26 September, 2024
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Con la legge di stabilità 5/2017 la Regione Autonoma della Sardegna, su fondi dell’assessorato ai Beni culturali, ha deciso di supportare finanziariamente l’attivazione del Cineporto della Fabbrica del Cinema a Carbonia. Un luogo artistico e culturale che sia in grado di potenziare le attività della Fabbrica del Cinema attraverso la promozione, in particolare, della cultura audiovisiva, anche in ambito didattico e produttivo. Scopo del Cineporto sarà dunque quello di dare ai bisogni culturali del territorio la possibilità di incontrarsi e incrociarsi con l’esigenza e la scoperta di nuove risorse, umane e territoriali, legate alla formazione e alla produzione cinematografica e culturale.

L’iniziativa è stata presentata oggi, mercoledì 5 dicembre, durante una conferenza stampa in Consiglio regionale a cui hanno partecipato, insieme al direttore del Csc di Carbonia della Società Umanitaria – Fabbrica del Cinema Paolo Serra, il presidente della Regione Francesco Pigliaru, l’assessore regionale ai Beni culturali Giuseppe Dessena, i consiglieri regionali Luca Pizzuto, Pietro Cocco, Francesco Sabatini, Eugenio Lai, Paolo Zedda e Daniele Cocco.

I primi interventi che portano all’attivazione del Cineporto sono il corso pratico di cinema “Filmare e comunicare per promuovere e sviluppare il territorio” (che comincia a Carbonia il 15 dicembre) e la rassegna itinerante “L’impegno, il viaggio, il mito” (a Carloforte, Masainas e Giba dal 9 dicembre). In prospettiva anche la progettazione di tre produzioni audiovisive legate al territorio, l’acquisto di attrezzature tecniche e il completamento della Sala Cinematografica della Fabbrica del Cinema.

Si tratta quindi dell’avvio di un percorso che porti alla messa a sistema dei bisogni culturali del territorio legati alla filiera audiovisiva, per sviluppare così un comparto che può rappresentare un’alternativa di sviluppo per il territorio. 

Ecco nel dettaglio le principali azioni che danno avvio alla costituzione del Cineporto:

 L’attivazione di un workshop pratico di Cinema dal titolo “Filmare e comunicare per promuovere e sviluppare il territorio”, corso pratico di Cinema in quattro moduli (il primo avrà esecuzione immediata entro il mese di dicembre), rivolto a giovani filmaker e appassionati del territorio, a cura del produttore e organizzatore generale Alessandro Bonifazi. 

Il corso avrà come obiettivo principale quello di fornire tutti gli elementi utili a comprendere il variegato e complesso mondo della produzione audiovisiva nelle sue principali accezioni: cinema, televisione e new media attraverso lezioni frontali comprendenti una serie di esercitazioni teorico-pratiche nel campo della gestione del set cine-televisivo, dello spoglio della sceneggiatura e dei social media.  In collaborazione con la Fondazione Sardegna Film Commission.

 L’organizzazione di una rassegna di Cinema, dislocata nei territori, dal titolo “L’impegno, il viaggio, il mito” – La Sardegna e il mondo nello schermo ovvero incontri e visioni per l’educazione e la formazione del pubblico (nei comuni di Giba, Carloforte, Masainas).

 L’avvio e la progettazione (trattamento, sceneggiatura, pianificazione, ricerca e raccolta materiali e testimonianze, location scouting) di tre produzioni audiovisive promosse dal CSC di Carbonia – La Fabbrica del Cinema: ottobre 1992/marzo 1993. In “Marcia per lo sviluppo” (sulla marcia dello sviluppo promossa dalle organizzazioni sindacali del Sulcis Iglesiente); Schisorgiu 1937 (sulla più grande tragedia per numero di morti dell’intera storia mineraria della Sardegna occorsa a Carbonia nel 1937 presso il pozzo Schisorgiu); I volti dell’arte. Si tratta di tre progetti che, sotto la direzione di figure di riconosciuto valore e livello artistico, vedranno coinvolte alcune risorse professionali che intendono spendere la propria formazione all’interno del territorio nel settore dell’audiovisivo. Non da meno questi progetti si legano profondamente a quella mission che è diventata nel tempo parte integrante del lavoro del CSC ovvero la riscoperta, attraverso la produzione, la conservazione e la promozione della cultura audiovisiva del territorio.

  Le masterclass realizzate durante le giornate dell’evento speciale “Carbonia Film Festival presenta How To Film The World” attraverso la formazione di un gruppo di giovani operatori e filmaker i quali hanno potuto confrontarsi, in incontri di carattere seminariale e formativo, con gli ospiti della kermesse.

  L’acquisto di alcune attrezzature tecniche che vanno ad arricchire le strutture a disposizione della produzione e della post-produzione audiovisiva e funzionali alla conservazione dei testi audiovisivi.

  Il completamento della Sala Cinematografica e per la piccola convegnistica della Fabbrica del Cinema funzionale alla diffusione dei materiali presenti nell’archivio della Fabbrica ma anche alla promozione della cultura audiovisiva in genere e fondamentale per poter meglio ospitare le attività formative e didattiche previste dal progetto del cineporto .

La realizzazione del Cineporto è la naturale evoluzione del progetto Ex-Di’ Memorie in Movimento – La Fabbrica del Cinema, che ha preso il via nel dicembre del 2015 sulla base del protocollo d’intesa promosso dal Centro di Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria e sottoscritto da numerosi enti locali (tra questi Comune di Carbonia, Comune di Iglesias, Ex provincia di Carbonia – Iglesias), dal Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna e dall’Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro, grazie anche al sostegno della Fondazione di Sardegna e Gruppo Cooperativo Società Euralcoop.

Il polo culturale ha sede nell’ex direzione amministrativa della Miniera di Serbariu, con l’obiettivo di conservare, promuovere e diffondere la cultura audiovisiva nel e del territorio (con particolare riferimento alla ricerca sulla memoria storico-audiovisiva), di offrire supporto tecnico e culturale alle produzioni che intendessero operare nel sud-ovest sardo, di avviare un percorso di formazione permanente che facesse crescere nuove professionalità.

In questi due anni sono stati avviati numerosi progetti che hanno sostanziato questa linea di indirizzo: dalle numerose produzioni realizzate o supportate all’organizzazione dell’ottava edizione del Carbonia Film Festival (ottobre 2016) e dell’evento How To Film The World (ottobre 2017). Due eventi di promozione culturale nei confronti del pubblico e al tempo stesso di promozione del territorio, oltreché di formazione nei confronti di alcuni giovani filmaker e operatori culturali.

