21 November, 2024
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Andrà in scena oggi alle 20.30, presso il Museo del Costume di Nuoro, della compagnia teatrale “García Lorca” per la regia della nuorese Patrizia Viglino, con Patrizia Viglino e Antonella Chironi al pianoforte.«È un adattamento del celebre romanzo ha dichiarato l’autriceè un monologo teatrale e si avvale di due partiture narrative: una in musica e una in video. La storia diventa visiva e partecipata. Lo spettacolo è un progetto nato qualche anno fa e rivela la modernità di un testo straordinario: troveremo una Grazia Deledda universale, dal linguaggio molto teatrale, con un impianto tipico della tragedia greca: il destino incombe sui personaggi, che non possono sottrarsi, un finale aperto che lascia spazio alla scelta e alle conseguenze del libero arbitrio.»

Antonio Caria

La Città di Sant’Anna Arresi è pronta ad ospitare la terza edizione della rassegna cinematografica AngoLazioni, che per il 2021 ha scelto come titolo «Visioni di Donne tra Sardegna e Africa». A partire da Mercoledì 8 settembre, e sino a domenica 12, saranno proposte una ventina di opere cinematografiche tra corti, documentari e fiction che mettono a confronto realizzazioni di donne dell’Algeria, del Camerun, dell’Egitto, del Marocco, della Mauritania, del Ruanda, del Senegal, della Tunisia e della Sardegna, mettendo in risalto le “connessioni” tra un Continente culturalmente molto vivace e un’Isola di antiche culture e tradizioni. La Rassegna darà anche l’occasione per confrontarsi, con registe, scrittrici e musiciste, sarde e africane, che presenteranno le specificità dei loro “mondi artistici”. AngoLazioni 3 (organizzata dall’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo e dall’Amministrazione comunale di Sant’Anna Arresi, il finanziamento della Fondazione di Sardegna, la collaborazione della Società Umanitaria – CSC Carbonia La Fabbrica del Cinema, la sponsorizzazione di “Cantina Mesa” ed il supporto logistico dell’ANSPI di Sant’Anna Arresi) farà, quindi, scoprire la creatività artistica femminile in diversi ambiti come il cinema, la letteratura, la pittura e tanti altri ancora.

Si inizia mercoledì 8 settembre, alle ore 21.00, presso il Centro di Agregazione Sociale con la presentazione del libro “Stella” di Massimo Dadea che per l’occasione, attraverso la storie delle protagoniste del libro, dialogherà con il pubblico sulle vicende familiari, amicizie, passioni lavorative e l’impegno politico e femminista degli anni ’70. Subito dopo la presentazione del libro sarà la volta di cinque cortometraggi, per la precisione: “La pelote de laine” di Fatma Zohra Zamoun (Algeria), “Into reverse” di Noha Adel (Egitto), “Deweneti” di Dyana Gaye (Senegal), A place for my self” di Marie Clèmentine Dusabejambo (Ruanda ) e “Brotherhood” di Meryem Joobeur (Tunisia). Nella serata di apertura della Rassegna verrà presentato anche il progetto dell’artista sulcitana Carla Cocco Africa Sarda, ovvero uno studio di registrazione/scuola di musica nel cuore del ghetto di Bauleni in Zambia, che funge da strumento per tenere lontani i giovani da droghe, prostituzione, delinquenza e quant’altro, attraverso la musica.

La Rassegna “AngoLazioni 3” proseguirà giovedì 9 settembre quando, sempre alle 21 presso il Centro di Aggregazione Sociale, si inizierà con la presentazione del libro “Le stazioni della luna” della scrittrice Italo-Somala Ubah Cristina Ali Farah. Sarà proprio la scrittrice, presente in sala, ad aiutarci ad entrare nel suo “universo”, conoscere meglio la sua sensibilità e la sua cultura e il suo profilo di “donna creatrice” del continente africano. La serata proseguirà con la proiezione dei cortometraggi di animazione e l’incontro con la loro regista, la Tunisina Nadia Rais. I corti in programma sono: “Ambouba”, “L’Mrayet”, “Sabaa Arwah” e “Briska”. Al termine dell’incontro con la regista si proseguirà con la proiezione del film-documentario “En Attendant les Hommes” di Katy Lena Ndiaye.

Il giorno successivo, venerdì 10 settembre, si proseguirà, sempre a partire dalle 21.00, presso il Centro di Aggregazione Sociale con un omaggio alla regista sarda Maria Piera Mossa e la proiezione del suo documentario “Una fabbrica inventata su un paese reale, Bitti” . Maria Piera Mossa, la prima donna regista in Sardegna negli anni Settanta, intraprende la sua attività di ricerca collaborando con la Cineteca Sarda-Società Umanitaria, per affermarsi dal 1976 nel suo ruolo di programmista e regista negli studi della RAI-Sardegna. Ad omaggiarla sarà presente la figlia Martina Pilleri. A seguire saranno proiettati cinque film alla presenza della professoressa camerunese Marie Nadége Tsogo che avrà il compito di introdurre al pubblico presente i film in programma, realizzati dalle donne del continente africano. Le pellicole in proiezione sono: “Lyiza” di Marie Clèmentine Dusabejambo (Ruanda), “Aya go to beach” di Maryam Touzani (Marocco), “Tu seras mon allié” di Rosine Mfetgo Bakam (Camerun), “Soubresauts” di Leyla Bouzid (Tunisia) e “Sur la route du paradis” di Uda Benyamina (Marocco).

