17 July, 2024
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Dopo gli appuntamenti di marzo e aprile si avvia alla conclusione la X edizione del Cagliari film festival, la rassegna di cinema di impegno civile organizzata dall’associazione culturale Tina Modotti, con la direzione artistica di Alessandra Piras.

Domenica 14 luglio, dalle 20.00, nel Bibi- Spazio Eventil di via dei Genovesi 111 A, la serata sarà dedicata alle ultime proiezioni, prima del brindisi finale organizzato per festeggiare i dieci anni della rassegna.

Si parte con la proiezione del documentario Ti dico di lei, firmato da Marco Alberto Desogus e dedicato alla figura di Grazia Deledda. A raccontare della scrittrice nuorese sarà un’altra scrittrice, Milena Agus. L’autrice, che ha appena pubblicato con Mondadori il nuovo romanzo Notte di vento che passa, dà corpo e voce a un racconto intimo sulla Deledda, che è occasione per riflettere sulla scrittura e sul mestiere di scrivere. In questa occasione, dopo la proiezine Milena Agus e Marco Desogus incontreranno il pubblico.

Dalle 21,15 la serata prosegue con la proiezione di S’Ozzastru, regia di Carolina Melis. Il film racconta, attraverso evocative immagini d’animazione, la storia di un albero millenario, l’olivastro del titolo, che osserva le vicende del mondo dalla sua silenziosa prospettiva. Un lavoro che vuole far riflettere sul dialogo possibile tra uomo e natura, grazie alla voce di un albero che si interroga sulle azioni umane, purtroppo spesso dannose per la natura stessa. L’opera è stata presentata al Festival del Cinema di Roma, nella sezione Alice nella Città, e ora è finalista ai Collision Awards. Saranno presenti all’evento la regista e i produttori Alessandra Usai e Nicola Mennuni.

Subito dopo sarà la volta del progetto di web- doc intitolato Anda, torra e ghorba. Tra Tunisia, Sardegna e altrovecurato dalla documentarista e fotografa Rosi Giua, dal geografo Raffaele Cattedra e dal regista Francesco Tomba. Verranno presentati dagli autori i tre estratti del lungo lavoro di ricerca dei tre autori, dedicato alla memoria degli italiani emigrati in Tunisia sin dalla metà dell’Ottocento e rientrati tra la metà degli anni degli anni ’50 e ’60 come profughi, in Italia e in Francia. Storie di emigrazione italiana che s’incrociano anche con le storie contemporanee di mobilità dall’Africa sub-sahariana verso la Tunisia.

Il progetto è prodotto dall’associazione culturale Tusitala di Cagliari, in collaborazione con l’Università di Cagliari, e cofinanziato dalla Fondazione di Sardegna, dall’Institut de Recherche sur le Maghreb Contemporain di Tunisi, ed è sostenuto da tanti altri partner mediterranei. Saranno presenti gli autori.

A metà serata aperitivo per festeggiare il decimo compleanno del festival, un’avventura culturale cominciata nel 2014 nel Teatro Civico di Castello, che ha visto organizzare incontri, rassegne, masterclass e dibattiti con il pubblico, sempre con al centro il cinema di impegno civile e fuori dal circuito mainstream.

 

Venerdì 5 luglio, alle ore 21.30, nei giardini di casa Casula in Piazza Pilar a Villamassargia, è in programma la proiezione de “L’amore e la gloria. La giovane Deledda”.
Oltre a musica, balli e show cooking anche il cinema è parte integrante del cartellone degli eventi massargesi.
«Abbiamo voluto dare risalto a un film tutto sardo incentrato su una protagonista della nostra storia, unica italiana a vincere nel 1926 il premio Nobel per la letteratura – ha dichiarato l’assessora Sara Cambula e permettere ai nostri concittadini, e a chi vorrà vederlo, di approfondire la conoscenza di un personaggio poliedrico quale è la scrittrice Grazia Deledda, in una fase della sua vita di cui si sa poco.»
La pellicola, recentissima, uscita nelle sale solo a maggio scorso, è stata realizzata con il contributo della Regione, della Fondazione Sardegna, del ministero della Cultura ed è prodotta da Salvatore Cubeddu per la regia di Maria Grazia Perria.
«Ne consiglio vivamente la visione a chi se lo fosse perso ha suggerito la sindaca Debora Porràperché racconta la forza di una giovane donna che ha lottato per affermarsi e nella quale noi sarde spesso ci ritroviamo. Ci dimostra che con coraggio e determinazione ha potuto realizzare i suoi sogni.» 
L’eredità letteraria di Grazia Deledda, a 150 anni dalla sua nascita, continua ad essere di ispirazione e, con il suo talento e potenza narrativa, ha esportato e contribuito a far conoscere la cultura e le tradizioni sarde nel mondo.