Iniziative e progetti, insomma, che hanno rappresentato una straordinaria occasione di promozione del territorio anche in chiave produttiva, attraverso la preziosa partnership con la Fondazione Sardegna Film Commision, la quale ha promosso un importante azione di scouting con registi, operatori e tecnici giunti nel Sulcis Iglesiente per seguire e partecipare agli eventi festivalieri e che hanno potuto così scoprire le opportunità di una terra che, per le ricchezze paesaggistiche, sia di ambito naturalistico che relative all’archeologia mineraria e industriale, e per la varietà delle stesse, sembra avere una vocazione naturale legata alla rappresentazione cinematografica e audiovisiva.

 

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«Quello di Carbonia è il primo Cineporto della Sardegna e vuole essere l’avvio di un polo dell’industria cinematografica in grado di creare un modello di economia nuova e sostenibile, fondato sulla cultura.»

Lo ha dichiarato il consigliere di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto presentando il progetto Cineporto che, dalla sua sede di Carbonia nei vecchi uffici della miniera di Serbariu, lancerà un programma articolato di sviluppo della filiera cinematografica attraverso la produzione, la formazione  e l’innovazione tecnologica.

All’incontro è intervenuto anche il presidente della Regione Francesco Pigliaru che ha sottolineato, fra gli altri, il significato simbolico dell’iniziativa, «di una Sardegna che, con le sue bellezze e le sue eccellenze, sa guardare al mondo e vuole farsi guardare dal mondo»«La nostra Regione – ha aggiunto – sta lavorando benissimo nelle produzioni cinematografiche importanti, anche grazie al lavoro della Sardegna Film Commission, si propone come scenario ideale e naturale di locations di altissimo livello e lo fa dal Sulcis, un territorio dove certamente c’è da difendere una industria come Alcoa ma da dove si può e si deve lanciare uno sguardo nuovo verso il mondo. All’inizio della legislatura, 4 anni fa – ha concluso Francesco Pigliaru – abbiamo chiesto ai territori di guardare avanti e di esprimere idee su cui scommettere; oggi siamo felici di vedere la realizzazione di una di queste idee».

L’assessore alla Cultura Giuseppe Dessena ha affermato in apertura che «in Italia aumenta l’offerta culturale complessiva e in Sardegna aumenta più che in Italia, per questo quella di investire nel cinema è una intuizione felice che intercetta il buon momento del cinema in Sardegna con una produzione che migliora, un indotto che cresce ed una filiera che diventa sempre più solida».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha messo in evidenza che «fare cultura in Sardegna e nel Sulcis rappresenta un segnale di speranza in una riconversione economica del territorio che, puntando su cultura e innovazione, sa individuare grandi orizzonti e grandi traguardi».

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini, che assieme ad altri, ha lavorato per sostenere il Cineporto già nella finanziaria dell’anno precedente, ha messo l’accento sull’importanza della scelta fatta allora, «che molti sottovalutarono mentre invece si è rivelata una idea forte che ha dato vita ad un progetto serio e concreto».

Eugenio Lai, consigliere di Art. 1 – Mdp ha espresso il suo apprezzamento per la coesione mostrata dalla maggioranza, «talvolta bistrattata». «In questo caso invece – ha aggiunto – è stato premiato lo sforzo di portare avanti un discorso di lungo periodo, frutto di una certa visione della Sardegna che vuole puntare sulla cultura. Una scelta giusta, ha concluso – che ha già prodotto risultati, con la dispersione scolastica calata del 5% in 3 anni, ma che soprattutto in prospettiva indica una crescita positiva della società sarda».

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Martedì 5 dicembre, nella sala stampa del Consiglio regionale, a Cagliari, si terrà la conferenza stampa di presentazione del Cineporto di Carbonia, un’iniziativa che sarà in grado di potenziare le attività della Fabbrica del Cinema attraverso la promozione, in particolare, della cultura audiovisiva come alternativa di sviluppo per il territorio.

All’incontro con i giornalisti, in programma alle ore 9,30, parteciperanno il presidente della Regione Francesco Pigliaru, l’assessore regionale dei Beni Culturali Giuseppe Dessena, il direttore del Centro servizi culturali di Carbonia della Società Umanitaria – Fabbrica del Cinema Paolo Serra, e Nevina Satta, direttrice della Fondazione Sardegna Film Commission. Saranno presenti i consiglieri regionali Luca Pizzuto, Pietro Cocco, Francesco Sabatini, Paolo Zedda, Daniele Cocco e Eugenio Lai.

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La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con il Disegno di legge n. 457- Risarcimenti dei danni causati da mammiferi protetti (delfini).

Intervenendo per illustrare il provvedimento, il relatore di maggioranza Luigi Lotto (Pd) ha ricordato che «dopo la finanziaria 2015 che aveva disposto uno stanziamento di 100.000 euro l’anno nel triennio a disposizione di Laore, si è resa necessaria una riforma della normativa per poter spendere le risorse assegnate a causa di problemi interpretativi legati alla legislazione comunitaria». Con la nuova legge, ha aggiunto, «contiamo non solo di poter spendere in tempi più rapidi i fondi ma soprattutto di creare le condizioni per utilizzo di altre risorse, insomma si tratta di una legge importante per risarcire i pescatori dai danni subiti, ma restano da affrontare anche i temi relativi ai danni causati dai cormorani, con una strategia comune fra assessorati dell’Agricoltura e dell’Ambiente».

Piermario Manca (Pds), nel sottolineare positivamente l’operato dell’assessore Pierluigi Caria, ha parlato di «una norma condivisibile perché si sbloccano somme assegnate fin dal 2015, senza dimenticare però che, ancora una volta, la politica sta mettendo una pezza rispetto ad una situazione rimasta bloccata per 2 anni». E’evidente, ha osservato, «che tutto poteva essere fatto molto prima, semplificando un percorso nell’interesse del cittadino; occorre in definitiva dotarsi di nuovi strumenti per combattere la cattiva burocrazia, questa è la domanda di fondo perché la situazione potrebbe ripetersi anche se in contesti diversi».

Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc, ha ricordato che «la legge era molto attesa da una categoria molto importante per l’economia della Sardegna, considerata purtroppo come una Cenerentola; piuttosto, siamo in presenza di risorse insufficienti perché a fronte di 200.000 armatori sardi andranno circa 100 euro a peschereccio, per cui in occasione della finanziaria dobbiamo cercare di essere più incisivi».

