21 November, 2024
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Mercoledì 2 ottobre Teulada ha ospitato una cerimonia e una conferenza per ricordare Sicco Mansholt, primo Commissario Europeo per l’Agricoltura (1958-1972). L’evento è stato dedicato a celebrare l’importante legame tra Sicco Mansholt e la comunità teuladina, nonché il suo impatto storico in Sardegna e in Europa.

Alle 9.00, in piazza Fontana, è stata disvelata una targa commemorativa («In memoria di Sicco Mansholt, primo Eurocommissario all’Agricoltura (1958-1972), che sotto un ulivo di Teulada concepì una rivoluzionaria visione di agricoltura in armonia con l’ecosistema. Dono del Comune di Teulada all’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi», motivazione riportata anche nella lingua dei Paesi Bassi) ed è stato messo a dimora un ulivo in onore di Sicco Mansholt, alla presenza di Fabrizio Marcello, segretario particolare dell’assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente; Piero Comandini, presidente del Consiglio regionale, Angelo Milia, sindaco di Teulada; il generale Stefano Scanu, Comandante presso il Comando Militare dell’Esercito della Sardegna; Willem Van Ee, ambasciatore dei Paesi Bassi in Italia; Hayo Haanstra, consigliere agricolo dell’ambasciata del regno dei Paesi Bassi in Italia; Salvatore Loi, presidente dell’associazione Is Sinnus di Teulada, promotore dell’evento; Paolo Dessì, sindaco di Sant’Anna Arresi, ex consigliere regionale e consigliere comunale di Teulada; Gian Luca Urru, vice sindaco e assessore dell’Urbanistica, Edilizia Privata e Ambiente del comune di Teulada; i rappresentanti delle associazioni agricole Luca Saba e Giorgio Demurtas (Coldiretti), Gian Battista Monne e Serafino Casula (Confagricoltura); don Ignazio Porcu, parroco di Teulada.

   

La seconda fase della giornata per Sicco Mansholt ha avuto come sede la Casa Baronale, con la conferenza: “Teulada e la Cerimonia in onore del primo Eurocommissario per l’Agricoltura, Mansholt: il futuro dell’agricoltura”, coordinata dalla docente universitaria Francesca Pubusa. Nel corso dei lavori, dopo il saluto del sindaco di Teulada Angelo Milia, del presidente del Consiglio regionale Piero Comandini e dell’ambasciatore Willem Van Eee, sono intervenuti Christian Rossi, docente di storia delle Relazioni internazionali dell’Università di Cagliari, che ha ricostruito la figura di Sicco Mansholt; Hayo Haanstra, consigliere agricolo dell’ambasciata del regno dei Paesi Bassi in Italia; Salvatore Loi, presidente dell’associazione Is Sinnus.

          

Sicco Mansholt è cresciuto in un’azienda agricola e si è avvalso delle sue esperienze nel suo ruolo di ministro dell’Agricoltura nel governo dei Paesi Bassi del dopoguerra. Con una drammatica carenza di cibo e una crisi in corso, Sicco Mansholt ha adottato una serie di misure per ripristinare rapidamente l’approvvigionamento alimentare. Ha fissato prezzi minimi per i prodotti agricoli più importanti, uniti a dazi sulle importazioni e aiuti per le esportazioni. Era convinto che tutta l’Europa dovesse diventare autosufficiente e che occorresse garantire a tutti un approvvigionamento stabile di prodotti alimentari a prezzi accessibili.

Da convinto federalista europeo, sognava una politica agricola comune per l’Europa. Nel 1950 ha elaborato un piano per un mercato comune dei prodotti agricoli in Europa, che prevedeva una struttura di gestione sovranazionale.

Pur non essendo andato in porto all’epoca, è stato in seguito rilanciato ed è stato la fonte di ispirazione della politica agricola della Comunità economica europea. Sicco Mansholt ha avuto la possibilità di varare i propri piani per una politica comune quando, nel 1958, è diventato commissario per l’Agricoltura nella primissima Commissione europea.

Sicco Mansholt era molto legato a Teulada, dove ha trascorso le vacanze per moltissimi anni e nei primissimi anni ’60 ha costruito una casa sulla costa, a poche decine di metri dal mare, poco oltre l’innesto sulla strada panoramica.

