24 November, 2024
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La grave situazione in cui si trovano i lavoratori della Polar s.r.l. che lavorano la bentonite estratta dal Rio Palmas e dal Rio Bra nei territori di Piscinas e Giba, è stata esaminata nel corso di un’assemblea pubblica aperta indetta dal sindaco, Mariano Cogotti, svoltasi ieri sera, nella sala consiliare del comune di Piscinas, cui hanno partecipato ai lavori l’Unione dei Comuni del Sulcis, rappresentata dal suo presidente Gianfranco Trullu, il sindaco di Masainas Ivo Melis, i consiglieri regionali Gianluigi Rubiu e Luca Pizzuto, le associazioni sindacali territoriali, i lavoratori oggetto di provvedimento di licenziamento ed un folto pubblico di cittadini.

Dall’assemblea è scaturita una situazione abbastanza critica da parte della azienda Polar s.r.l. e la drammaticità che vede coinvolti tutta una serie di lavoratori che sono stati espulsi dal ciclo produttivo ed in parte trasferiti presso altro stabilimento in Liguria.

Considerata, inoltre, la situazione giudiziaria che vede coinvolti detti lavoratori e l’azienda che comporterebbe ripercussioni anche sulla stabilità finanziaria dell’azienda, è stata assunta una posizione unitaria sulle seguenti attività politiche e sindacali da attuarsi:

– Piena solidarietà ai lavoratori espulsi e trasferiti;

– Salvaguardia del livello occupazionale dell’azienda tramite verifica delle autorizzazioni minerarie regionali affinché le stesse possano e debbano essere utilizzate soltanto da chi è in grado di condurre l’azienda in un processo di sviluppo sia produttivo che occupazionale;

– Immediato incontro con l’assessore regionale dell’Industria, con le parti sindacali e politiche, già fissato per domani 16/02/2017;

– Interrogazione in Consiglio regionale dei consiglieri regionali Gianluigi Rubiu e Luca Pizzuto,

affinché la Regione Sardegna effettui un immediato intervento al fine di sbloccare la situazione creatasi sotto il profilo occupazionale e socio-territoriale, in quanto il Sulcis non può permettersi ulteriori chiusure di aziende che parrebbero avere la possibilità di espansione.

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Verrà presentato lunedì prossimo, alle 14.30, a Carbonia, nella sala Argea di via Lucania, il progetto per la coltivazione della canapa nei terreni inquinati delle aree industriali del Sulcis Iglesiente, a due anni di distanza dall’approvazione in Finanziaria di uno specifico emendamento proposto da Sel, Partito dei Sardi, Rossomori, Centro democratico e Irs.

L’Agenzia Agris, alla quale l’assessorato all’Agricoltura ha affidato la predisposizione del progetto e lo studio di fattibilità, è pronta a partire con la sperimentazione. A dare l’annuncio, questa mattina in conferenza stampa, il consigliere regionale di Sel Luca Pizzuto, primo firmatario dell’emendamento.

«E’ un opportunità straordinaria per il territorio – ha detto Luca Pizzuto – l’iniziativa ha un duplice obiettivo: bonificare i terreni inquinati, grazie alle proprietà decontaminante della canapa, e riavviare una filiera produttiva in aree industriali molto inquinate.»

La sperimentazione, che si avvale della collaborazione dell’Università di Sassari e di Sardegna Ricerche, avrà una durata triennale e riguarderà una decina di siti di studio. Il budget annuale a disposizione di Agris è di 150mila euro. Gli agricoltori che aderiranno all’iniziativa avranno un indennizzo di 1.500 euro a ettaro. Verranno messi a dimora semi di “cannabis sativa”, una varietà di canapa con il principio attivo (Thc) depotenziato (0,6%), diversa da quelle con effetti psicoattivi, come la marijuana, che variano dal 7 al 27%. «E’ una pianta che ha 25mila diversi tipi di utilizzo (fibre naturali, materiali per la bioedilizia, prodotti alimentari, biocarburanti, lubrificanti industriali, carta, etc.) e, allo stesso tempo, rappresenta un’opportunità unica per aree ormai compromesse come quelle del Sulcis – ha spiegato il responsabile del progetto Gian Luca Carboni – la sperimentazione servirà a testare la sua capacità di assorbire dal terreno sostanze altamente inquinanti come i metalli pesanti e il grado di accumulo delle stesse da parte della pianta. In questo momento l’interesse maggiore è rappresentato dalla produzioni di seme destinato ad altre coltivazioni o alla produzione di olio».

Un tipo di coltura che sta assumendo sempre più valore a livello mondiale. In Europa sono 30mila gli ettari coltivati, il 50% dei quali in Francia. «Altre regioni d’Italia, come la Puglia, hanno deciso di seguire questa strada – ha sottolineato il direttore di Agris, Roberto Zurru – che il progetto sia valido lo dimostrano anche diverse manifestazioni di interesse arrivate da aziende che operano nel Sulcis pronte a sposare l’iniziativa».

«E’ un’idea molto interessante – ha detto il presidente della Commissione Attività del Consiglio regionale Luigi Lotto – sarebbe un successo unire alla bonifica dei siti inquinati l’avvio di attività produttive». Un’iniziativa da estendere ad altre aree della Sardegna, secondo il capogruppo di Sel Daniele Cocco. «E’ un progetto che potrebbe andare di pari passo con l’altro promosso dal nostro gruppo consiliare: la concessione a titolo gratuito ai giovani delle terre pubbliche incolte – ha ricordato Cocco – aree che potrebbero essere dedicate alla coltivazione della cannabis».

«E’ il primo passo verso un cambio di mentalità – ha aggiunto il consigliere dei Rossomori Paolo Zedda – sono convinto che si debba arrivare alla legalizzazione della cannabis ludica, sostanza molto meno dannosa dell’alcol e del tabacco. Il progetto per la coltivazione e la produzione della cannabis sativa apre uno spiraglio importante.»

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La commissione Sanità, presieduta da Raimondo Perra (Psi) ha dato il via libera, con l’astensione della minoranza, alla legge di stabilità relativa al settore sanitario pur riservandosi di proporre al Consiglio alcuni emendamenti di merito. Due, in particolare, riguardanti l’aumento delle risorse per i Centri anti-violenza, sono stati annunciati da Rossella Pinna del Pd ed Emilio Usula dei Rossomori.

Prima del voto, la commissione ha ascoltato la relazione dell’assessore della Sanità Luigi Arru sulle politiche sociali.

