18 July, 2024
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Cartina x La Provincia

Il Sulcis Iglesiente non intende diventare il versante suburbano delle nuove metropoli. Nessuno si sogni di relegare il nostro territorio a ruolo marginale, destinato a guardare in silenzio mentre Cagliari e dintorni accrescono competenze e risorse. La riforma degli Enti Locali promossa dalla Regione, infatti, non ha niente di buono in serbo per l’ex provincia di Carbonia-Iglesias, ormai cancellata insieme alle altre tre di recente formazione.

Nell’impianto previsto dalla Giunta regionale, la zona del Sud dell’Isola assisterà alla nascita dell’area metropolitana di Cagliari, che comprenderà il capoluogo sardo e un buon numero di Comuni, e della provincia del Sud Sardegna, nella quale rientreranno anche il Sulcis Iglesiente e il Medio Campidano. Un disegno che rischia di indebolire ulteriormente le periferie, e al quale i sindaci del territorio devono opporsi senza indugi e con forza.

Certo nessuno ha in animo di fermare il processo riformativo in corso (anche se ci saremmo aspettati soluzioni nuove e moderne, anziché dover assistere alla resurrezione delle province storiche, operazione peraltro in contrasto con la legge Del Rio e con la riforma della Costituzione avviata dal ministro Boschi), ma ciò di cui il Sulcis ha bisogno è di garanzie in tema di poteri e gestione dei fondi a disposizione. E non ci accontenteremo certamente delle briciole.

Per questo pretendiamo che all’ex provincia di Carbonia Iglesias venga riservato il ruolo di guida e controllo della nascitura provincia del Sud Sardegna, stabilendo una città capoluogo del territorio (Carbonia o Iglesias) che si affianchi a un’altrettanta città del Medio Campidano.

La Giunta regionale dovrebbe tenere a mente che la Sardegna non si divide soltanto in nord, Sassari, e sud, Cagliari. Vi sono anche altri territori che non si accontenteranno di diventare semplici periferie costrette a elemosinare col cappello in mano al cospetto della ben più prestigiosa Cagliari.

Ignazio Locci

Gruppo Forza Italia Sardegna del Consiglio regionale

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Ignazio Locci 2 copia

«Se la risposta dei sardi tra i 15 e i 29 anni alle opportunità offerte dal programma Garanzia Giovani (attivato su base nazionale dal ministero del Lavoro) è stata entusiasmante, non può dirsi lo stesso della Regione, che ancora una volta mostra ritardi inaccettabili per la parte di sua competenza: ovvero il pagamento delle spettanze a coloro che hanno beneficiato del progetto.»

A dirlo è Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«Sono numerosi i casi di quanti hanno partecipato ai corsi di formazione e non hanno ancora ricevuto i 400 euro mensili previsti, né sono stati contattati per sostenere l’esame finale necessario per ottenere l’attestato di frequenza, sebbene i percorsi formativi siano conclusi da parecchio tempo – aggiunge Ignazio Locci -. Non che se la passi bene, poi, chi ha avuto modo di prendere parte ai tirocini, dato che per ora non sono stati liquidati gli ultimi due mesi.»

«La Regione ci dica se ancora una volta deve mandare in scena la solita pantomima dei ritardi sui compensi, così come accaduto per gli assegni di merito concessi agli studenti meritevoli – conclude il consigliere regionale di Sant’Antioco -, o se invece ha in animo di dare un taglio alla fastidiosa burocrazia (condita da una buona dose di sciatteria da parte dei professori) che tutto frena e segna il passo di questa Giunta regionale.»

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Il consigliere regionale di Forza Italia Ignazio Locci, componente della commissione Sanità del Consiglio regionale che stamane ha sentito in audizione il commissario straordinario della Asl 7 Antonio Onnis e l’associazione “Le Rondini” sulla vertenza ADI, prende posizione a sostegno dell’associazione dei malati.

«Mi allineo in toto alla posizione espressa questa mattina dall’Associazione “Le Rondini”  che, sebbene riconosca le esigenze della Asl di rinnovare le modalità dell’Assistenza domiciliare integrata, ritiene che tale servizio debba necessariamente afferire al Reparto di Rianimazione dell’ospedale Sirai di Carbonia, così come è sempre stato fino all’avvento della riforma targata Onnis. Una strada che, sia chiaro, è assolutamente percorribile pur conservando parte delle modifiche apportate e attualmente in vigore tra forti malumori e accese proteste.»

