22 December, 2024
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I due volumetti “Sardegna al femminile. Storie di donne speciali”, pubblicati nel 2017 dal quotidiano “L’Unione Sarda” (collana “La biblioteca dell’identità”) in collaborazione con la rivista “La donna sarda”, riportano le sintetiche schede biografiche di ben 68 donne che nella loro lunga o breve vita hanno suscitato sentimenti di rispetto e ammirazione nei confronti della Sardegna. Alcune di esse (poche) sono famosissime o quanto meno famose anche fuori della comunità dei sardi (residenti ed emigrati): Eleonora d’Arborea, Grazia Deledda, Maria Carta, Marisa Sannia, Maria Lai, Edina Altara;  molte di esse  però nell’isola non sono valorizzate come meriterebbero o addirittura non sono conosciute. Questo repertorio biografico (peraltro acquistabile a un prezzo assolutamente accessibile presso lo store del quotidiano cagliaritano) serve a colmare in maniera esauriente la carente memoria regionale sulle più importanti personalità femminili di cui la Sardegna dovrebbe andare orgogliosa.

Questa utile opera di consultazione è frutto del lavoro di ricerca e di redazione di dodici studiose sarde ma, tra esse, quella che ha firmato il numero più alto dei testi (ben trenta) è la giovane giornalista cagliaritana Federica Ginesu.

Per l’iniziativa “Parole…Illustrare un ruolo. Omaggio alle eccellenze sarde”, legata alla Giornata Internazionale della Donna, bene hanno fatto perciò i Circoli culturali “Sardegna” di Como e Circolo “Amsicora” di Lecco  a invitare, per una conferenza tutta al femminile, proprio  Federica Ginesu, della quale, in più, è giusto dire che l’8 marzo  scorso, a Cagliari,  ha ricevuto, per la sezione Giornalismo-categoria carta stampata e Web (per l’articolo “I loro insulti per i nostri tacchi” pubblicato sul settimanale “Grazia”, valutato «un esempio di giornalismo moderno per il riconoscimento dei diritti delle donne»), il Premio giornalistico “Gianni Massa” edizione 2018-19 organizzato dal Corecom (Comitato Regionale per le Comunicazioni della Regione Autonoma della Sardegna) e dall’associazione “Giulia giornaliste Sardegna”.

Naturalmente, per la sua conferenza, che si è tenuta a Como, presso il Salone di Villa Olmo, nel pomeriggio di sabato 16 marzo 2019, davanti a un pubblico numeroso ed attento, la relatrice ha dovuto fare una scelta e ha deciso di illustrare la figura di otto donne sarde, note e meno note, «che hanno fatto Storia per la loro forza, fierezza e determinazione».

La relazione ha quindi riguardato: Adelasia Cocco, prima donna in Italia a diventare medico condotto; Ninetta Bartoli, tra le prime sindache d’Italia; Edina Altara, creatrice, artista e stilista, tra le prime donne in Italia a depositare un brevetto per una tecnica da lei inventata (il collage); Carmen Melis, la prima diva della lirica prima di Maria Callas; Eva Mameli Calvino, scienziata e prima donna in Italia ad essersi laureata in botanica; Maria Carta, cantante; suor Giuseppina Demuru, la suora che sfidò i nazisti presso il carcere “Le Nuove” di Torino; Rina De Liguoro, attrice di Hollywood ed ultima diva del cinema muto.

Alla relazione illustrativa di queste eccellenze femminili della Sardegna, ha fatto seguito l’esibizione della cantante Giusy Deiana, ex componente del Duo di Oliena, una delle voci più rappresentative dell’etno-pop isolano, che ha eseguito i brani che hanno maggiormente caratterizzato la sua brillante carriera senza tralasciare quelli più classici della tradizione sarda.

La  manifestazione è stata aperta dai saluti dei rappresentanti del Consiglio direttivo del  Circolo sardo di Como (Rosella Monni e Nicola Urru), di Giuseppe Tiana (coordinatore dei Circoli F.A.S.I. della Lombardia e dirigente del Circolo “Amsicora” di Lecco) e di Serafina Mascia, presidente della F.A.S.I. – Federazione delle Associazioni Sarde in Italia.

