22 November, 2024
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In Sardegna stanno diventando sempre più frequenti i casi di malattia da melanoma. Sono circa duecento i nuovi casi registrati annualmente, distribuiti in maniera omogenea su uomini e donne e, nella maggioranza dei casi, si tratta di giovani. Il melanoma rappresenta la seconda neoplasia più diffusa tra gli uomini sotto i 50 anni e la terza tra le donne nella stessa fascia d’età. Multidisciplinarietà, terapia personalizzata, pazienti più consapevoli sono le tre grandi sfide che gli esperti e operatori della salute che si occupano di melanoma si trovano a fronteggiare oggi per offrire ai pazienti colpiti il massimo dei benefici dalle terapie disponibili.

Sarà questo il tema portante del corso “Il paziente con melanoma: individuazione, diagnosi e trattamento precoce di malattia” organizzato dall’Aou di Sassari e che, lunedì 16 dicembre a partire dalle ore 12, si svolgerà nell’aula magna del complesso biomedico di viale San Pietro.

Suddiviso in due sessioni, il corso consentirà di analizzare il modello di governance clinico organizzativa del percorso paziente e la logica di rete. È questo, infatti, il modello organizzativo che raffigura la capacità delle strutture sanitarie di collaborare in modo coordinato per offrire in tempi certi e ragionevoli un’assistenza sanitaria equa e di elevata qualità. Ma un ruolo importante è anche quello svolto dalle associazioni dei pazienti che nel corso in programma lunedì troverà ampio spazio, così come quella relativa alle linee guida predisposte dall’associazione italiana di Oncologia medica (Aiom).

L’inquadramento, la complessità e gli aspetti distintivi della patologia saranno analizzati con attenzione, perché «oggi la medicina – afferma Giuseppe Palmieri, responsabile dell’unità di genetica dei tumori del Cnr di Sassari – si trova davanti ad una vera e propria rivoluzione legata alla migliore classificazione dei diversi tipi di melanoma che possono differenziarsi per le caratteristiche biologiche e cliniche delle lesioni nonché per la risposta alle terapie».

Il corso metterà in luce il fatto che, parallelamente al continuo aggiornamento dell’offerta clinica, il sistema sanitario è chiamato a ripensare i propri modelli di presa in carico per garantire una completa offerta clinico-assistenziale. Un tema che riguarda anche la Sardegna. E Sassari ha messo in campo un approccio multidisciplinare nel percorso diagnostico e terapeutico del paziente con melanoma.

«Si tratta del percorso diagnostico terapeutico ed assistenziale (Pdta) per la presa in carico del paziente con melanoma o sospetto melanoma – afferma il professore Antonio Cossu, direttore della struttura di Anatomia patologica – che ha permesso la costituzione di un centro di riferimento nell’Aou di Sassari, finalizzato al miglioramento continuo dell’accoglienza e dell’assistenza, con riduzione dei tempi di diagnosi, stadiazione, trattamento e follow-up, basato sull’applicazione nel nostro territorio delle linee guida nazionali sul melanoma dell’associazione italiana di Oncologia medica (Aiom).»

A chiudere l’incontro, sarà una tavola rotonda che affronterà le problematiche cliniche attuali e consentirà di fare un focus sulla diagnosi precoce del melanoma.

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C’è anche l’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari tra le aziende che, grazie ai fondi resi disponibili dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) con il 5 per mille, parteciperanno ai sei progetti speciali dedicati allo studio delle metastasi. L’Aou di viale San Pietro, assieme all’unità di Genetica dei tumori dell’Icb-Cnr di Sassari, fa parte di un’unità di lavoro che vede capofila l’Azienda ospedaliera universitaria senese. Il progetto, che avrà la durata di sette anni, destina per le attività da svolgere a Sassari circa 2,2 milioni di euro.

Lo studio parte dal dato che, come spiegato nei giorni scorsi da Airc, «numerosi pazienti colpiti da melanoma, mesotelioma o glioblastoma in forma avanzata non rispondono all’immunoterapia, ovvero alle cure che stimolano le nostre difese ad attaccare il cancro». Il programma, ha illustrato nei giorni scorsi Michele Maio, direttore del centro di immuno-oncologia dell’Aou senese, «punta a potenziare l’effetto dell’immunoterapia con l’utilizzo di farmaci che aumentino il riconoscimento delle cellule tumorali da parte del sistema immunitario». Si studierà quindi il ruolo di specifiche alterazioni del Dna che favoriscono il fenomeno delle metastasi, mentre il sistema immunitario non rileva le cellule tumorali e diminuisce l’efficacia clinica dell’immunoterapia.

