17 July, 2024
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Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno sulla proroga del Piano Casa presentato dall’on. Gianluigi Rubiu (Udc).

Gianluigi Rubiu, primo firmatario della mozione, ha sottolineato in apertura che l’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha annunciato una imminente modifica della legge, cosa che potrebbe rendere non necessaria la proroga proposta. In ogni caso, ha affermato, «il Piano ha portato benefici reali indiscutibili: 100.000 interventi per un controvalore di 54 milioni di euro, danaro fresco che ha fatto andare avanti le imprese di un settore trainante dell’economia sarda». «A parte i numeri – ha proseguito Rubiu – «ci sono stati grandi vantaggi sul piano ambientale, economico e sociale, dal risparmio energetico alla riduzione del consumo di suolo, dai benefici per le imprese, gli studi tecnici e l’indotto, all’emersione del lavoro nero che ruota attorno all’edilizia». In conclusione, esponente dell’Udc ha espresso alcuni dubbi sul possibile aggancio del Piano casa alla nuova legge urbanistica,«perché ciò provocherebbe un intollerabile slittamento dei tempi».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha insistito nell’evidenziare la crisi del settore dell’edilizia, a suo giudizio «messo ko dal Piano paesaggistico di Soru, come dimostrano i dati del credito al settore con la Sardegna che registra un dato peggiore di 3 punti rispetto alla media nazionale». Locci si è detto poi preoccupato per quello che ha definito l’ennesimo «vorrei ma non posso della Giunta, perché non è accettabile un ragionamento al ribasso nei confronti di una legge che, in 4 anni, si è rivelata l’unico strumento di politica urbanistica in grado di tenere in piedi il settore delle costruzioni». «Inoltre – ha continuato il consigliere Locci – è auspicabile che il Consiglio possa partecipare al miglioramento del Disegno di Legge della Giunta, posto che il Piano è necessario ma non sufficiente e bisogna accelerare sulla pianificazione paesaggistica».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), dopo aver ricordato che quella in esame sarebbe la quarta o quinta proroga, ha riconosciuto che i risultati della legge non sono certamente negativi, come confermato anche dall’Assessore dell’Urbanistica». Tuttavia, ha dichiarato, «abbiamo scelto di non fare una proroga secca a ridosso della scadenza, privilegiando una strada diversa con la predisposizione di una norma chiara e definitiva che dia certezza ai cittadini, alle imprese ed agli operatori del settore». La nuova norma, ha poi annunciato, «recepirà molte disposizioni di quella vigente, ferme restando visioni diverse ed in qualche caso anche opposte; ora è tempo di una nuova legge sull’edilizia oltre che sull’urbanistica, individuando come priorità il recupero delle unità immobiliari esistenti». Quanto al cosiddetto «disastro di Soru», Solinas ha fermamente respinto l’interpretazione proposta dal consigliere Locci: «il Ppr non è responsabile del blocco dell’edilizia che va attribuito invece alla crisi che ha colpito in modo più forte quel comparto». Ora comunque, ha concluso il consigliere Solinas, «lavoriamo tutti nell’interesse della Sardegna per fare un buon servizio alla nostra comunità».

Per Mario Floris (Uds), la mozione fa proprio l’allarme economico e sociale lanciato dalle associazioni di settore e accoglie l’invito alla politica a dare ossigeno al comparto dell’edilizia. «Il Piano Casa è stato un volano importante per le costruzioni e i settori collegati – ha detto Floris –  ha consentito di rinnovare il patrimonio immobiliare pubblico e privato.  Dopo l’annullamento del Ppr, il Piano Casa è l’unico strumento a disposizione per l’edilizia. Per questo la mozione deve essere approvata». Floris ha poi ricordato all’Aula che il Piano scadrà il prossimo 29 novembre, sollecitando una proroga dello stesso.  «Crediamo sia un atto urgente – ha spiegato il consigliere dell’Uds –  il decreto “Sblocca Italia” introduce nuove norme per favorire la ripresa dell’edilizia. Non è però razionale aspettare la sua conversione in legge. Il Consiglio regionale farebbe una cosa saggia se approvasse una proroga dei termini del Piano Casa sia per l’inizio che la conclusione dei lavori senza entrare nel merito della nuova normativa». In conclusione del suo intervento, Floris ha sottolineato la complessità della materia: «Di una legge organica sull’urbanistica si parla da anni, segno evidente che si deve tener conto di tutti i passaggi. Per questo occorre procedere con i piedi di piombo, l’esperienza ci dice che bisogna agire con cautela». Secondo Gianni Tatti (Udc) il rilancio dell’economia della Sardegna passa anche attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio. «Il Piano Casa è stato pensato per venire incontro alle famiglie (“che hanno potuto rinnovare le proprie abitazioni”) e sostenere l’edilizia messa in ginocchio dalla crisi. Dopo 4 anni dal suo avvio, il Piano Casa ha fatto registrare un aumento di istanze». Tatti ha poi ricordato che sono quasi 22mila le nuove domande presentate. «I dati – ha detto l’esponente dell’Udc – confermano che il numero delle istanze, la loro distribuzione  e la tipologia degli interventi sono in linea con le finalità della legge: sostenere l’occupazione attraverso il rilancio dell’edilizia».

Sostegno alla mozione ha annunciato anche Marco Tedde (Forza Italia). «Il documento – ha detto – raccoglie l’intento di dare ossigeno al settore edilizio, principale attività industriale della Sardegna». Tedde ha ricordato che, dalla sua entrata in vigore, il Piano Casa ha consentito di autorizzare circa 35mila interventi che hanno portato investimenti per centinaia di milioni di euro. «La crisi ha provocato un crollo dell’edilizia in Sardegna – ha rimarcato il consigliere di Forza Italia – e una perdita di addetti impressionante: dal settembre 2012 al settembre 2013 sono 13600 i posti di lavoro di lavoro in meno. Dati allarmanti e preoccupanti da analizzare attentamente per trovare soluzioni e favorire un’inversione di tendenza». Tedde ha poi concluso il suo intervento dichiarandosi disponibile a discutere, ed eventualmente accogliere, proposte di modifica e arricchimenti all’attuale Piano: «Dopo i danni provocati dal PPR, che ha impedito ai comuni di elaborare i PUC, oggi la priorità è rilanciare l’edilizia e favorire l’occupazione – ha concluso il consigliere di minoranza – il PPR conteneva errori macroscopici e consentiva deroghe ad personam, ben vengano le modifiche e il confronto sui contenuti».

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, il quale, in apertura del suo intervento, ha enunciato i dati del piano casa: «Sono 21853 le istanze presentate per il piano casa, 35mila gli interventi realizzati, dando lavoro a70mila persone, creando 54milioni di euro di entrate per il settore edilizio». Secondo Fasolino i dati evidenziano la necessità di prorogare la legge. «Si tratta di un intervento a costo zero per la Giunta che crea economia. Un’azione che crea posti di lavoro – ha affermato Fasolino – senza rovinare il patrimonio ambientale, anzi ci ha dato la possibilità anche di migliore il nostro patrimonio immobiliare». L’esponente della minoranza, rivolgendosi al presidente della Quarta commissione, ha affermato che il Ppr, unito alla crisi, abbia contribuito a causare effetti disastrosi. «L’obiettivo era nobile ma ha creato un disastro. Oggi avete una grande possibilità: l’opportunità di creare un progetto per creare uno sviluppo economico che può dare posti di lavoro». Fasolino, in conclusione, ha affermato che l’opposizione è pronta ad aprire la discussione sul Ppr senza preconcetti. «Siamo un’opposizione pronta a dare un supporto per creare economia».

Per il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, è urgente prorogare la legge che scade il 29 novembre, ossia fra otto settimane. «Il piano casa ha costituito l’unica risorsa alla situazione tragica dell’edilizia. Ogni euro investito nell’edilizia – ha spiegato Truzzu – ha una ripercussione su altri settori». Truzzu ha ricordato che si tratta in media di interventi di 35mila euro e che il piano casa ha dato una risposta a quelle famiglie che aveva bisogno di una stanza in più per un figlio o un genitore.  «Oggi abbiamo 8 settimane e la legge non è neanche arrivata in commissione. La mia proposta alla maggioranza e all’assessore di pensare a una proroga in attesa di una nuova legge». Per il consigliere regionale di Forza Italia, Oscar Cherchi, «di questo argomento quest’aula ne ha discusso per 5 anni consecutivi». Cherchi ha ripercorso le difficoltà di fare approvare una legge in Consiglio che veniva vista come la legge degli speculatori. Una battaglia portata avanti dall’allora opposizione per dire no a un disegno di legge che ha invece dimostrato di essere in grado di dare risposte a un settore in grave difficoltà. «Ma i risultati ci sono stati, magari non il primo anno ma quando è entrata a regime». Cherchi ha chiesto all’assessore una proposta da parte della Giunta e nel frattempo, la possibilità di prorogare di 24 mesi la legge in vigore in attesa dell’approvazione del nuovo testo.