Il complesso concetto di “valorizzazione del territorio” incontra consenso e successo quando la promozione rappresenta la realtà produttiva- economica e l’essenza patrimoniale di carattere culturale-identitario; vera sintesi e miscellanea strategica di marketing territoriale per avere, complessivamente nell’Isola, un turismo d’interezza e di ampia stagionalità.
Un professionismo di competenze è quello messo in campo nell’area del nuorese e nella Città di Nuoro, che riconosce e sviluppa, come fattore di attrattività, la trainante sinergica ed attiva cooperazione del sistema museale collegato all’ISRE (Istituto Superiore Regionale Etnografico).
Il conferimento del premio “I pionieri del turismo” (trofeo della scultrice Maria Grazia Dettori, conosciuta per le dee madri in terracotta) al presidente dell’ISRE Stefano Lavra è stata una importante occasione per qualificati interventi, tenuti alla Biblioteca Satta e con la sapiente e armoniosa moderazione del giornalista Antonio Rojch; significativa promozione di cultura per la “Città Turistica” di Nuoro, ottenuta con la richiesta operata nel lontano 1982, di grande vivificante visionarietà e futuro, dalla storica Pro Loco presieduta da Antonio Fancello.
L’attuale Pro Loco Aps nuorese, guidata da Lorenza Vacca, ha riconosciuto al gavoese Stefano Lavra il determinante impegno «per la promozione dei musei dell’ISRE, per il fondamentale lavoro svolto per la diffusione della cultura, delle tradizioni, dell’identità e dell’opera deleddiana, nella società nuorese, che sta assumendo sempre più i connotati di una città turistica».
Nelle precedenti edizioni il premio era stato assegnato a Pasqua Salis Palimodde, cofondatrice con il marito Peppeddu del noto e rinomato Su Gologone Experience Hotel, e ai fratelli Francesco e Piero Loi del Grupp ITI Hotels di Orosei.
L’intervento di Raffaele Sestu, presidente Comitato Regionale Sardegna UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia), ha evidenziato significati e valenza del premio assegnato e il determinante ruolo sviluppato dall’ISRE nell’impegno di “portare il flusso turistico delle coste verso l’interno”.
Una rete e circuito museale che ribadisce l’identità storica e di richiamo culturale di Nuoro ad “Atene sarda”; i dati del 2023 segnano un consistente incremento di visite museali (Museo del costume, Museo casa natale di Grazia Deledda, Museo della ceramica) di +20%, rispetto all’anno precedente. Raffaele Sestu ha presentato sinteticamente il rilevante progetto “In nome del pane”, che porterebbe ad un qualificante riconoscimento Unesco del pane tradizionale, e all’attività avviata ed affidata alle Pro Loco dal ministero dei Beni Culturali di censire tutto il patrimonio culturale e immateriale d’Italia; a sostenere l’UNPLI sarda nell’impegnativa catalogazione tra i 377 comuni isolani saranno Maria Antonietta Mongiu, Bachisio Bandinu, Tonino Oppes, Piero Marras e l’ISRE con Stefano Lavra. Lo storico presidente delle Pro Loco sarde, con un trentennale ruolo ed esperienza, ha sottolineato anche l’eccezionale lavoro di promozione svolto dalla FASI (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) per “un turismo delle radici e del ritorno”.
Carlo Marcetti, economista dell’Università di Sassari, ha proposto una suggestiva analisi sulle concretezze che l’interno isolano può proporre e  come sviluppare la “capacità di attrazione” con molteplicità di offerte e in un contesto ambientale accompagnato e sostenuto da servizi; argomentazioni che richiederebbero un approfondimento e studio, per una reale inversione di rotta nelle azioni dell’economia turistica sarda.
A rendere omaggio a Stefano Lavra – che ha idealmente condiviso il riconoscimento, di carattere culturale ed identitario, con il mondo delle tradizioni, dell’artigianato e col personale e collaboratori tutti dell’ISRE – è intervenuto il sindaco di Gavoi Salvatore Lai, che felicitandosi per i successi del giovane compaesano, ne esprime “soddisfazione e orgoglio da cittadino” per un lavoro-servizio di utilità collettiva e creato “con professionalità, apertura, passione e competenza”.
Ad arricchire ulteriormente la serata di valori e significati, le diverse preziosità ed intermezzi corali e musicali: il Coro Su Nugoresu, diretto dal maestro Michele Turnu; l’esibizione dell’organettista Giampaolo Piredda, alla cui musica hanno dato saggio di genuina bravura e abilità nel ballo sardo i giovanissimi Eleonora Colomo e Simone Deriu, componenti del Gruppo Folk Saludos di Nuoro.

Cristoforo Puddu

Oggi pomeriggio, a Villacidro, nella sede della Fondazione Giuseppe Dessì, in via Roma, si è recato in visita l’ambasciatore di Norvegia Johan Vibe, accompagnato dal Console Onorario Corrado Fois, per prendere visione direttamente della realtà del Parco letterario Giuseppe Dessì, che raggruppa i territori di Villacidro, Arbus, Buggerru, Fluminimaggiore, Guspini, San Gavino e Gonnosfanadiga.
L’incontro, proposto dal presidente dei Parchi Letterari Italiani, Stanislao De Marsanich, ha avuto lo scopo di fare conoscere le esperienze culturali della Sardegna che hanno aderito al progetto dei Parchi Letterari, di cui esiste un’analoga realtà anche in Norvegia. Lo scambio può essere considerato un primo passo ufficiale verso un gemellaggio culturale tra la nostra Isola e la terra dei fiordi, nel Nord Europa.
«Questa visita è l’occasione di valorizzare attraverso la letteratura la nostra terra e il nostro patrimonio culturaleha sottolineato la presidente della Fondazione Dessì, Debora Arued è anche l’opportunità di mettere le basi per una collaborazione internazionale tra Sardegna e Norvegia. Due terre estremamente diverse tra loro prima di tutto per clima e conformazione geografica, ma allo stesso tempo accomunate dalla millenarietà delle loro tradizioni e dalla ricchezza delle rispettive risorse ambientali».
Presenti all’incontro anche il Parco letterario Grazia Deledda, rappresentato dal sindaco di Galtellì, Franco Solinas, e il Parco Geominerario Storico e ambientale della Sardegna.
Oltre a riferirsi alle bellezze del paesaggio che tanto hanno ispirato le opere di Dessì quanto quelle di Grazia Deledda, l’ambasciatore di Norvegia, Johan Vibe, ha messo in evidenza un aspetto letterario che accomuna le produzioni dei due autori sardi a quelle dei loro colleghi norvegesi: «Ho notato che tanto Dessì quanto Deledda ricorrono spesso all’impiego della lingua sarda. Anche in Norvegia c’è una tradizione molto diffusa nell’uso dei dialetti, come espressione di valori fortemente identitari. In un mondo sempre più globalizzato è molto apprezzabile questo tipo di intervento per preservare le identità locali».