Luca Pizzuto (Art. 1 – Mdp) ha ricordato che «la legge arriva dopo due emendamenti del mio gruppo presentati alla finanziaria, un problema ampiamente segnalato che ora avrà risorse effettivamente spendibili». Dobbiamo prendere spunto da questa legge, ha proseguito, «per trasformare il problema-delfini in una opportunità perché d’estate il pescatore può fare anche l’accompagnatore di famiglie e turisti per vedere i delfini, in un binomio leggero di pesca e turismo che deve essere sviluppato». La pesca, ad avviso di Luca Pizzuto, «è da tempo un settore bistrattato da politica ed istituzioni, nonostante la Regione abbia progetti molto importanti per aragosta e polpi, da realizzare anche sfruttando molte esperienze internazionali particolarmente importanti per il ripopolamento a mare, nell’ottica di una pesca eco-sostenibile».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo di Cps, ha citato un detto il  detto ponzese “male tempo male guadagno”, per affermare che «la legge va bene ma le risorse non sono sufficienti, soprattutto perché i danni da delfini colpiscono una pesca non invasiva e selettiva molto importante per qualità del prodotto, e tolgono risorse importanti sia ai pescatori che al mercato». Pierfranco Zanchetta ha quindi rilanciato la richiesta di istituire un dipartimento o una direzione generale del settore pesca «per occuparsi a fondo di un settore strategico per ola nostra Regione, che oggi può sfruttare condizioni più favorevoli per nostri prodotti di eccellenza; entro la legislatura dobbiamo farlo per lavorare meglio con l’Europa e con lo Stato».

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha sostenuto che «è opportuno che l’assessore sappia alcune cose, cioè che l’assessorato non cura abbastanza il settore pesca (che è stato aggiunto in un secondo momento) e forse c’è anche qualcuno che rema contro». La pesca, ha ricordato, «è un settore variegato anche perché Sardegna ha l’80% delle zone umide d’Italia con all’interno tante differenze; il problema è che non ci sono risorse per una flotta adeguata a quegli standard moderni già adottati da tempo da altre marinerie». Serve quindi attenzione, ha raccomandato Attilio Dedoni, «per ossigenare le lagune ed effettuare dragaggi, in sintesi ci sono questioni che vanno affrontate con nuove soluzione legislative strutturali e nuovi modelli organizzativi per l’assessorato, in una Regione che purtroppo importa il 75% di pesce».

Gianfranco Congiu, capogruppo del Pds, ha ricordato i problemi che hanno rallentato la spesa, «già denunciati nel 2016 dal Consiglio che approvò una nostra mozione sull’efficienza della nostra macchina amministrativa, non tarata sui problemi specifici della pesca e costruita invece attorno alle esigenze del mondo agricolo». Il settore ittico resta quindi ai margini, ha lamentato Congiu, «con notevoli danni economici ed il progressivo impoverimento degli operatori sardi nonostante un enorme potenziale, per questo è auspicabile una nuova consapevolezza collettiva che deve partire dalle istituzioni».

A nome della Giunta l’assessore Pierluigi Caria ha sottolineato che «gli interventi del dibattito hanno in comune l’esigenza di nuova struttura della Regione dove attualmente operano solo 10 unità, in un’isola come la Sardegna che è comunque la terza marineria nazionale». Abbiamo una struttura oggettivamente sotto-dimensionata, ha riconosciuto l’assessore, «ed è un tema su quale sto lavorando da qualche mese fermo restando che bisognerà tornarci anche se la situazione è migliorata: abbiamo pubblicato 25 bandi sia per spendere le risorse possibili che per individuare nuove prospettive favorire il ricambio generazionale, aprendo ai giovani ed incentivando l’acquisto imbarcazioni fino a 65000 euro». Il comparto, ha poi sottolineato, «ha buone prospettive che vanno sfruttate e la norma che ci accingiamo a varare aiuterà questa crescita, anche perché oltre alle risorse assegnate contiamo di impiegare risorse europee per altri 1.8-2 milioni». Crediamo sia stato particolarmente utile, ha concluso, «aver lavorato con la condivisione degli operatori, come è stato fatto per i ricci in una azione finalizzata alla sostenibilità ed alla conservazione del prodotto; anche oggi abbiamo approvato una delibera che aumenta da 45.000 a 145.000 euro l’importo degli studi scientifici su ricci ed oloturie in vista di una prospettiva di lungo periodo caratterizzata da contrasto all’abusivismo e collaborazione con le università sarde e gli operatori, allargheremo il campo anche ad aragosta e corallo ed ai cormorani per i quali stiamo mettendo a punto azioni specifiche».

Per dichiarazione di voto, Luigi Crisponi (Riformatori), ha messo in evidenza «gli elementi molto interessanti emersi nelle audizioni con i pescatori che hanno indicato forti criticità sulla pesca illegale che tocca anche l’assessorato dell’Ambiente; c’è poi il corpo forestale che ha 10 basi navali e ci vorrebbe un dettagliato report sulla devastazione dei nostri fondali causata da grosse imbarcazioni esterne alla Sardegna, in uno scenario in cui la nostra marineria deve confrontarsi con colossi del mare in una lotta impari».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha detto che «la legge deve essere l’occasione per alcune riflessioni importanti su un comparti che, nella Regione, non ha purtroppo un vero progetto ed una strategia forte». I delfini, ha ricordato, «colpiscono soprattutto la piccola pesca: sono figlio di pescatori e io stesso pescatore che, da ragazzo, trovava le reti completamente distrutte dai delfini con un enorme danno materiale». E’un vero problema, ha aggiunto, «che dobbiamo trasformare in opportunità anche per i giovani perché c’è un grande mercato sul quale nessuno ha mai investito, e dobbiamo farlo cominciando dalla diffusione di una cultura della pesca basata sul rinnovamento e su nuovi orizzonti professionali da proporre alle nuove generazioni».

Dopo l’on. Luigi Crisponi ha preso la parola l’on. Marco Tedde (FI), che ha detto: «Siamo qui per mettere una pezza a una legge sbagliata, con senso di responsabilità. Una legge che è stata paralizzata nella sua attuazione: oggi ripartiamo con due anni di ritardo e già contiamo i danni fatti. Non mi interessa l’autore degli errori, che certo non può essere l’assessore Caria. Mi interessa che si fermino i danni provocati da questa legge».

Il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli e l’articolo 1, 2, 3, 4 e poi la legge.

Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato il rinvio della mozione 373 sull’incontro tra il Presidente della Regione e il Presidente del Consiglio dei ministri.

Per l’istituzione della Commissione di inchiesta sulla presenza di amianto in Sardegna ha preso la parola il capogruppo di FI, on. Pietro Pittalis: «Mi pare che ci sia una condivisione trasversale sull’argomento e là dove c’è unita di obiettivi è inutile che mi attardi a spiegare il contenuto di questa richiesta, salvo evidenziare che c’è necessità che in Sardegna si conoscano cause ed effetti della presenza dell’amianto oltre che l’entità dell’inquinamento nell’Isola, verifica da Arpas ad Ottana e ad Assemini. E’ opportuno che la politica se ne preoccupi e per una volta precede la Magistratura».

