18 July, 2024
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Ignazio Locci 1 copia

Uffici pubblici che non comunicano tra loro e con gli utenti, procedure incerte e farraginose, pratiche camaleontiche e giovani in balia di una burocrazia incancrenita. Risultato: ottenere una licenza edilizia e accedere alle agevolazioni mutuo concesse alle giovani coppie a norma della Legge Regionale 32/85, può diventare un’odissea, capace di far saltare i nervi anche ai più pazienti. Perché in Sardegna, mettere su casa passando per le procedure di favore a disposizione delle nuove generazioni, è un vero e proprio incubo: dalla presentazione di richiesta della licenza edilizia all’ottenimento del contributo economico trascorre come minimo un anno, sempre se si è fortunati.

Per assicurarsi la licenza edilizia si va incontro a un iter scoraggiante, considerato che talvolta le competenze sono suddivise tra Comune, Provincia e ufficio per l’autorizzazione paesaggistica. Se inoltre si considera che spesso ci si deve rapportare a personale impreparato che rimbalza l’utente tra i diversi uffici e chiede integrazioni alla documentazione rigorosamente a rate, allora si capisce quanto possa risultare difficoltoso ottenere la licenza per poi inoltrare domanda di acceso al mutuo prima casa.

Ma quando, con in tasca l’autorizzazione a costruire, tutto sembra filare liscio, ecco che arrivano gli ostacoli della procedura regionale per la concessione del mutuo, tra banche che chiedono cifre da usura per contrarre l’assicurazione da incendio e scoppio – obbligatoria – per l’abitazione (rate anche da 151 euro all’anno oltre a quella del mutuo, naturalmente), e uffici regionali evidentemente impreparati che forniscono comunicazioni insufficienti e in alcuni casi sbagliate.

Per non parlare delle incoerenze della legge regionale 32/85, che se da una parte richiede la certificazione delle pubblicazioni di matrimonio che hanno validità semestrale, dall’altra concede un anno di tempo per contrarre matrimonio.

La questione tuttavia più paradossale è che il tasso di interesse che verrà applicato al mutuo non può essere definito al momento della stipula dell’atto notarile, bensì una volta che la casa verrà terminata e si darà inizio al piano di ammortamento. Insomma, è come se si firmasse una cambiale in bianco. E ciò non sembra propriamente un’agevolazione concessa a chi, pur tra mille difficoltà, decide di imbarcarsi nell’avventura di costruirsi un’abitazione in cui mettere su famiglia.

Alla luce di quanto esposto, è certo che la Giunta regionale deve necessariamente mettere mano alla procedure suddette nell’intento di snellire la burocrazia, nonché rivedere alcuni aspetti della legge regionale 32/85. Al giorno d’oggi, visti i tempi che corrono, decidere di accendere un mutuo per edificare la propria casa è sicuramente un rischio. Per questo la politica ha il dovere di venire incontro a chi stabilisce di fare quella che a tutti gli effetti è una scommessa con un alto tasso di rischio.

Ignazio Locci

Consigliere regionale Forza Italia

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«La rimozione dei pontili “di fortuna” dallo specchio acqueo davanti al Lungomare Cristoforo Colombo operato dal Genio militare in collaborazione con la Capitaneria di porto di Sant’Antioco, avvenuto nel pieno rispetto della normativa in materia, ha riportato all’attenzione il problema dell’assenza di ormeggi a norma per i pescatori antiochensi, da troppo tempo costretti ad ancorare le proprie barche in pontili, appunto, di fortuna. Si tratta di una situazione di precarietà piuttosto datata, che si aggiunge alle difficoltà che il settore pesca (Sant’Antioco è la marineria più ampia del Sulcis Iglesiente) sta affrontando ormai da anni, tra rincari del carburante, limitazioni alla pesca e il calo consistente delle vendite nel settore.»