«La nostra azienda – ha detto Antonio Cossu, dirigente dell’unità operativa complessa di Anatomia Patologia diretta da Francesco Tanda – sarà coinvolta nella classificazione patologica dei prelievi di tessuti da sottoporre ad analisi molecolare. I tessuti potranno essere sottoposti anche a micro-dissezioni che consentiranno l’analisi molecolare anche di singole cellule neoplastiche. Per questo studio arriveranno a Sassari circa 2,2 milioni di euro.»

Questa attività si inserirà in quella più ampia che sarà svolta in stretta collaborazione con l’unità di Genetica dei tumori del Cnr di Sassari diretta da Giuseppe Palmieri. Un lavoro che, attraverso lo studio genetico, punterà a sviluppare i marcatori di risposta e resistenza all’immunoterapia. Si rinnova, così, la forte collaborazione tra Aou e Cnr che da anni, con i loro professionisti, collaborano in attività di studio e ricerca.

A livello nazionale il nuovo ‘Programma Speciale 5 x 1.000 dedicato allo studio delle metastasi‘, promosso dall’Airc, mette in campo sei studi inediti. Vengono previsti oltre 14 milioni di euro di investimento all’anno per 7 anni e saranno impegnati oltre 200 scienziati in tutta Italia. Un investimento importante considerato il fatto che il 90 per cento delle morti per cancro – fa sapere l’Airc – è provocato dalle metastasi, uno dei maggiori problemi a oggi irrisolti per la cura della malattia.

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Si è svolto mercoledì 31 maggio, nella Sala della Regina della Camera dei Deputati, il 1° Congresso Internazionale di Pedagogia Familiare  che ha riscosso una grande partecipazione, costituendo altresì un momento di riflessione e confronto sugli aspetti fondanti della Pedagogia Familiare – come Scienza, ormai quasi trentennale, Professione, nel suo divenire anche legislativo, e Valore universale – la cui straordinarietà risiede nel fatto che è l’unica professione che ha quali linee guida i Diritti Umani e i Diritti dei Bambini.

Vincenza Palmieri, Fondatore della Pedagogia Familiare e Presidente, esprime «grande soddisfazione non solo per le oltre 200 persone che hanno seguito con estremo interesse i lavori, ma anche per le intese manifestate dai Rappresentanti Istituzionali e di Governo, per gli accordi raggiunti e per la presenza di Amministratori Locali con cui avviare protocolli e collaborazioni professionali con i Pedagogisti Familiari». Primo fra tutti il Comune di Anguillara Sabazia, nella persona del suo sindaco Sabrina Anselmo, del vice sindaco ed assessore delle Politiche sociali Sara Galea e dell’assessore alla Pace e ai Diritti Umani Viviana Normando, con cui si è siglata in quella Sede una lettera di intenti e si è già avviato un protocollo per attivare un progetto di Pedagogia familiare nello stesso Comune. 

«Non un punto di partenza né un punto di arrivo, ma un punto di incontro per raccogliere l’esperienza degli ultimi 30 anni e riconoscere le vittorie emblematiche fin qui raggiunte, non solo in tutto il territorio nazionale ma anche in Africa (Angola), Spagna, Ecuador, Albania e Grecia», ha dichiarato il presidente Palmieri.

Grande commozione per l’invito di due missionari, Pedagogisti Familiari dell’Angola, che hanno parlato anche a nome dei loro fratelli, formati presso l’I.N.PE.F. (Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare) che li hanno preceduti ed hanno istituito missioni di Pedagogia Familiare in Africa: «Veniteci a trovare, noi chiederemo alle Istituzioni Governative angolesi di fare in modo che la Pedagogia Familiare sia ufficiale come servizio territoriale». «Da noi il matrimonio non è l’unione tra due persone ma tra due famiglie» – le parole di Don Chilumbo Sizano Da Costa Bunda, sacerdote della Diocesi di Sunde – cui si lega il messaggio di suor Florinda Muvandje, membro della Congregazione delle Suore di Santa Caterina, per la quale «la famiglia è il luogo dove si impara ad amare, è il pilastro su cui viene costruita la società». Entrambi hanno sottolineato come, insieme alla Formazione Teologica e Morale, quella in Pedagogia Familiare li abbia resi oltremodo specialisti nell’affrontare le problematiche familiari. 

