2 November, 2024
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Dopo il sold-out di Herbie Hancock, le lezioni concerto di Bietti, la grande classe di Franco D’Andrea e l’emozionante solo di contrabbasso di Adam Ben Ezra, prosegue a ritmo serrato il programma della terza giornata dell’European Jazz Expo. Grande attesa per il quartetto di Eli De Gibri, sassofonista e compositore israeliano già al fianco di Hancock, riconosciuto come band leader di livello internazionale grazie al suo inesauribile talento artistico. A fianco dei musicisti più talentuosi del mondo, non poteva mancare il nostro Gavino Murgia, protagonista di Africa Sky in trio con Hamid Drake e Majid Bekkas. Alle 22.30, infine, Federico Nathan virtuoso del violino di origine uruguayana, più volte tra i solisti di spicco di Snarky Puppy, alla testa di un quintetto che promette scintille. Alla fine dei concerti, nel Fuaié del teatro spazio a RadioX Corner.

Ma ecco nel dettaglio il programma di venerdì 1 novembre

Tra scrittura e improvvisazione

1 e 2 novembre

Sala M2, ore 11.00

Luca Caponi – percussioni

Pasquale Laino – sax soprano

Alessandro Gwis – piano

Considerato tra i migliori divulgatori musicali italiani (ma è anche compositore, pianista e musicologo, collaboratore dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma e voce radiofonica notissima), Bietti, in occasione dell’EJE sarà il protagonista di un ciclo di lezioni dal titolo “Tra scrittura e improvvisazione”, in scena negli spazi del Teatro Massimo di Cagliari, dove assieme ai suoi compagni di viaggio Luca Caponi (percussioni), Pasquale Laino (sax soprano) e Alessandro Gwis (piano) racconterà i lati più nascosti della musica. Per esempio? Integrazione, alchimia, spiritualità.

Il Jazz con gli occhi di un bambino

Sala M3, ore 12.00

Progetto di Contattosonoro e S’Ardmusic

Quarta edizione dell’evento sonoro-musicale dedicato ai piccolissimi, un progetto ideato e condotto dalla musicoterapeuta di Contattosonoro Francesca Romana Motzo, in coproduzione con S’Ardmusic e collaborazione con Jazz in Sardegna. Un appuntamento che vedrà come protagonisti i genitori e bimbi della classe 12/24 mesi, provenienti dalla Scuola Civica di Musica di San Sperate (diretta da Francesco Pilia) e che viene aperta l’esperienza anche ad un gruppo esterno alla scuola della fascia d’età 24/28 mesi, che si è preparata all’esperienza partecipando al Jazzy Bimbi Lab, organizzato a ridosso del Festival Jazz in Sardegna 2019. Un dialogo sonoro-musicale che vuole avere l’ambizione di un incontro e di uno scambio profondo, tra un musicista jazz e un gruppo di piccoli improvvisatori coi loro genitori, che arricchisca entrambe le parti e, soprattutto, consolidi la motivazione principale: la musica non solo come un percorso di acquisizione di competenze, ma come fondamentale esperienza di vita.

Growin’Jazz, i nuovi talenti del Jazz italiano

Giardini Exma, Radio Social Club, ore 13.00

Vittorio Esposito – pianoforte

Simone Faedda – Chitarra

Gabriel Marciano – Sax alto

Cesare Mecca – Tromba

Matteo Piras – contrabbasso

Gianrico Manca – batteria e direzione artistica

Il progetto di Growin’Jazz si inserisce a largo raggio nel solco dell’esperienza ormai quarantennale di Jazz in Sardegna. La ricerca continua di nuove forze, idee e talenti si manifesta con una rassegna all’interno del cartellone di EJE2019. I protagonisti, tutti giovanissimi talenti e certamente futuri protagonisti della scena musicale italiana, sono stati selezionati da Gianrico Manca, uno dei più prolifici artisti del panorama musicale isolano e nazionale. I concerti si terranno in diverse soluzioni durante i due jazzbrunch previsti al RadioX SocialClub per poi aprire i concerti sul palco del teatro Massimo la sera di sabato 2 novembre.

AFRICA SKY 

1 novembre

Sala M3 ore 19.30

Gavino Murgia – sax

Majid Bekkas – batteria

Hamid Drake – gnawa

Momenti di magia. Aspetti fortunati di umanità. Set di musica nel cuore del tempo. L’originale formazione artistica di Gavino Murgia con Majid Bekkas e Hamid Drake è un tuffo nel cuore dell’Africa più autentica, nell’Africa Sky appunto, con le sue suggestioni, i suoi colori, le sue malie. Un progetto in trio, capitanato dal sassofonista nuorese, capace di riflettere le innumerevoli esperienze musicali vissute dai tre artisti a ogni latitudine del mondo. E che offre radici e aperture, tradizione e modernità.

