18 July, 2024
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La IV commissione (Governo del territorio), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd), ha deciso di rinviare (probabilmente alla prossima settimana) il voto finale sulla delibera della Giunta riguardante l’individuazione dei “litorali urbani” ai sensi della legge regionale 45/89. Il rinvio si è reso necessario per la richiesta di ulteriori approfondimenti formulata da alcuni commissari, in particolare Roberto Desini di Sdl ed Antonello Peru, di Forza Italia.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, nella sua relazione, ha spiegato i criteri seguiti nella predisposizione della delibera: «Sono state individuate anche attraverso il recupero di cartografie storiche e documentali – ha detto fra l’altro – due tipologie principali, da una parte i Comuni i cui centri abitati si sono storicamente sviluppati a ridosso del mare, dall’altra quelli inseriti o contigui a grandi centri abitati con una popolazione di riferimento superiore a 50.000 abitanti residenti».

I dieci Comuni qualificati come litorali urbani della prima tipologia, in precise porzioni dei rispettivi territori, sono Alghero, Cagliari, Calasetta, Capoterra, Golfo Aranci, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portoscuso e Quartu Sant’Elena.

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Roberto Desini (Sdl), Giuseppe Fasolino e Antonello Peru (Forza Italia), Giuseppe Meloni e Salvatore Demontis (Pd).

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«Il 28 maggio scorso il premier Matteo Renzi in persona, con presidente della Regione, parlamentari sardi, assessori e consiglieri regionali, sindaci dei comuni della Gallura, nonché Autorità militari e religiose, hanno partecipato ad Olbia ad un’assemblea con la popolazione al fine di sancire l’avvio dei lavori che avrebbero condotto, in tempi relativamente brevi, alla realizzazione del nuovo ospedale sardo e alla conseguente auspicata apertura. In quella occasione venne siglato il tanto sospirato accordo tra la procedura concorsuale “Monte Tabor” proprietaria delle aree, la fondazione Luigi Maria Monti e la Qatar Foundation. Oggi c’è un silenzio assordante che mi preoccupa circa l’inizio dei lavori volti alla costruzione in Gallura del nuovo ospedale Mater Olbia». La denuncia arriva dal consigliere regionale gallurese Giuseppe Meloni.

«L’annunciata apertura del nuovo ospedale – aggiunge il consigliere regionale gallurese – ha inevitabilmente suscitato grosse aspettative nel territorio sardo e gallurese, sia in termini di ricadute occupazionali per il personale che dovrà essere assunto, sia per le imprese sarde che aspirano a giocare un ruolo da protagonista nella esecuzione dei lavori per la realizzazione del Mater Olbia. E, proprio a questo scopo, sono stati costituiti consorzi di imprese sarde che si candidano ad essere i punti di riferimento per l’esecuzione dei lavori. Al contrario arrivano preoccupanti notizie circa il possibile affidamento a gruppi di imprese provenienti dalla capitale e dalla penisola, anche molto discusse e già all’attenzione dell’Anac, che si candidano repotentemente alla esecuzione dei predetti lavori, con relativa esclusione dai lavori delle imprese sarde o consentendo un loro coinvolgimento marginale.»

«Chiedo alla Regione, che non ha fatto mancare il suo sostegno a questa impresa e che dovrà sostenerlo con 56 milioni l’anno di finanziamenti sanitari – sottolinea ancora Giuseppe Meloni -, di intervenire e chiarire che lavori di ristrutturazione di immobili, anche ospedalieri, sono assolutamente alla portata delle imprese sarde, senza che debbano arrivare per forza dalla penisola altre imprese, lasciando in loco solo briciole o manovalanza. E questo potrebbe concretamente accadere inizialmente con riferimento all’esecuzione dei lavori e, immediatamente dopo, per la gestione dei servizi direttamente o indirettamente collegati all’ospedale.»

«Il timore concreto – conclude Giuseppe Meloni – è che si possa aprire in questo modo una delle pagine più brutte di colonialismo che la Sardegna e la Gallura abbiano mai subito.»

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L’assessore regionale dei Trasporti, Massimo Deiana, è intervenuto ieri in audizione davanti alla quarta commissione (Governo del territorio-Trasporti), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd), su continuità territoriale e trasporto ferroviario.

«Non voglio fare polemiche – ha detto l’assessore dei Trasporti – ma sulla continuità territoriale sono state dette e scritte molte imprecisioni che non tengono conto di alcuni fattori che, negli anni, hanno completamente modificato lo scenario: le nuove normative dell’Unione europea, la comparsa sulla scena delle compagnie low cost ed il primo accordo Stato-Regione sulla c.d. vertenza entrate che assegna precise competenze alla stessa Regione.»

Nella sua relazione, Massimo Deiana ha ripercorso i passaggi principali della continuità territoriale ricordando, a proposito della cosiddetta continuità2 con gli scali minori, che «l’atteggiamento consolidato dell’Unione europea è di ritenerli inammissibili in presenza di un servizio già svolto nella stessa area perché nelle due commissioni che si occupano del tema, quella della competizione e quella mobilità, ha sempre prevalso la linea della prima; allo stato, quindi, non ritengo ci siano le condizioni ma ovviamente, in presenza di atti formali di segno diverso, non ho niente in contrario».

La vera novità rispetto al passato, ha proseguito l’assessore soffermandosi sull’ipotesi di una navetta di collegamento con Roma, «è che abbiamo formulato al Governo una proposta che tiene conto dei costi reali dell’insularità che, in termini di tempo e soldi, aumentano la distanza fra la Sardegna e la Penisola a quasi 500 Km e da qui nasce il riferimento ad una tariffa pari a quella di un pedaggio autostradale; nella proposta non viene indicato nessun aeroporto sardo come luogo di partenza ma è chiaro che è giusto posizionarsi dove la domanda è più elevata, tenendo conto anche che le risorse risparmiate (13.6 milioni) sarebbero reinvestite nel sistema aeroportuale avvicinando i costi per gli utenti a quelli della navetta». In vista della scadenza della cosiddetta continuità1 fissata per il 2017, Deiana ha comunicato lo studio di altre misure, come quella della selezione dei voli più appetibili in base agli orari. «I numeri ci dicono – ha spiegato – che i voli business con andata e ritorno nell’arco della giornata costano mediamente di più, mentre sono più convenienti quelli legati alla cosiddetta sunday rule (la regola della domenica) che comprendono anche un pezzo di vacanza; sulla proposta della navetta, auspicando che sia accolta, sceglieremo comunque insieme in un nuovo quadro equilibrato delle risorse disponibili».

Nel dibattito successivo sono intervenuti i consiglieri regionali Gianni Tatti (Area popolare Sardegna), Antonello Peru (Forza Italia), Franco Sabatini, Salvatore Demontis e Giuseppe Meloni del Pd.

Successivamente, l’assessore Deiana ha affrontato il problema del trasporto ferroviario, oggetto di una precedente audizione con le organizzazioni sindacali di categoria.

L’assessore ha iniziato il suo intervento respingendo le accuse di scarsa volontà di confronto con i sindacati e con la stessa Trenitalia a proposito del nuovo contratto di servizio. «Incontro sempre i sindacati-ha detto fra l’altro Deiana anche se mi appare singolare che, in una battaglia che è di tutta la Sardegna, abbiano assunto una posizione diversa». Quanto alla trattativa con Trenitalia, l’assessore dei Trasporti ha affermato che «non c’è nessuna incomunicabilità; la nostra posizione è che, con l’entrata in servizio dei treni veloci, il 30% delle percorrenze sarà coperto da vetture di proprietà della Regione, che si fa carico anche dell’ammortamento e della manutenzione dei mezzi utilizzando meno personale, tutto questo ha un valore che ci deve essere riconosciuto». «Mantengo forti riserve – ha concluso Deiana – sulla proposta di Trenitalia di un contratto di 9 anni; ritengo preferibile quella di stipulare un accordo per un anno, durante il quale ciascuno sia libero di fare le più accurate verifiche su ogni punto del contratto».

La commissione è stata riconvocata per martedì prossimo, in un orario ancora da concordare, per l’audizione dell’assessore dell’Ambiente Donatella Spano sulla riforma dell’Ente Foreste.

Giuseppe Meloni, consigliere regionale del Partito Democratico e sindaco del comune di Loiri Porto San Paolo, interviene sul tema dell’adeguamento del PUC al PPR per quei 7 comuni che riceveranno nei prossimi giorni la diffida da parte dell’assessorato regionale dell’Urbanistica ai sensi della legge regionale n. 8/2015.

«Intervengo in merito alla vicenda delle diffide che sette comuni della Sardegna riceveranno nei prossimi giorni, da parte dell’assessorato regionale dell’Urbanistica in merito alla mancata adozione definitiva dei loro PUC in adeguamento ai PPR, al fine di chiarire brevemente quanto segue», scrive Giuseppe Meloni.

«Se questa non fosse una materia seria, verrebbe da sorridere o comunque ironizzare nel constatare che vengono “sbattuti in prima pagina” come inadempienti proprio quei comuni virtuosi che, anziché restare immobili, hanno deciso di avviare con atti concreti le procedure volte all’adeguamento dei loro PUC al PPR.
In verità, quella che prevede l’invio della diffida ai comuni, è una procedura d’ufficio che si attiva in base alla nuova legge n. 8/2015, recentemente approvata in Consiglio regionale. Ed è prevista per i caso in cui trascorrano più di 12 mesi tra la prima e la seconda adozione dei PUC.»

«Anche nella qualità di componente della commissione urbanistica in seno al Consiglio regionale – aggiunge Giuseppe Meloni -, sono stato tra quei consiglieri che hanno voluto con convinzione questa procedura, con lo scopo di accelerare le pratiche “dormienti”. Tutto a vantaggio dei Comuni, i quali mediante osservazioni puntuali potranno dimostrare in taluni casi, per esempio, che la mancata adozione definitiva sia dovuta a cause a loro non imputabili e magari, come spesso accade, riconducibili alla negligenza di vari uffici regionali. Tutti i comuni, in particolare costieri, che non hanno a tutt’oggi i loro PUC adeguati al PPR, e che non hanno ricevuta la diffida, sono i veri comuni inadempienti (la maggior parte dei Comuni della Sardegna), ossia quelli che sono talmente indietro da non aver ancora adottato i PUC nemmeno in via preliminare.»

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Il Consiglio regionale ha approvato stamane il DL n. 215 “Modifiche urgenti alla legge regionale 4 febbraio 2015, n. 4 (Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna e modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 19 del 2006)”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il DL 215  “Modifiche urgenti alla legge regionale 4 febbraio 2015, n. 4 (Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna e modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 19 del 2006), e altre disposizioni in materia di acque meteoriche”.

