (32 favorevoli e 16 contrari) e successivamente l’emendamento aggiuntivo n. 75 (31 favorevoli e 17 contrari).

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi ha dichiarato voto a favore dell’emendamento aggiuntivo n. 7 che però non è stato approvato con 25 contrari e 22 favorevoli. Su proposta del capogruppo dell’Udc, Rubiu, l’esame dell’articolo 21 (Interventi compensativi) è stato invece sospeso e rinviato, così come l’articolo 4, alla seduta pomeridiana e l’Aula ha proceduto con l’approvazione dell’articolo 22 (Prevenzione degli incendi boschivi) con 29 favorevoli e 17 contrari; e dell’articolo 23 (Piano regionale antincendi) con 30 favorevoli e 16 contrari.

Sull’articolo 24 (Prescrizioni antincendi, divieti e sanzioni) il relatore Antonio Solinas ha dichiarato (seguito poi dalla Giunta) parere contrario per tutti gli emendamenti ed ha chiesto al presidente una breve sospensione dei lavori prima della votazione del testo dell’articolo. Il consiglieri, Luigi Crisponi (Riformatori) e Marco Tedde (Forza Italia) hanno auspicato che la sospensione richiesta dal relatore derivi dalla volontà di sopprimere il comma il comma 5 dell’articolo 24 che – a loro giudizio – prevede sanzioni spropositate per le imprese turistiche e agrituristiche in caso di violazione dei precetti antincendio. Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha chiesto la votazione per parti del testo dell’articolo e il presidente ha quindi proceduto con la messa in votazione degli emendamenti n. 53 e n. 54 che non sono stati approvati, il primo con 30 contrari e 17 favorevoli e il secondo con 30 contrari e 17 favorevoli.

Il capogruppo dell’Udc, Rubiu, ha auspicato una valutazione “attenta” del contenuto dell’emendamento n. 55 e il presidente del Consiglio, come da accordi, ha sospeso i lavori dell’Aula. Alla ripresa il relatore Antonio Solinas, ha fatto osservare che le norme statali sono ancor più, in termini di sanzioni ma ha evidenziato che non fanno riferimento alle aziende agrituristiche e pertanto, Solinas, ne ha proposto la cancellazione del testo lasciando solo il riferimento alle imprese turistiche.

I consiglieri Crisponi (Riformatori) e Tedde (Fi) hanno criticato tale proposta ed il presidente Ganau ha proceduto con la messa in votazione dell’emendamento n. 55 che non è stato approvato (25 no e 16 sì) e quindi del testo dell’articolo 24, modificato come proposto dal relatore, che è stato approvato con 30 voti favorevoli e 16 contrari.

Antonio Solinas ha quindi dichiarato il parere contrario per l’emendamento n. 12, presentato all’articolo 25 (Sistema regionale antincendi) con parere conforme della Giunta e l’Aula, prima non ha approvato l’emendamento n. 12 (30 no e 15 sì) e successivamente ha dato il via libera al testo dell’articolo 25 con 30 voti favorevoli e 18 contrari.

Si è quindi passati all’esame del Titolo V della legge (promozione dell’economia e della ricerca forestale). Il presidente ha messo in discussione l’articolo 26 “Albo delle imprese forestali”. Non essendoci iscritti a parlare si è proceduto alla votazione dell’articolo che è stato approvato con 31 voti a favore e 17 contrari.

L’aula ha quindi approvato, in rapida successione, gli articoli 27 “Forme associative di gestione”, 28 “Promozione delle attività selvicolturali”, 29 “Certificazione forestale” e 30 “Valorizzazione della filiera di produzioni legnose”.

Sull’articolo 31 “Valorizzazione della filiera foresta-sughero il presidente della Commissione “Governo del Territorio” Antonio Solinas ha invitato i presentatori a ritirare l’emendamento sostitutivo parziale n. 82 che proponeva di trasferire il Servizio Ricerca per la tecnologia del sughero e delle materie prime forestali da Agris all’Agenzia Forestas, ferme restando le condizioni contrattuali del personale. La richiesta è stata accolta dal consigliere Giuseppe Meloni (Pd), primo firmatario dell’emendamento. «Mi riservo di riproporre la questione quando si parlerà di personale – ha detto l’esponente della maggioranza – ai dipendenti Agris, che verranno trasferiti all’Agenzia Forestas si applica la legge 31 differentemente al personale dell’Ente Foreste. C’è una disparità di trattamento su cui occorre riflettere».

Il consigliere Meloni, rivolgendosi all’assessore all’Ambiente Donatella Spano, ha poi auspicato che la struttura pubblica di riferimento per la ricerca e l’assistenza tecnica in materia di sughericoltura, da individuare con delibera di Giunta, diventi realmente operativa. «Finora Agris non ha svolto il ruolo che doveva svolgere – ha concluso Meloni – in futuro occorrerà occuparsi concretamente di questo settore trainante per l’economia isolana». Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’articolo 31 che è passato con 31 sì e 18 no.

Subito dopo l’Aula ha approvato anche gli articoli 32 “Valorizzazione delle filiere foresta-prodotti non legnosi e delle risorse silvo-pastorali, 33 “Vivaistica forestale”, 34 “Promozione della ricerca forestale, trasferimento tecnologico e assistenza tecnica”.

Si è quindi passati all’esame del Titolo VI della legge “Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e dell’ambiente della Sardegna”. Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 35 “Istituzione dell’Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e dell’ambiente della Sardegna” e dei relativi emendamenti. Approvato il testo dell’articolo con 32 voti a favore e 17 contrari, si è aperta la discussione sull’emendamento aggiuntivo  n. 56 (Tatti e più) che proponeva di portare la sede dell’Agenzia Forestas a Campu Longu, nell’Oristanese.

«Da decenni si parla di trovare una sede idonea per l’Ente Foreste – ha detto il consigliere dell’Udc Gianni Tatti – in passato si sono acquistati terreni a Campu Longu, lì si è costruita una struttura all’avanguardia. Conosciamo tutte le difficoltà che ci sono nella sede attuale dell’ente Foreste dove gli spazi sono insufficienti, ora c’è la possibilità di trasferirla a Campu Longu. Sarebbe una bella risposta per le zone interne della Sardegna e l’oristanese in particolare. La Giunta dice di voler decentrare, questa è un’occasione unica per far sì che questo avvenga. In quel compendio sono stati spesi molti soldi, si valuti seriamente la possibilità di avvicinare la Regione alle popolazioni».

Il presidente della Quarta Commissione Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato di volere considerare l’emendamento come un auspicio e un indirizzo politico. «Mi auguro anch’io che si arrivi ad individuare Campu Longu come sede dell’Agenzia Forestas. Oggi però questa decisione non può essere presa, è necessario fare ulteriori approfondimenti. Ciò non toglie che siamo d’accordo sulla dislocazione degli uffici regionali nel territorio. Oristano è al centro della Sardegna, lì si è deciso di portare la sede di Argea, in futuro potrà essere fatto anche per Forestas».

Oscar Cherchi (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’emendamento, ha chiarito che la sua non è una scelta campanilistica. «In passato, quando nacquero le agenzie Argea, Agris e Laore si decise di distribuire le sedi a Oristano, Sassari e Cagliari. Cosa c’è di strano nel dichiarare oggi la volontà di portare a Campu Longu la sede di Forestas? E’ un’operazione a costo zero – ha detto Cherchi – se ci fossero costi capirei, qui si tratta solo di stabilire che la sede sarà Campu Longu. Mi auguro che i consiglieri oristanesi votino compatti a favore dell’emendamento».

Proposta non condivisa dal capogruppo di Sel Daniele Cocco: «La sede dell’Ente Foreste doveva essere istituita a Nuoro, questo non è avvenuto per una serie di motivi – ha ricordato Cocco – per la sede di Forestas ci sono diverse alternative. Una di queste è la struttura di Foresta Burgos che ospita attualmente la scuola di polizia a cavallo».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha sottolineato la necessità di definire in modo chiaro ruoli, competenze e strumenti dell’Agenzia Forestas. «Quando si istituisce un nuovo soggetto e si va ad iscriverlo al registro delle imprese si conoscono statuto, patrimonio, competenze, organi, etc. Con il comma 5 di questo articolo  si rinvia invece tutto allo statuto e alle decisioni della Giunta. La sede, che è un requisito fondamentale, non è definita».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, dopo aver giudicato “poco interessante” il dibattito, ha rimarcato l’esigenza di ragionare sulle vere emergenze dell’Isola. «La Sardegna dell’interno continua a spopolarsi e non si presta nessuna attenzione – ha detto Dedoni – l’emendamento che chiede di portare la sede di Forestas nell’oristanese non va contro Nuoro ma mira a trovare una soluzione per tutti. Il Consiglio, pur di non decidere, rimette tutto nelle mani della Giunta. L’Ente continuerà a premiare Cagliari oppure Sassari a discapito delle zone interne».

Il consigliere Antonio Gaia (Ups) ha annunciato il suo voto contrario e definito “irrilevante” il contenuto della proposta. «Se volessimo rispettare criteri perequativi la sede dell’Agenzia Forestas dovrebbe andare a Nuoro. La questione però è di lana caprina – ha detto Gaia – la sede legale di Abbanoa è attualmente a Nuoro ma il capoluogo barbaricino non ne ha beneficiato».

Secondo Salvatore Demontis (Pd) la presenza di diverse alternative impone un ulteriore riflessione. «Non è opportuno individuare oggi la sede di Forestas – ha detto Demontis – meglio farlo con lo statuto dopo discussioni più approfondite».

Mario Tendas (Pd) si è detto d’accordo con la proposta del consigliere Oscar Cherchi di portare la sede di Forestas a Campu Longu. «Chi conosce quei locali sa quanto sono ben strutturati – ha sottolineato Tendas – oggi però occorre capire se ci sono le condizioni ottimali per garantire servizi migliori.  Quando si deciderà la sede sarà doveroso valutare l’opportunità di portare Forestas a Campu Longu».

Il vicepresidente del Pd Roberto Deriu ha respinto le critiche della minoranza sull’impianto della legge. «Non è vero che il Consiglio non decide – ha detto Deriu – la riforma degli enti locali è una legge che dà un orientamento generale. La Sardegna viene divisa in ambiti territoriali strategici. Il decentramento devrà tenere conto delle attitudini e delle vocazioni dei territori». Messo in votazione, l’emendamento n.56 è stato respinto con 28 voti contrari e 19 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’articolo 36 “Ambiti di intervento che è stato approvato con 32 sì e 19 no.

Successivamente il Consiglio ha approvato l’art. 37 (Funzioni dell’Agenzia) integrato dall’emendamento n. 83 proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio e più) con cui si consente all’Agenzia di stipulare convenzioni con gli Enti locali per l’utilizzo di proprio personale in attività come manutenzione e pulizia delle strade e manutenzione dei siti di importanza storico-culturale.

A seguire sono stati approvato gli art. 38 (Programma delle attività) e 39 (Sistema contabile), quest’ultimo integrato dall’emendamento n. 80 proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio è più) in cui viene inserito il riferimento “ai servizi resi” dall’Agenzia e “delle relative entrate”.

Successivamente è stato approvato l’art. 40 (Indirizzo e controllo).

Sull’art. 41 (Organi dell’Agenzia) il consigliere Gianni Tatti dell’Udc, ha denunciato il fatto che «l’Ente foreste è stato commissariato senza una legge e senza una motivazione, solo con un disegno di legge che non è nemmeno arrivato in Aula, senza rendere conto a nessuno: una cosa gravissima». Ribadisco poi, ha concluso, che «quella dell’amministratore unico affiancato dal direttore generale è una struttura di governo che non esiste in nessun altra Agenzia della Sardegna, mentre occorre dare risposte soprattutto ai Comuni».

Messo ai voti, l’art 41 è stato approvato, come il 42 (Amministratore unico).

Nell’esprimere il parere sugli emendamenti, il presidente della commissione Antonio Solinas ha annunciato il ritiro delle proposte relative al secondo comma perché la sua approvazione, di fatto, consentirebbe al direttore generale di percepire compensi maggiori di quelli dell’amministratore unico.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha ricordato l’atteggiamento «abbastanza disponibile» sulla riforma che «anche per noi è importante pur con molti punti critici; uno di questi è certamente l’emendamento della maggioranza con cui si elimina la procedura selettiva ad evidenza pubblica per l’amministratore, così è una finta riforma in cui si introduce una discrezionalità assoluta, ed allora non c’è differenza rispetto allo schema precedente dove c’era un Cda espresso da vari soggetti, l’emendamento è da ritirare».

L’assessore degli Affari Generali Gianmario Demuro ha precisato che «nessuno vuole eliminare la procedura selettiva perché tale procedura ad evidenza pubblica è comunque prevista nella pubblica amministrazione; c’è però una differenza fra l’amministratore unico ed il direttore che è una figura tecnica».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha sostenuto che «le osservazioni dell’assessore non sono condivisibili, c’è una dissonanza evidente anche rispetto alla forma giuridica dell’Agenzia, la verità è che si vuole mettere sotto schiaffo l’amministratore unico con una scelta dirigista ed accentratrice, basta ricordare che gli Ersu hanno 5 componenti con un personale pari all’1 o al 2% di Forestas mentre nuova Agenzia ha 6.000 dipendenti».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd), dopo aver ricordato la lunga discussione in commissione sul punto, ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

Il Consiglio ha quindi approvato l’art. 42, integrato dall’emendamento n. 81 proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio e più) con cui si introduce fra gli obiettivi assegnati all’amministratore unico anche il riferimento ai “ricavi derivanti dalle attività economiche” dell’Agenzia.

A seguire è stato approvato l’art. Art 43 (Revoca dell’amministratore unico).

Sull’art. 44 (Comitato territoriale) il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha proposto un emendamento orale sul primo comma del testo, per introdurre tre modifiche: l’aumento dei componenti del comitato (presieduto dall’assessore dell’Ambiente) a 10 unità, la indicazione di alcuni di questi a cura del Cal, scelti fra i sindaci dei Comuni con maggiori superfici cedute all’Agenzia, ed una quota di tre membri ciascuno assegnati al Consiglio ed alla Giunta: «Un assetto più equilibrato con il giusto rilievo alle amministrazioni locali che hanno interessi prevalenti in materia».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc) ha affermato che potrebbe essere d’accordo «se venisse eliminato il riferimento alle maggiori superfici».

Registrando una posizione contraria, il presidente ha dichiarato la proposta di emendamento orale non accoglibile.

Il consigliere Antonio Gaia (Cps) ha proposto una breve sospensione della seduta, ritenendo necessario un approfondimento sull’emendamento orale del consigliere Congiu.

Il presidente ha ribadito che la proposta non può essere discussa.

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha detto che, a suo avviso, non è stata manifestata una posizioni contraria alla proposta Congiu.

Il presidente ha confermato ancora che la posizione contraria del gruppo Udc è stata esplicitata.

Successivamente il Consiglio ha approvato gli articoli nn. 44, 45 (Collegio dei revisori) e 46 (Struttura organizzativa dell’Agenzia).

Sull’art. 47 (Direttore generale) il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha osservato che «sarebbe opportuno consentire alla commissione una maggiore riflessione, perché non viene detto nel testo che chi propone la nomina al presidente della Giunta deve anche definire requisiti speciali del profilo richiesto; anche senza malizia risulta imbarazzante spiegare all’opinione pubblica perché si fanno determinate scelte, se lo fa la struttura amministrativa cui fanno capo due assessori è un conto, altrimenti siamo nell’area della discrezionalità assoluta».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento con cui si sopprimeva il ricorso alla procedura ad evidenza pubblica per l’individuazione del direttore.

Il Consiglio ha quindi approvato l’art. n. 47.

Subito dopo il presidente ha tolto la seduta, convocando la conferenza dei capigruppo. I lavori del Consiglio riprenderanno alle 16.00.

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Il Consiglio regionale ha approvato oggi l’articolo 5 della Manovra finanziaria, contenente disposizioni in materia di enti locali, pianificazione paesaggistica e urbanistica, edilizia residenziale pubblica e lavori pubblici, e l’articolo 6, su interventi nel settore dei beni e dei servizi culturali, informazione, spettacolo e sport.