Lo scrive, in una nota, Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«Un problema, quello dell’assenza di attracchi, che l’amministrazione comunale guidata da Mario Corongiu, al suo secondo mandato, ha il sacrosanto dovere di risolvere una volta per tutte. Senza accampare le solite scuse sulle risorse insufficienti e sulle limitazioni ambientali. È arrivato il momento di trovare una giusta collocazione ai pescatori dell’isola – conclude Ignazio Locci -, affinché possano finalmente beneficiare di un vero e proprio porto attrezzato, che di fatto non è mai esistito malgrado la pesca rappresenti un comparto fondante dell’economia isolana.»

La Giunta regionale annuncia l’avvio delle bonifiche dei siti minerari dismessi entro fine anno e dall’opposizione arrivano le prime critiche.

«Una cosa è annunciare l’avvio delle bonifiche nei siti minerari della Sardegna – attacca Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia Sardegna -, altra cosa è annunciare la partenza dei lavori di riqualificazione in due siti, così come ha fatto l’assessore regionale all’Ambiente Donatella Spano. Restano tagliate fuori diverse aree, sebbene esistano progetti già finanziati. Sarebbe doveroso che la Giunta regionale, in sella da un anno, dicesse cosa realmente intende fare con le bonifiche in Sardegna. Ovvero: come intenda realizzarle, chi se ne dovrà occupare e con quali risorse. Ormai le comunità locali non sanno più cosa aspettarsi.»

«Un esempio eclatante dell’inconcludenza di questa Giunta in tema di bonifiche – aggiunge Locci – ci è dato dai lavori per il recupero delle aree ex Sardamag di Sant’Antioco, finanziati con oltre 6 milioni di euro dalla precedente maggioranza di centrodestra. Fondi nella disponibilità della società incaricata, l’Igea. Ma, ahinoi, non si è ancora capito quali siano le sorti della controllata regionale: la Giunta annuncia il piano industriale ormai dall’estate scorsa, ma ad oggi non se ne conoscono i dettagli. Siamo ancora ai proclami.»

«L’assessore competente, dunque, chiarisca quale dovrà essere il ruolo, nel dettaglio, sia dell’Igea, che dei comuni. E lo faccia al più presto. Abbiamo perso abbastanza tempo – conclude il consigliere regionale di Sant’Antioco – ed è arrivata l’ora che, di grazia, i professori dicano come intendono muoversi al riguardo.»

Miniera Monteponi 1 copiaSardamag dall'alto 1 copia

Carbonia ospiterà la terza tappa di presentazione del manifesto “L’ora delle idee – il centro destra riparte dai giovani”. L’appuntamento è previsto venerdì 6 marzo, a partire dalle 17 e 30, presso la sala congressi del Lu’ Hotel. Nell’occasione verranno presentati i provvedimenti in materia di casa e famiglia, impresa e lavoro, giovani, cultura e internazionalizzazione elaborati dai giovani del centro destra. Idee e progetti che meritano di essere affrontati e inseriti nel dibattito politico al fine di uscire da questo momento di estrema difficoltà socio-economica. Al convegno interverranno i consiglieri regionali Pietro Pittalis, Ignazio Locci, Oscar Cherchi, Stefano Tunis, Antonello Peru, Marco Tedde, Alessandra Zedda, Giuseppe Fasolino, Alberto Randazzo, Edoardo Tocco e Paolo Truzzu. Le conclusioni verranno invece affidate all’ex Governatore e attuale consigliere regionale Ugo Cappellacci, al senatore Emilio Floris e all’europarlamentare Salvatore Cicu.

Nel corso dell’incontro verrà inoltre presentata la nuova comunità digitale “Azzurri2.0”.

«Al di là dell’ordine del giorno sulle questioni industriali proposto dall’onorevole Emanuele Cani e approvato dalla Camera, sarebbe il caso che il Governo centrale assumesse un impegno serio e concreto per la soluzione della difficile vertenza Alcoa. Perché, in tutta onestà, delle promesse cui manca riscontro siamo tutti stufi, a partire dagli operai, obbligati ad attendere in silenzio notizie sul loro futuro lavorativo.»

Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia, interviene così sullo stato della vertenza per il passaggio di proprietà dello stabilimento ex Alcoa.