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha manifestato soddisfazione «nel sentire la maggioranza che apprezza e dice che il Piano ha generato economia, dopo averci accusato di cementificazione e distruzione del paesaggio e delle coste sarde; siamo contenti di sentire l’Ance che dice “senza il Piano casa saremmo morti e sepolti”; segno che la maggioranza di allora è stata lungimirante mettendo in piedi l’unico strumento per rilanciare la nostra economia senza consumare suolo e senza devastare l’ambiente, puntando in modo forte sulla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, misura attualissima anche oggi come dimostrano gli incentivi introdotti dal Governo nazionale». Sulla possibile proroga del Piano e le modifiche relative alla fascia entro i 300 metri, Peru ha preso le distanze da interpretazioni dietrologiche: «io dico che le porcherie si possono fare al di quà e al di là di questa fascia e le tutele ci son: poi, credo che chi spende le sue risorse non sprechi e non distrugga, anzi riqualifichi e migliori l’architettura del territorio, spogliamoci dai pregiudizi ideologici e lavoriamo in modo costruttivo, spero che centro sinistra che prima ha sottovalutato il problema sia ora più attento».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «si è discusso tante volte di un Piano casa che ha sempre avuto carattere di straordinarietà senza una visione organica del problema di cui invece la Sardegna ha bisogno, intervenendo su riqualificazione e riduzione del consumo del territorio, dando al settore dell’edilizia un ruolo strategico nel rilancio della nostra economia». Però alcune cose vanno dette, secondo Cocco, a proposito del Piano paesaggistico varato a suo tempo della Giunta Soru: «quel Piano non è un provvedimento integralista, siamo nel campo delle idee e delle opinioni che hanno varcato i confini nazionali e, anzi, dovrebbero essere patrimonio di tutti». Non si può concepire l’edilizia come una zona franca dalle regole, ha sostenuto il capogruppo del Pd, «lo chiedono per primi i cittadini di Olbia e di tanti altri territori, l’edilizia in Sardegna ha sempre avuto un ruolo centrale, una storia ed una tradizione e buona parte dei suoi problemi sono legati soprattutto alla burocrazia: per questo siamo per un intervento legislativo strutturale che introduca una significativa semplificazione delle procedure».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha detto di comprendere l’imbarazzo del centro sinistra, «che nasce dal pregiudizio ideologico sul Piano casa che quella parte politica ha sempre avuto; oggi si cambia rotta sulla via di Damasco? Ci fa piacere che accada oggi quando il centro sinistra ha responsabilità di governo, si tratta ora di capire in che direzione vuole andare il governo regionale». Noi, ha aggiunto Pittalis, «abbiamo presentato una proposta, se arriva quella della Giunta ben venga, sarà poi abbinata alla nostra, tanto più che i meriti saranno sempre i vostri come dice certa stampa: lo dico perché con riferimento alla legge in esame auspichiamo che sia l’occasione per rendere il Piano casa una misura permanente e stabile, superando il sistema delle proroghe, vi attendiamo alla prova privilegiando i contenuti».

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha ricordato i dati diffusi dalla Confartigianato ed evidenziato i riflessi positivi, registrati nel settore dell’edilizia, per effetto delle disposizioni relative al cosiddetto “piano casa”. Il rappresentate dell’esecutivo ha quindi affermato che “la stabilizzazione permanente del piano casa è un’ipotesi che è tenuta nella dovuta considerazione” ma che non ci si può sottrarre dall’evidenziare anche “una serie di norme poco chiare e di non semplice applicazione”. «La Giunta – ha spiegato Erriu – ha esaminato le disposizioni vigenti ed ha individuato le fattispecie da portare a regime permanentemente ma altre ne sono escluse, come ad esempio la possibilità di ampliamenti in aree paesaggisticamente sensibili». L’assessore all’Urbanistica ha ribadito l’indisponibilità della Giunta a procedere con una semplice proroga del piano casa ed ha confermato l’ormai prossima presentazione di un apposito disegno di legge («con tutta probabilità sarà esaminato nella prossima riunione dell’esecutivo») sulla materia. Dl che conterrà norme efficaci per incentivare gli interventi di valorizzazione, riconversione e riqualificazione (edilizia e energetica) e sarà tale – a giudizio di Cristiano Erriu –  da superare le ambiguità presenti nella legge 4.

L’assessore ha quindi assicurato che il provvedimento della Giunta non sconvolgerà i principi cardine di una pianificazione ordinata del territorio. «Il disegno di legge su piano casa – ha dichiarato Erriu – rappresenta il primo passo di una strategia di più ampio respiro che ricomprende la legge di governo del territorio, il piano paesaggistico regionale e il testo unico per l’edilizia». Cristiano Erriu ha quindi spiegato che tra le priorità della Giunta c’è anche la semplificazione dell’apparato amministrativo e, nella parte conclusiva del suo intervento, ha dichiarato che le norme contenute nello “Sblocca Italia” consentiranno una “rapida evoluzione” del Disegno di legge e tempi di approvazione congrui della provoca.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al primo firmatario della mozione n. 74, Gianluigi Rubiu, per la replica. Il capogruppo dell’Udc si è dichiarato “abbondantemente soddisfatto” del dibattito e delle conclusioni ed ha ringraziato l’assessore per la disponibilità mostrata.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dunque chiesto una sospensione di cinque minuti per verificare la possibilità di predisporre un ordine del giorno.

Il presidente della Giunta ha accordato la sospensione e dopo pochi minuti ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno sul quale la Giunta, con l’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha espresso parere favorevole.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha dato lettura dell’ordine del giorno unitario firmato da tutti i capigruppo. Sul documento sono intervenuti diversi consiglieri per dichiarazioni di voto.

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha apprezzato il superamento dell’approccio ideologico che caratterizza da oltre un decennio  il dibattito sulla materia. «L’esigenza -ha spiegato Solinas – è quella di trovare una sintesi su una normativa farraginosa non sempre riconducibile a coerenza. Nel vissuto dei cittadini c’è il timore di imbarcarsi in una pratica edilizia che ha tempi lunghi e una insicurezza di fondo». Solinas ha poi invitato la Giunta a prevedere nel Dl sull’urbanistica un effettivo riutilizzo del patrimonio edilizio esistente. «Laddove esistono porzioni urbane edificate che rientrano in un centro storico o in una zona B c’è la tentazione di conservare lo status quo. Spesso però si tratta solo di rovine».

Il capogruppo del Psd’Az, infine, ha manifestato forti perplessità sui tempi di approvazione del disegno di legge della Giunta. «Il progetto organico della Regione rischia di essere anticipato da una normative nazionale. Alla scadenza del Piano Casa c’è il pericolo di rimanere scoperti».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto d’accordo sull’ordine del giorno ma ha chiesto l’aggiunta di un terzo punto: la proroga del Piano Casa nel caso in cui, entro il 28 novembre, non dovesse essere approvato il Dl della Giunta. «La proroga – ha detto Fasolino – è attesa da tutti».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha espresso dubbi sul fatto che il Dl della Giunta possa essere approvato prima della scadenza del Piano Casa. «In otto settimane difficilmente si riuscirà a trovare una soluzione di lungo periodo – ha detto Truzzu – alla scadenza del 29 novembre ci troveremo ad affrontare la stessa questione. Per questo dichiaro la mia astensione».

Critico anche Oscar Cherchi (Forza Italia): «Nell’ordine del giorno non si fa riferimento alla proroga – ha detto Cherchi – Siamo d’accordo sulla necessità di un Dl organico in materia urbanistica e pronti a dare il nostro contributo, oggi però si deve avere la certezza di una proroga del Piano Casa».

Il presidente ha dato la parola al consigliere regionale di Forza Italia, Stefano Tunis, il quale ha ribadito la necessità di mantenere in essere il piano casa, perché rinunciando a questo provvedimento si bloccherebbe l’economia. Per Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, la discussione è stata importante perché ci ha dato la possibilità di capire quali siano gli intendimenti della Giunta. Arbau ha però chiarito all’Aula che l’edilizia in Sardegna non è stata messa in crisi  da una Giunta di centrosinistra, ma da una congiuntura economica devastante. L’esponente della maggioranza ha anche aggiunto che «su urbanistica e ambiente bisogna rispettare le regole e che il “piano casa” non è un piano casa vero e proprio, ma un provvedimento emergenziale per dare respiro all’edilizia e lo ha fatto». Secondo Arbau l’ordine del giorno evidenzia la volontà di prorogare il provvedimento.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha proposto all’Aula e all’assessore Erriu di inserire un terzo punto nell’ordine del giorno in cui si può ipotizzare la proroga della legge nell’ipotesi in cui non sia possibile esitare la nuova legge entro la scadenza del 29 novembre. «Ho paura  – ha detto Pittalis – che con tutto il lavoro che abbiamo, tra assestamento di bilancio e riforma sanitaria, non si possa esitare un disegno di legge di questa portata in tempi brevissimi». Per il capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco «questo ordine del giorno è di buonsenso, non si può sempre stravincere ma si può anche pareggiare. Noi voteremo solo questo ordine del giorno con questi due punti».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha rassicurato l’Aula che lo spirito dell’ordine del giorno è quello di prorogare il piano casa, visto che martedì arriverà in commissione. Cocco ha però affermato che l’ordine del giorno va approvato così come è stato sottoscritto. Perplesso Michele Cossa (Riformatori sardi): «La proposta dell’on. Pittalis è una proposta di buonsenso, perché approvare un ordine del giorno scritto in questa maniera manda all’esterno un messaggio controproducente, un messaggio negativo». E ha aggiunto: «Il Consiglio deve dare certezze alle aziende, ai professionisti e ai cittadini nel panico. Quest’ordine del giorno così come è scritto non è approvabile». Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha spiegato di aver pensato, nel momento in cui ha sottoscritto l’ordine del giorno, che ci sarebbe stata la proroga e che sarebbe caduta al momento del licenziamento della nuova norma. Per il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, l’impegno dell’assessore è stato chiaro e non richieda ulteriori precisazioni.  Desini ha annunciato il suo voto favorevole.