Secondo l’on. Daniela Forma (Pd) «la fibra killer dell’amianto ha interessato tanti lavoratori di Enichem e di Ottana. Per decenni la loro esposizione all’amianto non è stata riconosciuta e dobbiamo ringraziare anche per il lavoro svolto nei mesi scorsi dai parlamentari sardi, finalizzato a inserire nella Finanziaria 2017 le tutele per i lavoratori sardi. E’ grande ora l‘attesa per un riordino della materia e per l’approvazione del piano nazionale dell’Amianto: servono finanziamenti ad hoc per la bonifica dell’amianto presente a Oristano e ad Ottana. L’auspicio è che in queste settimana si chiuda ogni adempimento per far partire poi il piano di sorveglianza sanitaria».

Per l’on. Piermario Tendas (Pd) «questa commissione di inchiesta si rende necessaria in Sardegna. Ci sono aree come Marrubiu e il porto industriale di Oristano dove è fortissima la presenza di amianto. Però nella penisola i benefici per la bonifica vengono accordati e ai siti sardi no. Sembra proprio che i nostri siti abbiano però tutti i requisiti per essere riconosciuti tra quelli da bonificare riconoscendo al tempo stesso a chi ci ha lavorato le adeguate tutele».

I Riformatori sardi sono intervenuti con l’on. Luigi Crisponi, che ha detto: «E’ giusto istituire una commissione di inchiesta su questo problema ma ricordo che nell’ottobre del 2017 è emerso che 11 casi di esposizione da amianto con cinque morti e sei attacchi di tumori rarissimi, sono stati riscontrati tra chi ha lavorato al Provveditorato di Nuoro. Circa il 40 per cento dei lavoratori di quell’ufficio pubblico è stato colpito. E’ necessarie verificare le condizioni di tutti gli uffici pubblici della Sardegna».

Per la Giunta l’assessore Raffaele Paci ha fornito il parere favorevole. Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato al Consiglio di aver ricevuto un ordine del giorno a firma dei capigruppo che lo delega a nominare i componenti della commissione d’inchiesta sull’amianto in Sardegna.

I lavori del pomeriggio si sono così conclusi. Il Consiglio regionale si riunirà nuovamente martedì 5 dicembre dalle 10.30 in seduta congiunta con il  Consiglio delle autonomie locali e poi al pomeriggio della stessa giornata in seduta ordinaria.

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«Sono passati più di tre anni da quando il Consiglio Regionale, dimostrando sensibilità e attenzione, ha votato all’unanimità la legge regionale n. 12 “Interventi regionali per la prevenzione della fetopatia alcolica”, la più grave disabilità permanente che si manifesta nel feto esposto, durante la vita intrauterina, all’alcol consumato dalla madre durante la gravidanza.»

Lo scrive, in una nota, Luca Pizzuto, consigliere regionale del gruppo Art. 1 – Sdp.

«Dieci mesi fa, con ventotto mesi di ritardo rispetto al crono programma della legge, la Giunta regionale ha dato mandato all’assessore dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale di istituire un tavolo tecnico per l’elaborazione delle linee guida, e un tavolo permanente di monitoraggio e prevenzione composto dagli esperti delle Associazioni Amici Della Vita, ARCAT e Centro di Accoglienza Don Vito Sguotti – aggiunge Luca Pizzuto -. Purtroppo, ad oggi, ancora nessun tavolo è stato istituito, mentre il problema del disagio sociale provocato dall’abuso dell’alcol è un’emergenza sanitaria che richiede massima  attenzione e risorse adeguate. Per questo motivo abbiamo presentato un’interrogazione all’Assessore regionale alla Sanità sulla mancata applicazione della legge e della successiva delibera. Lunedì prossimo 27 novembre, inoltre, presenteremo una mozione per cui la l’assessore di competenza dovrà rispondere in Aula del perché, fino a questo momento, la legge non abbia ancora trovato attuazione.»

«Dobbiamo prenderci cura dei più deboli sempre, i bambini sono tra questi. È possibile fare in modo che sin dalla gestazione – conclude Luca Pizzuto – abbiano delle tutele speciali e faremo in modo di fargliele ottenere.»

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«Il blocco comunicato da Agea per il pagamento dei premi comunitari agli agricoltori e allevatori rappresenta un vero danno per l’economia sarda. Dal 19 novembre entra in vigore la nuova legge approvata dal Governo nazionale che richiede, a tutti gli appartenenti al comparto, la presentazione del certificato antimafia. Sino ad oggi il certificato era richiesto solo a chi riceveva contributi superiori ai 150mila euro.»

Lo scrivono, in una nota, i quattro consiglieri regionali del gruppo Art. 1 – Sdp, Eugenio Lai, Daniele Secondo Cocco, Luca Pizzuto e Paolo Zedda.

«Questo nuovo provvedimento incancrenisce ulteriormente un settore già in serie difficoltà, che sarà sempre più schiavo di un inutile eccesso di burocratizzazione. Le prefetture verranno, infatti, invase dai certificati antimafia e questo rallenterà ancora di più i pagamenti. L’unica fortuna è che gli aiuti rivolti agli operatori del settore ovicaprino rientrano tra i fondi regionali e saranno pagati in maniera regolare; questo però non ci esime dal compito di chiedere un’immediata revisione della legge – concludono Eugenio Lai, Daniele Secondo Cocco, Luca Pizzuto e Paolo Zedda – al fine di consentire il proseguo delle attività alla stragrande maggioranza degli allevatori che lavorano nel rispetto della legge.»

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«Il metodo con cui si sta gestendo questa finanziaria è sostanzialmente inaccettabile, chiediamo, infatti, urgentemente un incontro di maggioranza col presidente Pigliaru. Riteniamo non più prorogabile individuare soluzioni sui temi di povertà e lavoro in questa finanziaria.»

E’ durissima la presa di posizione dei quattro consiglieri del gruppo Art. 1 – Sdp Daniele Secondo Cocco, Eugenio Lai, Luca Pizzuto e Paolo Zedda, nei confronti della Giunta Pigliaru.