L’ambasciatore ha quindi ribadito l’importanza di costruire ponti tra culture diverse, e in quest’ottica ha evidenziato il ruolo che possono giocare gli scambi tra i diversi progetti dei Parchi Letterari.
Il sindaco di Villacidro, Federico Sollai, si è soffermato sull’importanza dei luoghi interni della Sardegna, come Villacidro e Galtellì: «Spesso sono meno celebrati delle bellezze costiere dell’isola, ma sono territori dove è possibile scoprire i risvolti di tradizioni e culture millenarie. Questa visita è un onore ma anche un’occasione straordinaria per avviare una collaborazione internazionale. Tanto più sapendo quanto i paesi del Nord Europa apprezzano le nostre terre e le nostre tradizioni, e amino scoprirle nella loro vera essenza. Il ruolo della Fondazione Dessì può favorire questo connubio, ponendo la cultura come elemento di unioni e coesione tra i popoli».
Il presidente dei Parchi Letterari Italiani, Stanislao De Marsanich, ha evidenziato altri punti di unione tra i parchi letterari sardi e quelli norvegesi, citando l’esempio del Parco letterario di Røros, intitolato a Johan Peter Falkberget, che ha legato la sua opera alla popolazione di un villaggio la cui economia ruota attorno alle miniere e alle campagne, come per le terre di Dessì e Deledda.

«Per quanto i contesti storico culturali e gli scenari siano diversi, i paesaggi, il lavoro e il contesto sociale sono temi che accomunano questi parchi, i cui luoghi condividono anche la sofferenza dello spopolamento, nonostante offrano tantissimo in termini culturali e di coinvolgimento», ha detto Stanislao De Marsanich.
Nel corso dell’incontro, è stato sottolineato dai presenti anche il doppio legame tra letteratura e tutela del paesaggio, come testimonia la collaborazione in essere dal 2017 tra l’associazione dei Parchi Letterari Italiani i e i Carabinieri Forestali, rappresentati per l’occasione dal capitano Michele Ravaglioli.
In chiusura, un annuncio in anteprima da parte di Stanislao De Marsanich: «A Oslo, a fine gennaio si terrà la riunione dei quattro parchi letterari di Norvegia, alla quale sono stati ufficialmente invitati a partecipare anche il Parco letterario Giuseppe Dessì e il Parco letterario Grazia Deledda».

 

