E’ ancora polemica, nel Sulcis Iglesiente, sul servizio di assistenza domiciliare della Asl 7 di Carbonia.
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E’ ancora polemica, nel Sulcis Iglesiente, sul servizio di assistenza domiciliare della Asl 7 di Carbonia. A prendere posizione oggi è Sanzio Bertolazzo, presidente dell’associazione onlus Le Rondini.
«L’associazione onlus Le Rondini – denuncia Sanzio Bertolazzo – da sempre ripone massima fiducia nelle istituzioni laddove è tangibile il senso del dovere e l’onestà d’intenti, ma si trova costretta, suo malgrado, a denunciare la situazione preoccupante che si sta delineando a discapito dei pazienti ventilati in Assistenza Domiciliare della ASL 7 di Carbonia. Quella che viene impropriamente chiamata Riorganizzazione e Implementazione altro non è che una parodia inutile e dispendiosa, che si rinnova di mese in mese senza mai trovare credibilità da parte dei malati, familiari e opinione pubblica.»
«Non vi è traccia di organizzazione valida, solida e funzionante – aggiunge Bertolazzo -, di dotazione organica adeguata, di figure professionali con formazione specifica, di considerazione della centralità del paziente, di valutazione e soddisfacimento dei bisogni, del rispetto della dignità e della volontà del malato e delle famiglie, di gestione delle emergenze e che non rispetta i principi normativi di riferimento. Non prevede la reperibilità medica nelle 24 ore ma il ricorso, in caso di urgenza, al sistema di emergenza territoriale, alla guardia medica o al medico di base, circostanza che inevitabilmente porterebbe al ricovero in ospedale con costi aggiuntivi in termini economici per l’Azienda e di sofferenza inutile per il paziente. E’ un modello imposto, non condiviso, in totale antitesi rispetto alle effettive necessità e bisogni di assistenza specialistica, posto in essere in modo unilaterale; un castello di sabbia senza fondamenta.»
«L’Associazione Le Rondini – dice ancora Bertolazzo -, in rappresentanza dei propri iscritti e associati ma soprattutto a tutela di chi ”non ha voce”, fermamente convinta ora più che mai della necessità di una politica sanitaria rispondente in modo efficace ai bisogni reali della popolazione del Sulcis Iglesiente, rigetta in toto la presunta riorganizzazione delle cure domiciliari voluta dal Commissario della ASL 7 dr. Antonio Onnis, in quanto ritenuta un oltraggio al comune senso di giustizia e di civiltà e un’offesa alla dignità delle persone sofferenti e delle proprie famiglie.
La tanto richiamata “implementazione delle cure domiciliari” è di fatto una DEPLEMENTAZIONE se non un DEPAUPERAMENTO ancorché uno SMANTELLAMENTO di un sistema che per tanti anni ha soddisfatto le esigenze di quella parte di popolazione in condizioni di fragilità il cui grado di soddisfazione è stato pari al 100%. Ma, soprattutto, contestiamo le pretestuose motivazioni di un presunto risparmio economico che mal celano l’incapacità degli amministratori di questa ASL e dell’assessore della Sanità nel comprendere l’incongruenza tra servizio offerto e reali bisogni.»
«Forti del guadagnato sostegno dell’IPASVI che con la nota n. 379 del 1.9.2015 del presidente Graziano Lebiu “farà tutto quanto è nelle sue prerogative per invitare la ASL 7 di Carbonia a trovare una soluzione condivisa”, continueremo a pretendere l’appropriatezza delle cure attraverso un percorso differenziato per i pazienti affetti da SLA e in ventilazione meccanica domiciliare così come previsto dalle delibere regionali. Qualora la programmazione dovesse proseguire senza le modifiche richieste, riterremo il Commissario della ASL 7 dr. Antonio Onnis RESPONSABILE della violazione dei diritti dei malati e della disapplicazione arbitraria della normativa vigente e di ogni eventuale conseguenza si verifichi a danno dei nostri cari, al pari dell’assessore alla Sanità dr. Luigi Arru, il quale, informato del rischio cui sono esposti i cittadini più fragili con elevato livello di complessità, non interviene a loro difesa e tutela, legittimando di fatto il Commissario. Nel frattempo – conclude Sanzio Bertolazzo – ci vediamo costretti a proseguire la nostra protesta rifiutando l’assistenza infermieristica e se necessario anche quella medica per arrivare fino allo sciopero della fame.»