Il presidente del Consiglio ha quindi sospeso la seduta per cinque minuti.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato che l’ordine del giorno deve essere votato, a suo avviso, così come è, tanto più, ha osservato «che è stato firmato da tutti, se poi qualcuno ci ha ripensato è un problema di altri».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha annunciato invece il ritiro della sua firma dall’ordine del giorno perché, nell’attuale stesura, «inutile».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che, a suo giudizio, «il dibattito soffre ancora di qualche riserva, abbiamo detto che se non si riesce ad approvare il nuovo Disegno di Legge si proroga il Piano casa: tutto qua, abbiamo anche proposto una alternativa, a questo punto la maggioranza si assume in pieno la responsabilità di quanto succederà in caso di vuoto normativo, pertanto ritiro anche mia firma».

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha ricordato che il centro-destra «ha fatto sforzi immani per liberarsi dai panni degli oppositori per andare incontro agli interessi della Sardegna, purtroppo ci sono incrostazioni ideologiche che taluni non riescono a superare, ma il vuoto normativo non è tollerabile come ha compreso anche l’Assessore: gli impegni verbali vanno inseriti nel documento con una specifica clausola di salvaguardia».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha confermato il voto favorevole del suo gruppo sull’ordine del giorno, precisando però di ritenere utile «una dichiarazione dell’Assessore e, perché no, anche del presidente Pigliaru, con un impegno per la proroga del Piano casa entro 29 novembre, nel caso di mancata approvazione della nuova legge».

Il consigliere del Pd Antonio Solinas ha ribadito il parere favorevole del Pd sull’ordine del giorno, fermo restando che «il centro sinistra è consapevole che alcune norme non possono essere disattese, il nuovo disegno di legge arriverà in Commissione martedì prossimo e siamo impegnati a dare priorità al suo iter e siamo favorevoli anche ad una proroga entro 29 novembre: in caso contrario il Consiglio ha tutti gli strumenti per intervenire». Deve essere chiaro, tuttavia, «che una proroga così com’è non esiste perché siamo e restiamo coerenti con quanto abbiamo sostenuto nella passata legislatura».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha chiesto alcune delucidazioni sul contenuto del documento e, dopo i chiarimenti del presidente Ganau, ha annunciato il suo voto favorevole, «prendendo atto delle dichiarazioni del capogruppo del Pd e dell’assessore».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha dichiarato il suo voto contrario, a causa «dell’ennesimo vorrei ma non posso della Giunta che, in modo inaccettabile, dice no ad una proroga del Piano casa, sia pure eventuale».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, si è detto contrario al documento con dispiacere «perché nella discussione è emersa una vera e propria fobia per la proroga, nonostante le dichiarazioni con cui la maggioranza ha riconosciuto che il Piano casa ha raggiunto il suoi obiettivo di rilanciare l’economia sarda». La proroga richiesta poi, ha continuato, «è solo eventuale, se siete sicuri di approvare la nuova legge in tempo non c’è motivo di non inserire un paracadute»

Il consigliere Stefano Tunis, sempre di Forza Italia, ha rilevato che «purtroppo nonostante le rassicurazioni del consigliere Pietro Cocco ricordo che la Giunta non si è riuscita a fare cose assai meno delicate ed importanti dal punto di vista politico, per colpa del capo del vostro partito». Immagino quanto sia avvilente, ha sostenuto, «dover sottostare ad un ordine forse telefonico, in queste condizioni non sarete in grado di dare una risposta e sarà difficile spiegare a migliaia di sardi che una cosa non si fa solo perché siete schiavi».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha affermato di voler ringraziare Tunis «che si preoccupa del nostro benessere, in realtà sarà difficile per lui spiegare perché si sia firmato un ordine del giorno per poi togliere le firme; noi non abbiamo intenzione di prorogare il vostro Piano casa, siamo per un aumento di volumi solo se finalizzato al recupero senza le norme intruse che ci avete appiccicato con un sistema di deroghe». La norma paracadute, ha concluso, «semmai può riguardare quelle parti del Piano che hanno funzionate, nel caso saranno prorogate solo quelle e sarà vostra responsabilità se ostacolerete la nuova legge».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’ordine del giornoe che l’Aula ha approvato con il seguente esito: presenti 55, votanti 54, favorevoli 39, contrari 13, astenuti 1.

Consiglio regionale 1 copia

I lavori del Consiglio regionale sono ripresi questo pomeriggio per l’esame degli altri punti all’ordine del giorno. Si è iniziato con la mozione, primo firmatario il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, “sulla Fondazione Banco di Sardegna”.

Attilio Dedoni, dopo aver premesso che «alcuni contesti sono estranei ai veri interessi della Sardegna» ha ricordato che la Sardegna vive una crisi più drammatica delle altre Regioni: disoccupazione, difficoltà allo sviluppo, cassintegrati da tutte le parti, un motore alimentato esclusivamente dal sistema bancario che non gira, nonostante interessi tutte le famiglie. Il problema, insomma, per Dedoni è molto chiaro: «Il Consiglio ha il dovere di dare indirizzi alla Fondazione che, è bene ricordarlo, gestisce un patrimonio di 900 milioni di euro proprietà del polo sardo, controllato dalle istituzioni, mentre chi amministra dovrebbe essere distante dalla politica per non subirne le contiguità». Non voglio accusare un partito, ha chiarito il consigliere dei Riformatori sardi, «ma vorrei che un partito facesse un atto di moralità, che controllasse e verificasse se la Fondazione fa gli interessi del popolo sardo, è una cosa che riguarda tutti». Soffermandosi poi sui contenuti specifici della mozione, Dedoni ha criticato la composizione degli vertici societari: «E’ grave e anomalo che la Fondazione detenga il 49% delle quote azionarie del Banco (mentre altre fondazioni superano di poco il 20%) attraverso patti parasociali che suo tempo imposero un certo assetto, riconoscendo alla Bper una prelazione su queste quote e sulle nomine dei vertici». Il consigliere ha poi lamentato la scarsa trasparenza di alcune operazioni della Fondazione, come dismissioni patrimoniali, plusvalenze, obbligazioni, fondi inglesi ed altre partecipazioni a volte opache (come una società lussemburghese che gestire distributori di bevande): «Scelte incomprensibili – ha proseguito – che appaiono distanti dall’interesse pubblico». Lo stesso presidente Pigliaru, ha concluso il capogruppo dei Riformatori, «in più circostanze, come hanno affermato anche autorevoli esponenti del Pd come Bersani e Fassina ed altri, si schierò contro certe operazioni; ragione in più per recuperare moralità e distinguere nettamente fra sistema bancario e politica».

Il consigliere Cesare Moriconi (Pd) ha detto in apertura di non sapere se è giusto tirare in ballo moralità ed etica, affermando che è molto più importante «portare la discussione su un terreno adeguato ad una discussione utile, fuori dal gioco delle parti». «Nel caso specifico – ha sostenuto Moriconi – occorre individuare strumenti davvero utili alle politiche del credito e non alle contrapposizioni politiche». Certamente, ha aggiunto il consigliere del Pd, «è sbagliato cercare colpevoli di una parte e dall’altra, col risultato di mancare l’obiettivo di un sistema creditizio che avremmo voluto più partecipe dello sviluppo locale». Forse non è utopia immaginare una banca legata al territorio in un quadro organico di sostegno alle nostre comunità, ha dichiarato il consigliere Moriconi, «vicino a giovani, imprese, ambiente, qualità della vita, istruzione, salute, ad ogni settore il cui sviluppo possa accendere una speranza». Serve in altre parole, a giudizio dell’esponente del Pd, «una discussione nobile per capire se esiste una nuova possibilità per il credito in Sardegna, favorendo il nostro tessuto locale e sociale, riflessione che serve perché questa discussione non si esaurisca nelle contrapposizioni».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha riferito che fra poco a Lei, piccolo paese del Marghine, arriverà il cosiddetto bancomat intelligente dove si potrà pure versare. In realtà, ha detto, «siamo davanti al frutto di una politica che colpisce le realtà più deboli, ma poi perché non si deve parlare della Fondazione quasi fosse una no fly zone?»

 La politica, secondo Crisponi, ha invece «titolo per entrare nelle questioni a cominciare dallo smantellamento del sistema del credito nella nostra regione, passano per il tema dell’influenza della politica nel credito, anche perché ormai non si parla più di sviluppo e ripartenza della Sardegna perché i rubinetti del credito sono chiusi». «Per queste ragioni – ha proseguito Crisponi – è giusto reclamare una politica diversa più attenta ai territori, spezzando una catena strana che avvolge un sistema di califfati, su un solco simile a quello del #Monte dei Paschi dove la politica ha creato sfracelli e danni». La situazione è delicata, ha concluso il consigliere dei Riformatori, «perciò dobbiamo togliere il velo e far diventare tutto più trasparente e accessibile, perché dopo il Marghine ci saranno altre chiusure e ci troveremo ben presto a domandarci cosa fare: apriamo porte e finestre, ricordando soprattutto che degli 82 miliardi che la Bce ha assegnato recentemente alle banche, 2 miliardi sono andati a Bper, ma per fare cosa? Ricordiamoci che sono soldi che arrivano dalle tasche dei nostri cittadini».

