22 December, 2024
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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Dopo l’ingresso in Consiglio regionale di quattro nuovi componenti, è stato costituito il nuovo gruppo dei “Cristiano Popolari Socialisti” al quale, oltre ai consiglieri Pierfranco Zanchetta e Antonio Gaia dell’Upc, hanno aderito anche Raimondo Perra del Psi e, per scelta “tecnica”, Walter Piscedda proveniente dal Pd. Il nuovo gruppo sarà presieduto dall’on. Pierfranco Zanchetta.

Questa la composizione aggiornata dei gruppi consiliari:

Area Popolare Sarda: Giorgio Oppi, Giuseppino Pinna, Ignazio Tatti, Gianluigi Rubiu (Presidente)

Cristiano Popolari Socialisti: Antonio Gaia, Raimondo Perra, Walter Piscedda, Pierfranco Zanchetta (Presidente)

Forza Italia Sardegna: Ugo Cappellacci, Oscar Cherchi, Giuseppe Fasolino, Ignazio Locci, Antonello Peru, Alberto Randazzo, Marco Tedde, Edoardo Tocco, Stefano Tunis, Alessandra Zedda, Pietro Pittalis (Presidente)

Misto: Mario Floris, Gianni Lampis, Paolo Truzzu, Gaetano Ledda, Fabrizio Anedda (Presidente)

Partito Democratico: Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino, Salvatore Demontis, Roberto Deriu, Daniela Forma, Gianfranco Ganau, Luigi Lotto, Gavino Manca, Giuseppe Meloni, Cesare Moriconi, Francesco Pigliaru, Rosella Pinna, Luigi Ruggeri, Franco Sabatini, Antonio Solinas, Gian Mario Tendas, Pietro Cocco (Presidente)

Partito Sardo d’Azione: Marcello Orrù, Christian Solinas, Angelo Carta (Presidente)

Riformatori Sardi-Liberaldemocratici: Michele Cossa, Luigi Crisponi, Attilio Dedoni (Presidente)

SEL Sardegna: Francesco Agus, Luca Pizzuto, Daniele Cocco (Presidente)

Soberania-Indipendentzia: Alessandro Collu, Eugenio Lai, Paolo Zedda, Emilio Usula (Presidente)

Sovranità, Democrazia e Lavoro: Anna Maria Busia, Augusto Cherchi, Gianfranco Congiu, Piermario Manca, Alessandro Unali, Roberto Desini (Presidente).

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I consiglieri regionali del PD hanno presentato una proposta di legge nazionale sullo status giuridico del personale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, in particolare per quanto attiene le funzioni esercitate dal Corpo Forestale nelle attività di polizia giudiziaria e nel settore della sicurezza e dell’ordine pubblico. Nella giornata regionale dedicata al ricordo delle vittime degli incendi in Sardegna (istituita con la legge n. 13 il 30 giugno del 2011) i consiglieri del Partito Democratico, Cesare Moriconi, Piero Comandini e Lorenzo Cozzolino, hanno illustrato agli organi di informazione la proposta, sottoscritta anche dal capogruppo Pietro Cocco.

«Funzioni e attività – così ha spiegato il primo firmatario Moriconi – che oggi sono esercitate in Sardegna in analogia con quelle attribuite al Corpo forestale dello Stato, interessato dalle riforme che in campo nazionale attengo la pubblica amministrazione e l’accorpamento e lo scioglimento di alcune forze di polizia. E’ urgente dunque – ha aggiunto Cesare Moriconi – approvare prima in Consiglio e quindi nel Parlamento la norma che, attraverso la modifica dell’articolo 57 del codice di procedura penale, riconosca l’adeguato status giuridico al Corpo forestale di vigilanza ambientale della Sardegna.»

Il consigliere Piero Comandini, nel ribadire l’insostituibile ruolo dei forestali nella lotta agli incendi, ha rimarcato l’opportunità di ricercare forme di coinvolgimento con tutte le forze politiche ed ha auspicato un’azione congiunta di tutte le Regioni a Statuto speciale per  garantire attività e funzioni dei rispettivi Corpi.

I consiglieri regionali del Pd hanno inoltre preannunciato la presentazione di un’altra proposta di legge, finalizzata alla riorganizzazione complessiva del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Sardegna.

Palazzo del Consiglio regionale A

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Com’era inevitabile, la sentenza del Consiglio di Stato che ha portato all’esclusione di quattro consiglieri dall’Assemblea di via Roma, è stata commentata questa sera nel corso dei lavori del Consiglio regionale, chiamato all’esame del Testo Unificato 45-61/A, contenente disposizioni in materia di apicoltura, di cui è relatore il consigliere del Partito Democratico Piero Comandini.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha commentato la sentenza del Consiglio di Stato con cui sono stati esclusi dall’Assemblea alcuni consiglieri regionali di maggioranza e opposizione. «Anche se non è dato sapere chi saranno i subentranti – ha osservato Pittalis – è certo che si pone la necessità di conoscere gli effetti del dispositivo essendosi costituito in giudizio il Consiglio regionale; occorre quindi sapere come si intende procedere perché il Consiglio deve poter funzionare nella sua completa composizione».

Il presidente Ganau ha replicato comunicando che gli uffici del Consiglio non hanno ancora ricevuto la notifica della sentenza, che costituisce «il primo passaggio per poter avviare le successive procedure previste dalla legge». Sullo stesso argomento il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha messo in luce che «la surroga deve essere immediata anche in presenza di un ricorso in Cassazione».Il presidente Ganau ha ribadito la necessità di ricevere la notifica della sentenza, assicurando che «poi si procederà in tempi molto rapidi».

Successivamente, il presidente ha dato la parola al consigliere del Pd Piero Comandini, relatore del Testo unificato sull’apicoltura, per illustrare i contenuti del provvedimento.

Piero Comandini, in premessa, ha ringraziato il presidente e tutti i componenti della Commissione attività produttive per la qualità del lavoro svolto, ancora più apprezzabile per essere arrivati a un testo unificato. «Con questa legge – ha affermato – si colma un vuoto perché il settore era disciplinato da una legge vecchia di 30 anni, profondamente superata da un quadro normativo nazionale ed europeo che in questi anni ha subito profondi cambiamenti e, in secondo luogo, si va incontro agli apicoltori, ad un settore che in questi anni è cresciuto moltissimo come ha testimoniato l’ascolto della categoria durante l’iter della legge». «Abbiamo incontrato imprenditori attenti e preparati – ha ricordato Comandini – che ora avranno una opportunità in più per sviluppare le loro aziende anche privilegiando forme organizzate e associate, in modo da favorire un’ulteriore crescita del settore; con la legge riconosciamo inoltre l’apicoltore come imprenditore agricolo e l’ape come animale zootecnico estendendo ovviamente al settore tutti i benefici del comparto agricolo». «In Sardegna – ha proseguito il consigliere del Pd – sono attivi circa 50.000 alveari per oltre 2.000 imprese che però coprono solo 40% del fabbisogno regionale con una produzione di miele di circa 16.000 quintali; ci sono quindi spazi significativi di mercato che la legge consentirà di sfruttare appieno, c’è una significativa presenza di giovani nel settore che va incentivata, non solo in funzione della produzione ma anche per una ragione ambientale importantissima, perché l’ape è un sensore straordinario dei cambiamenti climatici e dello stato di salute dell’ambiente».

Il consigliere Gianmario Tendas, anch’egli del Pd, ha evidenziato che la norma in discussione raccoglie molte delle istanze poste dagli operatori del settore all’attenzione del Consiglio regionale. Il testo, ha detto, «recepisce le migliori esperienze legislative nazionali e comunitarie e si colloca in una realtà particolare come quella della Sardegna dove gli alveari sono ancora troppo pochi rispetto alle potenzialità della nostra Regione, dove infatti una buona parte viene importato; per quanto riguarda l’aspetto quantitativo c’è ancora molto da fare anche se la legge è una buona base di partenza, soprattutto perché classifica l’ape come animale di allevamento zootecnico ed apre nuove prospettive per il settore ora inserito a pieno titolo nella pianificazione dello sviluppo rurale della Sardegna». Restano aperte alcune criticità, a giudizio di Tendas, che riguardano la carenza di elementi conoscitivi sul prodotto, sulla sua percezione presso i consumatori, sui marchi di qualità e sul controllo dell’uso di pesticidi e diserbanti nei contesti interessati dall’apicoltura; di qui l’importanza di una revisione delle attività di assistenza tecnica e specialistica delle agenzie regionali e del potenziamento delle collaborazioni con modo scientifico e l’università.

Il presidente ha dato quindi la parola al consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, promotore di una delle due proposte di legge che hanno poi dato vita al testo unificato in esame. Cherchi ha ringraziato i colleghi della Commissione per il lavoro fatto che ha consentito di dare una risposta importante al settore apistico. Da tempo, ha spiegato, era necessario adeguarsi alle norme nazionali e comunitarie vista anche l’importanza, ormai riconosciuta, della funzione delle api nella conservazione dell’ecosistema. Cherchi ha confermato la bontà del testo e ha ricordato che con l’approvazione della legge si raggiunge il risultato di consentire al mondo apistico di poter accedere al Piano di sviluppo rurale.

Plauso del consigliere regionale del Pd, Lorenzo Cozzolino per il lavoro svolto dai colleghi Comandini, Lotto e tutti i componenti della Quinta commissione. Si tratta, secondo il consigliere,  di un intervento che sarà molto utile per lo sviluppo rurale della nostra Isola, per creare posti di lavoro, ma anche per preservare l’ecosistema.

Lorenzo Cozzolino ha proposto un emendamento per riservare i corsi di formazione, in primis, ai giovani disoccupati.

«E’ una legge di buoni principi, di buone intenzioni – ha affermato Marco Tedde (Forza Italia) – un testo che è riuscito a unire le diverse sensibilità. E’ anche un testo di qualità dal punto di vista normativo perché abroga una norma vetusta e ridefinisce ex novo la materia». Unico elemento negativo secondo Tedde è che la legge non prevede risorse per incentivare il settore.

Soddisfatto anche Piermario Manca (PdS): «Siamo riusciti a ottenere una legge ordinata che supera un vuoto normativo». Per i consigliere della maggioranza i punti più importanti della legge sono la definizione dell’apicoltura come attività agricola, il fatto che viene normato il nomadismo,   la formazione e l’aggiornamento che spetta agli enti pubblici, e la definizione degli standard igienico-sanitari.

Per il consigliere Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia) si tratta di una legge che mette ordine in un settore che ha importanti possibilità di crescita e di sviluppo: la Sardegna produce l’11% del prodotto isolano e, in particolare, produce il miele amaro tra i più pregiati per le sue caratteriste organolettiche. Il settore dell’apicoltura può creare, ha concluso, posti di lavoro senza costi e aiutare l’ambiente.

Anche il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha ringraziato la Quinta commissione per il lavoro svolto e ha condiviso i giudizi positivi sulla norma espressi precedentemente dai colleghi. Solinas ha però evidenziato che negli ultimi 30 anni, nonostante il vuoto normativo, il settore è cresciuto nella produzione e nei fatturati grazie alle associazioni degli apicoltori e alle Op. Il consigliere ha quindi auspicato che non venga alterata questa organizzazione che finora ha funzionato bene. Solinas ha criticato anche la richiesta di certificazioni sanitarie in caso di spostamenti interni alla regione, perché «appesantiscono le  procedure» e, infine, ha consigliato una differenziazione tra gli apicoltori professionisti e tra chi lo fa per hobby.

Il presidente della Quinta commissione, Luigi Lotto (Pd), in premessa del suo intervento ha rivolto apprezzamento e gratitudine all’intera commissione ed ha ripercorso le tappe del lavoro fatto per presentare all’Aula il testo unificato, scaturito dalle due distinte proposte di legge dei consiglieri Piero Comandini (Pd) e Oscar Cherchi (Fi), arricchito dalle considerazioni e dalle proposte raccolte nel corso delle numerose audizioni svolte in sede di discussione del testo normativo. «L’ascolto degli operatori del settore dell’apicoltura – ha precisato Comandini – è proseguito in un confronto continuo e costruttivo con l’obiettivo comune di approvare un testo di legge che tenga conto delle reali esigenze di chi con le api lavora, ci dedica del tempo e ne ricava reddito». Il consigliere dei democratici ha quindi sottolineato l’insostituibile ruolo delle api, non solo in chiave produttiva, ma soprattutto per ciò che attiene gli equilibri ecologici e ambientali. «Sotto questo aspetto – ha dichiarato Lotto – l’ape rappresenta l’insetto simbolo». Il presidente della commissione ha poi rimarcato il positivo ruolo svolto dagli apicoltori sardi nonostante l’assenza di una normativa al passo con i tempi ed ha ribadito che la coltivazione delle api è importante per l’intero comparto agricolo in quanto migliora le produzione di molte coltivazioni agricole («spesso gli agricoltori chiamano gli apicoltori per installare gli alveari»).

Nel merito del testo di legge, il consigliere Lotto, ha evidenziato la presentazione di circa dieci emendamenti («tutti sostanzialmente condivisi») e nel merito della formazione professionale ha ammesso di non aver dato seguito alle indicazioni degli operatori: «Perché abbiamo confermato la scelta di garantire l’erogazione delle attività di formazione sostenute con i fondi pubblici da parte di istituzioni pubbliche».

Il presidente della Quinta commissione ha concluso auspicando sempre maggiore “serietà professionalità e rigore” per garantire “prodotti di qualità” ad incominciare dal miele. «Perché dove non c’è equilibrio ambientale e salubrità – ha affermato Luigi Lotto – non si produce il miele che è un prodotto unico nel significare la provenienza e la sua origine dall’essenza vegetale e dal suo ambiente».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, pur definendo “una buona legge” la proposta per l’apicoltura ha incentrato il suo intervento sul mancato intervento per limitare o addirittura impedire l’utilizzo di prodotti insetticidi e diserbanti. «Prodotti che minacciano seriamente il nostro patrimonio zootecnico e la salute dei nostri concittadini – ha proseguito il consigliere di maggioranza – e questi fitofarmaci sono troppo facilmente acquistabili, tanto che si assiste ad un pericoloso abuso di queste sostanze altamente nocive». Il consigliere Usula ha quindi ricordato le recenti pubblicazioni nelle più autorevoli riviste scientifiche e le risultanze di studi e ricerche sulle conseguenze derivanti dall’utilizzo di tali farmaci per ribadire l’opportunità di norme che ne riducano drasticamente l’utilizzo in agricoltura.

Il capogruppo di “Area popolare sarda”, Gianluigi Rubiu, pur riconoscendo gli aspetti positivi di un norma che regoli l’apicoltura ha posto in rilievo quelle che, a suo giudizio rappresentano, “evidenti criticità” del testo in discussione. La prima sottolineatura critica ha riguardato gli articoli 2 e 3 della proposta di legge, in particolare per quanto attiene “l’eccessiva ambigua” derivante dalle definizioni di “apicoltore e imprenditore apistico”. L’esponente della minoranza ha inoltre manifestato dubbi sulle possibilità del calcolo del potenziale nettarifero ed ha evidenziato “refusi e errori” negli articoli 12 e 5. In conclusione del suo intervento, il consigliere Rubiu ha definito “ridicola” la composizione della commissione apistica regionale che prevede 11 componenti ed ha invitato Giunta a Consiglio ad essere propositivi con i finanziamenti al settore in sede di discussione del Psr e della Pac.