Per le due giornate conclusive la Rassegna si trasferirà, sempre a Sant’Anna Arresi, nella splendida Piazza del Nuraghe. Sabato 11 settembre, alle ore 21.00, Maria Grazia Perria presenta il suo ultimo lavoro: “Cercando Grazia”. Il film racconta la storia di undici ragazze che hanno partecipato al Casting per realizzare un film sulla scrittrice sarda e Premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda, facendo emergere sia il ritratto della Deledda da giovane sia scorci della vita delle 11 protagoniste del casting. A seguire saranno presentati due nuovi cortometraggi di registe africane: “Quand ils dorment” di Maryam Touzani (Marocco) e “Zakaria” di Leyla Bouzid (Tunisia 2013)

La serata di chiusura, Domenica 12 settembre, inizierà alle 21 con le proiezione del filmSaint Louis Blues” di Dyana Gaye (Sénégal). A seguire ci sarà un momento simbolico di dialogo musicale, in scena per la prima volta in assoluto, tra donne dall’Africa e dalla Sardegna con la partecipazione di Fadimatou Wallet Oumar (Tuareg del Mali), Nawal Mlanao (Isole Comore), Hanta Gasy (Madagascar), Yagaré Kouyaté (Burkina Faso) e Gisella Vacca e Rosalia Potettu (Sardegna).

Come dichiara l’assessora della Cultura del comune di Sant’Anna Arresi Elisabetta Rossu «La rassegna cinematografica AngoLazioni nasce per leggere la contemporaneità da un luogo piccolo, ma importante, come il paese di Sant’Anna Arresi. Il mondo attraverso gli occhi del cinema, descrive problemi e opportunità. Per l’assessorato alla cultura, la rassegna è un modo per rappresentare il suo impegno nei confronti di temi importanti e significativi e, nel contempo, fare del nostro centro, un luogo di scambio e crescita culturale. In questa edizione del 2021, lo sguardo al mondo femminile è il centro della riflessione e l’angolo da cui il mondo è descritto e rappresentato».

Nel pensare e programmare il Festival il confermato direttore artistico Mohamed Challouf si è concentrato sulle donne che «in Africa come in Sardegna si battono quotidianamente per avere più spazio e partecipare alla vita culturale e produrre opere artistiche con le loro sensibilità, così da contrastare la dominazione del punto di vista maschile che prevale in tutti i campi culturali e non solo».

Dopo le dominazioni coloniali poche erano le donne che avevano accesso alla creatività e alle arti, negli ultimi vent’anni, “assistiamo finalmente – continua Mohamed Challouf – ad un emergere di donne africane nei vari campi artistici. Sono sempre di più le donne che frequentano scuole di cinema e che prendono le cineprese per raccontare storie dei loro paesi con impegno e grande talento. Un esempio per tutte è Kouther Ben Hnia, giovane regista tunisina che dopo aver vinto il premio Orizzonti al festival di Venezia 2020 con il suo film «L’uomo che ha venduto la sua schiena» si è trovata tra i candidati finalisti per l’oscar del miglior film internazionale”.

Le serate saranno introdotte da un intervento musicale a cura del Gruppo folk San Domenico Savio. Durante la rassegna sarà visitabile, presso il centro di aggregazione sociale, la mostra “Ritratti di Madam Frida” dell’artista Daniela Madeddu. L’ingresso agli spettacoli sarà libero e gratuito nel rispetto delle vigenti normative anti covid.

 

Sant’Anna Arresi si appresta ad ospitare, da mercoledì 8 a domenica 12 settembre, la terza edizione della Rassegna Cinematografica AngoLazioni, organizzata dall’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo e dall’Amministrazione Comunale di Sant’Anna Arresi, il finanziamento della Fondazione di Sardegna, con la sponsorizzazione di “Cantina Mesa” e il supporto logistico dell’ANSPI di Sant’Anna Arresi.

Il tema scelto per l’edizione 2021 «Visioni di Donne tra Sardegna e Africa» offrirà l’occasione per scoprire la creatività artistica femminile in diversi ambiti come il cinema, la letteratura, la pittura e tanti altri ancora.

La Rassegna propone una ventina di opere cinematografiche tra corti, documentari e fiction che mettono a confronto realizzazioni di donne dell’Algeria, del Camerun, dell’Egitto, del Marocco, della Mauritania, del Ruanda, del Senegal, della Tunisia e della Sardegna, mettendo in risalto le “connessioni” tra un Continente culturalmente molto vivace e un’Isola di antiche culture e tradizioni. La Rassegna darà anche l’occasione per confrontarsi, con registe, scrittrici e musiciste, sarde e africane, che presenteranno le specificità dei loro “mondi artistici”.

Come dichiara l’Assessora alla Cultura del Comune di Sant’Anna Arresi Elisabetta Rossu «La rassegna cinematografica AngoLazioni nasce per leggere la contemporaneità da un luogo piccolo, ma importante, come il paese di Sant’Anna Arresi. Il mondo attraverso gli occhi del cinema, descrive problemi e opportunità. Per l’assessorato alla cultura, la rassegna è un modo per rappresentare il suo impegno nei confronti di temi importanti e significativi e, nel contempo, fare del nostro centro, un luogo di scambio e crescita culturale. In questa edizione del 2021, lo sguardo al mondo femminile è il centro della riflessione e l’angolo da cui il mondo è descritto e rappresentato».

Nel pensare e programmare il Festival il confermato direttore artistico Mohamed Challouf si è concentrato sulle donne che «in Africa come in Sardegna si battono quotidianamente per avere più spazio e partecipare alla vita culturale e produrre opere artistiche con le loro sensibilità, così da contrastare la dominazione del punto di vista maschile che prevale in tutti i campi culturali e non solo».