Nel suo intervento Arru ha dichiarato che «rispetto all’anno precedente la legge di stabilità 2017 prevede sia un aumento consistente delle risorse (da 255 ad oltre 339 milioni) che misure fortemente innovative coerenti con la strategia di fondo di superare le politiche di sostegno passivo (sostanzialmente di tipo economico) per puntare ad una vera inclusione sociale della persona, all’aumento della sua autonomia e della sua capacità di recuperare una normale vita di relazione».

«Le voci di spesa in significativo aumento – ha spiegato Arru – sono infatti quelle che riguardano il Reis (reddito di inclusione sociale, 30 milioni), le politiche per la famiglia con azioni mirate alla crescita della genitorialità consapevole ed alla compatibilità casa-lavoro (25 milioni) ed il sistema integrato dei servizi alla persona (20 milioni).»

«Si tratta di interventi – ha aggiunto l’assessore – che utilizzano risorse della Regione, dello Stato e dell’Unione europea con queste ultime che segnano il passaggio ad un approccio diverso alle politiche sociali, attraverso lo sviluppo di progetti complessi che comprendono anche la verifica del lavoro svolto e dei risultati ottenuti.»

«Riteniamo di aver imboccato la strada giusta – ha aggiunto Arru – la Sardegna ha un sistema di welfare ai primi posti in Italia per quanto riguarda le risorse impiegate ma la qualità percepita dai cittadini non è certamente alta e c’è poi un problema complessivo di efficienza del sistema pubblico che, per quanto riguarda la Regione, è anche di risorse umane: basti pensare che gli organici del settore politiche sociali dell’assessorato sono simili a quelli dei servizi sociali del comune di Cagliari.»

Rispondendo ad una domanda del consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco, l’assessore della Sanità ha annunciato alcune novità sul programma “Ritornare a casa” per il quale, grazie all’utilizzo di 9 milioni di economia, la dotazione finanziaria arriverà a 39 milioni. «Ma oltre alle risorse – ha detto Arru – siamo intervenuti per razionalizzare il sistema, aumentando la platea dei beneficiari, semplificando passaggi burocratici che creavano inutili disagi alle famiglie ed eliminando disuguaglianze nei trattamenti delle diverse patologie».

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Luigi Ruggeri e Rossella Pinna del Pd, Augusto Cherchi del Partito dei Sardi, Luca Pizzuto di Sel, Edoardo Tocco di Forza Italia ed Emilio Usula dei Rossomori.

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Ad aprile e giugno del 2016 la Regione ha pubblicato gli avvisi per gli incentivi alle imprese (già operanti o di nuova costituzione) nell’ambito del Piano Sulcis. I termini per la presentazione delle domande sono scaduti alla fine dello scorso anno, ma sarebbero dovuti essere prorogati nel giro di qualche settimana.

Chiediamo con urgenza che vengano prorogati i vecchi bandi e che vengano avviati i nuovi.

Crediamo sia necessario e non più rinviabile provvedere alla piena operatività del Piano Sulcis e per questo stamani ho presentato un’interrogazione per chiedere conto di quale sia lo stato dell’arte e, nel contempo, per richiedere la massima celerità su tutte le procedure: i cittadini e le imprese hanno urgenza di avere risposte e noi dobbiamo spenderci con il massimo impegno per fare in modo che alle parole seguano i fatti concreti.

Luca Pizzuto

Consigliere regionale

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L’on. Luca Pizzuto esprime solidarietà al sindacalista Roberto Fallo, licenziato alcuni giorni fa dall’Aias.

«Qualche giorno fa – scrive Luca Pizzuto in una nota – si è verificato un fatto gravissimo: un lavoratore, con trent’anni di servizio come operatore in una struttura di riabilitazione è stato licenziato per presunti maltrattamenti ad un paziente. In realtà, il lavoratore in questione, non solo è un affidabilissimo e serio operatore, ma è anche un sindacalista che da sempre si batte per i diritti del lavoro e per la difesa dei più deboli.

Conosco Roberto Fallo e sono certo che riuscirà a dimostrare la sua onestà e la sua professionalità.  A lui va la mia massima solidarietà e sostegno.

Io non ho dubbi – conclude Luca Pizzuto -: tra proprietà e lavoratori starò sempre dalla parte dei lavoratori.»

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Claudia Firino.

Claudia Firino.

Tre consiglieri regionali dei quattro eletti nelle liste di Sinistra, Ecologia e Libertà, Daniele Cocco, Luca Pizzuto ed Eugenio Lai, hanno tolto la fiducia all’assessore regionale della Pubblica istruzione Claudia Firino.

«Molte delle scelte fatte e non fatte, dal piano straordinario degli scavi archeologici mai decollato sino ad arrivare alla mancata approvazione del piano di dimensionamento scolastico, urgente e non più prorogabile, portano alla definitiva rottura del rapporto fiduciario-politico con l’assessore Firino a cui va il nostro affetto ma non più il nostro sostegno politico – scrivono in una nota Daniele Cocco, Luca Pizzuto ed Eugenio Lai -. Pertanto chiediamo al Governatore di prendere immediati provvedimenti e di agire urgentemente per effettuare una ridefinizione della squadra di governo che possa essere all’altezza delle aspettative dei cittadini sardiCi batteremo perché l’agenda politica della nuova Giunta abbia in primo piano la lotta alla povertà e alla disoccupazione giovanile.»

«Si è prodotto un fatto politico non personale – si legge in una seconda nota dei tre consiglieri -. L’assessore della Pubblica istruzione non ha più la fiducia da parte di tre consiglieri regionali, che prima la sostenevano, a causa delle scelte politiche fatte. Riteniamo non più prorogabile il rimpasto e la costruzione di un’agenda politica che metta al centro la povertà e la disoccupazione giovanile.»

«Noi siamo nel Centro Sinistra, area politica di cui facciamo e faremo parte e che negli anni abbiamo contribuito a sostenere e far crescere – aggiungono Cocco, Pizzuto e Lai -. SEL non esiste più. Ognuno è titolato a rappresentare se stesso e ad organizzarsi come meglio ritiene. Siamo e saremo disponibili  a lavorare per ricomporre l’unità della nostra comunità politica in modo paritario e equitario, ribadendo il rispetto per tutti i compagni che insieme a noi sono stati in SEL.»