Al via la nuova “Stagione Teatro di Villaspeciosa febbraio/aprile 2024” nell’ambito del più ampio progetto “Arte & Sostenibilità” organizzata da Abaco Teatro negli accoglienti spazi del Comunale Maria Carta che, anche quest’anno, si riconferma prezioso luogo di appartenenza, di incontri, di scambi culturali, vitale e sempre aperto alle novità, ai nuovi stimoli e al dialogo col pubblico. Una stagione ricchissima che, con una pluralità di sguardi e sensibilità, fonde stili e proposte diverse, dal cinema agli spettacoli per grandi e piccini, dalle mostre fotografiche ai laboratori creativi fino al book sharing, per offrire a tutte le generazioni un’opportunità di approccio alla cultura trasversale, snodo tra futuro e tradizione.
Da domenica 18 febbraio a domenica 21 aprile 2024, si apre quindi il sipario su un cartellone fortemente connotato da scelte artistiche di alto livello che attingono temi e autori dal passato e dal presente, come la riscrittura cinematografica di Emanuele Trullu del personaggio di “Ugolino”, Grazia Deledda con i suoi racconti giovanili, Edgar Lee Master, unitamente a protagonisti della scena contemporanea come Sergio Atzeni, Paolo Carboni con il suo film “Polvere” e Fabrizio De Andrè con i suoi intramontabili testi. Spettacoli che puntano dritto al cuore di argomenti essenziali per accogliere e approfondire in modo consapevole la storia e gli accadimenti che hanno segnato la sorte dei popoli, come il fenomeno dell’emigrazione e la resistenza partigiana con “Colpevoli di viaggio” di Bocheteatro e “L’ultimo Addio – lettere dalla resistenza” di Abaco Teatro.
E ancora allestimenti che scandagliano il presente con occhio attento alle urgenze legate alla salvaguardia del pianeta con “Cappuzzetto Rozzo” di Abaco Teatro, o si inoltrano fra i tesori identitari della nostra isola nello spettacolo “Grazia Deledda – tra fantasia e realtà” prodotto da Abaco Teatro e La Maschera. La stagione non tralascia poi di percorrere le sfumature più intime connesse alle esperienze, i concetti e le introspezioni poetiche sul valore della vita e della morte come nel caso di “Tutti dormono sulla collina” da Edgar Lee Masters e Fabrizio De Andrè, quale esito scenico del Laboratorio Teatrale di Villaspeciosa. E poi spazio all’illusionismo con l’inossidabile Alfredo Barrago e il suo “Una vita da Mago”, e un grande omaggio allo scrittore Sergio Atzeni con il recital “…Io non lo so cosa sia giusto…” prodotto dal Teatro del Segno.
Una stagione teatrale così strutturata che ha tra i suoi principali obiettivi quello di mettere in dialogo artisti di generazioni ed esperienze diverse per dare voce ai classici della drammaturgia antica e moderna, rinnovandone la forma ed evidenziandone i legami col nostro presente. Un palcoscenico di cultura plurale dove prendono vita, parallelamente agli spettacoli serali, i laboratori permanenti aperti a tutti di arti sceniche, lettura, scrittura e riciclo, pensati per trasferire in modo continuativo competenze e come contrasto all’emarginazione. E ancora, i matinée per le scuole, il book sharing e le mostre di arti figurative allestite nel foyer, completano l’approccio multidisciplinare alla cultura, da sempre cavallo di battaglia di Abaco Teatro.
Inoltre, anche quest’anno si rinnova l’iniziativa del “biglietto sospeso”, che rafforza il senso di comunità e solidarietà, nonché il coinvolgimento del pubblico attraverso le votazioni dopo ogni spettacolo per delineare l’indice di gradimento delle proposte e capire la crescita degli spettatori come elemento attivo critico e consapevole.
«Siamo felicissimi di rinnovare la nostra attività al Teatro Maria Carta di Villaspeciosa, come espressione di continuità di lavoro nel territorio in perfetta sintonia e sinergia con l’amministrazione comunale», dice la direttrice artistica di Abaco Teatro Rosalba Piras. «Inoltre – proseguesiamo pienamente soddisfatti della risposta di un pubblico sempre più attento e aperto anche alle attività collaterali, come i laboratori, a dimostrazione che la diffusione della cultura paga sempre in termini di crescita di conoscenze ed esplorazione di nuove opportunità.»
La “Stagione Teatro di Villaspeciosa febbraio/aprile 2024” si inaugura domenica 18 febbraio, alle ore 19,30, con la proiezione di due opere firmate da illustri registi isolani. Si inizia con il corto cinematografico “UGOLINO – un insolito viaggio ai confini dell’odio attraverso l’Inferno di Dante” con Tiziano Polese (Ugolino), Mario Pupella (Arcivescovo Ruggeri) e Rosalba Piras (Capuana moglie di Ugolino) per la regia di Manuele Trullu. A seguire la proiezione di “POLVERE” firmato dal regista Paolo Carboni: la tragica storia di un errore giudiziario che vede vittima Aldo Scardella, ingiustamente carcerato e per questo suicida nella sua cella del carcere di Cagliari Buoncammino.
L’ultimo suo messaggio è un’assunzione di responsabilità, la presa d’atto del proprio fallimento ma anche dell’impossibilità di poterne venire a capo e una richiesta di perdono alla famiglia. Il messaggio contiene anche una denuncia che peserà come un macigno sulla coscienza degli uomini delle istituzioni e del mondo degli adulti: «Muoio da innocente».
Si prosegue domenica 25 febbraio, sempre alle ore 19,30 con “Una Vita Da Mago” di e con Alfredo Barrago, un artista annoverato tra i quattro maghi più quotati al mondo.
Considerato un fuoriclasse della magia, porta in scena per oltre un’ora, numeri originali mai visti prima! Il pubblico vive un’esperienza surreale con illusioni, manipolazioni, invenzioni e mentalismi che sono valsi all’illusionista i più prestigiosi premi internazionali.
Non mancano momenti di puro divertimento col coinvolgimento di persone del pubblico alle prese con gag irresistibili e situazioni paradossali tra magia e illusionismo.

 

Un laboratorio di una classe dell’Istituto di Istruzione Superiore G.M. Angioy con l’artista Roberto Ziranu ha concluso venerdì 12 gennaio, la mostra “I 12 Graffi”, inaugurata lo scorso 17 dicembre nel Salone della Grande Miniera di Serbariu, a Carbonia.

Quella di  Carbonia era la ventunesima ed ultima tappa di un percorso che ha toccato Cagliari, Golfo Aranci, Sardara, Quartu Sant’Elena, Seui, Arzana, Laconi, Fonni, Oristano, Nuoro, Cardedu, Ollastra, Orani (suo paese d’origine), Desulo, Siniscola, Aritzo, Ovodda, Porto Torres, San Gavino Monreale e Bitti.

                                   

La mostra di Roberto Ziranu è sviluppata in 12 ritratti di altrettanti personaggi che hanno reso e continuano a rendere grande la Sardegna al di fuori dei confini regionali: Eleonora d’Arborea, Costantino Nivola, Maria Carta, Paolo Pillonca, Giovanni Lilliu, Maria Lai, l’Accabadora, Piero Sanna, Edina Altara, Andrea Parodi, Grazia Deledda e Gigi Riva. Si tratta di figure di spicco del mondo dell’arte e della cultura, dello sport e della nostra identità, uomini e donne che hanno influenzato la produzione artistica di Roberto Ziranu per il loro carisma, la loro carriera, la loro storia, l’alone di mistero che ruota attorno ad alcune delle loro figure.