«Si tratta esattamente della proposta che ho avanzato nei giorni scorsi: l’unica strada percorribile per giungere a una mediazione tra le parti (Asl 7 e “Le Rondini”) che conduca all’erogazione di prestazioni sanitarie puntuali e attente alle necessità dei pazienti e dei loro famigliari. Persone che vivono il dramma quotidiano di malattie altamente invalidanti e si trovano in una condizione emotiva e psicologica delicata. Ecco perché hanno bisogno di un punto di riferimento certo, così come può essere soltanto il centro di Rianimazione del Sirai.

Le considerazioni fatte da “Le Rondini” oggi evidenziano la volontà di giungere a un accordo che sappia commisurare le esigenze di tutti, comprese quelle della dirigenza dell’Azienda Sanitaria locale. Alla luce di ciò – conclude Ignazio Locci -, i rappresentanti della politica territoriale, sindaci, parlamentari e consiglieri regionali, hanno il dovere di lavorare uniti affinché si arrivi a una mediazione e si ponga fine al più presto a questa drammatica situazione.»

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La protesta dei familiari dei pazienti affetti da Sla o da malattie neurodegenerative, aderenti all’associazione “Le Rondini” di Carbonia, è arrivata stamane nella commissione Sanità che, dopo aver ascoltato in due distinte audizioni i rappresentanti dell’organizzazione e il commissario della Asl 7, Antonio Onnis, ha preannunciato con il suo presidente, Mondo Perra (Cristiano popolari socialisti) un supplemento di istruttoria sulla vicenda, nonché l’audizione dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, per tentare di ricomporre lo scontro in atto tra i familiari dei circa 40 pazienti e il commissario Asl sulla gestione dell’Assistenza domiciliare integrata (Adi) di III livello.

Il dottor Onnis nel corso del suo intervento ha ripercorso le vicende che nell’ultimo decennio hanno caratterizzato la gestione dell’assistenza domiciliare nel Sulcis e non ha mancato di sottolineare problematiche e criticità tali – a suo giudizio – da rendere necessaria una più efficace riorganizzazione del settore dell’assistenza domiciliare.

Il commissario, in particolare, ha definito “anomala” la situazione che vede i servizi dell’Adi svolti su base di disponibilità volontaria da personale medico e infermieristico dei reparti della Rianimazione e Anestesia degli ospedali di Carbonia e Iglesias, ricordando come una segnalazione anonima abbia poi portato all’apertura di un’inchiesta interna all’Asl, le cui conclusioni hanno condotto a provvedimenti sanzionatori e disciplinari a carico dei numerosi dipendenti coinvolti, per accertate irregolarità amministrative alcune delle quali riguardavano le dichiarazioni di presenza al lavoro. «Il vecchio sistema con cui venivano gestiti i servizi Adi – ha spiegato Antonio Onnis – presentava inoltre una palese illegittimità in ordine all’orario di lavoro, poiché molti degli operatori risultavano impegnati per più di 60 ore settimanali contro le 48 ore settimanali che rappresenta il termine massimo d’impiego consentito». Il commissario ha quindi affermato che il costo dell’Adi nel 2014 ha pesato circa 700 milioni sul bilancio della Asl 7, con 420mila euro di prestazioni infermieristiche aggiuntive e 58mila euro di rimborsi benzina. «Con le risorse sborsate per i servizi aggiuntivi – ha aggiunto Antonio Onnis – avremmo potuto coprire il costo di dodici nuovi infermieri».

«Non vogliamo più avvallare una gestione privatistica del servizio», ha insistito Onnis in riferimento alle motivazioni della recente protesta dei familiari dei pazienti che hanno impedito l’accesso ai nuovi operatori dell’assistenza domiciliare per chiedere che l’Adi della Asl di Carbonia, per i pazienti affetti da Sla o da malattie neurodegenerative, resti strettamente correlata con il reparto della Rianimazione. «Attualmente – ha spiegato il commissario straordinario nominato dalla Giunta regionale – è in vigore un sistema di gestione “misto” dell’assistenza domiciliare ma a partire dal 1° novembre sarà pienamente operativo il piano di trasformazione che si basa sulla costituzione di un apposito servizio (quindi non più collegato alla Rianimazione) con personale medico e infermieristico proprio e con la riqualificazione del ruolo del medico di Medicina generale.»