«Per ora, da parte del Governo, non è arrivata alcuna rassicurazione sull’approvvigionamento energetico a costi sostenibili, né sullo stato della trattativa di cessione dello stabilimento di Portovesme tra Alcoa e Glencore. È da mesi che attendiamo un segnale da parte dell’Esecutivo – conclude Locci – e forse è il caso che si faccia finalmente chiarezza sulla vertenza.»

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha concluso ieri sera la discussione generale sull’articolo 28 della Finanziaria.

Per Oscar Cherchi (FI) «l’articolo 28 è la perla di questa Finanziaria che accontenta un po’ tutti. È un insieme di attività e di risposte da alcuni consiglieri regionale ai loro territori». Cherchi ha aggiunto: «Lo abbiamo già detto che questa Finanziaria è il fallimento della Giunta regionale e della maggioranza. Da questo momento in poi non c’è più possibilità di dialogo e di ricevere il consenso che vi aspettavate», e ha aggiunto «se l’economia della Sardegna riparte dal portale di Sardegna turismo lo dovrete spiegare ai sardi».

Per Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia, «era da un po’ che non si vedevano delle Finanziarie così generose, questo articolo 28 interviene su tutto e su tutti». Zedda ha evidenziato alcuni interventi positivi come quello sugli scavi archeologico e la possibilità di sanare l’Università diffusa, ma ce ne sono molti di basso contenuto. «Sicuramente è stato importante il lavoro fatto in commissione – ha affermato – dispiace però il metodo con cui si è arrivati alla formulazione dell’articolo ignorando alcune proposte importanti». Per Zedda saranno i sardi a giudicare questa Finanziaria.

Per il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci sono stati «due giorni di buon dibattito in aula. Forse ci abbiamo messo troppo poco tempo perché siamo a ridosso della fine del secondo mese di esercizio provvisorio». E ha aggiunto: «Non vorremo essere nei panni del governatore Pigliaru che si porterà dietro tutte le critiche legate a questa Finanziaria».  

«In questi due giorni il dibattito credo che opposizione e maggioranza – ha affermato il consigliere di Fdi, Paolo Truzzu – abbiano fatto il loro onesto lavoro». Per l’esponente della minoranza l’opposizione ha tenuto un atteggiamento equilibrato e propositivo e «concludiamo il dibattito con l’articolo 28 questa sera nel peggiore». Rivolgendosi all’assessore Paci, Truzzu ha poi affermato: «Non so quanto rigore e sviluppo ci sia in questo articolo. Alcuni commi sono molti importanti, ma molti altri fanno perdere il significato vero della Finanziaria».

Per il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde: «In questo articolo c’è tutto e il contrario di tutto. Difficilissimo orientarsi, non c’è un fine, una strategia, una tattica, ci sono provvidenze a favore degli amici o di qualche territorio». Criticamente poi ha sottolineato i contributi dati all’Associazione nazionale perseguitati politici intaliani antifascisti (Annpia), all’Unione autonoma partigiani sardi (Uaps). «Vorrei sapere dove sono  in Sardegna – ha concluso – le sedi dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi)».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha dichiarato che l’art. 28 «è un po’ il sunto di una Finanziaria senza un filo conduttore, con interventi disorganici privi di una logica, che aumenta l’incertezza su una legge che non riesce ad esprimere una idea di fondo, una scelta capace di  individuare priorità, obiettivi, traguardi da raggiungere». Tutte le componenti del Consiglio, ha continuato, «hanno cercato di dare il loro contributo ma qualcuno è stato sicuramente più volpe e qualcuno si è accontentato di far bella figura sul proprio territorio». Alla fine, ha concluso, «siamo arrivati ad una legge deludente, la vostra prima finanziaria su cui non potete accampare scuse né rivangare il passato: dovete assumervi per intero le vostre responsabilità».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) è stato molto critico: «Spero che i Sardi non ci sentano e non ci vedano perché altrimenti dovrebbero prenderci tutti a calci nel sedere; che senso ha lavorare ignorando una opposizione che vuole contribuire e costruire? Potevamo tranquillamente approvare la finanziaria domani mattina invece si è preferito continuare con un art. 28 dove si dice tutto e il contrario di tutto, che contiene solo autorizzazioni di spesa». Sicuramente, ha sostenuto Peru, «i sardi avrebbero voluto cose ben diverse, crescita, sviluppo, politiche attive del lavoro e molto altro; invece prima avete parlato di selezionare le priorità anche a proposito delle vittime dell’alluvione, dei disoccupati, dei lavoratori delle società in house ma poi, in questo articolo, ci sono risorse che potevano avere una destinazione migliore». Dentro la finanziaria, ha concluso, «non c’è una idea ed un modello di sviluppo né strumenti di sostegno alle attività produttive».