Prima di procedere, il presidente ha comunicato che è stata costituita la commissione d’inchiesta sulla sanità. Ne fanno parte i capigruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, del Pd Pietro Cocco, dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, di Sardegna Vera Efisio Arbau, del Psd’Az Angelo Carta e di Sel Daniele Cocco, oltre ai consiglieri Roberto Desini (Centro democratico), Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) e Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia). La commissione sarà convocata a breve scadenza per l’insediamento.

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore di maggioranza del provvedimento, il consigliere Giuseppe Meloni, del Pd.

Meloni ha ricordato in apertura che la commissione ha condiviso le posizioni espresse dall’assessore in sede di audizione, sia per quanto riguarda la modifica della legge n. 4 che per gli obiettivi che la norma si propone, con particolare riferimento alla nomina di carattere fiduciario del soggetto incaricato del governo del nuovo ente assegnando la funzione in via transitoria, e per un brevissimo periodo, al presidente del comitato di indirizzo. Da valutare positivamente, a giudizio di Meloni, «anche alla soluzione transattiva individuata per pagare i corrispettivi dovuti dai Comuni alla Regione per il periodo compreso fra il 2005 ed il 2011, più volte oggetto di richiamo dall’Anci Sardegna». Per questi motivi, ha concluso il relatore di maggioranza, «è auspicabile la rapida approvazione del provvedimento da parte del Consiglio».

Per il relatore di minoranza Gianni Tatti, di Area popolare sarda, ha ricordato il voto contrario dell’opposizione, «per la grande confusione normativa di Giunta maggioranza ed Assessore sulle procedure di nomina del direttore, passaggio che la norma tratta in modo ambiguo, poco chiaro e non in grado di conseguire i risultati sperati». «Per quanto riguarda i costi dello smaltimento delle acque meteoriche – ha osservato Tatti – la disciplina proposta appare molto complicata e condizionata da una transazione che mette in dubbio la sua applicabilità; non è stato considerato, infine, il problema delle reti duali, emergenza da affrontare per l’abbattimento delle tariffe ed il miglioramento di efficienza del sistema».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha messo in evidenza alcune anomalie contenute nella legge, affermando che «ci si sta muovendo in modo schizofrenico intervenendo sulle norme di legge per la terza volta in un semestre, segnale evidente di una grande confusione che non fa onore all’azione legislativa della Giunta e in definitiva del Consiglio». Sull’attività di gestione assegnata in via transitoria al presidente del comitato di indirizzo, è l’opinione della Zedda, «è sbagliato avere pregiudizi ferma restando la distinzione fra le due funzioni; noi, comunque, abbiamo mostrato fin dall’inizio senso di responsabilità, soprattutto perché seguiamo con la massima attenzione le vicende dei dipendenti e delle amministrazioni locali». Ricordando le procedure di nomina del nuovo direttore, il vice capogruppo di Forza Italia ha auspicato «trasparenza e pubblicità che finora sono mancate».

Il consigliere Gianni Tatti, Area popolare sarda, ha ritenuto di dover approfondire nel merito alcuni problemi legati ai consorzi di bonifica ed alla loro attività, «perché si stano usando fondi della finanziaria per 19 milioni ma non c’è chiarezza sulla loro corretta destinazione, in altre parole si sta mettendo una pezza che non dà garanzie per il futuro perchè l’ipotesi di accordo con i Comuni sulle acque meteoriche copre fino al 2011 ma dopo non ci sono risorse». E’stato trascurato inoltre, a suo avviso, «il problema della depurazione sotto il profilo della situazione ambientale in presenza di eventi atmosferici negativi; in Sardegna c’è una situazione che non consente ai Comuni di garantire questo servizio e sarebbe utile l’intervento della Regione, è vero che occorrono risorse ingenti ma bisogna affrontare il problema una volta per tutte».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha osservato che per l’ennesima volta «si propongono al Consiglio norme senza una vera logica, frutto di una confusione sulle cose da fare». «Da parte nostra – ha proseguito – c’è preoccupazione per alcuni passaggi che potrebbero rivelarsi una trappola, non ci saranno soluzioni positive ma disordine amministrativo, a cominciare dallo9 sconfinamento fra attività di indirizzo e di gestione». Poi, ha continuato, «non si parla dei problemi e delle difficoltà economiche dell’Ente di governo delle acque della Sardegna, delle esposizioni nei confronti dei consorzi di bonifica e di altri Enti che mettono in pericolo gli stipendi dei lavoratori per differenze contrattuali non definite da lungo tempo, servono invece garanzie e certezze per il futuro».

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione “Governo del territorio” Antonio Solinas (Pd) che ha sottolineato l’esigenza di un intervento urgente sull’Ente di governo d’Ambito. «In attesa della scelta definitiva del nuovo direttore occorre scongiurare un vuoto amministrativo che porterebbe al blocco del pagamento degli stipendi – ha detto Solinas – con questa norma si dà la possibilità al presidente di svolgere per 45 giorni le funzioni del direttore generale per motivazioni urgenti e indifferibili».

Solinas si è poi soffermato sul contenuto dell’art. 3: «C’è da risolvere il problema delle acque piovane – ha detto il presidente della Quarta Commissione – la  Regione si fa carico del pagamento di 4 milioni di euro per coprire i debiti dei Comuni. Dal 2012 non avremo più questo problema».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda per la replica.

L’esponente della Giunta Pigliaru, accogliendo la richiesta del consigliere Alessandra Zedda, ha dato la sua disponibilità perché al bando per la selezione del nuovo direttore dell’Ente di governo d’Ambito sia data massima visibilità anche attraverso la pubblicazione nei due principali quotidiani nazionali.

Paolo Maninchedda ha poi difeso la ratio della norma in discussione: «Non c’è nessuna schizofrenia, quando una legge viene superata dalla realtà è buona regola intervenire per cambiarla. In assenza di un direttore generale le sue funzioni non possono essere svolte da altri funzionari. Per questo si è pensato a una norma transitoria che affidi i poteri al presidente per gli atti urgenti e indifferibili. La decisione è stata assunta dopo aver consultato l’avvocatura dello Stato».

Sull’art. 3, Maninchedda ha chiarito che lo spostamento di 42 milioni di euro dal Fondo di Garanzia è oggi possibile perché le banche non hanno più bisogno di quei soldi per garantire i 92 milioni di debiti di Abbanoa. «Le risorse adesso potranno essere utilizzate per altre cose, per esempio per risolvere l’annoso problema delle acque meteoriche. Torniamo in Consiglio perché riteniamo che per spostare 42 milioni di euro serva un pronunciamento dell’Assemblea».

Rispondendo a Oscar Cherchi (Forza Italia), Maninchedda ha assicurato che non c’è nessuna incertezza sui flussi finanziari. «Le risorse allocate ci sono tutte – ha chiarito l’assessore – la Regione si fa carico del debito dei comuni dal 2005 al 2011. Dal 2012 non esisterà più il problema perché quei costi sono caricati a tariffa». Maninchedda ha poi spiegato che il debito dei Comuni ammonta a circa 28 milioni di euro: «la  Giunta vuole favorire la transazione a copertura del debito di Abbanoa con Enas e di Enas con i Consorzi di bonifica. Siamo certi che il risultato sarà raggiunto, tutto il debito sarà saldato».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula con 33 a favore e 14 contrari.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 1 (Modifiche all’art 6 della legge regionale n.4 del 2015) sul quale ha chiesto la parola l’assessore Paolo Manichedda per proporre due emendamenti orali all’articolo 1. Il primo prevede che il bando per la nomina del nuovo direttore dell’Ente di governo d’ambito sia pubblicato nei due principali quotidiani nazionali oltre che sul sito della Regione Sardegna. Il secondo modifica la lettera b) dell’art 1 sostituendo la parola “comma” alla parola “legge”.

E’ quindi intervenuto il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi che ha annunciato il suo voto favorevole: «L’art 1 pone rimedio ad un errore – ha detto Oppi – si sana una situazione per consentire all’Ato non avere funzioni vacanti. Non ci sono alternative in attesa della selezione di un nuovo direttore generale».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione l’articolo 1 che è stato approvato. Disco verde anche er gli articoli 2 (Modifiche all’art 13 della legge regionale n.4 del 2015), 3 (Disposizioni in materia di acque meteoriche) e 3bis (entrata in vigore).

Si è quindi passati alla votazione del testo finale della legge. Per dichiarazioni di voto,ha preso la parola il consigliere di Area Popolare Sarda, Gianni Tatti, che ha annunciato il suo voto contrario: «Le parole dell’assessore non fanno che confermare le nostre perplessità. Dal 2012 il costo per lo smaltimento delle acque meteoriche sarà caricato in tariffa e pagato dagli utenti. Per alleviare i costi di questi servizi avrei preferito interventi per la realizzazione di reti duali».

Alessandra Zedda ha invece annunciato il  voto contrario del Gruppo Forza Italia. «Voteremo contro per il metodo con il quale è stato presentato il disegno di legge. Ci sono poi perplessità sui costi, ci auguriamo che l’articolo 1 non crei difficoltà sugli atti posti in essere dal presidente. Assessore lei sarà vigile? Saranno solo 45 giorni o si procederà ad altre proroghe?».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione la legge che ha ottenuto il via libera dall’Aula con  34 voti a favore e 14 contrari.

Traghetti Arbatax e La Maddalena copiaPalazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha ritrovato l’unità sulla vicenda Saremar, con l’approvazione praticamente all’unanimità (49 sì, un solo astenuto) di un ordine del giorno che, recependo i contenuti della mozione 113 presentata da 13 consiglieri, primo firmatario Luca Pizzuto di Sinistra Ecologia Libertà, che impegna la Giunta, tra l’altro, a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti finalizzati ad evitare la privatizzazione totale del servizio e della gestione del trasporto marittimo infraregionale e/o mantenere pubblica la proprietà.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno, in base alle decisioni della conferenza dei capigruppo, con la discussione della mozione n. 113 (Pizzuto e più) “Sulle problematiche relative alla privatizzazione della Saremar”. Il presidente ha quindi dato la parola al primo firmatario della mozione, il consigliere di Sel Luca Pizzuto.

