Il Comitato Federale della Federazione Sulcis Iglesiente del Partito Comunista Italiano ha rinnovato la propria segreteria.
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Il Comitato Federale della Federazione Sulcis-Iglesiente del Partito Comunista Italiano ha rinnovato la propria segreteria eleggendo come segretario federale il compagno Fabrizio Deidda, giovane operaio e attivista sindacale. La nuova segreteria è composta da: Fabrizio Deidda, Segretario Federale; Giampaolo Atzori, responsabile Enti locali; Antonello Pinna, tesoriere; Luigi Manca, responsabile tesseramento; Stefano Fonnesu, responsabile organizzazione ed addetto stampa.
Oltre ai componenti della segreteria federale, fanno parte del Comitato Federale Luca Putzu, segretario PCI Sezione Iglesias; Alberto Ruggiu, PCI Carbonia; Mauro Innatelli, PCI Gonnesa; Michael Marras, segretario FGCI Sezione Iglesias. A seguito del rinnovo della struttura dirigente della federazione, il Partito Comunista Italiano ribadisce il suo ruolo di partito della classe lavoratrice e delle classi sociali subalterne oppresse dal modello economico capitalistico.
«Per quanto riguarda il territorio, rilevato che a livello politico manca ancora un approccio programmatico deciso ed organico, pur entro la complicata fase storica, il PCI Sulcis Iglesiente ritiene non più rimandabile l’apertura di un consistente confronto sullo sviluppo economico centrato sulla maggiore attenzione all’ambiente, maggiori diritti per i lavoratori, una burocrazia più snella ed efficiente – si legge in una nota -. Perciò riteniamo necessario che le forze politiche e sociali del territorio aprano un confronto costante e partecipato al fine di individuare con chiarezza le linee guida e gli indirizzi di sviluppo di tutti i settori economici, dei servizi, dei trasporti, della sanità e dell’istruzione nel territorio.»
«Oggi assistiamo al protrarsi di una logica assistenzialistica e di elargizione di risorse pubbliche atte a ridurre le perdite delle grandi aziende ma non vediamo investimenti concreti a medio e lungo termine e nell’ottica del progresso sostenibile. Il territorio – conclude la nota – è soggetto ad un continuo ricatto, come nel caso del Polo Industriale di Portovesme, che stenta a ripartire.»