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona franca) ha citato un detto popolare, se uno non vuole due non litigano, per significare che «occorre sempre avere una percezione forte dell’orientamento al bene comune». La minoranza, ha ricordato, «ha sempre manifestato un atteggiamento costruttivo, collaborativo, positivo, e non si capisce chi o cosa abbia interrotto questo circuito virtuoso, visto che non più tardi di un giorno fa il Consiglio è stato capace di raggiungere una posizione comune su un argomento, come quello della zona franca, che per mesi era stato molto divisivo». Il clima è diventato teso, è peggiorato, ha concluso Fenu, «ed è un fatto negativo».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), dopo aver ricordato che si trova ad affrontare la prima finanziaria, ha richiamato l’attenzione del Consiglio su una lettera inviata ai consiglieri regionali della provincia di Nuoro, scritta dagli operatori del consorzio di lettura Sebastiano Satta, cui aderiscono 30 comuni della provincia di Nuoro. Nella lettera si ricorda la necessità dell’intervento di sostegno della Regione, che peraltro non è mai mancato negli anni scorsi anche grazie alle indicazioni del Consiglio regionale, «mentre quest’anno non è stato stanziato neanche un euro». Nell’art. 28, ha detto ancora Carta, «a fronte del no al consorzio Satta, ci sono risorse per i perseguitati politici antifascisti e l’America’s Cup, 80.000 euro alla biblioteca di un solo comune e così via: finirà che i 30 comuni del consorzio Satta si incateneranno ben presto qui, sotto il palazzo della Regione».

Il consigliere Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha affermato che il Consiglio è arrivato al punto massimo della finanziaria, «abbiamo sentito una serie di annunci per magnificare i contenuti della legge, dalla strategia keynesiana alla lotta agli sprechi, dal rigore allo sviluppo, ma se a territori e categorie sociali sostituiamo alcuni nomi e cognomi comprendiamo meglio la logica di questo articolo e comprendo anche che i consiglieri della maggioranza abbiano scelto di non parlare. Il nostro dovere di opposizione è denunciare quanto sta accadendo, invitando la maggioranza ad essere conseguente». Papa Francesco, ha ricordato Cappellacci, diceva che «nella vita bisogna avere il coraggio di fermarsi e scegliere, con l’etica dei principi si assumono decisioni senza curarsi delle conseguenze, con l’etica della responsabilità che dovrebbe guidare il politico, ci si preoccupa molto della conseguenze delle proprie azioni: che ora la maggioranza rifletta sulle conseguenze di tanti annunci per la Sardegna».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha detto di essere tentato di cambiare il capo VII della finanziaria “Disposizioni diverse” con de marchettibus; il rigore è entrato nella vita di tutti noi ed è un concetto che viene accettato nella consapevolezza che attraversiamo un momento molto difficile per superare il quale occorre fare sacrifici, a condizione che i sacrifici li facciano tutti». L’art. 28 invece, ha detto ancora Cossa, «contiene un messaggio, sotto questo profilo, terrificante e devastante con la Regione che diventa una specie di bancomat per pochi privilegiati; da una parte si negano interventi utili e necessari, dall’altra di disperdono fondi in mille rivoli, è una degenerazione dei rapporti istituzionali che alimenta un clientelismo in aperta contraddizione con la presunta superiorità morale del centro sinistra».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha concesso la parola al consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis. L’esponente della minoranza ha criticato le previsioni contenute nel paragrafo “disposizione diverse”, sottolineandone la natura discrezionale e poco organica, ed ha auspicato che il Consiglio si messo nelle condizioni di impiegare al meglio il suo tempo.