In apertura di seduta, il presidente della commissione e la Giunta hanno illustrato i pareri sugli emendamenti presentati. L’assessore Raffaele Paci in particolare si è riservato un parere più compiuto, volta per volta, sugli aggiuntivi.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha ricordato che l’articolo, in qualche modo, «riporta indietro nel tempo quanto si discuteva la riforma degli Enti locali che abbiamo criticato con forza perché dannosa per la Sardegna, perché fa scivolare verso il sud, anche come accentramento di risorse, verso la città metropolitana di Cagliari». Rispetto a questo processo, ha lamentato Tedde, «la rete metropolitana ipotizzata per Sassari, che in realtà era solo una presa in giro per recuperare alcuni consiglieri riottosi di maggioranza, la stessa finanziaria dimostra che evidentemente quei consiglieri hanno risposto male la loro fiducia tanto è vero che le risorse sono pari a zero».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha sottolineato positivamente il fatto che «il fondo unico per gli Enti locali non sia stato ridimensionato, perché ha rappresentato una conquista importante che lascia spazi di autonomia alle amministrazioni, mentre in passato i Sindaci erano costretti a presentarsi con il cappello in mano davanti all’assessore di turno». Però, ha protestato Cossa, «ci sono riduzioni consistenti su voci che hanno una incidenza rilevante, dalle Pro loco alle bande musicali, dalle scuole civiche di musica alle compagnie barracellari; possono sembrare cose marginali solo a chi non ha avuto esperienza negli enti locali ma, invece, mobilitano migliaia di persone molto spesso con attività di volontariato». Oltretutto, ha aggiunto, «non si tratta di emolumenti ma di interventi rivolti solo ad incoraggiare iniziative sui territori; quanto alla loro collocazione nella finanziaria sarebbe sbagliato metterle nel fondo unico perché devono avere una destinazione precisa, a parte il fatto che siccome il fondo unico è rimasto invariato vuol dire che queste risorse sono state tagliate ed occorre, perlomeno, riportarle al livello del passato».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha respinto le interpretazioni della minoranza, sostenendo che «è giusto intervenire per cambiare finanziarie che tagliavano su sociale, cultura e lotta alle povertà; questa, al contrario, ha risorse importanti in questi settori ma è sempre meglio restare vigili per evitare l’assalto alla diligenza da parte di chi privilegia l’economia rispetto ai bisogni delle persone».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha osservato in apertura che «la realtà è diversa dai sogni di Pizzuto, perché la difesa dei ceti deboli non si fa solo riconoscendone la debolezza e dispensando elemosine ma piuttosto togliendoli dalla loro condizione creando sviluppo e occupazione, attraverso un sistema privato che ha anche una sua dimensione sociale; vanno bene i sussidi ma, se reddito di cittadinanza deve essere, allora va riconosciuto anche alle casalinghe che fanno un lavoro enorme, posto che la vera libertà è prima di tutto la libertà dal bisogno».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha affermato che il collega Cossa ha ragione quando parla di impegni assunti per le compagnie barracellari, «credo che noi dobbiamo intanto varare al più presto la legge di riforma, poi prevedere le risorse necessarie a sostegno di una realtà presente nell’80% del territorio della Sardegna, che svolge un lavoro importante anche su protezione civile». Mi è giunta notizia, ha continuato Cocco, «di un comunicato delle compagnie con cui si annuncia la decisione di rifiutare la firma di protocolli con i Comuni in materia di protezione civile; questa sollecitazione va raccolta (se non in questa fase subito dopo) anche con l’intervento capigruppo, perché sarebbe drammatico un loro disimpegno, è vero che le risorse sono state sostanzialmente mantenute ma riconosciamo che non sono sufficienti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha segnalato che «rischia di passare sotto silenzio una scelta che per noi è inquietante, forse non interamente attribuibile alla Giunta, con cui si introduce attraverso un emendamento una norma che nasconde l’accentramento in capo alla Giunta del Piano dei lavori pubblici, prevedendo una semplice comunicazione alla commissione». In pratica, ha insistito, «la Giunta fa quello che le pare e le piace e comunica le sue decisioni su un Piano, lo ricordiamo, che ha una dotazione di 700 milioni; forse qualcuno si è reso conto di aver esagerato ed infatti è poi comparso un altro emendamento che annulla il precedente ma resta la traccia della scarsa considerazione che la Giunta ha della sua stessa maggioranza e del Consiglio».

Conclusi gli interventi dei consiglieri, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta.

L’assessore alla Programmazione Raffaele Paci ha chiarito che non sono stati fatti tagli per le scuole civiche di musica, le bande musicali, le compagnie barracellari e le pro loco. «La conferenza degli enti locali ha affrontato il problema delle riduzione dei finanziamenti – ha detto Paci – l’obiettivo è quello di non penalizzare i comuni. C’è stata la piena assunzione di responsabilità da parte delle amministrazioni locali. I comuni decideranno, nell’ambito della loro autonomia gestionale, quali voci finanziare ».

Paci ha poi definito “urgente” la revisione del Fondo Unico. «Per affrontare le emergenze abbiamo previsto una serie di emendamenti condivisi che consentiranno di ripristinare alcune voci. Per questo abbiamo dato parere positivo all’emendamento n. 821».

L’assessore degli Enti Locali Cristiano Erriu ha invece spiegato che i commi 2 e 4 dell’articolo 5 disciplinano due cose diverse: il primo prevede l’acquisizione di dati cartografici per l’estensione del piano paesaggistico alle zone interne, il secondo riguarda un’attività di ricerca. «Entrambe le azioni – ha chiarito Erriu – hanno come obiettivo l’adeguamento del primo ambito costiero e l’estensione alle zone interne del piano paesaggistico».

L’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, ha invece fugato i dubbi sul sospetto che la Giunta volesse avocare a se le competenze sul Piano delle Infrastrutture esautorando il Consiglio. «L’articolo 4 della legge n.5 del 2005 vincola il Consiglio ad esprimersi una sola volta sul Piano delle infrastrutture – ha detto Maninchedda – noi con questa norma della finanziaria interveniamo per rendere possibile l’aggiornamento del provvedimento. Oggi, se cade un ponte o si rompe un argine, l’assessorato non può intervenire senza una modifica del Piano».

Ha poi preso la parola il presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto (Pd) che ha accolto favorevolmente il chiarimento dato dalla Giunta. «Emerge chiara la volontà che quando c’è un atto dell’esecutivo che chiama in causa il Consiglio è necessario coinvolgere la Commissione competente. L’emendamento poteva creare un fraintendimento. Né noi, né la Giunta – ha concluso Lotto – volevamo cambiare le regole».

Si è quindi passati alla votazione degli emendamenti soppressivi parziali n.195= 554= 604 che sono stati respinti con 30 voti contrari e 17 a favore.

Bocciati anche gli emendamenti soppressivi 196=605; 197=606 e 198=607.

E’ poi intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis  per annunciare il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi parziali della minoranza. «Abbiamo raggiunto l’obiettivo di porre in evidenza alcune anomalie contenute nell’articolo 5 – ha detto Pittalis – c’è pero un’altra questione che merita attenzione: il comma 1 prevede che i soldi destinati, fino allo scorso anno, alle province vengano ripartiti tra le province ancora esistenti, le Unioni dei Comuni e la Città Metropolitana.  Se così è fermatevi e trovate il modo di correggere la norma. Altrimenti è una vergogna, così si comprimono le aspettative dei comuni che non fanno parte della Città Metropolitana».

A Pittalis ha replicato l’assessore degli Enti locali Erriu: «Invito i consiglieri a leggere il comma 1 con la legge 2 che stabilisce i criteri per governare i flussi finanziari gestiti dagli enti territoriali – ha detto l’assessore – sappiamo che i fondi transitano verso le associazioni dei Comuni e la Città Metropolitana ma sappiamo anche che la Città Metropolitana ha molte entrate proprie. La legge 2 consente di disciplinare il riparto delle risorse affrontando le criticità. Si applica il principio che il personale segue le funzioni. Se le funzioni rimangono alle province è giusto che queste conservino i finanziamenti,  se le funzioni transitano ai Comuni i denari devono essere trasferiti alle amministrazioni civiche. Altro discorso riguarda invece la finanza pubblica statale. Le risorse per gli enti locali sono ridotte. E’ un tema che cercheremo di governare».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti sostitutivi parziale nn. 341, 342, 343, 397, 398, 399, 400, 401, 402, 403, 404, 405, 34 e 406 che sono stati bocciati in rapida successione

L’Aula ha quindi approvato il testo dell’articolo per poi passare all’esame degli emendamenti aggiuntivi.

Sull’emendamento n.666 è intervenuto il consigliere di Forza Italia Antonello Peru: «Questo emendamento ha l’obiettivo di dare certezza e tranquillità almeno per il 2016 ai lavoratori delle società in house delle province stanziando la somma di 5 milioni di euro – ha detto Peru – vedo che la maggioranza ne ha presentato un altro che stanzia 1,5 milioni di euro. Vorremmo capire se queste risorse sono sufficienti per il 2016. Solo per Sassari servono due milioni di euro. Se la Giunta dice che queste risorse sono sufficienti avremmo la garanzia per i lavoratori e per l’erogazione di servizi fondamentali per i cittadini».

A Peru ha risposto l’assessore Paci: «Ho imparato che le certezze non esistono – ha detto il responsabile della Programmazione – cerchiamo di fare il possibile.  Con un  milione e mezzo di euro proviamo a dare qualche risposta con l’impegno, se i fondi non sono sufficienti, di intervenire in altro modo. Il sistema va riorganizzato dopo il passaggio di competenze dalle province alle Unione dei comuni. Oggi non ci sono le risorse necessarie per dare sicurezze a tutti».

Messo in votazione, l’emendamento 666 è stato respinto con 33 voti contrari e 18 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 810 che emenda il 720 con il quale si stanzia la somma di 1,5 milioni di euro a favore delle società in house. Entrambi gli emendamenti sono stati approvati.

Il presidente Ganau ha poi aperto la discussione sull’emendamento n.710 (Tendas e più) per il quale Giunta e Commissione hanno presentato un invito al ritiro.

Il primo firmatario Mario Tendas (Pd) ha annunciato l’intenzione di mantenerlo. Subito dopo è intervenuto il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino che ha chiesto di poter apporre anche la sua firma all’emendamento.

Mario Tendas ha quindi spiegato la ratio della proposta : «L’emendamento mira a dare risposte alle persone che hanno subito danni nell’alluvione del 2013. Finora si è mostrata attenzione per il settore pubblico mentre i privati non hanno ottenuto nessun ristoro – ha affermato Tendas – al problema sono interessati un’ottantina di paesi. Le recenti deliberazioni della Giunta hanno introdotto criteri che rendono difficoltose le procedure per l’assegnazione delle risorse. Non viene preso in considerazione chi ha subito danni inferiori a 10mila euro. Le somme messe a disposizione coprono solo il 5% dei danni subiti. Non si possono dimenticare situazioni che hanno creato danni notevoli alle persone e alle amministrazioni comunali».

Il capogruppo di Sovranità, Democrazia e Lavoro Roberto Desini  ha chiesto di presentare un emendamento orale per prevedere che il ristoro dei danni venga riservato anche ai comuni colpiti dall’alluvione del giugno 2014.

Sulla proposta di Tendas si è detto d’accordo anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha chiesto di aggiungere la sua firma a quelle dei presentatori dell’emendamento.

Giuseppe Meloni (Pd) ha annunciato il suo voto favorevole. «Le leggi che vengono approvate in Consiglio devono essere applicate. Questo significa trovare anche le risorse necessarie per attuare le norme. Abbiamo votato una legge per il ristoro dei danni dei privati colpiti dall’alluvione finanziandola con un milione di euro – ha detto Meloni – questa è l’occasione propizia per rimpinguare il fondo. 5 milioni sono pochi ma un segnale deve essere dato».

Eugenio Lai (Sel) ha proposto un’ulteriore integrazione orale all’emendamento n.710 chiedendo di prevedere tra i beneficiari degli indennizzi anche i comuni colpiti dalla grandinata del 2015.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato i colleghi a “non ridurre a barzelletta un tema di questa portata” e chiesto alla Giunta di chiarire la propria posizione sull’argomento.

L’assessore Paci, replicando a Pittalis, ha ribadito l’invito al ritiro dell’emendamento. «Il tema è serio, ma non si può votare un emendamento di questo genere per le persone colpite dall’alluvione del 2013. Perché non del 2014 o 2015? Ricordo le polemiche nate quando si è proposto di destinare risorse del Fondo Unico per le emergenze lavoro – ha detto Paci – con un emendamento si vorrebbero sottrarre 5 milioni di euro alle finalità pubbliche per intervenire a favore dei privati. Chi ha subito danni dall’alluvione merita attenzione ma non con un emendamento di questo genere. Tendas ha avuto il merito di segnalare che oltre ai danni al patrimonio pubblico esistono anche quelli al patrimonio privato».

E’ quindi intervenuto il primo firmatario dell’emendamento annunciandone il ritiro.

Il consigliere di Forza Italia ha chiesto al proprio capogruppo di far proprio l’emendamento: «L’assessore dice che stiamo utilizzando soldi pubblici per andare incontro ai privati. E’ stato fatto inoltre un paragone con altri eventi calamitosi che non regge, le motivazioni per un intervento a ristoro dei danni dell’alluvione 2013  sono nei dati. Forse non ci ricordiamo cosa è successo, volete che qualcuno vi ricordi i morti del 2013 per farvi capire che è stata un’alluvione diversa dalle altre? Se i privati non possono contare sul pubblico su chi possono contare?».

Il capogruppo sardista Angelo Carta ha dichiarato di voler far proprio l’emendamento: «Lo Stato ha stanziato 5 milioni per l’istituzione di una zona franca nei comuni colpiti dall’alluvione del 2013 – ha ricordato Carta – il ministero dello Sviluppo Economico avrebbe dovuto fare un decreto ad hoc. Così non è stato: i 5 milioni non sono mai arrivati. Cosa ha fatto la Regione per sollecitare l’erogazione delle risorse? Visto che siamo stati scippati dallo Stato di 5 milioni, credo che non sia una bestemmia stanziare l’1% del Fondo Unico a favore dei comuni alluvionati».

Luca Pizzuto (Pd) ha espresso solidarietà a Tendas. «Spesso ci facciamo portatori di istanze dolorose che poi, nei meandri del Consiglio, non vengono accolte – ha detto Pizzuto – è un problema che riguarda tutti: la finanziaria, nonostante gli importanti risultati raggiunti sul fronte della vertenza entrate, non è sufficiente a coprire i bisogni di cui siamo portatori. Serve aprire una riflessione su come riaprire la partite sul piano nazionale». Pizzuto ha quindi annunciato di non voler partecipare al voto.

Daniele Cocco (Sel) si è detto invece in sintonia con l’assessore Paci. «L’argomento è stato discusso in Commissione. Sul Fondo Unco c’è stato un accordo chiarissimo – ha detto Cocco – sottrarre risorse al Fondi unico sarebbe una perequazione al contrario. Sosteniamo l’esigenza di ristorare i danni, ma i soldi non possono essere presi dal Fondo Unico».

Il presidente della Commissione “Governo del Territorio” Antonio Solinas (Pd), rispondendo al consigliere Fasolino, ha difeso l’atteggiamento assunto dalla maggioranza. «Se abbiamo presentato l’emendamento è perché c’è sensibilità – ha detto Solinas – non può però essere messa a rischio una grande conquista come il Fondo Unico».

Voto contrario ha annunciato il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini: «Chi può essere contrario a ristorare i danni dei privati? Chi non può capire lo sfogo di Fasolino? L’ho vissuto anch’io in Ogliastra nel ’99. Anche allora vennero stanziati 12 milioni di euro dallo Stato mai trasferiti ai comuni. Carta, che ha fatto l’assessore ai Lavori pubblici, dica quando sono stati stanziati i fondi per ristorare i privati. La Commissione ha valutato gli argomenti e ha stabilito che 5 milioni non servono a nulla. Intervenire sul Fondo unico è inutile, sarebbe difficile anche individuare i soggetti a cui dare priorità di risposte. Non è questo il modo di affrontare il problema. Meglio intervenire sul piano delle infrastrutture per mettere in sicurezza i paesi o pensare a un provvedimento di legge».

Per Luigi Lotto (Pd) presidente della Commissione “Attività Produttive” «quando si ritira un emendamento è perché si fa una scelta politica, come quando si è deciso di tornare indietro sulla possibilità di prelevare 8 milioni di euro dal Fondo Unico. Se Tendas ritira l’emendamento tutto il resto appare strumentale».

Angelo Carta (Psd’Az) ha precisato di non voler misurare la sensibilità di nessuno. «Ho posto una questione – ha detto Carta – la V Commissione ha approvato una risoluzione per chiedere alla Giunta di attivarsi per l’istituzione della zona franca nei comuni colpiti dall’alluvione. Finora si sono persi 5 milioni di euro. O ci impegniamo a recuperare quei soldi altrimenti dobbiamo fare qualcos’altro».

L’assessore Paci ha garantito l’impegno della Regione: «Nei giorni scorsi ho parlato con il Capo di gabinetto della Presidenza che sta lavorando alla partita insieme a Palazzo Chigi. Ci sono difficoltà a stabilire il perimetro dei comuni beneficiari. Noi stiamo sul pezzo – ha concluso l’assessore alla Programmazione – non è nostra intenzione perdere nemmeno un euro».

Dopo l’intervento dell’esponente dell’esecutivo il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 710.

Emendamento che, su richiesta del consigliere Fasolino, è stato fatto proprio dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis. Messo in votazione è stato respinto con 29 voti contrari e 16 a favore. 

Annunciata la votazione dell’emendamento n. 546, il primo firmatario Gianni Tatti (Udc) ha ricordato l’accordo per i Comuni dell’Alta Marmilla («sono i più disastrati della Sardegna») ed ha spiegato che con l’approvazione dell’emendamento si offrono all’esecutivo gli strumenti per combattere lo spopolamento. L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha ricordato che l’Alta Marmilla gode di specifiche e mirate risorse a valere su fondi nazionali e di programmazione europea: «Non è necessario dunque, data la limitatezza delle risorse regionali, stanziare specifici fondi del bilancio regionale».