«Per questo non cadremo nella logica fratricida dell’insulto: per noi la polemica si ferma qui. Noi continuiamo nel nostro impegno e nella nostra lotta per una Sardegna e per un mondo più giusto – concludono Daniele Cocco, Luca Pizzuto ed Eugenio Lai -, sempre pronti a lavorare ed a tendere la mano per l’unità delle sinistre e la crescita del centro sinistra.»

L’unico consigliere eletto nelle liste di SEL che continua a sostenere Claudia Firino è Francesco Agus, presidente della commissione Autonomia.

Francesco Agus e Luca Pizzuto.

Francesco Agus e Luca Pizzuto.

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La vertenza Eurallumina e le risposte ai lavoratori che, da due anni e mezzo, attendono con ansia nuovi sviluppi, potrebbe arrivare a fine mese con la seconda conferenza di Servizi per il progetto di ripresa produttiva dello stabilimento. In questa sede, che speriamo rappresenti la fase definitiva e decisoria, si incontreranno 23 soggetti che, a diverso titolo, dovranno dare un parere tecnico sul futuro di Eurallumina.

Auspichiamo che dalla conferenza arrivino buone notizie, per i lavoratori e per il territorio: da troppo tempo ci trasciniamo nella speranza di una ripresa e questa potrebbe l’occasione per investire i circa 200 milioni di euro del progetto e occupare 357 lavoratori diretti più 270 lavoratori triennali (di cui la metà da stabilizzare).

Ai lavoratori e alle loro famiglie va ancora tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà.

Non li lasceremo soli neanche questa volta: vigileremo e lotteremo per la dignità, il lavoro e la speranza di una ripresa in tutto il nostro territorio.

Luca Pizzuto

Consigliere regionale di Sinistra Ecologia e Libertà

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Il Consiglio regionale ha dato il via libera a tre mesi di esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2017 ed ha approvato anche il bilancio interno dell’Assemblea.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito molti consiglieri regionali hanno preso la parola sull’ordine dei lavori.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla delicata situazione della Portovesme Srl, società con 1220 dipendenti diretti più l’indotto che si è venuta a trovare in grandi difficoltà, pur essendoci il tempo per intervenire in modo importante. La società, ha ricordato Cocco, «ha chiesto di realizzare un nuovo impianto di smaltimento rifiuti sul quale sono emerse difficoltà tecniche, come è emerso anche stamane in un incontro con sindacati ed azienda». Presenteremo una interrogazione all’assessore dell’Ambiente, ha annunciato Cocco, «sull’iter autorizzativo eccessivamente lungo che metterebbe in pericolo il futuro dell’azienda, una situazione da evitare attivando da subito un confronto serrato con l’assessorato e le sue strutture».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha rilanciato invece la notizia riguardante la recente bocciatura della finanziaria 2016 da parte della corte Costituzionale, osservando che «non è un mero incidente tecnico ma un fatto politico rilevantissimo e gravissimo mai verificatosi nella storia della Sardegna, un fatto sul quale non si possono trovare giustificazioni anche perché le norme erano molto chiare». La Sardegna, ha proseguito, «ha ritirato i propri ricorsi ma non ha avuto la capacità di far ritirare allo Stato i suoi e inoltre, in questa circostanza, la Regione non si è nemmeno costituita, forse perché la Regione ha fatto un falso in bilancio ed ora bisogna assumersene le responsabilità». A questo punto, ha concluso Pittalis, «le dimissioni sono un atto dovuto e le attendiamo stasera perché in queste condizioni non possiamo nemmeno esaminare l’esercizio provvisorio, per cui non parteciperemo alla votazione».

Successivamente, il presidente del Consiglio ha dato la parola all’assessore della Programmazione Raffaele Paci, precisando che lo stesso assessore aveva chiesto in precedenza di rivolgere comunicazioni all’Assemblea in base all’art. 121 del regolamento.

L’assessore Paci, ribadendo la sua richiesta di intervenire in apertura della seduta, ha espresso dispiacere per i toni del consigliere Pittalis «rispetto ad una interlocuzione di poco precedente» ma comunque, ha aggiunto, «prendo atto della richiesta di dimissioni che non ho alcuna intenzione di dare, soprattutto se motivata da argomenti così strumentali». Entrando nel merito della sentenza della Corte Costituzionale, Paci ha ricordato che «il governo ha impugnato a giugno l’art.3 della finanziaria 2016 relativo ad un disavanzo tecnico di 31 milioni inserito per la prima volta dopo l’introduzione del bilancio armonizzato». Su questo argomento, ha detto ancora l’assessore, «c’è stato un confronto tecnico-giuridico al termine del quale è prevalsa una opinione che si è rivelata diversa da quella del ministero dell’Economia e ora della corte Costituzionale ma, in effetti, il problema consiste solo nella corretta collocazione di una posta di bilancio». Con il governo, ha continuato, «c’era l’accordo che avremmo modificato la legge e, quanto all’udienza davanti alla corte, non ci siamo costituiti per evitare danno erariale; poi il governo è andato avanti perché chiedeva una sentenza che è del 23 novembre anche se è stata pubblicata oggi mentre noi abbiamo effettuato la correzione il 5 dicembre». Nei fatti, ha concluso, «non c’è nessun effetto sul bilancio 2016 e sul pluriennale, se poi per assurdo la questione non fosse risolta prendo l’impegno di dimettermi immediatamente».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, riprendendo il tema sollevato dal capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha espresso forte preoccupazione «perchè rischiamo ancora una volta, per incapacità degli uffici, di far chiudere una azienda con 1.200 dipendenti per questioni legate alla discarica e soprattutto al nuovo impianto di trattamento rifiuti che darebbe alla stessa azienda con orizzonte di altri 10 anni». Le responsabilità sono tecniche, ha ribadito Rubiu, «ma la politica deve occuparsene e non bisogna perdere nemmeno un giorno perché il 31 dicembre di quest’anno scadranno l’agibilità dell’attuale impianto dei rifiuti e le agevolazioni sui consumi energetici; occorre però che gli uffici rispondano con celerità, anche di certi atteggiamento di rifiuto del dialogo con l’azienda, fermo restando che chiediamo che l’assessore venga in Aula».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha affermato che «l’assessore Paci ostenta troppa serenità mentre il problema è che è stata bocciata la legge nel suo complesso, con una operazione che non si poteva fare in regime di pareggio di bilancio e che, allo stato, mette in dubbio la legittimità a cascata di tutti gli atti collegati alla legge di bilancio». Nessuno, ha sostenuto infine, «può ritenersi al di sopra della legge e la Regione ha il dovere di cautelarsi perché non può rischiare ulteriori contraccolpi negativi in materia finanziaria».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto, riprendendo il tema della Portovesme Srl, ha auspicato «una una seria riflessione sul funzionamento della macchina amministrativa di alcuni assessorati della Regione, perché l’unica fabbrica di grandi dimensioni ancora attiva in Sardegna non può entrare in crisi per problematiche incomprensibili ed aggiungersi alle tante aziende in difficoltà». Abbiamo anche il dovere, ha aggiunto Pizzuto, «di evitare ennesimi allarmi sui territori, senza dimenticare che quello della Portovesme è un problema del Sulcis ma riguarda per molti aspetti tutta la Sardegna».