Il consigliere del gruppo Pd, Franco Sabatini, ha escluso operazioni condotte al di fuori delle norme e delle leggi da parte della Fondazione e del Banco di Sardegna. «Se fossero vere le dichiarazioni rese in Aula dall’onorevole Dedoni – ha attaccato il presidente della commissione Bilancio – dovrebbe recarsi in procura e denunciare le violazioni di legge». A giudizio di Sabatini tutte le operazioni del Banco e della Bper, compresa quella relativa a Sardaleasing, sono avvenute nel pieno rispetto delle procedure e, laddove necessario, sono state verificate da advisor indipendenti. L’esponente della maggioranza ha quindi approfondito il tema dei rapporti che intercorrono tra il Consiglio regionale e gli istituti di credito che operano in Sardegna. «Ci limitiamo – ha spiegato Sabatini – alle audizioni in occasione delle formalità della discussione della manovra finanziaria, ma servirebbe maggiore confronto e maggiore collaborazione». L’esponente del Pd auspica un maggiore confronto in tema di servizi offerti alle imprese, alle cooperative, insieme con una nuova attività di coordinamento nei diversi interventi della Fondazione nei settori della cultura, della ricerca, dello spettacolo e dello sport. Sabatini ha concluso replicando alle ulteriori critiche mosse dal capogruppo dei Riformatori alla gestione della Fondazione e del Banco di Sardegna ed ha rassicurato sulla solidità patrimoniale della Fondazione Banco di Sardegna.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha cercato, in premessa, di ricondurre il dibattito al tema oggetto della mozione consiliare. «Poniamo il tema del rispetto delle regole – ha dichiarato il coordinatore regionale dei Riformatori sardi – e della commistione tra politica e banche». «E’ il tema – ha aggiunto Cossa – che ha posto anche il presidente Pigliaru, quando ancora non governava la Regione, all’indomani del caso #Monte Paschi». Michele Cossa ha quindi declinato i valori della Carta delle fondazioni ad incominciare da quello che indicano il patrimonio delle fondazioni come patrimonio originario delle comunità. A giudizio del consigliere della minoranza nella Fondazione Banco di Sardegna permane l’anomalia di una “forte” presenza politica e la situazione è ancor più grave se si considera che la Fondazione con l’erogazione di contributi e risorse, è in grado di condizionare la vita dei cittadini sardi in misura maggiore di quanto non lo faccia la stessa Regione. Michele Cossa ha concluso auspicando un intervento della Giunta per quanto attiene l’esercizio dei poteri di vigilanza e ha invitato il Consiglio ad occuparsi di un tema centrale per lo sviluppo dell’Isola. «Siamo pronti a portare in piazza – ha ammonito Cossa – per spiegare ai sardi che il Banco di Sardegna è diventato una succursale del Pd».

Per Piero Comandini (PD), la mozione presentata dal centrodestra manca di originalità. «Vengono elencati vecchi problemi – ha detto Comandini – ma non c’è una parola, un indirizzo che sollevi il problema del credito in Sardegna». Comandini ha poi concentrato l’attenzione sulla Sardaleasing, difendendo l’operazione di fusione con l’ABF: «Questa decisione – ha sottolineato il consigliere del Partito Democratico – ha consentito di salvare Sardaleasing che oggi continua ad esistere e ad operare nella nostra regione».

L’esponente delle maggioranza ha poi invitato i presentatori della mozione a distinguere tra banche e fondazioni. «Queste ultime – ha spiegato Comandini – svolgono un ruolo fondamentale per le comunità, sono una risorsa imprescindibile per i territori in cui operano. Sono state infatti create per limitare il peso della politica all’interno del sistema creditizio. Oggi, invece, si chiede di tornare indietro e di rafforzare il legame tra politica e credito. Credo che non sia questa la strada giusta». Comandini, al termine del suo intervento, ha ricordato che «oggi a Firenze si tiene la seconda Conferenza europea delle Fondazioni. Questa opportunità noi non la cogliamo per le solite discussioni da cortile che non risolvono le questioni importanti. Non è difendendo uno sportello bancario di un piccolo comune che si rilancia l’economia dell’Isola».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha criticato l’approccio al problema del credito: «Parte dei colleghi individuano i mali del sistema creditizio nella presenza di esponenti politici legati a un partito – ha detto Tunis – altri invece scaricano le responsabilità. Alle banche, elemento centrale della nostra economia, si attribuisce un ruolo superiore slegato da qualsiasi attività di indirizzo da parte della politica. Ma per quale motivo – si è chiesto Tunis – dovremmo rinunciare ad un ruolo della politica?». L’esponente di Forza Italia ha quindi segnalato all’Aula la distanza tra le banche e gli interessi di cittadini e imprese. «Per questo motivo – ha aggiunto Tunis – occorre oggi dare alla politica un ruolo più forte perché le istanze della società vengano ascoltate e si esca dai freddi meccanismi del sistema creditizio».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) in apertura del suo intervento ha ricordato i tre perni su cui si è costruito in passato il sistema del credito: il Banco di Sardegna (per il credito alle famiglie e alle imprese), il Cis (per quello alle industrie) e la Sfirs. «Oggi il Cis sta sparendo – ha sottolineato Truzzu – mentre il Banco di Sardegna è oggettivamente in difficoltà visto il ruolo predominante della Banca Popolare dell’Emilia».

Truzzu ha poi ricordato le preoccupazioni espresse da autorevoli intellettuali come l’economista Antonio Sassu e lo storico Paolo Fadda. «C’è una preoccupazioni viva nella società – ha detto Truzzu – è vero che le fondazioni esistono per allontanare la politica dalle banche, ma è anche vero che il Consiglio regionale ha il compito di vigilare». Il consigliere di Fratelli d’Italia ha poi evidenziato il ruolo dominante del Partito Democratico all’interno della Fondazione Banco di Sardegna. «All’interno della Fondazione è rappresentata solo una parte, non è un problema solo per la Sardegna ma per lo stesso Partito Democratico. Quello di cui oggi si discute è l’opportunità di certe scelte. Ciò oggi sembra lecito e legale può lasciare dei dubbi. Anche la quotazione di #Parmalat è avvenuta secondo le regole poi è successo quello che è successo. Per questo – ha concluso Truzzu – è necessario riflettere sul ruolo del Consiglio.»

Il vice presidente, Eugenio Lai, ha assunto la presidenza del Consiglio regionale e ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, il quale ha sottolineato come sia necessario fare chiarezza su un ente che gestisce il patrimonio di tutti i sardi. Per il vice presidente del Consiglio Peru è grave quanto sta accadendo nel Banco di Sardegna. Gli emiliani della «Bper si preparano all’azzeramento della gestione dell’istituto di credito sardo. Un altro pezzo di autonomia della Sardegna che va via». Per Peru è necessario che il presidente Pigliaru spieghi con chiarezza quale sarà il futuro della Fondazione Banco di Sardegna e ha ribadito che il 49 per cento delle azioni del Banco di Sardegna detenute della Fondazione debbano restare in mano al pubblico,  patrimonio di tutti i sardi. Per questo Peru ha esortato ai Comuni a esercitare il diritto di prelazione per l’acquisto delle azioni, sottraendole al controllo della Bper, in modo da salvaguardare l’autonomia della Sardegna. L’esponente della minoranza ha ricordato come in questi anni i dipendenti del Banco di Sardegna siano diminuiti della metà, perdendo oltre 2000 lavoratori e stipendi per 70 milioni di euro, mentre la Bper ha raddoppiato i dipendenti. Stiamo assistendo, secondo Peru, a un governo coloniale del credito sardo: il corpo è in Sardegna, ma la testa è a Modena.