Antonio Onnis ha anche dichiarato che nessuno degli operatori in servizio con il vecchio sistema di gestione dell’Adi ha offerto disponibilità a lavorare nella nuova organizzazione e che quindi «l’azienda procederà anche d’ufficio per l’attribuzione del personale necessario».

Rispondendo alle domande formulate, in particolare, dai consiglieri di Forza Italia, Ignazio Locci e Alberto Randazzo e dal consigliere di Sel, Luca Pizzuto, sulla possibilità di una soluzione di mediazione, il commissario Onnis ha dichiarato: «Il ritorno al vecchio sistema di gestione dell’Adi è una soluzione impraticabile e, pertanto, non intravedo spazi di mediazione, anche perché la grande parte dei 1.500 dipendenti dell’azienda sanitaria n. 7 ci invita a procedere con la nuova organizzazione che è più efficace ed elimina le logiche del privilegio».

La delegazione dell’associazione “le Rondini”, guidata dal presidente Emilio Sanzio Bertolazzo e dalla vice presidente, Franca Boi, ha ribadito di «avere a cuore soltanto l’interesse a garantire un’assistenza adeguata per i propri familiari in regime di Adi e di non voler entrare nel merito delle questioni di pertinenza della Asl 7 né tantomeno sulle problematiche interne alla stessa». «Il progetto che sta portando avanti il commissario non è in linea con quello che vogliono le famiglie – ha sottolineato Bertolazzo – e noi vorremmo continuare ad avere un filo diretto con la Rianimazione nel momento dell’urgenza». Un’ulteriore richiesta riguarda «il bisogno di personale qualificato che segua gli assistiti e che sia disposto a intervenire tempestivamente».

«I vertici della Asl – ha dichiarato Franca Boi – sembrano poi non tenere conto delle implicazioni di carattere psicologico che sui nostri malati ha il cambio degli infermieri e dei medici che si recano al nostro domicilio.»

L’associazione ha quindi reiterato la richiesta che l’assistenza dei 40 affetti da Sla o da malattie neurodegenerative nella Asl di Carbonia  sia distaccata da quella delle cosiddette “cure palliative” e dunque dalla nuova gestione dei servizi proposta dal commissario Onnis.

La delegazione ha quindi rivolto scuse personali ai medici e agli infermieri ai quali, per protesta, non è stato consentito l’accesso nelle abitazioni dei malati ma ha riconfermato il proseguo dello sciopero contro la nuova Adi della Asl di Carbonia, invitando quindi la commissione Sanità a farsi promotrice di tutte le iniziative necessarie per garantire un’adeguata e sicura assistenza domiciliare ai pazienti affetti da Sla e malattie neurodegenerative.

Il presidente della commissione. Mondo Perra, accogliendo anche le richieste in tal senso formulate dai consiglieri Locci (Fi) e Pizzuto (Sel) e rimarcando la necessità di ricercare una soluzione al problema che da tempo vede contrapposta l’associazione dei familiari con i vertici dell’Asl 7 ha quindi preannunciato la convocazione in audizione dell’assessore Luigi Arru nonché un supplemento di istruttoria della questione dell’Adi a Carbonia.

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«La riforma del servizio di Assistenza domiciliare integrata (Adi) attuata dal Commissario della Asl 7, in maniera ostinata e contro le esigenze e le aspettative dei disabili gravi, non ha prodotto alcun risparmio economico, né migliorato il servizio (che fino all’avvento della nuova dirigenza funzionava alla perfezione). Anzi, ha creato numerosi disservizi e aumentato il numero dei ricoveri in ospedale, originando paura tra i pazienti e i propri famigliari, che non si sentono più assistiti come invece meriterebbero.»

Lo scrive, in una nota, Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«Se è vero come è vero che la riforma dell’Adi non ha garantito la riduzione dei costi e il miglioramento delle prestazioni sanitarie così come auspicato dal commissario Antonio Onnis – aggiunge Locci -, allora non si capisce per quale ragione la dirigenza Asl sia andata dritta per la sua strada di stravolgimento senza ascoltare le richieste dei pazienti, che ormai da mesi mettono in atto diverse azioni di protesta e sensibilizzazione nella speranza che prevalga il buon senso. Cosa che fino a oggi, purtroppo, non è avvenuta.»

«Il Commissario ha il dovere di ascoltare i pazienti, e di garantire un servizio adeguato e giusto. E dato che la riduzione dei costi è un obiettivo non raggiunto con le modifiche al servizio – conclude il consigliere comunale di Sant’Antioco -, forse è il caso di dare credito alle richieste di chi tutti i giorni fa i conti con la malattia, rimettendo al centro dell’Adi il paziente e il reparto di Rianimazione del Sirai.»