Il Consiglio ha quindi iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n. 392 (Giunta regionale) – “Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2017”.

Il presidente Ganau ha dato la parola al relatore di maggioranza Franco Sabatini, del Pd, che si è rimesso alla relazione allegata.

Anche il relatore di minoranza Christian Solinas, sardista, ha rinviato al testo depositato, osservando però che «due mesi di esercizio provvisorio sono troppo pochi rispetto ai tempi che abbiamo di fronte e ne servono almeno tre; inoltre sarebbe opportuno agganciare gli stanziamenti all’esercizio corrente».

Aprendo la discussione generale il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha puntualizzato che «la scelta della Giunta appare in contraddizione con i principi del bilancio armonizzato, una situazione grave anche perché il Consiglio ha ricevuto solo oggi i dati completi relativi al bilancio e, di fatto, stiamo avviando l’esercizio 2017 al buio». Ma basta uno sguardo al riepilogo generale, secondo Locci, «per vedere una situazione disastrosa perché abbiamo 7,5 miliardi rispetto ai 10 che dovremmo avere e siamo ben al di sotto dei parametri corretti». Posso capire la fretta, ha aggiunto Locci, «ma certi errori che espongono la Regione a gravi rischi nella sua programmazione per il 2017 che ha comunque un 80% di spesa rigida e, forse, fra due mesi ci troveremo con una finanziaria totalmente diversa».

Ancora per Forza Italia il consigliere Oscar Cherchi ha parlato di un esercizio provvisorio che «ha un evidente vizio di forma che si cerca di far passare in secondo piano rispetto alla gravità politica dell’annullamento della finanziaria 2016, cosa che la prima volta ma capita ad una Giunta di centro sinistra e ad un assessore – professore esperto in materia». Non si può approvare un esercizio provvisorio, secondo Cherchi, «riguardante una finanziaria che non c’è e non può essere sostituita, come sostiene la maggioranza, dall’assestamento di bilancio approvato recentemente; Paci deve riconoscere l’errore per il bene di tutti sardi e tornare all’insegnamento universitario».

Sempre per Forza Italia il vice capogruppo Alessandra Zedda ha ricordato che «l’opposizione aveva sollevato questi problemi chiedendo un altro anno di transizione e rinviando l’introduzione del bilancio armonizzato; ora è necessario fermarsi per ragionare e capire se l’esercizio provvisorio che viene proposto ha effettive basi contabili e forse c’è bisogno di una nuova manovra aggiuntiva perché non è detto che l’assestamento abbia sanato i rilievi della corte Costituzionale». I sardi, ha concluso, «hanno diritto ad avere certezze sui conti della Regione».

L’altro vice capogruppo Marco Tedde, rivolto all’assessore, ha detto che «l’opposizione non deve fare inchini alla Giunta ma fare controproposte e mettere in evidenza una visione diversa dei problemi della Sardegna» e, affrontando il tema dell’esercizio provvisorio 2017, ha lamentato che «in concreto non ha dati di riferimento tranne quelli depositati solo stamattina peraltro molto parziali, e del resto non potrebbe essere altrimenti perché non abbiamo nemmeno il bilancio del 2016, dato che Paci erroneamente minimizza». Se se non vuole dare le dimissioni rimanga pure, ha proseguito Tedde riferendosi ad una fase precedente del dibattito, «fatto sta che l’esercizio provvisorio di due mesi è il solito annuncio in un momento economico drammatico in cui la Regione registra tutti gli indicatori negativi, che si somma ad un momento politico in cui l’esecutivo è zoppo e la maggioranza è ogni giorno alla ricerca di se stessa, prigioniera di continue risse e contraddizioni interne».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha chiarito che «la commissione ha operato in presenza di una richiesta di esercizio provvisorio secondo la prassi corrente con uno schema di bilancio e non col testo integrale». Contrariamente a quanto sostenuto dalla minoranza, ha aggiunto, «non bisogna fermarsi nè rallentare ma anzi correre ed approvare la nuova finanziaria anche se ritengo che si possa andare oltre i due mesi indicati dal provvedimento; su questo siamo disponibili ad una modifica».

Dopo l’on. Sabatini ha preso la parola l’on.Attilio Dedoni (Riformatori), che ha detto: «Già lo scorso anno proposi alla Giunta di allungare i termini dell’esercizio provvisorio eppure la proposta non fu accettata ma ugualmente l’autorizzazione fu richiesta al Consiglio di mese in mese. Credo che sia intelligente arrivare a tre mesi». L’oratore ha aggiunto: «Sarebbe opportuno chiedersi con umiltà ogni giorno se quanto fatto è stato fatto bene. L’arroganza non aiuta e non porta soluzioni intelligenti. Altro che pazzie del centrodestra, altro che governo amico: se prima non c’era nell’agone politico qualche populista di certo lo troveremo presto sulla strada».

Per l’on. Rubiu (Udc) «la Consulta ha censurato il Bilancio 2016 e  ora quel bilancio dovrà essere riapprovato, con tutte le conseguenze del caso. I professori hanno fallito e sono stati cassati proprio nell’economia, nella loro materia. I professori hanno dimostrato di essere principianti allo sbaraglio e i sardi vi ringrazieranno, per tutti i risultati che avete ottenuto. A cominciare dai trasporti. Assessore Paci, si dimetta».

