Nei maiali abbattuti lo scorso 9 gennaio in agro di Orgosolo è stata riscontrata la Trichinella.
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L’allarme è stato lanciato questo pomeriggio durante una conferenza stampa straordinaria convocata a Cagliari e a cui hanno partecipato il direttore generale dell’IZS, Alberto Laddomada, il direttore generale dell’Assessorato della Sanità, Giuseppe Sechi, e il direttore della clinica di malattie infettive dell’AOU di Sassari, prof. Sergio Babudieri. Allerta massima quindi per i consumatori che potrebbero aver acquistato in nero o avuto in regalo carni di provenienza ignota e macellate clandestinamente senza alcun tipo di controllo sanitario. La Trichinella, infatti, è pericolosissima per la salute dell’uomo e in casi estremi può portare al decesso.
La Regione invita perciò i cittadini a prestare la massima attenzione nel consumare o trasformare in salumi le carni suine, che devono provenire esclusivamente da allevamenti sottoposti a costante controllo sanitario. «Si invitano quindi i consumatori – ha spiegato Alberto Laddomada – a sfatare il falso mito che il maiale allevato al pascolo brado, e quindi senza alcuna garanzia sanitaria, sia sinonimo di genuinità. Si tratta invece di animali che potenzialmente potrebbero avere virus, parassiti o altri patogeni letali per la salute dell’uomo. Nel caso di macellazioni domestiche, previste dalla legge, è obbligatoria la presenza di un veterinario che attesti la salubrità delle carni».
«Il parassita – ha osservato il prof. Sergio Babudieri – si localizza inizialmente a livello intestinale per dare poi origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli dove si incistano. La trasmissione all’uomo avviene esclusivamente per via alimentare con il consumo di carne cruda, poco cotta o di salumi contenenti la larva del parassita. Il periodo di incubazione è di circa 8-15 giorni, con variazioni da 5 a 45 giorni a seconda del numero dei parassiti ingeriti. La trasmissione può avvenire attraverso il consumo di carni suine (maiale e cinghiale) o equine.»
La Trichinellosi è una zoonosi parassitaria del genere Trichinella. Presente in tutti i continenti tranne che nell’Antartico, è stata segnalata in più di 100 specie di mammiferi, 13 specie di uccelli, 3 specie di rettili. Colpisce più di 2.500 persone all’anno. Il parassita è presente in Sardegna dal 2005 quando in due distinti focolai (aprile e dicembre) 19 persone finirono in ospedale con sintomi clinici causati da grave infestazione di Trichinella: in entrambi i casi venne accertata che l’origine dell’infestazione era dovuta al consumo di insaccati freschi provenienti da suini macellati senza controllo sanitario. I casi si verificarono ad Orgosolo.
Nel 2007 un altro caso umano, poi nessuna segnalazione fino al gennaio 2011 quando è ricomparsa la malattia con 6 casi umani che hanno richiesto il ricovero in ospedale. In quest’ultimo evento, il numero sarebbe potuto essere molto più elevato se non si fosse adottato un maggiore controllo anche sugli animali già macellati per consumo familiare nel comune di Orgosolo. Infatti, dopo aver confermato che la fonte dell’infestazione nelle persone ricoverate erano stati, anche in questo caso, gli insaccati provenienti da una scrofa macellata per uso famiglia, nel periodo gennaio-marzo l’IZS di Nuoro esaminava 351 maiali, allevati allo stato brado nel territorio comunale senza alcun controllo sanitario, riscontrando positività per Trichinella in altri 8 capi, prontamente esclusi dal consumo alimentare.
La Trichinella, tranne un’unica positività riscontrata nel 2008 in un cavallo importato dai Paesi dell’Est e macellato regolarmente in un mattatoio della provincia di Cagliari, è stata rilevata fino a oggi solo nei territori del comune di Orgosolo. L’infezione, dai primi focolai del 2005, si è diffusa in quasi tutto l’agro del comune e si avvicina pericolosamente ai paesi limitrofi, in particolare di Nuoro e Oliena.
Il periodo invernale rappresenta il momento di maggior rischio di infezione per l’uomo, perché in questa stagione tradizionalmente si macella il maiale per preparare prosciutti, salsicce, guanciali, pancetta, etc.
Questi prodotti “fatti in casa” rappresentano la principale sorgente di infezione, perché non cotti, ed è quindi assolutamente necessario che tutti gli animali macellati o cacciati siano sottoposti all’esame specifico per la ricerca della Trichinella, prima del loro consumo.
La fauna selvatica e in particolare le volpi, che costituiscono il vero serbatoio della Trichinella, e i cinghiali interagiscono con le diverse specie selvatiche e con suini bradi al pascolo nello stesso territorio.
La presenza della Trichinella nella fauna selvatica e la promiscuità tra questa ed i suini allevati allo stato brado è un motivo in più (si veda la PSA) per regolamentare definitivamente l’allevamento estensivo del suino, da portare avanti al pascolo confinato e in regime di semibrado.