Per Fabrizio Anedda (Rifondazione-Comunisti italiani-Sinistra sarda-Misto) è giusto considerare il Banco di Sardegna la banca dei sardi. «Chi l’ha fatta diventare grande è stata la politica e i governi che si sono succeduti. Quindi chi ha fatto diventare grande il Banco è stata la Regione Sardegna. Non ci si deve meravigliare se ci sono nomine politiche che hanno il compito di vigilare, non vedo dove sia il problema». Anedda ha sollevato un altro problema, ossia quello relativo alla voce insistente che il Banco di Sardegna stia cedendo i crediti vantati nei confronti delle imprese in sofferenza. «Siccome anche le imprese hanno contribuito a far diventare grande il Banco di Sardegna mi sembra una situazione grave». Anedda ha chiesto alla Giunta di verificare la veridicità di queste notizie e, se confermate, intervenire a favore delle imprese. II consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha subito affermato di essere contrario allo spirito di questa mozione che ha l’obiettivo di attaccare il presidente della Fondazione del Banco di Sardegna. «Conosco Antonello Cabras e ne apprezzo le qualità politiche e morali», ha affermato. L’esponente della minoranza ha evidenziato come nella mozione ci siano delle contraddizioni: da una parte si chiede la divisione tra finanza e politica e dall’altra si vuole però interferire nelle nomine interne alla Fondazione. La politica, secondo Oppi, è sempre stata legata al credito così da agire nel miglior modo possibile a favore del territorio e delle sue imprese. «La politica – ha auspicato Oppi – deve tornare a essere il perno della società».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) ha dichiarato che «il Consiglio eletto dai cittadini ha il dovere morale di tutelare gli interessi della comunità; se politica deve essere il primo potere dello Stato è giusto che intervenga sulla materia, semmai bisogna chiedersi se l’intervento della politica possa ridursi a quello di una sola parte». Fenu ha poi sostenuto che è «più utile mettere l’accento sul sistema del credito oggi chiamato a supportare la vita e lo sviluppo delle aziende mentre invece fa il contrario, non supporta il tessuto produttivo e spesso agisce per accelerarne la scomparsa dal mercato». Il consigliere ha denunciato inoltre «i numerosi i casi di usura e anatocismo riconducibili ad una parte del sistema bancario: se è vero che oltre l’80% dei mutui sardi hanno questo vizio bisognerebbe bloccare le azioni di pignoramento in corso, forse è abbastanza per una commissione d’inchiesta». Se non la facciamo, ha avvertito il consigliere Fenu, «la residua fiducia riposta dai cittadini nella politica sarebbe fortemente a rischio, interroghiamoci piuttosto sul sistema del credito senza spaventarci se con questo mettiamo in difficoltà le banche, riflettiamo sulle centinaia di milioni distribuiti dalla Regione per i mutui prima casa, casa oggi molti cittadini stanno rischiando di perdere».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha esordito affermando che «in questi casi la cautela è dovuta e necessaria, cautela che è mancata ai presentatori della mozione, retaggio di un certo passato come ha ricordato il consigliere Oppi». «Che le fondazioni debbano uscire dalle banche – ha continuato Cocco – è giusto ma questo deve valere per tutti gli altri contesti a cominciare dalle Asl e, in proposito, scandalizza l’intervento di Peru dopo le vicende della sanità sassarese  o quello di Dedoni che soffre di nostalgia del passato, ma qui bisogna parlare di politica ed occuparsi di tutte le questioni, compresa quella che riguarda le banche». Questo dibattito, ha ricordato il capogruppo del Pd, «poteva essere una occasione per parlare del credito a livello generale, con l’attenzione dovuta ai problemi quotidiani di famiglie ed imprese ma la mozione ha contenuti inesatti, contraddittori, approssimativi, velleitari e confusi, deve essere respinta al mittente a cominciare dal passaggio all’impegno del presidente del Consiglio regionale, del tutto privo di fondamento». «Respingo anche – ha concluso il consigliere Cocco – i riferimenti all’etica ed alla moralità fatti dai Riformatori sardi, abbiamo perso l’occasione di fare una discussione seria».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha rivolto, in apertura del suo intervento sottolineature critiche verso i toni utilizzati dal capo gruppo del Pd, Pietro Cocco, ed ha riaffermato lo spirito prettamente politico della mozione presentata dai consiglieri dell’opposizione (ad esclusione del gruppo Udc). «Non sono in discussione le persone – ha spiegato Pittalis – e tantomeno i presidenti di Fondazione e Banco ma il ruolo, le funzioni e il rispetto delle regole dell’ente e dell’istituto di credito che operano in Sardegna». L’esponente di Fi ha quindi ripercorso l’iter istitutivo delle fondazioni e le dinamiche che in alcuni casi («Mps e Unicredit, ad esempio») hanno portato ad autentiche degenerazioni.

Pietro Pittalis ha concluso invitato il presidente della Regione a illustrare quali azioni intenda mettere in campo per garantire la correttezza dell’operato di Fondazione e Banco, insieme con la salvaguardia delle funzioni e del ruolo di controllo proprio della politica, nel delicato comparto del credito in Sardegna.

«Auspico l’uscita della Fondazione dal capitale del Banco di Sardegna». E’ quanto ha affermato il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, nel suo intervento in Consiglio, nello spazio riservato alla replica della Giunta, nel corso della discussione della mozione n. 68. Il presidente della Giunta, ha riconosciuto, in premessa, l’importanza del tema oggetto della mozione illustrata in Aula dal capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ed ha mostrato apprezzamento per gli spunti offerti dal confronto che si è sviluppato in Consiglio.

Francesco Pigliaru ha ricordato inoltre che Fondazione e Banco sono un ente e un’impresa privati e ha definito “non utile” entrare nel recinto delle questioni proprie della gestione aziendale.

«Ma – ha aggiunto il presidente della Regione – c’è un tema dal quale non intendo sottrarmi e riguarda il rapporto tra politica e credito, ed affermo con chiarezza che la politica deve restare fuori dalla gestione del credito e deve limitarsi ai compiti di indirizzo e controllo, intervenendo quando ci sono episodi di malfunzionamento del mercato». Il governatore ha citato a questo proposito il caso del mercato dell’accesso al credito per esplicitare gli esempi positivi di “intervento complementare” tra parte pubblica e sistema del credito, ad incominciare dai consorzi fidi.

«Nessuna ingerenza con gli istituti di credito», ha insistito il Pigliaru, nell’evidenziare il dettato dello statuto della Fondazione Banco di Sardegna nella parte in cui norma il cosiddetto “comitato di indirizzo”. Il presidente della Regione ha dunque ricordato che le indicazioni sono in capo ad enti che rappresentano i cittadini e non già la politica (Università, Camere di Commercio, Province e Regione). «La prima ricetta che ho da proporre – ha dichiarato il capo dell’esecutivo – è quella di nominare le persone giuste e non procedere con nomine legate alle appartenenze politiche».

Il presidente Pigliaru ha quindi affrontato il tema centrale del dibattito in Consiglio, inerente il patrimonio della Fondazione e la partecipazione al capitale sociale del Banco di Sardegna. «Auspico che il patrimonio della Fondazione sia utilizzato per favorire lo sviluppo dei nostri territori nei previsti settori di intervento – ha spiegato il leader della maggioranza – e ritengo che perseguire questi obiettivi la Fondazione debba gestire in modo adeguato il proprio patrimonio, per investire le necessarie risorse a sostegno dell’economia e della società sarda».

«La mia opinione, il mio auspicio – ha proseguito Francesco Pigliaru – è che la Fondazione Banco di Sardegna esca dal capitale sociale del Banco di Sardegna». A giudizio del governatore sono due le ragioni che supportano la posizione espressa. La prima è che si diversificherebbe il portafoglio titoli della Fondazione e si potrebbe contare su maggiori risorse per gli investimenti nell’Isola, rispetto a quelle che derivano dalla partecipazione (350 milioni di euro) al capitale del Banco; la seconda è che con l’uscita della Fondazione dal Banco si romperebbe l’anacronistico legame tra fondazione e banca, eliminando i rischi di possibili commistioni tra politica e banche.

«Quelli espressi – ha concluso Pigliaru – sono auspici che mi auguro siano ascoltati da chi opera nella Fondazione con l’autonomia propria del suo mandato».

Nella sua replica, il primo firmatario delle mozione, Attilio Dedoni, ha espresso soddisfazione per le parole di Francesco Pigliaru. «L’intervento del presidente – ha detto Dedoni – va nella direzione giusta. La necessità di separare politica e credito è stata recentemente sollecitata anche dal Fondo Monetario Internazionale  che ha denunciato il peso eccessivo delle partecipazioni bancarie sulle fondazioni».

Attilio Dedoni ha poi rimarcato lo spirito della sua mozione orientata a promuovere un dibattito sul tema del rapporto banche-politica. «Discussioni a parte – ha detto il capogruppo dei Riformatori sardi – abbiamo posto delle domande a cui il presidente ha dato una risposta chiara». Dedoni ha poi invitato Pigliaru a farsi promotore di un’iniziativa in Consiglio per dare regole certe al rapporto della politica con le fondazioni. «Noi – ha concluso Dedoni –  siamo disponibili a lavorare insieme, anche per altri settori come la sanità».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione la mozione che è stata respinta dall’Aula (34 i voti contrari, 17 quelli a favore).

L’assemblea è passata quindi ad affrontare l’esame della mozione n. 69 (Truzzu e più) “per esprimere solidarietà ai due marò ingiustamente detenuti in India”.

Il primo firmatario del documento ha parlato di “vicenda surreale”. «Massimiliano La Torre e Salvatore Girone operavano su una nave della Marina militare italiana impegnata in un’operazione di contrasto della pirateria – ha ricordato Truzzu – sono stati arrestati con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani “ma dovevano essere giudicati in Italia».

Truzzu ha poi definito “raccapricciante” il ruolo dello Stato e dei vari governi che non sono stati in grado di tutelare i due marò. A differenza dei casi Sigonella e Achille Lauro ha aggiunto – lo Stato non ha mostrato fermezza nel difendere le sue prerogative. «Ciò che si chiede è che venga fatta giustizia – ha detto Truzzu – La Torre e Girone devono essere giudicati in Italia, nel rispetto delle norme internazionali». Al termine del suo intervento, l’esponente della minoranza ha chiesto di esprimere solidarietà e sostegno ai due marò con l’esposizione di uno striscione nella facciata del Palazzo del Consiglio e della Regione e a inviare al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli esteri una copia della mozione.