Per il Pd ha preso la parola il capogruppo, on. Cocco: «L’assessore Paci ha riconosciuto che dietro questa bocciatura c’è un errore tecnico, anche banale. Capisco il ruolo dell’opposizione ma da qui a insistere sulla richiesta di dimissioni per questo francamente è ridicolo. L’errore è già stato corretto e sanato, l’assessore lo ha già detto».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha preso la parola per dire: «Ci sono mille ragioni, non solo questa di oggi, per chiedere le dimissioni dell’assessore Paci. Tutti gli indicatori economici indicano un fallimento di questa giunta. Di cosa si lamenta una maggioranza come la vostra, divisa su tutto? Ve ne dovete tornare a casa e oggi abbiamo con la sentenza della Corte Costituzionale la certificazione del vostro fallimento. Dov’è la vostra etica se siete i primi a dire che oggi un assessore e domani un altro non lavorano bene? Quando questa legislatura è partita avete promesso una nuova fase, di rispetto dei termini. Dov’è il cambiamento annunciato? Dove sono le vostre grandi rivoluzioni? Avete fallito su tutto, denunceremo anche l’ambiguità di quanti dicono di essere usciti dalla maggioranza e poi votano con la maggioranza».

Rivolto al presidente Ganau, l’oratore ha detto: «Non è solo la legge elettorale che ha necessità di essere accelerata, ma non va accelerata per creare situazioni di comodo a qualcuno. Se lo scordino quelli che stanno pensando a scorciatoie. E se l’urgenza è tale, siete già pronti ad andare a casa? Bene, noi ci stiamo ma mandiamo a casa questa giunta. Intanto non voteremo la vostra richiesta di esercizio provvisorio: la responsabilità è tutta vostra».

Per la Giunta ha preso la parola il vicepresidente, l’assessore Paci, che ha detto: «Ribadisco in quest’aula e fuori che la manovra 2016 è pienamente legittima e ribadisco che se dovesse essere bocciata in sede di parifica mi dimetterò immediatamente. La manovra 2016 non è stata dichiarata illegittima: al punto 6) la sentenza dice che l’illegittimità deve estendersi in via consequenziale all’intera legge nelle parti in cui la manovra finanziaria applica il disavanzo tecnico. Non in tutta la legge: solo in quelle parti. Ho già detto che riconosco l’errore in quella posta tecnica e lo ho già corretto: i fatti lo dimostreranno e il bilancio consuntivo della Regione sarà tranquillamente parificato».

Sul bilancio provvisorio, l’on. Paci ha detto: «Non ho difficoltà a prevedere tre mesi di esercizio provvisorio, sapendo che non siamo i primi ad andare in esercizio provvisorio e sapendo anche che non useremo tutti i tre mesi».

Il presidente del Consiglio ha messo in votazione il passaggio agli articoli e successivamente gli articoli sono stati approvati, a cominciare dall’articolo 1 con l’emendamento orale del vicepresidente Paci che prevede tre mesi di esercizio provvisorio. Approvato anche l’articolo 2 e la legge nel suo complesso.

Anche l’esercizio provvisorio del Consiglio regionale è stato approvato con proroga sino al 31 marzo 2017. Anche per questa votazione, come per l’esercizio provvisorio del bilancio della Regione, l’on. Pittalis ha annunciato “il non voto per ragioni politiche da parte dell’intera opposizione”.

Il capogruppo del Pd ha chiesto all’opposizione il perché di questa scelta e l’on. Pittalis ha risposto: «Non sono tenuto a darle spiegazioni ma ci sarà un momento in cui ne parleremo in quest’Aula, soprattutto il questore dell’opposizione».

L’on. Luca Pizzuto ha voluto ricordare Modesto Melis, “uomo del mio territorio, sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, che ha dedicato i suoi anni a ricordare gli orrori dell’Olocausto”. L’on. Pizzuto ha chiesto al presidente del Consiglio di valutare se organizzare nell’atrio del Consiglio regionale una mostra “in occasione della giornata della Shoa del 27 gennaio prossimo”.

A seguire l’on. Satta (Upc), ha illustrato la sua mozione 260 (a firma Satta, Ledda e più) sul prezzo del latte. «Spiace parlare di questo problema con tre mesi di ritardo, visto che parliamo di un comparto che vale 40 mila addetti soprattutto concentrati nelle zone interne per le quali si dice che si vuol fare qualcosa, e non da oggi. Il valore del latte oggi è intorno a mezzo euro, praticamente dimezzato. Anche il prezzo della carne è nettamente calato.  Oggi non abbiamo nemmeno la certezza sull’ente erogatore dei contributi, sui finanziamenti dei bandi del Psr. Chiare sono anche le responsabilità dell’assessore sui mancati controlli: 280 mila quintali di pecorino romano erano stivate nei magazzini al 30 settembre, per effetto della mancata programmazione: un aumento del 40 per cento rispetto allo scorso anno. Noi favoriamo chi produce pecorino romano anche se il fabbisogno di pecorino romano è sempre lo stesso».

L’oratore ha chiesto all’assessore Paci di affrontare i problemi del comparto, a cominciare dai rapporti tra il mondo agricolo e la Sfirs per quanto riguarda il tema del credito. «E’ necessario arginare il fenomeno momentaneo, per evitare si svendere il prodotto invenduto. Fenomeno che sta già accadendo. E poi con il nuovo assessore all’Agricoltura sarà necessario limitare le produzioni del latte, anche fissando delle quote. Non è accettabile che in due anni la produzione del latte sia raddoppiata, perché questo è accaduto?».

Anche l’on. Ledda (La Base) ha presentato la sua interpellanza (264/A): «In questo momento si parla della situazione catastrofica del latte ovino. Da tempo La Base propone il patto del latte per salvare il comparto e già quattro anni fa il Consiglio approvò l’ordine del giorno a firma Arbau che prevedeva la costituzione di un’organizzazione interprofessionale sul settore lattiero caseario. Oggi ripresentiamo la proposta di un prezzo politico, non inferiore agli 80 centesimi al litro e l’acquisto delle scorte di pecorino romano, come misura immediata per fronteggiare il problema. Cominciando dalle coop più in difficoltà».

Oscar Cherchi (Fi): «Si è ricaduti nella trappola del prezzo del latte e le aziende agricole non riescono ad ottenere una giusta remunerazione per la produzione del latte». L’esponente della minoranza ha proseguito il suo intervento ricordando le iniziative poste in essere nella passata legislatura per sostenere il comparto e garantire equilibrio all’intero sistema. «Chiediamo alla Giunta – ha concluso il consigliere di Forza Italia – azioni adeguate a sostenere il comparto lattiero caseario della Sardegna».