Ignazio Locci 2 copia

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Ponte di Sant'Antioco 1 copia

Il consigliere regionale di Forza Italia Ignazio Locci ha organizzato una giornata informativa sui progetti infrastrutturali previsti dal Piano Sulcis per l’isola di Sant’Antioco. L’appuntamento, in programma sabato 24 ottobre, dalle 10.00 alle 18.00, in piazza Italia, a Sant’Antioco, vuole essere l’occasione per informare gli antiochensi (e non solo) sulle varie soluzioni progettuali che, frutto dell’intensa attività di studio compiuta in questi anni, sono state individuate per il nuovo collegamento terrestre tra l’isola e la terra madre, l’istmo, il porto, nonché la circonvallazione Sant’Antioco-Calasetta. Progetti per i quali sono disponibili circa 40 milioni di euro cui si aggiungono 7 milioni per le bonifiche delle aree ex Sardamag.

«Lo scopo non è soltanto fare chiarezza sugli interventi in programma – spiega Ignazio Locci -, ma è anche tenere alta l’attenzione affinché la politica compia ogni singolo passo per portare a compimento, nel più breve tempo possibile, le opere da cui passa la ripartenza del Sulcis Iglesiente.»

All’incontro con i cittadini, parteciperanno anche diversi amministratori locali del territorio.

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Venerdì 16 ottobre la casella email del presidente della regione Sardegna sarà surriscaldata da migliaia di email provenienti dal Sulcis. Si tratta di una nuova manifestazione di protesta avviata dal consigliere regionale Ignazio Locci, il cui obiettivo è quello di sensibilizzare l’esecutivo regionale alla messa in atto di quanto previsto nel cosiddetto protocollo d’intesa “Piano Sulcis”, in particolare per la bonifica delle aree dismesse della’ex Sardamag di Sant’Antioco. «E’ ora che i cittadini facciano sentire la propria voce» ha scritto il consigliere Locci nell’evento che ha predisposto e pubblicato sul social: “Bonifiche area ex-Sardamag, scrivi al presidente Pigliaru”.

E non si è fatto pregare il Movimento partite iva Sulcis Iglesiente, che da 3 anni continua a sollecitare lo sblocco degli investimenti del Piano Sulcis. Il presidente del Movimento, Paolo Bullegas, sottolinea: «Ne ha bisogno il territorio, ne hanno bisogno i cittadini; tutti ne abbiamo estremo bisogno. Recuperare spazi per lo sviluppo, in particolare per quello turistico – come il caso delle aree di interesse strategico della Ex Sardamag di Sant’Antioco – è di fondamentale importanza. Non sono più accettabili ritardi nella erogazione dei fondi previsti per la bonifica e per gli investimenti. Questa inefficienza istituzionale è inammissibile. Appoggiamo l’iniziativa del consigliere Locci e invitiamo tutti a condividerla, nella fiducia che chi deve decidere comprenda il dovere di fare presto».

Il clic day per l’inoltro dei messaggi e-mail di protesta è fissato per venerdì 16 ottobre, all’indirizzo del presidente Francesco Pigliaru (presidente@regione.sardegna.it). La voce dei cittadini sarà certamente elevata… ma avranno orecchie nel palazzo di via Trento per ascoltare la disperazione?

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Ignazio Locci 2 copia

Considerata l’escalation di fatti di cronaca degli ultimi giorni (si vedano, tra i tanti, il caso della “Baby gang” a Iglesias, degli arresti di due giovanissimi per spaccio di sostanze stupefacenti tra i minori a Sant’Antioco e, ancora, della studente quindicenne fermata a Iglesias dai carabinieri dopo l’acquisto di marijuana), sarebbe il caso che la Regione si sforzasse di mettere in campo una serie di iniziative volte al contenimento del fenomeno della criminalità minorile, cercando di coinvolgere il più possibile la scuola, istituzione irrinunciabile e determinante nell’educazione dei giovani.

Così è del resto delineato nella Finanziaria regionale 2015 (Articolo 34, Istituzione del fondo per la legalità) con la quale la Regione si impegna a sostenere «iniziative finalizzate alla formazione e all’aggiornamento dei docenti e degli altri operatori di istruzione e formazione e al coinvolgimento degli studenti di ogni ordine e grado» per contribuire al raggiungimento di diversi obiettivi, tra i quali «interventi per la prevenzione primaria, secondaria e terziaria delle situazione di devianza, anche attraverso l’accordo con l’autorità giudiziaria minorile». E ancora: «La creazione di strumenti per far emergere le situazioni di illegalità eventualmente presenti negli istituti scolastici». Insomma svariate attività che hanno come obiettivo prioritario la prevenzione di fatti incresciosi.