Il presidente ha dato la parola al consigliere regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, il quale ha ringraziato il collega Truzzu per aver presentato questa mozione. «Credo che facciamo bene a dedicare il nostro tempo a questa vicenda, che vede i nostri due militari coinvolti in una vicenda allucinante». Cossa ha poi aggiunto: «L’auspicio è che la vicenda si chiuda in maniera definitiva. L’Italia non ha fatto una bella figura e neanche l’Unione europea». Per Cossa se al posto dei militari italiani ci fossero stati militari americani la situazione sarebbe stata risolta con più celerità. Anche il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ringraziato l’onorevole Truzzu per aver presentato la mozione che mette «in evidenza la vicenda di questi due eroi. Io non credo che se fossero stati militari russi starebbero ancora lì». Per Ignazio Locci (Forza Italia) «siamo davanti a due servitori dello Stato, a due militari che partecipavano a una missione internazionale contro la pirateria e che sono incappati in un incidenti. Il Consiglio – ha affermato – non può non esprimere solidarietà a suoi militari».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) si è detto convinto che non ci sia da scandalizzarsi davanti all’iniziativa doverosa del consigliere Truzzu. «I due marinai – ha detto – stavano facendo il loro dovere al servizio dello Stato nel quadro di un patto di reciproca lealtà, di qui l’impegno totale per riportarli in Patria, di fronte a questa situazione è auspicabile che l’intero Consiglio possa votare a favore di questa mozione, anche con l’esposizione degli striscioni su alcuni edifici».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha riconosciuto che «forse l’intervento del Consiglio non produrrà grandi risultati ma la nostra sensazione di italiani, a parte l’aspetto umano della vicenda dei due marinai e la sofferenza della loro famiglie, è quella della vergogna di vedere abbandonati due militari in missione all’estero, caso per certi aspetti simile a quello dei migranti che tutti considerano ingiustamente un fatto interno dell’Italia, a cominciare dall’Unione europea». Che questa vicenda, ha concluso Fasolino, «ci serva per riflettere sulla condizione di tanti militari impegnati in missione di pace all’estero».

A nome della Giunta il vice presidente Raffaele Paci ha dichiarato l’attenzione dell’ esecutivo per queste tematiche che peraltro sembrano in fase di risoluzione. Paci ha espresso un parere favorevole parziale alla mozione, nel senso che «si approva l’iniziativa di manifestare solidarietà e sostegno ai due militari perché la detenzione dei due marò non rispetta il diritto internazionale ed è ingiusta,ma si valuta inopportuno sia per il momento (uno dei due è in Italia) che per le trattative in corso l’esposizione dello striscione sulle facciate dei palazzi». «Se facciamo passare questo tipo di manifestazione – ha precisato Paci – lo dovremmo fare anche per italiani rapiti, le cooperanti e così via; le istituzioni hanno modi propri per manifestare ed esprimere solidarietà e partecipazione ed è perciò auspicabile una soluzione per contemperare la posizione Giunta e quella dei sostenitori della mozione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha in primo luogo apprezzato il parere favorevole della Giunta sullo spirito della mozione, chiarendo tuttavia di non comprendere «le difficoltà per appendere lo striscione, è già accaduto per Rossella Urru con un voto unanime del Consiglio, si tratta della stessa manifestazione già svoltasi in tanti Comuni e tante Regioni d’Italia». «Spero – ha concluso Truzzu – che questo non sia un motivo per non sostenere la mozione, sarebbe paradossale e forse poco degno, non capisco quale sensibilità potrebbe urtare: si chiede solo giustizia e oggi mi vergogno un po’».

Il capogruppo di “Sardegna”, Modesto Fenu, ha espresso contrarietà alla proposta del voto per parti della mozione di solidarietà ai due marò e replicando alle dichiarazioni rese dal vice presidente della Giunta, Raffaele Paci, ha dichiarato piena disponibilità per manifestare pari sentimenti di solidarietà «verso tutti coloro che si trovano privati della libertà per mano dell’Isis e per esprimere ferma condanna contro ogni forma di illecita privazione della libertà dell’uomo».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha espresso condivisione per le affermazioni del consigliere Paolo Truzzu e ha invece dichiarato la non condivisione per quanto affermato dall’assessore Paci in occasione del suo intervento di replica in Aula. «Non si può fare un parallelo tra le situazioni che riguardano le cooperanti e quelle che riguardano due soldati ingiustamente carcerati», ha spiegato Tedde che ha concluso evidenziando le responsabilità di tre governi nazionali “nel fallimento del caso marò”.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato il proprio favore all’intero dispositivo della mozione 69 e  è detto negativamente sorpreso dalla contrarietà espressa dall’esecutivo all’ipotesi di affiggere uno striscione di solidarietà a La Torre e Girone.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha definito “una solidarietà a metà” quella che l’esecutivo e il centrosinistra vogliono offrire ai due marò e alle loro famiglie.

Roberto Deriu (Pd) ha sollecitato l’Aula a ricercare una posizione pacata, non una soddisfazione di parte o un motivo di divisione. «Il proponente della mozione – ha detto Deriu – mi pare interessato a sollevare la questione a fare in modo che la Sardegna sia vicina ai marò e alla Repubblica italiana che sta soffrendo una difficile situazione internazionale». Sul tema, secondo il consigliere del PD, non si può però dare una risposta definitiva, meglio pensare a un documento unitario.

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, annunciando il parere favorevole alla mozione, ha espresso disappunto per le parole dell’assessore Paci «che ha cercato di evitare un giudizio della Sardegna sulla questione dei marò».

Luca Pizzuto, a nome del gruppo Sel, ha espresso solidarietà ai due marò e alle loro famiglie per le sofferenze patite. Pizzuto si è detto d’accordo sulla parte della mozione in cui si chiede di giudicare i due militari in Italia, contrario invece alla richiesta di esporre striscioni fuori dal palazzo del Consiglio regionale «perché – ha detto – c’è stato un reato su cui devono ancora pronunciarsi i giudici».

Nella replica, il primo firmatario della mozione Paolo Truzzu ha ribadito l’obiettivo del documento: esprimere solidarietà ai marò anche attraverso l’esposizione di uno striscione nelle sedi istituzionali. Truzzu ha poi definito “gravi” le parole di dell’assessore Paci. «Non si può mettere sullo stesso piano cooperanti e militari – ha detto Truzzu –  occorre distinguere tra chi si reca volontariamente in regioni di guerra e chi invece lo fa per lavoro e spirito di servizio verso lo Stato. Paci – ha aggiunto il consigliere di minoranza – non ha avuto la capacità di volare alto come invece ha fatto Pigliaru sulla #Fondazione Banco di Sardegna».

Truzzu, infine, ha ribadito la necessità di esprimere la solidarietà dei sardi ai marò. «Sarebbe vergognoso – ha concluso – non intervenire».

Il presidente ha dato la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha dato la disponibilità a votare la mozione ed esprimere solidarietà ai marò, ma si è detto contrario a esporre lo striscione nella facciata nel Consiglio regionale. Cocco ha chiesto la votazione per parti. Il presidente Ganau ha messo in votazione il dispositivo della mozione per parti.

Il Consiglio regionale ha approvato la mozione n. 69 (Truzzu e più) per esprimere solidarietà ai due marò detenuti ingiustamente in India. Il testo, approvato con 43 voti a favore e 6 astenuti, impegna il presidente della Regione: ad esprimere solidarietà e sostegno ai due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti ingiustamente in India e ad inviare al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro degli Esteri copia della presente mozione. Respinta la parte della mozione che prevedeva «l’esposizione di uno striscione nella facciata del Palazzo del Consiglio regionale e della Regione» (23 voti favorevoli, 28 contrari e 1 astenuto).

Il presidente ha quindi messo in discussione la mozione n. 73 (Rubiu e più) per l’attivazione delle procedure per la ricollocazione dei lavoratori ex #Rockwool. Questa mozione abbiamo presentato per il ricollocamento ex Rockwool, in particolare per trovare una soluzione per gli ultimi 13 lavoratori che da dicembre 2013 sono alla disperazione, senza cassa integrazione e che stanno occupando la #galleria Villamarina della miniera di piombo e zinco di Monteponi a Iglesias. «Gli operai – ha spiegato Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc – sono finiti in cassa integrazione dal 2010, ma lo scorso 31 dicembre è scaduta la mobilità (percepivano appena 480 euro) e hanno perso anche quel minimo sostegno economico e si ritrovano senza nessuno strumento di integrazione al reddito e nessuna forma di ammortizzatore sociale».

«Il Consiglio, già di allora nel 2009 si era occupato della vicenda e ha destinato i lavoratori  alla linea di intervento 2 della Regione (ovvero «azioni di formazione per le iniziative del territorio»), il cui obiettivo primario era finalizzato alla riqualificazione ed al reinserimento lavorativo, con un processo volto ad una loro ricollocazione nel mondo del lavoro; tuttora però, nessun provvedimento in materia di riqualificazione e ricollocamento è stato attuato».