 

Elvio Daniele Curreli è il nuovo presidente della Cantina Santadi, ha ricevuto il testimone il 14 luglio da Antonello Pilloni, storico presidente da 48 anni, nel corso della cerimonia svoltasi nella sala convegni della Cantina. L’evento “Terroir Sulcis – Il Sulcis festeggia il suo re, il Carignano”, organizzato anche per la presentazione della strategia, dei risultati e delle opportunità del progetto Enotria, realizzato con il GAL Sulcis Iglesiente, Capoterra e Campidano di Cagliari, ha visto la partecipazione di numerosi ospiti, tra i quali c’erano il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini, gli assessori regionali della Cultura Ilaria Portas e dell’Industria Emanuele Cani e il capo di gabinetto dell’assessorato regionale del Turismo Carla Medau.
I lavori sono stati aperti dal moderatore Anthony Muroni, scrittore, giornalista e presidente della Fondazione Mont’e Prama e dai saluti istituzionali del presidente della Cantina Santadi Antonello Pilloni, del sindaco di Santadi Massimo Impera, del presidente del GAL Cristoforo Luciano Piras, degli assessori regionali della Cultura Ilaria Portas e dell’Industria Emanuele Cani e del capo di gabinetto dell’assessorato del Turismo Carla Medau.
Anthony Muroni ha presentato il docufilm che racconta la storia della Cantina Santadi, dal 1960 quando venne costituita la cooperativa, attraverso le difficoltà iniziali e la svolta, arrivata il 13 luglio 1976, quando assunse la presidenza Antonello Pilloni su esplicito invito del primo presidente Peppino Sais, e conobbe subito dopo Giacomo Tachis, enologo di fama internazionale, che sposò il progetto e contribuì in misura determinante alla crescita e all’affermazione a livello mondiale del Carignano e dei vini prodotti dalla Cantina Santadi. Il docufilm racconta mirabilmente la splendida realtà attuale della Cantina Santadi.
I lavori sono proseguiti con gli interventi sul progetto Enotria, di Maria Giuseppina Cireddu, dirigente della Regione Sardegna; Nicoletta Piras, direttrice del GAL Sulcis Iglesiente, Capoterra e Campidano di Cagliari; Massimo Podda, direttore della Cantina Santadi; Andrea Capelli, autore del libro Terroir Sulcis.
E’ seguita una tavola rotonda che ha visto gli interventi di Donatella Cinelli Colombini, ideatrice del Movimento Turismo del Vino; Gaddo della Gherardesca, rappresentante della tenuta di Castagneto Carducci; Lorenzo Olivero, presidente della Strada del Barolo e dei Grandi Vini di Langa; Alessio Re, segretario generale della Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura; Italo Bussa, giornalista e scrittore; Gianluca Cadeddu, coordinatore del gruppo di lavoro strumenti finanziari e progetti speciali del Centro Regionale di Programmazione della Regione Autonoma della Sardegna e Programme Manager e.INS Sardegna; Cristian Galbiati, responsabile scientifico della Fondazione ARIA.
E’ intervenuto, infine, Luca Saba, direttore di Coldiretti Sardegna, che ha portato il suo saluto al presidente Antonello Pilloni.
Le conclusioni sono state affidate a Piero Comandini, presidente del Consiglio regionale della Sardegna.
Antonello Pilloni ha portato i saluti finali e ha presentato il suo successore alla presidenza della Cantina Santadi, Elvio Daniele Curreli, in un momento particolarmente carico di emozione.
Giampaolo Cirronis
 

Antonello Pilloni ha raggiunto ieri il traguardo dei 90 anni, 48 dei quali vissuti alla presidenza della Cantina Santadi. Per festeggiarlo si sono ritrovati in tanti, oltre 360, prima nella sala conferenze della Cantina, poi nel ristorante l’Antico Borgo di Narcao. Nell’occasione è stato presentato il libro “Terroir Sulcis”, un’opera editoriale straordinaria che in quasi 700 pagine di grande formato ricostruisce oltre sessant’anni di storia della cooperativa, i difficili esordi, la trasformazione, i successi, ma anche la realtà di un territorio meraviglioso nel quale s’è affermata: il Sulcis.

La giornata di festa è stata carica di emozioni, impreziosita dal conferimento della cittadinanza onoraria ad Antonello Pilloni da parte di tutti i Comuni dell’Unione dei Comuni del Sulcis annunciata dal presidente Andrea Pisanu alla presenza dei Sindaci, e il dono di una maglia del Cagliari Calcio con il numero 90, alla presenza di tre rappresentanti della società rossoblù, con la quale la Cantina Santadi collabora.