L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato di condividere il lavoro svolto dalla commissione e ha definito “un testo valido” quello proposto all’esame dell’Aula, preannunciando “una opportuna valutazione” degli emendamenti ad esso presentati. L’assessore ha quindi ricordato l’assenza di una efficace e moderna regolamentazione del settore dell’apicoltura che pur non rappresentando un settore rilevante del comparto agricolo sardo in termini di produzione, rappresenta un’attività fondamentale per lo sviluppo armonico dell’agricoltura in Sardegna. La norma in esame consentirà di dialogare in forma corretta con gli operatori e ciò è molto utile – ha sottolineato la Falchi – in vista della predisposizione dei bandi del programma di sviluppo rurale e per inerire dunque le azioni che rispecchino a pieno le esigenze dell’intero comparto.

L’assessore ha quindi riaffermato la validità della commissioni apistica, così come prevista nella proposta di legge ed ha lamentato il fatto che, a causa del parere negativo degli uffici della Commissione europea, non si è potuto dar seguito all’opportunità di introdurre il cosiddetto “reddito compensativo” anche in apicoltura. «Ma – ha aggiunto Elisabetta Falchi – possiamo lavorare bene e concentraci su tutte le misure europee che consentono importanti azioni di filiera e di promozione legate alle produzioni del miele». L’assessore ha inoltre affermato che la “formazione deve essere esercitata dalle agenzie” ha fornito rassicurazioni per la creazione di percorsi formativi adeguati alle necessità degli operatori. In questo contesto sono state ipotizzate, tra le altre, azioni volte agli apicoltori e non soltanto per un migliore e più corretto utilizzo dei fitofarmaci.

Il capogruppo di “Aps”, Gianluigi Rubiu, ha chiesto, rivolgendosi al presidente del Consiglio, qualche minuto di sospensione per svolgere alcune verifiche sul testo degli emendamenti presentati.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli e dopo il via libera dell’Aula ha accordato la sospensione. Prima però la consigliera di “Sovranità, Democrazia e Lavoro”, Anna Maria Busia, ha chiesto la sospensione della seduta per compiere opportune valutazioni sul contenuto della sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato decaduti i consiglieri Gavino Sale (Irs), Efisio Arbau (La Base), Michele Azara (Idv) e Modesto Fenu (Zona Franca per Randazzo) e che a detta della Busia «sarebbe stata notificata alla presidenza della Giunta».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi ribadito che nessun atto di tal genere risulta notificato negli uffici della Regione ha sospeso i lavori per consentire una valutazione degli emendamenti presentati al testo sull’apicoltura, così come richiesto dal capogruppo “Aps”, Gianluigi Rubiu.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha iniziato l’esame degli articoli. L’Assemblea ha approvato la legge con 46 voti favorevoli ed 1 contrario apportando però alcune modifiche al testo con una serie di emendamenti. In particolare, all’art. 2 è stato introdotto il termine “maturazione” al posto di “raffinazione” in riferimento all’elenco dei prodotti agricoli in apicoltura. Sempre all’art. 2 è stato modificato il passaggio relativo al “nomadismo” che sarà consentito su tutto “il territorio regionale” senza limiti di tempo. All’art. 4 è stata inserita una norma che impegna la Giunta ad emanare, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, disposizioni per il rilascio della concessioni. All’art. 5 è stata apportata una modifica riguardante la comunicazione, entro 48 ore, degli spostamenti degli “apiari” per movimenti di nomadismo. Dall’art. 6 è stata abrogata una norma che consentiva un rapporto diretto col mercato ai piccoli produttori con non più di 30 alveari. Sempre all’art. 6 è stata cambiata la parte della norma relativa alla comunicazione ai servizi veterinari delle Asl di situazioni riguardanti malattie, morie e spopolamenti negli alveari. All’art. 9 è stata approvata una modifica per consentire lo svolgimento di attività formative anche presso le aziende apistiche riservando una quota del 50% ai giovani disoccupati.

Per quanto riguarda l’art. 10 è stato respinto con 44 voti contrari e 2 favorevoli, dopo il mancato accoglimento di una proposta di ritiro, un emendamento dei consiglieri di Sdl Roberto Desini e Anna Maria Busia, relativo al controllo della Regione sull’attività apistica attraverso le proprie Agenzie e con risorse specifiche.

All’art. 11 è stata aggiunta una norma per specificare in dettaglio i requisiti dei componenti della commissione apistica regionale indicati dai produttori ed infine, all’art. 13 è stata inserita una norma che, in materia di sanzioni, assegna il relativo gettito non solo alle Asl ma a tutti gli enti che, a vario titolo, svolgono attività di controllo.

Subito dopo il voto finale riguardante il Testo unificato sull’apicoltura, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto la convocazione della conferenza capigruppo «in considerazione del fatto che può essere messa in discussione in tempi brevissimi la mozione sulla continuità marittima».

Il presidente Ganau, nell’accogliere la richiesta, ha sospeso i lavori ed ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau, sulla base della decisioni della conferenza dei capigruppo, ha dichiarato chiusa la seduta comunicando la convocazione del Consiglio per domattina, alle 10.00, con all’ordine del giorno la discussione del disegno di legge n. 202 riguardante la trasformazione in Agenzia del consorzio “Sardegna Ricerche” e, nel pomeriggio, l’esame del documento n. 6 sul Programma dell’attività del Corecom per il 2015.

L’Assemblea si riunirà anche nella giornata di giovedì, alle ore 10.00, per esaminare una risoluzione sulla continuità territoriale marittima mentre alle 14 è stata fissata la riunione della Quinta commissione (Attività produttive).

Consiglio regionale 3 copia

La commissione sanità del Consiglio regionale completerà fra breve l’esame del testo unificato relativo al sostegno della Regione alle persone affette da dislessia, a seguito della decisione di riunire le proposte di legge presentate, come primi firmatari, dai consiglieri Edoardo Tocco (Forza Italia) e Lorenzo Cozzolino (Pd).

«Lavorare ad un testo unificato in una materia complessa e delicata come questa – ha sottolineato il consigliere di Forza Italia – è un risultato particolarmente significativo che fa ben sperare su un sollecito esame del provvedimento anche da parte del Consiglio. Stiamo intervenendo sia per colmare un vuoto normativo, sia soprattutto per attenuare il più possibile le difficoltà di tante persone che nella scuola, nei luoghi di lavoro e nella normale vita di relazione, sono esposte a causa di una diffusa sottovalutazione della dislessia a malattie, disturbi e disagi ancora più gravi.»

«Per il contrasto alla dislessia che non è solo un deficit di parola ma anche di scrittura e di calcolo – ha concluso Tocco – puntiamo molto sulla diagnosi precoce anche perché, se la malattia viene individuata in tempo, tutte le azioni di supporto in campo educativo, didattico e abilitativo diventano più efficaci.»

Edoardo Tocco 55

 Ospedale Brotzu Cagliari2Ospedale Microcitemico copiaOspedale Businco

La commissione Salute e politiche sociali, presieduta dal socialista Raimondo Perra, ha sentito in audizione l’assessore dell’Igiene, sanità e assistenza sociale, Luigi Arru, sulla Delibera n. 31/9 del 2015 – Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale. Incorporazione presidi ospedalieri. Direttive e linee di indirizzo. L.R. n. 23/2014.

La delibera stabilisce i tempi e le linee di indirizzo per arrivare entro il 31 dicembre di quest’anno all’incorporazione del Microcitemico e dell’Oncologico-Businco nell’Azienda Brotzu di Cagliari e del Santissima Annunziata nell’Azienda ospedaliera universitaria di Sassari.

Il processo avrà una tappa intermedia il 30 giugno prossimo, data in cui è prevista l’approvazione, per entrambe le procedure, del Piano di incorporazione che dovrà essere redatto dai Commissari delle Aziende. Nei Piani, in particolare, dovranno essere individuate le strutture sanitarie che dovranno passare dalla Asl 8 di Cagliari e dalla Asl 1 di Sassari, nell’ottica di un riassetto complessivo della rete ospedaliera e di potenziamento delle cure post acuti nel territorio. Una volta predisposti i Piani, dovranno essere poste in essere le azioni necessarie per la successione delle aziende ospedaliere nella titolarità dei rapporti giuridici esistenti, per individuare le strutture organizzative che dovranno transitare e definire l’elenco del personale dipendente a tempo indeterminato, determinato, e a contratto. Avranno necessità di un ragionamento più complesso le psichiatrie e le neuropsichiatrie e l’ex Complesso pediatrico Macciotta.

L’assessore Arru ha spiegato che con questa delibera si sta dando seguito alla legge 23 del 17 novembre scorso, sempre nell’ottica di garantire il servizio di assistenza sanitaria a tutti i cittadini e in tutti i territori, ma riordinando le specialità per zone e riducendo i giorni di ricovero e di conseguenza anche i costi. Arru ha spiegato che la diagnosi della sanità sarda non è rosea: l’Isola è agli ultimi posti per indice di case-mix, ossia la complessità dei casi trattati dagli ospedali sardi, e per indice di mortalità, oltre a una dispersione della casistica che aumenta i rischi per i pazienti. Bisogna unificare alcune specializzazioni per aumentare la casistica e ridurre i costi, anche accorpando strutture complesse ed eliminandone altre. La Commissione ha preso atto che i lavori stanno proseguendo, apprezzando il valore della delibera.

Critiche all’operato della Giunta sono arrivate poi dall’opposizione ma anche dalla maggioranza. Giorgio Oppi (Area popolare sarda) ha chiesto di avere i dati della situazione delle Aziende sanitarie e ha evidenziato la grave situazione che vivono gli anziani che devono accedere alle Rsa. Oppi ha chiesto che la Regione si faccia carico almeno del 60 per cento dei costi, perché molti anziani bisognosi di un ricovero non possono sostenere la quota a loro carico. L’esponente della minoranza ha anche sollevato il problema dei trapianti, sottolineando che quest’anno, con 7 trapianti di fegato e 9 di rene, la Sardegna ha registrato il numero minimo dei trapianti dal 1989 e ha chiesto all’assessore Arru un immediato intervento per evitare che i tanti pazienti in attesa di un fegato o un rene non siano costretti a lasciare la Sardegna per farsi operare. Per Lorenzo Cozzolino (Pd) è ora che dalle parole si passi ai fatti, con tagli decisi da fare sulla base di criteri univoci e definiti, oltre a capire in che modo deve essere inquadrato il personale.

L’assessore Arru ha ribadito che sta portando avanti le azioni necessarie per applicare quanto stabilito dalla legge 23, si è detto disponibile a valutare l’incremento della quota regionale per quanto riguarda le Rsa. Sui trapianti, ha concluso Arru, ha spiegato che c’è stato un forte aumento delle resistenze da parte dei familiari che avrebbero dovuto dare il via libera all’espianto degli organi e sta affrontando la situazione assieme con i responsabili dei reparti di Rianimazione degli ospedali sardi.

La commissione Sanità e Politiche Sociali, presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi), ha approvato il Piano triennale per l’emigrazione, con il voto contrario dell’opposizione.

«L’emigrazione sarda in Italia e nel mondo ha subito profondi cambiamenti e la Regione intende rilanciare su basi nuove il ruolo dei Circoli sardi incentivandone la progettualità», ha detto l’assessore regionale del Lavoro, Virginia Mura, illustrando le linee guida del piano triennale per l’emigrazione 2015-2017.

«Si tratta di un Piano – ha osservato l’assessore – costruito assieme alla Consulta per l’emigrazione ed alla rete dei Circoli sardi, che comprende 63 strutture nella penisola, prevalentemente nel centro-nord, e 56 in Argentina, Australia, Brasile, Canada, Stati Uniti, Bulgaria, Belgio, Francia, Germania, Spagna, Olanda e Svizzera; una realtà interessante ma anche molto composita, che abbiamo cercato di rendere da un lato più omogenea ed attiva e dall’altro sempre più simile ad un moderno sistema di rete in grado di favorire processi di forte integrazione culturale sociale ed economica con la nostra terra.»

«Una delle innovazioni più significative – ha aggiunto l’assessore – riguarda il ruolo della Regione che, in quadro di risorse certamente più limitato, finalizzerà il sostegno ai Circoli sulla base della loro progettualità, seguendo alcuni criteri che vanno dall’incentivazione della presenza giovanile alla capacità di favorire l’imprenditoria sarda all’estero, dalle azioni orientate all’inserimento dei sardi nel tessuto sociale, culturale e lavorativo dei paesi ospitati all’utilizzo avanzato delle tecnologie dell’informazione.»

«In parte – ha detto ancora l’assessore Mura – è un percorso che abbiamo già avviato con l’Expo di Milano utilizzando risorse in collaborazione con l’assessorato del Turismo, dove alcuni Circoli saranno impegnati nell’accoglienza di turisti e visitatori e nalla realizzazione del progetto Sarda Thellus (con una dotazione finanziaria di 278.000 euro) riguardante la promozione del nostro settore agro-alimentare; a proposito delle nuove tecnologie dell’informazione, inoltre, stiamo sperimentando dove possibile riunioni ed occasioni di confronto attraverso Skype in attesa di strutturare un sistema di tele-conferenze.»

«Intendiamo proseguire su questa strada – ha concluso Mura – anche per arrivare, con la collaborazione dei Circoli, ad una nuova legge organica sull’emigrazione che sostituisca quella ormai datata risalente al 1991.»

Al termine della relazione dell’assessore, hanno preso la parola i consiglieri Rossella Pinna e Lorenzo Cozzolino del Pd, Fabrizio Anedda di Sinistra sarda e Alberto Randazzo di Forza Italia.

Successivamente la commissione ha approvato il Piano triennale per l’emigrazione, con il voto contrario dell’opposizione.

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Consiglio regionale 11 copia

Il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno della maggioranza sulla realizzazione di una linea di termovalorizzazione presso il sistema dei rifiuti di Macomer-Tossilo.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n.126 (Crisponi e più) «in merito agli intendimenti della Giunta regionale sull’attività di gestione dei rifiuti presso il sito di Tossilo e sul potenziamento delle linee di incenerimento». Per l’illustrazione della mozione il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi.