Majid Bekkas è un musicista marocchino polistrumentista, compositore, insegnante di canto, oud, e chitarra classica, co-direttore artistico del festival Jazz au Chellah di Rabat; Hamid Drake è senza tema di smentita, tra i più forti batteristi viventi dell’ambito del jazz, improvvisato e cross over, immerso fin da adolescente nell’ascolto R&B e funk della sua Chicago, così come di tutto il Motown, Stax e Atco; Gavino Murgia, infine, non ha quasi bisogno di presentazioni: l’Isola con le sue profonde radici sonore è costantemente presente nel suo percorso artistico e questa immersione nel mondo del jazz gli consente di accrescere la propria esperienza e di conoscere tantissimi musicisti con i quali non smette di compiere innumerevoli esperienze musicali.

Il concerto in scena venerdì, 1 novembre, è un pulsare ritmico dai cuori allineati, una spirale in musica tra visioni ancestrali e sintesi moderne, un cortocircuito di emozioni che si parlano e si raccontano al pubblico in modo onesto, sincero, appassionato. Africa Sky, un meltin’ pot di strumenti e musica sarda, araba, gnawa, jazz. Un viaggio meraviglioso all’origine dei suoni.

Eli Degibri

Sala grande ore 21.00

Eli Degibri – sax

Tom Oren – piano

Tamir Shmerling – bass

Eviatar Slivnik – batteria

Sassofonista di grande talento e compositore di razza, Eli Degibri è uno dei grandi ospiti del nostro festival. Nato a Tel Aviv nel 1978, inizi degli anni Novanta, non ancora ventenne, si è imposto all’attenzione della critica internazionale ottenendo  numerosi riconoscimenti (“Premio Primo Ministro israeliano per la composizione jazz”, “Premio Landau per performance jazz”).

Alla fine degli anni Novanta anche un mito come Herbie Hancock lo ha chiamato a far parte del suo sestetto (1999-2002), consacrandolo definitivamente con queste parole: «Un compositore, arrangiatore e performer di grande talento… uno che è pura musica e che percorre sentieri inesplorati, un artista che ha il potenziale giusto per essere una forza formidabile nell’evoluzione del jazz».

Ma non è tutto: dal 2002 al 2011, Degibri entra in un’altra leggendaria formazione capeggiata dal grande batterista Al Foster.

Apprezzato per le sue esibizioni carismatiche, il sassofonista israeliano negli ultimi dieci anni ha conquistato definitivamente il pubblico che oggi lo segue fedelmente in occasione dei suoi concerti.

Secondo Bill Milkowski (JazzTimes), “Degibri è un improvvisatore eccezionalmente melodico con un tono tenore profondo e audace” mentre per Karl Stark (The Philadelphia Inquirer) è “un personaggio potente e affascinante che provoca brividi impressionanti, sia come musicista che come compositore”. Nell’ottobre dello scorso anno ha pubblicato “Soul Station”, un nuovo album realizzato come omaggio al leggendario sassofonista e suo grande ispiratore Hank Mobley.

Impegnato nella lunga tradizione di tutoraggio nel mondo del jazz (nel 2012 è stato invitato alla Giornata internazionale del jazz dell’UNESCO voluta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York), oggi è concentrato quasi esclusivamente sul lavoro con la sua band, richiestissima e applaudita nei più prestigiosi festival di tutto il mondo.

Federico Nathan Project

Sala grande ore 22.30

Baptiste Bailly – pianoforte

France Diego Pinera – batteria

Federico Nathan è uno dei più grandi violinisti uruguaiani del nostro tempo, e il suo linguaggio è un viaggio attraverso universi sonori diversi, in grado di cancellare la barriera tra classica e popolare, creando al tempo stesso un tipo di musica libera dai pregiudizi e profondamente fantasiosa. Nato a Montevideo, nel 1986, Federico Nathan ha iniziato a studiare il violino all’età di 8 anni, e da allora si esibisce come solista in ensemble e orchestre in tutto il mondo. Nella tavolozza della sua musica, Federico Nathan aggiunge colori, melodie e ritmi come un esperto pittore: elementi di rock, jazz, di classica ma anche di musica uruguaiana convergono nella sua spartitura, mentre bilancia con grande maestria arrangiamenti pianificati con altri assolutamente improvvisati. Oggi Federico Nathan è il secondo violino della olandese Metropole Orchestra – due volte vincitrice del Grammy – con cui si è esibito insieme ad artisti del calibro di Joshua Redman, Snarky Puppy, Gregory Porter, Esperanza Spalding, Quincy Jones e Gonzalo Rubalcaba. Inoltre, insegna tecnica di violino alla Berklee School di Valencia. Da autentico musicista versatile, partecipa a progetti diversissimi tra loro, attento a portare avanti il proprio progetto, punto d’incontro della sua fervida curiosità creativa. Ed è proprio con questo suo nuovo lavoro che Federico Nathan si esibirà il 1 novembre sul palcoscenico del teatro Massimo, assieme ai suoi compagni di viaggio Baptiste Bailly al pianoforte, e France Diego Pinera alla batteria.

              

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È nel segno di una doppia ricorrenza il 2018 di Dromos: da un lato, le venti candeline del festival ideato e organizzato dall’omonima associazione che ogni estate tiene banco a Oristano e in diversi centri della sua provincia; dall’altro, il cinquantenario del 1968, anno cruciale e che tanti e profondi cambiamenti ha innescato nella società, nel costume, nella cultura.