La presentazione del libro, curata dal giornalista Anthony Muroni che al termine ha presentato anche il filmato realizzato per celebrare i 90 anni di Antonello Pilloni, si è sviluppata con gli interventi degli ospiti, aperti dal direttore della Cantina Massimo Podda e da quello degli autori dell’opera editoriale. Tra gli intervenuti, Massimo Impera, sindaco di Santadi; Gianluca Cadeddu, Direttore del Centro regionale di Programmazione; Fabio Onnis, presidente Confcooperative provinciale Cagliari; Cristiano Erriu, Segretario Generale della Camera di Commercio di Cagliari-Oristano; Luca Saba, direttore regionale di Coldiretti; Cristoforo Luciano Piras, presidente del Gal Sulcis Iglesiente; Salvatore Cherchi, già parlamentare, sindaco di Carbonia e presidente della provincia di Carbonia Iglesias; Federico Palomba, già presidente della Regione Sardegna.

Antonello Pilloni ha concluso gli interventi, ricostruendo la sua pluridecennale esperienza, in 20 minuti carichi di emozione.

L’artista DeRita, infine, ha presentato l’opera che raffigura Antonello Pilloni in Cantina, e i rappresentanti del Cagliari Calcio hanno donato al festeggiato la maglia rossoblù.

La storia della Cantina Santadi è iniziata il 24 ottobre 1960 nello studio del notaio Francesco Vacca di Cagliari, dove venne firmato l’atto costitutivo della Cantina Sociale della Riforma Agraria di Santadi, per volontà di 27 produttori, guidati dal patriarca Peppino Sais e coordinati dall’Ente per la Trasformazione Fondiaria e Agraria in Sardegna con l’intento di trasformare le uve in forma associata e vendere il vino ottenuto.

Nel 1963 l’Enopolio sociale lavorò per intero le uve conferite per 5.900 quintali e si concluse il primo affare con la Penisola, con l’esportazione di 450 ettolitri di vino.

I primi 15 anni furono difficili e a metà degli anni Settanta la Cantina si ritrovò sull’orlo del fallimento e Peppino Sais decise di puntare sulla presidenza di un brillante giovane sindaco-vignaiolo, il sardista Antonello Pilloni da Nuxis, che accettò dopo non poche insistenze.

La storia dal 1976 ad oggi, nella quale spicca la figura del grande Giacomo Tachis, l’ha ricostruita Antonello Pilloni nel suo intervento.

La giornata dei festeggiamenti per i 90 anni di Antonello Pilloni è proseguita e si è conclusa al ristorante l’Antico Borgo di Narcao.

Giampaolo Cirronis

   

La prima carne ovina al mondo certificata ‘carbon neutral’ attraverso una filiera produttiva di agnello Sardo IGP a emissioni zero; un ingegnoso sistema computerizzato di recupero acque in agricoltura contro gli sprechi idrici; una vera e propria stazione meteo per governare la produzione vitivinicola e, ancora, giardini e prodotti al profumo e sapore di pompia per salvaguardare questa biodiversità sarda, ma anche un agnello Igp gourmet per gli istituti scolastici, senza dimenticare un’azienda agricola al pieno servizio dei più in difficoltà in una comunità tra genuinità e solidarietà. Sono i progetti innovativi che hanno illuminato l’edizione 2023 degli Oscar Green di Coldiretti andati in scena oggi nello splendido scenario delle miniere di Montevecchio a Guspini. Location scelta quest’anno per l’appuntamento organizzato come sempre da Coldiretti Giovani Impresa Sardegna, è stato il Birrificio 4 Mori.

Gli agricoltori da Oscar nella 17ª edizione sono: Pietro Ledda, 34 anni di Sindia nella categoria ‘Fare Filiera’ (secondo posto per Tenute Aini); Francesco Addis, 37 anni di Badesi per la categoria, ‘Impresa Digitale’ (Ottavia e Giovannino Pusceddu al secondo posto); Marco Manca, 35enne di Assemini nella categoria ‘Energie per il Futuro e Sostenibilità’ (al secondo posto Nicola Ezza); Anna Peccini, 40 anni di Ozieri per ‘Coltiviamo Solidarietà’ (secondo classificato, ‘Funtan’arva’ di Salvatore Ruiu); Giovanni Ladu, 36 anni di Siniscola, nella categoria ‘Custodi d’Italia’ (secondo posto per Nicola Monni) e l’Istituto Alberghiero Don Deodato di Oristano, rappresentato da Giuseppina Armas, per l’Oscar ‘Campagna Amica’ (secondo Gianfranco Deledda). Ma a vincere sono stati tutti i presenti, capitanati proprio dai giovani che hanno affollato la sede dell’evento per le premiazioni che porteranno anche uno dei sei vincitori a rappresentare la Sardegna nel palcoscenico nazionale delle finali Oscar Green Italia.