Nel su intervento, Crisponi ha ripercorso le tappe principali della «tribolata vicenda del progetto Tossilo per la realizzazione di una nuova linea termo da 30 mw, che fra poco si concluderà con la conferenza di servizi presso la provincia di Nuoro in cui sarà rilasciata l’Aia (autorizzazione integrata ambientale) per l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto». Avevamo chiesto di discutere questa mozione in tempi rapidi, ha aggiunto Crisponi, «e, purtroppo, sono passate sei settimane, vanificando molte istanze arrivate da quel territorio e lasciando aperti tanti interrogativi, in materia di tutela della salute, dell’utilizzo di ingenti risorse pubbliche per un progetto che nasce vecchio all’interno del Piano regionale di ben due legislature fa, della mancata discussione preventiva, delle difficoltà nella consultazione della delibera della Giunta, della riservatezza invocata dai progettisti per non meglio precisati segreti industriali, della corsia preferenziale seguita secondo alcune associazioni, del mancato intervento dell’assessorato alla sanità, anche per una indagine sulla pericolosità dell’impianto che potrebbe contaminare i pascoli e la filiera produttiva del Marghine». Molti interrogativi, insomma, che secondo Crisponi impongono «l’assunzione di una posizione chiara rispetto a come si vuole procedere per  avviare la realizzazione di questo progetto e, soprattutto, alla volontà di avviare un contraddittorio sereno con esperti della materia ed uno studio per individuare alternative alla termo-distruzione nel quadro delle direttive emanate dalla commissione europea fin dal 2008 che fissa precisi target per il 2020, ormai già dietro l’angolo; forse dietro questa vicenda hanno operato alcuni cerchi magici che vogliono fermare il calendario al 2008».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato all’inizio che «sarebbe stata preferibile la presenza del presidente Pigliaru, data la rilevanza del tema per la comunità regionale». Noi, ha chiarito Tedde, «abbiamo una posizione laica e non strumentale, vorremmo dare il nostro contributo per armonizzare il diritto alla salute con le esigenze dell’economia e della produzione; un equilibrio sul quale dentro la Giunta e la maggioranza ci sono posizioni molto articolate e differenti (è la democrazia e non ci scandalizziamo), c’è dibattito forte anche all’esterno e ci sono grandi interessi in gioco». «Sul piano dei dati – ha continuato Tedde – gli atti del procedimento parlano di una potenzialità di 60.000 tonnellate mentre sappiamo che è aumentata la quantità di raccolta differenziata in ambito regionale e ancora di più in quel territorio, con punte fino al 60%; rispetto a questo il conferimento sarebbe ridotto nell’ordine di 45.000 tonnellate, quindi inferiore alla capacità dell’impianto e negativo su costi di gestione». C’è poi da tener conto, ha osservato ancora Tedde, «delle proteste dell’opinione pubblica protesta sia sul piano procedurale che dei contenuti e si paventa la contaminazione di vaste aree con grave pericolo per filiera agro alimentare; è vero che dal 2008 sono cambiate molte cose e la differenziata è cresciuta forse a livello inimmaginabile, ma una riflessione si impone purchè non sia burocratica e strumentale, per coinvolgere tutte le sensibilità e verificare strade alternative, anche perché nel programma di governo del presidente Pigliaru si parlava di obiettivo rifiuti zero per arrivare al riciclo del 100% dei rifiuti urbani».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha dichiarato che siamo di fronte al tipico scenario fra favorevoli e contrari che sempre accompagna il dibattito sui temi dello sviluppo sostenibile. Nello specifico, ha ricordato Cozzolino, «c’è la richiesta di valutare con attenzione le ricadute per la salute pubblica nel territorio del Marrghine, problema su cui nessuno può abbassare il livello di guardia o accettare compromessi; su questo va ricordato che la Giunta, e non da oggi, ha mostrato grande attenzione, correttezza e trasparenza ed anche sull’economicità intervento ci sono polemiche forti con dati che testimoniano il calo della produzione dei rifiuti in quel territorio». «Se questa è la sola chiave di lettura – ha avvertito Cozzolino – la concezione è miope perché limitata a parametri parziali mentre il territorio regionale va visto nel suo insieme in cui ciascuno eserciti un ruolo attivo nelle politiche regionali di settore, che fra l’altro prevedono il blocco di nuovi inceneritori senza aver prima potenziato quelli esistenti, in un’ottica di contenimento delle emissioni e della produzione di energia». «Si tratta – ha aggiunto il consigliere del Pd – di una filosofia compatibile con l’intervento anche per i lavori di adeguamento dell’impianto, in cui i rifiuti passano da scarto a prodotto economico con ricadute positive su tutto il sistema pubblico, senza pericoli per la salute, sullo schema di esperienze già avviate, ad esempio, sia a livello nazionale che in Germania che acquista rifiuti dall’esterno, superando il sistema delle discariche, queste sì molto pericolose».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendetzia) ha messo l’accento sul fatto che «il problema ha assunto valenza strategica, non solo per la tendenza consolidata a ridurre l’impatto ambientale per andare verso una economia sostenibile incoraggiando il riciclo». «Tutti d’accordo – ha sostenuto – sulla differenziata ed il riuso dei materiali ed è vero che si è perso tempo, tenendo presente anche che fino a qualche anno fa bisognava raggiungere il 75% della differenziata entro 2012 mentre ora appena sopra al 50%». Il problema, a questo punto, consiste secondo Cherchi nel capire come si possa arrivare «ad uno scenario virtuoso in tempi ragionevolmente stretti per trovare alternative praticabili alla termovalorizzazione; resta in altre parole il problema di cosa fare adesso,riconoscendo che per un certo numero di anni si dovrà incenerire nella maniera migliore possibile e con le più ampie garanzie possibile; sotto questo profilo è utile ricordare che il nuovo impianto abbatte in modo importante tutte le tipologie di emissioni, la sostenibilità va sempre verificata e migliorata ma a condizione che il sistema sardo venga visto in modo unitario perché salute è problema unitario». «La riflessione – ha concluso Cherchi – vada estesa anche ad altri siti con un nuovo piano regionale rigoroso dal punto di vista scientifico ed ambientale ma calato nella realtà, evitando di cadere nel facile populismo».

Ha quindi preso la parola il consigliere del Pd Salvatore Demontis che ha subito rimarcato la necessità di inquadrare la questione dell’inceneritore su un piano generale. «Le direttive europee – ha detto Demontis – indicano il percorso per una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti: 1) raccolta differenziata, che in Sardegna ha superato il 50%; 2) riutilizzo dei residui; 3) produzione di energia attraverso la termovalorizzazione. L’alternativa a queste indicazioni è la discarica, molto più dannosa e pericolosa. La costruzione di un nuovo termovalorizzatore è quindi inevitabile».

Demontis ha poi manifestato alcune perplessità sull’impianto da realizzare a Tossilo: «Si tratta di un progetto ereditato dalla precedente Giunta regionale, non capisco perché si debbano utilizzare denari pubblici per la costruzione di un termovalorizzatore, in tutto il mondo si realizzano con investimenti privati. I 42 milioni di euro li avrei utilizzati per compensare le popolazioni del territorio, ma questa è una scelta della precedente amministrazione».

Stefano Tunis (Forza Italia) si è detto stupito per «l’inusuale decisionismo da parte dell’esecutivo sull’impianto di Tossilo».

Il consigliere azzurro ha avanzato dubbi sulla validità della scelta: «E’ vero che le nuove tecnologie consentono di controllare le emissioni ma questo avviene quando si tiene in temperatura l’impianto, altrimenti si ottiene il risultato contrario. La quantità di rifiuti prodotti non è sufficiente a tenere l’inceneritore a regime, potrebbe essere necessario bruciare oli o altri combustibili con conseguente aumento dei costi di gestione».

Tunis ha quindi sollecitato la Giunta a dare una risposta seria sull’argomento: «Non può essere taciuto quali sono le conseguenze che i cittadini dovranno aspettarsi, non solo in materia di salute pubblica, ma in termini economici e di gestione territoriale dei rifiuti».

Daniela Forma (Pd) ha espresso forti perplessità sull’utilità di un ampliamento dell’inceneritore. «Della necessità di intervenire su Tossilo si discute da più di un decennio – ha detto Forma – la situazione però è cambiata profondamente grazie all’aumento esponenziale della raccolta differenziata. Nel 2003 si conferivano a Tossilo 85mila tonnellate di rifiuti, oggi ne arrivano poco più di 27 mila. Prima se ne bruciavano 37mila, attualmente poco più di 17mila. L’intervento previsto è sovradimensionato».

Forma ha quindi avanzato una proposta alternativa: «Invece di una nuova linea di incenerimento costruiamo a Tossilo impianti per il riutilizzo dei rifiuti che consentano di dismettere l’inceneritore e valorizzare altri settori come l’agroalimentare».

Secondo Luigi Lotto (Pd) la questione andava affrontata prima. «Oggi il dibattito non serve a nulla, si sarebbe dovuto affrontare sei anni fa nel momento in cui si stanziarono i fondi per l’opera e si approvarono i progetti esecutivi – ha detto Lotto – se esiste una motivazione valida per bloccare il progetto lo si dica, altrimenti non si può fare un dibattito politico a babbo morto. La discussione è inutile, rischiamo di dare la sensazione ai cittadini che vivono in quei luoghi che li vogliamo fregare». 

Il capogruppo del Centro Democratico Roberto Desini ha sottolineato la necessità di discutere in modo laico sul tema dello smaltimento dei rifiuti. «La realtà è che le discariche presenti in Sardegna sono quasi colme, hanno un’autonomia di 2 anni e mezzo». 

Desini ha poi invitato il Consiglio a mettere mano a un nuovo Piano dei rifiuti che individui una tariffa unica regionale per lo smaltimento: «Non capisco perché i centri virtuosi debbano pagare di più rispetto a chi non raggiunge livelli di raccolta differenziata accettabili – ha detto Desini – altra questione riguarda i costi: perché non ci si interroga sul fatto che con un termovalorizzatore pubblico si pagano 240 euro a tonnellata contro i 100 dei privati?».

Il consigliere di “Area popolare sarda”, Giorgio Oppi, è intervenuto per chiarire – così ha affermato – alcuni aspetti emersi nel corso del dibattito, in considerazione del ruolo di assessore dell’Ambiente ricoperto nella precedente legislatura. «Il revamping dell’impianto di Tossilo – ha dichiarato l’esponente della minoranza – è inserito nel piano regionale dei rifiuti approvato nella legislatura 2004-2009». Oppi ha quindi spiegato che il documento approvato su proposta della Giunta Soru, indica due centri per la termovalorizzazione: Macchiareddu (150.000 tonnellate\anno) e un altro di circa 100.000 tonnellate nel Nord Sardegna. «Lo stesso piano – ha aggiunto il consigliere Aps – prevede l’adeguamento dell’impianto di Macomer (60.000 tonnellate) e specifica il carattere di transitorietà degli impianti del centro Sardegna». Oppi ha quindi ricordato le “sollevazioni popolari” che impedirono l’individuazione del sito di Ottana ed ha sottolineato come siano stati gli enti del territorio, ad incominciare dalla Provincia di Nuoro, ad individuare il sito di Tossilo.

In ordine agli stanziamenti regionali, l’ex assessore dell’Ambiente della Giunta Cappellacci, ha ricordato i  20 milioni di euro del 2010 a valere sui fondi Por, l’ulteriore finanziamento di 47 milioni per i termovalorizzatori dell’Isola e un altro stanziamento triennale di ulteriori 22 milioni per la ristrutturazione dell’impianto di Tossilo. Girgio Oppi ha quindi invitato la Giunta e l’attuale assessore dell’Ambiente a fornire un quadro della situazione dei termovalorizzatori in Sardegna.

Il consigliere Gavino Sale (Irs-Misto) ha evidenziato che il “tema dei rifiuti” è un argomento da qualche tempo all’ordine del giorno e che “crea non pochi problemi”. «All’Avana – ha dichiarato Sale in riferimento ad una sua recente visita nella capitale di Cuba – ho chiesto le ragioni di un così efficiente sistema sanitario e la risposta è stata: perché abbiamo un popolo sano». «Noi sardi  – ha proseguito il consigliere della maggioranza – non siamo un popolo sano ma tra i più malati d’Europa e ne sa qualcosa il nostro Sulcis». Il leader di Irs ha quindi sottolineato la necessità di scelte strategiche e decisive ed ha definito la scelta del termovalorizzatore “una scelta medioevale”. «Bruciando i rifiuti – ha aggiunto Sale – non faremo altro che contribuire al baratro mondiale e io non voglio essere complice di questo crimine». «I comitati e tanti cittadini – ha dichiarato il consigliere – ci chiedono di prendere un’altra strada: di non bruciare». «Usiamo i denari pubblici per invertire la rotta – ha continuato – e portiamo la differenziata oltre la quota del 50% raggiunta in Sardegna, anche perché se ogni 100.000 tonnellate bruciate si creano 15 posti di lavoro, 45 con discarica ma con i moderni sistemi del riutilizzo dei rifiuti si creano 400 posti di lavoro ogni centomila tonnellate». Sale ha concluso chiedendo alla Giunta di rinviare la decisione sugli impianti di Tossilo e di rispettate le volontà dei territori e dei comitati interessati: non si può procedere senza un nuovo piano dei rifiuti.

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha ricordato l’obiettivo “rifiuti zero” delle politiche italiane e europee per ribadire che tale obiettivo deve essere perseguito nel corso della legislatura regionale («deve essere anche il nostro obiettivo e non quello di utilizzare la termovalorizzazione»). Il presidente della IV commissione ha ricordato le indicazioni contenute nel piano regionale rifiuti del 2008 ed ha evidenziato come nell’arco della precedente legislatura non si sia dato avvio neppure allo studio di fattibilità degli impianti del Nord Sardegna. «Tenere in piedi l’impianto di Macomer è dannoso – ha affermato Solinas – e sarebbe preferibile chiuderlo piuttosto che lasciarlo così come è». Il consigliere della minoranza ha sottolineato inoltre la partecipazione del primo firmatario della mozione alla Giunta regionale che nello scorso mandato ha deliberato i 45 milioni di euro per la ristrutturazione degli impianti di Tossilo. Solinas ha concluso facendo riferimento alla complessiva produzione di rifiuti in Sardegna ed ha affermato che «senza il termovalorizzatore nel Nord dell’Isola e senza la rivisitazione di quello di Tossilo resteranno 100.000 tonnellate/anno di rifiuti da smaltire».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha definito “giusto” il dibattito su un tema così delicato ed ha sottolineato come la discussione non serve per ricercare responsabilità e colpe ma a valutare soluzioni opportune dinanzi ad una serie di problemi evidenti. Quanto all’assenza di responsabilità da parte della Giunta in carica («porta avanti un processo già avviato nella scorsa legislatura», così hanno affermato alcuni esponenti della maggioranza) solo perché il revamping di Tossilo è stato finanziato nella scorsa legislatura, il consigliere dei Quattro Mori ha ricordato la revoca da parte della Giunta Pigliaru della delibera di approvazione del Piano paesaggistico varato dall’esecutivo Cappellacci. «Oggi – ha aggiunto Carta – non dobbiamo cercare le colpe di qualcuno ma dobbiamo domandarci se è giusto, dopo sei anni, ristrutturare e ampliare l’impianto di Tossilo». «Dobbiamo dimandarci – ha proseguito il consigliere Psd’Az – se i 45 milioni dis stanziamenti pubblici per Tossilo sono un investimento nell’interesse dei cittadini sardi oppure no». Carta ha concluso dichiarando contrarietà al potenziamento del termovalorizzatore di Tossilo ed ha auspicato che la Giunta si adoperi per la tariffa unica regionale per lo smaltimento e tenga conto delle contrarietà al termovalorizzatore espresse dalla Provincia di Nuoro, nonché dalla necessità di approfondimenti e studi proposti dalla Asl e dagli Enti Locali del Marghine.