Dopo le dominazioni coloniali poche erano le donne che avevano accesso alla creatività e alle arti, negli ultimi vent’anni, «assistiamo finalmente – aggiunge Mohamed Challouf – ad un emergere di donne africane nei vari campi artistici. Sono sempre di più le donne che frequentano scuole di cinema e che prendono le cineprese per raccontare storie dei loro paesi con impegno e grande talento. Un esempio per tutte è Kouther Ben Hnia, giovane regista tunisina che dopo aver vinto il premio Orizzonti al festival di Venezia 2020 con il suo film «L’uomo che ha venduto la sua schiena» si è trovata tra i candidati finalisti per l’oscar del miglior film internazionale.

Partendo da queste linee guida “AngoLazioni 3 – Visioni di Donne tra Sardegna e Africa”, dopo il successo fatto registrare dall’anteprima con le esibizioni artistiche dell’Associazione “Identitari”, della Cantautrice Claudia Aru, del Bluesman Matteo Leone e il dibattito con la giornalista Tiziana Ferrario, avrà come principale scopo quello di far viaggiare il pubblico nel mondo artistico creativo femminile tra Africa e Sardegna attraverso proiezioni di film, incontri letterari e interventi musicali molto colorati.

Si inizia mercoledì 8 settembre, alle ore 21.00, presso il Centro di Agregazione Sociale con la presentazione del libro “Stella” di Massimo Dadea che per l’occasione, attraverso la storie delle protagoniste del libro, dialogherà con il pubblico sulle vicende familiari, amicizie, passioni lavorative e l’impegno politico e femminista degli anni ’70. Subito dopo la presentazione del libro sarà la volta di cinque cortometraggi, per la precisione: “La pelote de laine” di Fatma Zohra Zamoun (Algeria), “Into reverse” di Noha Adel (Egitto), “Deweneti” di Dyana Gaye (Senegal), A place for my self” di Marie Clèmentine Dusabejambo (Ruanda ) e “Brotherhood” di Meryem Joobeur (Tunisia). Nella serata di apertura della Rassegna verrà presentato anche il progetto dell’artista sulcitana Carla Cocco Africa Sarda, ovvero uno studio di registrazione/scuola di musica nel cuore del ghetto di Bauleni in Zambia, che funge da strumento per tenere lontano i giovani da droghe, prostituzione, delinquenza e quant’altro, attraverso la musica.

La Rassegna “AngoLazioni 3” proseguirà giovedì 9 settembre quando, sempre alle 21 presso il Centro di Aggregazione Sociale, si inizierà con la presentazione del libro “Le stazioni della luna” della scrittrice Italo-Somala Ubah Cristina Ali Farah. Sarà proprio la scrittrice, presente in sala, ad aiutarci ad entrare nel suo “universo”, conoscere meglio la sua sensibilità e la sua cultura e il suo profilo di “donna creatrice” del continente africano. La serata proseguirà con la proiezione dei cortometraggi di animazione e l’incontro con la loro regista, la Tunisina Nadia Rais. I corti in programma sono: “Ambouba”, “L’Mrayet”, “Sabaa Arwah” e “Briska”. Al termine dell’incontro con la regista si proseguirà con la proiezione del film-documentario “En Attendant les Hommes” di Katy Lena Ndiaye.

Il giorno successivo, venerdì 10 settembre, si proseguirà, sempre a partire dalle 21, presso il Centro di Aggregazione Sociale con un omaggio alla regista sarda Maria Piera Mossa e la proiezione del suo documentario “Una fabbrica inventata su un paese reale, Bitti” . Maria Piera Mossa, la prima donna regista in Sardegna negli anni Settanta, intraprende la sua attività di ricerca collaborando con la Cineteca Sarda-Società Umanitaria, per affermarsi dal 1976 nel suo ruolo di programmista e regista negli studi della RAI-Sardegna. Ad omaggiarla sarà presente la figlia Martina Pilleri. A seguire saranno proiettati cinque film alla presenza della professoressa camerunese Marie Nadége Tsogo che avrà il compito di introdurre al pubblico presente i film in programma, realizzati dalle donne del continente africano. Le pellicole in proiezione sono:Lyiza” di Marie Clèmentine Dusabejambo (Ruanda), “Aya go to beach” di Maryam Touzani (Marocco), “Tu seras mon allié” di Rosine Mfetgo Bakam (Camerun), “Soubresauts” di Leyla Bouzid (Tunisia) e “Sur la route du paradis” di Uda Benyamina (Marocco).

Per le due giornate conclusive la Rassegna si trasferirà, sempre a Sant’Anna Arresi, nella splendida Piazza del Nuraghe. Sabato 11 settembre alle ore 21 Maria Grazia Perria presenta il suo ultimo lavoro: “Cercando Grazia”. Il film racconta la storia di undici ragazze che hanno partecipato al Casting per realizzare un film sulla scrittrice sarda e Premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda, facendo emergere sia il ritratto della Deledda da giovane sia scorci della vita delle 11 protagoniste del casting. A seguire saranno presentati due nuovi cortometraggi di registe africane: “Quand ils dorment” di Maryam Touzani (Marocco) e “Zakaria” di Leyla Bouzid (Tunisia 2013)

La serata di chiusura di “AngoLazioni – Visioni di Donne tra Sardegna e Africa”Domenica 12 settembre, inizierà alle 21.00, con le proiezione del film Saint Louis Blues” di Dyana Gaye (Sénégal). A seguire ci sarà un momento simbolico di dialogo musicale, in scena per la prima volta in assoluto, tra donne dall’Africa e dalla Sardegna con la partecipazione di Fadimatou Wallet Oumar (Tuareg del Mali), Nawal Mlanao (Isole Comore), Hanta Gasy (Madagascar), Yagaré Kouyaté (Burkina Faso) e Gisella Vacca e Rosalia Potettu (Sardegna).

Le serate saranno introdotte da un intervento musicale a cura del Gruppo folk San Domenico Savio. Durante la rassegna sarà visitabile, presso il centro di aggregazione sociale, la mostra “Ritratti di Madam Frida” dell’artista Daniela Madeddu. L’ingresso agli spettacoli sarà libero e gratuito nel rispetto delle vigenti normative anti covid.