Prezioso il contributo dei relatori, esperti ed esponenti del Mondo Accademico, che hanno fatto il punto sul metodo scientifico, lo stato presente e le prospettive future di una Professione sempre più al centro della domanda sociale, come il prof. Giuseppe Palmieri, Ricercatore all’Università di Cordoba, che per la prima volta ha pensato di applicare la metodologia multidisciplinare e olistica alla base della Pedagogia Familiare ai risultati della ricerca archeologica, con l’intento di rendere il patrimonio culturale alla portata di tutti, in primis dei bambini, raccontando di percorsi culturali intergenerazionali, dai piccoli ai nonni.

Significative le riflessioni sulla funzione educativa della Scuola e della Famiglia del consigliere del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Luciano Chiappetta e della Senatrice Elena Ferrara (Componente VII Commissione Istruzione Pubblica e Beni Culturali, Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani, Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali) che in particolare ha evidenziato il sostegno concreto che la Pedagogia Familiare può dare in questo senso, perché non possono esserci bambini soli, famiglie sole, né una Scuola sola. Importanti e condivise le parole dell’on. Mario Marazziti, presidente della XII commissione Affari sociali e Sanità della Camera dei deputati, per il quale il tema della debolezza, della fragilità, dell’imperfezione è e deve diventare sempre più un tema pedagogico familiare al centro di una profonda e articolata riflessione.

La senatrice Enza Blundo (Vicepresidente della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza), ponendo l’accento sull’urgenza di rivisitare quelle leggi che non hanno portato i risultati attesi, ha tenuto a riconoscere all’A.N.PE.F. il fatto di essere una realtà capace di farsi carico dei problemi quotidiani della gente, risolvendoli.

Efficace ed emozionante la riflessione dell’on. Antonio Guidi, già ministro per la Famiglia, che così si è espresso: «L’orgoglio che si prova nel momento in cui si riesce a riportare un bambino a scuola o a restituire il sorriso ad una famiglia, è il punto da cui occorre ripartire insieme, lavorando su quelle Leggi e su quelle sinergie in cui crediamo fermamente».

Illuminanti gli spunti dell’avvocato Francesco Morcavallo, già Giudice del Lavoro e dei Minori, e dell’avvocato Francesco Miraglia, esperto in Diritto di Famiglia, i quali hanno posto l’attenzione su importanti aspetti legati alla riforma della Giustizia e sul valore normativo della professione del Pedagogista Familiare, temi che – come sottolineato dal presidente Palmieri – «ci vedono da anni così concordi, affiancati e determinati». Una disciplina tra l’altro che, come delineato dalla Prof.ssa Stefania Petrera, Responsabile Relazioni Istituzionali dell’I.N.PE.F., esprime una professionalità specialistica sempre adeguata e al passo coi tempi e capace, con estrema flessibilità e capacità di reazione, di valorizzare quelle positività e risorse esistenti in ogni contesto e in ogni famiglia.

Incentrati sulla famiglia anche gli interventi dell’on. Eleonora Bechis (VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione Camera dei Deputati), per la quale solo attraverso un’unica rete nazionale e locale di politiche familiari è possibile tutelare la famiglia quale risorsa e bene sociale, e della dott.ssa Daniela Salvati, consulente ONU e Componente del Direttivo CISCoD (Comitato Italiano Sport contro Droga), la quale ha ricordato come la Famiglia sia un fenomeno sociale in continua evoluzione e per questo rappresenti l’Istituzione più moderna della nostra Società ed ha fatto un plauso a chi – come l’A.N.PE.F. – mette in atto una professione ispirata ai Diritti inviolabili dell’Uomo e del Bambino.

Potenti e orgogliosamente concrete le testimonianze dei Pedagogisti Familiari dell’A.N.PE.F., che hanno portato la loro esperienza professionale sul campo, nelle diverse Regioni italiane, con uno spirito di rete ma anche di grande unione come gruppo di Professionisti.

Emiliana Alessandrucci, presidente del CoLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali), a cui l’A.N.PE.F. ha aderito sin dalla sua Costituzione, ha sostenuto la necessità di riconoscere e valorizzare le competenze professionali e l’importanza del percorso di definizione dei requisiti e della verifica trasparente degli Standard qualitativi propri delle professioni, in base ai criteri di valutazione previsti dalle recenti norme sulle libere professioni. Il commento del presidente Palmieri: «Un altro importante traguardo che ci rende fieri della fermezza con cui abbiamo portato avanti un progetto etico sulla Professione che rappresenta, anche tutelati dalle norme, una Risorsa, una Proposta ed una Risposta».