A fare gli onori di casa e coordinare la giornata è stato il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba, che ha rimarcato che i giovani «non devono avere paura di mettersi in gioco partecipando sempre più attivamente nel mondo agricolo e associazionistico perché sono il futuro della nostra Sardegna produttiva e socialediceColdiretti c’è e lavora per rendere protagoniste le generazioni future». Per il presidente Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu, inoltre «la Sardegna grazie a tutti questi giovani presenta sempre un bel biglietto da visita che dimostra la grande vitalità delle nuove generazioni in agricolturasottolinea alla chiusura delle premiazioni purtroppo, ancora troppi giovani abbandonano l’isola in cerca di nuove opportunità, per questo spetta ancora a noi il dover creare le migliori possibilità di crescita nella loro terra per farli restare. In questo la scuola Coldiretti è un punto di riferimento». 

Un messaggio di “speranza per una Sardegna sempre più giovane” è arrivato da Nicola Stefano Tuveri, delegato Coldiretti Giovani Imprese Sardegna. «Combattiamo tutti i giorni per il nostro lavoro e lo facciamo con impegno e con il sorrisoricordatutti i giovani agricoltori devono saper continuare a sognare prendendo in mano la loro vita per farne un capolavoro», chiude citando Papa Giovanni Paolo II. Importante la presenza della Coldiretti nazionale grazie a Enrico Parisi, delegato Giovani Impresa. «Bisogna avere passione, ardore e sentirsi coinvolti in una causa sociale importante ovvero rendere i nostri territori degli ascensori sociali diceColdiretti offre questi strumenti sia negli Oscar Green che nel suo lavoro quotidiano, costruendo ponti tra le nostre e altre comunità».

Toccante il messaggio portato da Suor Maria, una vita passata tra Africa e Medio Oriente a raccontare attraverso la sua esperienza le difficoltà nel mondo dei più piccoli e delle donne, come messaggio di coraggio per i giovani sardi.

Ritorna l’attesissimo appuntamento con gli Oscar Green di Coldiretti. Davanti a circa 200 giovani provenienti da tutta la Sardegna andrà in scena, domani giovedì 19 ottobre, dalle ore 10.30, l’appuntamento 2023 della festa dell’innovazione e della sostenibilità agricola promossa da Coldiretti Giovani Impresa Sardegna. L’appuntamento è nella splendida cornice della miniera di Montevecchio a Guspini. Location scelta per l’edizione 2023 è il Birrificio 4 Mori.

Anche quest’anno i giovani agricoltori e allevatori sardi presenteranno i progetti e i prodotti più innovativi dell’anno ideati e già messi in campo dalle aziende agricole under 40. Ancora una volta a cercare di conquistare le sei categorie (Custodi d’Italia, Coltiviamo solidarietà, Campagna Amica, Energie per il futuro e sostenibilità, Fare filiera, Impresa digitale) saranno 12 aziende che concorrono a un premio che gli permetterà anche di proiettarsi a Roma per le finali italiane dove la Sardegna è sempre stata protagonista, anche grazie alle importanti vittorie su scala nazionale.

Oscar Green rappresenta sempre una vetrina unica per i giovani agricoltori che sono i veri testimonial di tante idee innovative proposte ogni anno a dimostrare il grande fermento che il settore può vantare in Sardegna e in Italia. All’appuntamento, oltre ai vertici regionali di Coldiretti Sardegna, il presidente Battista Cualbu e il direttore Luca Saba, interverranno, tra gli altri  Enrico Parisi, delegato Coldiretti Giovani Impresa nazionale; Nicola Stefano Tuveri, delegato regionale Coldiretti Giovani Impresa; Antonio Zanda, Birrificio 4 Mori; Stefano Cucca, fondatore e direttore ‘Rumundu’; Mauro Loddo e Giuseppe Murru, titolari del Birrificio Marduk. Ma saranno tantissimi gli altri ospiti a intervenire.

Un super corso di chirurgia per apprendere le migliori tecniche in una realtà immersiva e assolutamente all’avanguardia in Italia. È quello che hanno messo in campo, ieri lunedì 16 e oggi martedì 17 ottobre, l’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari e l’Università degli Studi di Cagliari, nelle aule del Centro formazione della Facoltà di Medicina.Si tratta del corso CCrISP (Care of the Critically Ill Surgical Patient), un corso interattivo realizzato dal Royal College of Surgeon of England che coniuga le conoscenze teoriche e le abilità pratiche necessarie per prendersi cura dei pazienti chirurgici complessi e ad alto rischio di complicanze.