 

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Si accende il dibattito sulla transizione energetica e tutto ciò che vi ruota intorno, in particolare nelle realtà dove sono presenti siti di produzione. Tra questi vi è Portovesme, con la centrale Grazia Deledda, il cui futuro è legato alle scelte  che verranno fatte ed attuate in materia.

Lo scorso 2 febbraio i delegati della Centrale di Portovesme, sono stati ricevuti dal sindaco di Portoscuso, Giorgio Alimonda, nella sala consiliare del Consorzio Industriale.

«Abbiamo apprezzato scrivono i delegati in una notala cordiale disponibilità del Sindaco e la trasparenza con la quale ha risposto a tutti i nostri quesiti e preoccupazioni. In premessa si è parlato della questione ritenuta più scottante, riguardante l’approdo del gas metano nel Sulcis e dell’escavo del porto industriale di Portovesme per il quale ci sono state fornite maggiori delucidazioni sulle modalità d’intervento per la messa in esercizio della Banchina Riva Est. Si parla di porto perché tutto gira intorno alle infrastrutture che permetteranno l’approdo di navi di varie stazze e generi nel porto commerciale di Portovesme, un porto d’importanza strategica al centro del Mediterraneo pronto ad accogliere numerosi progetti latenti in particolar modo per poter sviluppare un polo EnergeticoIndustriale-Nautico di tutto rispetto e non ultimo in pieno rispetto dell’ambiente. »

«La nostra principale preoccupazione è che a seguito dei veti imposti dall’Amministrazione comunale (motivati con scelte ponderate in merito all’accavallamento di varie attività in procinto di attuazione) ci porta a pensare che ad oggi non sia ancora chiaro come Enel dovrà affrontare questa transizione energeticaaggiungono i delegati -. Purtroppo, si sta prospettando un nuovo scenario dove l’approdo del rigassificatore galleggiante interferirebbe con lo sviluppo del Polo Nautico. La prospettiva dell’Amministrazione comunale di Portoscuso sarebbe quella di permettere l’installazione di un rigassificatore costiero con bacini di accumulo in una zona ritenuta più sicura e confacente alle necessità dell’intero polo industriale, in tale modo si renderebbe fruibile la banchina Riva Est per lo sviluppo di altri progetti che compenserebbero le ricadute sociali dovute alla Riconversione della Centrale Elettrica Grazia Deledda che attualmente garantisce circa 400 posti di lavoro che in seguito potrebbero diventare meno di 100 tra diretti e indiretti. Da parte nostra riteniamo che debbano coesistere entrambe le realtà e chiediamo che venga stipulato un patto territoriale dove tutti gli attori si debbano coordinare nel miglior modo possibile in primis per lo scioglimento dei nodi legati al Porto Industriale e all’approvvigionamento del Gas, in secondo luogo per commissariare il Progetto di Rilancio dell’Intero Polo Energetico-Industriale con un adeguato utilizzo dei fondi del Just Transition Fund,e, infine, e non per grado di importanza, garantire i livelli occupazionali attraverso una riqualificazione e formazione delle risorse attualmente impiegate nelle poche realtà industriali rimaste ancora attive. Siamo convinti che uno sviluppo moderno e intelligente dell’intero polo industriale possa convivere in simbiosi con l’ambiente e nessuno vorrebbe commettere gli errori del passato. Tralasciando I tecnicismi possiamo affermare che per ricongiungere il tessuto industriale il Metano è ESSENZIALE, perché permetterà ai vari attori di poter credere ed investire nel nostro territorio!»

«Ognuno di noi è pronto ad accogliere il cambiamento ma certamente nessuno di noi sarà disposto a perdere un solo posto di lavoroconcludono i delegati –. Il nostro territorio già martoriato dalla crisi deve ripartire da zero e permettere a qualsiasi cittadino, a tutte le lavoratrici e lavoratori, a tutti gli artigiani e imprenditori, ma soprattutto ai NOSTRI FIGLI di poter avere una vita sana e dignitosa alla cui base ci siano SALUTE e LAVORO!»

A partire dalla prossima settimana, presso il Centro di Aggregazione dell’ex Scuola Elementare “Il Pino” sito in via traversa Grazia Deledda – via traversa delle Regioni, il comune di Portoscuso, attiverà in accordo con l’ASSL di Carbonia ed i Medici di famiglia e Pediatri, un “Covid-19 Point” per il prelievo e l’esame di tamponi antigenici rapidi. Il prelievo dei tamponi e l’esecuzione del test sarà effettuato dal personale medico (medico di medicina generale o pediatra) supportato da un’infermiera messa a disposizione dalla ASSL di Carbonia, che peraltro fornisce anche il materiale necessario. Il test sarà completamente gratuito ma riservato alle persone che il proprio medico di famiglia o pediatra riterrà necessario controllare per il tracciamento dei contatti e l’identificazione di soggetti asintomatici positivi al Sars-Cov2. Le persone interessate saranno contattate telefonicamente o via mail dal proprio medico e dovranno recarsi al Covid-19 Point solo nel giorno e nell’ora prefissata. Il risultato del tampone verrà comunicato rapidamente al diretto interessato per telefono o via mail, riducendo il più possibile l’assembramento ed il conseguente rischio di contagio.

Tutte le operazioni saranno eseguite secondo i protocolli stabiliti dalle autorità sanitarie competenti.Si ringraziano tutti gli operatori sanitari coinvolti in questa importante iniziativa e tutti i cittadini di Portoscuso per la collaborazione ed il pieno rispetto delle norme per il contenimento della diffusione del Covid-19.