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha evidenziato le generali criticità che investono la Sardegna sul tema dei rifiuti ed ha lamentato l’assenza di un moderno piano regionale dei rifiuti che sappia coniugare l’efficienza dei servizi con l’equità dei costi e la salubrità ambientale. «La tutela della salute dei cittadini è la priorità – ha affermato il consigliere della maggioranza – e la differenziata, il riciclo e il riuso sono gli obiettivi da perseguire, riducendo il bruciamento». Serve nuovo piano regionale dei rifiuti, strumento necessario per portare a soluzione l’ingiustificabile diseguaglianza dei costi tra i diversi territori. Usula ha quindi dichiarato di avere ben presenti le responsabilità di chi nel recente passato ha avuto responsabilità di governo ma ha affermato che «la fretta non può far ribadire i contenuti di un piano dei rifiuti datato 2008 e che risente di un ritardo culturale, di conoscenze e che dimostra nel momento stesso della sua riproposizione inadeguatezza e arretratezza». «In quegli anni – ha aggiunto il capogruppo Rosso Mori – era centrale il ruolo dei bruciatori e sebbene il termovalorizzazione venga prima della discarica è bene tenere presente che il sistema di bruciamento è al penultimo posto tra le opzioni per lo smaltimento dei rifiuti». «Giusto andare contro la discarica – ha proseguito il consigliere – ma ricordiamo che l’inceneritore necessità di una discarica per smaltire le ceneri ed a Tossilo si produrrebbero più ceneri pericolose e tossiche da conferire in discariche speciali». «Dove è dunque la visione moderna? – ha domandato Usula – ed anche da punto di vista economico su Tossilo ci sono tante perplessità se si considera che sono previsti 6 megawatt di potenza con una resa energetica del 25%. Cioè il 75% dell’energia prodotta con la combustione dei rifiuti andrebbe perduta».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha rivolto un ringraziamento al suo collega e compagno di partito, Luigi Crisponi, per aver portato all’attenzione dell’Aula un tema che non si riferisce solo all’affaire Tossilo ma che riguarda la gestione dei rifiuti in Sardegna. L’esponente della minoranza ha quindi lamentato l’assenza del piano regionale dei rifiuti ed ha evidenziato le difficoltà nel riconoscere le giuste premialità ai cosiddetti Comuni “ricicloni”, a fronte degli scarsi risultati nella raccolta differenziata registrati in alcuni grandi centri dell’Isola. A proposito dei termovalorizzatori, l’onorevole Dedoni si è soffermato sul dato del 40% di rifiuti che sono necessari per alimentare l’impianto. «Serve scardinare il sistema che ruota intorno ai rifiuti solidi urbani – ha concluso il capogruppo – ed il Consiglio non può nascondersi, né può nascondere ai sardi i problemi reali del termovalorizzatore di Tossilo. Incentiviamo politiche pulite e non quelle politiche sporche che hanno visto la Sardegna prendersi i rifiuti della Campania per dare da mangiare ai termovalorizzatori».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha in apertura ricordato la proposta di legge sui rifiuti presentata dal suo gruppo, dove si ipotizzavano soluzioni diverse. Ha detto poi “no” all’approccio ideologico sulla materia «perché non serve parlare di quello che poteva essere e non è stato; grazie invece all’assessore che ha mostrato sensibilità ed apertura al dialogo, è emerso con chiarezza che a fronte di dati e numeri certi c’è la volontà dell’esecutivo di non sottrarsi al confronto ed all’ascolto delle ragioni di tutti, ma resta comunque dirimente ripartire dall’attualizzazione del Piano regionale dei rifiuti, ormai ampiamente superato». «Sosteniamo perciò – ha aggiunto Cocco – la moratoria di 5 anni per gli impianti di tutta la Sardegna, una scelta con cui vogliamo chiudere una volta per tutte la pagina della termo-valorizzazione, del resto è la strada maestra che ci viene indicata dall’Unione europea: riduzione della quantità dei rifiuti e riciclo dei materiali». «Chiederemo quindi alla Giunta – ha concluso – un ordine del giorno con questi contenuti assieme ad una analisi epidemiologica seria sul territorio interessato dal progetto».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, ha affermato che la posizione del suo gruppo è molto chiara: «Siamo per la moratoria che ci metterebbe fra l’altro al riparo da ogni procedimento in corso e, nello stesso tempo, intendiamo dare attuazione al nuovo Piano dei rifiuti per intervenire sulla materia con una adeguata programmazione, senza dimenticare la posizione dei lavoratori della struttura, che vanno tutelati». Per noi questo resta il punto principale, ha ribadito con forza Arbau; «diremo “no” ad ogni fuga in avanti ancorata a programmazioni precedenti, il nostro gruppo è disponibile a ragionare su un ordine del giorno congiunto a condizione che si riporti al centro la programmazione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, ha definito la mozione «un atto doveroso del Consiglio nei confronti dei cittadini sardi, per la tutela della salute, dei loro risparmi e del loro futuro». «Gli obiettivi della Ue in materia di rifiuti – ha ricordato – fissano una soglia di riciclo al 60%, quindi non è pensabile smaltire ancora in modo massiccio con l’incenerimento perché significherebbe bruciare materie prime preziose per l’economia». «Stamane nel porto di Cagliari – ha aggiunto Rubiu – c’era una nave da crociera con 5000 persone a bordo, una piccola città che ricicla i rifiuti totalmente, il sistema idrico è alimentato dai rifiuti mentre plastica e vetro vengono scaricati a terra e venduti; se lo fanno le navi da crociera possono riuscirci anche i sardi, soprattutto pensando all’utilizzo del bene-rifiuto». «Va però riconosciuto – a giudizio di Rubiu – che questo è un obiettivo di lungo periodo che nell’immediato è difficile da realizzare per cui anche l’inceneritore di Tossilo dovrà essere costruito ma per imboccare poi una strada diversa: quella di produrre energia, reddito e sviluppo dai rifiuti, discorso da estendere anche agli appalti pubblici, ecco perché c’è bisogno al più presto di un nuovo Piano».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Antonello Peru.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, in apertura, ha osservato che «forse il dibattito ha confuso le idee più che chiarirle anche se il tema è complesso». Il Piano dei rifiuti, a suo giudizio, «va adeguato, aggiornato ed adattato alla nuova realtà ed i costi sono i veri temi centrali per le comunità, perché ora sono eccessivi e bisogna tendere alla tariffa unica». In concreto, il capogruppo del Pd ha, da un lato, ricordato gli obiettivi fissati dall’Unione europea e, dall’altro, quelli della differenziata in Sardegna di poco superiore al 50%, precisando che, quindi, «quello dei rifiuti zero è un obiettivo di medio e lungo termine che non si può realizzare in pochi giorni anche perchè la situazione sarda è, sotto questo profilo, a macchia di leopardo; a breve termine, bisogna stare con i piedi per terra, tenendo presente che il problema non è solo quello di Tossilo ma di una nuova pianificazione regionale». Cocco ha infine suggerito di predisporre un ordine del giorno finalizzato «ad avviare la nuova pianificazione, integrato da un approfondimento sulle tematiche legate alla salute dei cittadini».

L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, illustrando il parere della Giunta, ha citato sinteticamente la tappe principali dell’iter amministrativo del progetto, del quale ha ricordato le fasi «ad evidenza pubblica», respingendo radicalmente l’ipotesi che lo stesso abbia goduto di una «corsia preferenziale». «L’impianto – ha detto – trova giustificazione nell’esigenza di ammodernare quello precedente, obsoleto e dannoso per l’ambiente, e di ridurre il più possibile i rifiuti da conferire in discarica». «Le discariche della Sardegna – ha precisato l’assessore Spano – sono ormai vicine all’esaurimento con una disponibilità complessiva di circa 870.000 a fronte di una domanda molto superiore, per cui il dimensionamento dell’impianto impianto appare correttamente impostato sulla base delle esigenze attuali e future delle province di Nuoro, dell’Ogliastra e di Oristano; l’impianto esistente lavora appena 15.000 tonnellate di materiale ed i residui vanno mandati in discarica». «Quanto alla raccolta differenziata – ha proseguito l’esponente della Giunta – la Sardegna ha raggiunto nel 2013 la percentuale del 51% facendo registrare anche un calo della produzione dei rifiuti, dato che la colloca all’8° posto in Italia, al di sopra della media nazionale e davanti a molte Regioni del sud e del centro, tuttavia le proiezioni parlano chiaro: anche con un 75% di differenziata (che in Sardegna peraltro cresce solo del 2% annuo) e l’aumento dei comportamenti virtuosi, comunque l’impianto sarebbe giustificato». «Nel panorama europeo – ha affermato ancora l’assessore Spano – i termovalorizzatori sono essenziali per la produzione energia ed il superamento delle discariche, secondo un modello di buone pratiche che non esclude il riciclo e, stando alle previsioni nel breve e medio periodo, la Sardegna ha una quota di rifiuti del 35% che non potrà essere riciclata né mandata in discarica». Quanto alle problematiche legate alla salute, l’assessore ha dichiarato che l’impianto è progettato con le tecnologie di ultima generazione che riducono le emissioni dal 30 al 93%, a seconda delle sostanze considerate e, in ogni caso, le autorizzazioni rilasciate prevedono un monitoraggio sulla salute pubblica, attraverso interventi periodici effettuati da parte delle Asl, dell’Arpas e e dell’Istituto Zooprofilattico, mentre per quanto riguarda le tariffe è prevista una riduzione dagli attuali 199 euro a tonnellata a 120».

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi, in sede di replica, ha ringraziato i cittadini, gli amministratori e le associazioni che hanno tenuto vivo il problema, aggiungendo che «la discussione è servita per far emergere le scelte sbagliate della Giunta». Le  risposte dell’assessore Spano, ad avviso di Crisponi, «non sono sufficienti né per il Consiglio né per i cittadini, la Giunta in realtà non ha dato risposte, soprattutto per quanto riguarda la consultazione di esperti internazionali indipendenti di cui pure si è servita per problemi della sanità animale, quasi che quella umana fosse meno importante». Rivolto al capogruppo del Pd Pietro Cocco, che in qualche modo chiedeva alla Giunta di “rallentare”, Crisponi ha chiesto all’Esecutivo «la sospensione in autotutela del provvedimento, perché sono tanti i conti che non tornano; quello economico in raffronto a 45 milioni di investimento e, tantomeno, quello sulle garanzie per la salute dei cittadini». «La Giunta ha corso troppo velocemente – ha concluso Crisponi – ed al suo interno c’è stata maggioranza di semplici osservatori che non hanno fatto l’interesse delle popolazioni rendendosi complici di un autogoal clamoroso; la strada dell’ordine del giorno può essere percorribile ma è necessaria una sospensione dei lavori».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha sottolineato rivolto alla Giunta l’opportunità di un “rallentamento” ed ha chiesto una sospensione dei lavori per verificare se ci «sono le condizioni per un ordine del giorno unitario».

Alla ripresa il presidente annuncia ordine del giorno unitario che impegna la Giunta: affinché prima di intervenire in materia di gestione dei rifiuti, compresi i procedimenti su Tossilo, ponga in essere tutti gli adempimenti per l’effettuazione di campagne di monitoraggio sullo stato di salute della popolazione nell’area del Marghine nonché su opportuni indicatori biologici e dia corso in maniera celere all’aggiornamento del Piano regionale in materia di gestione dei rifiuti nonché a porre in essere in tempi rapidi il disegno di legge sul sistema di governo dei rifiuti.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, intervenendo sull’ordine dei lavori ha chiesto la messa in votazione della mozione n. 126 prima di procedere con l’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il presidente del Consiglio, dopo un breve consulto con gli uffici, ha quindi posto in votazione la mozione 126 che non è stata approvata con 32 voti contrari e 20 a favore.

Il consigliere del Partito dei Sardi, Augusto Cherchi (gruppo Soberania e Indipendentzia) ha domandato chiarimenti sul fatto che l’atto posto in votazione sia tale da interrompere una procedure amministrativa già avviata.

Il presidente del Consiglio ha quindi ricordato il pronunciamento di carattere politico che l’assemblea esprime attraverso l’ordine del giorno.  

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha annunciato che la minoranza non parteciperà alla votazione dell’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, è intervenuto per evidenziare e criticare con durezza il comportamento dell’opposizione: «E’ inaccettabile che abbandoni l’Aula dopo che siamo venuti qui a discutere di una loro mozione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha invitato al “rispetto delle decisioni di tutti” ed ha definito “inaccettabili” le considerazioni espresse dal capogruppo Pd, Pietro Cocco. «L’ordine del giorno l’ha scritto la Giunta – ha concluso Dedoni – e se vuole se lo voti».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha espresso disappunto per la decisione della minoranza di non partecipare al voto ed ha sottolineato che l’ordine del giorno era stato concordato con tutti i capigruppo.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha fatto notare all’Aula che il consigliere del Partito dei sardi, Augusto Cherchi, ha lasciato il Consiglio: «Confermando una volta di più che i problemi sono tutti all’interno della maggioranza». «Non partecipare al voto – ha concluso – è una scelta libera e democratica della minoranza come lo è quella dell’onorevole Augusto Cherchi».

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini ha ricordato l’accordo di carattere politico raggiunto in conferenza di capigruppo sull’ordine del giorno.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha definito “legittimo” il comportamento della maggioranza che può decidere quali atteggiamenti politici adottare sui singoli punti all’ordine del giorno, ed ha invitato la Giunta ad esprimere il parere su documento posto in votazione.

L’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano, ha dichiarato: «La Giunta ritiene che non sia prerogativa né della Giunta e né del Consiglio intervenire sui procedimenti amministrativi in corso e pertanto si rimette all’Aula».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’ordine del giorno Cocco Pietro e più, «in merito alla realizzazione di una linea di termovalorizzazione presso il sistema dei rifiuti di Macomer-Tossilo» che è stato approvato per alzata di mano.

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L’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, ha illustrato in commissione Sanità la delibera con cui si assegnano alle aziende sanitarie risorse per circa 36 milioni di euro per l’esercizio 2013. Le aziende sanitarie sarde potranno contare su 36 milioni di euro di risorse per l’annualità 2013, rimodulate in modo da poter essere impiegate a seconda delle necessità di ciascuna azienda.

Nel suo intervento Arru ha spiegato che la rimodulazione, prevista da una delibera di Giunta del 5 marzo scorso, consiste sostanzialmente nello spostamento dei fondi dalla performance dei direttori generali a una destinazione senza vincoli, «sia per consentire alla aziende di fare fronte a situazioni di difficoltà anche per il pagamento dei debiti commerciali, sia per evitare il paradosso di performance magari positive in termini di bilancio ma senza un riscontro con il livello dei servizi forniti all’utenza». «Fermo restando – ha detto ancora l’assessore – che per il futuro i criteri di assegnazione delle risorse saranno profondamente modificati coerentemente con la riforma del sistema sanitario regionale che è già stata avviata».

Dopo la relazione dell’assessore, hanno preso la parola i consiglieri regionali Daniela Forma (Pd), Augusto Cherchi (Soberania-Indipendentzia), Luca Pizzuto (Sel), Edoardo Tocco e Alberto Randazzo (Forza Italia), Lorenzo Cozzolino (Pd), Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) e Rossella Pinna (Pd). Tutti, con sottolineature diverse, hanno auspicato l’individuazione di criteri ispirati ai principi di premialità per le aziende virtuose e di penalizzazione per quelle che non raggiungono gli obiettivi nell’ambito dei quali, anche alla luce della riforma, dovrà però essere affermata sia la centralità dei livelli di assistenza che dei servizi forniti all’utenza. L’on. Rosella Pinna, in particolare, ha chiesto il rinvio del voto relativo al parere sulla delibera, che la commissione ha condiviso. Il presidente della commissione, Raimondo Perra, ha quindi riconvocato la commissione a domicilio, presumibilmente per la prossima settimana.

Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato con 33 voti favorevoli e 18 contrari il DL n.130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”, meglio noto come nuovo Piano Casa.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale dell’art. 29 (“Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica”) del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 228 ma, dopo aver constatato la mancanza del numero legale, ha sospeso la seduta per trenta minuti.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha votato e respinto l’emendamento n.228 e, a seguire gli emendamenti nn. 508, 509, 510, 511, 392 e 393.

Sull’emendamento n. 509, annunciando il voto contrario, il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha sottolineato che «questa mattina si arriva alla fine di un iter legislativo molto complesso che però ha consentito alle due coalizioni principali di confrontarsi nel merito ed individuare in alcuni casi significative occasioni di convergenza». Si tratta di un approccio utile, ha aggiunto, «ed è auspicabile che prosegua sulla scia di esempi virtuosi come, ad esempio, quello della vendita degli immobili abbandonati e degradati ad un euro, per favorire sia il recupero dei fabbricati che la realizzazione di progetti strategici pubblici o di partenariato pubblico-privato».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il Consiglio ha approvato il testo dell’art. 29 con 29 voti favorevoli, 17 contrari ed 1 astenuto.

Successivamente il presidente ha avviato la discussione generale dell’art. 30 (“Disciplina transitoria”).

Il consigliere Alessandra Zedda, vicecapogruppo di Forza Italia, ha ribadito il giudizio negativo del suo gruppo sulla legge, aggiungendo in particolare che «le disposizioni transitorie, soprattutto al comma 3 dell’articolo, provocheranno il blocco di ogni attività attraverso un emendamento della Giunta che farà slittare tutto alla nuova legge urbanistica». Siamo contrari a questa eventualità, ha spiegato la Zedda, «perché riteniamo siano necessarie norme di equilibrio ispirate a principi di ragionevolezza ed equità finalizzate, da un lato, alla tutela del bene paesaggistico e, dall’altro, al rispetto di legittime esigenze dei privati che hanno sottoscritto accordi vincolanti con la pubblica amministrazione, come peraltro confermato da alcune pronunce della giurisprudenza». Inoltre, l’esponente di Forza Italia, ha richiamato l’attenzione della Giunta e della maggioranza sul fatto che, «anche in conseguenza della cancellazione del vecchio art. 12 della legge 4/2009, si determineranno sia un ulteriore vuoto normativo che, potenzialmente, gravi danni a tanti privati che hanno presentato progetti strategici investendo un grande volume di risorse; è prevedibile, quindi, che da tale situazione nascano  contenziosi in sede giudiziaria». Non essendoci iscritti a parlare il presidente ha messo in discussione gli emendamenti.

L’emendamento soppressivo totale 229 è stato respinto dall’Aula e così gli emendamenti 366, 367.

Approvato invece l’emendamento 72 (Francesco Agus e più), soppressivo del comma 3 dell’articolo 30.

Il presidente ha poi messo in votazione il testo dell’articolo 30, che è stato approvato.

L’assessore Cristiano Erriu ha riferito di interlocuzioni tra i gruppi per proporre un emendamento orale sul termine per il posizionamento delle strutture per la balneazione nel caso in cui il Comune non si sia ancora dotato del Piano di utilizzo del litorale.

Il testo recita così: “Le disposizioni regolanti il funzionamento delle strutture a servizio della balneazione in assenza di Pul entrano in vigore dal 31 dicembre 2016. In via transitoria il permesso di costruire per la realizzazione delle strutture può avere durata non superiore a quella della stagione balneare”.

L’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) ha chiesto una breve sospensione dei lavori per la verifica dell’emendamento annunciato dall’assessore all’Urbanistica. Alla ripresa, l’Aula ha approvato l’emendamento.

L’on. Roberto Desini (Centro democratico) ha illustrato un emendamento orale sulla certificazione energetica degli edifici e l’on. Carta (Psd’Az) ha chiesto che l’onere sia trasferito in capo ad Area. Sul punto l‘assessore Erriu ha detto: “Non sono in grado di dare un parere positivo per ragioni di copertura finanziaria”. Gli emendamenti sono stati respinti.

Approvato l’emendamento 632 (Giuseppe Fasolino e più) e anche il 93, modificato dal 632 appena approvato.

Il vice presidente Eugenio Lai ha aperto dunque la discussione sull’articolo 31 (abrogazioni) che abroga alcuni articoli di leggi regionali precedentemente approvate, in modo da non creare difformità con le norme comprese nel testo in esame. In particolare l’articolo abroga gli articoli 12, 13 e 14 bis della legge 23 /1985 (norme in materia di controllo dell’attività urbanistico-edilizia, di risanamento urbanistico e di sanatoria di insediamenti ed opere abusive, di snellimento ed accelerazione delle procedure espropriative), gli articoli principali della legge 4 del 2009, ossia la legge sul Piano casa, e l’art. 17 (disposizioni urbanistiche a favore di portatori di handicap gravi) della legge Finanziaria del 2007 e la legge sul golf ( n. 19/2011).

Per Marco Tedde (Forza Italia) è importante arrivare a un riordino delle norme, soprattutto per quanto riguarda l’articolo 20 (Interventi di incremento volumetrico delle strutture destinate all’esercizio di attività turistico-ricettive). In particolare, secondo Tedde, non è corretto consentire gli interventi di ampliamento se si ha una struttura entro i 300 metri dal mare e non a chi è oltre i 300 metri. Il consigliere ha annunciato un emendamento orale per creare «una situazione di giustizia formale».

Il vice presidente Lai ha invitato Tedde a formulare il suo emendamento che sarà discusso alla fine dell’articolo. E’ quindi intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia) il quale si è detto contrario a quanto previsto dal comma 5, ossia l’abrogazione del parere della Regione per la realizzazione degli edifici in “agro con volumi superiori a 3000 metri cubi”. «Non ci sembra coretto – ha detto – credo che si debbano coordinare meglio le politiche di verifica e controllo».

Per Oscar Cherchi (Forza Italia) si sta eliminando il cuore della legge 4. «Siamo contrari a questo articolo – ha detto – in quanto non condividiamo l’atteggiamento di questo Consiglio regionale, della Giunta e della maggioranza che hanno cambiato il percorso di un Piano casa che ha già dato risultati importanti». Per quanto riguarda il comma 5 ha poi aggiunto: «Non capiamo perché si voglia togliere il controllo della Regione visto che si tratta di insediamenti importanti». Cherchi si è detto contrario all’emendamento orale sulle aree attrezzate, perché non attinente a un articolo abrogativo. In conclusione Cherchi ha espresso giudizio negativo sul comma 4 che abroga la legge sul golf.

D’accordo anche il vice capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda: «L’articolo 31 abroga il più importante articolo della legge 4 che ha avuto con un impatto socioeconomico importante». Per Zedda: «Creiamo un vuoto normativo, lascerete il territorio privo d’indirizzo e creerà dei problemi per chi ha già sostenuto piani strategici già concordati con i comuni». L’esponente di minoranza ha rivolto poi un appello all’assessore Erriu affinché intervenga per concedere alle attività che si trovano sul litorale di Cagliari di avere il tempo di realizzare i necessari adeguamenti al Pul. La Zedda ha spiegato che il Pul impone l’immediato adeguamento, senza deroga, con investimenti immediati in un momento di difficoltà economica come quello che sta attraversando tutta la Sardegna, Cagliari compresa.

Per Antonello Peru (Forza Italia) «l’articolo 31 all’articolo abroga leggi e articoli della precedente 4. Articoli che davano organicità e qualificavano l’obiettivo della legge 4. Non solo. Abroga una legge intera: la legge 19, la legge sul golf, una legge che non ha avuto seguito e che viene abrogata per un pregiudizio ideologico». Poi i dati. «Il turismo golfistico nel mondo cresce dell’8 per cento – ha spiegato Peru –  e genera 40 miliardi di euro grazie a 70 milioni di golfisti. C’è un contenitore che già esiste e dove la Sardegna poteva e può entrare per le condizioni climatiche favorevoli e la posizione geografica dell’Isola». Peru ha poi aggiunto: «Il golfista consuma 4 volte di più del turista medio e si trattiene 7 giorni contro i 4 medi, in Spagna genera 3 miliardi di euro di fatturato. Questi sono i numeri importanti – ha continuato – che la Sardegna poteva auspicare, con una destagionalizzazione turistica importante». Si tratta, ha detto Peru «di una legge che poteva veramente generare ricchezza in un territorio che soffre. Una legge che rispettava l’ambiente. L’abrogazione della legge esprime la volontà di andare contro la Sardegna e i sardi. Noi quindi siamo contrari».

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e aperto le votazioni. Dopo aver approvato il testo dell’articolo, sono stati approvati gli emendamenti aggiuntivi 138 (della Giunta) che dopo il comma 1 aggiunge il comma 1 bis che abroga gli articoli 4 e 5 della legge regionale 1 luglio 1991, n. 20 (Norme integrative per l’attuazione della legge regionale n. 45 del 1989, concernente: Norme per l’uso e la tutela del territorio regionale) e successive modifiche e integrazioni, l’emendamento 630 all’emendamento 113 (Giunta) che aggiunge l’articolo 31 bis. Disposizioni transitorie in materia di impianti eolici. In particolare questo testo, approvato con 28 voti favorevoli e 18 contrari, prevede che: “1. Nelle more della revisione del Piano paesaggistico regionale, conformemente ai principi espressi dalla Corte Costituzionale, secondo cui nella localizzazione degli impianti da fonti rinnovabili non è consentito adottare misure volte a precluderne in maniera generalizzata la realizzazione, non trova applicazione l’articolo 112, secondo comma, delle norme tecniche di attuazione del Piano paesaggistico regionale primo ambito omogeneo. 2. La Giunta regionale approva, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, una deliberazione contenente l’individuazione delle aree e dei siti non idonei all’installazione degli impianti eolici e le linee guida per il loro corretto insediamento”. Il Consiglio regionale ha poi approvato con 43 voti favorevoli e 3 contrari, l’emendamento orale presentato da Antonio Solinas (Pd), presidente della Quarta commissione, a cui ha chiesto di apporre la firma Pietro Pittalis, a nome del gruppo di Forza Italia. Il testo prevede che “al termine dell’articolo 31 è aggiunto il seguente testo: 1. Sono aree di sosta di autocaravan e di caravan omologati a norma delle disposizioni vigenti le aree destinate esclusivamente al parcheggio degli stessi mezzi per un periodo massimo di 48 ore consecutive. 2. Sono aree attrezzate per la sosta di autocaravan e di caravan omologati a norma delle disposizioni vigenti le aree dotate di appositi impianti di smaltimento igienico-sanitario, atti ad accogliere i residui organici e le acque chiare e luride raccolte negli appositi impianti interni di detti veicoli. 3. I comuni, nel rispetto delle norme vigenti e degli atti di pianificazione sovraordinati, individuano e regolamentano all’interno del proprio territorio le aree per la sosta e le aree per la sosta attrezzata di autocaravan e caravan”.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’articolo 32 (disposizioni finali ed entrata in vigore) e i relativi emendamenti.  

Acquisiti i pareri di Commissione e Giunta, il presidente Ganau ha aperto la discussione.

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha duramente criticato la scelta di Giunta e maggioranza di cancellare “con un atto violento” la legge sul Golf, approvata nella precedente legislatura.  «Non avete avuto la capacità di ascoltare con il cuore le sollecitazioni e i suggerimenti che sono arrivati dalla minoranza, non avete mostrato interesse agli indirizzi progressisti per uno sviluppo serio dell’Isola. La cancellazione della legge sul golf è un misfatto».

Per Ignazio Locci (Forza Italia), il Dl 130 riapre la possibilità di realizzare impianti ad energia rinnovabile, parchi eolici e serre fotovoltaiche. «Alcune forze politiche che hanno attaccato il Governatore oggi votano per la riapertura di parchi energetici da fonti rinnovabili in deroga al Piano Paesaggistico regionale – ha detto Locci – è doveroso sottolinearlo. Ora rimane il nodo delle direttive che la Giunta dovrà approvare. Speriamo che, nel rispetto delle regole del libero mercato, non si apra la strada a speculatori senza scrupoli».

Gigi Ruggeri (Pd) ha invece difeso l’impianto della legge. «E’ una norma che va verso la semplificazione – ha detto Ruggeri – la differenza rispetto al precedente Piano Casa è data dai limiti di costruzione nell’agro e dal divieto di edificare entro i 300 metri dal mare. Altro punto qualificante è il limite assoluto agli incrementi volumetrici dentro l’edificato».

Ruggeri ha poi riconosciuto la «funzione anticrisi» svolta dal Piano Casa negli ultimi anni denunciandone però limiti evidenti: « l’operazione andava regolamentata per impedire casi come quello dell’Auchan di Sassari che ha realizzato un incremento volumetrico di 17000 mq».

Il consigliere del PD ha poi criticato l’atteggiamento ostruzionistico dell’opposizione manifestando la necessità di una modifica del Regolamento interno. Occorre trovare una sintesi che garantisca l’opposizione ma, allo stesso tempo, permetta alla maggioranza di andare avanti nel suo programma di Governo».

Durissima la replica del capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis. «Non si può tollerare l’atteggiamento di chi è stato silente per tutta la discussione della legge e poi si alza per fare la morale su come si lavora in Aula. L’on. Ruggeri non riuscirà mai a mettere il bavaglio a questa opposizione».

Pittalis si è detto contrario a una modifica del Regolamento interno. «Lo si vuole cambiare per non farci parlare e per far approvare le nefandezze che avete fatto passare con questa legge (deroghe al PPR, ritorno all’eolico). Tollero tutto ma non che ci si limiti nell’esercizio della democrazia». 

Il presidente Ganau ha invitato tutti i consiglieri a mantenere toni più bassi. «Siamo alla conclusione di un iter che ha garantito il confronto tra le parti – ha sottolineato il presidente del Consiglio – tutti hanno svolto il proprio ruolo nel modo migliore».

Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo totale n.231 che è stato respinto dall’Aula. Bocciati anche gli emendamenti soppressivi parziali n.380 e 381.

Si è quindi passati alla votazione del testo dell’art. 32 che ha ottenuto il via libera con 28 voti a favore e 17 contrari.

Successivamente sono stati presentati due emendamenti orali, uno da parte della Giunta e un altro da parte del consigliere Marco Tedde (Forza Italia).

L’emendamento dell’esecutivo, illustrato dall’assessore Cristiano Erriu, modifica l’art 11 del Dl 130 e stabilisce che “in ogni caso di mancato rispetto dei tempi per il rilascio del permesso di costruire si forma il silenzio inadempimento e l’interessato può avanzare istanza alla direzione generale competente in materia urbanistica della Regione per l’intervento sostitutivo”. La correzione – ha detto Erriu – serve a rendere più fluida l’applicazione della norma. L’emendamento orale all’art. 11 Giunta è stato approvato con 28 voti a favore.

