22 November, 2024
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Non sorprende più che a Teulada si mettano in piedi iniziative di grande spessore artistico: il Palazzo Baronale del paese è ormai diventato contenitore di pregio per manifestazioni che conferiscono smalto alle sue stanze ed ai suoi giardini, dando il giusto spazio ad eventi che dell’Arte fanno una cifra culturale di richiamo per il paese. E decisamente attraente, nel suo “Mondo di Materia e di Luce”, si sta rivelando la mostra d’Arte che ben merita il titolo che le è stato dato, perché di “Incontri” fra artisti autentici, nella loro geniale creatività, si tratta: le sculture di Nando Leone, di Teulada, le creazioni di Robbie Mazzaro e le fotografie di Danilo Arata che, apprendiamo con piacere, stanno organizzando abitazione e laboratorio nella Tuerra di Teulada. Conosciamo già l’arte di Nando, le sue sculture frutto di una capacità creativa che sa rendere i materiali più ovvi ed umili ricchi di fascino e di attrattiva, come solo un grande artista sa fare.
Opere degne di apparire in contesti prestigiosi, dove l’Arte parla ad alta voce: vanto ed onore per Teulada, culla di tanta creatività! Un artista, Nando, mosso da istintiva capacità di individuare le potenzialità nascoste finanche in materiali di scarto, in legni consumati dal tempo, in coperchi di lattine destinati alla pattumiera, in metalli recuperati da vecchi attrezzi agricoli… capace di nobilitare pezzi di marmo dall’apparente insignificante aspetto, plasmati, quasi piegati a dare messaggi che travalicano l’umiltà della sostanza materica: tutto ha voce e valore, per Nando, tutto può e sa diventare Arte per questo artista in grado di vedere come i materiali, tutti i materiali, siano degni di riconquistare un’altra vita! E che vita, quella che Nando restituisce loro, grazie alla sua fervida fantasia, alla sua notevole capacità introspettiva nelle potenzialità degli oggetti! Che, così, assurgono a dignità impensabile nella loro funzione originaria.
Non è solo abile manualità, la sua, non si tratta solo di sapere come avere a che fare con il metallo, con il legno, con il marmo: è, soprattutto, passione: una passione che gli consente di vedere come quel metallo, quel legno, quel marmo possono diventare espressione del suo animo di artista. Opere, dunque, che ben si trovano in sintonia creativa con le foto di Danilo Arata, frutto di infiniti viaggi intorno al mondo, in cui le tante “Human Shadows” protagoniste della mostra svelano fin da subito un bagaglio culturale dalle multiformi sfaccettature, rivestendosi di messaggi dalle difformi valenze culturali, mentre l’obiettivo viene investito del ruolo proprio dell’attenta indagine psicologica. Così che ombre di uomini, di cose, di paesaggi, parlano il linguaggio della ricerca sensibile alle realtà contrastanti del mondo. Realtà rese oltremodo accessibili nel loro messaggio di sofferenza, di gioia, di incantesimo, di libertà, di amicizia, di amore, di fede, di sogno…di vita, grazie all’abilità di uno scatto che ferma e fissa attimi altrimenti impercettibili. E come non vedere il senso della vita nel suo continuo divenire nelle sfere perfette di Robbie Mazzaro! Sfere in argilla, materia duttile e figlia della terra, dalla superficie resa armoniosamente rugosa, segnata da un paziente incidere con tratti sinuosi, tra loro in equilibrio: opera d’arte nell’opera d’arte! Le sfere dove non c’è inizio e non c’è fine, dove ogni punto può essere inizio o fine: a suggerire il ciclo vitale e continuo dell’esperienza umana. Dove la disciplina della perfezione non è mai fine a se stessa, ma espressione di una predilezione per le forme femminili, dalla morbidezza confortante, da accarezzare, in cui la sua capacità creativa, volta all’armonia ed all’equilibrio, trova la via ideale per manifestarsi. Forme naturali, dunque, sottolineate da colori che sono un richiamo alla Terra, alla Natura, con una attenzione al valore simbolico che da esse può scaturire: prediligere e rispettare quanto dalla Terra e dalla Natura ci viene! Veramente un “Incontro” di valore, questa mostra: di tre artisti la cui profonda sensibilità viene resa tangibile in opere e forme che sono specchio ed espressione di non comune creatività!
Lucia M. Tanas