Per la giornata di chiusura, l’artista ha organizzato, in collaborazione con l’assessora della Pubblica istruzione del comune di Carbonia, Antonietta Melas, la visita di due classi dell’Istituto di Istruzione Superiore “G.M. Angioy”, indirizzo Grafica e Comunicazione, guidate dalle docenti della Cinzia Grussu, Simona Mele, Alessandra Manca e Daniela Soru della 4ª B. Roberto Ziranu ha spiegato agli studenti l’origine della mostra, la tecnica utilizzata per la creazione delle opere e presentato le figure dei 12 personaggi. Al termine della presentazione, gli studenti della 4ª A hanno partecipato al laboratorio con l’artista, con il quale hanno creato un ritratto, scelto a maggioranza tra i 12, quello di Gigi Riva.

Gli studenti, le docenti e per ultima anche l’assessora Antonietta Melas, hanno portato il loro contributo all’incisione del volto del grande campione, mostrando in alcuni casi una buona attitudine, sottolineata con piacere da Roberto Ziranu.

Giampaolo Cirronis

         

                            

E’ stata inaugurata ieri, 17 dicembre, nel salone del Museo del Carbone della Grande Miniera di Serbariu, la mostra personale “I 12 Graffi” di Roberto Ziranu, ventunesima ed ultima tappa di un percorso che ha toccato Cagliari, Golfo Aranci, Sardara, Quartu Sant’Elena, Seui, Arzana, Laconi, Fonni, Oristano, Nuoro, Cardedu, Ollastra, Orani (suo paese d’origine), Desulo, Siniscola, Aritzo, Ovodda, Porto Torres, San Gavino Monreale e Bitti.

La mostra di Roberto Ziranu, unica nel suo genere, è un omaggio alla sua Terra – si legge nella presentazione Da.Ma del Guilcer di Daniela Madau – Storico e Critico dell’Arte -. E’ sviluppata in 12 ritratti di altrettanti personaggi che hanno reso e continuano a rendere grande la Sardegna al di fuori dei confini regionali: Eleonora d’Arborea, Costantino Nivola, Maria Carta, Paolo Pillonca, Giovanni Lilliu, Maria Lai, l’Accabadora, Piero Sanna, Edina Altara, Andrea Parodi, Grazia Deledda e Gigi Riva. Si tratta di figure di spicco del mondo dell’arte e della cultura, dello sport e della nostra identità, uomini e donne che hanno influenzato la produzione artistica di Roberto Ziranu per il loro carisma, la loro carriera, la loro storia, l’alone di mistero che ruota attorno ad alcune delle loro figure.

La mostra si caratterizza per la scelta di pannelli illustrativi e autoportanti che accompagnano i visitatori alla scoperta della Sardegna raccontata attraverso gli occhi, la maestria e le emozioni che Roberto Ziranu incide nei pannelli di ferro. Le opere esposte rappresentano un nuovo traguardo dello scultore oranese, grande conoscitore del ferro.

La mostra “I 12 Graffi” mostra una nuova sfida: ritratti su lastre di ferro attraverso la tecnica dell’incisione e dello sbalzo, unica nel suo genere.

Le 12 opere esaltano l’anima della materia ferrosa e immedesimano i protagonisti ritratti. Ogni opera sembra prendere vita e interagire con lo spazio tramite chiaroscuri generati dai riflessi delle incisioni e dagli sbalzi ottenuti dalle migliaia di martellate, rendendo ogni opera un pezzo unico. Le tappe di questo itinerario si snodano dal Nord al Sud della Sardegna interessando luoghi che rendono omaggio ai vari protagonisti che hanno dato lustro alla nostra Isola, per poi proseguire nel 2024 il suo viaggio nella Penisola e non solo…

Un progetto ambizioso – conclude la nota di presentazione di Daniela Madau – per un artista che vuole esaltare la sua terra natale interagendo con tutte quelle amministrazioni, fondazioni e partner privati che credono nel ruolo dell’arte quale mezzo per la divulgazione della cultura.

Alla presentazione hanno partecipato il sindaco di Carbonia Pietro Morittu e le assessore della Cultura Giorgia Meli e della Pubblica istruzione Antonietta Melas, e il commissario straordinario del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna Anna Elisabetta Castelli e del direttore Fabrizio Atzori, impegnati nel sito della Grande Miniera nella giornata conclusiva dell’ultima tappa dell’evento Open Your Mine. Presenti anche i fratelli Ziranu di Carbonia, parenti dell’artista.

Allegate le fotografie della presentazione e l’intervista all’artista Roberto Ziranu.

                 

Martedì 5 settembre la Sala del Museo della Memoria e dei diritti Umani di Santiago del Cile, ha ospitato la proiezione del docufilm del regista sardo Marco Antonio Pani: “Ignazio, storia di lotta, d’amore e di lavoro”. Il film è stato prodotto dall’associazione Amici della miniera, in concorso con il Centro servizi culturali della Società Umanitaria Fabbrica del cinema di Carbonia, e con il patrocinio economico della Cineteca sarda, della Fondazione di Sardegna e il patrocinio della Fondazione Berlinguer.