Illustrando il contenuto del documento, Pizzuto ha ricordato che, rispetto al momento in cui la mozione è stata presentata, sono accaduti fatti nuovi che renderanno necessaria la trasformazione in ordine del giorno, per definire meglio il dispositivo. L’esponente di Sel ha poi ripercorso le tappe principali della vicenda della Saremar, società della Regione che assicura il diritto alla mobilità di oltre 17.000 persone fra Carloforte e La Maddalena, con circa 270 addetti complessivi, ora purtroppo vicina al fallimento e limitata nella sua azione da una normativa che, a legge invariata, rende ineluttabile la privatizzazione. Si tratta però di una scelta, ha osservato Pizzuto, «che in altri contesti non ha prodotto risultati, bloccando i servizi o determinando situazioni devastanti per lavoratori ed utenti al punto da spingere molte comunità a chiedere il ritorno a forma pubblica». Ad avviso del consigliere di Sel, giunti a questo punto, «occorre lavorare attorno ad un progetto di gestione pubblica o mista ma a maggioranza pubblica che, attraverso la modifica della normativa vigente, comprenda anche l’inserimento di clausole sociali, a tutela del servizio e soprattutto dei lavoratori. Su questo dobbiamo impegnare i parlamentari sardi nazionali ed europei».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha ricordato la sua intensa attività consiliare sulla materia, ricordando che «la situazione è andata avanti per troppo tempo e bisognava intervenire prima; la crisi del trasporto pubblico ha aggravato l’isolamento delle isole minori della Sardegna ma non credo che tutto sia perduto, fermo restando che il primo obiettivo sia quello di tutelare i lavoratori tenendo conto delle espressioni delle comunità locali interessate». Tocco ha infine auspicato che il Consiglio arrivi ad un documento unitario «in grado di raggiungere risultati concreti».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sottolineato che quella della Saremar «è una vicenda complicata, perché da un lato si condivide la mozione ma dall’altro occorre esaminare con rigore le soluzioni possibili, bisogna in primo luogo ridare pari dignità alle popolazioni che stanno vivendo in modo ancora più grave la situazione dei Sardi rispetto alla penisola; in quei luoghi c’è un disagio fortissimo per chi deve addirittura programmare con largo anticipo il rientro o per chi fa il pendolare per questioni di lavoro, problemi gravissimi che per i residenti di Carloforte e La Maddalena sono la normalità ma non può continuare ad essere così». «Per queste sacrosante ragioni – ha concluso – dobbiamo impegnarci tutti per portare a casa un risultato ed un servizio efficiente per le popolazioni».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), dopo aver chiesto ai presentatori della mozione di aggiungere la sua firma, ha affermato che «è importante che il Consiglio torni a parlare di questo argomento perché il problema va affrontato applicando gli stessi principi che noi chiediamo allo Stato di applicare nei nostri confronti; la continuità territoriale, cioè, non può conoscere limitazioni e se in linea generale la privatizzazione può fare bene ai sistemi economici è vero che alcuni servizi, ed il collegamento Sardegna – isole minori è fra questi, non possono essere privatizzati perché troppo condizionati dalla stagionalità». Gli obiettivi del Consiglio regionale, secondo Cossa, sono quindi molto chiari: «Garantire il diritto alla mobilità, tutelare i lavoratori, assicurare una gestione efficiente del servizio ed individuare una tariffa unica che, secondo dati costanti del traffico, potrebbe essere assicurata con un contributo della Regione di circa 2 milioni di euro».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che, in premessa, si è detto convinto che la gestione del sistema di trasporto marittimo debba rimanere in mano pubblica.

Locci, pur riconoscendo le difficoltà di una situazione ormai sfuggita di mano, ha chiesto chiarimenti alla Giunta sul futuro della Compagnia Saremar: «Cosa intende fare la Regione – ha chiesto l’esponente azzurro – qual è il pensiero dell’amministrazione sulle attività di controllo ed eventualmente sulla gestione della nuova compagnia di navigazione che prenderà il posto di Saremar? Intende la Regione detenere quote nella società che gestirà il cabotaggio?».

Locci ha poi concluso il suo intervento auspicando un’azione decisa della Giunta per la tutela dei lavoratori Saremar e l’affermazione del diritto alla mobilità dei cittadini.

Per Giuseppe Meloni (Pd) occorre prendere atto «della condizione in cui versano i cittadini delle Isole minori che hanno bisogni diversi dagli altri sardi. Per loro il diritto alla mobilità è un diritto primario».

Meloni ha poi rimarcato l’esigenza di risolvere in breve tempo la situazione attuale: «Non serve oggi discutere sulle responsabilità del passato, la Regione ha il dovere di mettere in campo tutte le azioni per scongiurare la privatizzazione del servizio di collegamento con le isole minori, la funzione sociale del trasporto marittimo va salvaguardata».

L’esponente della maggioranza ha quindi condiviso l’auspicio manifestato dal primo firmatario della mozione Luca Pizzuto sulla necessità di attivare un tavolo con parlamentari e europarlamentari per ottenere una allentamento del vincolo della privatizzazione per i servizi marittimi. «Nel nuovo contratto di servizio dovrà essere inserita una clausola sociale per assicurare il trasferimento del personale della Saremar al nuovo soggetto che erogherà il servizio di collegamento con le Isole minori».

Christian Solinas (Psd’Az) ha ringraziato i presentatori della mozione per aver fatto emergere il problema dei collegamenti marittimi in tutta la sua complessità.

«Da un lato c’è l’interesse alla tutela del diritto alla mobilità, dall’altro il problema gigantesco della tutela dei posti di lavoro – ha detto Solinas – la privatizzazione prescinde dalla sperimentazione che la Regione ha fatto in passato. In altre regioni si è privatizzato senza sperimentare flotte pubbliche».

Solinas ha poi rimarcato la necessità di un’azione politica forte: «In passato abbiamo contestato il sistema europeo indicando una diversa strategia. La puntuale applicazione delle regole è il talento della tecnica – ha concluso Solinas – la politica deve invece avere il coraggio di cambiare norme inadeguate. La gestione del trasporto marittimo può essere fatta come quello su gommato o ferro».

Il presidente della Commissione Trasporti Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che dal 31 dicembre 2015 Saremar non esisterà più. «L’obiettivo che dobbiamo raggiungere è quello di garantire il diritto alla mobilità ai residenti di Carloforte e  La Maddalena e ai turisti che  vogliono raggiungere le due isole – ha affermato Solinas – è nostro dovere scrivere regole certe per il futuro che vengano rispettate e possano essere verificate in qualsiasi momento. All’interno di queste regole deve essere messa al primo posto la salvaguardia dei 180 posti di lavoro della Saremar».

Il presidente della Quarta Commissione del Consiglio regionale ha poi fatto un breve excursus sulla vicenda della compagnia marittima: «I problemi vanno avanti da qualche anno. Dal 2012  Saremar è costata 50 milioni di euro ai cittadini sardi, oggi c’è l’esigenza di salvaguardare il contributo annuale dello Stato per garantire il trasporto verso le isole minori».

Solinas, infine, si è detto convinto della necessità di individuare un nuovo modello di gestione per le compagnie marittime: «La normativa europea non vede di buon occhio la gestione pubblica, una forma mista può essere la soluzione migliore».

Ha preso poi la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui «i trasporti sono il problema dei sardi. In particolare, dobbiamo salvaguardare i posti di lavoro dei lavoratori che garantiscono i collegamenti con le isole minori. E dall’altra dobbiamo anche garantire il servizio di trasporto ai turisti».

Per il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, «il diritto alla mobilità insieme al diritto al lavoro è diritto inalienabile. Questo problema gigantesco è stato causato dai debiti accumulati e dai trasferimenti di fondi da un conto a un altro. Con l’ordine del giorno daremo un ottimo servizio alle comunità interessate e alla Sardegna».

L’assessore Deiana ha salutato «con particolare soddisfazione questo momento di confronto, indirizzato a individuare soluzioni e non a far valere le proprie posizioni». Poi ha detto: «Vorrei intanto precisare che si parla di privatizzazione ma in realtà si dovrebbe parlare di cessione di un pacchetto di controllo della società. Il servizio di trasporto in realtà è pubblico e dunque non può essere privatizzabile, perche è sostenuto con risorse pubbliche. Dunque, il tema della nostra discussione dovrebbe essere questo: quale capitolato dovrebbe darsi la Sardegna per il collegamento con le isole minori? Noi stiamo lavorando molto su questo tema, chiedendo alle comunità locali di raccogliere le esigenze di quei cittadini in modo da tenerne conto nel nostro lavoro. E quelle comunità saranno poi rappresentate nel comitato di monitoraggio. Noi affideremo il servizio, per impedire che il servizio sia negato. E qualunque armatore comunitario, pubblico o privato, potrà partecipare alla gara».

Molto soddisfatto della discussione e della risposta dell’assessore: così si è dichiarato il capogruppo di Sel, on. Pizzuto. «I profitti vengono dopo il benessere e i bisogni delle persone. Chi vive nelle isole minori ha pari dignità rispetto a un qualunque cittadino italiano. Noi oggi stiamo prendendo un impegno solenne di fronte alle comunità e stiamo mettendo quelle comunità al centro delle nostre azioni politiche».

L’on. Pietro Cocco (Pd) ha chiesto una breve sospensione per concordare con i gruppi un ordine del giorno riassuntivo del dibattito.

Alla ripresa dei lavori il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo, primo firmatario l’onorevole Pizzuto (Sel), che impegna la Giunta, tra l’altro a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti finalizzati ad evitare la privatizzazione totale del servizio e della gestione del trasporto marittimo infraregionale e/o mantenere pubblica la proprietà; a comunicare ufficialmente tutti gli atti della Giunta regionale, relativi al tema, al governo e alla commissione europea; ad aprire un tavolo di confronto col governo nazionale insieme a tutti i parlamentari e europarlamentari sardi; ad avviare le procedure pubbliche per la ricerca del partner privato; a programmare e rendere operativa una soluzione di tutela di tutti i posti di lavoro attualmente attivi; a istituire un apposito organismo di controllo in cui siano presenti anche i rappresentanti delle comunità locali interessate.

L’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, ha espresso parere positivo della Giunta e immediatamente dopo il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha chiesto di procedere con voto elettronico palese.

Aperta la votazione sull’ordine del giorno, il presidente del Consiglio ne ha proclamato l’approvazione con 49 voti a favore e un astenuto.

Il presidente Ganau, conclusa la discussione della mozione Saremar e la votazione del relativo ordine del giorno unitario, ha proseguito con la discussione e la votazione dei tre articoli, il 9 (macellazione), il 18 (definizione di fattoria sociale), 32 (direttive di attuazione) e dei relativi  emendamenti, rimasti in sospeso nel corso dei lavori della mattinata, del testo unico in materia di agriturismo, ittiturismo e pesca turismo.

Il relatore della maggioranza, Luigi Lotto (Pd), ha espresso parere favorevole della commissione per gli emendamenti all’articolo 9, n. 62, n. 22=31, e n. 61 ed ha invitato al ritiro i presentatori degli emendamenti n. 11, n. 15 e n. 42.

La Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione e il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 11.

La consigliere del Pd, Daniela Forma, ha ricordato l’importanza delle disposizioni contenute nell’articolo 9 che trattano la possibilità di macellare i capi animali all’interno delle aziende agrituristiche. L’esponente della maggioranza ha espresso preoccupazione per la formulazione della norma “perché non esistono ai sensi del regolamento 853/2004 requisiti minimi e massimi, i requisiti per la macellazione o si hanno oppure non si hanno”. «Non si può ritornare – ha dichiarato l’onorevole Forma – alle disposizioni precedenti il 2004 contenute del cossi detto “pacchetto igiene”».