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Arriverà martedì 28 luglio a Carloforte, l’europarlamentare della Lega, Francesca Donato, per un tour di tre giorni in Sardegna che si concentrerà maggiormente nel territorio del Sulcis Iglesiente.
L’onorevole Francesca Donato si confronterà e discuterà con il presidente del Consorzio delle tonnare e con i pescatori sulle problematiche relative al comparto della pesca.
La seconda tappa sarà mercoledì 29 luglio a Portovesme, dove visiterà la centrale termoelettrica “Grazia Deledda” e la Carbosulcis. Al termine l’europarlamentare incontrerà i rappresentanti del settore turistico, alberghiero ed extra alberghiero. In questo tour, Francesca Donato sarà accompagnata dal commissario regionale, Eugenio Zoffili, dal capogruppo in Consiglio regionale, Dario Giagoni, dal consigliere regionale e referente per il territorio del Sulcis Iglesiente, Michele Ennas, da quello per il territorio del Sud Sardegna, Adriano Scanu, e dall’assistente parlamentare per la Sardegna, Daria Inzaina.
Antonio Caria

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Bruno Rombi è morto il 27 aprile scorso all’età di 89 anni, a Genova, dove viveva dal 1962; era nato nel 1931 a Calasetta, nell’isola di Sant’Antioco dell’arcipelago del Sulcis, “enclave” linguistica tabarchina (variante della “lingua” ligure).

È stato poeta, scrittore, giornalista, traduttore, pittore, legato alla Sardegna ed al suo paese natale (dove ritornava ogni estate), intellettuale sempre schierato a fianco dei Circoli degli emigrati sardi nell’Italia continentale.

Ho conosciuto Bruno Rombi a Pavia nel novembre 1986 proprio in qualità di delegato del Circolo “Sarda Tellus” di Genova al quarto Congresso della Lega Sarda.

Davanti ai rappresentanti di 25 Circoli di emigrati isolani (tante erano allora le associazioni sarde nell’Italia continentale che facevano parte della “Lega”) pronunciò un discorso di alto livello sottolineando comunque autoironicamente il fatto che non era interessato a cariche dirigenziali, ma che non intendeva rinunciare alla sua fama di “rombiscatole” (ho potuto rileggere il suo intervento perché in queste ultime settimane ho completato la trascrizione al computer di questi atti congressuali, che spero possano essere pubblicati in  un volume a stampa).

Bruno Rombi non aveva peli sulla lingua e non nascondeva verità scomode: mi regalò una copia del suo pamphlet di qualche anno prima “Perché i sardi sono così divisi: testo della conferenza tenuta a Genova presso la ‘Sarda Tellus’, associazione democratica lavoratori emigrati, domenica 17 ottobre 1982” (Genova, Lanterna, pp. 28, 1983).

Lascio ad altri il compito di ricordare Rombi per le sue opere letterarie (narrazioni, studi critici e soprattutto poesie, tradotte in francese, inglese – diffuse in questa versione anche in India -, spagnolo, polacco, maltese, rumeno, macedone, greco, sloveno, catalano, corso, portoghese, urdu, arabo ed albanese, oltre che in latino: l’elenco lo ha stilato Giovanni Mameli) e per la sua intensa attività di pittore.

In questo contributo voglio soffermarmi sugli apporti culturali con i quali questo uomo di grande sensibilità, anche se indubbiamente “spigoloso”, ha arricchito l’attività delle associazioni degli emigrati sardi, collocandosi sempre accanto ai  fratelli-corregionali de “su disterru” e facendo proprie le loro istanze e rivendicazioni anche materiali.

Seguendo i suoi scritti e gli articoli che lo riguardano apparsi dal 1976 al 2010 nelle pagine del mensile Il Messaggero Sardo” cartaceo, vediamo che compare alla ribalta innanzitutto come poeta e poi come appassionato degli studi sulla lingua sarda (lui, di “madre-lingua” tabarchina, era ultrasensibile alle questioni delle minoranze  linguistiche), sul matriarcato in Sardegna, su nomi e cognomi della Sardegna, su emigrazione e razzismo (questi articoli sono legati a conferenze sui vari temi organizzati dal “suo” Circolo, il “Sarda Tellus” di Genova).

Manlio Brigaglia recensisce il suo libro su “Sebastiano Satta. Vita e opere” (Genova, marzo 1983) mentre Giovanni Mameli passa in rassegna scrupolosa le successive opere di Rombi: “Un anno a Calasetta” (prima edizione Genova, 1988; poi Sassari, Carlo Delfino, 2006); le raccolte di poesie “Un amore” (1992) e “Il battello fantasma” (2001); il secondo romanzo di Rombi (il primo era stato “Una donna di carbone”, Condaghes 2004) intitolato “Un oscuro amore” (Condaghes, 2009).

Un bilancio della sua produzione poetica, dal 1965 (data della sua prima raccolta, pochi anni dopo il suo trasferimento a Genova) al 2012 è stata  edita nel volume “Il viaggio della vita” (editore Le Mani di Recco, 2012, 330 pagine).

Molte opere di poesia e di prosa (comprese le ultime narrazioni: il romanzo “Il labirinto del G8” ed il racconto “L’ultima vestizione”, rispettivamente Condaghes 2011 e 2018) sono state presentate nella “Sarda Tellus” ma anche in altre associazioni di sardi emigrati, dove è stato spesso chiamato ad illustrare i risultati dei suoi studi critici sui Grandi della letteratura sarda: tra gli altri, Sebastiano Satta, Grazia Deledda, Salvatore Cambosu, Salvatore Satta, Giuseppe Dessì, Francesco Masala, Antonio Puddu, Angelo Mundula.