L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento 546 e con successive e distinte votazioni gli emendamenti n. 252, 253, 548, 254, mentre il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha accolto l’invito al ritiro per l’emendamento n. 276. Non approvato l’emendamento 345. Nel merito dell’emendamento 549 e sull’emendamento all’emendamento 821 è intervenuto il consigliere di Fi, Antonello Peru, per chiede alla giunta il ritiro dell’emendamento 549. 

Il presidente ha proceduto ponendo in votazione l’emendamento n. 821 che sostituisce parte dell’emendamento 549 (entrambi approvati con due distinte votazione), reintroducendo così il parere della commissione competente all’aggiornamento periodico del piano delle opere e delle infrastrutture di cui all’articolo 4 della legge 9 marzo 2015 n. 5 approvato.

Quindi il consigliere dell’Udc, Gianni Tatti, ha accolto l’invito al ritiro dell’emendamento n. 550 e dopo una breve sospensione dei lavori, l’onorevole Daniela Forma (Pd) ha accolto l’invito al ritiro per l’emendamento 551. Anche il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha accolto l’invito al ritiro per due emendamenti a sua firma: il numero 422 e il n. 816. L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento 559 e il n. 786 mentre il consigliere del Pd, Walter Piscedda, ha accolto l’invito al ritiro dell’emendamento n. 552.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, è intervenuto a sostegno dell’emendamento a sua firma (n. 667) tendente a garantire i fondi necessari per la messa in sicurezza della Rotonda di Platamona, il cui muro perimetrale, lo scorso luglio, è crollato sui bagnanti provocando cinque feriti di cui uno in gravi condizioni. Posto in votazione, l’emendamento 667 non è stato approvato con 30 no e 16 sì. Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha quindi accolto l’invito al ritiro dell’emendamento 423, tendente a stanziare risorse per la Rotonda di Platamona. A conclusione dell’intervento del consigliere Lotto (Pd), assessore Paci è intervenuto per ribadire l’impegno della Giunta per reperire le risorse utili ai lavori di messa in sicurezza e ripristino della rotonda di Platamona.

Approvato l’emendamento n. 813 che emenda l’emendamento 749, anch’esso approvato, che abroga il secondo periodo del comma 4 bis dell’articolo 2 della legge 24\2014 n. 19.

Non approvati, invece, gli emendamenti n. 271, 273, 274, 276 e 346.

Approvato, invece, nonostante l’invito al ritiro, l’emendamento n. 555, firmato dai consiglieri del gruppo Sel che, così come spiegato dal consigliere Agus, stabilisce che “avanzi di amministrazione degli enti locali possano essere impiegati in progetti e opere da realizzarsi per il miglior utilizzo sociale ed economico di immobili di proprietà comunale o del demanio regionale assegnati al comune”. La votazione, il cui scrutinio è stato il seguente, 32 sì e 13 no, si è tenuta dopo che l’assessore del Bilancio aveva dichiarato che l’emendamento era soggetto ad impugnativa qualora fosse stato approvato.

Analoga situazione si è verificata in occasione della votazione dell’emendamento n. 556, per il quale il gruppo di Sel non ha accolto l’invito al ritiro. Il consigliere Eugenio Lai (Sel) ne ha spiegato le motivazioni dichiarando che con l’approvazione dell’emendamento si tutelano quei Comuni che per cause non imputabili alla loro responsabilità hanno sforato il patto di stabilità 2015 e che dimostrino di rientrare dallo sforamento entro l’anno 2016.

La consigliera di Sdl, Anna Maria Busia, ha dichiarato voto a favore («in qualche occasione è opportuno forzare la mano anche a rischio di impugnazione» e l’Aula, con 29 sì, 16 no e 2 astenuti, ha approvato l’emendamento 556. Il consigliere di Sel, Luca Pizzuto, ha invece accolto l’invito al ritiro per l’emendamento 557 e il Consiglio con successive e distinte votazioni non ha approvato gli emendamenti n. 558, 668, 669. Concluse le votazioni degli emendamenti aggiuntivi all’articolo 5, l’Aula ha proceduto con l’esame degli emendamenti e dell’articolo 6 (Interventi nel settore dei beni e dei servizi culturali, informazione, spettacolo e sport). Il presidente Gianfranco Ganau ha elencato tutti gli emendamenti presentati e il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), ha dichiarato il parere che è risultato favorevole solo per i seguenti emendamenti: 753, 815, 754, 561 e emendamento all’emendamento 812, 562, 755, 563, 564 e per emendamento all’emendamento 802 e 819, 756, 721, 757, 676, 758, 759, 572, 760, 761 e emendamento all’emendamento 820, 762; mentre ha invitato i presentatori al ritiro degli emendamenti: 567, 571, 268 e 712, e ha dato parere contrario per tutti gli altri emendamenti presentati all’articolo 6.

Il Consiglio ha quindi iniziato la discussione dell’art. 6 (Interventi sui beni e i servizi culturali, informazione, spettacolo e sport).

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha messo in evidenza che l’articolo prevede «una serie una serie di interventi importanti nel sistema-Regione ma mostra, ancora una volta, l’assenza di una strategia complessiva mentre, in realtà, le scelte della maggioranza scontentano un po’ tutti perché avete fatto una specie di gioco delle tre carte; sulle scuole paritarie che subiscono tagli significativi, sull’università per cui ci si aspettava qualcosa di diverso, sul cinema che concentra risorse solo sulla film commission, per continuare con i beni museali, i teatri con fondi assegnati solo a piccole strutture private come quella di Sassari azzoppando il Lirico e abbandonando, ad esempio, il Teatro delle Saline».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Antonello Peru.

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha condiviso l’intervento della collega Zedda, in particolare su scuole paritarie che, ha detto, «svolgono in Sardegna un ruolo essenziale nella scuola dell’infanzia con funzioni di supplenza in molti Comuni; la maggioranza ha mostrato un approccio ideologico punitivo dimenticando che i genitori pagano una doppia tassazione». C’è poi, ha ricordato, «un problema che riguarda l’emendamento della maggioranza che prevede 1 milione di euro in base alla legge 56 per organismi che hanno subito in passato tagli superiori al 40%; la finalità è giusta ma si determinano disparità di trattamento evidenti».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, riprendendo la questione della scuole paritarie si è soffermato sul «calvario di queste benemerite istituzioni, sempre trattate senza amore dal centro destra, mentre da parte nostra non c’è nessuna preclusione ideologica o uno sfavore pregiudiziale, anzi riconosciamo che contribuiscono in modo determinante al sistema formativo regionale colmando lacune della struttura pubblica». Non abbiamo risolto il problema, ha proseguito, «c’è ancora da fare e tutto non può essere risolto tutto con la finanziaria, ma la scuola resta comunque al centro degli obiettivi programmatici dell’amministrazione e quando cadrà la polvere che un po’ tutti solleviamo emergerà che la scuola esce rafforzata e ritrova speranza nel futuro». Sulla cultura, ha poi osservato Deriu, «ho sentito giudizi troppo teneri  dell’opposizione forse perchè devono farsi perdonare un passato non brillante; voglio però ricordare che sul cinema si investe in modo reale ed intenso valorizzando anche cose buone del passato perché convinti che sia un formidabile per l’immagine della Regione e la stessa identità del popolo sardo». Ci sarà modo di intervenire ancora, ha concluso il vice capogruppo del Pd, «e su questo abbiamo assunto impegni precisi con un ordine del giorno sul diritto allo studio, sul quale Giunta ha comunque già pacchetto di interventi di sostegno».

Il consigliere Paolo Zedda (Soberania-Indipendentzia) ha definito la cultura elemento qualificante della finanziaria su cui occorre però, a suo avviso, fare alcune considerazioni. La nazione Italia, ha sostenuto, «è nata prima dello Stato grazie all’arte, perché l’arte crea potenza ed unità e questa deve essere anche la nostra prospettiva mentre noi, purtroppo, sostanzialmente neghiamo questa dimensione». Eppure, ha proseguito citando la stretta relazione fra la situazione sarda e turismo, «dovremmo capire la sua enorme capacità di attrazione di visitatori ed investimenti e di volano dell’economia». Se l’amministrazione si vuole caratterizzare sotto questo profilo, ha poi precisato, «secondo noi lo fa troppo poco, nonostante abbiamo concentrato il nostro spazio emendativo sulla correzione di alcune iniziative comprese nell’art. 6 sull’arte e sulla e lingua, perché non solo crediamo nella centralità di questo settore nella nostra comunità, ma siamo convinti che abbia ancora un grandissimo potenziale inespresso». Chiediamo perciò più attenzione per la nostra identità e, ha detto ancora, «un maggiore equilibrio fra le risorse assegnate alle grandi compagnie che acquistano prodotti dall’esterno e le piccole che producono nella Regione raccontando la nostra storia, così come nel cinema serve equilibrio fra le grandi produzioni ed i produttori locali, nelle arti, nella musica e nelle lingua».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha condiviso gli argomenti del collega Zedda che ha elencato alcuni buoni propositi, aggiungendo che «bisogna essere intelligenti per affermare che dentro la nazione italiana c’è la nazione sarda, con tutte le sue varianti autonomiste». Il problema centrale, a suo giudizio, «è che la politica per la lingua e la cultura sarda da tempo ha perso il riferimento del Consiglio regionale salvo occasioni sporadiche». In proposito ha citato l’esperienza della Catalogna, «dove da cento dialetti catalani nacque poi una sola lingua salvo poi assistere ad una nuova stagione di frammentazione, con un percorso analogo a quello della Sardegna; io sono per la lingua di ciascun paese ma è chiaro che ci vuole un intervento normativo strutturale perché attorno a questo si costruisce un robusto tessuto culturale e identitario, rilanciando la storia della Sardegna nel Mediterraneo».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, raccogliendo le sollecitazioni «interessanti» emerse dal dibattito ha osservato che «da questo contesto generale manca una valutazione sulle politiche culturali fin qui seguite dalla Giunta, oltretutto con risorse largamente insufficienti». Il collega Deriu, ha detto ancora, «non può lavarsi la coscienza con un ordine del giorno sulle scuole paritarie ed il diritto allo studio perché, nei fatti, ciò significa ammettere il fallimento delle pochissime azioni avviate da due anni a questa parte, basta ricordare la protesta di appena qualche giorno fa sotto il palazzo del Consiglio regionale di tutto il mondo dello spettacolo e la singolare manifestazione per il diritto allo studio cui hanno partecipato il Rettore dell’Università ed il Sindaco di Cagliari che hanno sfilato non si sa bene contro chi, se contro Renzi o contro Pigliaru o addirittura contro se stessi».

A nome della Giunta l’assessore della Pubblica istruzione Claudia Firino ha affermato che «questa finanziaria testimonia allo stesso tempo un impegno importante e inversione di tendenza perché, nonostante una situazione complessa, si aumentano gli stanziamenti in alcuni comparti, affrontando alcune emergenze e scegliendo di consolidare alcuni investimenti strutturali con scelte molto chiare». Per lo spettacolo, ha ricordato, «è stato stanziato 1 milione in più così come sono state aumentate le risorse per altri settori: l’informazione, il cinema dove sono stati sbloccati i bandi sbloccati dopo cinque anni, il sistema radio televisivo allargato a tv, radio e nuovi media, lo sport, la scuola e università con l’incremento del fondo unico e i fondi per le decentrate, il diritto allo studio con le nuove borse e la scuola con progetti mirati». Per quanto riguarda le scuole paritarie, ha concluso l’assessore, «non abbiamo alcun pregiudizio ideologico ed anzi abbiamo confermato i fondi». Si può certamente può fare di più, ha detto infine, «ma l’inversione di tendenza c’è». (Af)

Dopo l’intervento dell’assessore, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti all’articolo 6. Il capogruppo di Forza Italia Pietro  Pittalis ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi totali e parziali. Rivolgendosi però all’assessore alla Pubblica Istruzione ha detto che non c’è nessuna ragione di enfatizzare i finanziamenti sull’informazione o sulle scuole paritarie. Il presidente della Seconda commissione Gavino Manca (Pd) ha sottolineato che  effettivamente  sul sistema dell’informazione  c’è stato uno stanziamento di 800.000 euro, ma che c’è l’impegno, in sede di assestamento, di trovare altre risorse. L’attenzione – ha assicurato –   è massima. Il presidente della Terza commissione Franco Sabatini (Pd) ha sottolineato che, per le  scuole paritarie, per il 2016 sono stati stanziati 18 milioni di euro. Il presidente della Quinta commissione Luigi Lotto (Pd) ha precisato che il teatro di Sassari non è privato ma è un teatro comunale. Pietro Pittalis (Forza italia) ha sottolineato il grande ruolo sociale delle scuole paritarie e ha detto che le risorse stanziate sono insufficienti.

Il testo dell’articolo 6 è stato approvato.

Sono stati approvati gli emendamenti: 753 che nel comma 4 dell’articolo 6 sostituisce lo stanziamento di 1.000.000 con 1.500.000; l’emendamento all’emendamento 815 che sopprime dall’emendamento 753 le parole “e 2016 – 2017”; l’emendamento 754 che, nel comma 5 dell’articolo 6, sostituisce 600.000 alla parola 500.000; l’emendamento 812 (emendamento all’emendamento 561) che prevede uno stanziamento di 1.000.000 a favore degli organismi di spettacolo che, nell’ultimo triennio, hanno subito una riduzione dei contributi superiore al 40%. Approvato anche l’emendamento 561 che aggiunge il comma 1 bis all’articolo 1 dell’articolo 6. Questo comma prevede che, a decorrere dal 2016 i termini per la presentazione delle istanze per la concessione dei contributi per le attività di spettacolo dal vivo (di cui all’art. 56 della legge regionale n. 1 del 1990) sono stabiliti annualmente con decreto dell’assessore competente. Sono stati poi approvati anche due emendamenti orali sull’anno gramsciano  presentati da Eugenio Lai  e da Attilio Dedoni. Prima dell’approvazione dei due emendamenti orali , il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto maggiori delucidazioni sugli importi e sui capitoli di spesa. L’assessore alla pubblica istruzione ha risposto che il capitolo era quello sulla valorizzazione dei personaggi illustri della Sardegna e la capienza totale era di 100.000 euro. Approvato anche l’emendamento 563   sull’utilizzo delle eventuali economie relative alle risorse erogate ai sensi della legge regionale 7 agosto 2007, n. 7; l’819 (emendamento all’emendamento 564) che prevede la copertura finanziaria agli interventi pluriennali dei consorzi universitari di Nuoro e Oristano; il 564 che aggiunge il comma tre bis all’articolo 6 prevedendo che dal 2016 la dotazione del fondo a favore delle sedi universitarie decentrate della Sardegna sia ripartita tra il Consorzio per la promozione degli studi universitari della Sardegna centrale di nuoro, tra il Consorzio Uno di Oristano e l’università di Sassari per i corsi universitari avviati presso le sedi suburbane di Alghero e Olbia.  Questo emendamento approvato prevede anche l’aggiunta di un comma ter che prevede che alla ripartizione del fondo provvede la giunta regionale , su proposta dell’assessore competente, previa valutazione dell’offerta formativa dei corsi universitari decentrati con le università di Cagliari, Sassari e con i Consorzi universitari di Nuoro e di Oristano; alle dotazioni per gli anni successivi si provvede con legge di stabilità. Approvato anche l’emendamento 562 che autorizza per l’anno 2016 la spesa di euro 400.000  a favore della fondazione Sardegna Film Commission e l’emendamento 802 (emendamento all’emendamento 564) che aggiunge al comma 3 ter dell’emendamento 564 le parole “determinato per l’anno 2016 in euro 5.900.000”  (R.R.)

L’aula ha quindi approvato l’emendamento all’emendamento n. 822 (Zedda e più) che stanzia 50mila euro per il funzionamento del Museo- Villaggio minerario di Rosas nel Comune di Narcao.

Via libera anche all’emendamento n. 756 (Sabatini e più) che mette a disposizione 300mila euro per il funzionamento del Nuovo Teatro comunale di Sassari. 

L’aula ha poi respinto gli emendamenti della minoranza nn. 256, 671 e 672 che proponevano il finanziamento di 200mila euro come contributo aggiuntivo alla manifestazione Autunno in Barbagia, 300mila euro per il restauro della chiesa di San Pietro di Tuili, 600mila euro per contributi alle società sportive.

Disco verde invece per gli emendamenti n. 721 che destina 300mila euro a favore del Teatro di Sardegna e n. 757 che prevede un finanziamento di 200mila euro per le attività di valorizzazione dei sistemi lagunari dell’Isola.

Il Consiglio ha poi respinto gli emendamenti nn. 691, 569, 565, 568, 566 e 570

Sull’emendamento n. 674 è intervenuta la consigliera Alessandra Zedda che ha insistito sull’opportunità di concedere un finanziamento di 300mila euro per la ristrutturazione del Teatro Saline di Cagliari. «Si tratta di un contributo che consentirebbe di evitare un investimento superiore – ha detto Zedda – chiedo all’assessore di farsene carico. E’ durissima doverci rinunciare per così poco,  si tratta di un intervento di messa in sicurezza». Messo in votazione l’emendamento è stato respinto.