«Dobbiamo essere coraggiosi – ha concluso l’esponente del Pd – e prevedere l’autorizzazione a macellare in azienda esulando dal regolamento 853 del 2004 e gli emendamenti presentati vanno nel verso di consentire a tutti gli agriturismo di macellare i propri capi in azienda».

Il presidente della Quinta commissione, Luigi Lotto (Pd) ha ricordato di aver sospeso la discussione dei tre articoli nella seduta antimeridiana per ricercare una soluzione condivisa. «Soluzione che abbiamo trovato – ha annunciato Lotto – tanto che le forze politiche di minoranza hanno chiesto la sottoscrizione di tutti gli emendamenti rimasti in votazione agli articoli 9, 18 e 32».

La consigliera Daniele Forma (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 15 e il presidente del consiglio ha posto in votazione l’emendamento n. 62 (Forma e più) che sostituisce totalmente l’emendamento n. 14 e che stabilisce che la macellazioni di avi-cunicoli eccedenti le 50 Ube/anno (unità bovine equivalenti) e di bovini, equini, suini, ovini e caprini è consentita esclusivamente negli impianti che abbiano ottenuto il riconoscimento comunitario di cui al regolamento CE 29 aprile 2004, n. 853.

Approvato l’emendamento n. 62 il capogruppo Aps, Gianluigi Rubiu ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 42.

Posto in votazione è stato approvato l’emendamento n. 22 (Lotto e più), identico al n. 31 (Cossa e più) che nel comma 3 dell’articolo 9 sostituisce “le parole 24 Ube/anno con le parole 30 Ube/anno”.

Il Consiglio approvato il testo dell’articolo 9 ha approvato con successiva votazione l’emendamento 61 (Forma e più) che sostituisce integralmente l’emendamento 58 e introduce il comma 4 bis che consente la macellazione in azienda, di animali di specie suina, ovina e caprina, con limite massimo di 3 Ube/anno, secondo le modalità previste per la macellazione per il consumo privato delle carni.

Annunciata la discussione e la votazione dell’articolo 18 e degli emendamenti presentati il presidente Ganau ha invitato la segretaria d’Aula a dare lettura dell’emendamento orale che specifica e definisce ulteriormente la cosiddetta “fattoria sociale” ed ha quindi posto in votazione l’articolo 18, così come modificato dall’emendamento orale, ed è stato approvato.

Di seguito si è proceduto con l’articolo 32 ed il relatore della maggioranza, Luigi Lotto (Pd), ha espresso parere favorevole agli emendamenti nn. 60, 27, 36 e 49, a cui è seguito il parere conforme a quello della commissione, da parte della Giunta.

Posto in votazione, l’assemblea ha approvato l’emendamento n. 60 (Forma e più) che sostituisce integralmente l’emendamento n. 17 e modifica il punto c) comma 1) dell’articolo 32, specificando le norme di riferimento per i requisiti di idoneità dei locali e le modalità di svolgimento delle attività di macellazione.

Il presidente Ganau ha proceduto con la votazione dell’articolo 32 che è stato approvato e con l’emendamento aggiuntivo n. 27 (Lotto e più), uguale al 49 (Rubiu e più) e al 36 (Cossa e più), e che introduce al comma 1) la lettera “a bis” che così recita “le modalità di accertamento della tracciabilità dei prodotti di cui agli articoli 4 e 13”.

Approvato l’emendamento n. 27 si è quindi proceduto con la votazione finale del testo di legge che è stato approvato a maggioranza con 28 voti favorevoli.

Successivamente il Consiglio ha avviato la discussione generale del Dl n. 205 (“Sostituzione della tabella E allegata alla legge regionale 9 marzo 2015 n. 5 – legge finanziaria 2015”)

Il presidente della commissione bilancio Franco Sabatini, relatore di maggioranza del provvedimento, ha  ringraziato l’opposizione per corsia preferenziale assegnata all’Aula per l’esame della legge.

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, pur confermando la scelta della minoranza di non ostacolare né rallentare le procedure di spesa, ha evidenziato «le gravi disfunzioni del sistema informatico che consente ai consiglieri regionali di accedere ai dati di bilancio; ad oggi è impossibile conoscere lo stato di attuazione della spesa e delle entrate, capiamo che le procedure di armonizzazione dei bilanci siano impegnative ma su questa inefficienza occorre intervenire al più presto». Nel merito la Zedda ha osservato che «è vero che la variazione di bilancio si rende necessaria per attivare il mutuo e l’investimento di 400 milioni in opere pubbliche, però la necessità è causata dagli errori commessi in sede di finanziaria e ancora adesso si procede in parte al buio, nel senso che si coprono le spese di co-finanziamento con fondi che ancora non ci sono, mentre sull’edilizia scolastica assistiamo ad una sorta di spacchettamento in tre capitoli di bilancio senza che si conoscano i progetti ed il destino del programma Iscola». Forse dovremo tornare su queste cose fra qualche mese, ha notato la consigliera, «fermo restano che abbiamo il diritto di conoscere il piano dettagliato delle opere pubbliche».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto chiarezza sulla prosecuzione della seduta, osservando che «il  provvedimento sugli ammortizzatori sociali avrebbe dovuto avere la precedenza su quello in esame, che del resto ci è pervenuto da appena qualche minuto». «Poi, per quanto riguarda la nostra mozione sull’inceneritore di Tossilo – ha protestato Pittalis – abbiamo notizia che il centro sinistra non la voglia discutere non si sa bene per volontà di chi, Giunta o maggioranza; noi chiediamo rispetto per tema posto dall’opposizione e non accettiamo che si dica domani e poi qualcuno non si presenta perché, in quel caso, assumeremo iniziative clamorose, vogliamo sapere se e quando verrà discusso questo argomento».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, sempre sull’ordine dei lavori, ha ricordato che «in conferenza di capigruppo è stata raggiunta una intesa su una serie di cose, forse informalmente: la discussione della legge sull’agriturismo, poi la mozione sulla Saremar e dopo ancora il rinvio alla prossima seduta del Consiglio della mozione su Tossilo». «Tuttavia – ha precisato, – non vogliamo certamente eludere il tema nè mettere in discussione le prerogative della minoranza; come centro sinistra non abbiamo problemi ad ammettere che ci sono posizioni differenti ma non per questo ci sottraiamo al confronto in Consiglio».

Il presidente Ganau ha ribadito che l’Assemblea sta seguendo l’ordine del giorno concordato e, per quanto riguarda la mozione su Tossilo, ha ricordato che si era deciso di non discuterla oggi ma la prossima settimana, annunciando che dopo la conferenza dei capigruppo sarà comunicata la data.

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi, intervenendo ancora sull’ordine dei lavori, ha avvertito che «si corre il rischio che, nel frattempo, presso gli uffici di Nuoro che rilasciano l’autorizzazione integrata ambientale, si adottino provvedimenti che renderebbero vana qualunque discussione; quindi dobbiamo fare presto».

Successivamente, riprendendo l’esame del Dl n. 205, il presidente ha dato la parola all’assessore della Programmazione Raffaele Paci.

Nel suo intervento, l’assessore ha in prima battuta ringraziato il presidente dell’Assemblea, il Consiglio ed in particolare la minoranza per aver portato l’argomento all’attenzione dell’Aula con grande celerità. «Abbiamo agito in via prudenziale – ha sottolineato – perché in presenza di alcune interpretazioni controverse della Cassa Depositi e Prestiti, ci è sembrato opportuno intervenire con una variazione di bilancio per non fermarci dopo a ridosso della stipula del contratto di mutuo». Quanto alle osservazioni della consigliera Zedda, l’assessore Paci ha detto che al direttore generale dell’assessorato non risultano disservizi «che probabilmente si stanno verificando sugli accessi dei consiglieri che hanno credenziali diverse; siamo in una fase di transizione per il passaggio al bilancio armonizzato e proprio oggi in Giunta lo abbiamo approvato nella sua nuova veste come previsto dalla finanziaria per poterlo poi trasmettere al più presto al Consiglio». «Per quanto riguarda il piano delle infrastrutture da 417 milioni di euro – ha concluso Paci – a breve sarà esaminato dalla in Giunta e poi inoltrato alla commissione per il parere mentre per il mutuo da 700 milioni, conclusa la fase della manifestazioni di interesse degli istituti di credito interessati, valuteremo le proposte entro la fine dei questo mese per essere pronti a firmare il contratto a giugno».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ricordato di aver posto alcuni interrogativi in commissione che sono rimasti senza risposta, «soprattutto su scuola e trasporti che fanno quasi da cassa e sono oggetto di continue modifiche; serve più chiarezza». «Ricordo anche – ha affermato – che il Consiglio, con un ordine del giorno unitario, aveva previsto il passaggio del programma in Aula ma la maggioranza pare abbia risolto tutto con un confronto bilaterale con l’assessore; al Consiglio, però, va trasmesso comunque. Dedoni, infine, ha manifestato forti dubbi sull’utilizzo di fondi per l’acquisto di mezzi Arst e sull’edilizia scolastica; chiediamo la presenza dell’assessore perché abbiamo già assistito all’impiego di risorse per realizzare un’aula in più in una scuola precedentemente chiusa per effetto della razionalizzazione del sistema scolastico, perciò siamo disponibili a discutere ma non a votare a favore».

Il presidente della commissione bilancio Franco Sabatini, ha tenuto a precisare che «oggi stiamo solo approvando alcune modifiche alla finanziaria a seguito di condizioni differenti emerse in un secondo momento; quanto approvato in finanziaria prevede che la quota resti alle infrastrutture per interventi su viabilità, porti, sistemi irrigui, idrico, difesa del suolo e assetto idro-geologico e che la Giunta, dopo il parere della commissione individui le priorità, quindi il programma arriverà certamente in commissione».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, «con sincerità», ha ribadito che «pur comprendendo le difficoltà è grave che manchino dal sistema tutti i dati del 2015, dato che può essere confermato dagli uffici». Quanto alle precisazioni del consigliere Sabatini, secondo il vice capo gruppo di Forza Italia «è vero che non stiamo approvando progetti ma stiamo spostando risorse, che mancano i dati contabili sul leasing  e che stiamo coprendo i fondi regionali del co-finanziamento delle risorse comunitarie con un mutuo, per queste ragioni voteremo contro».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazioni gli articoli 1 e 2 del Dl n.205, che sono stati approvati, mentre successivamente il Consiglio ha approvato il complesso del provvedimento, con 28 voti favorevoli e 18 contrari.

L’Aula è quindi passata all’esame del disegno di legge n. 209 presentato dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore al Lavoro, Virginia Mura, che consente di autorizzare l’anticipazione di circa 50 milioni di euro per l’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga per l’annualità 2014.