Bocciato invece l’emendamento orale dell’on. Tedde (25 contrari, 21 a favore) che chiedeva una modifica dell’art 20 per consentire agli alberghi che hanno pertinenze entro e oltre i 300 metri dal mare di realizzare strutture per servizi.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), preannunciando il voto contrario, ha detto che «l’opposizione ha provato a contrastare le tante oscenità che contiene e qualcosa è stata modificata grazie al nostro apporto, piccoli miglioramenti che però non possono giustificare un parere positivo; la maggioranza ha messo le lancette dell’orologio indietro di tre anni, lo pensiamo noi e lo pensano l’opinione pubblica, il modo del lavoro e delle categorie produttive». Spero, ha aggiunto Cherchi, «che non si parli ancora di tasselli e che la maggioranza si assuma le proprie responsabilità per non aver approvato quelle norme organiche che davvero servono alla Sardegna; basta con le finte genialate, non siete né salvatori della Patria né moltiplicatori di pani e pesci».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd), favorevole, ha sottolineato che la legge «è frutto del laborioso impegno dell’assessore della Giunta e del Consiglio, l’avvio di un processo di riforma complessiva del settore urbanistico, non solo la riscrittura del piano casa ma la prima pietra di un nuovo sviluppo del domani». La nuova legge urbanistica in particolare, secondo Cozzolino, «farà fare un salto di qualità al settore nel segno della sostenibilità; la Sardegna vive un momento difficilissimo in cui bisogna andare oltre l’emergenza per esprimere ogni potenzialità di sviluppo, attraverso la riduzione del consumo del territorio nel rispetto delle vocazioni per evitare danni incommensurabili». Abbiamo un grande patrimonio che vogliamo conservare, ha concluso il consigliere del Pd, «valorizzando tradizione e modernità, una progettualità pubblico privata per rilanciare i nostri centri storici e l’agro con criteri di efficienza, sicurezza, superamento barriere architettoniche».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), contrario, ha citato in apertura alcuni dati economici, evidenziando che «la Sardegna è dietro alla Romania ed alla Bulgaria con il Medio campidano che è perfino dietro la Grecia, i nostri giovani vanno fuori e imprese portano i libri in tribunale, la gente pensa che politici sono tutti ladri ed incapaci». Per queste ragioni, ha proseguito Cossa, «ci voleva una risposta diversa che riconoscesse l’importanza dell’edilizia in Sardegna e rilanciasse davvero il settore». Semplicemente, ha precisato esponente dei Riformatori, «sarebbe bastato semplificare il ginepraio di norme che soffoca la materia; la maggioranza ha messo questa legge prima di quella sugli enti locali e sulla sanità pensando di fare una grande legge sull’edilizia, invece ha messo in  piedi un apparato che sembra fatto apposta per complicare la vita delle persone, non per i passaggi sui 300 metri o per il grave errore della soppressione della legge sul golf o sull’agro, ma perché è infarcita di pasticci».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), favorevole, ha ricordato che «la legge ha iniziato il suo percorso il 13 marzo, causalmente nello stesso momento dell’elezione di Soru che ha aleggiato a lungo in quest’Aula, forse immeritatamente perché alla fine la responsabilità è tutta dei consiglieri, mentre l’assessore ha tentato stoicamente di superare certi limiti del dibattito consiliare introdotti per colpa della maggioranza». Nel merito, ad avviso di Locci, «c’è stata molta propaganda per mandare messaggi ambientalisti all’esterno, ma la legge non servirà a questo e nemmeno a rilanciare il settore dell’edilizia in Sardegna, senza dimenticare la gravissima complicazione delle procedure tanto è vero che nell’entrata a regime della norma emergeranno grandissime difficoltà di applicazione».

Il consigliere Rossella Pinna (Pd) ha detto di essere «una di quelle silenti di cui ha parlato Pittalis ma condivido con accenti diversi le preoccupazioni di Ruggeri perché molto spesso i lavori dell’Aula hanno restituito ai Sardi l’immagine di una casta chiusa dentro il palazzo, di un Titanic dove si continua a suonare mentre il mondo crolla; alcune parti della legge sono state positivamente condivise e tuttavia non appare più differibile intervenire sul regolamento sia per snellire i lavori Consiglio che per dare alla Sardegna le riforme di cui ha bisogno». Il punto più qualificante della legge, a giudizio della Pinna, «è che si abbandona il concetto conosciuto di piano casa per affermare una nuova idea di agro e paesaggio con limite dei 300 metri, e la densificazione dell’esistente, si traccia un confine e si disegnano i tratti principali di una nuova urbanistica organica e di un testo unico sull’edilizia, nell’ottica di un processo di semplificazione che i cittadini attendono».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna), contrario, ha fatto una sorta di bilancio del mese di lavoro del Consiglio, mettendo in evidenza che «nonostante la maggioranza si lamenti del tempo perso in realtà l’opposizione ha svolto un ruolo utilissimo; i continui emendamenti dimostrano che legge era pasticciata e non aveva fatto il giusto percorso in commissione». Il testo, ha continuato Truzzu, «è stata migliorato in alcuni punti, gli stessi rilevati da ampi settori dell’opinione pubblica, in altre parole siamo arrivato ad un piatto forse un po’ più digeribile ma non è quello che interessa ai sardi; l’immagine del Titanic che qualcuno ha evocato regge fino ad un certo punto perché all’esterno, invece, molti si sono resi conto dell’inutilità di questa legge perché aumenta la burocrazia, frutto dell’atteggiamento di chi non vuole ascoltare chi sta fuori e nemmeno chi ha dato il consenso al centro sinistra».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), contrario, ha affermato che «il percorso tormentato della legge non è attribuibile all’opposizione ma al fatto che il testo è nato male e gestito peggio dalla maggioranza; ne è venuto fuori un prodotto contraddittorio, lo pensano anche alcuni della maggioranza salvo poi votarla come ha fatto il consigliere Sale». Nel merito, ha osservato Tedde, «è piena di errori macroscopici a cominciare dalla mancata proroga della legge 4/2009 che avrebbe rappresentato il miglior ponte verso la legge urbanistica, rivendichiamo comunque alla nostra parte il miglioramento alcuni aspetti francamente ottusi come quello contro gli alberghi oltre i 300 metri, e siamo sicuri che la Sardegna ha capito e capirà ancora di più dopo la pubblicazione della legge».

Il consigliere Alessandra Zedda, sempre di Forza Italia, ha paragonato la legge alla favola della volpe con la pancia piena per affermare che «la legge avrà pesanti ripercussioni negative per la stessa maggioranza che l’ha voluta, mentre l’opposizione rivendica il merito dei miglioramenti ottenuti in coerenza con le domande espresse dalla società sarda».

Il consigliere Antonello Peru, anch’egli di Forza Italia, si è detto «convintamente contrario ad una legge senza corpo, senz’anima e  senza cuore, che non rilancerà il settore, non riqualificherà il patrimonio edilizio, non riordinerà il tessuto urbanistico, frenerà la corsa all’efficienza energetica dei fabbricati, vanificherà i risultati ottenuti dal piano casa con circa un miliardo di investimenti privati». La verità, ha sostenuto Peru, «è che non avete sentito i sardi, salvo qualche suggerimento, solo per un pregiudizio ideologico, dimenticando che l’ambiente non è appannaggio del centro sinistra, come ha dimostrato la recentissima vicenda della centrale di Fiumesanto».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, Forza Italia, annunciando il suo voto contrario ha dichiarato che, anche a livello personale, si è impegnato a fondo per migliorare la legge «ed in effetti rispetto a come era arrivata in Aula è migliorata; vuol dire che da parte nostra non c’era ostruzionismo ma un invito alla riflessione, invito che perfino qualcuno della maggioranza ha mostrato di raccogliere ed anche l’assessore ha mostrato una certa capacità di ascolto». Tuttavia, ha concluso Fasolino, «restiamo convinti che la strada maestra per rimettere in moto l’economia della Sardegna fosse quella di prorogare il vecchio piano casa per arrivare in tempi brevi ad una nuova legge urbanistica».

Per l’on. Luigi Lotto (Pd) “il voto favorevole a questa legge deriva da tante considerazioni, la prima delle quali è stata la necessità di approvarla perché si erano create le condizioni. La nostra risposta non è stata la semplice proroga del Piano casa ma anche ad altre esigenze che la Sardegna ha. Certo, mancano ancora le risposte fondamentali sul futuro dell’urbanistica sarda. Avremo occasione per discuterne e per dare risposte più puntuali”.

Invece, per l’on. Stefano Tunis (Forza Italia) “vale la pena di ricordare che avevamo detto che non sarebbe stata una buona legge. Infatti, grazie al duro lavoro di questa assemblea la legge è sensibilmente migliorata anche grazie all’apporto non secondario di regia dell’assessore e grazie al lavoro dell’opposizione. Non era chiusa in questo palazzo la casta ma in un appartamento qui nei pressi, con le tapparelle abbassate. Ogni volta che potete voi manifestate un atto di sudditanza totale alla classe burocratica e accademica che vi comanda. Avete scelto di essere dei piccoli interpreti”.

L’on. Cesare Moriconi (Pd) ha detto: “E’ evidente che su questa materia i due schieramenti la pensano diversamente, facciamocene una ragione. Questa legge raggiunge un equilibrio possibile su temi delicati e ci porta all’obiettivo del rilancio del comparto edile e della riqualificazione del patrimonio immobiliare della Sardegna, seguendo anche l’obiettivo dell’efficienza energetica. Insomma, una legge che risolve tanto, non consuma suolo e non compromette comunque nulla”.

L’on. Giuseppe Meloni (Pd) ha sostenuto che “non da questa legge possiamo aspettarci molti risultati, serve per tenere a galla un settore dell’economia. Ma tutti ci attendiamo qualcosa di importante dalla nuova legge urbanistica e in particolare una nuova disciplina delle zone F e dell’adeguamento dei Puc al Ppr”.

Secondo l’on. Modesto Fenu (Zona franca) “questa è una legge tecnica migliorata dal contributo dell’opposizione. Se questa legge fosse rimasta un po’ di più in commissione non sarebbe stato male. Imparate ad ascoltare i portatori di interesse che stanno qui fuori: sono tutti preoccupati”.

Per l’on. Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) “in questo mese e mezzo di dibattito sul Piano casa sono emerse tante indicazioni utili ma molto si è perso per strada”. Invece, l’on. Dedoni (Riformatori) ha detto che “se questo è il concetto base che porta a compimento l’azione politica siamo in piena contraddizione”.

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas che, in premessa, ha ringraziato la minoranza per il lavoro svolto in Commissione e in Aula.

Solinas ha difeso la legge e si è detto convinto che molte critiche cadranno una volta che la norma entrerà a regime. «Non è una legge contro i cittadini – ha detto Solinas – viviamo vicino alla gente e conosciamo i problemi». Poi, rispondendo al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha detto che sull’eolico non si è cambiata idea ma «c’è solo il rispetto della sentenza europee». Riguardo alla legge sul golf, Solinas ha infine ricordato che il centro sinistra ha sempre avversato il provvedimento: «crediamo che non abbia prodotto nulla e per questo andava cancellata».

Roberto Desini, capogruppo del Centro Democratico, si è detto dispiaciuto per la mancata approvazione della legge entro il 31 dicembre dello scorso anno.  «Forse sarebbe stato meglio prorogare il Piano Casa per approfondire meglio alcune tematiche e garantire il pieno coinvolgimento degli Enti Locali – ha rimarcato Desini – voteremo a favore perché siamo parte integrante della coalizione ma per leggi così importanti serve una riflessione più approfondita».

Desini ha poi ricordato le diverse posizioni del Centro Democratico, rispetto alla maggioranza, sulle costruzioni nell’agro e gli incrementi volumetrici in Zona F. «Abbiamo un’idea chiara – ha detto il capogruppo del Cd – per spirito di coalizione ci siamo adeguati. Nella prossima legge urbanistica servirà un atteggiamento diverso da parte della maggioranza».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, dopo aver annunciato il suo voto contrario si è detto convinto che solo il tempo potrà consentire di dare un giudizio definitivo sulla legge. Carta ha poi bocciato la proposta di modifica del Regolamento interno: «non serve cambiare le regole,  è necessario invece rendere più rapida l’azione di governo della Giunta regionale».

Secondo Daniele Cocco (Sel) non sarà questa la norma che dirimerà i problemi dello sviluppo della Sardegna.  «La speranza è che la prossima legge urbanistica dia l’input allo sviluppo. Il paesaggistico è stato aggredito in passato da scelte politiche scellerate». (Psp)

E’ poi intervenuto il capogruppo di Assemblea popolare, Gianluigi Rubiu, secondo il quale il Dl 130 inserisce solo limiti e restrizioni, «è un attacco all’economia sarda e colpisce settori trainanti come edilizia, turismo, servizi e agricoltura». Rubiu ha poi aggiunto: «La vostra visione, incentrata sulle limitazioni e sui vincoli, non vi ha permesso di pensare al futuro, nonostante i nostri continui tentativi di miglioramento della legge. Ci teniamo a ribadire  – ha concluso – che ambiente e paesaggio sono per noi risorse fondamentali, ma servono anche strutture e servizi per poterle fruire».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha definito la legge migliorativa rispetto al precedente Pieno casa. «Annuncio il voto favorevole mio e del gruppo del Pd. Stiamo votando una legge per l’edilizia, che è una legge di passaggio tra il vecchio piano casa e la nuova legge urbanistica che stiamo preparando e che arriverà in aula entro la  fine dell’anno».

Per il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis «alcuni colleghi della maggioranza hanno cercato di giustificare il loro voto a favore, altri hanno puntato il dito contro il ruolo dell’opposizione. Vi ricordo che il presidente del centrosinistra a vinto le elezioni, ma i partiti del centrodestra hanno preso più voti rispetto a quelli del centrosinistra e non siamo qui soltanto a fare da spettatori perché noi rappresentiamo la maggioranza dei sardi». Pittalis ha poi aggiunto: «Con questa legge avete perso l’occasione di rilanciare un settore, quello edilizio, fatto per la maggior parte da piccoli artigiani. Avete perso la possibilità di dare risposta ai sardi». Per l’esponente della minoranza «questa legge serve a creare un danno e una mole di contenziosi. Poi non lamentiamoci».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola all’assessore Cristiano Erriu: «La Giunta e io personalmente abbiamo avvertito da subito le difficoltà di raggiungere un equilibrio tra le tante esigenze che emergevano dai diversi territori, enti, associazioni e cittadini. Quella raggiunta con il DL 130 è la soluzione migliore possibili». E ha aggiunto: «Non ci sono valori moderati, ma un’azione politica decisa per moderare il conflitto e lo scontro alla ricerca di un interesse generale e del bene comune. Si tratta di una legge equilibrata che vuole dare risposte». Erriu ha poi concluso: «Do atto all’opposizione di aver fatto da pungolo e da supporto e quando ho ritenuto ragionevole la proposta l’ho accolta».

Concluse le dichiarazioni di voto ha chiesto la parola il consigliere Alessandra Zedda, Forza Italia: «Colgo l’occasione, vista la presenza del presidente, per manifestare forte preoccupazione in ordine alle notizie sulla possibilità di trasferire nella nostra Isola una parte degli immigrati sbarcati stamattina. Sono state già state avvertite le Asl. La Sardegna non è in grado di accoglierli».