Stessa sorte per l’emendamento 722, mentre ha ottenuto il parere positivo dell’aula l’emendamento all’emendamento 676 n. 809 (Zedda Alessandra) che stanzia 200mila euro per l’integrazione del programma della legge n17 del ’99 (Provvedimenti per lo sviluppo dello sport in Sardegna).

Sono stati poi bocciati gli emendamenti nn. 678 e 680 mentre hanno ottenuto il via libera gli emendamenti n.758 (30mila euro a favore della Fondazione Memoriale Giuseppe Garibaldi) e 759 (400mila euro a favore delle radio locali) entrambi proposti dalla maggioranza, primo firmatario Franco Sabatini.

Respinti, in rapida successione, gli emendamenti nn. 360, 272, 283 e 284, il Consiglio ha approvato l’emendamento n. 572 (Rubiu e più) che stanzia 50mila euro a favore dell’associazione di mutuo soccorso di Carloforte per la tutela del Cineteatro.

Successivamente sono stati respinti gli emendamenti nn. 681, 684, 685, 686, 689.

Disco verde infine sull’emendamento 760 (100mila euro a favore dell’Associazione Enti locali per le attività culturali e di spettacolo) e sull’emendamento all’emendamento 761 n.820 che autorizza la spesa di 520mila euro per la promozione di progetti finalizzati alla diffusione e promozione della lingua e della cultura sarda e  762 (100mila euro per l’istituzione su tutto il territorio regionali dei Centri per la cultura della nonviolenza). Tutti gli emendamenti erano stati presentati dalla maggioranza, primo firmatario Franco Sabatini.

Concluse le votazioni, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedì 29 marzo alle 15.00.

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01- Ph Tirrenia©

Audizione dell’Ad di Tirrenia Spa Massimo Mura in 4ª commissione sulle problematiche del trasporto marittimo da e per la Sardegna.

«La presenza di sardi al vertice della Tirrenia – ha detto Mura – non è un caso ma la dimostrazione che per la compagnia è interesse strategico consolidare e sviluppare la sua presenza in Sardegna. I prezzi al pubblico sono al netto delle tasse aeroportuali, che variano a seconda degli scali; a Civitavecchia, per esempio, incidono per 9.50 euro pro-capite ed aggiungendo a questa cifra il numero dei passeggeri, il costo della cabina e dell’auto al seguito si arriva quasi a pareggiare la nostra offerta». «E’un problema sul quale non possiamo intervenire – ha aggiunto Mura – ma è comunque molto importante non solo in termini quantitativi; ad Olbia le tasse sono circa la metà ma, nel ragionamento complessivo, va considerato anche il livello di servizio (a cominciare dalle infrastrutture di accoglienza) che si offre al passeggero, che non è certamente uguale dappertutto.»

L’Ad di Tirrenia ha poi illustrato alcune iniziative finalizzate a rendere sempre più solido il legame della compagnia con la Sardegna. Il 13 e 14 febbraio prossimi, ha annunciato, «incontreremo l’Agenzia regionale del Lavoro per proporre alcune figure professionali di cui abbiamo bisogno, una iniziativa che si affianca all’apertura agli allievi del Nautico (Cagliari, La Maddalena, Porto Torres) ed alla modifica di alcune procedure di reclutamento che ci consentiranno di allungare la durata dei contratti; sempre in materia di personale, grazie ai nostri contatti con le istituzioni scolastiche, contiamo di attivare stage formativi a bordo delle nostre navi. Inoltre, abbiamo definito accordi commerciali con 15 aziende sarde dell’agro-alimentare, un lavoro piuttosto complesso perché trasportiamo ogni anno 2 milioni di passeggeri e le dimensioni delle imprese che lavorano con noi devono essere proporzionate a questi volumi, però le buone notizie cominciano ad arrivare: la fornitura di pasta fresca sulle nostre navi sarà assicurata da una azienda di Buddusò».

«Per quanto riguarda il settore turistico – ha detto ancora Mura – stiamo mettendo a punto assieme a 30 tour-operators sardi un pacchetto viaggio più soggiorno che ci aspettiamo possa rappresentare uno stimolo interessante al miglioramento dell’offerta turistica della Sardegna, con sconti dal 30 al 40%.»

Nel dibattito sviluppatosi all’interno della commissione hanno preso la parola i consiglieri regionali Giuseppe Meloni, Salvatore Demontis e Daniela Forma (Pd), Augusto Cherchi (Sdl) e Pierfranco Zanchetta (Cps).

In conclusione, il presidente Antonio Solinas ha ricordato l’impegno della commissione sulle problematiche del trasporto marittimo, con particolare riferimento alla risoluzione del settembre 2014 che ha dato un forte impulso al nuovo accordo fra Tirrenia e Regione. Molte indicazioni contenute in quella risoluzione, ha affermato, «sono state recepite, dal trasferimento della sede legale in Sardegna alla politica tariffaria a favore dei residenti; c’è ancora molto da fare e la Regione è disponibile ad individuare nuove forme di collaborazione, a cominciare dalla formazione professionale».

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Il Consiglio regionale ha approvato (presenti 46, votanti 46, sì 29, no 17) il disegno di legge 176/A di riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna. Il provvedimento era entrato in aula il 9 dicembre. Il suo iter è stato lungo e travagliato: le sedute in cui  è stato discusso il disegno di legge sono state 17, per un totale di 52 ore e 35 minuti. Il Consiglio si riunirà lunedì primo febbraio, alle 16.00, per la seduta statutaria.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai, che ha comunicato l’assenza del presidente Gianfranco Ganau per impegni istituzionali. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art.76 del Dl n. 76 – Giunta regionale – Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna.

Aprendo la discussione generale, il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha affermato che alla fine della riforma il sentimento prevalente è quello della delusione, «lo dico come cagliaritano, perché la città viene rappresentata senza orgoglio e prospettive, incapace di accogliere sardi e tendere la mano a chi è rimasto indietro; emerge invece, purtroppo, una Cagliari isolata e prepotente che rischia di fare il vuoto attorno a se». Con questa legge, ha aggiunto, «tramonta l’idea di una Cagliari che vuole essere capitale di una Sardegna diversa, forte, aperta, a favore di un disegno in cui non vince Cagliari ma perdono tutti i sardi e scompaiono le autonomie comunali». E’la certificazione del fallimento, ha concluso, «della maggioranza e del centro sinistra che non hanno saputo interpretare i sentimenti migliori della Sardegna».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha parlato di un «ottimo disegno di legge che affronta un argomento oggettivamente complesso, cercando intanto di ridimensionare il ruolo eccessivo assegnato dalla legge Delrio alle città metropolitane (“o sei questo o non sei niente”), un modello a nostro avviso sbagliato in generale e per la Sardegna in particolare». Siamo contrari, ha sostenuto, «a concetti non urbani come quelli proposti dal centro destra, luoghi in cui le risorse, comprese quelle europee, sarebbero destinate ad ambiti non urbani e ad obiettivi differenti; crediamo invece che il modello ristretto sia corretto, ed ecco la prima grande differenza con la Delrio, per governare un sistema urbano complesso e non fare da volano all’economia sarda». Inoltre, non crediamo ad una Sardegna con trazione-città metropolitana, «per questo abbiano individuato altri strumenti per aree con caratteristiche diverse, e da qui discende il concetto di rete urbana come quella che già unisce Sassari ed altri Comuni nella programmazione strategica, a questo obiettivo dovranno tendere anche le altre reti urbane di nuova istituzione». In sintesi, ha concluso Demontis, «abbiamo utilizzato la nostra specialità per proporre un modello di Sardegna che potrà essere utilizzato in altre Regioni».

Il consigliere Mario Floris (Misto), dopo aver premesso di parlare «da innamorato della politica e dei partiti di massa che hanno fatto tanto bene alla storia dell’Italia e della Sardegna» ha sottolineato i grandi errori «di una riforma figlia di rapporti deteriorati fra cittadini ed istituzioni, sottomessa a personalismi e particolarismi, ennesimo esempio di un modo pasticciato di legiferare; ancora una volta si è cominciato dalla coda per appuntarsi una medaglia sul petto». Più volte, ha ricordato Floris, «ho invitato la maggioranza a riflettere per partire dalla riforma della Regione, dalla legge statutaria e dalla legge elettorale per poi arrivare alla riforma degli enti locali; oggi invece si compie un misfatto della politica che frantuma l’autonomia e rompe la solidarietà fra i territori». Oggi i partiti, ha detto ancora il consigliere, «sono venuti meno al loro ruolo ed oggi sono solo una brutta copia dell’originale, non c’è soluzione classe dirigente,si assiste ad un proliferare di liste civiche senza filtri, in un processo di decadenza che alla fine si ripercuote anche sulle leggi e sulle regole». Il presidente della Regione, la maggioranza e la Giunta, ha sostenuto Floris, «hanno voluto soffocare l’autonomia della Sardegna escludendo la minoranza da ogni contributo positivo; chi ha un minimo di conoscenza della storia della Sardegna sa che quanto accaduto non ha precedenti, che si va avanti senza analisi politiche e con la logica “o vi adeguate o vi mando a casa”, sono cose su cui non si può fare finta di niente».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, ha dichiarato di accogliere «con un senso di liberazione l’arrivo al tratto finale della legge e, sotto questo profilo, le riflessione di Floris da condividere in toto, a testimonianza del fatto che le riforme fatte in solitudine non possono produrre niente di buono». Siamo di fronte ad una legge, secondo Tedde, «difficile anche da capire, una legge minestrone col ravanello della grande questione nuorese, infilata a forza nel testo violentando intere comunità, scandita dalla successione di versioni sovrapposte l’una all’altra in un clima di minacce pesantissime». Il perno del nuovo sistema, ha continuato Tedde, «è quello della città metropolitana di Cagliari passata col voto di sassaresi che si assumono responsabilità pesanti nel processo di svuotamento del centro e del nord della Sardegna; per il nord Sardegna, nello specifico, i numero espressi da tutti gli indicatori erano di gran lunga superiori, ed anche per questo salta agli occhi la desertificazione istituzionale di una parte importantissima dell’isola che sta perdendo corte d’appello, low cost, camera di commercio, autorità portuale ed altro». In conclusione, ad avviso di Tedde, «è venuta fuori una legge frutto della maldestra manipolazione e dall’evidente violazione della legge Delrio, che crea un’altra provincia al sud ed un reticolo di strumenti vuoti senza significato; sentiremo ancora parlare di questa legge perché i territori si ribelleranno».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendetzia) ha messo l’accento sul fatto che la legge «è una base solida in vista di una grande riforma per una pubblica amministrazione moderna, efficace ed efficiente, vicina ai bisogni dei cittadini, in una Sardegna moderna che ritrova unità attraverso il dialogo fra territori, solidale, con lo sguardo rivolto alla sua storia ma anche all’Europa; la riforma riorganizza il sistema degli Enti locali in una fase di transizione successiva al referendum sulle province, abolite ma ancora non cancellate definitivamente, assegnando un ruolo centrale agli ambiti strategici per porre al centro dello sviluppo la programmazione dal basso». Le riforma, ha osservato Cherchi, «favorisce il decentramento regionale con l’uguaglianza dei cittadini e pari opportunità per i territori, con i Comuni che saranno protagonisti secondo le loro vocazioni, in una Sardegna unita nelle differenze, dove crescono le relazioni fra le diverse aree, si favoriscono processi di aggregazione, superando contese anacronistiche che non fanno bene ai sardi». La crescita della nostra Regione, ha detto Cherchi, «deve essere uniforme e questo in definitiva è il ruolo della Regione e il rumore di fondo col tempo scomparirà; non ci affascina il ruolo di città metropolitana se intesa come un qualcosa che fa il vuoto intorno a se, al contrario ci siamo battuti per la tutela dei territori con apposite intese per ottenere misure perequative».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha in qualche modo immaginato la profonda delusione «di quei cittadini di serie b che aspettavano una riforma di buon senso e sono stati stesi dal plotone di esecuzione del Consiglio regionale che, seguendo i dettami della Giunta, si è dimostrata insensibile soprattutto verso la terra più povera (il Nuorese) che invece viene sfregiata e rapinata della propria memoria storica mentre cercava di risollevarsi». La maggioranza, ha protestato Crisponi, «non ha voluto ascoltare e non ha sentito ragioni, tutti i territori sono stati umiliati con pugni in faccia, facendo carne di porco delle piccole comunità e dei cittadini dell’interno; siamo davanti ad uno dei momenti più bassi della legislatura perché si è costruito un nuovo muro di Berlino, un nuovo Campidano, una terra promessa, l’unica Silicon Valley per chi cerca un posto di lavoro, dove è stato spostato tutto e di tutto e se ne accorgeranno ben presto cittadini ed amministratori».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha messo in guardia dall’approccio sbagliato ai processi normativi, perché le leggi devono essere innanzitutto utili. La legge, a suo giudizio, «ha un pregio, parte dall’esistente cercando di superare le province per ridisegnarle sulla traccia delle regioni storiche, ora sostituite da ambiti, consentendo alla Sardegna di guardare avanti, in un sistema in cui le città vogliono stare insieme perché vogliono migliorare i processi di governance per una Sardegna unita che combatte le diseguaglianze». Congiu ha poi rivendicato alla sua formazione politica alcuni punti qualificanti della legge, come il passaggio dedicato al superamento delle «disparità fra territori», alla «perequazione di ogni intervento», all’individuazione di «specifiche intese sostenute da risorse adeguate» che non «lasceranno lasciare indietro nessuno». Questa è la nostra idea di Sardegna solidale, ha detto ancora Congiu, «dove tutti sono sullo stesso piano, sono chiamati a responsabilità ed a fare il meglio, sarà una legge utile per quelli che vogliono stare insieme ed hanno capacità progettuale superando il rivendicazionismo querulo che non ha mai prodotto nulla».

E’ poi intervenuto il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che ha confermato le critiche avanzate durante la discussione dell’articolato. «La maggioranza si è nascosta dietro il paravento della grande riforma economica e sociale introdotta dalla legge “Delrio” e dal decreto sulla spending review. Avremmo invece dovuto rinunciare al modello nazionale e spingerci oltre – ha detto Locci – questa riforma rischia di creare confusione con la creazione di meccanismi di obbligatorietà che svuotano le potestà degli enti locali». Secondo Locci, la riforma mette a rischio il principio di autodeterminazione delle comunità locali: «Il connubio tra la maggioranza, il relatore e l’Anci fa venire in mente il meccanismo di fuga dei sindaci dai loro comuni e dalle responsabilità nei confronti dei cittadini. Il processo di aggregazione indotta non farà altro che alimentare le spinte campanilistiche».

Molto critico anche l’intervento del vicepresidente del Consiglio Antonello Peru. «Con questa riforma, la maggioranza  ha trasformato la Sardegna in un campo di battaglia dove i sardi combatteranno contro altri sardi – ha sottolineato Peru – una guerra tra poveri scatenata da un progetto accentratore che amplifica i conflitti sociali». L’esponente della minoranza ha bocciato senza appello l’impianto del provvedimento: «Non si possono fare riforme con una sola visione mercantilistica – ha aggiunto Peru – disegnare la Sardegna con criteri economicistici rischia di marginalizzare i territori. Si sono persi di vista i valori dell’autonomia e dell’identità. Dentro la legge non c’è un’anima e un’idea di Sardegna».

Il consigliere azzurro ha poi attaccato i colleghi sassaresi per aver avvallato la scelta di istituire la città metropolitana di Cagliari: «Trionfa il cagliaricentrismo – ha rimarcato Peru – nella città metropolitana si concentrano servizi e risorse. Cari colleghi del sassarese, ve ne assumerete la responsabilità: avete confinato Sassari ai margini della Sardegna e lo avete fatto in modo consapevole».

Gianni Lampis (Fd’I) ha ricordato l’iter della riforma degli Enti Locali: «Questo disegno di legge è stato approvato dalla Giunta il 15 gennaio del 2015 – ha detto Lampis – ad un anno di distanza non ci sono vincitori ma un unico sconfitto: il popolo sardo». Secondo Lampis, la legge è stata costruita senza un percorso partecipativo dei territori. «Si è preferito decidere in una stanza con matita e squadretta – ha sostenuto Lampis – una grande legge di riforma aveva bisogno di altro. Potevamo fare di più e di meglio, noi come opposizioni ci abbiamo provato presentando proposte migliorative».

Il consigliere di Fratelli d’Italia ha poi espresso forti perplessità per alcuni contenuti della legge: «Pensavamo che non si dovesse più parlare di province, invece oggi si crea una nuova provincia, quella del Sud Sardegna, che richiederà di elaborare nuovi regolamenti e di individuare un nuovo capoluogo. Avevamo la possibilità di pensare ad un’unica città metropolitana o a due città, una del Sud e una del Nord, sarebbe stato questo il modo per costruire una Sardegna in grado di camminare in modo armonico e solidale. Oggi invece si creano territori di serie A e B – ha concluso Lampis – noi ci dissociamo dalle vostre scelte ribadendo fino alla fine la nostra contrarietà al provvedimento».