Il capogruppo dell’Udc ha poi proseguito: «Vogliamo sollevare l’attenzione per questi 13 lavoratori, detti gli invisibili, perché vengano inseriti in un processo produttivo. Proporrei ai capigruppo un ordine del giorno unitario per trovare una soluzione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, ricordando le numerose occasioni in cui il Consiglio si è occupato della vicenda, ha affermato che «i lavoratori potrebbero essere inclusi in un percorso di recupero pur provenendo da agenzie interinali, per effetto del loro accesso alle procedure di mobilità». «Una soluzione di può trovare – ha detto Cocco – ci sono state interlocuzioni con l’Assessore, sono stati ascoltati anche i lavoratori, il problema non è semplice ma l’iniziativa del consigliere Rubiu ha il sostegno del Pd».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) si è espresso in modo favorevole alla mozione del consigliere Rubiu. La vicenda dei lavoratori #Rockwool, ha sintetizzato, «è emblematica di un mercato del lavoro che progressivamente ha perduto ogni regola rendendo assai difficoltosi anche gli interventi di protezione con strumenti di welfare». «L’azienda – ha concluso Pizzuto – ha chiuso non perché non guadagnava ma perché non guadagnava abbastanza, spostando la produzione in un’altra parte del mondo. Per questo, al di là dei casi specifici, servono risposte di sistema».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), riallacciandosi agli interventi precedenti, ha sottolineato il permanere del problema del precariato, di cui il Consiglio si è occupato recentemente a proposito dei lavoratori ex Csi e Cesil, i servizi per il lavoro «stanno avvenendo molti episodi analoghi e servono momenti di grande unità per sostenere tutti».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha brevemente ripercorso le vicende della Rockwool e quelle dei lavoratori collocati in mobilità dopo la fine dell’attività dell’azienda. «Dopo il tentativo di inserirli nell’Igea – ha aggiunto Oppi – alla fine si è individuata la soluzione del corso di formazione, anche se il sindacato non ha aiutato, risolvendo in parte l’emergenza perché alcuni sono rimasti per strada: è giusto però che tutti, oltre ad avere il massimo della solidarietà, abbiano le stesse opportunità».

L’assessore regionale del Lavoro, Virginia Mura, ha ripercorso l’iter dei provvedimenti e delle iniziative adottate nel corso delle ultime due legislature per la stabilizzazione dei lavoratori ex Rockwool, sottolineando come i 13 lavoratori oggetto della mozione n. 73, non erano alle dirette dipendenza della società Rockwool ma operavano come “lavoratori somministrati”. L’assessore Mura ha ricordato l’incontro avuto con i lavoratori ed ha evidenziato come non abbia avuto seguito la richiesta rivolta agli operari in protesta di abbandonare l’occupazione della miniera («promessa fatta dagli ex Rockwool all’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, ma che al momento non ha avuto alcun seguito»). «Siamo impegnati – ha assicurato la rappresentante dell’esecutivo – a trovare una soluzione per i 13 lavoratori, rispettosa delle norme e dei profili di legittimità ma non riteniamo percorribile l’ipotesi avanzata di un utilizzo dei corsi di formazione professionale come surrogato degli ammortizzatori sociali». Virginia Mura ha inoltre precisato che i lavoratori oggetto della mozione consiliare hanno usufruito degli ammortizzatori sociali e che al momento non godono di sostegno al reddito per le note difficoltà del governo nazionale a procedere con gli stanziamenti dei fondi necessari («ma abbiamo già raggiunto gli accordi con le parti sociali»).

Per quanto riguarda le iniziative per la ricollocazione degli ex operai Rockwool, l’assessore Mura ha ipotizzato il ricorso ad alcune misure contenute nel #“Piano Sulcis” ed ha confermato positive interlocuzioni al livello ministeriale per la realizzazione di appositi progetti per il tramite anche delle agenzie.

Il capogruppo dell’Udc, Luigi Rubiu, primo firmatario della mozione n. 73, ha mostrato perplessità per il ricorso al #Piano Sulcis ed ha evidenziato l’urgenza di interventi per la soluzione del “caso” dei 13 dipendenti ex Rockwool. «Restiamo in attesa di fatti concreti – ha concluso Rubiu – perché parliamo di lavoratori che vivono in una grotta e che soffrono fame e enormi disagi».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, nel dichiarare la disponibilità ad una breve interruzione per la predisposizione di un ordine del giorno unitario per la conclusione del dibattito della mozione n. 73, ha annunciato la presentazione alla presidenza del testo unitario dell’ordine del giorno sulla vertenza Meridiana, oggetto dell’interpellanza n. 52 (Arbau e più) e della mozione n.77 (Busia e più). Il presidente Ganau ha quindi concesso la parola al consigliere Mario Floris (gruppo “Sardegna”) per le dichiarazioni di voto. L’ex presidente della Regione ha manifestato apprezzamento per il garbo e la prudenza con il quale il presidente della Giunta e l’assessore dei Trasporti, affrontano la vertenza. «Ma – ha spiegato Mario Floris – gli strumenti nella disponibilità della Regione sono insufficienti, per questo è urgente che il presidente Pigliaru incontri il principe Karim Aga Khan, proprietario della compagnia aerea». Mario Floris ha quindi chiesto l’inserimento nel dispositivo dell’ordine del giorno unitario dell’impegno al presidente della Giunta per un incontro con #Karim Aga Khan.

Il presidente del Consiglio, non avendo altri iscritti a parlare, ha posto in votazione con procedimento elettronico palese, l’ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo che impegna la Giunta a «partecipare attivamente e in modo propositivo al tavolo istituzionale e definire tutte le iniziative utili a garantire: i livelli occupazionali e la continuità di impegno e presenza di Meridiana in Sardegna». L’ordine del giorno impegna inoltre il presidente della Regione «ad investire della vertenza il presidente del Consiglio dei ministri».

L’ordine del giorno è stato approvato con 52 voti favorevoli e con una astensione. Il presidente del Consiglio ha quindi accordato una breve sospensione dei lavori.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha quindi dato lettura dell’ordine del giorno unitario sulla Rockwool.
Il documento impegna la Giunta a: 1) continuare un tavolo di confronto per favorire il reinserimento nel processo occupazionale dei tredici operai della ex Rockwool attualmente in occupazione nella galleria della Miniera di Monteponi; 2) esprimere la dovuta vicinanza ai lavoratori e alle loro famiglie mediante la convocazione urgente del Consiglio regionale.
L’assessore Mura ha espresso parere favorevole al documento. Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato all’unanimità. Al termine della votazione, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e convocato il Consiglio per domani mattina, alle 10.00.

Ignazio Locci 7 copia

«Lavoratori socialmente utili della Sardegna da oggi a casa per assenza di autorizzazione alla prosecuzione dei contratti da parte del ministero del Lavoro. Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, intervenga immediatamente presso il Ministero o, in malaparata, disponga il proseguo dei contratti anche a costo di decidere senza autorizzazione.»

L’appello è di Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia.

«Non possiamo lasciare questi lavoratori in balia della burocrazia e di chi, dall’alto delle poltrone ministeriali, mostra incuranza rispetto alle esigenze di centinaia di famiglie. Esiste un Protocollo sugli ammortizzatori sociali che deve necessariamente essere rispettato. Alla luce della situazione di disagio in cui versano da tempo gli Lsu della Sardegna, ho presentato una proposta di legge su “Norme per il superamento del precariato in Sardegna ai sensi dell’articolo 4, comma 8, D.L. 31 agosto 2013, n. 101 convertito in legge il 30 ottobre 2013, n. 125”, sottoscritta dall’intero gruppo di Forza Italia Sardegna e dall’on. Giorgio Oppi, che ha l’obiettivo di porre finalmente fine al precariato dei 70 lavoratori sardi appartenenti alla categoria, attraverso incentivo concesso alle amministrazioni comunali che contribuiranno alla risoluzione di questo annoso problema. Si rende indispensabile – conclude Ignazio Locci – l’intervento urgente dei sindaci dell’Isola e del Consiglio delle Autonomie presieduto dal primo cittadino di Carbonia, Giuseppe Casti.»

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Nuovo intervento di Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia, sulla riforma sanitaria all’esame da alcuni mesi della competente commissione consiliare regionale.

«Francesco Pigliaru e gli assessori – scrive Locci in una nota – proseguono senza alcun indugio nell’intento di imporre la riforma della sanità a colpi di maggioranza, violando le prerogative delle opposizioni e dell’intero Consiglio regionale. Le parole pronunciate ieri dal Governatore (pronto a ordinare il taglio delle Asl con emendamento della Giunta) in conferenza stampa, suonano come dichiarazioni regie senza possibilità di appello. Pigliaru – aggiunge Locci – aveva annunciato a suo tempo una riforma aperta alla discussione, che avrebbe coinvolto le minoranze in Consiglio e si sarebbe sviluppata grazie al dibattito. Ma niente di tutto ciò fino a oggi si è registrato e, come se non bastasse, a breve il presidente passerà sopra la massima assemblea dei sardi senza porsi scrupoli, sconvolgendo letteralmente una riforma di cui ancora non si sa nulla (e meno male che doveva essere aperta al dibattito).»

«E’ lecito chiedersi, a questo punto, cosa intenda per riduzione delle Asl. Pensa forse il governatore – sottolinea ancora Ignazio Locci – di ridurle unicamente con una tratto di penna? Ciò che ora tutti sanno è che avverrà per emendamento. E sono sicuro che, considerati i precedenti e la protervia di Pigliaru e professori, nessuno saprà a breve i dettagli dei progetti sulla sanità. Restano parecchi dubbi, insomma, come quello sull’ospedale Brotzu di Cagliari, che potrebbe essere addirittura cancellato o ridimensionato. Di sicuro, e ormai ne sono certo, è che con Francesco Pigliaru – conclude il consigliere regionale di Sant’Antioco – i sardi dovranno rinunciare alle piccole realtà sanitarie periferiche, talvolta centri di eccellenza e non soltanto semplici servizi da tagliare.»