Personalmente lo portai nei Circoli sardi di Pavia e di Saronno a parlare di Sebastiano Satta, in occasione della ripubblicazione (presso Condaghes) della sua monografia sul poeta-vate nuorese, uscita in prima edizione, come si è detto, nel 1983.

Nota finale. Ho letto la notizia comparsa su questo sito in cui è stato messo in evidenza il forte legame di Bruno con il paese natìo:

https://www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com/2020/04/calasetta-ricorda-il-grande-concittadino-bruno-rombi-morto-a-genova-alleta-di-89-anni/

Personalmente vorrei aggiungere in questa occasione – richiamando un mio articolo in memoria apparso su questo sito – un breve cenno ad una personalità culturale sardo-genovese, amica di Bruno Rombi e, come lui, dei sardi emigrati: Lina Aresu:

https://www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com/2018/07/ricordo-della-scrittrice-lina-aresu-nuoro-16-gennaio-1938-chiavari-ge-15-giugno-2018-di-paolo-puilina/

Le “vite parallele” di questi due scrittori sardo-genovesi e le loro numerose opere (più di 40 per ciascuno) meriteranno in futuro di essere commemorate in una giornata di studi da organizzarsi da parte della comunità dei sardi emigrati.

Qui mi limito a rammentare che nel marzo 2004 Rombi presentò, sempre alla “Sarda Tellus”, il romanzo storico di appendice “Ritedda di Barigau. Bozzetto ogliastrino” del maestro di Semestene (Sassari) Marcello Cossu, edito nel 1885 dalla Tipografia Sociale di Vacca-Mameli di Lanusei. Una bella amicizia tra loro due, che hanno condiviso con un chiavarese doc, il docente di materie letterarie Marcello Vaglio, e con il sottoscritto, sardo trapiantato in provincia di Pavia.

Paolo Pulina

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Per l’ex presidente della BCE Jean-Claude Trichet, intervistato da Serena Bortone su Rai 3 il 21 aprile, quella che staturisce dalla Pandemia Covid-19 è senza ombra di dubbio “La più Grande Crisi Economica dell’Umanità”. Una catastrofe economica che riguarda tutti i Paesi del mondo, che va oltre quella del 2009 e delle  crisi successive alle due guerre mondiali, di cui, la seconda, è stata per gran parte conseguente alla più pesante crisi del 1929.

«Una crisi che al momento differisce dalle precedenti per la regolazione e l’iniezione di liquidità da parte degli Stati, dalle loro aggregazioni politiche, istituzionali, economiche e finanziarie». E sottolinea, “al momento”, perché la crisi è appena iniziata e non si può neanche immaginare fino a dove si può spingere; una crisi che per essere contrastata non ammette divisioni, fughe, né protezioni nazionaliste, perché sarà molto dura e lunga e se ne potrà uscire solo se si sarà capaci di capire e di agire con vedute comuni e iniziative solidaristiche, che non possono che essere degli uni verso gli altri. Infine, per sintetizzare il pensiero dell’esperto di economia, una crisi che avrà bisogno che tutti capiscano che non si potrà caricare l’onere della ricostruzione su qualche classe sociale ma che ognuno dei cittadini del mondo dovrà fare la propria parte secondo la propria possibilità. Nella sua lucidissima analisi richiama certamente i fondamenti della Rivoluzione Francese “Libertè Egalitè Fraternitè”, ma anche i dettati costituzionali di molti Paesi sulla proporzionalità e progressività della partecipazione ai costi pubblici sia correnti che per gli investimenti e ancor più per le catastrofi come l’attuale. Infine, a proposito di ricorsi storici e per evidenziare meglio la gravità della situazione, richiama le parole di Winston Churchill dicendo che «saranno lacrime, sudore e sangue».

Il sangue materiale è riportato dai numeri dei morti per la pandemia in ogni parte del mondo che ad oggi ammontano a 183.470 e che aumentano di migliaia di persone ogni giorno. Quello economico e sociale invece è già rappresentato dalla chiusura di milioni di luoghi di produzione e dalla perdita di milioni di posti di lavoro. Con riflessi gravissimi che nell’immediato sono ben evidenziati dal prezzo del petrolio che è precipitato fino allo zero, perché i depositi sono pieni e non si sa più dove stoccarlo. C’è poi il surplus delle commodities che spaziano dall’estrazione delle materie prime a quelle delle produzioni primarie di metalli ferrosi e non ferrosi. Le quali non hanno interrotto la produzione, diversamente dai beni derivati, con la conseguenza che «parte dell’eccesso di offerta è già visibile nei magazzini monitorati dallo Shanghai Futures Exchange, dove le scorte sono rapidamente salite ad oltre 528.000 tonnellate contro le 189.000 di inizio anno; mentre nei magazzini London Metal Exchange le scorte di alluminio ammontano ad 1,13 milioni di tonnellate, in crescita di oltre il 10% rispetto a metà marzo».

Magazzini monitorati dalla ShFE e LME, dunque, strapieni per il non utilizzo dei metalli causata dal blocco delle produzioni a partire dall’Automotive. Ma con la loro produzione che non si è fermata per alcuni semplici motivi: il primo perché non hanno bisogno (come il petrolio) di depositi/serbatori per essere stoccati; il secondo per gli elevatissimi costi della ripartenza degli stabilimenti. Per questo nel mondo e soprattutto in Cina, dove ad esempio si utilizza il 52% del totale dell’alluminio prodotto nel mondo, si è preferito continuare a produrre in perdita fino al 40%, con questo valore peraltro mitigato dal crollo dei combustibili necessari per produrre l’energia per l’elettrolisi.