Voto contrario ha annunciato anche Alberto Randazzo (Forza Italia). Secondo l’esponente azzurro, la legge non tiene conto delle disposizioni dell’articolo 133 della Costituzione. «Non c’è stata concertazione con le comunità locali – ha detto Randazzo – i 71 paesi della provincia di Cagliari sono stati convocati? Perché solo 16 entrano nella Città Metropolitana e gli altri restano fuori?». Randazzo ha citato il caso di Dolianova, comune che ha chiesto di entrare nella Città metropolitana e non ha avuto risposta formale. « 50 comuni hanno già preparato un ricorso – ha concluso Randazzo – mi auguro che la legge sia applicabile, smettiamo di parlare di compensazioni, così si illudono i cittadini».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha ricordato il percorso legislativo che ha caratterizzato il Dl 176. «C’è stata un’istruttoria approfondita su diverse proposte della Giunta, un lavoro non sempre fatto attraverso i canali più ortodossi che ha portato ad accogliere dentro la norma le esigenze di varie categorie e dei territori – ha detto Tunis – la  Giunta ha scelto di non impugnare la legge Delrio, l’esecutivo non ha saputo comprendere che il giogo della grande riforma nazionale non era in grado di accogliere le esigenze della Sardegna. L’architettura istituzionale prescelta non fa emergere le potenzialità dei nostri territori».

Tunis ha poi sottolineato il pericolo di un ulteriore scollamento tra i cittadini e le istituzioni. «Si rischia di fomentare la fuga dalla politica – ha insistito l’esponente della minoranza – Pigliaru è il risultato di questo scollamento. In Sardegna non c’è più classe dirigente. Pigliaru è una supplente che certifica la decisione della Sardegna di non investire su se stessa e sulle proprie risorse. Con questa legge viene ulteriormente svuotata la figura dei sindaci».

Il consigliere di Forza Italia ha poi concluso il suo intervento lamentando la mancata apertura di un contenzioso nei confronti del Governo nazionale.«La ferita degli Enti locali rimane aperta – ha concluso Tunis – la prossima maggioranza si dovrà fare carico di modificare questa legge».

Giudizio diametralmente opposto quello del relatore di maggioranza Roberto Deriu (Pd) che, in apertura del suo intervento, ha ringraziato le opposizioni per aver consentito alla maggioranza “di mettere alla prova le proprie idee”. «Durante la discussione ci sono stati strafalcioni ma anche critiche di sistema alle quali abbiamo dato risposte di sistema – ha affermato Deriu – con Cossa abbiamo condiviso in Commissione l’esigenza di rispettare la Costituzione che impone una speciale ricognizione dello stato dell’autonomia della Sardegna».

Deriu ha poi elencato gli aspetti innovativi della legge: «Nella ricostruzione della realtà autonomistica siamo partiti dalla possibilità offerta dalla Costituzione di istituire una Città metropolitana e, considerate le carenze della Delrio, la abbiamo adeguata alla Sardegna – ha aggiunto il relatore della legge – sulla base di questo abbiamo ridisegnato le circoscrizioni provinciali basandoci sugli ambiti ottimali, poi ci siamo occupati dell’ambito comunale spingendo sulle Unioni. I comuni però non sono tutti uguali, ci saranno per questo reti urbane e reti metropolitane».

Deriu ha poi concluso il suo intervento annunciando il voto favorevole alla legge: «E’ un disegno limpido e chiaro che soltanto una dura opposizione poteva indurre a confondere con un pasticcio. C’è stato un grande lavoro sul personale, grande attenzione per la transizione in modo da evitare che, durante il trasloco, si perdano oggetti. E’ una grande legge ed è giusto che entri in vigore».

Alessandra Zedda (Fi) ha parlato di alcuni “buchi neri” che caratterizzerebbero la legge sugli Enti Locali ed ha rimarcato probabili profili di illegittimità in particolare per le parti che attengono la istituendo nuova provincia del Sud. «Con questa legge si è persa un’altra occasione – ha dichiarato l’esponete della minoranza – e non si è inciso sul tema dell’insularità mentre si è proceduto alla creazione di un ginepraio fatto di enti, incarichi e funzioni».  A giudizio di Alessandra Zedda con la riforma non ci saranno miglioramenti nei servizi e neppure in termini di crescita e sviluppo dei territori. La consigliere di Fi ha quindi ribadito il permanere delle “ingiustizie” tra le diverse realtà, anche in riferimento al personale impiegato nelle province soppresse («per fortuna sono state approvate un minimo di regole grazie anche alla sensibilità dell’assessore Erriu»). La consigliere ha quindi dichiarato che «questa non sarà una legge a costo a zero» ed ha riconosciuto come una novità «l’istituzione della città metropolitana di Cagliari».

Il presidente della commissione Autonomia, Francesco Agus (Sel), ha definito la legge “un ponte tibetano che congiunge il passato, rappresentato dalle province, e il futuro, che è rappresentato da ciò che sarà approvato dal referendum del prossimo ottobre”. «E’ un ponte tibetano di norme già scritte e norme da scrivere – ha spiegato l’esponente della maggioranza – in una situazione finanziaria che ci ha visto pagare tutto ed essere esclusi però da tutti i benefici che, invece, sono stati garantiti alle province italiane». Agus ha quindi affermato che “le unione dei comuni non sono mai partite, né sono chiare le loro funzioni, ma la nostra idea è che non sostituiscano i Comuni ma che svolgano funzioni che realmente portano vantaggi se esercitate in ambito più vasto”.

«Con questa norma applichiamo il referendum del 2012 – ha proseguito l’esponente di Sel – ed era un onere in capo alla precedente maggioranza».

Agus ha concluso argomentando la scelta dell’unica città metropolitana della Sardegna: «La città metropolitana di Cagliari non può essere un rubinetto a cui allacciarsi per ottenere le risorse ma è solo uno strumento per gestire meglio l’area vasta, mettiamo cioè un territorio in grado di risolvere problemi complessi e togliamo ogni alibi alla città metropolitana».

Il consigliere di Soberania e Indipendentzia, Paolo Zedda (Rossomori) ha definito la legge sugli Enti Locali «una riforma storica che non solo segnerà la Legislatura ma che porterà un progresso nell’ordinamento degli Enti Locali in Sardegna». «Dal nostro punto di vista di sovranisti – ha spiegato il consigliere della maggioranza – c’è il riconoscimento della forma e della peculiarità della nostra terra». Paolo Zedda non ha nascosto la soddisfazione “per aver dato seguito alla volontà referendaria” ma ha anche ricordato come nel 2012 i sardi si siano espressi anche per la riscrittura dello Statuto attraverso l’assemblea costituente («una battaglia su cui torneremo»). Il consigliere dei Rossomori ha quindi concluso con una dichiarazione di apprezzamento per la nuova legge sugli Enti locali.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas,  ha ripreso alcune parti dell’intervento del consigliere Deriu («ci rappresenta una legge armonica») ed ha affermato che la riforma in via di approvazione rappresenti meglio “un cerbero a tre teste” per raffiguare “la distruzione del passato, del presente e del futuro”. L’esponente della minoranza ha quindi rimarcato l’urgenza di una “riscrittura del rapporto tra presidente della Regione, Giunta e Consiglio per evitare di continuare con la paralizzazione del confronto politico che è invece utile per generare riforme migliori”.

«Questa riforma – ha dichiarato Solinas – sarà giudicata da cittadini e dagli amministratori ed alla politica spetterà il compito di affrontare i problemi inerenti la sua piena applicazione». Il consigliere del Psd’Az ha ribadito le perplessità sul costo della riforma: «Non sarà una riforma a costo zero perché avrà costi non sono di natura finanziaria ma anche costi politici, culturali e sociali».  Christian Solinas ha concluso evidenziato in tono critico “l’accorpamento di funzioni e lo spoglio dei comuni più piccoli di competenze e risorse” e le mancate risposte sul tema dello spopolamento: «Assecondiamo un processo storico di polarizzazione demografica e lasciamo al centro dell’isola solo la crisi e la disperazione».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda (Prc), ha rivolto parole di apprezzamento, per il lavoro svolto, all’assessore e alla commissione Autonomia ed ha sottolineato la scarsa partecipazione, nelle fasi iniziali di discussione della riforma, da parte di molti consiglieri e di tanti amministratori. L’esponente della maggioranza ha concluso rimproverando alla minoranza lo scarso contributo offerto in sede di commissione per migliorare l’originaria proposta dell’esecutivo regionale.

Il capogruppo dei Popolari e socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha dichiarato di non condividere il “catastrofismo mostrato dall’opposizione” e pur affermando di non “essere del tutto soddisfatto dal provvedimento” ha preannunciato voto a favore del provvedimento. «Avviamo un percorso – ha spiegato il consigliere della maggioranza – che rappresenta un’assunzione di responsabilità e personalmente riconosco le criticità della legge ma come tutte le riforme anche questa è in progress e può essere migliorata». Zanchetta ha concluso riaffermando che ciò che serve alla Sardegna “è il riconoscimento in sede europea dell’Isola come un unicum: siamo l’Isola più lontana da Brussels e anziché dividerci come sardi dobbiamo unirci”.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha  ricordato che proprio stamane  l’onorevole Pigliaru è a Roma a parlare di specialità e di autonomia. Mi aspetto quindi, ha detto, «la solita difesa d’ufficio sul piano esterno mentre sul piano interno, che tocca da vicino questa legge, non posso che rilevare che all’assessore hanno fatto fare una figuraccia facendogli ingoiare ben cinque proposte di legge l’una diversa dall’altra». La legge sull’edilizia, ha ricordato ancora Dedoni, «è ancora ferma dopo un anno e lo stesso accadrà per questa legge perchè le riforme non si possono fare a colpi di maggioranza, è importante invece che ci sia una discussione ampia perché sulle regole ci deve essere atteggiamento condiviso perché altrimenti a perderci sarà il popolo sardo». Se la legge fosse applicata, ha prefigurato il consigliere, «sarà il caos ed un disastro per la Sardegna con la moltiplicazione di organismi istituzionali ed un grave deficit di democrazia; il contrario rispetto alle intuizioni dei padri costituenti della Sardegna che avevano dato grande attenzione ai territori ed ai temi dello sviluppo, temi assenti da questa legge che non ha risorse anzi, mentre la crisi incombe si impoveriscono i territori».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha sottolineato la contraddizione di molti interventi dell’opposizione, che «ha mescolato surrettiziamente le società in house dei Comuni con le province, o il polo culturale di Nuoro con la spoliazione dell’autonomia; è tutto chiaro, abbiamo fatto è una legge coraggiosa magari non indolore perchè in effetti ci sono stati fra di noi diversi mal di pancia ma avevamo la responsabilità di fare una buona legge e questo compito lo abbiamo portato a termine». Auspichiamo piuttosto, ha proseguito, «percorsi davvero perequativi per fare in modo che i diversi territori della Sardegna da S.Teresa a Villacidro abbiano gli stessi diritti, che ancora purtroppo non hanno; nella fase applicativa, inoltre, porremo la massima attenzione per intervenire se e dove necessario, perchè vogliamo che la Sardegna che oggi vive una grande emergenza cambi rotta, a cominciare dalle zone interne».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha osservato che «la legge ha tradito nello stesso tempo speranze e potenzialità; il primo testo era breve e snello, con pochi emendamenti, orientato alla semplificazione ma poi la Giunta Pigliaru ha messo la sua firma e alla fine del 2015 ci si è trovati a discutere di un pasticcio, 76 articoli ed oltre 2000 emendamenti, un record nella storia del Consiglio regionale». Ne è venuto fuori «un mostro con una pluralità di enti, una riforma che nasce con la necessità di essere riformata, perché pur di scontentare la minoranza si sono scontentati territori e cittadini, con l’unica preoccupazione per far quadrare i conti interni alla coalizione». Quanto alla città metropolitana, Rubiu ha rilevato che «sono state ignorate le istanze di categorie, e di amministratori locali, che chiedevano o una città metropolitana unica oppure una a nord ed una sud; questa sarebbe stata una vera riforma a misura di Sardegna ma l’appartenenza politica ha prevalso per giochi di partito raddoppiando perfino i consiglieri della città metropolitana, fatto unico in Italia».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha respinto in apertura l’interpretazione della legge-minestrone, penso invece che «è stata una delle leggi più discusse della storia dell’autonomia e per certi aspetti può essere un merito, perché l’assessore non si è mai sottratto al confronto in nessuna parte dell’Isola, ma anche un demerito perché quando i tempi diventano troppo lunghi non sempre si arriva al risultato migliore». Si tratta di una riforma, ha aggiunto, «che interessa molto ai cittadini come dimostrato dalla partecipazione degli amministratori locali e di larga parte della società sarda, complessivamente ha un indirizzo positivo anche se migliorabile ma è importante intervenire quando sarà sperimentata sul campo». Desini ha poi rivendicato al suo gruppo la proposta della perequazione fra territori «perché, al di la delle sigle, è stato stabilito un principio che vale per tutti, un principio di solidarietà sociale che governerà la nostra azione futura».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver ricordato la ricorrenza del Giorno della Memoria, ha sottolineato che «si arriva alla riforma dopo una discussione molto lunga dentro e fuori il Consiglio regionale per disegnate un nuovo assetto istituzionale della nostra Regione, in coerenza con il programma elettorale presentato ai sardi, adempimento oltretutto necessario dopo il referendum per cui si sono spese molte parole a vuoto, spesso fuori luogo, ed anche per rispondere alle sfide che il futuro propone alla nostra Regione». Ci abbiamo messo tutto l’impegno per fare la migliore legge possibile, ha detto ancora Cocco, «e pensiamo di aver operato bene attivando un nuovo rapporto diretto fra Comuni e Regione e riconoscendo ruoli diversificati a diverse città ed aree dell’Isola, mentre l’opposizione a fronte di oltre 2600 emendamenti ha proposto solo la città metropolitana unica, una boiata che non esiste al mondo».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha osservato che «c’è molta confusione nel centro sinistra ed evidentemente Cocco deve sintonizzarsi col suo partito perchè quella della città metropolitana unica è proprio una idea di Soru; ma, a parte questo, il dato di fondo è che la coalizione sovranista e identitaria ci ha proposto un appiattimento colossale alla legge nazionale, altro che pensare come i sardi e fare le leggi per i sardi». Rivolto alla maggioranza, Pittalis l’ha accusata di una «operazione squallida che sarà criticata, giudicata e rispedita al mittente; il relatore Deriu ha riconosciuto il ruolo di opposizione ed il significato del conflitto positivo, ma questo non può far dimenticare il testo più volte riscritto e cancellato con il presidente dell’Anci Piersandro Scano che vi ha tolto dall’imbarazzo, forse non facendo l’interesse dei sindaci ma dando una stampella ad una maggioranza allo sbando mentre Pigliaru diceva: altrimenti andate a casa». Un clima, ha ricordato ancora Pittalis, «scandito anche da una serie di emendamenti non della Giunta ma della maggioranza, sconfessando platealmente la Giunta; perciò è chiaro che il confronto fra sordi lo ha voluto la maggioranza andata avanti con proposte sostitutive senza rendere parte al dibattito, consumando l’ennesima vergogna a danno dei sardi e dei territori ai quali si promette una perequazione senza risorse».

A nome della Giunta l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha sostenuto che la riforma «allinea la Sardegna al miglior riformismo regionale, tenendo presenti le indubbie criticità della legge Delrio ma anche della situazione di partenza che, non dimentichiamolo, era ed è quella di enti che non riescono a fronteggiare nemmeno l’ordinaria amministrazione». L’obiettivo strategico della legge, ha continuato Erriu, «non è tanto quello del risparmio ma di dare alla pubblica amministrazione efficacia, qualità, semplificazione ed accelerazione dell’azione amministrativa, tutti temi sui arriviamo molto tardi e rischiamo di pagarne i costi, essendo l’ultima Regione d’Italia che interviene sulla materia». Sono poi molto orgoglioso, ha detto ancora l’assessore, «di una riforma largamente discussa che ha coinvolto tutti in tutti i territori, come è e giusto, senza espropriare il Consiglio regionale, arrivando a scelte che sono state in qualche caso divergenti ma comunque si è arrivati ad una buona sintesi». In questa legge, ha concluso Erriu, «c’è una forte innovazione che migliora l’esistente, supera la frammentazione e l’incertezza normativa e rappresenta un solido punto di partenza, anche per il forte ruolo assegnato alla conferenza Regione enti locali e Consigli enti locali; nello stesso tempo si sono messi in sicurezza lavoratori con lo scopo di assicurare a tutti i sardi parità di servizi, con la consapevolezza che ci viene da una visione ottimista della realtà sarda».

Conclusi gli interventi dei capigruppo, il presidente Lai ha messo in votazione il testo dell’articolo 76 “Entrata in vigore”  che è stato approvato con 30 voti a favore e 16 contrari.