Il provvedimento introduce una modifica all’articolo 2 della legge regionale n.17 del 2013 che consente di autorizzare l’anticipazione di circa 50 milioni di euro per l’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga per l’annualità 2014.

Il presidente della Commissione Lavoro del Consiglio regionale, Gavino Manca, ha illustrato all’Aula il contenuto del provvedimento. «Si tratta di soldi anticipati dalla Regione per far fronte ai ritardi dell’INPS nel pagamento delle indennità ai lavoratori in mobilità – ha detto Manca – questi denari, restituiti dall’Istituto Nazionale di Previdenza alla Regione dopo il trasferimento delle risorse statali, saranno adesso utilizzati per pagare gli ammortizzatori dell’annualità 2014».

Attualmente sono circa 17.000 i lavoratori sardi che attendono da mesi il pagamento delle somme dovute.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli articoli e il testo della legge che sono stati approvati all’unanimità. (47 voti favorevoli su 47 votanti). La legge entrerà in vigore nel giorno della pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione.

Subito dopo il  voto la seduta è stata sospesa e convocata la Conferenza dei capigruppo per decidere sulla programmazione dei lavori.

Al termine della riunione, il presidente Ganau ha comunicato che il Consiglio regionale si riunirà mercoledì prossimo, 13 maggio, alle ore 15.00 per l’esame della mozione sull’inceneritore di Tossilo presentata dal centrodestra.

 

«Durante la nostra campagna elettorale, Flexicurity e riforma dei Csl sono stati punti essenziali. Oggi la Giunta regionale, così come il governo nazionale, sta testando una delle cose più difficili, soprattutto per un esecutivo di centrosinistra: fare la transizione da un mondo vecchio a un mondo nuovo, affrontando le incertezze di un meccanismo che va costruito e rodato.»
Con queste parole il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha aperto il suo intervento ieri mattina nella sala del Lazzaretto di Cagliari, per il primo dei dieci incontri previsti nell’Isola per presentare gli interventi realizzati dalla Regione attraverso il Por-Fse 2007-2013. Al dibattito, incentrato sulla Flexicurity e le politiche attive per il lavoro e coordinato dal giornalista Giuseppe Meloni, ha partecipato l’assessore del Lavoro Virginia Mura e, per gli approfondimenti tecnici, sono intervenuti il direttore generale dell’Assessorato del Lavoro, Eugenio Annichiarico, e il direttore dell’Agenzia regionale per il lavoro, Massimo Temussi.
Dopo il saluto del sindaco di Cagliari Massimo Zedda e del commissario della Provincia di Cagliari Franco Sardi, il presidente Pigliaru ha illustrato le azioni della Giunta sul tema del lavoro, inquadrandole nella complessità del contesto.
«Stiamo vivendo una trasformazione, che non può avvenire senza perdere pezzi del passato. In Sardegna, con la crisi della grande industria, lo sappiamo bene: bisogna chiudere un’esperienza e aprirne un’altra. E non la apre il settore pubblico ma gli imprenditori, con i loro tempi e le loro modalità. Flessibilità quindi ma, da parte nostra, con sicurezza, occupandoci di chi è più in difficoltà. I CSL devono essere in grado di prendere in carico un disoccupato: conoscere il suo percorso, le sue caratteristiche individuali, disegnare un percorso insieme. C’è ancora molto da fare, ma siamo sulla strada giusta e procediamo al ritmo delle migliori regioni d’Italia.»
L’assessore Mura ha spiegato che la Regione ha voluto invertire la rotta e segnare il passaggio dalle politiche passive alle politiche attive del lavoro, «dando una speranza e offrendo una concreta opportunità di reinserimento nel mercato del lavoro ai tanti lavoratori che, nel corso del 2014, sono fuoriusciti dal bacino della mobilità in deroga. Per la prima volta nella nostra regione, il lavoratore potrà essere preso in carico dai Centri servizi per il lavoro e beneficiare di un sostegno al reddito, condizionato alla prestazione di un tirocinio, o di un’attività formativa in azienda. Una parte del Programma infatti sarà dedicata all’adeguamento delle competenze, perché una formazione efficace e tempestiva è cruciale per dare risposte al fabbisogno delle imprese. Naturalmente dobbiamo abbinare a questo una migliore risposta nei territori: non è pensabile che l’operatore di un Csl debba seguire 254 utenti, mentre nel Nord Europa la media è di 30 disoccupati ad operatore«.
«Il ruolo dei Centri servizi per il lavoro – ha aggiunto l’assessore del Lavoro – è fondamentale in questa fase del Programma, per consentire una corretta profilazione dei destinatari e facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro. Vista la loro centralità, si è reso indispensabile intervenire per dare un governo unitario ai centri dislocati in tutta la Sardegna e portarli sotto la regia dell’Assessorato del Lavoro e dell’Agenzia, per la parte gestionale e operativa. Oggi in Giunta verrà approvato il disegno di legge per la riforma del sistema.»«
«La Flexicurity rappresenta una vera e propria scommessa per la Regione, la cui riuscita – ha sottolineato ancora l’assessore Mura – è fortemente legata alla risposta che si avrà dal mondo imprenditoriale. In questo senso abbiamo ricevuto già qualche segnale positivo da alcune aziende del territorio, come il gruppo Nonna Isa, che hanno espresso un certo interesse verso la misura, rendendosi disponibili a chiamare per il periodo di tirocinio, e poi assumere, un certo numero di lavoratori. Vorremmo che questa testimonianza positiva possa fare da traino anche per altre realtà imprenditoriali. Ci tengo a precisare che si tratta di una prima misura, e che l’attenzione da parte della Regione verso il dramma della disoccupazione, è alta. Per questa ragione sono in fase di attuazione altre azioni, che si rivolgono alle diverse fasce di lavoratori disoccupati, tra cui anche quelli del comparto edile.»
Quello di sieri è stato il primo degli eventi territoriali in programma in tutta l’isola, che attraverso il Social bus che toccherà ben 54 Comuni, presenteranno a tutti i cittadini sardi gli interventi del Fondo sociale europeo.
La Flexicurity partirà ufficialmente il 4 maggio con la pubblicazione del primo avviso. Dal 10 maggio 2015 sarà possibile presentare le domande per i tirocini, dal 1° giugno quelle per i bonus. Assessorato e Agenzia del lavoro accompagneranno i Csl, coinvolgendo anche le Associazioni datoriali e i consulenti del lavoro. Le risorse ammontano a 23 milioni 700mila euro: 7 milioni provengono dal Por-Fse 2007-2013, altrettanti dall’Agenzia per il lavoro e poco meno di 10 milioni dal Por-Fse 2014-2020. Di questi fondi, 15 milioni serviranno per finanziare i tirocini formativi di reinserimento.

Domani, mercoledì 29 aprile, presso la sala convegni del Lazzaretto di Sant’Elia, verrà presentato il Programma Flexicurity/Sardegna 2015.
L’iniziativa avrà inizio alle ore 10.00, con una prima tappa al Centro servizi per il lavoro di Sant’Elia, per l’inaugurazione della struttura, alla presenza del presidente della Regione, Francesco Pigliaru, dell’assessore del Lavoro, Virginia Mura, del sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, e del commissario della provincia di Cagliari, Franco Sardi.
A seguire, a partire dalle ore 10:30, nell’adiacente struttura del Lazzaretto, si svolgerà la presentazione del Programma, con i saluti istituzionali e l’illustrazione delle linee guida del primo avviso “Tirocini e bonus occupazionali”, da parte del Direttore generale dell’Assessorato, Eugenio Annicchiarico, e del Direttore generale dell’Agenzia regionale del Lavoro, Massimo Temussi.
Al termine degli interventi è prevista una sessione di dibattito, con il contributo del pubblico, degli imprenditori presenti, dei lavoratori, e dei rappresentanti delle associazioni di categoria, e sindacali. L’incontro sarà moderato da Giuseppe Meloni, giornalista de L’Unione Sarda.
Con la Flexicurity l’assessorato regionale del Lavoro interviene, attraverso il Fondo sociale europeo, per favorire il reinserimento lavorativo di soggetti deboli, in particolare dei lavoratori espulsi dal bacino della mobilità in deroga. L’intervento punta a garantire un adeguato livello di sicurezza sociale, con la presa in carico dei lavoratori, e con un sostegno al reddito, condizionato alla prestazione di un tirocinio in azienda, finalizzato all’assunzione, che potrà essere preceduta da un adeguamento delle competenze del lavoratore.
Il primo avviso “Tirocini con voucher e bonus occupazionali del programma Flexicurity – 2015”, di prossima uscita, offre diverse opportunità per lavoratori e imprese, attraverso l’erogazione di un voucher per il periodo di tirocinio, e un bonus, nel caso in cui l’azienda intenda assumere il tirocinante.
Per l’occasione sarà inoltre presentato il Social bus, l’ufficio itinerante del Fondo sociale europeo, che partirà da Cagliari per un tour in tutta la Sardegna.

Miniera di MontevecchioIMG_9024

La valorizzazione e la gestione del compendio minerario di Montevecchio (Guspini-Arbus) e dei siti ex minerarigià ricompresi nel Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna è il tema dellinterpellanza presentata dal consigliere regionale del Partito Democratico Rossella Pinna, prima firmataria, e da Pietro Cocco, Alessandro Collu, Luca Pizzuto (SEL), Roberto Deriu, Daniela Forma, Piero Comandini, Giuseppe Meloni e Mario Tendas.

«Il compendio minerario di Montevecchio (Guspini-Arbus) riconosciuto come uno dei più importanti dEuropa, con i suoi oltre 150 anni di storia estrattiva – spiega Rossella Pinna -, rappresenta una delle più significative testimonianze di storia e cultura dellindustria mineraria, conservando, ancora oggi, edifici di grande pregio architettonico, destinati nel passato alle attività produttive e al vasto sistema locale residenziale e sociale.

A seguito della sua chiusura, nel 1991, venne sottoscritta unintesa di programma per avviare un processo di riconversione della miniera, mai decollata.

I comuni di Guspini e di Arbus, molto hanno fatto e speso, in termini di investimenti, sia con fondi europei, del ministero dei Beni culturali e dellIndustria, sia con fondi regionali e di bilancio comunale, per  salvaguardare i fabbricati dall’azione impietosa del tempo e conservare la memoria storica di una terra e della sua gente laboriosa.

Gli impegni e gli sforzi convergenti delle Amministrazioni locali sono stati ampiamente ricompensati dalla straordinaria risposta turistica, con record di ingressi (+ 65%) nel mese di luglio del 2014, rispetto al precedente anno, e con oltre 900 nel solo sito di Guspini, in occasione delle recenti festività pasquali.

Questo eccellente dato in netta controtendenza rispetto ad altri comparti turistici non può passare inosservato, soprattutto in un momento di grave crisi, come quello attuale.»