Docenti competenti di entrambe le specialità chirurgiche e anestesiologiche provenienti dall’Ospedale Niguarda di Milano e dall’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo hanno guidato gli specializzandi nell’acquisire, attraverso lezioni a piccoli gruppi e casi clinici, un metodo di approccio e gestione del malato chirurgico critico.

Sono stati affrontati temi importanti come la sepsi, le Insufficienze d’organo, l’equilibrio acido/base, gli aspetti nutrizionali e altri importanti argomenti.

Il corso è stato richiesto dal Dipartimento di Scienze chirurgiche diretto dal prof. Piergiorgio Calò, direttore della Chirurgia generale dell’Aou di Cagliari, insieme al preside della facoltà di Medicina prof. Luca Saba (direttore della Radiologia del Policlinico Casula), al coordinatore delle Scuole di specializzazione prof. Gabriele Finco (direttore dell’Anestesia del Policlinico Casula) e ha visto protagonista il prof. Luigi Zorcolo, direttore della Chirurgia Colon proctologica dell’Aou.

Campidano, Sarrabus, Gerrei, Trexenta e Marmilla sono le zone del Sud Sardegna più colpite dall’ondata di caldo di questi ultimi giorni. Una situazione che sta già creando notevoli danni alle aziende agricoli e ai produttori, e che mette a rischio la prossima vendemmia.
«C’è grandissima sofferenza sui campi per colpa di queste ondate di calore che hanno messo a rischio tante colture e, di conseguenza, i guadagni di molte aziende agricole del Sud Sardegnasottolineano presidente e direttore di Coldiretti Cagliari, Giorgio Demurtas e Luca Sabanei prossimi giorni si avrà la conta dei danni ma già ora la fotografia dei campi è davvero preoccupante. Anche per questo chiediamo alla Regione un intervento per lo stato di calamità già in queste settimane molti sindaci lo stanno dichiarando a livello locale, per una situazione in divenire e con grandissime incognite.»
«Siamo seriamente preoccupati per la condizione dei nostri vitigni e dell’uvacommenta Sandro Murgia esponente della Cantina di Dolianova una delle realtà più importanti del Sud dell’isola, oltre che dirigente Coldiretti i nostri agronomi sono in campo questi giorni per capire e quantificare i danni, ma già sono evidenti i contraccolpi sull’uva messa in grave difficoltà dalle punte di calore che nella nostra zona hanno sfiorato i 50 gradi sul campo quello che nelle ultime ore sembrava essersi salvato adesso è in forte sofferenza e anche per questo siamo preoccupati per quello che potrà accadere al resto della produzione nelle prossime settimane.»
Identiche difficoltà per l’ortofrutta: «I nostri campi di angurie e meloni sono stati completamente compromessi dall’elevato colpo di calore delle ultime settimane che ha danneggiato i frutti ancora crudi e che non matureranno piùaggiunge Marcello Curreli, agricoltore Coldiretti di una azienda a San Gavinoabbiamo subito una perdita che tocca il 90% della produzione di queste tipologie e non riusciremo a raccogliere quasi nulla con le piante collassate e che non riescono a portare a termine le maturazioni».
«La situazione è pessimasottolinea Tonio Mereu, produttore di Assemini di Campagna Amica Coldirettisiamo abituati alle botte di calore che durano pochi giorni, come succede spesso in estate, ma con questi picchi che proseguono per settimane, tutto si deperisce a discapito di produzioni e qualità a causa di questo abbiamo dovuto terminare la produzione quasi un mese prima rispetto al solito con un relativo calo del fatturatoconclude Mereu il pomodoro è una delle colture più in sofferenza ma ne risentono tutte le colture, se pensiamo che il cetriolo è praticamente introvabile.»
«Stiamo riducendo drasticamente gli orari di lavoro, terminando non oltre le 11.00 della mattinaprecisa Maurizio Murru, agricoltore Coldiretti – così non si riescono a seguire come si dovrebbero le lavorazioni sui campi. Le colture precoci, prossime al taglio, sono perlopiù bruciate con una perdita molto forte di fatturato ora stiamo piantando i carciofi per la prossima annata, ma il terreno è talmente caldo che siamo preoccupati per come potranno sopravvivere gli occhielli. Il rischio è che con l’acqua e il gran caldo del terreno la pianta alla fine possa seccare.»
Antonio Caria

Lunedì 20 dicembre, alle ore 10.30, Confartigianato Sud Sardegna e Coldiretti di Cagliari consegnano alla diocesi di Iglesias la statuina
de “l’imprenditore che usa la tecnologia”. Iniziativa delle associazioni degli artigiani e degli agricoltori per rinnovare una tradizione che trasmette speranza e serenità.