L’Aula è poi passata alla votazione finale della legge. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Salvatore Demontis (Pd) che ha difeso l’azione svolta all’interno della maggioranza a sostegno della rete metropolitana. « Non accetto che questa proposta venga svilita – ha detto Demontis – la Sardegna presenterà uno schema di decreto legislativo, se sarà accolto dal Governo il nostro diventerebbe un modello da seguire a livello nazionale: la rete metropolitana avrebbe la stesse funzioni della città metropolitana». Demontis ha poi chiarito che, anche in caso di mancato accoglimento delle proposte sarde da parte del Governo, la Regione garantirà risorse adeguate per assicurare la sostenibilità urbana».

Giudizio positivo anche da parte di Lorenzo Cozzolino (Pd), secondo il quale la legge “muterà profondamente il quadro normativo esistente”.

Cozzolino ha apprezzato il lavoro svolto dalla maggioranza che “non si è limitato a copiare la normativa nazionale ma ha proposto elementi innovativi”. Il consigliere del Partito Democratico ha infine difeso l’impianto della legge: «I comuni assumeranno una funzione vitale nell’assolvimento delle pubbliche funzioni, ci sarà una sinergia tra comuni, unioni e città metropolitana. Altro elemento innovativo – ha concluso Cozzolino – sono gli ambiti territoriali strategici. Se la riforma sarà attuata correttamente, consentirà di alzare la qualità dei servizi e ridurre gli sprechi».

Voto favorevole ha annunciato anche Rossella Pinna che ha definito la riforma «coraggiosa, credibile, concertata e condivisa dopo il nulla lasciato dai referendari che hanno ingannato i sardi senza avanzare proposte alternative».
Secondo Pinna la norma approvata è ambiziosa perché «guarda ai territori e tiene conto delle varie identità che sarebbe stato assurdo ricomprendere in un’unica città metropolitana come proponevano le opposizioni».

L’esponente della maggioranza ha poi concluso il suo intervento rivolgendo un ringraziamento all’assessore Erriu, al presidente della Commissione Autonomia Agus e al relatore di maggioranza Deriu: «Questa è una legge che guarda a una Sardegna unita, basata sulla cooperazione, rispettosa di tutti. Una norma che vuole combattere l’inefficienza e gli sprechi. Sarà una legge perfetta? Non lo sappiamo – ha concluso Pinna – di sicuro è la migliore legge possibile».

Piermario Manca (Partito dei Sardi) ha spiegato l’atteggiamento assunto dalla maggioranza durante il dibattito: «E’ vero che molti di noi sono stati silenti – ha detto Manca – ma lo hanno fatto per una ragione di tatticismo. Il dato di fatto è che questa autonomia non funziona, le zone interne si stanno depauperando. I consiglieri che provengono dai territori marginali hanno rinunciato a partecipare allo scontro tra Nord e Sud Sardegna. Non è vero che abbiamo premiato Cagliari, a questo si è posto rimedio con la perequazione, ma per la prima volta abbiamo rinunciato alla contrapposizione per chiedere pari diritti e solidarietà per le zone interne».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha difeso il ruolo svolto dalle opposizioni. Rivolto al consigliere Demontis ha detto: «Non è noi che deve convincere sulla bontà della sua proposta ma i suoi conterranei. Dovreste ringraziare l’opposizione che ha fatto da pungolo. Abbiate rispetto per il ruolo della minoranza».  

Gigi Ruggeri (Pd) ha invece definito “molto soddisfacente” il provvedimento e lamentato il modo con cui si è svolto il dibattito: «La riforma è stata caricata di significati che non aveva, come se fosse un lasciapassare per il paradiso o per l’inferno. Il dibattito – ha sottolineato Ruggeri – è stato involgarito da un approccio localistico. Queste sono leggi che guardano alla realtà, fotografano i bisogni e cercano di dare risposte. Un bisogno è rappresentato dalla città metropolitana, un altro dall’Unione dei Comuni. Il contributo delle opposizioni non è stato all’altezza dell’intelligenza di molti dei suoi componenti. La norma che ci accingiamo ad approvare è un punto di partenza, probabilmente dovrà essere sottoposta a manutenzioni ma dice che noi abbiamo inaugurato la stagione del fare».

Voto favorevole ha annunciato anche Antonio Gaia (Upc). «L’impalcatura è buona, ogni legge è perfettibile – ha esordito Gaia – anch’io mi sarei auspicato una maggiore condivisione però così non è stato. I problemi non sono di Nuoro, di Olbia, di Sassari o Oristano ma di tutti i sardi, se non riusciamo a svestirci della casacca territoriale non capiamo quale è il nostro ruolo all’interno di questa Assise».

Il consigliere dell’Unione Popolare Cristiana ha poi espresso apprezzamento per le unione dei comuni: «Consentiranno di risparmiare e di razionalizzare la gestione dei servizi ma soprattutto rappresenteranno l’antidoto allo spopolamento – ha concluso Gaia – se le idee convincono e trascinano solo i fatti possono dare concretezza alle idee».

Piero Comandini (Pd) ha ricordato il dramma dello spopolamento che colpisce molti comuni dell’Isola: «La Sardegna dell’interno si sta svuotando, 150 comuni hanno perso il 30 % dei loro abitanti negli ultimi anni. Lasciando le cose come erano non avremmo dato risposte e avviato il cambiamento».

Secondo Comandini, sarà compito del Consiglio perfezionare la legge: «Starà a noi arricchirla nei prossimi mesi e nei prossimi anni. I sardi non sono divisi ma ci chiedono di decidere per loro».

Marco Tedde (Forza Italia) ha lodato “l’equilibrio e la pacatezza” dell’assessore Erriu ma espresso dubbi sul fatto che la riforma degli enti locali rispetti i dettami della legge Delrio.  Forti critiche invece nei confronti dei consiglieri del sassarese che in aula non hanno messo in pratica ciò che hanno detto nei loro territori.

Walter Piscedda (Pd) ha rivolto un ringraziamento a tutto il Consiglio per il lavoro svolto e mostrato apprezzamento per i contributi arrivati da fuori, a partire dall’Anci e dai singoli sindaci. «Abbiamo fatto un buon lavoro, lungo e meditato – ha concluso Piscedda – ho imparato molto dal dibattito, la politica è stata alta e positiva».

Giuseppe Meloni (Pd) ha confermato in aula le perplessità mostrata da subito nei confronti della legge di riforma annunciando, unico caso tra i consiglieri di maggioranza,  il suo voto contrario. «Sono stato critico dall’inizio – ha spiegato Meloni – ho tentato di dare un apporto in commissione e in Aula, ma è rimasta la mia contrarietà di fondo».

IL consigliere gallurese ha contestato le modifiche apportate dalla Commissione al disegno di legge varato dalla Giunta: «In origine erano previste le unioni dei comuni di area metropolitana che prevedevano un buon trattamento per chi stava nelle zone servite da porti e aeroporti. La norma è poi sparita, in commissione il Nord Sardegna è stato tagliato fuori. Assurdo inoltre che la Gallura torni sotto Sassari».

Luigi Lotto (Pd) ha invece lodato l’operato della Giunta: «Bisogna dare merito all’assessore Erriu per il confronto ampio avuto con la maggioranza e con i territori, i sindaci e l’Anci – ha detto Lotto – lo stesso confronto purtroppo non c’è stato in Consiglio tra maggioranza e opposizione, nemmeno dopo che la minoranza ha ottenuto il rinvio della legge in Commissione. A me questo dispiace».

Secondo l’esponente del Pd, il testo finale è diverso da quello iniziale: «Ciò  dimostra che la maggioranza non era al guinzaglio di nessuno. L’impianto della norma è buono, gli ambiti strategici territoriali sono la chiave di volta per la gestione equilibrata dei finanziamenti. Le città medie e le reti metropolitane sono le risposte ai singoli territori».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha denunciato che nella legge permangono “iniquità, ingiustizie e il tradimento verso i territori”. «E’ una riforma che guarda al passato – ha spiegato l’esponente della minoranza – ed è una legge che fallisce e che troverà difficoltà nella sua applicazione». Il consigliere dei Riformatori ha quindi conluso preannunciando voto contrario al provvedimento.

Stefano Tunis (Fi) ha ribattuto alle dichiarazioni fatte dal consigliere del Pd, Luigi Lotto: «Una legge è per definizione generale e astratta mentre voi confermate di aver voluto spendere una parola per tutti i territori e così facendo avete scritto il necrologio delle autonomie locali piuttosto che una legge che soddisfi tutti». L’esponente della minoranza ha preannunciato voto contrario ed ha difeso la proposta di istituire la città metropolitana per tutto il territorio della Sardegna: avrebbe consentito la reale soppressione delle province e non avrebbe costretto i Comuni ad aderire all’unione dei comuni.

Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd), ha preannunciato voto favorevole: «E’un’ottima legge e  ringrazio l’assessore, il relatore e la commissione per il lavoro svolto». «La legge è partita male – ha ammesso l’esponente della maggioranza – con un dibattito incentrato sulla contrapposizione tra Cagliari e Sassari, ma poi si è riconosciuto che la prima è riconosciuta da una norma nazionale e che sarà un’opportunità per tutta la Sardegna». «Non ringrazio la minoranza – ha concluso Antonio Solinas- perché poteva fare di più e doveva lasciar perdere la facile propaganda».

Mario Floris (Misto-Uds), ha sottolineato come nelle dichiarazioni di voto fatte dai consiglieri della maggioranza emergano preoccupazione ed anche “una certa scontentezza perché questa legge poteva essere fatta in maniera diversa”. L’esponente della minoranza ha concluso preannunciando voto contrario.

Alessandro Collu (Pd ma gruppo Soberania e Indipendentzia) ha preannunciato il voto a favore ed ha dichiarato, rivolgendosi al capogruppo di Fi, Pietro  Pittalis: «dai banchi della maggioranza siamo intervenuti poco ma abbiamo ascoltato tanto». Il consigliere del centrosinistra ha quindi ringraziato relatore, assessore e commissione “per la sintesi fatta, tale da consentire l’approvazione della migliore legge tra quelle possibili in materia di riordino degli Enti Locali”.

Alberto Randazzo (Fi) ha preannunciato voto contrario («mi sorprende che la maggioranza definisca questa legge migliorabile dopo che è stata votata solo da consiglieri della maggioranza») ed ha denunciato l’inapplicabilità dei collegi per l’elezione della Camera dei deputati alla Sardegna, dopo l’approvazione della legge sugli Enti locali.

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (Pd), ha preannunciato voto a favore ed ha definito “normali e legittime” le contrapposizioni su un tema “così difficile e delicato oggetto da anni del confronto politico e istituzionale”.  L’esponente del Pd ha ricordato la “positiva sintesi” fatta dalla maggioranza ed ha sottolineato come il provvedimento finale “migliori la proposta originaria dell’esecutivo”. Gavino Manca ha concluso chiedendo l’impegno della Giunta perché “dopo la concentrazione di poteri che si registra su Cagliari si proceda con un reale riequilibrio tra i diversi territori della Sardegna”.

Il capogruppo di Popolari e socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha dichiarato voto favorevole ed ha citato un vecchio detto popolare in gallurese: “in caminu s’acconcia lu barriu”. «Sottolineo cioè – ha dichiarato il consigliere della maggioranza – che anche questa legge è perfettibile così come è chiaro serve una perequazione da parte della Regione per quei territori come la Gallura a cui tanto è stato negato».

Christian Solinas (Psd’Az) ha espresso “vicinanza al travaglio politico del collega Meloni (Pd) perché è per larga parte il nostro travaglio”. «Noi sardisti – ha aggiunto l’esponente della minoranza – proviamo dispiacere vedere che una riforma così importante è votata solo dalla maggioranza numerica, e nemmeno tutta, del parlamento dei sardiۜ». Christian Solinas ha ricordato le proposte di modifica avanzate ed ha così motivato il voto contrario al provvedimento: non ci sono le condizioni per mutare giudizio negativo espresso inizialmente.

Il capogruppo di Sovranita, democrazia e lavoro, Roberto Desini, ha polemizzato con il suo collega Marco Tedde (Fi) ed ha ribadito soddisfazione politica per l’approvazione dell’articolo 8 della legga laddove si riconosce a Sassari la rete metropolitana e che impegna la Regione nella perequazione. Il consigliere della maggioranza ha quindi preannunciato voto a favore ed ha ammesso: sono partito da una posizione personale differente, dichiarando che non avrei votato una legge dove si istituiva la sola città metropolitana di Cagliari ma dopo il via libera alla rete metropolitana di Sassari ho cambiato idea.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu (Udc), ha preannunciato voto contrario ed ha rivolto le congratulazione al collega Meloni (Pd): «Ha dimostrato di avere coraggio e di essere fuori dallo schema dei partiti». Rivolgendosi al consigliere Lotto (Pd) che aveva definito ridicola la proposta di istituire la città metropolitana per tutta l’Isola, Rubiu ha dichiarato: vada a spiegarlo alla vicepresidente del Pd, Serracchiani che ha fatto della sua regione un’unica città metropolitana.

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha preannunciato voto contrario ed ha affermato che “in questa legge c’è un pensiero debolissimo verso gli Enti Locali della Sardegna”. «Avete i numeri per approvare questo provvedimento – ha proseguito l’esponente della minoranza – ed assumetevi dunque tutte le responsabilità ma smettetela di fare l’opposizione nei vostri territori e la maggioranza in quest’Aula». Pittalis ha definito la riforma «un attentato vero al sistema dei Comuni, relegati a enti di quinto livello, rispetto ad una Regione che più centralista di così si muore».

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai (Sel), non essendoci altri iscritti a parlare a posto in testo della legge che è approvato con 29 favorevoli e 17 contrari ed ha quindi dichiarato conclusi i lavori dell’Aula, annunciando la convocazione del Consiglio per lunedì 1 febbraio 2016, alle 16.00, in seduta statutaria.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

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Aeroporto Elmas 1 copia

«L’Enac guarda con favore ad una rete unica degli aeroporti sardi sia perché nel settore è sempre più decisivo disporre di una massa critica per stare sul mercato sia perché l’aeroporto rappresenta una delle infrastrutture più importanti del territorio al servizio del turismo.»

Lo ha dichiarato il  nel corso di una audizione davanti alla quarta commissione (Governo del territorio-Trasporti) presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd).

Nel suo intervento, Di Giugno ha fatto riferimento fra l’altro alle più significative esperienze nazionali in cui la rete unica è stata costituita, la Puglia e la Toscana. «In queste due realtà – ha sostenuto – sono stati ottenuti risultati molto interessanti, più crescita del sistema secondo le precise vocazioni dei diversi scali, miglioramento dell’efficienza della gestione, ricadute economiche ed occupazionali positive sul territorio».

Soffermandosi poi sulla situazione dei principali aeroporti sardi cominciando da Alghero, che attualmente presenta la situazione più difficile, il direttore dell’Enac ha affermato che «l’Ente osserva gli sviluppi della vicenda dall’esterno ma con preoccupazione, perché il problema è quello della ricostituzione del capitale minimo richiesto per la società di gestione sia dal codice civile che dalla normativa che disciplina le società titolari di concessione aeroportuali; ovviamente non entriamo nel merito delle modalità di ricapitalizazione che può essere anche una parte del processo di privatizzazione, ribadiamo però che è necessaria altrimenti ci si avvia su una strada che non è quella della fine dell’aeroporto ma quella del fallimento della società».

Per quanto riguarda lo scalo di Cagliari-Elmas Di Giugno ha osservato che «risultati economici e bilanci sono molto positivi ma resta aperto il piano di sviluppo della struttura che, essendo dimensionato su un arco di tempo fino al 2013, rischia di essere vecchio prima della sua realizzazione». Ricostruendo i complessi rapporti con Regione e Comune di Elmas, Di Giungo ha ribadito la validità della proposta Enac per l’ampliamento dell’aeroporto: «Abbiamo ridotto le superfici interessate dall’intervento fermo restando che per noi sono essenziali servizi e parcheggi e non nuove cubature e, soprattutto, la disponibilità di aree di rispetto sufficienti per operare in regime di sicurezza; rispetto all’ipotesi di espropriare un’area di 150.000 metri quadri abbiamo proposto al Comune di Elmas di realizzare un parco pubblico ma, nell’ultima conferenza di servizi abbiamo avuto un parere favorevole dell’assessorato dei Trasporti ed uno interlocutorio di quello dell’Urbanistica». «Auspichiamo una decisione – ha concluso – perché se si dovesse prolungare la situazione di stallo alla fine deciderà la presidenza del Consiglio dei ministri, un’ipotesi che non credo interessi alla Regione Sardegna».

Lo scalo di Olbia-Costa Smeralda, infine, è per il direttore dell’Enac «l’esempio di una gestione efficiente capace di produrre utili interessanti anche in un contesto oggettivamente condizionato dalla stagionalità». L’allungamento della pista, ha aggiunto, è il principale obiettivo del piano di sviluppo ed entro breve tempo dovrebbe essere completata la prima fase dell’intervento, cioè il by pass della strada 125, resta il problema dell’allungamento della pista per consentire l’atterraggio di aeromobili di grandi dimensioni che, attualmente, sono soggetti a prescrizioni ed autorizzazioni specifiche che richiedono tempo e causano disagio ai passeggeri”.