«Stamattina, dopo aver abbandonato la commissione bilancio, abbiamo avuto garanzie e rassicurazioni dal presidente della commissione Franco Sabatini sull’impegno a trovare soluzioni sui temi da noi posti; pur non condividendo l’accelerazione che si sta dando per portare in aula la finanziaria ci fidiamo in modo sostanziale del Presidente Sabatini e delle garanzie date dal presidente della Regione, ma non è più tollerabile la modalità con cui l’assessore del Bilancio continua a gestire le cose. C’è un rischio molto serio di tenuta della maggioranza ma consentiremo la ripresa dei lavori: se non ci saranno risposte chiare e concrete ai problemi da noi posti sarà però inevitabile non votare la finanziaria. Questo sarebbe assurdo – concludono Daniele Secondo Cocco, Eugenio Lai, Luca Pizzuto e Paolo Zedda – ma riteniamo che lavoro e povertà debbano essere le priorità, ribadiamo la nostra fiducia nel presidente della Regione e nel Presidente della Commissione.»

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«Con la consapevolezza che questa legge è uno strumento per dare uno slancio alla nostra società, il gruppo consiliare Articolo UNO – SDP ha votato convintamente per questa riforma. Sapendo che è un mezzo per dare uno spazio, diversamente negato, alle donne che oggi, e domani, si impegnano e si impegneranno in politica e nella società civile. Siamo coscienti che sia uno strumento prezioso per questo momento storico e ci auguriamo che sia possibile superarlo al più presto, per una società che sia davvero paritaria. Il cambiamento è in atto ma deve ancora maturare. Avanti così, tutti e tutte insieme!»

Lo hanno detto ieri sera i quattro consiglieri regionali del gruppo Articolo UNO – SDP, Daniele Secondo Cocco, Eugenio Lai, Luca Pizzuto e Paolo Zedda, dopo l’approvazione della modifica alla legge statutaria regionale che introduce la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale.

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Il Consiglio regionale ha approvato la modifica alla legge statutaria elettorale che introduce la doppia preferenza di genere con 54 voti favorevoli e 2 conrrari. 

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Testo unificato n. 259 sulla doppia preferenza di genere.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo di “Sardegna” Marcello Orrù ha chiesto il voto segreto sul passaggio agli articoli della legge.

A scrutinio segreto il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli con 34 voti favorevoli e 17 contrari.

Successivamente l’Assemblea ha cominciato la discussione sull’art. 1 e sugli emendamenti.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il voto contrario all’emendamento soppressivo presentato e si è espresso a favore «di un dibattito palese ed alla luce del sole perché, su una materia come questa, il confronto deve essere franco nel rispetto delle ragioni di ciascuno, anche di quanti sono contrari alla doppia preferenza di genere». E’ vero, ha proseguito, «che la Sardegna sotto questo profilo è il fanalino di coda in Italia, ma è anche vero che tale principio deve essere valorizzato dalla parità di genere al momento della presentazione delle liste perché solo così si assicura il rispetto della parità a 360 gradi, non per creare riserve indiane ma per consentire la maggior partecipazione delle donne alla politica come esercizio pieno di democrazia».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, riservandosi la presentazione di un successivo emendamento orale, si è soffermato sul caso relativo ad un unico collegio con due sole candidature dove, a suo giudizio, «qualunque sia l’esito del dibattito in corso sulla doppia preferenza, si potrebbero annidare sperequazioni e disarmonie del sistema perché, se non si disciplinasse questa situazione, un genere potrebbe prevalere sull’altro e sarebbe il contrario con quanto stiamo affermando con la doppia preferenza di genere; il tema quindi va affrontato nella sua complessità».

Sempre per il Pds il consigliere Piermario Manca ha condiviso le osservazioni del presidente del suo gruppo precisando che «non è in discussione il principio di partecipazione della donne alla vita politica, noi però proponiamo una semplificazione con tutte le liste composte da candidati pari e dove sono dispari si arrotonda all’unità superiore, proprio per rappresentare i generi in modo paritario».

Il capogruppo di Art.1-Mdp Daniele Cocco in paertura ha lamentato il ritardo di 4 con cui si è arrivati alla discussione della legge, «un grande passo avanti, una legge giusta per la Sardegna, un qualcosa di importante dovuto non solo alle donne ma a tutta la comunità regionale come abbiamo detto in campagna elettorale; la storia siamo noi e nessuno si deve sentire escluso, sono orgoglioso, fiero e contento di contribuire all’approvazione di questa legge».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi si è detto meravigliato per alcuni interventi, perché in realtà sono sul tappeto due elementi territoriali rispetto al vincolo dei 59 consiglieri assegnati alla Sardegna: il Medio Campidano ed Ogliastra (che già esisteva prima) «dove con la presenza di un uomo ed una donna sarebbe stato eletto il più anziano, per cui se l’orientamento generale è quello dell’equilibrio nessuno può permettersi di fare il primo della classe».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sottolineato positivamente che «il Consiglio ha superato la prova dello scrutinio segreto con il contributo della maggioranza e della minoranza ed ha auspicato una composizione paritaria delle liste al 50% fra uomini e donne».

Il Consiglio ha quindi respinto con 52 voti contrari un emendamento soppressivo.

Sull’emendamento all’emendamento n. 8 il consigliere del Pd Franco Sabatini ha ribadito la sua posizione favorevole alla doppia preferenza di genere sulla quale ha rivendicato anche la presentazione di una specifica proposta di legge. Sul collegio dell’Ogliastra, Franco Sabatini ha sostenuto che «raddoppiando i candidati non si distorcono né il risultato elettorale né la ripartizione dei resti, come dimostrano tutte le proiezioni e tuttavia la legge nasce con un difetto ed è esposta ad azioni impugnative».

Replicando a Franco Sabatini il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo in evidenza che «il principio introdotto dalla legge indica la sola facoltà del voto, con una lista formata da un uomo ed una donna offrendo al cittadino una possibilità, per cui non ci sono rischi di impugnazione ed il sistema può essere salvaguardato».

Messo ai voti l’emendamento è stato approvato con 50 voti favorevoli.

All’emendamento sostituivo totale n. 7 il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha proposto un emendamento orale con lo scopo di precisare le ragioni dell’alternanza uomo-donna nel caso di una lista circoscrizionale con due candidati, con riferimento al collegio dell’Ogliastra che rappresenta un unicum.

Il consigliere Giorgio Oppi ha espresso parere contrario, ritenendo il problema già risolto.

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha chiesto una breve sospensione per verificare se il principio sia stato già recepito o se occorra una precisazione.

Il presidente Gianfranco Ganau ha precisato che il punto può essere considerato recepito se l’emendamento viene approvato ed ha accordato la sospensione, senza far uscire il pubblico.

Alla ripresa dei lavori, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha ribadito le sue precedenti convinzioni e tuttavia, «se serve a chiarire meglio si può recepire l’emendamento orale del collega Gianfranco Congiu».