E’ una statuina raffigurante un imprenditore che usa la tecnologia il nuovo personaggio del presepe 2021 di Confartigianato, Coldiretti e
Fondazione Symbola.

Realizzata in cartapesta dalla maestria artigiana, è l’emblema degli uomini e delle donne di buona volontà impegnati, con le loro aziende, a costruire un futuro nuovo, all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità.

Anche quest’anno, come in quello appena concluso, verrà consegnata al vescovo di Iglesias, mons. Giovanni Paolo Zedda, dalle rappresentanze territoriali dell’associazione artigiana e da quella dei coltivatori.

La breve cerimonia avverrà lunedì 20 dicembre, alle ore 10.30, presso la Cattedrale di Iglesias, alla presenza della vicepresidente e del
segretario di Confartigianato Sud Sardegna, Norella Orrù e Pietro Paolo Spada, del rappresentante di Coldiretti Sud Sardegna, Sergio Lai, e del direttore regionale di Coldiretti Sardegna, Luca Saba.

Un’iniziativa che verrà replicata su tutto il territorio regionale e nazionale, per valorizzare la tradizione del presepe che trasmette speranza e serenità anche nei momenti difficili che stiamo attraversando.

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Rischia il collasso la produzione di miele in Sardegna. A lanciarlo è Coldiretti che denuncia un calo della produzione dell’80%.
Il 2020 è una delle annate più critiche. Nel sud Sardegna si sono fermate al 20% (- 80%), circa 4 kg ad alveare rispetto ai 20 kg di media. Si salvano solo alcune aree del centro Nord Sardegna e Logudoro (che rappresentano circa il 15% del settore sardo) dove le perdite si sono fermate al 50%.
«Circa il 70% degli apicoltori aspetta ancora gli indennizzi per la siccità del 2017ha dichiarato il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -, una lentezza ingiustificabile e improponibile per imprese che aspettano da tre anni nell’incertezza assoluta. Cosi come si riscontrano altri ritardi sulla legge 19 del 2015 che concede dei contributi agli apicoltori. A distanza di 5 mesi dalla presentazione delle domande, ancora non si conoscono neppure le graduatorie, facendo vivere nell’incertezza e impedendo agli apicoltori di poter pianificare i propri investimenti aziendali.»
A preoccupare gli apicoltori sardi è soprattutto la presenza delle miscele di miele straniero a prezzi economici, con due barattoli su tre di origine straniera. Secondo elaborazioni Coldiretti riferito a dati Istat, il 40% arriva dall’Ungheria e oltre il 10% dalla Cina.
C’è il pericolo che 1767 apicoltori rischino di dover dismettere i 66mila 773 alveari presenti in Sardegna. A rischio sono ovviamente gli 828 apicoltori professionali (939 sono in autoconsumo, i cosiddetti hobbisti). A questo proposito è stato anche lanciato l’hashtag #compramielesardo
«L’apicoltura è uno dei settori più trascurati nonostante l’importanza che assuma dal punto di vista ambientaleha aggiunto il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba. Sono i primi a subire le conseguenze dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento a testimonianza della centralità che assumono le api per l’ambiente. Inoltre subiscono pesantemente il peso di una concorrenza sleale dalle importazioni di miscele di miele stranieri di bassa qualità. Per questo è importante la nostra scelta. Compriamo sardo, diamo un contributo all’ambiente e alla nostra economia, scegliamo il miele dei nostri apicoltori, un prodotto garantito del quale conosciamo l’origine.»

Antonio Caria

 

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Sono trascorsi quasi tre lustri dalla soppressione dell’Istituto di incremento Ippico della Sardegna decisa nel 2005 dalla Giunta Soru. La scomparsa dell’Istituto, punto di riferimento per allevatori, proprietari, associazioni equestri e semplici appassionati ha lasciato un vuoto di governance con effetti devastanti per l’intero comparto. Uno scenario desolante a leggere i dati: rispetto a dieci anni fa, il numero delle fattrici in produzione è calato di oltre il 60%. I puledri nati in Sardegna del 65%. Nel 2018 in Italia si sono registrate 1100 nascite di cavalli da sella: solo 194 sono state registrate nell’Isola: il 17% del totale contro il 70% di dieci anni fa. Anche la produzione di cavalli anglo arabi ha registrato una severa flessione: nel 2018 su 481 esemplari nati in Italia solo 332 provengono dalla Sardegna che in precedenza vantava il 95% della produzione nazionale.