 

Un libro che è un’autentica finestra aperta sulla realtà di un palazzo che della storia di Teulada è stato culla e testimone. Così è da definirsi il bel testo “La casa del Barone di Teulada, dai Catalan, ai Sanjust, ai Bottazzi” in cui, con un ammirevole lavoro di gruppo, l’associazione “Is Sinnus” ha voluto ripercorrere le origini della nobile dimora e, insieme, riandare al fervore di attività che in esso era uso svolgere, facendo di questa cittadina un centro di produzione di beni che avrebbero anche solcato il mare, tanto si rivelarono indispensabili al successo di aziende che nella penisola stavano diventando realtà economiche di spicco.

Beni, dunque, che portarono il nome di Teulada ad essere ben conosciuto oltremare. Un libro che ha voluto restituire la giusta memoria e la dovuta visibilità a coloro che lavorarono alacremente nel palazzo, spendendo al suo interno una esistenza fatta di lavoro e fatica. O a coloro che ad esso legarono il proprio nome a causa di eventi, alcuni anche tragici, che vi ebbero luogo e che, però, rischiavano di perdersi nei meandri del tempo, offuscati dalla nebbia che, inevitabilmente, gli anni fanno scendere sugli uomini e le cose, se non spazzata via da un recupero accorto e paziente di testimonianze e documenti. E da tanta buona volontà! Perché lo scopo de “Is Sinnus” è, sì, il recupero delle tradizioni, ma anche il risveglio della memoria, dando rinnovata visibilità a fatti e persone che a Teulada, e per la storia di Teulada, segnarono passi determinanti. Non meravigli, dunque, che un altro momento importante nella fervida attività de “Is Sinnus” sia stata proprio la presentazione al pubblico di questo bel libro, la sera di sabato 27 agosto, nei giardini del Palazzo Baronale stesso: un evento che ci ha dimostrato come la Storia possa rivelarsi affascinante quando i fatti vengono narrati quasi si stessero svolgendo sotto i nostri occhi, con personaggi vissuti secoli fa resi talmente “vivi” da sembrare di star lì ad imbastirci conversazioni amichevoli. E quando a parlare è una persona che del saper comunicare fa uno stile di vita, dando prova di immediata empatia con gli interlocutori, quale si è rivelato, fin da subito, il prof. Enrico Sanjust di Teulada, uno degli ultimi
discendenti di quei baroni Sanjust che di Teulada furono feudatari, docente di Chimica all’Università di Cagliari, un uomo di scienza e persona squisita, gentile ed “alla mano” come pochi, assolutamente non “barone”.

Con una coinvolgente narrazione, sorprendente per conoscenza di eventi e di nomi, ha ripercorso dieci secoli di storia della Sardegna, di cui i suoi antenati ebbero modo di rendersi protagonisti non secondari, diventando, infine, feudatari di Teulada. Tutto”ammorbidito” da una vena piacevolmente ironica, propria di chi non si abbandona a nostalgie fuori luogo, nonostante il nome ancora oggi altisonante, e di chi rifugge da quella “puzza sotto il naso” che, invece, tanto ci ammorba al cospetto di certi personaggi cui basta un “niente” per sentirsi, loro sì, baroni e redivivi feudatari! Un corollario prezioso, la sua presenza ed il suo parlare, che ha dato ancor più credibilità alla narrazione corale di eventi e di personaggi che nella nobile dimora, oggi sede di una rinomata biblioteca e di sale per convegni e mostre, un vero vanto per “sa bidda”, trovarono ambiente e motivazioni congeniali al proprio verificarsi, al proprio agire. Tutto tornato, ne siamo certi, a vivere nel ricordo dei Teuladini.
Lucia M. Tanas