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Il consigliere regionale di Forza Italia Ignazio Locci interviene su alcuni passaggi dell’intervento fatto dal governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru, tre giorni fa, alla festa di Sel, a Carbonia.

«Il presidente della Regione Francesco Pigliaru – dice Locci – deve porsi l’obiettivo prioritario di trattenere i giovani del Sulcis Iglesiente nella propria terra, sempre più disillusi e pronti ad abbandonare casa per cercare fortune altrove. È vero, come ha detto il Governatore ospite alla festa Sel di Carbonia, che nel Sulcis ci sono tante eccellenze. Ma queste peculiarità devono essere portate in luce e valorizzate attraverso le giuste politiche. E il Piano Sulcis, che per ora resta un insieme di buoni progetti e niente più, è la strada maestra da seguire.»

«Occorre puntare sul turismo – aggiunge Locci – mettendo i giovani del territorio nelle condizioni di credere nelle proprie risorse. Ma non soltanto con le parole. La Giunta dei professori, infatti, sembra ancora ferma ai proclami, ai bei discorsi. È invece necessario che al più presto si passi ai fatti: dai progetti, dunque, alla cantierizzazione delle opere, trasferendo le risorse ai comuni interessati. In particolare, si sveltisca la trafila burocratica per liberare quei fondi che rischiano di andare perduti se non impegnati entro l’anno.»

«L’industria deve ripartire, naturalmente, e su questo confidiamo tutti. Speriamo – conclude il consigliere regionale di Sant’Antioco – di poter toccare con mano i risultati delle trattative per la cessione dell’impianto ex Alcoa, che secondo Pigliaru sarebbero vicine a una svolta.»

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«La bocciatura del bilancio 2012 della Asl 7 è la dimostrazione dell’accanimento nei confronti dell’#azienda sanitaria del Sulcis Iglesiente guidata dal Direttore generale Maurizio Calamida. Il quale, a ragione, impugna i provvedimenti di una Regione animata dalla smania di mettere le mani sulle poltrone delle Asl, in ossequio alla becera spartizione del potere, vecchia logica che i professori non intendono superare. Ho l’impressione che la sinistra abbia un concezione delle politiche sanitarie come puro esercizio del potere.»

La denuncia è di Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia Sardegna.

«È ovvio – sottolinea il consigliere regionale di Sant’Antioco – che la bocciatura del bilancio voluto dall’assessorato della Sanità mira a creare i presupposti per dimostrare una mala gestione. Le facce di bronzo che chiedono le dimissioni di Calamida abbiano il pudore di guardare in casa propria e, soprattutto, attendano con pazienza i commissariamenti. Anche se sono convinto – conclude Ignazio Locci – che l’allontanamento dei direttori generali non basterà per saziare la loro bramosia di potere.»

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Presa di posizione del consigliere regionale Ignazio Locci (Forza Italia), sulla gestione del servizio idrico da parte di #Abbanoa.

«Negli ultimi tempi – scrive Ignazio Locci in una nota – i disagi causati dai disservizi di #Abbanoa hanno subito un preoccupante rialzo. Crescono i casi di spiacevoli slacci delle utenze e di fatturazione irregolare, responsabile di cifre esorbitanti nelle bollette. E come se non bastasse, l’inarrestabile chiusura degli uffici periferici, meschina operazione di razionalizzazione dei servizi, allontana i cittadini dall’ente, sempre più sordo rispetto alle esigenze delle famiglie. Il tutto si traduce in proteste degli utenti per disservizi che hanno raggiunto livelli inconcepibili: i contenziosi tra cittadini e il gestore unico del servizio idrico in Sardegna, infatti, sono innumerevoli, mentre la società – complice una Regione che pare non interessarsi al problema – prosegue nella gestione fallimentare del servizio. Ma le inefficienze di Abbanoa non si limitano ai rapporti diretti con i cittadini: la Sardegna è costellata da depuratori vecchi e mal gestiti. Basti pensare a ciò che accade nelle cittadine turistiche con l’avvento della stagione estiva e l’arrivo dei vacanzieri: le strutture di depurazione si rivelano incapaci di smaltire al meglio le acque, creando intasamenti, imbarazzanti sversamenti nel mare, odori nauseabondi.»

«L’insieme di questi fattori – aggiunge il consigliere regionale di Sant’Antioco – concorre a delineare il quadro di un ente dalla struttura farraginosa ed elefantiaca, incapace di essere vicino agli utenti e alle loro esigenze. La Giunta deve impegnarsi al più presto per mettere mano su Abbanoa, affinché consegni ai sardi una società che, chiamata a gestire un bene primario e pubblico come l’acqua, funzioni nel migliore dei modi. Ma soprattutto, Francesco Pigliaru e i professori devono affrontare l’annoso problema della fatturazione. La sfida è garantire una fatturazione bimestrale: questa opzione, naturalmente, consentirebbe rate più “umane” e sostenibili. L’emissione delle bollette con cadenze troppo lunghe dà, infatti, origine al meccanismo di applicazione di prezzi più alti. È ora di dire basta agli sprechi – conclude Ignazio Locci – e sì a una gestione dell’acqua che vada incontro ai bisogni dei sardi.»

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«Il #Sistema sanitario regionale ha il dovere di riservare maggiore attenzione alle persone affette da sclerosi multipla. La nostra Isola è una delle regioni del pianeta in cui l’incidenza è più alta. Nonostante questo, la parte del Piano sanitario regionale dedicata alla patologia è stata attuata solo parzialmente, mostrando un lassismo davvero immotivato.»

L’appello alla Giunta regionale arriva da Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia.

«I dati emersi durante il recente congresso mondiale sulla patologia – aggiunge Locci – evidenziano una situazione che non può essere sottovalutata: secondo una ricerca della Fondazione italiana sclerosi multipla la riabilitazione dei pazienti rappresenta una vera e propria emergenza. I numeri diffusi durante il congresso di Boston dicono che in Italia solo il 30 per cento dei pazienti riceve trattamenti adeguati. Un altro dato allarmante riguarda i pazienti costretti ad abbandonare il posto di lavoro e i conseguenti costi sociali indiretti di questa malattia degenerativa.»

«Se si vuole riformare adeguatamente il Sistema sanitario sardo non si potrà prescindere da un impianto normativo in grado di dare risposte adeguate ai sardi affetti da sclerosi multipla. La nuova sanità sarda dovrà essere capace di garantire l’accesso alla diagnosi e alle cure per i pazienti affetti da malattie rare. Non possiamo più tollerare discriminazioni o mancanza di attenzione. Dobbiamo essere capaci – conclude Ignazio Locci – di disegnare un #Sistema sanitario regionale moderno ed efficace.»

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«In una fase il sistema radiotelevisivo regionale è schiacciato da una crisi senza precedenti ed è alle prese con numerosi problemi, sia per gli editori che per quanti vi lavorano, tra giornalisti e tecnici specializzati, la Regione Sardegna deve impegnarsi per garantire un sostegno concreto che rafforzi il pluralismo dell’informazione, consolidi il ruolo dell’emittenza regionale ed agevoli il superamento del precariato per le centinaia di addetti del settore.»

Lo sostiene Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia.

«Creare le condizioni affinché siano garantite la pluralità dell’informazione, la voce di ogni posizione politica e la documentazione delle realtà dei diversi territori – aggiunge Locci – è l’obiettivo che questa classe dirigente deve porsi. Il Consiglio regionale, dunque, è chiamato a impegnarsi per programmare una legge che, ponendo un argine alla crisi del sistema dell’informazione isolano, sia capace di garantire la sopravvivenza delle emittenti locali, specie delle più piccole. La strada da seguire deve necessariamente passare nel solco delle nostre tradizioni, attivando (e implementando laddove già in essere) servizi di promozione e divulgazione della cultura e della lingua sarda e facilitando l’utilizzo dello strumento dei contratti di servizio. Non possiamo permetterci che un settore vitale per la democrazia quale è l’informazione – conclude Locci – soccomba di fronte alla crisi economica.»

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«Una gran fetta dei 15mila sardi in mobilità in deroga attende ancora il saldo del 2013, mentre il governo regionale, sempre più distante dai problemi dei cittadini, fa orecchie da mercante.»

Lo scrive, in una nota, Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia.

«È gravissima la situazione in cui versano i 15mila sardi in mobilità in deroga (2.300 dei quali dal primo settembre sono privi di sostegno al reddito), tra mancati pagamenti e tassazioni al limite della legittimità. E di fronte a tutto questo, la Regione è latitante. Ne è ulteriore testimonianza – aggiunge Ignazio Locci – il fatto che sebbene siano stati sbloccati 17 milioni di euro per consentire il pagamento di almeno una mensilità di competenza per il 2014, allo stato attuale l’assessorato regionale al Lavoro non ha ancora emesso decretazione di autorizzazione alla concessione per l’anno in corso.»

«Una situazione assolutamente inaccettabile. Mi auguro – conclude Ignazio Locci – che il Governatore e l’assessore del Lavoro si ricordino le ragioni per le quali sono stati eletti e si mettano al lavoro per dare risposte a chi oggi vive una situazione di forte disagio economico e sociale.»