Per porre rimedio a questa situazione è stata presentata in Consiglio regionale una proposta di riordino del comparto ippico sardo, primo firmatario il capogruppo dei Riformatori sardi Aldo Salaris, da ieri all’attenzione della commissione “Attività Produttive”. Il documento punta a colmare il vuoto operativo lasciato dalla soppressione dell’Istituto di incremento ippico le cui funzioni sono oggi in capo ad Agris. La proposta di legge prevede la creazione di un’Agenzia regionale per lo sviluppo e la valorizzazione ippica (ASVI) con lo scopo di dare a tutti gli operatori un unico interlocutore istituzionale dotato di autonomia gestionale e finanziaria. Sul provvedimento, la commissione presieduta da Piero Maieli (Psd’Az) ha avviato ieri una serie di audizioni con tutti gli operatori del settore (Allevatori, associazioni agricole, associazioni equestri, operatori turistici, università e gestori degli ippodromi). L’ambizioso obiettivo è quello di intervenire in tutti i settori collegati al mondo del cavallo: lo sport, il turismo, la cultura, l’ambiente e la tutela della biodiversità con particolare riguardo alla protezione delle razze autoctone.

La Regione

Ad inaugurare il ciclo di audizioni sono stati l’assessore dell’Agricoltura Gabriella Murgia ed il commissario di Agris Raffaele Cherchi.

L’assessore dell’Agricoltura ha assicurato la massima attenzione dell’esecutivo per il rilancio del settore: «Il comparto è in forte crisi, c’è bisogno di una riforma seria. L’accorpamento delle funzioni dell’ex Istituto di incremento ippico in Agris non ha portato benefici. Bisogna pensare a un nuovo modello di governance». Idea condivisa dal commissario di Agris Raffaele Cherchi: «La Sardegna ha perso la leadership nel settore che aveva conservato fino ai primi anni 2000. Mentre prima esportavamo cavalli oggi li importiamo. I dati fanno riflettere e giustificano l’esigenza di una nuova normativa di riferimento. Occorre sganciare il comparto dall’agricoltura e pensare a un nuovo modello di gestione che contempli le altre attività legate all’allevamento del cavallo (ippoterapia, turismo equestre, educazione ambientale). Senza un riferimento istituzionale chiaro non si potrà mai avere un rilancio del settore».

L’Università

Un cambio di rotta nella gestione del comparto hanno invocato anche i professori universitari Giacomo Rassu (Facoltà di agraria di Sassari) ed Eraldo Sanna Passino (direttore del Dipartimento di medicina veterinaria di Sassari).

Il primo ha espresso qualche dubbio sulla creazione di una nuova Agenzia regionale: « Non so se una nuova struttura possa risolvere i problemi. Occorre prima verificare se quella attuale può essere migliorata. Per farlo bisogna però ragionare su numeri. Oggi purtroppo manca un’analisi seria sui dati». Giacomo Rassu ha poi fornito alcuni suggerimenti da inserire nella proposta di legge: 1) incentivi alle aziende che si uniscono per consentire di fare progetti di investimento a largo raggio; 2) distinguere tra cavalli da corsa e da sella e prevedere dei concorsi specifici; 3) investire sulla formazione degli operatori. Su quest’ultimo punto, Giacomo Rassu ha ricordato che i fantini sardi, ricercatissimi ovunque sono costretti ad andare fuori a frequentare le scuole equestri.

Il professor Eraldo Sanna Passino ha invece suggerito un potenziamento del Comitato ippico al quale la proposta di legge affida solo poteri consultivi: «Un’Agenzia con un direttore generale che decide per tutti non mi sembra la strada giusta – ha detto il responsabile del Dipartimento di veterinaria dell’Università di Sassari – meglio sarebbe prevedere un Comitato di esperti con più poteri. Altrimenti rischiamo di creare un accentramento di funzioni senza controllo».  