Qualche aggiunta bibliografica. L’occasione mi sembra propizia per segnalare due saggi molto ampi, risultati di ricerche meticolose presso gli archivi,  che sono stati pubblicati sulla rivista “Studi ogliastrini”, diretta da Tonino Loddo, su due figure femminili evocate da Federica Ginesu: “Una vita oltre le sbarre delle ‘Nuove’ di Torino: suor Giuseppina Demuru, Fdc” (di Tonino Loddo, nel numero 13 della rivista, febbraio 2017, pp. 83-135) e “Le presunte  origini ogliastrine di Eva Mameli Calvino” (di Riccardo Virdis e Tonino Loddo, sul numero 14 della rivista, febbraio 2018, pp. 135-156).

Alcune donne sarde “all’avanguardia”, registrate nei due volumetti de “L’Unione Sarda”, sono presentate anche in pubblicazioni relative a personalità femminili di tutt’Italia; mi riferisco, in particolare, a due volumi della studiosa piemontese Bruna Bertòlo: 1) “Prime …sebben che siamo donne” (Torino, Ananke, 2013) in cui compaiono Grazia Deledda (le sono dedicate 10 pagine), Bastianina Musu Martini (“eroina del voto alle  donne”), Nadia Gallico  Spano (tra le “madri della Costituente”), Ninetta Bartoli e Margherita Sanna; 2) “Maestre d’Italia” (Torino, Neos Edizioni, 2017) in cui due pagine sono dedicate sia a Mariangela Maccioni sia a Margherita Sanna; ben otto pagine sono invece riservate alla scrittrice  tuttora vivente (è nata a Nuoro il 14 agosto 1928) Maria Giacobbe, il cui “Diario di una maestrina”, pubblicato nel 1957, è stato tradotto in quindici lingue.

In chiusura mi permetto di rimandare a una mia breve notizia biografica su suor Giuseppina Nicòli (ricordata dalla Ginesu in rapporto a suor Giuseppina Demuru)

http://www.regione.sardegna.it/messaggero/2008_luglio_05.pdf e all’ultimo dei miei scritti su Eva Mameli Calvino.

http://www.tottusinpari.it/2018/03/05/ogni-tanto-anche-se-e-antipatico-bisogna-fare-le-pulci-in-tema-di-ricerche-su-eva-mameli-calvino-una-testimonianza-non-correttamente-riportata-di-floriano-calvino-sulla-nonna-p/

Paolo Pulina

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suor teresa tambelli

Venerdì otto luglio 2016 la Congregazione per le Cause dei Santi ha dato il nulla osta all’apertura della causa di beatificazione di suor Teresa Tambelli, Figlia della Carità, protagonista dal 1907 al 1964, nell’Asilo della Marina, della vita religiosa cagliaritana.

L’arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, dopo aver informato lo scorso mese di febbraio la Conferenza Episcopale Sarda della sua volontà di avviare questo nuovo percorso canonico, aveva  presentato la richiesta ufficiale alla Congregazione per le Cause dei Santi, che ieri l’altro ha risposto positivamente.

Da questo momento tutto ciò che direttamente e indirettamente riguarda suor Tambelli sarà di esclusiva competenza di un apposito “Tribunale”, presieduto da don Luca Venturelli, che guiderà il processo cognizionale diocesano sulla vita e le virtù della suora che prese il posto della beata suor Giuseppina Nicoli nell’opera caritativa a favore non solo dei “marianelli”, ma anche di  migliaia di poveri cagliaritani.

Suor Teresa Tambelli, sesta di sette figli,  nasce a Revere, provincia di Mantova, il 17 gennaio 1884 . Dopo il diploma, a 18 anni entra tra le Figlie della Carità di Torino. A 23 anni è inviata in Sardegna, a Cagliari, all’Asilo della Marina dove nel 1914 arriva Suor Nicoli che diviene la sua nuova superiora. Alla morte della suora dei “piccioccus de crobi”, il 31 dicembre 1924, suor Teresa ne prosegue l’opera di carità nei confronti dei poveri di tutta la città. Con le  suore assiste gli abitanti del Lazzaretto di Sant’Elia, di Palabanda, Is Mirrionis, Monte Urpinu.

Tra il 1940-43 apre l’Asilo della Marina agli sfollati e dopo il ’43, con la Comunità, è costretta a sfollare a Uras per un breve periodo. Muore il 23 febbraio 1964. Migliaia di persone partecipano al suo funerale, soprattutto  povere.