Tunis ha sottolineato l’urgenza di una legge per l’urbanistica e rimarcato il disagio di professionisti e imprese per l’assenza di regole certe in materia anche a seguito della mancata proroga delle disposizioni contenute nel piano casa e per la mancata approvazione della annunciata legge sull’edilizia. Il consigliere di Fi ha quindi definito una “foglia di fico” la legge sulla sanità recentemente approvata dal Consiglio che ha aperto la strada ai commissariamenti della Sanità, pur riconoscendo il diritto dei “vincitori delle elezioni” a scegliere il management di Asl e Aou. «Serve un circuito virtuoso di proposte e soluzioni», ha concluso Tunis che ha invitato l’intero Consiglio ad una profonda “riflessione”.

«Si conservi l’autonomia scolastica per l’Istituto San Domenico Savio di Giba e si scongiuri la chiusura del Pes (Punto erogazione servizi) di Piscinas.»

L’appello arriva da Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«Se per l’Assessorato regionale all’Istruzione accorpare istituti e chiudere scuole significa risparmiare – spiega il consigliere regionale di Sant’Antioco -, per le comunità locali e per le famiglie equivale invece a disagi e maggiori costi. Ma non solo: tali operazioni comportano anche la riduzione di personale e nel caso in questione si tratterebbe del taglio di ben 8 posti di lavoro.

«Il mantenimento degli attuali livelli di servizio – aggiunge Locci – non comporterebbe per la Regione alcun costo aggiuntivo. Di contro, come già delineato in precedenza, la soppressione degli istituti scolastici causerebbe nuove spese come, ad esempio, i costi di trasporto. Appare poi paradossale la scelta dalla Giunta regionale (compiuta a suo tempo) di destinare risorse cospicue alla ristrutturazione e messa a norma di quegli edifici scolastici che, proprio oggi, la Regione decide di sopprimere con il tanto contestato Piano di dimensionamento.»

«Proseguirò la battaglia nella Commissione competente e, sin da adesso, invito i colleghi consiglieri regionali Luca Pizzuto e Pietro Cocco (entrambi uomini del Sulcis Iglesiente) ad ascoltare la richiesta di aiuto proveniente dalle comunità locali e a battersi insieme a me affinché il territorio non perda queste due istituzioni. Mi auguro che il tentativo, da parte di certuni, di trovare soluzioni per alcuni istituti scolastici della Sardegna – conclude Ignazio Locci -, non crei ingiuste discriminazioni nei confronti delle scuole del Basso Sulcis.»

Il gruppo consiliare di Forza Italia Sardegna ha presentato un emendamento alla Finanziaria 2015 con cui si propone di investire nella filiera delle attività nautiche del Sulcis Iglesiente, 20 milioni di euro destinati dalla Giunta regionale a interventi inseriti nel Piano Sulcis. «Se la massima assemblea sarda decidesse di accogliere tale proposta – spiega Ignazio Locci -, offrirebbe un’opportunità in più alla ripresa del territorio, che deve necessariamente passare dal rilancio del turismo. Il centrosinistra alla guida della Regione dimostri concretamente di essere intenzionata a dare una scossa all’economia del Sulcis Iglesiente e accolga la nostra proposta: si tratta di fondi che possono ridare respiro a un settore che da troppo tempo soffre la mancanza di investimenti pubblici.»

«L’assunto di partenza – sottolinea Locci – è che la filiera produttiva della nautica riveste per il nostro territorio un ruolo di notevole importanza sia come fattore di sviluppo economico, sia come strumento di promozione turistica dei nostri comuni costieri. L’obiettivo è procedere col potenziamento dei waterfront, con l’incremento dei posti barca e con la realizzazione di nuove aree di rimessaggio, per citare alcuni esempi. Così facendo – conclude il consigliere regionale di Sant’Antioco – si getterebbero le basi per la creazione di un indotto turistico che, naturalmente, significherebbe incrementare l’occupazione.»