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri Salvatore Demontis e Giuseppe Meloni (Pd), Antonello Peru di Forza Italia, il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta e dei Riformatori sardi Attilio Dedoni.

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Donatella Spano 6

L’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, ieri ha riferito in IV commissione sulle bonifiche e sulle problematiche dei parchi nazionali.

«In materia di bonifiche il principio-guida della Regione – ha detto Donatella Spano – è chi inquina paga ma, subito dopo, il nostro primo impegno è sulla semplificazione delle procedure, la certezza dei tempi, la qualità dei progetti.»

Lo ha dichiarato l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano in una audizione davanti alla quarta commissione (Governo del territorio) presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd) in cui sono stati affrontati i problemi dei siti di interesse nazionale di Porto Torres e La Maddalena.

Per quanto riguarda Porto Torres, l’assessore Spano ha ricordato che, dopo un vecchio progetto del 2011 poi accantonato, «la Syndial (gruppo Eni) si è impegnata a ripresentare un nuovo programma esecutivo entro il prossimo 16 novembre, da sottoporre ad una conferenza di servizi; il piano, che recepisce una serie di osservazioni formulate anche dalla Regione, prevede un investimento che dai 60 milioni iniziali è passato ad oltre 80, la creazione di una piattaforma per il trattamento dei materiali ed la collocazione dei residui in discarica».

Su La Maddalena, nell’area dell’ex arsenale, la Spano ha ribadito che sono disponibili risorse per oltre 15 milioni di euro che si potranno iniziare a spendere quando il Comune riceverà la conferma, già annunciata dal ministero dell’Ambiente, dello stralcio dei fondi dal patto di stabilità. «Entro il 9 dicembre sarà presentato il progetto definitivo in conferenza di servizi. Il completamento delle bonifiche a La Maddalena – ha aggiunto l’assessore – è la condizione per poter sostenere la candidatura di La Maddalena al prossimo G7; noi ci crediamo e per questo vogliamo avere tutte le carte in regola».

La commissione ha poi affrontato il problema dei due parchi nazionali della Sardegna, La Maddalena e l’Asinara.

L’assessore dell’Ambiente, partendo dal parco di La Maddalena, ha affermato che, ferma restando la dimensione nazionale che fra l’altro assicura un flusso costante di risorse, «la Regione intende svolgere un ruolo particolarmente incisivo nella governance, per creare le condizioni per realizzare progetti di sviluppo sostenibile che siano percepiti positivamente dalla comunità». Finora, ha proseguito, questi obiettivi non sono stati raggiunti: «Il principale strumento di programmazione dell’attività, il Piano del parco, è stato deliberato alla fine di ottobre, comunque con un forte ritardo, ma ancora non è stato inviato alla Regione». «C’erano inoltre – ha aggiunto l’assessore dell’Ambiente – alcuni problemi interni agli organi di governo del parco che, grazie anche alla nostra mediazione, sono stati appianati». «In un recente incontro col ministero dell’Ambiente – ha precisato – abbiamo approfondito queste questioni anche a proposito dell’isola di Budelli dove, comunque, la tutela non è in discussione; abbiamo però ottenuto che, per il futuro, gli incontri istituzionali legati al parco si tengano in Sardegna con la nostra partecipazione».

«In definitiva – ha concluso la Spano – intendiamo attenerci anche per ciò che concerne i parchi nazionali al principio di leale collaborazione con lo Stato, dando però più valore alla presenza ed al ruolo della Regione, nell’interesse delle comunità interessate e di tutta la Sardegna».

Nel dibattito successivo hanno preso la parola i consiglieri regionali Pierfranco Zanchetta (Cps), Salvatore Demontis e Giuseppe Meloni (Pd), Antonello Peru e Giuseppe Fasolino (Forza Italia). Tutti, con accenti diversi, hanno auspicato un ruolo più attivo della Regione, sottolineando che sia presso l’opinione pubblica delle comunità che presso le amministrazioni locali che ospitano i parchi, non si è ancora radicato un senso di appartenenza e prevale, purtroppo, un atteggiamento di distacco rispetto alle potenzialità positive che gli stessi parchi possono esprimere.

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Palazzo del Consiglio regionale A

Il presidente del Consiglio regionale in apertura della seduta odierna ha comunicato all’Assemblea la notifica della sentenza del Tar con cui è stato accolto il ricorso di Giovanni Satta, candidato nella lista Uds, contro Gianni Lampis, candidato con la lista Fdi e proclamato eletto in sostituzione del decaduto Modesto Fenu. Dopo la lettura del dispositivo della sentenza il presidente ha sospeso la seduta per consentire la riunione immediata della Giunta per le elezioni.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha letto all’Assemblea la delibera della Giunta per le elezioni con cui si prende atto della sentenza del tribunale amministrativo.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha informato il Consiglio della presenza di una delegazione di dipendenti della ”flex-security” e di “garanzia giovani”, eventualmente in coda ai lavori della giornata.

Il presidente Ganau ha assicurato che del problema saranno investiti i capigruppo e, subito dopo, ha avviato la discussione generale sul primo punto all’ordine del giorno, il Dl n. 172 (“Interventi urgenti a favore di privati e attività produttive danneggiati a seguito di eventi calamitosi in Sardegna”) dando la parole alla relatrice Daniela Forma (Pd).

Nel suo intervento, Forma ha ricordato che il provvedimento è stato approvato in commissione all’unanimità sottolineando che «è stato concepito per sostenere le attività produttive e le persone colpite da calamità naturali». Il testo tuttavia, ha spiegato, «presentava alcune criticità ed è stato in parte rivisto introducendo nuovi elementi di semplificazione e di armonizzazione con la normativa di riferimento nazionale ed europea». Ora la Sardegna, ha aggiunto Forma, «ha una legge organica dopo la gravissima alluvione del 2013 e la nuova disciplina dell’intervento pubblico renderà più tempestive le azioni della prima fase post-calamità ma anche di far ripartire l’economia dei territori». La legge, ha concluso, «assegna una particolare attenzione all’eliminazione di alcuni passaggi burocratici, anche attraverso la creazione di un fondo unico in cui confluiranno risorse pubbliche di diversa provenienza e donazioni di privati».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha espresso parziale soddisfazione per il provvedimento scaturito, ha ricordato, «da una mia interrogazione del 4 settembre cui non è stata data ancora risposta; la legge, è vero, dà un po’ di respiro ma occorre ricordare che sono tante le infrastrutture pubbliche danneggiate che non sono state ripristinate, serve quindi la sollecita individuazione di nuove risorse per riportare funzionalità nei Comuni interessati».

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha manifestato invece la sua soddisfazione «perché la legge colma un grave vuoto legislativo con una norma ben strutturata, superando la logica degli interventi ad hoc, fermo restando che il Consiglio dovrà comunque tornare su questi problemi forte delle esperienze fin qui maturate (anche se in circostanze negative) non ultime quelle legate alla gestione degli aiuti privati e di associazioni, rimasti bloccati per quasi due anni a causa di questioni burocratiche». Ora la Regione, secondo Tendas, «potrà intervenire in modo molto più tempestivo e, in quest’ottica, abbiamo presentato un emendamento finalizzato a consentire ai Comuni di superare i vincoli del patto di stabilità perché, se manca questo passaggio, rischiamo di rendere la norma poco efficace».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in luce alcune criticità «che esistono oggettivamente anche se abbiamo votato a favore ritenendo prevalente l’esigenza di stringere quanto più possibile i tempi di intervento». In particolare, ha sottolineato Locci, «manca ancora il regolamento per questa tipologia di interventi annunciato già in occasione della finanziaria ed è necessario perché se non eroghiamo le risorse disponibili (1 milione) entro il 31 dicembre saltiamo un intero anno e non è tollerabile». A questo punto, ha suggerito il consigliere, «dobbiamo affrontare con decisione il problema di un Consiglio che approva le leggi per tempo, in questo caso, senza che però alle stesse non viene data attuazione dalla burocrazia regionale; il vizio di origine è il pareggio di bilancio e gli altri effetti negativi a cascata si vedranno molto presto».

Il consigliere Eugenio Lai (Sel) ha affermato che «il gioco delle parti regge fino ad un certo punto ma in questo caso occorre superarlo e lavorare con senso di responsabilità, colmando un vuoto normativo che è di anni e non solo di sette mesi». «La legge è importante – ha detto ancora Lai – non incide sono su questo anno solare ma durerà nel tempo come strumento normativo di grande innovazione rispetto al passato mentre, nel frattempo, va ricordato che l’assessore dell’Ambente e la Protezione civile hanno operato bene, i Sindaci sono stati costantemente informati, le istituzioni si sono mostrate concretamente vicine alle popolazioni, i tempi di intervento si sono drasticamente ridotti; c’è ancora molto da fare la Regione è partita col piede giusto».

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd) ha salutato con favore l’approdo in Aula del disegno di legge che norma gli aiuti ai privati colpiti dagli eventi calamitosi ed ha ricordato la scarsa preparazione dell’intera macchina regionale ad affrontare, in particolare nel 2013, i drammatici eventi alluvionali che hanno interessato numerosi territori della Sardegna, ad incominciare da Olbia e la Gallura. «Da allora – ha aggiunto il consigliere dei democratici – sono stati fatti passi in avanti, sia nell’organizzazione della protezione civile, che è stata messa alla prova anche di recente con l’ultima alluvione che ha interessato ancora la città Olbia, ed è per queste ragioni che esprimo, fin da subito, apprezzamento per la Protezione civile regionale e per l’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano».

Meloni ha quindi rimarcato con tono critico l’assenza di una norma che regoli gli interventi a favore di cittadini e imprese ed ha ricordato che persino gli aiuti volontari arrivati alle amministrazioni locali hanno registrato difficoltà nell’erogazione per gli effetti dei vincoli del patto di stabilità («e ciò che è accaduto, ad esempio, nel comune di Olbia»).

L’esponente della maggioranza ha quindi definito “meno apprezzabile” lo stanziamento previsto per il 2015 che è pari a un milione di euro. «Solo nella città di Olbia – ha spiegato Meloni – i danni dei privati quantificati nel 2013 superano i cento milioni di euro ed è evidente quanto si piccolo lo stanziamento indicato nel Dl 172».

In conclusione del suo intervento, il consigliere del Pd, ha quindi ricordato l’approvazione unanime dell’ordine del giorno n. 3 del 28 aprile 2014 (sulla necessità di intervenire presso il Governo nazionale per concordare gli aiuti economici ancora non erogati e necessari per la ripresa economica delle famiglie, delle attività produttive e degli enti locali colpiti dall’alluvione del 18 novembre 2013, per la mitigazione dei rischi idrogeologici, e per la messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle aree a rischio idrogeologico) per affermare che rispetto ad allora la situazione non è mutata per ciò che attiene le «risposte attese dai privati siano esse famiglie o imprese«. «Molti di questi – ha aggiunto – hanno dovuto ricorrere all’indebitamento per rientrare nella disponibilità delle proprie abitazioni o per l’acquisto di una auto ed alcuni, sono stati interessati dalla recente alluvioni che ha interessato Olbia». Meloni ha concluso con un generale ringraziamento per l’operato del presidente Pigliaru e degli assessori Donatella Spano e Paolo Maninchedda ma – ha detto – serve garantire maggiore consistenza finanziaria al provvedimento.

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha riconosciuto «l’esigenza di un provvedimento normativo che regoli gli aiuti ai privati ma la norma deve essere congrua e proporzionata alle esigenze». «Oggi la montagna rischia di partorire un topolino», ha affermato l’esponente della minoranza, riferendosi alla dotazione finanziaria indicata nel testo del Dl 172 che è pari ad un milione di euro per l’annualità 2015. «Un milione di euro è un obolo», ha insistito Marco Tedde, «ed evidenzio l’ulteriore lacuna normativa rappresentata dall’assenza di interventi sul sociale, perché è noto che le calamità provocano danni materiali ma anche disagio sociale e psicologico».

«Una legge è dunque necessaria – ha concluso il consigliere Fi – ma lo strumento che andiamo da approvare è del tutto insufficiente e le lacune prima evidenziate meritano di essere colmate».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha definito una buona notizia l’imminente varo di una legge per regolare gli aiuti ai privati colpiti da calamità naturali che però- a suo giudizio – fa il paio con la cattiva notizia rappresentata dall’esiguità negli stanziamenti. (un milioni di euro per il 2015). L’esponete della minoranza ha quindi auspicato modificazioni anche per ciò che attiene la possibilità per i Comuni di poter erogare gli aiuti volontari ricevuti, escludendo tali somme dal tetto di spesa stabilito dal patto di stabilità.

Il capogruppo sardista ha inoltre proposto il riconoscimento di stanziamenti a favore anche delle amministrazioni comunali ed ha ribadito, ricordando l’approvazione della risoluzione in Quinta commissione, favore per l’istituzione del regime di zona franca nei Comun i colpiti da eventi calamitosi. Carta ha concluso preannunciando il voto favorevole al provvedimento.

Dopo l’on. Carta, ha preso la parola l’assessore Spano (Ambiente) che ha ricordato l’importanza del fondo istituito nella norma finanziaria ultima. L’esponente della Giunta ha detto: «La Regione non può che applicare le norme anche in caso di distribuzione di risorse a seguito di eventi calamitosi. Abbiamo bisogno di colmare il vuoto normativo che attualmente colpisce le aziende e i privati danneggiati. Con l’approvazione che auspico di questo disegno di legge ci mettiamo al passo con l’Emilia Romagna, unica regione italiana che ha superato questo vuoto normativo».

L’assessore ha anche aggiunto che «a sostegno delle persone e delle imprese ci sarà un contributo finanziario e non un risarcimento. Questo deve essere chiaro: nessuno Stato potrebbe far fronte a tutti i danni subiti in occasione di questi eventi. E’ la migliore risposta che possiamo dare alle associazioni di cittadini colpiti da alluvione negli ultimi tre anni, che ci hanno chiesto prima di tutto di approvare una norma a loro favore. Una norma non ad hoc ma a carattere generale e astratto, sempre attivabile in queste tristi occasioni. I cittadini sardi non saranno più lasciati soli dalla Regione. E lo stesso vale per le imprese, che stiamo incentivando verso la copertura assicurativa come raccomanda anche la Commissione europea».

Dichiarata chiusa la discussione, il presidente del Consiglio regionale ha messo in discussione l’emendamento 4, aggiuntivo rispetto all’articolo 1 (Pittalis e più), che è stato approvato e prevede che «in via prioritaria la legge sia applicata a favore dei sardi danneggiati nelle alluvioni del novembre 2013 e giugno 2014».

Approvato anche l’emendamento orale Manca e più che prevede la priorità del sostegno a favore dei soggetti privati che abbiano subito danni alle prime case.

L’on. Giorgio Oppi (Udc) ha ricostruito la materia, così come è stata gestita negli anni passati e ha detto che «è elevato il rischio che questa legge generi ricorsi e controricorsi. I tempi potrebbero allungarsi notevolmente». L’articolo 1 quater è stato approvato.

Sull’articolo 2 l’Aula ha discusso l’emendamento 1 (a firma dell’on. Giuseppe Meloni, poi integrato da un emendamento orale), che prevede la possibilità per i Comuni, eventualmente bloccati dal patto di stabilità, di spendere in un momento successivo le risorse assegnate. Anche l’on. Forma si è espressa a favore e così, sempre dai banchi del Pd, l’on. Roberto Deriu. Che ha detto. «Questo è il cuore della legge e bisogna dare un segnale molto forte ai Comuni, al di là di ogni dubbio».

Approvati anche gli articoli 3, 3 bis e 3 ter, 4.

L’on. Pittalis (Forza Italia) ha illustrato un emendamento sostitutivo all’articolo 4, «perché dal primo gennaio 2016 ci siano risorse immediatamente spendibili». Con il suo capogruppo il Pd ha espresso parere contrario all’emendamento Pittalis. «La demagogia è la sua, onorevole Pittalis, quando prevede dall’oggi al domani uno stanziamento da 20 milioni di euro».

Favorevoli all’emendamento Pittalis anche i capigruppo Attilio Dedoni e Gianluigi Rubiu. Quest’ultimo ha detto: «E’ chiaro che dobbiamo aiutare famiglie e imprese ma senza soldi questa sarà la legge dell’ovvio. Con quali risorse pagheremo i danni? Con un milione di euro?».

Il sardista Angelo Carta ha detto: «Fra tredici giorni è il secondo anniversario del ciclone Cleopatra: cosa porteremo di concreto alle popolazioni della Gallura? Non mi sembra che quei 20 milioni non possano essere uun impegno impossibile, non assumibile. Non stiamo ipotecando la prossima finanziaria ma tracciando la destinazione di un pezzo piccolo del prossimo bilancio».

L’on. Mario Floris ha segnalato la necessità che «il Consiglio regionale possa verificare sempre in diretta l’andamento della spesa della Giunta. Questo invece non è possibile oggi e dunque 20 milioni in questa circostanza possono essere moltissimi oppure pochissimi».