La proiezione del film nella Capitale cilena segue la prima a Carbonia avvenuta il 5 novembre 2022, le successive a Sassari, Cagliari e in diversi altri centri della Sardegna e, infine, quella di Roma del 19 aprile 2023. Hanno partecipato alla proiezione i rappresentanti dell’associazione “Amici della miniera” Antonangelo Casula e Roberto Sanna.

L’evento, rientrava nelle iniziative programmate nell’ambito della ricorrenza del 50° anniversario del golpe fascista dell’11 settembre 1973, che ha abbattuto il governo democratico di Salvador Allende e schiacciato nel sangue il popolo cileno. Sono stati presenti alla proiezione, Autorità di Governo, della politica e della Cultura Cilena.

Di seguito, l’intervento integrale di Antonangelo Casula.

Ignazio Delogu e il Cile. Desidero porgere a nome dell’Associazione “Amici della Miniera” e dei Centri di Servizi Culturali della Società Umanitaria Sardegna un caloroso saluto a tutte le Autorità presenti, al presidente del Museo della Memoria e dei diritti umani di Santiago, la signora Marcia Scantlebury e a Javier Ossandon che è stato per noi un importante e insostituibile punto di riferimento per la realizzazione di questo evento.

Sono molto felice di essere oggi a Santiago con tutti voi per rendere omaggio alla figura di un combattente per la democrazia, la libertà dei popoli, di un amico e di un compagno, inteso nel senso più autentico della militanza politica e civile.

Il bellissimo docufilm scritto e diretto dal regista sardo Marco Antonio Pani, ne descrive la personalità poliedrica e di intellettuale cosmopolita.

Per definire la figura di Ignazio Delogu, occorre fare uso di una moltitudine di definizioni: è stato scrittore, giornalista, traduttore, linguista, storico, poeta e tante altre cose, è stato un grande italiano con l’orgoglio delle radici della sua terra d’origine, sardo e internazionalista come nella migliore tradizione gramsciana.

Era un uomo generoso e di grandi passioni, tra queste quella per la mia città, Carbonia, una città di Fondazione nata nel 1938 alla quale ha dedicato un importante libro sulla sua storia dal titolo: “Carbonia Utopia e progetto”, e una significativa attenzione lungo l’arco della sua vita con la realizzazione di più saggi e inchieste giornalistiche che aveva in un proposito di raccogliere in una pubblicazione alla quale avrebbe dato il titolo di: “Carbonia nel cuore”. Proposito che non si è realizzato per la sua dolorosa scomparsa.

Io però desidero soffermarmi su Ignazio Delogu e il Cile.

Il docufilm pone l’accento sul ruolo da lui svolto nella qualità di segretario esecutivo dell’Associazione Italia Cile negli anni successivi al golpe militare fascista guidato da Augusto Pinochet, 50 anni fa, l’11 settembre 1973, ma l’interesse, la passione, l’amore di Ignazio per il Cile, per il suo popolo, per i suoi artisti, per i suoi poeti, hanno un’origine più remota a partire dai primi anni ’50 del secolo passato.

Mi riferisco, innanzitutto, ad una passione autentica per la figura e l’opera poetica di Gabriella Mistral e di Pablo Neruda e per tutto l’universo della cultura cilena che conosceva e amava profondamente.

Della Mistral tra i tanti, vorrei citare un aneddoto al riguardo, Delogu, nel corso di un convegno tenuto a Nuoro nei primi anni ‘70, sottolinea l’originale parallelismo tra la Mistral e Grazia Deledda, una grande scrittrice sarda, insignita del Nobel per la letteratura nel 1926, partendo dalle motivazioni quasi coincidenti, che hanno portato all’assegnazione del prestigioso riconoscimento, nel quale viene evidenziata la straordinaria affinità tra le due e posta esplicitamente in relazione la personalità delle due grandi scrittrici. Cosa unica credo, nella storia delle motivazioni del massimo premio internazionale.

Nel caso di Neruda invece si trattava di un rapporto personale maturato negli anni. In un primo momento mediato dalle frequentazioni italiane di Neruda a partire dai primi anni ‘50 del secolo scorso, per divenire successivamente un rapporto più personale, Delogu ne dà ampiamente conto nei suoi scritti ed in particolare in un suo articolo pubblicato sul quotidiano del PCI L’Unità il 26 settembre del 1973, a pochi giorni dopo la sua scomparsa; curò inoltre la traduzione in italiano del suo libro di poesie “Incitamento al Nixonicidio” e pubblicò postuma, l’ultima raccolta di poesie del poeta a cui si diede il titolo “Elegia dell’assenza”.