«La valorizzazione dei compendi ex minerari”, come hanno dimostrato altri Stati della UE che hanno riconvertito i siti minerari con evidenti e positive ricadute per le popolazioni dei vecchi bacini minerari (la Ruhr in Germania, il Nord Pas de Calais in Francia, la Cornovaglia in Inghilterra, la Catalogna in Spagna ecc.) – aggiunge Rossella Pinna – porta a un duplice risultato: da un lato si incrementa la qualità, la quantità e il livello dellofferta turistica regionale, dallaltro si stimolano opportunità di sviluppo di lavoro.

Non a caso, nel 2011, Montevecchio è stato insignito, dalla Commissione Europea, del premio EDEN, come migliore destinazione italiana nellambito del turismo sostenibile, confermando tutte le potenzialità, espresse e inespresse, di un territorio che ha una storia e una specificità di forte richiamo.

In occasione delle recenti festività pasquali, l’assessore dellIndustria ha messo in atto apprezzabili iniziative, limitatamente ai comuni di Iglesias e Lula, in sinergia con il Parco Geominerario e con la società Igea, per rendere fruibili i siti ex minerari prevedendo, a breve, lulteriore apertura della Galleria Henry, a Buggerru. Nessun riferimento, invece, è stato annunciato per gli altri siti, in particolare per Montevecchio, oggetto di attenzione anche da parte di numerose produzioni audiovisive, cinematografiche, televisive e multimediali che lo hanno scelto come location ideale, conferendogli un ruolo di fucina culturale e turistica per ogni tipo di evento o manifestazione.»

«Per questi motivi – conclude l’on. Rossella Pinna – abbiamo chiesto all’assessore dellIndustria di conoscere gli intendimenti della Regione sulla fruibilità del sito di Montevecchio, in particolare della nota Galleria sotterranea Anglosarda, allo scopo di completare lofferta degli itinerari di visita già disponibili, e di conoscere soprattutto quali iniziative si intendano mettere in campo per creare un disegno organico di valorizzazione e gestione del complesso dei siti ex minerari, già ricompresi nel Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, per stimolare reali occasioni di sviluppo.»

Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato con 33 voti favorevoli e 18 contrari il DL n.130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”, meglio noto come nuovo Piano Casa.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale dell’art. 29 (“Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica”) del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 228 ma, dopo aver constatato la mancanza del numero legale, ha sospeso la seduta per trenta minuti.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha votato e respinto l’emendamento n.228 e, a seguire gli emendamenti nn. 508, 509, 510, 511, 392 e 393.

Sull’emendamento n. 509, annunciando il voto contrario, il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha sottolineato che «questa mattina si arriva alla fine di un iter legislativo molto complesso che però ha consentito alle due coalizioni principali di confrontarsi nel merito ed individuare in alcuni casi significative occasioni di convergenza». Si tratta di un approccio utile, ha aggiunto, «ed è auspicabile che prosegua sulla scia di esempi virtuosi come, ad esempio, quello della vendita degli immobili abbandonati e degradati ad un euro, per favorire sia il recupero dei fabbricati che la realizzazione di progetti strategici pubblici o di partenariato pubblico-privato».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il Consiglio ha approvato il testo dell’art. 29 con 29 voti favorevoli, 17 contrari ed 1 astenuto.

Successivamente il presidente ha avviato la discussione generale dell’art. 30 (“Disciplina transitoria”).

Il consigliere Alessandra Zedda, vicecapogruppo di Forza Italia, ha ribadito il giudizio negativo del suo gruppo sulla legge, aggiungendo in particolare che «le disposizioni transitorie, soprattutto al comma 3 dell’articolo, provocheranno il blocco di ogni attività attraverso un emendamento della Giunta che farà slittare tutto alla nuova legge urbanistica». Siamo contrari a questa eventualità, ha spiegato la Zedda, «perché riteniamo siano necessarie norme di equilibrio ispirate a principi di ragionevolezza ed equità finalizzate, da un lato, alla tutela del bene paesaggistico e, dall’altro, al rispetto di legittime esigenze dei privati che hanno sottoscritto accordi vincolanti con la pubblica amministrazione, come peraltro confermato da alcune pronunce della giurisprudenza». Inoltre, l’esponente di Forza Italia, ha richiamato l’attenzione della Giunta e della maggioranza sul fatto che, «anche in conseguenza della cancellazione del vecchio art. 12 della legge 4/2009, si determineranno sia un ulteriore vuoto normativo che, potenzialmente, gravi danni a tanti privati che hanno presentato progetti strategici investendo un grande volume di risorse; è prevedibile, quindi, che da tale situazione nascano  contenziosi in sede giudiziaria». Non essendoci iscritti a parlare il presidente ha messo in discussione gli emendamenti.

L’emendamento soppressivo totale 229 è stato respinto dall’Aula e così gli emendamenti 366, 367.

Approvato invece l’emendamento 72 (Francesco Agus e più), soppressivo del comma 3 dell’articolo 30.

Il presidente ha poi messo in votazione il testo dell’articolo 30, che è stato approvato.

L’assessore Cristiano Erriu ha riferito di interlocuzioni tra i gruppi per proporre un emendamento orale sul termine per il posizionamento delle strutture per la balneazione nel caso in cui il Comune non si sia ancora dotato del Piano di utilizzo del litorale.

Il testo recita così: “Le disposizioni regolanti il funzionamento delle strutture a servizio della balneazione in assenza di Pul entrano in vigore dal 31 dicembre 2016. In via transitoria il permesso di costruire per la realizzazione delle strutture può avere durata non superiore a quella della stagione balneare”.

L’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) ha chiesto una breve sospensione dei lavori per la verifica dell’emendamento annunciato dall’assessore all’Urbanistica. Alla ripresa, l’Aula ha approvato l’emendamento.

L’on. Roberto Desini (Centro democratico) ha illustrato un emendamento orale sulla certificazione energetica degli edifici e l’on. Carta (Psd’Az) ha chiesto che l’onere sia trasferito in capo ad Area. Sul punto l‘assessore Erriu ha detto: “Non sono in grado di dare un parere positivo per ragioni di copertura finanziaria”. Gli emendamenti sono stati respinti.

Approvato l’emendamento 632 (Giuseppe Fasolino e più) e anche il 93, modificato dal 632 appena approvato.

Il vice presidente Eugenio Lai ha aperto dunque la discussione sull’articolo 31 (abrogazioni) che abroga alcuni articoli di leggi regionali precedentemente approvate, in modo da non creare difformità con le norme comprese nel testo in esame. In particolare l’articolo abroga gli articoli 12, 13 e 14 bis della legge 23 /1985 (norme in materia di controllo dell’attività urbanistico-edilizia, di risanamento urbanistico e di sanatoria di insediamenti ed opere abusive, di snellimento ed accelerazione delle procedure espropriative), gli articoli principali della legge 4 del 2009, ossia la legge sul Piano casa, e l’art. 17 (disposizioni urbanistiche a favore di portatori di handicap gravi) della legge Finanziaria del 2007 e la legge sul golf ( n. 19/2011).

Per Marco Tedde (Forza Italia) è importante arrivare a un riordino delle norme, soprattutto per quanto riguarda l’articolo 20 (Interventi di incremento volumetrico delle strutture destinate all’esercizio di attività turistico-ricettive). In particolare, secondo Tedde, non è corretto consentire gli interventi di ampliamento se si ha una struttura entro i 300 metri dal mare e non a chi è oltre i 300 metri. Il consigliere ha annunciato un emendamento orale per creare «una situazione di giustizia formale».

Il vice presidente Lai ha invitato Tedde a formulare il suo emendamento che sarà discusso alla fine dell’articolo. E’ quindi intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia) il quale si è detto contrario a quanto previsto dal comma 5, ossia l’abrogazione del parere della Regione per la realizzazione degli edifici in “agro con volumi superiori a 3000 metri cubi”. «Non ci sembra coretto – ha detto – credo che si debbano coordinare meglio le politiche di verifica e controllo».

Per Oscar Cherchi (Forza Italia) si sta eliminando il cuore della legge 4. «Siamo contrari a questo articolo – ha detto – in quanto non condividiamo l’atteggiamento di questo Consiglio regionale, della Giunta e della maggioranza che hanno cambiato il percorso di un Piano casa che ha già dato risultati importanti». Per quanto riguarda il comma 5 ha poi aggiunto: «Non capiamo perché si voglia togliere il controllo della Regione visto che si tratta di insediamenti importanti». Cherchi si è detto contrario all’emendamento orale sulle aree attrezzate, perché non attinente a un articolo abrogativo. In conclusione Cherchi ha espresso giudizio negativo sul comma 4 che abroga la legge sul golf.

D’accordo anche il vice capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda: «L’articolo 31 abroga il più importante articolo della legge 4 che ha avuto con un impatto socioeconomico importante». Per Zedda: «Creiamo un vuoto normativo, lascerete il territorio privo d’indirizzo e creerà dei problemi per chi ha già sostenuto piani strategici già concordati con i comuni». L’esponente di minoranza ha rivolto poi un appello all’assessore Erriu affinché intervenga per concedere alle attività che si trovano sul litorale di Cagliari di avere il tempo di realizzare i necessari adeguamenti al Pul. La Zedda ha spiegato che il Pul impone l’immediato adeguamento, senza deroga, con investimenti immediati in un momento di difficoltà economica come quello che sta attraversando tutta la Sardegna, Cagliari compresa.

Per Antonello Peru (Forza Italia) «l’articolo 31 all’articolo abroga leggi e articoli della precedente 4. Articoli che davano organicità e qualificavano l’obiettivo della legge 4. Non solo. Abroga una legge intera: la legge 19, la legge sul golf, una legge che non ha avuto seguito e che viene abrogata per un pregiudizio ideologico». Poi i dati. «Il turismo golfistico nel mondo cresce dell’8 per cento – ha spiegato Peru –  e genera 40 miliardi di euro grazie a 70 milioni di golfisti. C’è un contenitore che già esiste e dove la Sardegna poteva e può entrare per le condizioni climatiche favorevoli e la posizione geografica dell’Isola». Peru ha poi aggiunto: «Il golfista consuma 4 volte di più del turista medio e si trattiene 7 giorni contro i 4 medi, in Spagna genera 3 miliardi di euro di fatturato. Questi sono i numeri importanti – ha continuato – che la Sardegna poteva auspicare, con una destagionalizzazione turistica importante». Si tratta, ha detto Peru «di una legge che poteva veramente generare ricchezza in un territorio che soffre. Una legge che rispettava l’ambiente. L’abrogazione della legge esprime la volontà di andare contro la Sardegna e i sardi. Noi quindi siamo contrari».

