21 November, 2024
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«Il presidente della Regione Christian Solinas trovi una alternativa seria al progetto di passaporto sanitario per i turisti in arrivo in Sardegna, rivelatosi finora solo un pessimo slogan capace di far perdere clienti e reputazione alla nostra industria turistica.»

Lo chiedono 13 parlamentari sardi del Movimento 5 Stelle (Pino Cabras, Luciano Cadeddu, Emanuela Corda, Paola Deiana, Elvira Lucia Evangelista, Emiliano Fenu, Ettore Licheri, Alberto Manca, Gianni Marilotti, Nardo Marino, Mario Perantoni, Lucia Scanu e Andrea Vallascas) secondo cui «il presidente deve elaborare un chiaro e preciso modello alternativo al passaporto sanitario, rendendo note le relative linee guida. È questo l’unico modo per tranquillizzare i turisti che vogliono venire nell’isola, unitamente al potenziamento della nostra rete sanitaria e al rispetto di rigorose procedure igienico-sanitarie da parte delle compagnie di trasporto aereo e navale. Tutte le altre soluzioni vagheggiate da Christian Solinas rischiano di arrivare fuori tempo massimo e di rivelarsi un boomerang per l’economia sarda. Gli operatori turistici chiedono certezze ma con le dichiarazioni rilasciate irresponsabilmente negli ultimi giorni, il presidente Solinas ha creato un clima di incertezza che sta affossando una stagione già difficilissima».

«Il presidente Christian Solinas deve orientare la comunicazione su altri punti di forza dell’offerta turistica sardaaggiungono i 13 parlamentari del M5S -. La scarsa circolazione del virus nell’isola è uno di questi, ma da solo non basta se ai turisti non verrà assicurata la garanzia che potranno giovarsi di servizi sanitari di eccellenza. Allo stesso modo, bisognerà vigilare perché le compagnie aeree e marittime adottino protocolli severissimi, a tutela della nostra isola che finora è stata solo sfiorata dalla Covid 19. Quella del passaporto sanitario si sta rivelando invece solo una suggestione che ora sta purtroppo affossando, quasi più del virus stesso, l’economia sarda.»

«Christian Solinas rischia di vanificare gli sforzi che il Governo sta facendo per impedire che l’Italia rientri in una sorta di black list europea. Proprio in questi giorni, il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio è al lavoro per mettere nero su bianco un piano turistico sicuro e concreto e in un vertice con i suoi omologhi di Germania, Austria, Croazia, Cipro, Grecia, Spagna, Portogallo, Slovenia e Malta ha portato a casa un accordo importante per lavorare tutti insieme ed evitare che alcuni Stati siano penalizzati rispetto ad altri concludono i 13 parlamentari pentastellati -. In questo modo però la Sardegna rischia di auto-penalizzarsi, e Christian Solinas con le sue proposte insensate rischia di trasformare una stagione difficile in una vera e propria catastrofe.»

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«In Sardegna alla catena di comando che serve per gestire l’emergenza Covid-19 mancano gli anelli essenziali. Per questo occorre che l’assessore Mario Nieddu si dimetta subito e non si occupi più del Coronavirus, e che di concerto con l’amministrazione regionale si nominino sia un commissario straordinario per l’emergenza in Sardegna sia un commissario speciale ad acta per gestire l’AOU di Sassari. La battaglia va affrontata con le forze giuste.»

È la richiesta che avanzano i parlamentari del Movimento 5 Stelle Pino Cabras, Emanuela Corda, Luciano Cadeddu, Paola Deiana, Gianni Marilotti, Elvira Evangelista, Emiliano Fenu, Ettore Licheri, Alberto Manca, Nardo Marino, Mario Perantoni, Lucia Scanu, e i consiglieri regionali Carla Cuccu, Alessandro Solinas, Michele Ciusa, Desirè Manca e Roberto Li Gioi.

In una lunga nota pubblicata nelle loro pagine Facebook, i quattordici esponenti del M5S affermano che «in Sardegna, dove ancora deve arrivare l’ondata epidemica più violenta del Coronavirus, la gestione dell’emergenza da parte dei decisori politici in loco è fra le più preoccupanti. I cinesi non hanno esitato ad esautorare le autorità di Wuhan e dell’Hubei, agli inizi del loro principale focolaio. Eppure non registravano un numero di operatori sanitari infetti da Coronavirus altrettanto sproporzionato quanto in Sardegna nella fase iniziale della progressione infettiva: gran parte dei nuovi contagi da noi è avvenuta all’interno dei presidi ospedalieri, un record che segnala un’anomalia acutissima.»

Ma le osservazioni che gli esponenti del Movimento 5 Stelle rivolgono all’amministrazione Christian Solinas sono incalzanti: «Nell’isola del ‘tutto sotto controllo’, cosa ha fatto l’assessorato regionale della Sanità tra il 21 febbraio (il primo caso a Codogno, in Lombardia) e l’8 marzo 2020 (con il Dpcm che ci ha fatto stare tutti a casa)? Era davvero tutto a posto, come diceva? I sindaci sardi dichiarano di essere stati lasciati soli: dal nord al sud dell’isola i primi cittadini denunciano gravi carenze nelle comunicazioni da parte dell’ATS in merito alla positività dei propri concittadini al virus».