Concerti di spessore internazionale ma anche mostre, incontri e altri eventi collaterali caratterizzano anche l’edizione del ventennale del festival che dal 30 luglio al 15 agosto, sotto l’emblematico titolo “DromosRevolution”, transita in dodici comuni: Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Fordongianus, Mogoro, Morgongiori, Neoneli, Nureci, San Vero Milis, Ula Tirso e Villa Verde, oltre al capoluogo, Oristano.

Due anniversari, dunque, da celebrare con gli strumenti propri di Dromos: tanta musica e arte, ma anche libri e cinema caratterizzano il ricco programma di iniziative dedicate a un anno, una stagione che ha segnato uno spartiacque nella storia del secondo Novecento; e che, come scrive il critico d’arte Ivo Serafino Fenu, ideatore della sezione del festival dedicata alle arti visive, fu soprattutto «l’aspirazione di una generazione nel portare l’immaginazione al potere, secondo le teorie di Herbert Marcuse, uno dei padri nobili di quell’immaginifico e per certi versi irripetibile momento politico, sociale e culturale». Ed è soprattutto questo l’aspetto che Dromos intende approfondire, in linea con le tematiche che da sempre caratterizzano il festival.

Il cartellone musicale prevede, come di consueto, una fitta serie di concerti, spaziando su più latitudini e generi, a partire dal jazz e i suoi immediati dintorni, con un variegato e qualificato cast di artisti, in larga prevalenza internazionali, dai quali è previsto un omaggio o una meditazione sul tema del festival. Particolarmente presente l’Africa, con la cantante maliana Fatoumata Diawara, con Bombino, il chitarrista tuareg originario del Niger, e con il ghanese Guy One, cantante e virtuoso del kologo (una sorta di banjo a due corde); e poi Cuba, con il cantante e percussionista Pedrito Martinez, il batterista Horacio “El Negro” Hernandez ed i pianisti Gonzalo Rubalcaba e Marialy Pacheco. Da un’isola all’altra: la Sardegna schiera il Mal Bigatto Trio ed il sassofonista nuorese Gavino Murgia insieme al chitarrista franco-vietnamita Nguyên Lê e al percussionista/polistrumentista francese Mino Cinelu nel progetto Dream Weavers, ma ha un legame con l’isola anche il concerto di Vinicio Capossela. Affonda invece le radici tra il Delta del Mississippi e il deserto africano il gruppo Bokanté creato dal fondatore e leader degli Snarky Puppy, Michael League, a completare un cartellone in cui brilla una stella di prima grandezza del jazz come Dee Dee Bridgewater.

L’Africa è presente anche nel palinsesto di Mamma Blues, il “festival nel festival” che, tradizionalmente, suggella Dromos in tre serate a cavallo di ferragosto: il cantante e chitarrista Roland Tchakounté, camerunense ma da tempo di casa in Francia, e il nigeriano Seun Kuti, il figlio minore del leggendario Fela Kuti, sono infatti i nomi di spicco, insieme a quello della cantante e chitarrista norvegese Kristin Asbjørnsen, dell’appuntamento a Nureci, dove il blues targato Sardegna trova invece rappresentanza nel duo Don Leone e nel Bob Forte Trio.

Sul versante delle arti visive spicca invece la mostra “68/Revolution – Memorie, nostalgie, oblii”, curata da Ivo Serafino Fenu e da Chiara Schirru in collaborazione con AskosArte e la Pinacoteca “Carlo Contini”, in continuità ideale con la precedente e fortunata “Wild is the wind – l’immagine della musica”, ospitata sempre alla Pinacoteca comunale di Oristano tra fine dicembre 2016 e i primi di marzo dell’anno scorso.

Intorno al tema del ’68 (e dintorni) ruota anche una rassegna cinematografica in tre tappe a San Vero Milis a cura dell’Associazione Lampalughis, mentre altri appuntamenti, come il consueto diario quotidiano curato da Alessandro Melis, e altri ospiti, tra cui il teologo Vito Mancuso, atteso per una riflessione sulla rivoluzione interiore, completano il quadro del ventesimo festival Dromos; un’edizione organizzata con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna (assessorato dello Spettacolo ed Attività Culturali ed assessorato del Turismo), dei Comuni interessati, della Fondazione di Sardegna, del Banco di Sardegna, della Cantina Contini di Cabras, del Mistral Hotel di Oristano e con la collaborazione di Rete Sinis, Mibact, Curia Arcivescovile di Oristano, Pinacoteca comunale “Carlo Contini” di Oristano, AskosArte, Centro per l’Autonomia di Oristano, Cooperativa Sociale CTR Onlus, Teatro Tragodia di Mogoro, Lampalughis di San Vero Milis, associazione di promozione sociale Mariposas de Sardinia, ViaggieMiraggi ONLUS, Pastori in moto, compagnia teatrale BobòScianèl, Consulta giovani di Bauladu, Music Academy di Isili, Genadas.