Una situazione che seppure ha già portato alla riduzione di circa ¼ della quotazione dell’alluminio (ma anche degli altri metalli) evidentemente sposterà in avanti il grandissimo problema dell’accumulo che le Società di analisi dei mercati e di Ricerca, dall’International Aluminum Institute, la Wood Mackenzie e la CRU, prevedono in «un surplus che spazia dai 2 ai 4 milioni di tonnellate nel corso del 2020, con una contrazione della domanda pari al 7,9%»

Situazione che per il responsabile della Wood Mackenzie, porta a prevedere che «prima che le fonderie prendano in considerazione una chiusura, i prezzi dovranno rimanere bassi per molto tempo, ma prima tenteranno di ridurre i costi, ad esempio sospendendo la manutenzione degli impianti» (con tutto ciò che ne consegue per gli stessi impianti e l’occupazione) e aggiunge, «che avremo delle interruzioni della produzione già quest’anno, ma il grosso avverrà nell’anno successivo e la maggior parte delle fermate saranno concentrate in Cina, dove la maggior parte dei produttori sta perdendo denaro».

Detto questo veniamo a noi, tenendo però conto che quelle dinamiche mondiali si inseriscono nel quadro europeo. E ancora di più in quello del nostro Paese che non ha certo i fondamentali fra i migliori rispetto agli altri Stati del vecchio continente: per il suo noto debito pubblico; per il tasso di crescita vicino allo zero; per il fatto che è il più colpito dalla pandemia in termini contagiati e di vittime; per la netta quanto anacronistica divisione politica e infine per le conseguenti pesantissime ripercussioni economiche, produttive e sociali derivanti dalle misure di contrasto al virus.

Prima che scoppiasse il Covid-19, il Governo italiano ha deciso di andare incontro alle direttive della UE, in merito agli obiettivi di efficientamento energetico e riduzione di emissioni di gas clima alteranti.

Lo ha fatto con l’invio (il 21 gennaio 2020)  alla Commissione europea del proprio PNIEC (piano Nazionale italiano energia e clima) che esso stesso definisce “molto ambizioso” in  ogni sua parte. Un Piano che, fra le altre misure sempre ambiziose di efficientamento energetico urbano, dei trasporti, nell’automotive, nell’intensità energetica delle produzioni di energia e industriali, prevede la rimodulazione del mix energetico: con la messa al bando del carbone a partire dal 2025 (che per noi del Sulcis comporta la perdita secca di 1200 buste paga fra diretti, appalti e indotto della Centrale Grazia Deledda), diversamente dal resto dei competitori europei quali la Germania che lo fissa al 2038; lo sviluppo delle energie rinnovabili fino al 30%; la realizzazione di impianti di produzione a gas (dove c’è…); la realizzazione di interconnessioni nazionali e transnazionali. Il tutto «subordinato alla programmazione e realizzazione degli impianti sostitutivi e delle necessarie infrastrutture».

Un Piano che prevede investimenti per la cifra considerevole di 1.190 miliardi di euro cosi articolato: 1) energia, sviluppo Fonti Energia Rinnovabile (FER),  impianti a gas: 129 miliardi €;

2) edilizia 270 miliardi €;

3) automotive 700 miliardi €.

Le coperture sono tutte in capo agli utenti finali, che sono i cittadini, sia che si tratti di automotive, di edilizia e di energia. Restando su quest’ultima, fra le altre, sono previsti adeguamenti delle misure agevolative (ovviamente in negativo) per le aziende energivore; ulteriori liberalizzazioni del mercato; superamento definitivo del prezzo unico nazionale; riorganizzazioni e razionalizzazione delle configurazioni di autoconsumo; rimodulazione dei costi (in aumento) di produzione di CO2; ecc. ecc..

Costi che evidentemente andranno a ripercuotersi nella bolletta finale degli utenti e degli acquisti di beni di qualsiasi natura e tipologia.

Un Piano che, repetita iuvant, il Governo stesso definiva ambizioso, che si scontra però con i due concetti chiamati sostenibilità e competitività delle produzioni e del complesso del sistema economico e occupazionale, che ne deriva, rispetto al resto d’Europa e del mondo.

Un piano che per l’ing. Giuseppe Toia, vicepresidente dell’Assomet (associazione nazionale industrie metalli non ferrosi, notoriamente energivori) ed ex AD dell’Alcoa Italia, “non tiene però conto che si parte da condizioni strutturali degli stabilimenti italiani e di costi produttivi, molto diversi rispetto alla concorrenza” per due aspetti sui quali è bene soffermarsi.

Il primo è relativo all’obiettivo più velleitario che ambizioso dei miglioramenti di 2 fattori produttivi fondamentali. Il Piano, infatti, si prefigge la riduzione dell’intensità energetica in misura del 43% rispetto all’obiettivo UE del 32%.

Il secondo è la riduzione di emissioni di CO2 in misura del 56%,  rispetto al 43% della UE.

Obiettivi che però non tengono conto che in Italia si parte da situazioni impiantistiche decisamente migliori della concorrenza che, sempre per l’Assomet, sono riassumibili con la produzione di CO2 secondo il seguente dato di comparazione con il principale competitor,  la Germania:

  1. Emissione totale settori per intensità: Germania 907 ml/t – Italia 427 ml/t;
  2. Settore produzione energia: Germania 318% in più dell’Italia;
  3. Industria: Germania 271% in più dell’Italia.

Il tutto ad evidenziare che diversamente dalla narrazione politica e/o ambientalista, l’industria italiana, per noi la filiera dell’alluminio,  zinco e piombo, con il forte legame alla generazione elettrica, è tutt’altro che obsoleta ed anzi molto più efficiente e performante di quella tedesca, la quale beneficia  dell’ulteriore vantaggio competitivo di avere azzerato il costo della CO2. Mentre nel nostro Paese lo si vuole anche aumentare.