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini ((Pd) ha sottolineato la complessità del tema ed ha ricordato le azioni positive poste in essere dall’attuale Giunta, ad iniziare dall’istituzione dell’organismo interprofessionale e dai cosiddetti “pecorino bond”. Ma l’esponente della maggioranza ha posto l’accento soprattutto sui mancati impegni del ministro dell’Agricoltura per ciò che attiene in particolare il contributo per la macellazione delle pecore con età superiore ai 4 anni e la mancata firma del decreto attuativo per certificare le acquisizioni del latte. A giudizio di Sabatini serve la riattivazione del tavolo nazionale della filiera dell’ovicaprino ed è urgente la pubblicazione del bando per consentire ad Argea l’acquisto del pecorino prodotto in eccesso. «Il Consiglio resti al fianco dei pastori – ha concluso Franco Sabatini – perché quando il latte è pagato a 60 centesimi significa mettere alla fame i nostri pastori ed è per questa ragione che serve intervento straordinario».

Piermario Manca (Pds) ha lamentato il ritardo nella discussione della mozione Satta e più ed ha affermato che la discussione in Consiglio arriva quando ormai si è in piena emergenza. «La crisi non investe solo il latte – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – ma anche le pelli, l’agnello e la lana».  Manca ha spiegato che lo scontro tra allevatori e trasformatori sul prezzo del latte arriva perché si è passati da 240mila quintali di produzione ai 390mila quintali del 2016 con conseguente crollo dei prezzi e surplus nelle scorte di “Romano” di circa 200mila quintali. A Giudizio del consigliere Pds serve “contingentare l’offerta” e attivare una serie di misure, tra queste: una nuova legge per introdurre il credito agevolato e la ristrutturazione debito; consentire ad Ismea l’acquisto del pecorino,; procedere con la semplificazione burocratica degli uffici regionali; più impegno contro i “falsi” nelle produzioni, nonché un organismo super partes che fornisca dati oggettivi sulla produzione e infine abbattere i costi produzione favorendo il riordino e accorpamento fondiario.

Mario Tendas (Pd) ha ricordati dati e cifre del comparto ovino sardo per evidenziarne la rilevanza ed ha affermato che i problemi del settore sono ciclici e mai di facile risoluzione. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato il dibattito in Aula del 2013 ed ha affermato che serve ripartire dalla recente istituzione dell’organismo interprofessionale anche “per avviare un’attività più appropriata e per avere dati oggettivi sulle produzioni”.

Il consigliere di Fi, Oscar Cherchi ha letto interi spezzoni degli interventi in Aula nel dibattito del 5 giugno 2013 sulla crisi del lattiero caseario ed ha ribadito gli interventi posti in essere dalla precedente amministrazione “per la normalizzazione del sistema con giusta remunerazione alle parti (trasformatori e allevatori)”. «Oggi – ha proseguito l’esponente della minoranza – in Consiglio regionale si torna sull’argomento perché dopo anni di promesse del centrosinistra si sono fatti soltanto passi indietro».

Il presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto (Pd), ha affermato che il tema affrontato in Consiglio è il più importante del settore agricolo sardo e che nel futuro serve non soltanto l’intervento della Regione. «Perché – ha spiegato l’esponente della maggioranza – i principali attori del sistema sono i trasformatori e produttori ed è tempo che questo settore cresca ed i suoi protagonisti imparino ad  autogovernare il sistema».

Lotto ha escluso che il prezzo del latte nell’ultimo decennio possa esser stato condizionato dagli interventi posti in essere dalla Giunta regionale ed ha riconosciuto l’urgenza di un intervento «perché oggi dobbiamo aiutare il comparto a non soccombere».

Il consigliere democratico ha quindi riaffermato l’urgenza che si favorisca il dialogo tra industriali e mondo delle cooperative («dobbiamo convincere gli attori del comparto a litigare un po’ di meno e a creare una classe dirigente che governi davvero il settore»).

Attilio Dedoni (Riformatori) ha ricordato la profonda crisi che affligge la Sardegna ed ha affermato che l’unico comparto che garantiva la “sopravvivenza” era l’agro pastorizia: «Ma con 55 centesimi di euro al litro,  il prezzo del latte copre forse solo la metà del costo di produzione». «Gli agnelli – ha proseguito l’esponente della minoranza – sono stati pagati a 3.5 euro al chilo e oggi sono a 2.5 euro al chilo». «In queste condizioni – ha spiegato Dedoni – non c’è un futuro per gli allevatori sardi, però poi diciamo all’Unesco che la pastoralità in Sardegna è un patrimonio da tutelare». Il consigliere dei Riformatori ha concluso denunciando lo scarso controllo politico sulle vessazioni in danno dei pastori praticate dagli enti e dalle agenzie agricole.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu , ha ricordato la valenza economico, sociale e culturale, del comparto lattiero caseario in Sardegna.

L’esponente della minoranza ha definito in “malafede” il mondo dei trasformatori ed ha dichiarato: « L’oro bianco della Sardegna non può essere venduto a 50 centesimi al litro».

A giudizio di Rubiu la soluzione ai problemi del comparto passano per la diversificazione delle produzioni, la realizzazione dei centri di refrigerazione, l’aggregazione dei produttori; l’istituzione del fondo mutualistico, il ripristino del prestito di conduzione e la pubblicazione del bando per gli indigenti.

Il consigliere della Base, Gaetano Ledda (Misto) ha invitato Giunta a Consiglio a concentrarsi sulla situazione attuale: «Per il futuro non esiste il problema, da quest’anno la produzione del latte è diminuita, serve affrontare il presente perché il prezzo del latte è a 50 centesimi al litro e comporta la distruzione delle aziende dell’allevamento e la fine dei pastori in Sardegna».  A giudizio dell’esponente della maggioranza serve che la Regione proceda con “l’ammasso,  per svuotare i magazzini delle cooperative dove sono stoccati circa 100mila quintali di pecorino romano prodotto in eccesso”.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha sottolineato la riproposizione ciclica del problema ed ha ricordato le manifestazioni di protesta del 2012 dei pastori sardi.