Il presidente Gianfranco Ganau ha formalizzato l’accoglimento dell’emendamento orale.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha chiesto la votazione dell’emendamento n. 7 per parti. Il Consiglio lo ha approvato a larghissima maggioranza con scrutini separati.

Subito dopo è cominciata la discussione sull’art. 2.

La consigliera Annamaria Busia ha parlato di una «norma che racchiude il cuore della legge; essendo la prima firmataria di una proposta fin dal 2015 ovviamente sono a favore ma sono contraria a tutti gli emendamenti e lo faccio per evitare il voto segreto». Ritengo infatti, ha precisato, «che una dichiarazione di voto sull’articolo di una legge impedisca la richiesta di scrutinio segreto; è bene che davanti a questa legge ci sia una espressione di voto palese ed un voto importante che cambia una impostazione sbagliata della normativa elettorale».

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che, a termini di regolamento, una dichiarazione di voto non vieta la richiesta di voto segreto.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha tenuto a tranquillizzare la collega Annamaria Busia ricordando che «l’Aula ha già votato la doppia preferenza di genere ed il risultato è già assicurato, ora definiamo aspetti di dettaglio certamente importanti ma non determinanti e, da questo punto di vista, la richiesta di voto segreto significa persistere in una sfida senza significato; da parte mia sono fiducioso».

Il consigliere del Pds Roberto Desini, dopo aver ricordato la sua adesione ad una proposta di legge specifica fin dal 2015, ha lamentato che «il dibattito di questi giorni è apparso appiattito esageratamente sulle questioni del voto segreto; la maggioranza si è espressa ed ognuno risponderà alla propria coscienza assumendosi le sue responsabilità ed abbiamo dimostrato, nel precedente scrutinio, che il problema di voto segreto è stato ampiamente superato perché Consiglio ed opinione pubblica condividono questa legge e la politica non deve continuare a farsi del male».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, dichiarandosi d’accordo con tutti gli interventi precedenti, ha invitato il Consiglio a «pensare alle prospettive della legge elettorale che non si esauriscono con questo provvedimento e dovremo tornarci, per cui auspico eventualmente un ordine del giorno di tutti i gruppi per fissare un calendario di lavori in commissione Autonomia per modificare quelle parti della legge elettorale che incidono su rappresentanza di minoranze e prospettive di governabilità; sono problemi di dubbia costituzionalità che vanno affrontati, dopo aver acquisito il principio di democrazia paritaria in attuazione dell’art. 51 della Costituzione».

Il presidente del gruppo Sardegna Marcello Orrù ha detto che l’argomento del dibattito sinceramente non lo appassiona perché «la presenza femminile è senza dubbio un fatto positivo ma, nello stesso tempo, si sta evitando di discutere l’impianto della legge elettorale che per molti aspetti ha spinto il Consiglio a rasentare il ridicolo». State facendo passare la parità di genere come argomento prioritario ma non è così, ha protestato Orrù, «perché non dobbiamo dimenticare che abbiamo problemi enormi che vengono messi da parte, problemi che riguardano disoccupati, giovani, perone e famiglie che soffrono, e la stessa legge elettorale con tantissime proposte tenute nei cassetti per dare corsia preferenziale alla doppia preferenza di genere».

A nome della Giunta il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha ribadito che la Giunta ispira la sua azione di governo «al principio della società aperta in cui ognuno deve essere in grado di dare il suo contributo per migliorarla e le buone istituzioni sono la chiave fondamentale per il progresso della società». E’vero che ci sono tanti problemi, ha aggiunto, «ma i problemi si risolvono non tenendo le porte chiuse ma aprendole come hanno fatto molte altre Regioni in materia di pari opportunità, e tanti Paesi avanzati (Francia, Germania e Norvegia) che non solo prevedono quote di genere nella legge elettorale ma quote nei consigli di amministrazione privati e nei vertici di imprese quotate in borsa». E’arrivato il momento, ha concluso Pigliaru, «di andare nella direzione giusta e di fare una scelta giusta».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sostenuto che «il voto iniziale del Consiglio ha fatto giustizia delle interpretazioni più pessimistiche e quindi non accetto di passare come uno di quei “cagnolini” che segnano il territorio; non è corretto rincorrere il monopolio delle tematiche di genere, perché il problema non è solo di orma ma culturale e va superato innanzitutto all’interno dei partiti che devono tornare nella società in modo aperto e paritario». Va bene il riferimento del presidente Francesco Pigliaru ai Paesi più avanzati d’Europa, ha concluso Attilio Dedoni, «ma dobbiamo anche affrontare i problemi concreti della Regione come i Sardi si aspettano».

Dopo l’on. Attilio Dedoni ha preso la parola l’on. Marcello Orrù (Psd’Az) che ha chiesto il voto segreto sull’emendamento soppressivo totale 2.

L’on. Pietro Pittalis (FI) ha annunciato il voto di astensione del gruppo di Forza Italia: «Lo facciamo perché vogliamo ribadire la nostra correttezza e il fatto che non ci prestiamo a tranelli e giochetti. Caro presidente Francesco Pigliaru, bisogna essere consequenziali e mi risulta che in tutte le vostre nomine non siamo proprio tante le donne indicate dalla sua giunta. Ecco, la Giunta deve essere coerente oltre a pratica affermazioni di principio».

L’emendamento è stato respinto con 5 favorevoli e 37 contrari.

Sull’emendamento soppressivo parziale 4 è intervenuto l’on. Paolo Truzzu (gruppo Sardegna) che ha citato l’on. Roberto Deriu (Pd) dicendo: «Questa legge elettorale è scritta con i piedi e noi non la stiamo affrontando, nonostante il Consiglio di Stato ce l’abbia censurata. Ci sono partiti che hanno preso più voti e hanno un consigliere in meno degli altri: non c’è solo la battaglia per il voto di genere ma ci sono anche altri temi sulla legge elettorale in genere». Per l’oratore “con questa legge elettorale sarà sempre peggio e per le donne, nonostante la riforma, che comunque premierà i partiti più grossi, sarà difficilissimo accedere”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista) “da domani si può riprendere l’esame delle proposte di modifica della legge elettorale, all’interno di un testo costituzionalmente accettabile: se non introduciamo la doppia preferenza di genere siamo contro la Costituzione. Da domani, ripeto, la commissione che presiedo potrà istruire tutte le modifiche”.

Ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui “non è in discussione la doppia preferenza di genere. Ma la presenza di tante donne anche in aula oggi dimostra che questa maggioranza va avanti senza un progetto e sotto la spinta dei cittadini. E’ del tutto evidente che si rischia, nonostante stiamo facendo un passo avanti, che il voto delle donne sia controllato e in accoppiata agli uomini carichi di preferenze. L’Udc Sardegna voterà comunque a favore”.