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e aperto le votazioni. Dopo aver approvato il testo dell’articolo, sono stati approvati gli emendamenti aggiuntivi 138 (della Giunta) che dopo il comma 1 aggiunge il comma 1 bis che abroga gli articoli 4 e 5 della legge regionale 1 luglio 1991, n. 20 (Norme integrative per l’attuazione della legge regionale n. 45 del 1989, concernente: Norme per l’uso e la tutela del territorio regionale) e successive modifiche e integrazioni, l’emendamento 630 all’emendamento 113 (Giunta) che aggiunge l’articolo 31 bis. Disposizioni transitorie in materia di impianti eolici. In particolare questo testo, approvato con 28 voti favorevoli e 18 contrari, prevede che: “1. Nelle more della revisione del Piano paesaggistico regionale, conformemente ai principi espressi dalla Corte Costituzionale, secondo cui nella localizzazione degli impianti da fonti rinnovabili non è consentito adottare misure volte a precluderne in maniera generalizzata la realizzazione, non trova applicazione l’articolo 112, secondo comma, delle norme tecniche di attuazione del Piano paesaggistico regionale primo ambito omogeneo. 2. La Giunta regionale approva, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, una deliberazione contenente l’individuazione delle aree e dei siti non idonei all’installazione degli impianti eolici e le linee guida per il loro corretto insediamento”. Il Consiglio regionale ha poi approvato con 43 voti favorevoli e 3 contrari, l’emendamento orale presentato da Antonio Solinas (Pd), presidente della Quarta commissione, a cui ha chiesto di apporre la firma Pietro Pittalis, a nome del gruppo di Forza Italia. Il testo prevede che “al termine dell’articolo 31 è aggiunto il seguente testo: 1. Sono aree di sosta di autocaravan e di caravan omologati a norma delle disposizioni vigenti le aree destinate esclusivamente al parcheggio degli stessi mezzi per un periodo massimo di 48 ore consecutive. 2. Sono aree attrezzate per la sosta di autocaravan e di caravan omologati a norma delle disposizioni vigenti le aree dotate di appositi impianti di smaltimento igienico-sanitario, atti ad accogliere i residui organici e le acque chiare e luride raccolte negli appositi impianti interni di detti veicoli. 3. I comuni, nel rispetto delle norme vigenti e degli atti di pianificazione sovraordinati, individuano e regolamentano all’interno del proprio territorio le aree per la sosta e le aree per la sosta attrezzata di autocaravan e caravan”.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’articolo 32 (disposizioni finali ed entrata in vigore) e i relativi emendamenti.  

Acquisiti i pareri di Commissione e Giunta, il presidente Ganau ha aperto la discussione.

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha duramente criticato la scelta di Giunta e maggioranza di cancellare “con un atto violento” la legge sul Golf, approvata nella precedente legislatura.  «Non avete avuto la capacità di ascoltare con il cuore le sollecitazioni e i suggerimenti che sono arrivati dalla minoranza, non avete mostrato interesse agli indirizzi progressisti per uno sviluppo serio dell’Isola. La cancellazione della legge sul golf è un misfatto».

Per Ignazio Locci (Forza Italia), il Dl 130 riapre la possibilità di realizzare impianti ad energia rinnovabile, parchi eolici e serre fotovoltaiche. «Alcune forze politiche che hanno attaccato il Governatore oggi votano per la riapertura di parchi energetici da fonti rinnovabili in deroga al Piano Paesaggistico regionale – ha detto Locci – è doveroso sottolinearlo. Ora rimane il nodo delle direttive che la Giunta dovrà approvare. Speriamo che, nel rispetto delle regole del libero mercato, non si apra la strada a speculatori senza scrupoli».

Gigi Ruggeri (Pd) ha invece difeso l’impianto della legge. «E’ una norma che va verso la semplificazione – ha detto Ruggeri – la differenza rispetto al precedente Piano Casa è data dai limiti di costruzione nell’agro e dal divieto di edificare entro i 300 metri dal mare. Altro punto qualificante è il limite assoluto agli incrementi volumetrici dentro l’edificato».

Ruggeri ha poi riconosciuto la «funzione anticrisi» svolta dal Piano Casa negli ultimi anni denunciandone però limiti evidenti: « l’operazione andava regolamentata per impedire casi come quello dell’Auchan di Sassari che ha realizzato un incremento volumetrico di 17000 mq».

Il consigliere del PD ha poi criticato l’atteggiamento ostruzionistico dell’opposizione manifestando la necessità di una modifica del Regolamento interno. Occorre trovare una sintesi che garantisca l’opposizione ma, allo stesso tempo, permetta alla maggioranza di andare avanti nel suo programma di Governo».

Durissima la replica del capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis. «Non si può tollerare l’atteggiamento di chi è stato silente per tutta la discussione della legge e poi si alza per fare la morale su come si lavora in Aula. L’on. Ruggeri non riuscirà mai a mettere il bavaglio a questa opposizione».

Pittalis si è detto contrario a una modifica del Regolamento interno. «Lo si vuole cambiare per non farci parlare e per far approvare le nefandezze che avete fatto passare con questa legge (deroghe al PPR, ritorno all’eolico). Tollero tutto ma non che ci si limiti nell’esercizio della democrazia». 

Il presidente Ganau ha invitato tutti i consiglieri a mantenere toni più bassi. «Siamo alla conclusione di un iter che ha garantito il confronto tra le parti – ha sottolineato il presidente del Consiglio – tutti hanno svolto il proprio ruolo nel modo migliore».

Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo totale n.231 che è stato respinto dall’Aula. Bocciati anche gli emendamenti soppressivi parziali n.380 e 381.

Si è quindi passati alla votazione del testo dell’art. 32 che ha ottenuto il via libera con 28 voti a favore e 17 contrari.

Successivamente sono stati presentati due emendamenti orali, uno da parte della Giunta e un altro da parte del consigliere Marco Tedde (Forza Italia).

L’emendamento dell’esecutivo, illustrato dall’assessore Cristiano Erriu, modifica l’art 11 del Dl 130 e stabilisce che “in ogni caso di mancato rispetto dei tempi per il rilascio del permesso di costruire si forma il silenzio inadempimento e l’interessato può avanzare istanza alla direzione generale competente in materia urbanistica della Regione per l’intervento sostitutivo”. La correzione – ha detto Erriu – serve a rendere più fluida l’applicazione della norma. L’emendamento orale all’art. 11 Giunta è stato approvato con 28 voti a favore.

Bocciato invece l’emendamento orale dell’on. Tedde (25 contrari, 21 a favore) che chiedeva una modifica dell’art 20 per consentire agli alberghi che hanno pertinenze entro e oltre i 300 metri dal mare di realizzare strutture per servizi.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), preannunciando il voto contrario, ha detto che «l’opposizione ha provato a contrastare le tante oscenità che contiene e qualcosa è stata modificata grazie al nostro apporto, piccoli miglioramenti che però non possono giustificare un parere positivo; la maggioranza ha messo le lancette dell’orologio indietro di tre anni, lo pensiamo noi e lo pensano l’opinione pubblica, il modo del lavoro e delle categorie produttive». Spero, ha aggiunto Cherchi, «che non si parli ancora di tasselli e che la maggioranza si assuma le proprie responsabilità per non aver approvato quelle norme organiche che davvero servono alla Sardegna; basta con le finte genialate, non siete né salvatori della Patria né moltiplicatori di pani e pesci».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd), favorevole, ha sottolineato che la legge «è frutto del laborioso impegno dell’assessore della Giunta e del Consiglio, l’avvio di un processo di riforma complessiva del settore urbanistico, non solo la riscrittura del piano casa ma la prima pietra di un nuovo sviluppo del domani». La nuova legge urbanistica in particolare, secondo Cozzolino, «farà fare un salto di qualità al settore nel segno della sostenibilità; la Sardegna vive un momento difficilissimo in cui bisogna andare oltre l’emergenza per esprimere ogni potenzialità di sviluppo, attraverso la riduzione del consumo del territorio nel rispetto delle vocazioni per evitare danni incommensurabili». Abbiamo un grande patrimonio che vogliamo conservare, ha concluso il consigliere del Pd, «valorizzando tradizione e modernità, una progettualità pubblico privata per rilanciare i nostri centri storici e l’agro con criteri di efficienza, sicurezza, superamento barriere architettoniche».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), contrario, ha citato in apertura alcuni dati economici, evidenziando che «la Sardegna è dietro alla Romania ed alla Bulgaria con il Medio campidano che è perfino dietro la Grecia, i nostri giovani vanno fuori e imprese portano i libri in tribunale, la gente pensa che politici sono tutti ladri ed incapaci». Per queste ragioni, ha proseguito Cossa, «ci voleva una risposta diversa che riconoscesse l’importanza dell’edilizia in Sardegna e rilanciasse davvero il settore». Semplicemente, ha precisato esponente dei Riformatori, «sarebbe bastato semplificare il ginepraio di norme che soffoca la materia; la maggioranza ha messo questa legge prima di quella sugli enti locali e sulla sanità pensando di fare una grande legge sull’edilizia, invece ha messo in  piedi un apparato che sembra fatto apposta per complicare la vita delle persone, non per i passaggi sui 300 metri o per il grave errore della soppressione della legge sul golf o sull’agro, ma perché è infarcita di pasticci».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), favorevole, ha ricordato che «la legge ha iniziato il suo percorso il 13 marzo, causalmente nello stesso momento dell’elezione di Soru che ha aleggiato a lungo in quest’Aula, forse immeritatamente perché alla fine la responsabilità è tutta dei consiglieri, mentre l’assessore ha tentato stoicamente di superare certi limiti del dibattito consiliare introdotti per colpa della maggioranza». Nel merito, ad avviso di Locci, «c’è stata molta propaganda per mandare messaggi ambientalisti all’esterno, ma la legge non servirà a questo e nemmeno a rilanciare il settore dell’edilizia in Sardegna, senza dimenticare la gravissima complicazione delle procedure tanto è vero che nell’entrata a regime della norma emergeranno grandissime difficoltà di applicazione».