Le organizzazioni di categoria

Diversità di vedute sull’Agenzia anche all’interno delle associazioni agricole. Per il direttore di Coldiretti, Luca Saba, è importante definire le responsabilità: «Attualmente c’è un po’ di confusione. La creazione di un’Agenzia consentirebbe di capire, per esempio, quali sono le risorse destinate al comparto. Per evitare un accentramento di poteri nel direttore generale si potrebbe pensare a un Cda snello (massimo tre persone) che opera a titolo gratuito». Contrari, pur con diverse argomentazioni alla creazione di una nuova Agenzia, il direttore di Confagricoltura, Maurizio Onorato, e di Copagri Pietro Tandeddu. Il primo ha espresso forti perplessità sulla istituzione di un nuovo ente: «Mi sembra una scelta azzardata, se si vuole procedere a un riordino complessivo del comparto si chiarisca prima in che direzione si vuole andare». Più netto il giudizio di Pietro Tandeddu: «Non capiamo la riesumazione dell’Istituto di incremento ippico, perché allora non farlo anche per altri enti soppressi come l’Istituto lattiero-caseario o la Stazione sperimentale del sughero? Una nuova agenzia rimetterebbe in discussione la riforma del 2008 che ha fatto ordine riportando unità nella ricerca in agricoltura».

Gestori degli ippodromi e associazioni equestri

Soddisfazione per la volontà del consiglio di procedere a una profonda riforma del settore è stata espressa dai gestori degli ippodromi. Un rilancio del comparto, con un occhio di riguardo allo sport, consentirebbe di creare nuova occupazione. Mediamente la gestione agonistica di un cavallo è capace di creare due posti di lavoro. Oggi in Sardegna ci sono le potenzialità per innescare un circuito virtuoso. «Intervenite sugli allevamenti e le attività sportive – ha detto il direttore dell’Ippodromo di Chilivani Nicola Fois – in Sardegna dobbiamo produrre i cavalli che ci chiede il mercato senza concentrarci su una sola specie. Bisogna uscire dall’equivoco che l’angloarabo sardo sia una razza autoctona». Concetto condiviso dal direttore dell’ippodromo di Villacidro Severino Porcedda che ha aggiunto: «Se la legge individuerà delle risorse per gli ippodromi queste devono essere spese in modo oculato destinandole ad eventi specifici. Serve inoltre una programmazione seria, non si può pensare di continuare a definire il calendario delle corse autunnali nel mese di maggio».

Più attenzione per gli allevatori è stata chiesta da Stefano Ferranti (Anacaad): «Sono gli unici a non avere un tornaconto. Bisogna iniziare a battersi perché le provvidenze della Pac vengano destinate anche alle aziende equine. La legge è utilissima, il cavallo produce economia, serve una normativa chiara ed efficace».

Positivo anche il giudizio di Luciano Steri (Airvaas): «La nostra associazione si occupa dell’organizzazione dei pali durante le sagre paesane riservate agli angloarabi. Ci battiamo da sempre per la valorizzazione di questa specie. Quella dei pali è una tradizione molto sentita in Sardegna. Con un incremento dei finanziamenti potremmo coinvolgere più realtà oggi tenute ai margini per mancanza di risorse».

Turismo

Uno stralcio della parte rivolta al turismo equestre è stata invece chiesta dall’Aste che ha espresso dubbi anche sulla creazione di una nuova agenzia regionale: «La proposta di legge è positiva perché mira ad affrontare in modo organico le problematiche del settore ma occorre fare chiarezza. Mettendo dentro anche il turismo equestre si rischia di fare un minestrone – ha detto il presidente di Aste Salvo Manca – questo comparto ha dinamiche particolari che vanno affrontate in modo specifico altrimenti si rischia un effetto boomerang».    

Secondo l’Aste, occorre guardare con più fiducia ai mercati internazionali: «C’è un grande interesse degli arabi per l’endurance – ha detto il veterinario dell’Aste Mauro Ardu – oltre 500 cavalli sardi sono stati venduti agli Emirati. La nostra è una terra che si presta a questo tipo di disciplina. Per renderci competitivi servono però politiche specifiche di settore che rendano appetibile la nostra offerta».

Al termine delle audizioni il presidente della Commissione Piero Maieli ha invitato i partecipanti a fornire suggerimenti anche per iscritto: «La proposta di legge è aperta. Se vogliamo rilanciare il settore c’è bisogno del contributo di tutti gli operatori – ha detto Piero Maieli – ci sono diverse proposte in campo. Un modo per aiutare gli operatori sardi potrebbe essere quello di prevedere premialità per chi fa nascere, alleva e allena i cavalli in Sardegna. E un investimento mirato per avvenimenti sportivi che coinvolgano questi esemplari. Una legge di settore è attesa da anni. Il cavallo ha una lunghissima tradizione in Sardegna, presente in tantissime feste pagane e religiose. Questa ricchezza può far da volano all’economia. Nostro compito è varare una norma in grado di sprigionare tutte le potenzialità del settore».