L’emendamento soppressivo 4 è stato respinto con 48 contrari e 2 favorevoli. Anche l’emendamento soppressivo 5 è stato bocciato con 48 contrari e 2 favorevoli e così anche l’emendamento 6.

L’on. Marcello Orrù (gruppo Sardegna) ha chiesto il voto segreto sul testo dell’articolo 2 ma l’Aula l’ha approvato con 40 voti.

Anche l’articolo 3 è stato approvato e poi il testo della legge, così come approvata e modificata.

Per dichiarazione di voto l’on. Luca izzuto (Mdp) ha detto: «Più che alle donne mi rivolgo alle bambine del domani, alle quali dico che noi apriamo oggi una strada ma domani toccherà a voi percorrerla. Vi faranno credere che dovrete assomigliare alle modelle ma lo diranno soltanto perché avranno paura di voi e della vostra intelligenza e creatività. Bambine del domani: mettetevi in ascolto con le grandi donne della nostra terra, non con le veline. Abbiate coraggio di prendervi il futuro».

Il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, ha chiesto: «Vorrei che si desse chiaramente il segnale che questa legge entra immediatamente in vigore dopo la sua pubblicazione. Non vedo nulla di tutto ciò nel testo».

Il presidente Ganau ha spiegato che questo avviene per effetto della disciplina prevista dall’articolo 15 dello Statuto.

Per l’on. Alessandra Zedda (FI) “questo strumento di democrazia era necessario e dobbiamo ringraziare le colleghe donne che si sono battute ma anche i colleghi uomini. Oggi viene riequilibrata una parità che mancava e dobbiamo ringraziare anche chi ci ha fatto capire che sono maturi i tempi per ridurre le differenze. Il prossimo Consiglio regionale avrà di certo una maggiore rappresentanza femminile”.

L’on. Francesco Agus (CP) ha ringraziato “i colleghi di maggioranza e minoranza che hanno collaborato in commissione Autonomia e in Aula per arrivare a questo. E’ un voto di grande portata e in un momento come questo, in cui la politica è sotto attacco, il risultato è davvero importante. Ora torniamo in commissione per il resto della legge elettorale”.

Ancora per Forza Italia è intervenuto l’on. Stefano Tunis, che ha detto: «Non è una vittoria che qualcuno si può intestare ed è bene che tutti restiamo sobri. Immaginare che oggi si sia ridotta tutta la sperequazione tra uomo e donna non solo è retorico ma è falso: bisogna prima che l’accesso alle istituzioni e al lavoro sia libero per le donne e non attraverso la graziosa benevolenza degli uomini. Ma per questo non servono leggi ma cultura e conquiste sociali nel tempo. Quel giorno ci sarà davvero una grande vittoria: oggi non ci è consentita la retorica».

Per l’on. Rossella Pinna (Pd) “questo non è un momento storico ma è comunque un traguardo significativo: stiamo recuperando un pezzo della società e lo dobbiamo a quelle donne che si sono battute con un movimento trasversale fuori da questo palazzo”.

Parole di soddisfazione sono arrivate anche dall’on. Emilio Usula (Rossomori): «In questo lungo iter ho intravisto ostilità e pregiudizi sulla forma e sul contenuto di questa riforma. Ma ora serve una nuova legge elettorale, perché in quest’Aula manca il voto di oltre centomila sardi. Una legge che contenga  correttivi sostanziali ma intanto oggi questo stralcio di riforma è rispettoso delle donne, anche al fine della tenuta stessa della nostra democrazia».

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az) “le donne sono capaci anche più degli uomini di amministrare la cosa pubblica e spesso, come nel caso della collega Alessandra Zedda, sono anche più votate degli uomini. Ma non accetto l’ipocrisia di questi mesi: tutti erano contrari a che questa legge passasse e oggi la legge sta invece passando”.

«Anche io in maniera sobria dichiaro di essere orgogliosa di far parte di questa legislatura», ha detto l’on. Daniela Forma (Pd), «Oggi facciamo un passo avanti e ringrazio il presidente Francesco Pigliaru ed il presidente Gianfranco Ganau, che hanno guidato la maggioranza a pochi giorni dal 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne».

L’on. Paolo Zedda (Art.1-Sdp) è intervenuto in sardo e ha detto: «Ringrazio l’associazione Feminas che più di tutte si è battuta per la rappresentanza delle donne in Consiglio regionale. Noi abbiamo una bassissima rappresentanza di donne nelle istituzioni mentre non è così in Europa. Con un rappresentante femminile ogni 15 come si può pensare di rappresentare una società che invece conta più donne che uomini?».

I Riformatori hanno preso la parola con l’on. Crisponi, che ha detto: «Voto favorevole ma sia chiaro che tutte le donne che hanno collaborato, dentro e fuori da qui, vanno ringraziate per quello che hanno fatto».

L’on. Desini (PDS) ha detto: «Come spesso accade in Italia le cose normali le facciamo diventare straordinarie. Ma il vero problema adesso è rimettere ordine a quella cosa brutta che è la legge elettorale. Ma alle donne dico: iniziate a votarvi tra di voi, smettetela di farvi la guerra tra di voi».

Per il Pd ha preso la parola l’on. Luigi Lotto: «E’ davvero il caso di dire: finalmente. Perché oggi stiamo facendo una buona cosa eliminando il difetto principale della legge elettorale. Ora siamo in linea con i tempi e con tutti i Comuni d’Italia: non sarà perfetta ma è una legge molto più giusta della precedente».

L’on. Christian Solinas (Psd’Az) ha parlato a nome del partito e ha annunciato il voto favorevole: «La nostra storia è nel segno della parità di genere e consentitemi di ricordare Maria Teresa Sechi, eletta a Oristano primo presidente donna di una provincia italiana. E consentitemi di ricordare la militante sardista e antifascista Marianna Bussalai, che ha cucito la prima bandiera del Psd’Az. Su questi temi la nostra storia insegna che non diciamo parole ma abbiamo fatto».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) “sarebbe stato meglio un sistema elettorale di collegi uninominali con candidature uomo donna alternate. Non credo che la doppia preferenza di genere sia il metodo più utile o più efficace ma mi adeguo alla volontà della maggioranza”.

