Nel 2013 oltre 3mila cessazioni e un saldo negativo di 1.300 imprese. Confartigianato Sardegna: «Peggio del 2012: ultimi in Italia. Politica insensibile».
Sono 3.093 le imprese artigiane della Sardegna che nel 2013 hanno cancellato la propria posizione dagli Albi delle Camere di Commercio. Di queste, solo 1.800 hanno trovato la forza di reagire mentre le altre 1.293 che non hanno riaperto, purtroppo, vanno ad accumularsi a tutte quelle che dal 2007 sono state “espulse” dai circuiti produttivi sardi.
Nella classifica nazionale, la Sardegna chiude all’ultimo posto con un tasso di mortalità imprenditoriale del -3,22% contro una media italiana del -1,39% e un tasso del 2012 del -2,54%.
Sono questi i dati che emergono dal rapporto Movimprese di UnionCamere, sulla “Natalità e mortalità delle Imprese nel 2013″.
«E’ una situazione devastata e devastante – afferma Luca Murgianu, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – peggiore anche del 2012 che, almeno qui nell’Isola, non pare vedere la fine. Le imprese artigiane ormai sono carne da macello per una pubblica amministrazione insolvente, per una burocrazia devastante, per le tasse tentacolari e per una politica impalpabile e insensibile. Questi numeri, rappresentano il fallimento di un “sistema Sardegna” che negli anni è peggiorato e non ha dato scampo a migliaia di attività produttive e a decine di migliaia di persone che vi lavorano.»
Nella classifica di Movimprese, le province sarde occupano le posizioni di retrovia con Oristano al 100esimo posto su 105 posizioni e Nuoro al 102 posto. In generale Nuoro perde 291 imprese, ovvero il 3,97% del proprio tessuto artigiano , Sassari cede 425 imprese, -3,00%, a Cagliari ne scompaiono 447, il -2,95% mentre Oristano il saldo si attesta sul -130 imprese, il – 3,75%.
«Se questo è il segnale che arriva dal 2013 – riprende Murgianu – per il 2014 non ci aspettiamo nulla di nuovo. Anche perché non c’è impresa che non abbia visto intaccata la propria solidità: questo non da ora, dai decenni passati. Alcuni indicatori parlano di una “ripresina” ovvero di una crescita dello 0,01% ma questo, ovviamente, non potrà bastare a vedere un ennesimo segno “meno” nelle statistiche future.»
«La politica, sia quella nazionale e che regionale, – prosegue il Presidente di Confartigianato – avrà il compito durissimo, e che dovrà essere formidabile, di ricreare un contesto favorevole alle attività produttive, senza il quale l’inversione di tendenza sarà ardua. E’ assolutamente indispensabile intervenire drasticamente sul taglio della burocrazia, applicare le norme velocizzare i pagamenti della pubblica amministrazione attuando le leggi già esistenti, potenziare gli strumenti sulla “fiscalità di vantaggio”, coinvolgere e ascoltare le imprese e dire basta ai provvedimenti tampone e non strutturali.»
Poi Murgianu punta il dito sul Governo Nazionale. “La politica nazionale continua a schiaffeggiare le imprese; è quello che accade anche adesso per esempio con i carrozzieri, che hanno iniziato l’ennesima vertenza con lo Stato a tutela degli interessi del consumatore, della sicurezza stradale e sui luoghi di lavoro, e a salvaguardia di una categoria che in Sardegna vede attive oltre 1.200 imprese, che danno lavoro, tra diretti e indotto, a oltre 7.000 addetti. Bene: per la politica sono diventati invisibili: questa è una cosa gravissima”.
Murgianu annuncia anche che 18 febbraio, con Rete Imprese Italia, Confartigianato sarà a Roma per una grande manifestazione attraverso la quale chiedere al Governo un deciso cambio di rotta.
«Il mondo dell’impresa diffusa, dell’artigianato e del terziario di mercato – conclude Murgianu – rappresenta il tessuto produttivo dell’Italia. Dal futuro di questo sistema di imprese dipende il futuro del Paese. Per questo, le imprese vogliono esprimere il profondo disagio per le condizioni di pesante incertezza in cui sono costrette ad operare ma anche avanzare concrete proposte di rapida attuazione che possano evitare il declino economico e ripristinare un clima più positivo e di maggior fiducia nel futuro.»