Di quest’ultimo e delle modalità che ne hanno preceduto la pubblicazione, vorrei citare una sua testimonianza contenuta nel suo libro “Pablo Neruda e l’Italia”, cito testualmente: …«è probabile che per molte ragioni, politiche soprattutto, aveva una grande considerazione per i comunisti italiani – ma anche per ragioni culturali, lo abbia indotto a far giungere un messaggio, l’ultimo, proprio a loro, perché lo rilanciassero nel mondo. O forse qualcuno accanto a lui – il poeta Homero Arce, che per tanti anni fu il suo più fidato e intimo collaboratore – pensò di interpretarne il pensiero quando consegno a un italiano, che non conosco, quel dattiloscritto con correzioni di suo pugno, che la direzione del PCI ricevette qualche giorno dopo il golpe, quando ancora era incerta la sorte del poeta. Mi fu consegnato quella stessa notte da un Enrico Berlinguer insolitamente commosso, per stabilirne l’autenticità e curarne la pubblicazione. Era un libro di poesia dal titolo parzialmente incerto. Con l’ausilio di Volodia Teitelboin decidemmo di chiamarlo Elegia dell’assenza…»

La sua funzione nell’associazione Italia-Cile che era meramente politica, non si limito esclusivamente a questo, anche se ne fu assorbito principalmente, coltivò nel suo rapporto con gli esuli cileni in Italia, le sue passioni artistiche e letterarie, che divennero inevitabilmente anche delle grandi amicizie:

– con il grande pittore Sebastian Matta, Ignazio era anche un culture delle arti visive;

– con il gruppo musicale degli Inti Illimani, esule in Italia, con i quali attivò diverse forme di collaborazione, il 4° disco del gruppo “Hacia La Libertad” reca nell’interno della copertina, in calce: “Traduzione italiana dei testi a cura del Professor Ignazio Delogu”… sempre con Jorge Coulón curò la traduzione di un libro con i testi della Nuova canzone cilena e dell’America Latina, dal titolo “Inti Illimani canti di lotta, d’amore e di lavoro”, una definizione questa, che ha influenzato il regista Marco Antonio Pani nella titolazione del docufilm: “Ignazio, storia di lotta, d’amore e di lavoro”.

Altrettanto degna di nota mi pare anche la collaborazione a Roma, agli inizi degli anni ’80, con il laboratorio di poesia dei poeti esuli cileni denominato “ Maruri”. Il gruppo si riuniva presso la Libreria Croce ed era animato da eminenti figure della poesia cilena: Hernán Castellano-Girón, Eugenio Llona, Carmen Guastavino, Eduardo Banderas, Jorge Coulón, Marcos Cáceres, Odette Smith y Antonio Arévalo.

La sua attività politica contro le dittature, in difesa della libertà dei popoli, si è svolta in diversi paesi del mondo: la Spagna durante il periodo Franchista, la Grecia dei Colonelli per citarne alcuni, ma il suo rapporto con la vicenda cilena è stato certamente – non solo a mio giudizio -, il più intenso.

Il suo ultimo libro, pubblicato nel 2010: Parallelo Sud – sottotitolato Patagonia Tragica Terra del Fuoco e altri orizzonti, credo ne sia una significativa testimonianza.

Un piccolo aneddoto su questo libro: lo scrive in polemica con Daniele Del Giudice, uno scrittore italiano scomparso recentemente, autore di un romanzo Orizzonte Mobile, un libro dedicato alla Patagonia e al continente antartico. Delogu sviluppa una critica aspra e senza alcuno sconto nei confronti di Del Giudice e della interpretazione che dà di quel mondo… ma credo che intimamente Ignazio lo abbia scritto spinto dal bisogno di raccontare il “Suo” Cile, a partire dal profondo legame con il presidente Allende, a quello con Pablo Neruda e con tutto il popolo cileno che ha amato intensamente e dal quale, ne è una significativa testimonianza la manifestazione odierna, non è stato dimenticato.

Parallelo Sud è un omaggio alla figura di Salvador Allende, che gli aveva concesso il privilegio di visitare, ospite della Repubblica Cilena, la Terra de Fuoco. Con il presidente Allende, aveva fatto cenno ad una sua conversazione con Francisco “Pancho Coloane” nella quale gli suggeriva di visitare la Patagonia; il Presidente lo incoraggiò a visitarla con le seguenti parole: «E una terra stupenda mi confermò, sono stato Senatore per la Patagonia, ho molti amici laggiù. è opportuno che ci vada. Ha ragione Pancho: non puoi lasciare il Cile senza andarci, anche se so che tornerai».

Qualche giorno dopo Ignazio era già a Punta Arenas, ospite della compagnia di bandiera LanChile. Come nel suo stile, Delogu non si limita ad un resoconto di cronaca, il racconto è a mio giudizio una felice sintesi tra ricerca storica e romanzo, nel quale la lettura degli eventi si succederà attraverso una chiave epica, da Magellano a Catwin e tragica, come sottolineato nel titolo del suo libro, nel quale vengono ricordati i massacri dei popoli aborigeni, delle tribù degli Indios nativi a seguito della colonizzazione spagnola. Altrettanto efficace appare la descrizione dei luoghi, della loro bellezza selvaggia, da Punta Arenas a Capo Horn passando per lo stretto di Magellano.

Per Delogu il viaggio è per definizione avventura, ricerca, conoscenza, curiosità, sono queste, le stesse impressioni che riferisce nel suo girovagare al Nord della Cordigliera attraverso le strade polverose della carrettera di allora, in una dimensione che lo assorbe interamente sul piano intellettuale, umano e spirituale.

Non mi dilungo oltre per ragioni di tempo se non per dire che questo libro, pubblicato nel 2010 ad un anno dalla sua scomparsa, ha il significato di un testamento, un desiderio irrinunciabile di porre un suggello al rapporto con quella terra e con i tantissimi e tantissime persone con cui si era relazionato.