Il consigliere Rossella Pinna (Pd) ha detto di essere «una di quelle silenti di cui ha parlato Pittalis ma condivido con accenti diversi le preoccupazioni di Ruggeri perché molto spesso i lavori dell’Aula hanno restituito ai Sardi l’immagine di una casta chiusa dentro il palazzo, di un Titanic dove si continua a suonare mentre il mondo crolla; alcune parti della legge sono state positivamente condivise e tuttavia non appare più differibile intervenire sul regolamento sia per snellire i lavori Consiglio che per dare alla Sardegna le riforme di cui ha bisogno». Il punto più qualificante della legge, a giudizio della Pinna, «è che si abbandona il concetto conosciuto di piano casa per affermare una nuova idea di agro e paesaggio con limite dei 300 metri, e la densificazione dell’esistente, si traccia un confine e si disegnano i tratti principali di una nuova urbanistica organica e di un testo unico sull’edilizia, nell’ottica di un processo di semplificazione che i cittadini attendono».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna), contrario, ha fatto una sorta di bilancio del mese di lavoro del Consiglio, mettendo in evidenza che «nonostante la maggioranza si lamenti del tempo perso in realtà l’opposizione ha svolto un ruolo utilissimo; i continui emendamenti dimostrano che legge era pasticciata e non aveva fatto il giusto percorso in commissione». Il testo, ha continuato Truzzu, «è stata migliorato in alcuni punti, gli stessi rilevati da ampi settori dell’opinione pubblica, in altre parole siamo arrivato ad un piatto forse un po’ più digeribile ma non è quello che interessa ai sardi; l’immagine del Titanic che qualcuno ha evocato regge fino ad un certo punto perché all’esterno, invece, molti si sono resi conto dell’inutilità di questa legge perché aumenta la burocrazia, frutto dell’atteggiamento di chi non vuole ascoltare chi sta fuori e nemmeno chi ha dato il consenso al centro sinistra».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), contrario, ha affermato che «il percorso tormentato della legge non è attribuibile all’opposizione ma al fatto che il testo è nato male e gestito peggio dalla maggioranza; ne è venuto fuori un prodotto contraddittorio, lo pensano anche alcuni della maggioranza salvo poi votarla come ha fatto il consigliere Sale». Nel merito, ha osservato Tedde, «è piena di errori macroscopici a cominciare dalla mancata proroga della legge 4/2009 che avrebbe rappresentato il miglior ponte verso la legge urbanistica, rivendichiamo comunque alla nostra parte il miglioramento alcuni aspetti francamente ottusi come quello contro gli alberghi oltre i 300 metri, e siamo sicuri che la Sardegna ha capito e capirà ancora di più dopo la pubblicazione della legge».

Il consigliere Alessandra Zedda, sempre di Forza Italia, ha paragonato la legge alla favola della volpe con la pancia piena per affermare che «la legge avrà pesanti ripercussioni negative per la stessa maggioranza che l’ha voluta, mentre l’opposizione rivendica il merito dei miglioramenti ottenuti in coerenza con le domande espresse dalla società sarda».

Il consigliere Antonello Peru, anch’egli di Forza Italia, si è detto «convintamente contrario ad una legge senza corpo, senz’anima e  senza cuore, che non rilancerà il settore, non riqualificherà il patrimonio edilizio, non riordinerà il tessuto urbanistico, frenerà la corsa all’efficienza energetica dei fabbricati, vanificherà i risultati ottenuti dal piano casa con circa un miliardo di investimenti privati». La verità, ha sostenuto Peru, «è che non avete sentito i sardi, salvo qualche suggerimento, solo per un pregiudizio ideologico, dimenticando che l’ambiente non è appannaggio del centro sinistra, come ha dimostrato la recentissima vicenda della centrale di Fiumesanto».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, Forza Italia, annunciando il suo voto contrario ha dichiarato che, anche a livello personale, si è impegnato a fondo per migliorare la legge «ed in effetti rispetto a come era arrivata in Aula è migliorata; vuol dire che da parte nostra non c’era ostruzionismo ma un invito alla riflessione, invito che perfino qualcuno della maggioranza ha mostrato di raccogliere ed anche l’assessore ha mostrato una certa capacità di ascolto». Tuttavia, ha concluso Fasolino, «restiamo convinti che la strada maestra per rimettere in moto l’economia della Sardegna fosse quella di prorogare il vecchio piano casa per arrivare in tempi brevi ad una nuova legge urbanistica».

Per l’on. Luigi Lotto (Pd) “il voto favorevole a questa legge deriva da tante considerazioni, la prima delle quali è stata la necessità di approvarla perché si erano create le condizioni. La nostra risposta non è stata la semplice proroga del Piano casa ma anche ad altre esigenze che la Sardegna ha. Certo, mancano ancora le risposte fondamentali sul futuro dell’urbanistica sarda. Avremo occasione per discuterne e per dare risposte più puntuali”.

Invece, per l’on. Stefano Tunis (Forza Italia) “vale la pena di ricordare che avevamo detto che non sarebbe stata una buona legge. Infatti, grazie al duro lavoro di questa assemblea la legge è sensibilmente migliorata anche grazie all’apporto non secondario di regia dell’assessore e grazie al lavoro dell’opposizione. Non era chiusa in questo palazzo la casta ma in un appartamento qui nei pressi, con le tapparelle abbassate. Ogni volta che potete voi manifestate un atto di sudditanza totale alla classe burocratica e accademica che vi comanda. Avete scelto di essere dei piccoli interpreti”.

L’on. Cesare Moriconi (Pd) ha detto: “E’ evidente che su questa materia i due schieramenti la pensano diversamente, facciamocene una ragione. Questa legge raggiunge un equilibrio possibile su temi delicati e ci porta all’obiettivo del rilancio del comparto edile e della riqualificazione del patrimonio immobiliare della Sardegna, seguendo anche l’obiettivo dell’efficienza energetica. Insomma, una legge che risolve tanto, non consuma suolo e non compromette comunque nulla”.

L’on. Giuseppe Meloni (Pd) ha sostenuto che “non da questa legge possiamo aspettarci molti risultati, serve per tenere a galla un settore dell’economia. Ma tutti ci attendiamo qualcosa di importante dalla nuova legge urbanistica e in particolare una nuova disciplina delle zone F e dell’adeguamento dei Puc al Ppr”.

Secondo l’on. Modesto Fenu (Zona franca) “questa è una legge tecnica migliorata dal contributo dell’opposizione. Se questa legge fosse rimasta un po’ di più in commissione non sarebbe stato male. Imparate ad ascoltare i portatori di interesse che stanno qui fuori: sono tutti preoccupati”.

Per l’on. Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) “in questo mese e mezzo di dibattito sul Piano casa sono emerse tante indicazioni utili ma molto si è perso per strada”. Invece, l’on. Dedoni (Riformatori) ha detto che “se questo è il concetto base che porta a compimento l’azione politica siamo in piena contraddizione”.

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas che, in premessa, ha ringraziato la minoranza per il lavoro svolto in Commissione e in Aula.

Solinas ha difeso la legge e si è detto convinto che molte critiche cadranno una volta che la norma entrerà a regime. «Non è una legge contro i cittadini – ha detto Solinas – viviamo vicino alla gente e conosciamo i problemi». Poi, rispondendo al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha detto che sull’eolico non si è cambiata idea ma «c’è solo il rispetto della sentenza europee». Riguardo alla legge sul golf, Solinas ha infine ricordato che il centro sinistra ha sempre avversato il provvedimento: «crediamo che non abbia prodotto nulla e per questo andava cancellata».

Roberto Desini, capogruppo del Centro Democratico, si è detto dispiaciuto per la mancata approvazione della legge entro il 31 dicembre dello scorso anno.  «Forse sarebbe stato meglio prorogare il Piano Casa per approfondire meglio alcune tematiche e garantire il pieno coinvolgimento degli Enti Locali – ha rimarcato Desini – voteremo a favore perché siamo parte integrante della coalizione ma per leggi così importanti serve una riflessione più approfondita».

Desini ha poi ricordato le diverse posizioni del Centro Democratico, rispetto alla maggioranza, sulle costruzioni nell’agro e gli incrementi volumetrici in Zona F. «Abbiamo un’idea chiara – ha detto il capogruppo del Cd – per spirito di coalizione ci siamo adeguati. Nella prossima legge urbanistica servirà un atteggiamento diverso da parte della maggioranza».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, dopo aver annunciato il suo voto contrario si è detto convinto che solo il tempo potrà consentire di dare un giudizio definitivo sulla legge. Carta ha poi bocciato la proposta di modifica del Regolamento interno: «non serve cambiare le regole,  è necessario invece rendere più rapida l’azione di governo della Giunta regionale».

Secondo Daniele Cocco (Sel) non sarà questa la norma che dirimerà i problemi dello sviluppo della Sardegna.  «La speranza è che la prossima legge urbanistica dia l’input allo sviluppo. Il paesaggistico è stato aggredito in passato da scelte politiche scellerate». (Psp)

E’ poi intervenuto il capogruppo di Assemblea popolare, Gianluigi Rubiu, secondo il quale il Dl 130 inserisce solo limiti e restrizioni, «è un attacco all’economia sarda e colpisce settori trainanti come edilizia, turismo, servizi e agricoltura». Rubiu ha poi aggiunto: «La vostra visione, incentrata sulle limitazioni e sui vincoli, non vi ha permesso di pensare al futuro, nonostante i nostri continui tentativi di miglioramento della legge. Ci teniamo a ribadire  – ha concluso – che ambiente e paesaggio sono per noi risorse fondamentali, ma servono anche strutture e servizi per poterle fruire».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha definito la legge migliorativa rispetto al precedente Pieno casa. «Annuncio il voto favorevole mio e del gruppo del Pd. Stiamo votando una legge per l’edilizia, che è una legge di passaggio tra il vecchio piano casa e la nuova legge urbanistica che stiamo preparando e che arriverà in aula entro la  fine dell’anno».

Per il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis «alcuni colleghi della maggioranza hanno cercato di giustificare il loro voto a favore, altri hanno puntato il dito contro il ruolo dell’opposizione. Vi ricordo che il presidente del centrosinistra a vinto le elezioni, ma i partiti del centrodestra hanno preso più voti rispetto a quelli del centrosinistra e non siamo qui soltanto a fare da spettatori perché noi rappresentiamo la maggioranza dei sardi». Pittalis ha poi aggiunto: «Con questa legge avete perso l’occasione di rilanciare un settore, quello edilizio, fatto per la maggior parte da piccoli artigiani. Avete perso la possibilità di dare risposta ai sardi». Per l’esponente della minoranza «questa legge serve a creare un danno e una mole di contenziosi. Poi non lamentiamoci».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola all’assessore Cristiano Erriu: «La Giunta e io personalmente abbiamo avvertito da subito le difficoltà di raggiungere un equilibrio tra le tante esigenze che emergevano dai diversi territori, enti, associazioni e cittadini. Quella raggiunta con il DL 130 è la soluzione migliore possibili». E ha aggiunto: «Non ci sono valori moderati, ma un’azione politica decisa per moderare il conflitto e lo scontro alla ricerca di un interesse generale e del bene comune. Si tratta di una legge equilibrata che vuole dare risposte». Erriu ha poi concluso: «Do atto all’opposizione di aver fatto da pungolo e da supporto e quando ho ritenuto ragionevole la proposta l’ho accolta».

Concluse le dichiarazioni di voto ha chiesto la parola il consigliere Alessandra Zedda, Forza Italia: «Colgo l’occasione, vista la presenza del presidente, per manifestare forte preoccupazione in ordine alle notizie sulla possibilità di trasferire nella nostra Isola una parte degli immigrati sbarcati stamattina. Sono state già state avvertite le Asl. La Sardegna non è in grado di accoglierli».

Il presidente Ganau ha aperto la votazione finale sulla legge che è stata approvata con 33 voti favorevoli e 18 contrari.