L’esponente della maggioranza ha quindi dichiarato di condividere e sottoscrivere la mozione Satta e più ed ha espresso sostengo per la soluzione dell’ammasso avanzata dal consigliere Ledda per l’acquisizione della produzione in eccesso del pecorino romano.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ricordato che nel 2015 lo Stato ha previsto interventi di sostegno per produzioni di formaggi dop italiani dai quali è stato però escluso il pecorino romano. «Anche il pecorino romano è un prodotto di qualità e il suo Consorzio di tutela è riconosciuto dal Mise – ha detto Congiu – non  può passare sotto silenzio in quest’aula il fatto che tra Lazio e Sardegna si sta consumando una guerra fratricida. Nel Lazio tutte le istituzioni sono intervenute per chiedere il riconoscimento di un prodotto come il cacio romano, similare al nostro pecorino. C’è un’aggressione scientifica nei confronti del pecorino sardo. La Regione deve sostenere chi tutela i presidi di qualità».

Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha chiesto una breve sospensione della seduta per redigere un documento unitario da far votare all’Aula.

Il presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto ha invece proposto di votare la mozione apponendo la firma di tutti i gruppi con l’impegno di convocare a breve il parlamentino da lui presieduto per approfondire il tema e individuare le soluzioni più idonee.

Soluzioni concrete ha invece invocato il consigliere del Pds Piermario Manca come la revisione del PSR e la costituzione entro il 2017 dell’organismo pagatore.

Il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini ha invitato i colleghi a non dividersi sul tema in discussione: «C’è la necessità di approfondire. Meglio approvare la mozione e poi convocare immediatamente la Commissione per individuare le priorità di interventi. La situazione nelle campagne è gravissima e merita una risposta seria».

Ha quindi preso la parola l’assessore Raffaele Paci che ha mostrato soddisfazione per l’andamento del dibattito in aula. «Il tema non ha colori politici – ha sottolineato Paci – il prezzo del latte oscilla da anni, nessuno può ascriversi il merito quando questo sale, così come non è colpa di nessuno quando il prezzo cala. Il tema è così complesso che non si può risolvere con una mozione o un ordine del giorno, il problema è strutturale: il Consorzio di tutela non riesce a controllare le quantità e il prezzo del latte. Oggi abbiamo l’opportunità dell’organismo interprofessionale costituito il 22 dicembre. Ci sono stati mesi di duro lavoro per arrivare a questo risultato. Non si può governare il settore se non si hanno i dati: ognuno racconta ciò che crede. Come si fa a gestire la nostra filiera più importante senza un organismo indipendente che certifica i dati, senza l’obbligo di certificare il prodotto conferito? Questo è l’abc del sistema sul quale la Regione può dare il suo contributo».

Paci si è detto convinto che la Regione non possa decidere il prezzo del latte ma che possa invece svolgere un ruolo importante nella determinazione degli incentivi. L’assessore ha quindi indicato possibile soluzioni di lungo e breve periodo.

Per quanto riguarda gli interventi di programmazione, Paci ha rimarcato l’esigenza di diversificare la produzione (“non si può pensare di vivere di solo pecorino romano”), e di pensare ad altri tipi di trasformazione del prodotto che possono servire a calmierare il mercato (latte in polvere, formaggio da grattugia e vendita del latte crudo).  Altra soluzione nel lungo periodo potrebbe essere quella dei consorzi di secondo livello: «Impensabile avere ancora cooperative soggette al ricatto dei mercati».

Sul breve periodo, Paci si è detto d’accordo a interventi come il pecorino bond e il pegno rotativo. «Su questo fronte è stato fatto un gran lavoro in questi mesi. Il pegno rotativo consentirebbe ai produttori di accedere al credito bancario dando in garanzia l’invenduto. Domani mattina faremo una riunione con tutti gli operatori per definire il protocollo».

Paci ha parlato poi della necessità di ottenere dal Governo l’inserimento del pecorino romano nell’elenco dei prodotti da ritirare per il sostegno agli indigenti e di puntare a un diverso utilizzo degli strumenti del Psr: «No all’assistenzialismo e a interventi che si possono ripercuotere contro gli stessi produttori – ha detto l’assessore – meglio incentivi per gli operatori della filiera che aderiscono alle regole date dall’organismo interprofessionale. Occorre infine convincere gli operatori che si deve cooperare. Può essere fatto solo se ci sono numeri certificati su cui ragionare e un’autorità garante. Non è possibile che il cerino rimanga sempre in mano ai soli produttori».

Il presentatore della mozione Giovanni Satta si è detto d’accordo con la proposta di discutere l’argomento in Commissione anziché approvare frettolosamente un ordine del giorno. «Serve un impegno di tutti per individuare strumenti in grado di dare risposte immediate».

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del gruppo Misto Gaetano Ledda: «Il problema oggi è che il latte viene pagato 50 centesimi al litro, serve una soluzione immediata».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato la propria delusione per le risposte della Giunta: «Il settore agropastorale è in ginocchio, cosa si sta facendo? Cosa si è iniziato a fare? Abbiamo dovuto attendere che venisse in Sardegna Flavio Briatore, la politica è assente – ha detto l’esponente della minoranza – va bene tornare in Commissione ma solo a condizione che si elabori un documento da sottoporre all’attenzione del Consiglio. Il settore è strategico e necessità di un dibatto serio».

Duro l’intervento del consigliere del Pds Piermario Manca che ha chiesto all’assessore Paci di indicare soluzioni concrete: «Le risposte sono troppo generiche, dalla mia Giunta mi aspetto proposte serie. Questa mozione è stata presentata alcuni mesi fa, ormai le pecore sono scappate. Per venire incontro al settore servono misure concrete come la continuità territoriale delle merci, la revisione del Psr e la costituzione di un organismo pagatore».

Anche per Gianluigi Rubiu (Udc) l’argomento non può essere liquidato con il voto di una  mozione. «Si lasci aperta la discussione – ha proposto Rubiu – servono misure come il prestito di conduzione che è di competenza della Regione. Sull’organismo pagatore non abbiamo fatto nulla. Siamo l’unica regione d’Italia che non ha l’organismo, mentre il PSR non è ancora partito. La Giunta è allo sbando così come è allo sbando il settore agricolo. Ancora non avete sostituito l’assessore dimissionario».

Attilio Dedoni (Riformatori) rivolgendosi alla Giunta ha detto: «Pensate che chi vive di pastorizia possa stare tranquillo con il latte pagato a 50 centesimi? Ecco perché serve un ordine del giorno unitario che dia l’idea di una politica unita. Sono d’accordo che si vada in commissione, ma entro da 15 giorni si porti in aula una proposta concreta».