Il presidente Ganau ha aperto la votazione finale sulla legge che è stata approvata con 33 voti favorevoli e 18 contrari.

Consiglio regionale 42 copia

La seduta del Consiglio regionale di ieri sera è iniziata con l’esame dell’ordine del giorno a cominciare dalla proposta di legge n° 190 (Cocco Pietro, Pittalis e più) – “Disposizioni urgenti in materia di enti locali e disposizioni varie”, sottoposta all’Aula in base all’art. 102 del regolamento (Iscrizione immediata all’ordine del giorno) dopo aver ottenuto il consenso unanime della conferenza dei capigruppo. Il presidente ha quindi avviato la discussione generale sulla proposta, dando la parola al capogruppo del Pd Pietro Cocco, primo firmatario del provvedimento.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sottolineato la condivisione del provvedimento da parte di tutti i capigruppo, aggiungendo che «si tratta di un passaggio dovuto a seguito delle iniziative di riordino delle autonomie locali avviate sia dal Parlamento che dalla Regione». «Lo scopo – ha chiarito Cocco – è quello di fare in modo che le province sarde siano rinnovate tutte con lo stesso sistema; inoltre, in questo provvedimento, abbiamo inserito sia una modifica finanziaria 2015 per incrementare le risorse a favore del servizio di trasporto dei disabili per l’annualità 2014 che una proroga delle graduatorie vigenti per altri 3 anni».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sottolineato l’importanza di «salvaguardare da una parte la continuità amministrativa e dall’altra l’occupazione sia nelle province esistenti che in quelle commissariate, in coerenza con il voto referendario espresso dai cittadini». «Ora inoltre – ha aggiunto Tocco – la Regione dovrà farsi carico di dare continuità anche ai servizi erogati alle comunità territoriali; esiste, fra i tanti, un problema di scarsità di risorse e anche per questo occorre governare con determinazione l’attuale fase di transizione, operando in modo rigoroso per redistribuire il gran numero di competenze che in passato sono state svolte dagli enti intermedi».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha affermato che la situazione della Sardegna è per molti aspetti particolare, «una sorta binario parallelo in cui si trovano alcune province sarde rispetto ad altre, mentre in altre parti del territorio nazionale la cosiddetta legge Delrio viene applicata». Tuttavia, ha proseguito, «anche la Sardegna dovrà tener conto della Delrio, anche perché nella nostra Regione trovano già applicazione tutte le clausole negative a cominciare da quelle finanziarie; dopo il recente maxi taglio nazionale di un miliardo, in Sardegna si è aperto un buco di circa 50 milioni, secondo le prime stime». Se non vi farà fronte  a questa emergenza, ha avvertito Agus, «in Sardegna fra qualche mese saranno a rischio molti servizi essenziali e soprattutto la stabilità del personale, come sta già succedendo in molte realtà del territorio nazionale». «Il testo – ha concluso Agus – è un atto necessario che sana una parte dei problemi aperti dal referendum di due anni fa, di cui forse gli stessi promotori non erano pienamente consapevoli».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha detto di essere molto combattuto «pur non essendo un tifoso della province, perché il vero problema è quello di mettere al centro esigenze e bisogni dei cittadini e dei dipendenti di queste amministrazioni pubbliche». «La Sardegna – ha sostenuto – doveva fare una legge molto prima evitando i commissariamenti a la situazione di incertezza che ne è seguita; i commissari forse non sono la soluzione giusta perché commissariare è sempre una sconfitta, fermo restando che l’ alternativa potrebbe essere solo quella di far eleggere quattro consigli provinciali e non è detto che sarebbe una alternativa tragica, non dimentichiamo che i problemi che abbiamo di fronte non sono colpa dei cittadini ma del Consiglio regionale».

Per Salvatore Demontis (Pd), l’approvazione del provvedimento in discussione rappresenta un obbligo per il Consiglio. «Dopo il via libera alla legge “Delrio” sarebbe schizofrenico indire nuove elezioni provinciali – ha detto Demontis – per farlo, occorrerebbe inoltre ridisegnare le circoscrizioni elettorali».

L’esponente della maggioranza ha poi rimarcato la difficile situazione in cui si trovano gli enti intermedi: «Le province sono in pre-dissesto finanziario. Lo Stato, nelle more della riforma Delrio, ha ritenuto di dover prelevare dalle province importi così elevati che non consentono più la loro sopravvivenza».

Demontis ha poi sottolineato la paradossale condizione in cui si trovano le province sarde, «senza risorse ma costrette ad esercitare le loro funzioni», e l’inopportunità di continuare a drenare risorse regionali: «Si rischia un prelievo forzoso da parte dello Stato».

Demontis ha quindi evidenziato la necessità di trovare una soluzione al problema in attesa della riforma degli enti locali e del trasferimento delle funzioni alle Unioni dei Comuni. «Al momento – ha concluso il consigliere del Pd – non rimane che il commissariamento che non deve essere necessariamente affidato ai presidenti in carica».

Di grave ritardo nella discussione del provvedimento ha parlato invece Marco Tedde (Forza Italia).  «La legge in discussione denota carenza di programmazione – ha affermato Tedde – l’Aula nei mesi scorsi è stata impegnata nella riforma della sanità che ha portato solo ad un aumento di costi. Il riordino delle province sarebbe dovuto arrivare entro l’8 aprile. La realtà è che oggi siamo costretti a rincorrere una “normicchia” per evitare di andare a votare per le province in scadenza».

Il consigliere azzurro ha poi rivendicato il senso di responsabilità delle opposizioni che hanno dato parere favorevole alla procedura d’urgenza (prevista dall’art. 102 del Regolamento) per la discussione del provvedimento. «Se non fosse stato così – ha concluso Tedde – ci troveremmo nel caos più totale. La legge non è perfetta ma si potrà correggere grazie ad alcuni emendamenti».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha espresso forti perplessità per il ricorso alla procedura d’urgenza. Il consigliere di minoranza ha stigmatizzato l’atteggiamento assunto dalla Regione che, nonostante la possibilità di legiferare autonomamente in materia di enti locali, ha preferito fare riferimento alla riforma “Delrio”.

«Siamo ancora una Regione autonoma? – si è chiesto Cherchi –. Qual è la necessità di legiferare? Se dobbiamo adeguarci a una norma nazionale che bisogno c’è di arrivare con questa urgenza in Aula?». Cherchi ha quindi lanciato una provocazione alla Giunta regionale: «Presidente Pigliaru, convochi i comizi elettorali – ha detto Cherchi – così capiremo in che modo lo Stato si pone nei confronti della Sardegna».

L’esponente azzurro ha quindi ribadito la necessità di affrontare la questione relativa al personale delle province e ai servizi assicurati dagli enti intermedi. «Vista la confusione sull’argomento e vista la presentazione di alcuni emendamenti che stravolgono il testo originario – ha concluso Cherchi – è forse il caso di fermarsi per valutare attentamente che cosa portare avanti».

Di “atto di responsabilità” da parte del Consiglio ha parlato il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau. «L’ipotesi di andare alle urne per eleggere nuovi consigli provinciali non è percorribile – ha detto il consigliere di maggioranza – i sardi si sono pronunciati chiaramente per l’abolizione delle province». Secondo Arbau, l’imperativo della politica è adesso la costruzione di un breve interregno in attesa della riforma degli enti locali. «Non bisogna sprecare tempo né pensare a transumanze di personale – ha spiegato Arbau – ci sono già le strutture che devono essere messe a disposizione dei comuni».

Michele Cossa (Riformatori sardi) ha invitato il Consiglio ad approvare in tempi rapidi una riforma coraggiosa. «In attesa del riordino degli enti locali, il minimo che si può fare è commissariare gli enti per evitare la beffa delle elezioni – ha sottolineato Cossa – l’obiettivo però deve essere quello di ridisegnare il sistema delle autonomie locali». Secondo il consigliere dei Riformatori sardi, il Consiglio deve utilizzare quest’occasione per mettere in piedi un sistema moderno, capace di sperimentare e di dare risposte  alle esigenze del territorio. «Occorre favorire la semplificazione degli assetti istituzionali e della vita dei cittadini – ha affermato Cossa – ai commissari deve essere dato un mandato specifico in ordine alla liquidazione delle province e in ordine alla messa a regime della riforma che verrà effettuata. Liquidazione non può significare massacro. Lo Stato ha condannato a morte per asfissia, non tanto le province, quanto i servizi che le province devono assicurare. La transizione deve essere morbida».

Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, ha affermato che le province nelle condizioni in cui si trovano non hanno più senso di esistere ed ha rivolto accenti polemici a le forze politiche che, a suo giudizio, con il referendum abrogativo del 2013 hanno tentato di cavalcare l’onda del malcontento e del populismo nell’Isola. Il consigliere della maggioranza ha sottolineato l’assenza di un modello istituzionale alternativo a quello degli Enti intermedi ed ha auspicato che non si commettano ulteriori errori sul tema delle province. Desini ha concluso esprimendo favore al commissariamento in vista dell’attesa riforma del sistema delle autonomie locali.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu, che ha illustrato “le buone ragioni” che stanno alla base della decisione di procedere con i commissariamenti delle province di Sassari, Nuoro, Oristano e Cagliari «qualora in una data compresa tra la data di entrata in vigore della legge e il 15 giugno 2015 si verifichi la scadenza naturale del mandato degli organi delle province o altri casi di cessazione anticipata del mandato degli organi provinciali».

L’assessore ha quindi spiegato che per far coincidere le elezioni amministrative della Sardegna con quelle del resto d’Italia, che si svolgeranno presumibilmente il 31 maggio, e far sì che gli organi provinciali vengano eletti con il nuovo sistema elettorale (elezione di secondo grado), la legge di riforma del sistema delle autonomie locali della Sardegna dovrebbe entrare in vigore in tempi brevissimi, in difetto della quale l’indizione dei comizi elettorali dovrebbe riguardare anche l’elezione diretta degli organi provinciali, che produrrebbe l’effetto di rinviare sine die l’attuazione del processo riformatore in atto. Si aggiunga, ha proseguito Cristiano Erriu, che qualora si dovesse procedere con la tradizionale elezione del presidente e dei consigli provinciali, nell’Isola ci sarebbero quattro province commissariate (Gallura, Medio Campidano, Sulcis e Ogliastra) e altre quattro amministrate da organismi eletti direttamente.

In merito alla impossibilità di far sopravvivere le attuali province, l’assessore ha ricordato il taglio di circa 50 milioni di euro complessivi all’intero sistema degli enti intermedi in Sardegna ed ha rimarcato l’urgenza della riforma del sistema delle autonomie locali, anche per rassicurare i tanti lavoratori delle amministrazioni provinciali e garantire ai diritti la certezza nelle erogazione dei servizi che stanno attualmente in capo alle province.

A conclusione dell’intervento dell’assessore Erriu, il presidente del Consiglio ha concesso la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha chiesto al presidente Ganau di accordare quindici minuti di sospensione per una verifica degli emendamenti presentati al testo sottoscritto da tutti i capigruppo del Consiglio.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è rivolto al presidente per domandare, nel corso della eventuale sospensione dei lavori, la convocazione della conferenza dei capigruppo.

Il presidente del Consiglio ha prima posto in votazione il passaggio agli articoli della Pl. 190 che è stato approvato ed ha quindi dichiarato sospesi per quindici minuti i lavori ed ha convocato la capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau (La Base), ha annunciato il ritiro dell’emendamento aggiuntivo n. 4 all’articolo 3.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi sospeso la seduta per consentire il riordino degli emendamenti presentati.

Ripresi i lavori, il presidente Ganau ha ricordato gli emendamenti all’articolo 1 (scadenza mandato organi provinciali e nomina commissari): il n. 9; 5; 3; 1; 8 ed ha chiesto il parere della Giunta. L’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha espresso parere favorevole agli emendamenti 3; 5; 8; mentre ha invitato i proponenti al ritiro dell’emendamento 9 ed ha dichiarato parere contrario all’emendamento n. 1.

Il consigliere del Pd, Lorenzo Cozzolino, ha annunciato il ritiro dell’emendamento 9 e il presidente del Consiglio ha messo in votazione l’emendamento n. 5 (Cozzolino e più) che al comma 1 dell’articolo 1 aggiunge la seguente dicitura: «All’amministrazione straordinario sono attribuiti i poteri previsti dall’ordinamento in capo al presidente della provincia, giunta e consiglio provinciali». L’emendamento specifica inoltre che l’indennità corrisposta all’amministratore straordinario della provincia è «equivalente alla retribuzione lorda spettante al dirigente al vertice dell’Ente» e stabilisce che l’amministratore straordinario «provvede ad assicurare la continuità dell’espletamento delle funzioni già svolte dalla Province, in particolare provvede a “prorogare i servizi e i contratti per le tipologie di lavoro flessibile in essere fino al 31 dicembre 2015». L’emendamento è stato quindi approvato con 30 favorevoli e 22 contrari.

Il presidente ha quindi posto in votazione l’emendamento n. 3 (Cozzolino e più), sostitutivo totale dell’articolo 1 che di fatto supera la nomina dei commissari (previsto nel testo originario) con la nomina di amministratori straordinari delle Province «qualora in una data compresa tra la data di entrata in vigore della presente legge e il 15 giugno 2015, si verifichi la scadenza naturale del mandato o altri casi di cessazione anticipata del mandato degli organi provinciali nonché la scadenza delle gestioni commissariali». L’emendamento che riscrive l’articolo 1 della proposta di legge n. 190 stabilisce che i commissari nominati ai sensi della legge 15\2013 decadono entro 30 giorni dall’approvazione della legge e la Giunta, su proposta del presidente della Regione, dispone con propria deliberazione la nomina degli amministratori straordinari delle province. L’emendamento è stato approvato con 30 voti a favore e 22 contrari.

L’Aula ha invece respinto con votazione a scrutinio segreto (18 sì e 31 no) l’emendamento n. 1 (Rubiu e più) che puntava a garantire nei Comuni al di sotto dei 3.000 abitanti la ricandidatura dei sindaci anche per il quarto mandato.

Approvato con 48 voti e favore e uno contrario l’emendamento aggiuntivo n. 8 (Daniele Cocco, Sel) che aumenta da 8 a 10 i membri del Consiglio nei Comuni con popolazione fino ai 1.000 abitanti.

Il presidente, non essendoci iscritti a parlare e non essendo stati presentati emendamenti all’articolo 2, che modifica il comma 11 dell’articolo 30 della legge finanziaria 2015, l’ha posto in votazione ed è stato approvato con 49 sì e 2 no.

Ritirati gli emendamenti n. 6, 7 e 4, il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 7 (Ruggeri e più) che all’articolo 3 (Proroga efficacia graduatorie concorsi per assunzioni di personale) aggiunge un comma che così recita: «Per le aziende sanitarie, le aziende ospedaliere e le aziende ospedaliero-universitarie della Sardegna, poiché rientrano tra le amministrazioni pubbliche che hanno subito limitazioni delle assunzioni, si applica altresì l’articolo 4, comma 4 del decreto legge 31.08.2013, n. 101, convertito nella legge 30 ottobre 2013, n. 125». L’emendamento è stato approvato con 51 favorevoli e un voto contrario.

Approvato di seguito l’articolo 4 (entrata in vigore) il presidente ha aperto la votazione finale che ha avuto il seguente risultato: presenti, 53; votanti, 52; favorevoli, 33; contrari, 19.