(fonte VMZINC)

In definitiva, quel piano molto ambizioso nei suoi termini,  di per sé, già prima del Covid-19, produce un impatto drammatico sul sistema energetico / produttivo, economico e sociale nel nostro territorio (già gravato da 35.500 disoccupati ante lockdown); in tutta Sardegna per la mancanza del Gas e in tutto il Paese. In mancanza di prese d’atto e delle più evidenti buone ragioni per rivederlo radicalmente nei tempi e nelle modalità, soprattutto nei 3 fattori relativi ai costi finali, agli oneri dei sistemi, alla garanzia della capacità e della continuità dell’erogazione dell’energia, in altre parole alla Competitività e in costanza di mancanza del Gas, rischia di diventare l’elemento che frenerà ogni possibile ricostruzione economica e ripresa produttiva per molti anni.

Anche dopo che verranno scoperti la cura e/o il vaccino, che è e rimane la condizione fondamentale per aggredire e superare “La più Grande Crisi Economica dell’Umanità”, per poter guardare ad un orizzonte di ripresa globale e nazionale, equilibrata e realistica nei vari settori dell’economia.

Roberto Puddu

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Si è tenuta oggi un’assemblea di tutti i lavoratori operanti all’interno della centrale Enel Grazia Deledda.

«Il dibattito in assemblea, ha trattato gli argomenti relativi alle decisioni imposte dal PNIEC, che vede la centrale Termoelelettrica di Enel come l’unica centrale Italiana impossibilitata ad intraprendere il phase out dal carbone senza una transizione energetica a gas – si legge in una nota -. Tale fatto pone i lavoratori e le lavoratrici, tutti, in una situazione di gravissima e preoccupante incertezza sul proprio futuro occupazionale.»

«I lavoratori hanno aspettato per anni le promesse di tanti, tendenti a tranquillizzare gli animi, ma nulla è cambiato! Dopo anni di incontri e discussioni a tutti i livelli, compreso il MISE, ad oggi, riscontriamo che non è vi è ancora un progetto utile a determinare il proseguo dell’attività industriale di Enel Produzione nel comune di Portoscuso – aggiunge la nota -. Ad oggi riscontriamo invece continue riorganizzazioni di tutte le aziende operanti in centrale con continue riduzioni di organici e le preoccupanti ripercussioni già messe in atto dalle aziende stanno ulteriormente impoverendo i lavoratori ed il tessuto sociale di tutta la provincia del Sud Sardegna.»

«L’assemblea dei lavoratori, tenuto conto che il PNIEC indica una transizione energetica della Regione Sardegna con una produzione di 400 Mw termici; considerato che il territorio del Sulcis già fortemente compromesso dal punto di vista ambientale e martoriato dalla disoccupazione non può reggere ulteriori riduzioni di posti di lavoro; incarica i delegati, di tutte le OO.SS. di categoria presenti in centrale, a porre in atto tutte le azioni necessarie, anche vertenziali, utili a dar risposte sulla funzionalità e sul futuro produttivo del sito della centrale Grazia Deledda.»

L’assemblea ha approvato la proposta all’unanimità.

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E-Distribuzione, la società del gruppo Enel che gestisce la rete elettrica a media e bassa tensione, ha realizzato degli incontri formativi rivolti agli alunni delle Scuole Secondarie di primo e secondo grado presso l’innovativo Centro di Addestramento Operativo (CAO) di Cagliari. Si tratta di una delle tante iniziative di sostenibilità di E-Distribuzione a favore del territorio, con lo scopo di coinvolgere in attività di formazione, informazione ed addestramento partner esterni come scuole, università, associazioni, nonché tutti gli enti che svolgono un ruolo sociale nella gestione delle situazioni di emergenza come Protezione Civile, Vigili del Fuoco e Corpo Forestale e Vigilanza Ambientale.

Grazie alla collaborazione con la dirigente scolastica, dott.ssa Adriana Mura e le docenti di Scienze e Tecnologia, le classi terze della Scuola Secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo “Grazia Deledda” di San Sperate, hanno aderito all’iniziativa di E-Distribuzione.

Tramite una metodologia didattica interattiva sono stati illustrati ai ragazzi i temi del ciclo di generazione, distribuzione e misura dell’energia elettrica e, nell’ottica della vicinanza al territorio, sono stati sviluppati i temi della sostenibilità e della mission di E-Distribuzione con particolare attenzione anche ai temi della sicurezza quale fattore di prevenzione e protezione.

I ragazzi hanno effettuato inoltre una visita al campo prove del Centro di Addestramento Operativo, struttura che è stata realizzata per promuovere la formazione teorica e soprattutto pratica del personale operativo di E-Distribuzione, ma anche per ospitare eventi di “safety coaching” rivolti al personale delle imprese appaltatrici. Il Centro di Cagliari è costituito da 2 aule didattiche, un Laboratorio attrezzato ed un Campo Scuola corredato di impianti dimostrativi.

Infine, gli studenti hanno potuto immergersi nel mondo tridimensionale della Realtà Virtuale, metodo formativo innovativo ed emotivamente impattante per via della tipologia degli scenari proposti e dello svolgimento virtuale di attività quali l’installazione di un contatore dell’energia, elettronico, e delle manovre sugli apparati in una cabina secondaria. A fine giornata sono stati anche accennati i meccanismi di immissione e di carriera in E-Distribuzione.

Enrico Bottone, Responsabile Area Nord- Ovest di E-Distribuzione ha dichiarato: «Abbiamo riscontrato grande attenzione e interesse verso l’iniziativa; siamo un’azienda che si mette a servizio delle comunità in cui opera in un’ottica di sostenibilità ed attenzione verso il territorio con uno sguardo al futuro dei nostri giovani. Conoscenza del sistema elettrico, mondo scuola-lavoro, operare in sicurezza e innovazione tecnologica sono le direttrici di questi seminari».