D’accordo per riportare la discussione in Commissione anche Fabrizio Anedda (Misto). « I piccoli produttori non riescono ad andare avanti, i caseifici sono in crisi, aziende nazionali usano i caseifici sardi come logistica per vendere i loro prodotti. C’è una responsabilità degli enti regionali. Continuare con i contributi a pioggia non serve – ha sottolineato Anedda – bisogna aiutare i pastori a fare impresa e stare sul mercato.

E’ poi intervenuto Luigi Lotto (Pd) che  ha detto che bisogna chiudere la seduta in maniera condivisa. Credo – ha aggiunto – che si deve approvare la mozione 260 con un punto in più che impegni  la commissione ad esaminare la questione e portare nuovamente, entro 15 giorni, l’argomento davanti al Consiglio.

Gaetano Ledda (gruppo Misto)  ha detto di essere d’accordo su questa soluzione.

Luigi Crisponi (Riformatori) ha chiesto che in commissione, però , ci sia sempre la presenza di un esponente della giunta. 

Anche per l’assessore Paci  questa soluzione va bene perché  è  l’unica idonea a mettere in un documento la ricchezza del dibattito di oggi.  Dopo qualche minuto di sospensione il capogruppo di Forza Italia Pietro  Pittalis ha ribadito che  la proposta è quella di sospendere la votazione e  di portare l’argomento davanti alla  commissione competente perché venga studiata e vengano fatte le audizioni. L’obiettivo è quello di redigere   un documento che dovrà tornare all’esame del Consiglio entro 15 giorni. 

Su questa soluzione sono  d’accordo anche il presidente della Quarta commissione Luigi Lotto (Pd), Daniele Cocco (Sel) che ha raccomandato tempi strettissimi e Giovanni Satta, primo firmatario della mozione. Il presidente Ganau ha messo in votazione la proposta di sospensione della mozione che è stata approvata.Il Consiglio è stato riconvocato a domicilio.

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Abbattere i costi di trasporto sostenuti dalle società dilettantistiche sarde, per disputare gare e competizioni nelle isole di Carloforte e La Maddalena. È questa, in sintesi, la finalità della proposta di legge n. 391 illustrata questa mattina alla stampa dai presentatori Roberto Desini (primo firmatario), Gianfranco Congiu, Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) e da Pierfranco Zanchetta (Upc-Socialisti) a cui si aggiungono i sottoscrittori Piermario Manca (Pds), Luca Pizzuto (Sel), Giuseppe Meloni (Pd) e Alessandro Unali (Misto). 

«I costi dei collegamenti con le isole minori – ha dichiarato Roberto Desini – pesano sui magri bilanci delle società sportive al punto che molte squadre trovano conveniente pagare la sanzione per la mancata partecipazione piuttosto che disputare gare o incontri a Carloforte o alla Maddalena. Vogliamo far cessare questa disparità di trattamento e riaffermare ovunque nell’Isola i principi dello sport e la sua valenza educativa e sociale soprattutto per i più giovani.»

La soluzione al problema, avanzata nella proposta di legge e concordata con i vertici regionali del Coni, prevede che, attraverso una modifica della legge n. 17 del 17 maggio 1999 (Provvedimenti per lo sviluppo dello sport in Sardegna) il Coni stipuli apposita convenzione con il vettore marittimo che opera da e per le isole minori e faccia fronte, agli oneri relativi all’abbattimento dei costi di trasporto per le società dilettantistiche sarde, con le risorse che la Regione già trasferisce al Coni per effetto delle disposizioni della  legge 17/99.

La spesa è quantificata in circa 45.000 euro l’anno.

Pieno sostegno all’iniziativa è stato dichiarato dal presidente regionale del Coni, Gianfranco Fara, («siamo pronti alla collaborazione e le carenze nei trasporti, esterni ed interni all’Isola, restano un fattore penalizzante per tutti i sardi») mentre il capogruppo dell’Upc-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha evidenziato come le problematiche che attengono le società sportive siano solo una parte della questione nodale che riguarda gli alti costi dei collegamenti con le isole minori.

«La responsabilità – ha spiegato Pierfranco Zanchetta – non è dell’armatore quanto delle Regione che determina le tariffe e l’alto costo dei biglietti penalizza oltremisura l’economia di Carloforte e La Maddalena.»

Il capogruppo del Partito dei Sardi, Gianfranco Congiu, ha quindi salutato con favore l’adesione alla proposta di legge del Pds di numerosi consiglieri della maggioranza ed ha auspicato un’ampia condivisione in Aula «su un provvedimento che punta a limitare i danni della “doppia insularità”». «È una proposta di buon senso – ha concluso Augusto Cherchi (Pds) – che vuole dare ristoro alle nostre isole, penalizzate, come lo è la Sardegna nei confronti del Continente, dall’alto costo dei trasporti».

 

 

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Il consigliere regionale di Sinistra, Ecologia e Libertà Luca Pizzuto lancia un nuovo allarme sulla Polar di Piscinas.

«Dopo aver insistentemente sollecitato un intervento deciso dell’Assessorato sulla vertenza dei lavoratori licenziati nel 2015 e poi reintegrati quest’anno, dopo aver richiesto approfondimenti sulla regolarità di alcune operazioni messe in atto dalla proprietà (spostamento della sede legale a Genova, demansionamento dei lavoratori e loro trasferimento nella nuova sede legale, trasporto di materiale grezzo e assenza di lavorazione in loco, e, da ultimo, sul nuovo licenziamento operato a dicembre), sono costretto a riportare all’attenzione dell’assessore e del presidente della Regione, anche le segnalazioni di inadempimento nei confronti dei creditori – scrive in una nota Luca Pizzuto -. Nei giorni scorsi, infatti, sono venuto a conoscenza di un debito di circa 150.000 euro nei confronti di un’impresa di servizi che si è occupata delle manutenzioni nello stabile di Piscinas. Gravissima, se confermata, anche la manovra di utilizzare una società fantasma per cedere il debito e non risponderne legalmente.»

«Chiediamo, con urgenza, con forza e a gran voce, un intervento tempestivo: questa volta non staremo a guardare – aggiunge Luca Pizzuto -. I lavoratori, le loro famiglie, gli amministratori locali che si sono interessati della vicenda e anche coloro che hanno intrattenuto rapporti commerciali con la Polar srl, vogliono risposte chiare e concrete. Nei prossimi giorni – conclude Luca Pizzuto – depositerò un’ulteriore interrogazione consiliare sul tema e pretenderò che la politica regionale si occupi con urgenza di questa piccola realtà che, tuttavia, tiene in piedi tante famiglie del Basso Sulcis.»