Ieri a Stintino e all’Asinara, l’ambasciatore slovacco in Italia, Jàn Soth, ha chiuso la mostra itinerante sul centenario della Grande Guerra.
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«Siamo qui, anche con questa mostra, per ricordare i momenti della storia che uniscono le nostre due nazioni. Vi ringrazio per il lavoro e l’impegno nella salvaguardia della memoria che è fondamentale per ricordare il passato e costruire in nostro futuro». Così ieri l’ambasciatore slovacco in Italia, Jàn Soth, ha chiuso la mostra “Centenario della Prima Guerra Mondiale 1914-1918” che, dal 15 maggio scorso, ha trovato ospitalità nelle sale del museo della Tonnara di Stintino.
Una mostra che, in quindici pannelli fotografici, ha ripercorso la storia di una Nazione, la Cecoslovacchia, e ha mostrato i soldati cechi e slovacchi al fronte e in Italia durante il primo conflitto mondiale. La mostra è stata curata da Gabriela Dudeková dell’Istituto di storia dell’Accademia slovacca delle Scienze, in collaborazione con l’Archivio del Club di storia militare “Beskydy”, ed ha ottenuto l’alto patronato del ministero degli Affari esteri della Repubblica Slovacca.
«Il mio paese – ha detto ancora l’ambasciatore – in occasione delle commemorazioni della Grande Guerra, vuole sottolineare l’importanza storica della Ue, l’unica formazione postbellica che ha saputo riportare nel nostro Continente la garanzia della pace.»
Il comune di Stintino ha voluto inserire l’esposizione nel lungo programma di eventi che hanno preso il via nel 2013, con il progetto “Commemorazioni di pace: i profughi ed i prigionieri nell’isola dell’Asinara”.
Perché sull’Asinara, in quei tristi anni del primo conflitto mondiale, assieme ai prigionieri austro-ungarici, furono deportati anche cechi e slovacchi e di questi, ha ricordato lo stesso ambasciatore slovacco, circa 3.200 sono sopravvissuti.
«Sull’isola dell’Asinara si ritrovarono 23mila persone – ha ricordato il primo cittadino di Stintino Antonio Diana – che dovevano essere approvvigionate ogni giorno. Fu un vero e proprio sforzo per la Sardegna. Seguì quindi un grande lavoro dell’esercito italiano che, con cura e pietà, per i tanti che morirono sull’isola, trasferirono i resti dei defunti dalle fosse comuni all’ossario. Con questo progetto – ha concluso Antonio Diana – che ci vede comune capofila, abbiamo voluto ricordare quei tragici eventi, fare in modo che la memoria non venisse persa ma anche sottolineare come l’Italia e le nostre comunità si adoperarono in un’operazione, forse la prima, di tipo umanitario.»
Un messaggio di pace quindi un invito a mantenere viva la memoria e a rafforzare i rapporti tra i popoli sono stati espressi dal prefetto Giuseppe Marani, dal generale Giovanni Domenico Pintus comandante del Comando militare Esercito Sardegna, dal delegato del rettore dell’Università di Sassari Luciano Gutierrez. L’assessora comunale alla Cultura Francesca Demontis, inoltre, ha letto una lettera di saluti inviata dal presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau.
Alla cerimonia hanno partecipato anche il sindaco di Sassari Nicola Sanna e il sindaco di Porto Torres Sean Wheeler.
Prima della chiusura della mostra l’ambasciatore, accompagnato dalla curatrice del Mut Esmeralda Ughi, ha fatto visito al museo.
Quindi nel pomeriggio, accompagnato dal sindaco di Stintino e dal sindaco di Porto Torres che ha fatto gli onori di casa, l’ambasciatore ha fatto visita all’Asinara e tappa all’Ossario di Campo Perdu. Qui, alla presenza dell’arcivescovo di Sassari, monsignor Gianfranco Saba, le autorità civili e militari hanno deposto una corona di fiori in memoria delle oltre seimila persone che tra il 1915-1918 morirono nei campi allestiti sull’isola dell’Asinara.