Mi avvio a concludere, in una fase del docufilm vengono scandite molto opportunamente alcune frasi estrapolate dal finale del libro Parallelo Sud, mi scuserete se le ripropongo, ma a me sembrano molto significative per descrivere il legame profondo che Ignazio Delogu aveva maturato con quella che riteneva a pieno titolo anche la sua patria, quella cilena, spero di riuscire a non essere sopraffatto dall’emozione nel leggerle:

Morto Salvador Allende, el Chico.

Morto Pablo Neruda, Pablo.

Assassinato a bastonate il suo amico-segretario, Homero Arce. Trafitto al cuore dalla baionetta assassina di un golpista Victor Jara, l’autore di Venceremos e di Te recuerdo Amanda.

E tanti altri nelle carceri, nei lager, nelle isole o precipitati nel Pacifico dagli aerei della Gloriosa Fuerza Aerea o massacrati sulle navi dell’Invicta Armada.

Se la patria è la terra dove sono sepolti i nostri morti, anche il Cile è la mia patria.

Questo è stato il Cile per Ignazio Delogu.

Antonangelo Casula

Giovedì 3 agosto, alle ore 19,30, presso lo spazio esterno adiacente la Biblioteca Comunale di Carbonia, verrà presentato il libro di Mirco Cogotti “Mezzo giro di velluto”.
L’evento è organizzato con il patrocinio del comune di Carbonia.
L’autore, Mirco Cogotti, nato a Carbonia, ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza in Sardegna, dove ha iniziato a coltivare la passione per i libri e la scrittura. Ha completato i suoi studi in cinema e produzione multimediale tra Italia, Stati Uniti e Francia. È un viaggiatore compulsivo, che da circa dieci anni risiede a Parigi.
Il libro,“Mezzo giro di velluto” (Effetto-2022) è il romanzo d’esordio di Mirco Cogotti. In questo romanzo l’autore vuole rendere omaggio a Grazia Deledda citando “Canne al vento”.
La storia narra gli eventi successivi alla morte di Ciccitta Lampis, “Sa bruscia” dell’immaginario paese di Santa Gisa, nel Basso Sulcis. Sarà lei stessa a farsi voce narrante e a svelare una trama intricata e ricca di sorprese.
Converserà con l’autore Sara Maccioni.

La Sala consiliare del Municipio di Iglesias ha ospitato la presentazione del ricco calendario di “Artismo 23, l’arte per l’autismo”, progetto di inclusione socio-culturale ideato per sensibilizzare le comunità e valorizzare le persone che presentano disturbi dello spettro autistico e il loro potenziale creativo.

Il 2 aprile sarà la giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, e per questo, tanti monumenti, in tutte le città del mondo, dalla sera del primo aprile saranno illuminati con delle luci blu. Ma l’obiettivo dell’associazione iglesiente Amici della Vita Odv è di fare di più e, in collaborazione con il Comune di Iglesias e il Consorzio Eventi Co.Event, con il supporto fondamentale della Fondazione di Sardegna, ha programmato un interessante e variegato calendario di eventi, che coinvolgerà una serie di partner.

Il programma. Il 29-30 marzo, a Cagliari e Iglesias, si porterà avanti una campagna di sensibilizzazione sull’autismo nei mercatini della Biodiversità di Coldiretti, Campagna Amica e Donne Impresa. Per l’occasione verrano distribuite ai presenti delle borse riutilizzabili contenenti delle brochure informative.

Il primo aprile, come anticipato, si accenderanno le luci blu grazie alla collaborazione dei comuni partner e, domenica 2, si entrerà nel vivo. Riflettori puntati sul Centro Culturale (via Grazia Deledda, Iglesias), dove alle 9.30 si aprirà la mostra “Uno sguardo sull’autismo”, in cui verranno esposte le opere realizzate dai bambini normodotati e autistici e, alle 10, si apriranno i lavori della conferenza scientifica “L’autismo tra scienza e società: alla ricerca di un’autentica identità”, patrocinata dall’Ordine degli Psicologi, di cui sarà presente una rappresentanza. Tra i relatori, oltre all’assessora dei Servizi sociali del comune di Iglesias, Angela Scarpa, anche la professoressa Roberta Fadda dell’Università di Cagliari, i dottori Giorgio Madeddu, Laura Zucca e Giuliana Carta e l’insegnante della scuola primaria Christian Castangia.

Dalle 17 alle 20.30, spazio alla musica. Si esibiranno il Coro Amici della Vita, una serie di band formate da ragazzi autistici e normodotati, bambini della scuola primaria e poi i tre super ospiti dell’evento: il cantautore Beppe Dettori, l’attore e cantautore Renzo Cugis e la cantautrice Ilaria Porceddu, che dopo aver vinto il Festival di Castrocaro ha partecipato a X Factor e al Festival di Sanremo.

L’appuntamento del 2 aprile non sarà l’unico, poiché il 22 aprile verrà organizzata un’escursione a piedi o in bici e il 23 aprile una a cavallo, sempre in collaborazione con la Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara, altro ente prestigioso che ha scelto di sposare la causa assieme a Forestas, che ha donato agli organizzatori una serie di piante che verranno messe a dimora lungo il cammino stesso proprio in occasione dei due trekking. Tutti gli interessati potranno rivolgersi all’Associazione Amici della Vita per ulteriori informazioni. Al fianco degli organizzatori anche i partner Acli, Autocoop, Aligo, Ceramiche Onda e Il Girasole.