L’Aula è quindi passata all’esame della mozione n. 82 Sulla mancata ratifica da parte dello Stato italiano della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie”.

Il presidente Ganau ha dato la parola al primo firmatario del documento, il consigliere dei Rossomori Paolo Zedda che, in premessa, ha ricordato il travagliato iter della Carta Europea delle lingue stipulata a Strasburgo il 5 novembre del 1992 e ancora non ratificata dal Parlamento italiano.

Nel suo lungo intervento in sardo, Zedda ha sottolineato l’importanza della Carta per la protezione e promozione delle lingue storiche regionali e di minoranza e il suo ruolo fondamentale nella conservazione e nello sviluppo delle tradizioni e del patrimonio culturale europeo.

«La Carta – ha ricordato l’esponente della maggioranza – indica gli obiettivi e i principi che gli stati si impegnano a applicare a tutte le lingue minoritarie esistenti sul loro territorio e individua una serie di misure per agevolare l’uso delle lingue regionali o di minoranza in settori cruciali della vita pubblica quali l’insegnamento, la giustizia, le autorità amministrative e i servizi pubblici, i media, le attività e le strutture culturali, la vita economica e sociale e gli scambi transfrontalieri».

Zedda ha poi ricordato il tentativo andato a vuoto nella scorsa legislatura per la ratifica della Carta da parte del Parlamento e la nuova proposta all’esame della Commissione congiunta di Camera e Senato.

«E’ necessario adesso far sentire la nostra voce perché si arrivi alla ratifica della Carta delle lingue – ha detto Zedda – ciò consentirebbe di avere strumenti più efficaci per l’attuazione delle politiche linguistiche». Zedda ha quindi auspicato l’approvazione di un ordine del giorno unitario da parte del Consiglio «Su chi domandaus innoi, impari cun totu is sardus chi dd’ant nau in manera crara – ha detto il consigliere dei Rossomori –  est unu caminu lestru e chi s’arribbit a una lei de ratifica cun formas de tutela prus artas po sa lingua sarda cunfromma a cantu previdint is atras leis statalis e regionalis (Ciò che chiediamo qui, insieme a tutti i sardi che si sono espressi in modo chiaro, è un iter più veloce e che si arrivi a una legge di ratifica con forme di tutela più alte per la lingua sarda rispetto a quanto previsto dalle leggi statali e regionali)».

Il presidente Ganau ha quindi annunciato la presentazione di un ordine del giorno e dato la parola al consigliere di Forza Italia Marco Tedde. «Quella in discussione è una mozione necessaria – ha affermato Tedde – la riproposizione di un’analoga mozione presentata nel 2012 dall’on. Amadu. E’ evidente che lo Stato italiano è in notevole ritardo. Attendiamo che i colleghi del Parlamento assolvano al loro compito».

Il consigliere azzurro ha poi invitato la Giunta a promuovere un’azione forte nei confronti del Governo e del Parlamento «perché si arrivi a una ratifica della Carta in tempi rapidi» e segnalato una lacuna della mozione: la mancata previsione tra le lingue da tutelare del catalano di Alghero, indicato tra le lingue da proteggere  sia dalla legge nazionale 482/99 che dalla legge regionale 26/97.

Anche il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha svolto il suo intervento interamente in lingua sarda sottolineando la necessità di esprimersi e di utilizzare più frequentemente l’idioma isolano nelle sedi istituzionali. «Est bellu a intendere sos pitzinnos allegare in sardu, nois semus fachende sa cosa zusta ma in su coro tenimus abberu sa limba? Ite cherimus faghere? Unu populu chena una limba no esistit (E’ bello sentire i bambini parlare in sardo, noi stiamo facendo la cosa giusta ma nel nostro cuore teniamo davvero alla lingua? Che cosa vogliamo fare? Un popolo senza lingua non esiste)».

Carta ha quindi sollecitato l’Aula a prestare più attenzione alla questione linguistica: «La mozione è giusta, l’ordine del giorno va bene – ha concluso il consigliere sardista – stiamo però dietro la lingua, usiamola e incoraggiamo i sardi a parlarla e a insegnarla ai figli».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ricordato i gravi ritardi accumulati sul versante della lingua sarda. «Siamo ancora fermi al 2000, data in cui l’Italia firmò la Carta delle lingue. Da allora non si sono fatti progressi nel riconoscimento del nostro idioma». Dedoni ha quindi sottolineato l’importanza della tutela del sardo «che ci identifica come nazione, seppur nazione senza Stato» e la necessità di riaffermare la specialità della Sardegna.

«La scuola fa poco per la tutela della cultura sarda – ha detto Dedoni – abbiamo una storia non spiegata, non è chiaro che cosa rappresenta la Sardegna nel Mediterraneo. La nostra specialità dobbiamo difenderla con le unghie. Il dirigente scolastico regionale, per giurisprudenza, è soggetto agli indirizzi politici dell’assessore regionale alla cultura».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al primo firmatario della mozione Paolo Zedda per l’illustrazione dell’ordine del giorno. Zedda ha espresso soddisfazione per l’unità d’intenti manifestata dall’Aula sul tema e ribadito i concetti già espressi nel precedente intervento.

Ganau ha poi dato la parola all’assessore alla Cultura, Claudia Firino,per il parere della Giunta.

Firino ha ricordato i passi compiuti dall’esecutivo regionale per l’ottenimento da parte dello Stato di una maggiore tutela della lingua sarda e delle sue varianti. «La tutela comunitaria è importante perché contiene gli indirizzi più avanzati in materia di promozione linguistica – ha detto l’assessore – poche settimane fa vi è stato un trasferimento dallo Stato alla Regione delle competenze per l’attuazione della legge 482. La Regione programmerà e gestirà fondi per la tutela della lingua. Ciò favorirà una messa a sistema dell’insegnamento del sardo. Uno dei criteri per considerare una lingua viva è il numero di persone che la parlano. Questi strumenti consentiranno di ampliare la platea dei parlanti».

Al termine del suo intervento, Firino ha assicurato l’impegno della Giunta perché il processo di ratifica della Carta avvenga nei tempi più brevi possibili.

Per dichiarazione di voto è poi intervenuto il consigliere sardista Christian Solinas che ha proposto un’integrazione dell’ordine del giorno per il riconoscimento insieme al sardo e al catalano delle altre parlate alloglotte (tabarchino, gallurese e sassarese).

Sulla proposta il presidente Ganau ha chiesto il parere del consigliere Zedda che ha spiegato i motivi della mancata previsione delle parlate di Carloforte, Sassari e della Gallura tra le lingue da tutelare: «La Carta Europea dice che i dialetti delle lingue non territoriali non possono essere ammessi in questa forma di tutela».

Modesto Fenu (Zona Franca) ha espresso parere favorevole per un’integrazione dell’ordine del giorno e chiesto una breve sospensione dei lavori per concordare un testo. Il presidente Ganau ha quindi sospeso la seduta. Alla ripresa dei lavori, il consigliere Christian Solinas ha riproposto un emendamento orale che ribadisce la valenza del tabarchino, gallurese e sassarese come riconosciuto dalla legge regionale n. 26 e ottenuto un’integrazione dell’ordine del giorno.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il documento che chiede al Parlamento:

a) Prevedere all’interno della Carta un innalzamento del livello di tutela in particolare nei settori dell’insegnamento e dell’informazione per garantire un’effettiva salvaguardia della lingua sarda e del catalano di Alghero;

b) Di procedere con urgenza a completare l’iter parlamentare per la ratifica da parte dell’Italia della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie.

L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.

Il presidente Ganau ha comunicato che all’ordine del giorno figura la mozione 116 (Piscedda e più) sul “Piano di sviluppo dell’aeroporto di Cagliari-Elmas” ed ha quindi dato la parola al primo firmatario, il consigliere del Pd Valter Piscedda.

Nel suo intervento Valter iscedda ha spiegato che il Piano di sviluppo aeroportuale dell’aeroporto di Elmas ricade in piccolissima parte nel comune di Cagliari e prevede, invece, un ampio processo di espansione verso il centro abitato di Elmas attraverso l’esproprio oneroso di aree private. Il consigliere ha poi lamentato, citando gli articoli 117 e 118 della Costituzione che «questa vicenda non siano stati applicati il principio di sussidiarietà e leale collaborazione, anche in senso dinamico con una rete di accordi ed intese; se il Piano venisse realizzato nella versione proposta avrebbero un forte impatto su Elmas e sulla popolazione residente». «Bisogna tener conto inoltre – ha aggiunto Piscedda – che non solo i terreni a disposizione dell’Enac sono triplicati in questi anni, passando da 75 ettari a 284, ma anche del fatto che altri 160 ettari sono passati dal demanio militare a quello civile; c’è insomma una larga disponibilità di aree pubbliche e non si comprende la necessità di acquisire altre aree private».

Siamo consapevoli che sviluppo è necessario, ha concluso l’esponente del Pd, «chiediamo solo che la Regione non conceda il via libera nella prossima conferenza di servizi del 31 marzo ed avvii un tavolo di concertazione per modificare il Piano, senza oltretutto allungare nemmeno i tempi perché piano è ancora in itinere».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha detto di aver ascoltato il discorso del collega Piscedda «con attenzione e con un approccio laico ma sembra un ricorso al Tar; gli argomenti sembrano solidi ma nascoste sotto certe tecnicalità ci sono cose da approfondir perché la decisione della Giunta non riguarda solo la comunità di Elmas ma tutta la Sardegna». L’l’aeroporto, ha osservato, «sta programmando il suo sviluppo per renderlo compatibile con le previsioni di traffico che dovrebbero raddoppiare passando da 3 milioni e mezzo a 6 milioni e mezzo; meglio un confronto con le parti interessate, sentendo l’Enac e la società di gestione dell’aeroporto in commissione».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «il problema sollevato dal collega Piscedda non è cosa da poco ma è altrettanto vero che non si può affrontare un tema così complesso con una mozione, è una di quelle operazioni di cui la politica dovrebbe occuparsi il meno possibile lasciando il campo a rigorose valutazioni tecniche, fermo restando che la cittadinanza però va difesa e tutelata». Oggi, ha continuato, Cagliari è l’aeroporto più grande delle Sardegna, è uno scalo internazionale, è  al 10° posto fra i 35 grandi scali nazionali, non possiamo rinunciare ad un processo di sviluppo e a collegarci con tutto il mondo». «E’ un’operazione – ha concluso Crisponi – da prendere con le pinze e ci voglio professionisti molto attenti, altrimenti ci dovremo occupare ben presto della solita commedia all’italiana con risvolti molto drammatici».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha riconosciuto che «Elmas subisce molte conseguenze negative dalla presenza dell’aeroporto e ricava assai poco ma siamo in presenza di un progetto strategico di grandissima importanza per la Sardegna e ci vuole davvero un supplemento di istruttoria approfondendo il problema in tutte le sue parti».

L’assessore dei Trasporti Massimo Deiana ha dichiarato che «si tratta di un tema da tempo alla nostra attenzione e la nostra posizione è stata già espressa dalla Giunta; è vero in altre parole che si prevede una espansione del traffico ma è anche vero che il traffico non viene determinato dal progetto, perché lo scalo già oggi potrebbe sopportare un volume di traffico di 5 milioni di passeggeri». «Non c’è poi – ha assicurato Deiana – nessuna contrarietà ma si guarda anzi al progetto con grande interesse, però è stato già segnalato che lo sviluppo della struttura si può realizzare sacrificando la minor porzione di territorio possibile del comune di Elmas che, effettivamente sopporta la servitù ma non ha ritorni. Occorre quindi tutelare tutte le esigenze in gioco e su questo c’è un confronto in corso con le parti interessate, senza dimenticare che, in effetti, l’oggetto del contendere riguarda forse appena il 10% del progetto; mozione può essere perciò uno stimolo a proseguire su questa strada equilibrata, razionale e sostenibile».

Il consigliere Valter Piscedda (Pd) ha ringraziato tutti i consiglieri per gli interventi ed ha precisato che «non dobbiamo rinunciare né allo sviluppo né al Piano, ma il progetto deve essere sostenibile anche per la comunità; stiamo chiedendo non di fermarlo o rallentarlo ma solo di cambiarlo anche perché l’iter ha seguito un percorso istituzionale largamente incompleto, serve un supplemento di istruttoria per poter ragionare con tutte le carte in tavola senza posizioni preconcette, tenendo conto anche del fatto che siamo in un’area di grande pregio ambientale».

Conclusa la discussione generale, il presidente Ganau ha chiesto ai consiglieri di iscriversi a parlare per eventuali dichiarazioni di voto.

Il consigliere Christian Solinas, capogruppo del Psd’Az, ha annunciato che non parteciperà alla votazione perché, ha sottolineato, «l’argomento non ha nulla di legislativo».

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca) ha detto che «è giusto ascoltare un amministrazione locale ed un rappresentante dello Stato che altri organi dello Stato hanno deciso di ignorare ed è necessario riflettere sulle ragioni sacrosante di tutela di una comunità, ma ci sono interessi strategici della Sardegna ma non è possibile liquidare certi argomenti con una mozione, sarebbe più utile una mediazione prima di dividersi su un voto, nel qual caso non parteciperei».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau ha annunciato il voto favorevole. «In questa vicenda – ha affermato – non c’è niente di localistico, c’è un autorità romana che va contro gli interessi di una comunità».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha auspicato di non essere stato frainteso: «Tutte le parti possono avere buone ragioni e da sindaco Piscedda ha agito correttamente ma è vero che il Consiglio non ha potuto effettuare gli approfondimenti che una questione di tale importanza richiede, sentiamo in commissione le parti interessate, altrimenti non parteciperemo al voto».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha messo l’accento sul fatto che «Piscedda ci ha posto il problema di una comunità che ospita una delle più grande strutture della Sardegna, un problema da consiglieri regionali e da amministratori locali, ma la mozione lascia margini di intervento e di modifica sui quali si può lavorare, con riferimento ai primi due paragrafi troppo divisivi, mentre il resto è giusto e ragionevole».

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha detto che «Piscedda va ringraziato per la passione e per l’impegno, sono favorevole sia perché è una posizione coerente con i principi di crescita sostenibile che fanno parte del programma di governo sia perché c’è tutto il tempo per rivedere accordi e procedure, l’Enac non può farla da padrone in Sardegna, impedirlo significa dare senso e significato alla parola autonomia alla quale teniamo moltissimo».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha definito il dibattito «un paradosso, un tema così importante viene banalizzato troppo, la Giunta ha altre materie su cui far sentire la propria voce, va riconosciuto che nello specifico Piscedda ha difeso giustamente la sua comunità ma il Consiglio ha diritto ad una sua valutazione che non può essere affrettata; non parteciperemo al voto».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha osservato che «Piscedda ha parlato con chiarezza, il problema non è solo del sindaco di Elmas è un problema di tutta la Sardegna; stiamo discutendo di una mozione, e niente più, con cui si chiede che la Regione Sardegna possa dire la sua e confrontarsi con le altre parti interessate, niente di straordinario anzi dovrebbe essere la normalità».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la mozione, che il Consiglio ha approvato con 27 voti favorevoli e 4 astenuti.

Al termine dello scrutinio il presidente ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno questa mattina alle 10.00.