L’on. Marco Tedde ha esordito dicendo: «Questa è un’eterogenesi dei fini e noi la stiamo consumando. Il fine è nobile ma gli strumenti sono sbagliati e infatti condivido le parole di chi mi ha preceduto, nonostante militiamo in partiti diversi. Abbiamo sviluppato un percorso normativo non a tesi ma ad applausi. E mi spiace che il presidente Pigliaru sia intervenuto soltanto quando si è capito che il voto sarebbe stato favorevole. Io voglio ringraziare la collega Zedda che ci ha convinti ed i colleghi che hanno votato contro, nonostante gli sberleffi».

Per l’on. Alessandro Collu (Pd) “è arrivato il momento di  cambiare, perché le donne servono nelle istituzioni. Ma la riforma non è tutta qui”.

Contrario l’on. Paolo Truzzu (Sardegna), che ha detto: «Ringrazio chi si è battuto per raggiungere questo risultato ma oggi è la giornata dell’ipocrisia perché sappiamo bene che non tutti voteranno secondo coscienza».

Il presidente Francesco Pigliaru ha parlato di “giornata davvero importante e c’è poco da aggiungere rispetto a quanto detto dalle colleghe consigliere. Oggi è stato fatto un passo avanti che colma una lacuna e ci affianca alle Regioni che stanno facendo le cose giuste.   Negli incarichi della Regione Sardegna le donne sono di più rispetto alle altre regioni e questo per noi è un motivo di orgoglio”.

Per l’on. Cossa (Riformatori) “oggi è un momento importante e avevamo dubbi sull’esito e sulle capacità di questo Consiglio di interpretare quanto si muove nella nostra società. Siamo in ritardo e lo sappiamo, soprattutto noi che siamo l’unico partito che non ha votato la precedente legge elettorale proprio perché allora non fu introdotta la doppia preferenza di genere”.

Anche l‘Udc ha preso la parola con l’on. Rubiu: «Votando favorevolmente questa legge ci stiamo allineando con quanto già fatto nei Comuni e in altre regioni. Non è altro che un atto di civiltà e giustizia: non è un risultato di destra né di sinistra. E’ un risultato della politica, di quelle donne e di quelle consigliere che ci hanno sostenuti nella battaglia».

Per l’on. Pierfranco Zanchetta (Upc) “questa è una buona pagina del Consiglio regionale e lo dico senza retorica. Quando la politica vende le donne in prima linea, è una politica di inclusione. Di rispetto e di pace. Lo diceva Gabriella, nome di battaglia di Tina Anselmi, prima donna ministro della Repubblica italiana. A lei mi ispiro in questo momento perché è stata protagonista di grandi e coraggiose battaglie per le donne e firmò la legge 194 per l’interruzione di gravidanza, nonostante non fosse d’accordo”.

L’on. Annamaria Busia (Campo progressista) ha detto: «Non era scontato l‘esito di questa legge ma è stata una bella prova di democrazia, non scontata. Non è una legge risolutiva, non basterà da sola a risolvere tutti i problemi della parità di genere. Ma questo ci spettava fare e questa legge cambierà sul serio le proporzioni in questo parlamento: lo dicono gli esiti delle elezioni nei Comuni e nelle regioni dove è stata introdotta. Ora però ringrazio il presidente della Regione, che ha assunto il suo ruolo e ha detto che la doppia preferenza era ed è un punto programmatico. Ma ringrazio le colleghe per l’impegno e i colleghi per il dibattito, in piena democrazia».

Per il Partito dei Sardi l’on. Gianfranco Congiu ha parlato di “partita su due tempi in più anni. E’ stato un lavoro reso possibile grazie al presidente della commissione Autonomia e sono felice di aver preso le difese di tutti i territori sardi, per un fatto di giustizia sociale”.

L’on. Walter Piscedda (Pd) ha detto: «Non vorrei che qualcuno possa pensare che chi non interviene non è favorevole e per questo intervengo. E’ una cosa talmente ovvia che non meritava in certi momenti tanto scalpore ma questo piccolo passo spianerà la strada a una maggiore rappresentatività delle donne: non è un favore al gentil sesso perché la storia ci insegna che tutto può cambiare».

Per Mpd è intervenuto l’on. Daniele Cocco, secondo cui “qualche mese fa era impensabile tutto questo e lo dobbiamo innanzitutto alle nostre consigliere, al presidente Francesco Pigliaru e al presidente Gianfranco Ganau. Abbiamo fatto una cosa importante ma non sufficiente: non ci sono primogeniture perché abbiamo fatto il nostro dovere con un voto di civiltà”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato il voto a favore del gruppo ed ha ribadito la volontà del centrosinistra per caratterizzare la legislatura nel segno delle riforme ed ha evidenziato “la compattezza della maggioranza che ha retto anche alla richiesta del voto segreto arrivata dai banchi del centrodestra”. «Questo è un provvedimento dell’intero Consiglio – ha concluso il capogruppo Pd – ed è un voto che dà dignità a quest’Aula e alla politica sarda».

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore del gruppo ed ha affermato: «Siamo arrivati preparati all’appuntamento con questa legge ed abbiamo saputo allontanare alcuni sospetti che qualcuno in maniera meschina aveva adombrato». Pietro Pittalis ha quindi rivelato: «Su questo provvedimento ho posto un problema di fiducia all’interno del gruppo e lo stesso avrebbe dovuto fare il presidente Francesco Pigliaru per metterci la faccia con la sua maggioranza».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione il testo finale della legge che è stato approvato con 50 voti favorevoli e 2 contrari.

Proclamato l’esito della votazione, il presidente ha, dunque, comunicato la convocazione del Consiglio per martedì 28 novembre alle 10.00.

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E’ scontro anche in maggioranza sul testo del disegno di legge sulla doppia preferenza di genere, dopo il nuovo rinvio in commissione deciso dal Consiglio regionale.

«Nella scorsa seduta di Consiglio abbiamo assistito ad uno spettacolo che ci ha lasciato l’amaro in bocca. Come gruppo consiliare e come persone – denunciano i quattro consiglieri regionali di Art. 1 – Sdp Daniele Secondo Cocco, Eugenio Lai, Luca Pizzuto e Paolo Zedda e l’assessore della Pubblica istruzione Giuseppe Dessena –. La discussione che si è consumata sulla legge elettorale con l’introduzione della doppia preferenza di genere ci è sembrata pretestuosa è poco rispettosa nei confronti delle donne che fanno politica e delle donne in generale.»

«Come gruppo consiliare noi, di Art. 1 – Sdp insieme con l’assessore Giuseppe Dessena, ribadiamo che, martedì alla prossima seduta di Aula, voteremo e chiederemo di votare il testo sulla doppia preferenza così com’è stato licenziato dalla commissione – concludono i quattro consiglieri di Art. 1 – Sdp e l’assessore della Pubblica istruzione -, a prescindere da come è stata emendata successivamente.»