Ebbene, l’articolo 34 della Finanziaria regionale è per ora lettera morta. Niente è stato realizzato, nonostante i buoni propositi. È il momento che l’assessorato regionale dell’Istruzione si degni di attuare la legge, creando gli strumenti per lottare contro un fenomeno che rischia di degenerare. Non possiamo lasciare alle forze dell’ordine, che già svolgono un lavoro egregio nel contrasto della criminalità tra giovani e giovanissimi con le pochissime risorse a disposizione, anche il compito di fare, da sole, attività di prevenzione. La politica ha il dovere di assumersi le sue responsabilità.

Ignazio Locci

Forza Italia Sardegna

 

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Il consigliere regionale Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) lancia un appello alla Regione, affinché si impegni per combattere la piaga del punteruolo rosso (coleottero artefice della moria delle palme in Sardegna), e porre così un argine all’infestazione che ormai sta raggiungendo livelli ben oltre lo stato di allerta.

«Come? – si chiede Locci -. Stanziando fondi a favore dei Comuni, lasciati soli a combattere contro quella che può ben essere definita una vera e propria epidemia.»

«Nonostante sia ormai appurata la massiccia presenza nell’Isola del parassita (nel Basso Sulcis è quasi impossibile contare i danni, tanto è alta l’incidenza) – aggiunge il consigliere regionale di Sant’Antioco – l’assessorato regionale all’Ambiente, nella scorsa Finanziaria, non ha previsto alcun tipo di finanziamento a favore dei Comuni. In sede di discussione del documento contabile avevamo cercato, con apposito emendamento, di proporre lo stanziamento di almeno un milione di euro, ma la nostra iniziativa era stata bocciata contro ogni logica. La Giunta aveva preferito prevedere dotazioni per le Aziende florovivaistiche volte a indennizzare gli eventuali danni. Decisione dovuta, ci mancherebbe. Ma molto più saggio sarebbe stato agevolare il lavoro dei Comuni ponendoli nelle condizioni di operare per la prevenzione e la cura delle piante colpite dal punteruolo.»

«Tuttavia c’è sempre tempo – conclude Ignazio Locci -: l’assessorato dell’Ambiente si adoperi, dunque, per prevedere una linea di intervento che agevoli la salvaguardia e la cura delle palme senza abbandonare le amministrazioni comunali a combattere con le armi spuntate.»

Il punteruolo rosso

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«Nessun entusiasmo per i 30 milioni di euro che l’Assessore regionale alla Sanità Luigi Arru comunica di avere stanziato per il sostegno economico a famiglie e persone in condizione di disagio (in verità si tratta di fondi stabiliti con la Finanziaria 2015 approvata nel marzo scorso), semmai rammarico per i ritardi cui sono costretti i Comuni nell’utilizzo delle suddette risorse. A distanza di otto mesi dal varo del documento contabile da parte del Consiglio regionale, infatti, i comuni isolani non hanno visto un solo centesimo. Il che, tradotto, significa che le misure di intervento a contrasto delle povertà estreme (linee 1, 2 e 3) sono ferme.»

Lo scrive in una nota, Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«C’è ben poco di cui gioire se nei fatti – aggiunge Locci – benché siano trascorsi parecchi mesi dall’approvazione della Finanziaria, l’assessorato competente non riesce a creare le condizioni affinché i soldi a disposizione vengano effettivamente spesi per dare ristoro ai sardi in difficoltà. Si consideri, peraltro, che da qui alla disponibilità concreta delle risorse passeranno parecchi mesi. Si potrebbe arrivare addirittura al 2016, con tutti i rischi di spendita cui si va incontro a causa del perverso e scellerato meccanismo del pareggio di bilancio.»

«A questo punto, Luigi Arru, anziché dare fiato alle trombe – conclude il consigliere regionale di Sant’Antioco -, dovrebbe adoperarsi per cercare di recuperare almeno in parte i ritardi accumulati fino a oggi, facendo in modo che gli uffici competenti liberino le risorse e i sardi in condizione di disagio possano realmente beneficiare del sostegno economico.»

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