Secondo l’on. Alberto Randazzo “La legge ha un senso solo se ha le gambe per camminare”.

L’on. Oppi (Udc) ha detto che “i danni sono 650 milioni e dunque voterò contro perché un milione non serve a nulla.

L’emendamento Pittalis è stato respinto. Approvati invece l’articolo 4, l’articolo 5.

L’Aula ha poi approvato col voto finale (48 votanti, 32 favorevoli, 16 contrari) l’impianto di legge.

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione il secondo punto all’ordine del giorno: DL n.267/A «Riconoscimento delle passività pregresse della Regione nei confronti di ARST Spa».

Il provvedimento varato dalla Giunta regionale riconosce oltre 31 milioni di euro di passività pregresse nei confronti dell’Azienda regionale dei Trasporti e ne autorizza il pagamento in tre diversi esercizi finanziari: 9,148 milioni di euro per il 2015, 11 milioni per ciascuno degli anni 2016 e 2017.

«Si tratta di crediti maturati dall’Arst nel 2014 – ha spiegato il presidente della Quarta Commissione Antonio Solinas – questa situazione ha creato gravi disagi nella gestione dell’Azienda. Serve un intervento immediato, per questo il provvedimento è stato approvato all’unanimità dalla Commissione da me presieduta.»

Ha quindi preso la parola il consigliere dei Riformatori Michele Cossa: «Si tratta di un atto dovuto e atteso da molto tempo – ha detto Cossa – sarebbe però doveroso soffermarsi sul tema più ampio del trasporto pubblico locale che in Sardegna è in evidente sofferenza».

Il sistema dei trasporti, secondo il consigliere di minoranza, ha bisogno di investimenti importanti. «L’ultimo si è fatto nel 2006-2007 nella legislatura Soru con l’acquisto di 350 autobus. Il parco mezzi è obsolescente – ha ricordato Cossa – ciò si riflette sull’efficienza del servizio. La difficoltà nei trasporti hanno inoltre una forte incidenza sul fenomeno della dispersione scolastica».

Cossa ha quindi invitato la Giunta a riflettere sull’opportunità di riaprire il discorso sulla realizzazione della linea metropolitana di Cagliari e dell’Area Vasta: «Mi auguro che si possano reperire le risorse anche per il tronco verso Sestu. La Giunta ragiona invece su un depotenziamento, si parla di tagli per 8 milioni di euro».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha espresso preoccupazione per l’esclusione della Sardegna dal piano di investimenti di RFI. «E’ inaccettabile – ha detto Zedda – soprattutto per una regione che vantava uno stabilimento come la Keller. E’ una battaglia da portare avanti ma la Sardegna non può farlo da sola. A Villacidro ci sono tutte le condizioni per creare un polo della meccanica».

La consigliera azzurra si è poi detta d’accordo sulla necessità di ripianare i debiti di Arst. «La legge deve essere applicata fino in fondo. Anche noi non siamo riusciti a sanare la situazione per il patto di stabilità. Speriamo che questo intervento non venga bloccato, chiediamo però che l’intera partita dei trasporti possa essere affrontata anche alla luce degli ultimi avvenimenti».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore ai Trasporti Massimo Deiana che ha ringraziato Consiglio e Commissioni per la celerità con la quale hanno consentito alla Giunta di intervenire. «Abbiamo trovato una situazione difficile – ha ricordato Deiana – l’Arst vantava un credito di 90 milioni di euro nei confronti della Regione. Ne abbiamo già dato 60 e gli altri 31 si possono erogare solo con una legge perché si tratta di passività pregresse».

Sul parco mezzi, Deiana ha riconosciuto la necessità di un intervento: «E’ vero che gli ultimi autobus sono stati acquistati durante il Governo Soru. Noi abbiamo lavorato insieme alle altre regioni sul nuovo DPR per l’acquisto di materiale rotabile che oggi è all’attenzione della Conferenza Stato-Regioni. Per la Sardegna prevede circa 24 milioni di euro, non tantissimi soldi ma sufficienti per iniziare il rinnovamento delle macchine».

Riguardo ai tagli, Deiana li ha definiti necessari per far fronte alla pesantissima situazione debitoria dell’Arst, mentre sulla partita RFI, segnalata da Alessandra Zedda, l’assessore si è detto d’accordo sulla necessità di combattere tutti insieme la battaglia. «C’è un deficit strutturale spaventoso – ha detto Deiana -, mancano in Sardegna l’alta velocità, l’elettrificazione delle linee, il doppio binario. Servono investimenti importanti, chiediamo di portarci almeno a un livello medio di infrastrutturazione. I costi superano il mezzo miliardo di euro. Per far tutto ne servirebbero 1,4».

Chiusa la discussione, il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula. Si è quindi passati all’esame dei tre articoli del provvedimento che sono stati votati in rapida successione.

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto che ha invitato la Giunta a mostrare la stessa attenzione nei confronti delle aziende di trasporto pubblico cittadino: «Nel momento in cui si fa un provvedimento così importante – ha detto Lotto – non bisogna dimenticare le altre aziende di Cagliari, Sassari e Nuoro che meritano la stessa considerazione»

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale della legge che è stato approvato all’unanimità (48 voti su 48 votanti).

I lavori del Consiglio riprenderanno nel pomeriggio alle ore 16.00.

Alla ripresa dei lavori, il presidente del Consiglio ha esaminato la proposta di legge  256/A presentata dai consiglieri regionali Antonio Solinas, Demontis e più in materia di procedure di approvazione del piano di bacino e norme di prima applicazione (modifiche alla legge regionale n. 19 del 2006)

La proposta è stata illustrata dall’on. Demontis, secondo cui «la legge 19 del 2006 va modificata nel senso di conferire i poteri all’Autorità di bacino e non al Consiglio regionale, fatto salvo l’obbligo del parere della commissione consiliare competente».

Il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la discussione generale e dopo che la Giunta si è espressa favorevolmente, l’Aula ha approvato gli articoli e poi, in ultimo, la legge con 27 favorevoli e 17 astenuti.

 A seguire, il presidente della commissione Bilancio, on. Franco Sabatini, ha preso la parola sulla presa d’atto della decisione di approvazione da parte della Commissione europea e composizione del Comitato di sorveglianza nell’ambito del POR FESR 2014-2020.

Anche la Giunta, con l’assessore Raffaele Paci, si è espressa favorevolmente sulla concentrazione degli interventi. Sul tema ha preso la parola l’on. Roberto Deriu (Pd), che si è chiesto «vista l’importanza del tema se non sia il caso di far pronunciare sul punto l’Aula e non solo la commissione competente»  l’on. Locci si è detto perplesso sul metodo della programmazione, “un grande libro di sogni”. L’on. Manca (Pds) ha chiesto spiegazioni sul provvedimento al voto mentre l’on. Dedoni (Riformatori) ha contestato il metodo.

L’on. Sabatini ha riferito che la Giunta ha recepito tutte le indicazioni della Commissione Bilancio, da lui presieduta.

Al termine degli interventi, l’Aula ha approvato l’ordine del giorno di presa d’atto definitiva del documento. Il presidente ha poi dichiarato conclusa la seduta: il Consiglio sarà riconvocato a domicilio.

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Si è svolta stamane in IV commissione, l’audizione del presidente e del direttore del Gasi (Gestioni autonome del servizio idrico).

«Noi sindaci delle zone interne – ha dichiarato il presidente del Gasi e sindaco di Paulilatino Domenico Gallus, riguardo alle problematiche dei Comuni che non hanno aderito ad Abbanoa – ci opponiamo alla logica del gestore unico che, fatta eccezione per la Puglia, non trova riscontri in nessun’altra Regione d’Italia e siamo disposti ad usare tutti gli strumenti previsti dalla legge per far valere le nostre ragioni, non ultimo un referendum per far decidere i cittadini; un referendum che pensiamo di vincere.»

Secondo il direttore del Gasi Giovanni Ruggeri «la Sardegna ha commesso un errore individuando un gestore unico regionale, sia perché non ha esercitato la sua autonomia pur avendo competenza esclusiva in materia, sia soprattutto perché in tutta Italia esistono ben 474 gestori pubblici e 66 ambiti, situazioni molto differenziate che riflettono le specificità ambientali e geografiche dei territori».

«Riteniamo che i consiglieri regionali – ha poi osservato il sindaco di Modolo Omar Hassan – non abbiamo avuto a disposizione tutti gli elementi utili per fare una buona legge; noi chiediamo cose realizzabili e prima di tutto di essere ascoltati.»

Il sindaco di Aggius, Nicola Muzzu, dal canto suo, ha annunciato che si dimetterà se non saranno accolte le richieste dei Comuni, ricordando fra l’altro che «abbiamo i fondi per il settore idrico bloccati da dieci anni ma applichiamo agli utenti tariffe di quattro volte inferiori a quelle di Abbanoa».

Il mandato che abbiamo ricevuto dai cittadini, ha affermato il sindaco di Santu Lussurgiu Diego Loi, «è quello di proseguire in una gestione pubblica autonoma; pensiamo sia giusto premiare l’efficienza e la buona gestione delle risorse pubbliche ed eliminare gli sprechi, è quello che abbiamo fatto».

Nel successivo dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Antonello Peru (Forza Italia), Gianni Tatti (Udc) e Giuseppe Meloni (Pd).

Intervenendo per le conclusioni il presidente della commissione Antonio Solinas ha tenuto a precisare, in primo luogo, «che né la commissione né il Consiglio regionale sono controparti dei Sindaci». «Il Consiglio regionale – ha ricordato – ha approvato una legge nello scorso mese di febbraio e non so se ci sono le condizioni per cambiarla, anche tenendo conto dei rischi di impugnazione da parte del Governo». «Come commissione ed in un clima di leale collaborazione istituzionale – ha aggiunto – non posso che ribadire al Gasi la richiesta di farci pervenire una proposta sostenibile, posto che le indicazioni fin qui ricevute di una gestione autonoma con una serie di costi a carico della Regione non sembrano in equilibrio: le questioni sul tavolo non sono semplici ma non intendiamo sottrarci al confronto purché impostato su basi reali e concrete».

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

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Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Il direttore generale del Corpo forestale della Sardegna, Gavino Diana, ha partecipato ai lavori della quarta commissione (Governo del territorio) presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd) nel corso di una audizione sulla nuova legge forestale.

«E’opportuno – ha detto Diana – che nella nuova legge sia inserita una norma che assegni i compiti di coordinamento dell’antincendio al Corpo forestale regionale; in larghissima parte sono attività che svolgiamo da sempre ma questo riconoscimento darebbe un forte impulso alla nostra specializzazione.»

Soffermandosi sul nuovo ruolo del Corpo, Diana ha ricordato che «gli incendi restano un problema ma, in questi anni, sono diminuite sia le superfici interessate dal fuoco che i temi medi degli interventi, risultati che non sarebbe stato possibile raggiungere senza un’azione di prevenzione ed un lavoro in profondità fatto di formazione, addestramento, innovazione, sperimentazione di nuove tecniche, mappatura e conoscenza del territorio, radicamento nella società sarda».

Il direttore generale ha poi sottoposto alla commissione alcune criticità che richiedono una certa attenzione del legislatore. La prima riguarda le sanzioni (fino a 2000 euro) che, a giudizio di Diana, «in casi abbastanza frequenti sono apparse sproporzionate rispetto alle condotte punibili» e, in secondo luogo, «occorre considerare che l’età media del Corpo è piuttosto elevata e ciò comporterà nel breve e medio termine l’uscita dal lavoro per la pensione di quote significative di personale».

Gavino Diana, infine, ha fatto un breve riferimento al dibattito nazionale legato al passaggio dei dipendenti del Corpo forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri. «In Sardegna – ha precisato – il Corpo forestale regionale non è forza di polizia anche se svolge alcune funzioni di polizia, quindi il probabile accorpamento non riguarda la nostra Regione né, per analogia, le altre Regioni a Statuto speciale».

Il responsabile regionale della protezione civile Graziano Nudda, nel suo intervento, ha condiviso l’osservazione del direttore generale della Forestale sulla necessità di attribuire al Corpo il coordinamento delle attività antincendio. «Abbiamo raggiunto un ottimo livello di collaborazione – ha osservato – e stiamo potenziando la nostra struttura per definire e circoscrivere meglio le aree di rischio e allerta; per il 2016 avremo pronta una nuova mappatura in base alla quale il territorio dovrebbe essere diviso in 20 zone di intervento».

«Grazie alla nuova struttura regionale di coordinamento – ha aggiunto Nudda – quest’anno abbiamo avuto meno codici gialli e arancioni, mentre i rossi hanno registrato la criticità massima; contiamo nei prossimi due anni di attrezzare al meglio il territorio regionale per le nostre esigenze completando l’installazione di pluviometri e idrometri per poter fare previsioni sempre più attendibili e monitorare con precisione molto elevata i fenomeni naturali.»

Dopo le due relazioni si è sviluppato un dibattito nel corso del quale hanno preso la parola il capogruppo del Cps Pierfranco Zanchetta, i consiglieri Salvatore Demontis e Giuseppe Meloni del Pd, Antonello Peru di Forza Italia, Vanni Lampis di Fdi ed Eugenio Lai di Sel. Tutti, ma soprattutto Meloni, Lai e Peru che hanno ricordato le esperienze dei loro territori di provenienza in occasione di gravi comunità naturali, hanno messo l’accento sul grande lavoro della protezione civile regionale e sul miglioramento sia degli interventi che delle azioni di prevenzione.

Il presidente della commissione, Antonio Solinas, in sede di conclusioni, ha assicurato che nella nuova legge sarà precisato con chiarezza che il coordinamento dell’antincendio sarà attribuito al Corpo forestale regionale. Solinas ha poi sollevato il problema dell’aeroporto di Fenosu dove la Regione ha investito risorse molto significative. «Si tratta di una infrastruttura – ha sostenuto – che, anche per la sua posizione baricentrica può avere un ruolo nelle campagne anticendi».

Sul punto il responsabile della protezione civile Nudda che detto che «pur essendo più corta di circa 300 metri per una certa tipologia di velivoli, la pista può essere utilizzata nelle emergenze in condizioni di sicurezza, a condizione però che si migliori la logistica a terra».

Il direttoregenerale della Forestale Gavino Diana ha annunciato che a Fenosu potrebbe essere dislocato un nuovo elicottero multi-funzione con prestazioni superiori all’eli-tanker. «Può essere una buona soluzione – ha spiegato – per arrivare a zone difficilmente accessibili; a bordo possono viaggiare 17 unità di specialisti ed ha serbatoi d’acqua di grande capacità».

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L’assessore regionale degli Enti locali, Cristiano Erriu, è intervenuto in audizione durante i lavori della prima commissione (Autonomia) presieduta dall’on. Francesco Agus (Sel).

«Il nostro obiettivo – ha detto Erriu – è quello di avviare un percorso partecipativo che porti ad un provvedimento condiviso su un quadro di regole comuni; per questo siamo aperti al contributo delle opposizioni ed alle modifiche migliorative che potranno arrivare anche dalla minoranza.»

«Si tratta di un testo particolarmente complesso – ha aggiunto Cristiano Erriu – perché sono tanti i contesti da riorganizzare e, rispetto al testo di dicembre, ci sono più funzioni provenienti dalle ex Province ricollocate nelle Unioni dei Comuni; a livello nazionale si sta svolgendo un dibattito simile al nostro in sede di conferenza Stato-Regioni dove si sta completando uno screening della funzioni da riposizionare sulla base del criterio-guida dell’adeguatezza. Sono state eliminate invece le Associazioni delle Unioni di Comuni originariamente pensate come luogo per la definizione delle politiche di area vasta; dopo un ampio dibattito si è però deciso di accantonarle perché, in questa fase, avrebbero forse complicato ulteriormente il sistema.»

«Le Unioni sono quindi centrali nel nuovo schema istituzionale – ha spiegato Erriu – ma sono al tempo stesso uno strumento flessibile; potranno essere costituiti sub-ambiti sempre all’interno dello stesso perimetro, attraverso una intesa con la Regione, per valorizzazione alcune specificità territoriali, intervenire in aree svantaggiate ed assicurare, anche con meccanismi di perequazione, la migliore gestione dei servizi sulla base dell’efficacia/efficienza degli stessi. Per quanto riguarda la Città metropolitana di Cagliari si è privilegiato il modello ristretto in base alla densità urbana del territorio interessato restando tuttavia aperti a successive adesioni di Comuni sulla base di criteri oggettivi come infrastrutture e reti di relazione, criteri che hanno guidato anche la definizione delle aree metropolitane, caratterizzate dalla presenza di infrastrutture di livello regionale e nazionale.»

Nel successivo dibattito sono intervenuti i consiglieri regionali Salvatore Demontis e Giuseppe Meloni del Pd, Mario Floris del Misto e Stefano Tunis di Forza Italia.

Al termine dei lavori, il presidente Agus ha comunicato che l’ufficio di presidenza della commissione definirà al più presto un serrato calendario di riunioni, in considerazione della scadenza ravvicinata (il 31 ottobre prossimo) fissata dalla legge nazionale per il riordino delle funzioni delle province.

Cristiano Erriu