Porticciolo e Municipio di Portoscuso

Matteo Renzi si dimentica consapevolmente della Sardegna grazie alla complicità di una Giunta regionale prona, scendiletto del governo centrale. L’esclusione dell’isola dai progetti infrastrutturali finanziabili con i fondi del Piano Juncker la dice lunga sulla considerazione che il premier ha della Sardegna. Sicuramente per l’assenza, ormai conclamata, di una controparte in grado di fare la voce grossa e rivendicare maggiore attenzione nei confronti della nostra terra, il governo centrale ha ignorato che la Sardegna ha urgente bisogno di investimenti infrastrutturali, così come testimoniato dagli indici in materia. E il Piano Juncker sarebbe stata l’occasione per garantire all’isola di superare quel gap strutturale di cui da sempre risente rispetto alle altre Regioni d’Italia. Le quali, naturalmente, sono state destinatarie di importanti investimenti. Ma tant’è.

Alla Sardegna, invece, vengono imposti due progetti voluti da Renzi in persona, senza alcun confronto con il Presidente Francesco Pigliaru: la centrale a Biofuel per Portovesme e il potenziamento del cavo sottomarino Sacoi. Due opere che portano vantaggi (economici) soltanto a chi le realizza, e di sicuro non alla Sardegna e ai sardi.

È evidente che a Matteo Renzi della Sardegna nulla importa: è negli occhi di tutti e ne è testimonianza il fatto che non sia ancora venuto nella nostra terra, benché avesse garantito che, entro settembre del 2014, sarebbe stato a Portovesme e nel nord dell’isola in quanto zone industriali fortemente depresse. Ma non solo: la Sardegna è l’unica Regione d’Italia in cui il Presidente del Consiglio non ha ancora fatto tappa. Questa comunemente si chiama coda di paglia.

E di sicuro non è al riparo dalle critiche il governatore Pigliaru, visto che tutto questo accade perché non ha il coraggio di rivendicare i diritti dei sardi. Perché considera il governo di Matteo Renzi un “governo amico” per la comunanza politica. Ma farebbe bene, il Presidente, a prendere atto che questo governo è tutto meno che vicino ai sardi e alle loro esigenze.

Ignazio Locci

Consigliere regionale Forza Italia Sardegna

Matteo Renzi 42 copia

«Lo sblocco dei fondi per il Piano Sulcis deliberato dal Cipe è un’ottima notizia, ma forse è il caso che Giunta regionale, Commissario per il Piano Sulcis e quanti hanno già stappato lo spumante rimandino i festeggiamenti all’apertura dei cantieri. Siamo semplicemente di fronte a un primo passo, compiuto peraltro in deprecabile ritardo, considerata la tabella di marcia che era stata prefissata al momento dell’accordo sul rilancio del territorio siglato nel novembre del 2012 a Carbonia.»

Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia, commenta così lo sblocco dei fondi per il Piano Sulcis deliberato ieri dal Cipe.

«In merito a 41 milioni di euro sbloccati dal Cipe per istmo e ponte di Sant’Antioco – aggiunge Locci – , sarebbe il caso di fare chiarezza su quale progetto si intende cantierare per il collegamento tra l’isola e la terra madre. Perché se non si esce dalle secche del dibattito “tunnel sottomarino versus nuovo ponte”, c’è da aspettarsi tempi biblici, benché le risorse siano ormai disponibili. Va inoltre fatta chiarezza su quegli aspetti che ancora imbrigliano buona parte dei progetti del Piano, così come testimoniato dalla relazione stilata dal commissario Salvatore Cherchi a fine gennaio scorso.»

«Sia chiaro, infine, che i cittadini del Sulcis Iglesiente si aspettano che nei cantieri di prossima apertura lavorino le maestranze del territorio. Ampia partecipazione – conclude Ignazio Locci – deve essere garantita, per quanto possibile, alle nostre piccole imprese.»