«A questo si aggiunge l’imbarazzante caso dei test rapidi per scoprire la positività al virus, che l’assessore Mario Nieddu ha confermato di aver ordinato alla società Tema Ricerca srl, prenotazione che in realtà non sarebbe mai arrivata, secondo quanto spiegato dalla nota della legale rappresentante dell’azienda di Bologna – proseguono parlamentari e consiglieri regionali del M5S -. Arrivano dai medici fortissime proteste verso il bavaglio imposto al personale sanitario dall’assessorato regionale rispetto ai loro contatti con i giornalisti. Alla propria catena di disastri comunicativi cui dovrebbe rimediare con una squadra di esperti di comunicazione nelle catastrofi, l’amministrazione regionale rimedia invece con la censura. Ma i cittadini hanno il diritto dei cittadini di essere informati su quanto accade all’interno degli ospedali sardi. Serve trasparenza.»

«A che punto siamo con l’apertura di nuovi posti letto prevista dal Piano di Emergenza Regionale? Il sistema sanitario ereditato dai tempi sonnolenti delle ‘normali’ spartizioni fra partiti deve cedere il passo a un sistema che non ammette più distrazioni né opacità, ora che la salute è in gioco nel modo più drammatico. Con questa epidemia bastano pochi giorni di ritardo e si rischia di pagare errori e indecisioni con un rapidissimo aumento del prezzo peggiore, quello in vite umane. Occorre agire subito concludono parlamentari e consiglieri regionali del M5S -. Per questo occorre che l’assessore Mario Nieddu si faccia da parte e che di concerto con l’amministrazione regionale si nominino sia un commissario straordinario per l’emergenza in Sardegna sia un commissario speciale ad acta per gestire l’AOU di Sassari.»

 

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Nonostante il nuovo pronunciamento favorevole del ministero dell’Ambiente per la realizzazione del tratto nord della dorsale del gas in Sardegna, il M5S continua la sua battaglia tesa a contrastare il progetto. La nuova iniziativa di opposizione arriva da 14 parlamentari: Pino Cabras, Luciano Cadeddu, Emanuela Corda, Paola Deiana, Elvira Evangelista, Emiliano Fenu, Maria Lapia, Ettore Licheri, Alberto Manca, Gianni Marilotti, Nardo Marino, Mario Perantoni, Lucia Scanu e Andrea Vallascas, secondo i quali «con il passare delle settimane stiamo leggendo ormai quotidianamente dichiarazioni mirabolanti sulla dorsale del gas come infrastruttura salvifica e risolutrice di ogni male esistente in Sardegna. Sentiamo parlare di numeri legati ai fabbisogni e ai consumi, ma i numeri ufficiali che l’Autorità per l’Energia ha commissionato alla società di ricerca RSE saranno disponibili soltanto nel prossimo mese di aprile. Solo su quei numeri e solo allora si potrà fare una valutazione sul sistema di trasporto gas, come espresso in modo inequivocabile dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec). A che cosa servirebbe infatti un tubo se la sua convenienza non fosse più che certificata? Ogni analisi che oggi sta circolando sulla base di numeri immaginari ha i piedi saldamente piantati sulle nuvole».

«Dopo aver fatto la campagna elettorale contro la dorsale del metano, il presidente della Regione Christian Solinas ha cambiato idea e vuole fare arrivare nell’isola costosissimi sistemi di approvvigionamento energetico, vecchi ed obsoleti, che ancora una volta condannerebbero la Sardegna all’arretratezza – sostengono i 14 parlamentari del M5S  –. L’obiettivo del governo nazionale ed il nostro è invece di garantire ai cittadini e alle imprese sarde un sistema energetico moderno, competitivo e coerente con la sfida climatica che tutti noi ci siamo impegnati ad affrontare. La Sardegna merita una discussione seria e costruttiva su come gestire una transizione energetica che sia rispettosa del clima e dell’ambiente e sia basata su numeri e bisogni veri, non sui numeri immaginari che oggi riempiono le cartelline dei lobbisti.»

«Il kit dei lobbisti che promettono il nuovo paradiso terrestre, prevede poi sempre qualche frase disperata che vorrebbe isolare la sottosegretaria Alessandra Todde, incaricata di esprimere la linea del Governo, una linea che in tanti fanno finta di dimenticare: il gas si deve portare dove serve e si deve irrobustire la rete elettrica sarda per aumentare la produzione da fonti rinnovabili in sicurezza e per poter perseguire gli obiettivi di de-carbonizzazione del 2025 e del 2050 – aggiungono i 14 parlamentari del M5S -, invece sentiamo parlare di autorizzazioni per la dorsale mentre ancora non esistono i decreti ministeriali del ministero dell’Ambiente e di quello dello Sviluppo economico. Inoltre, non vi è però alcun dibattito, ma proprio nessuno, su dove questo gas debba approdare e su come alimenterà la dorsale. Dove sono le approvazioni dei rigassificatori in Sardegna a parte i depositi costieri di Oristano, che da soli non possono certo alimentare la dorsale?»

«Il resto del pianeta parla di mobilità e infrastrutture elettriche con auto e treni elettrici sempre più efficienti – concludono i 14 parlamentari 5 Stelle -, ovunque si moltiplicano comunità energetiche che si autoproducono l’energia da fonti rinnovabili e biometano. In Sardegna invece troppi invece sembrano essere solamente interessati a trasformare la nostra isola in un distributore di gas in conto terzi.»

 

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Cinquemila aziende agro-pastorali sarde rischiano di fallire e di finire all’asta a causa di un perverso meccanismo partito nel lontano 1988 e che Regione e banche non sono riusciti finora a bloccare. La questione è ora al centro di una interpellanza urgente presentata da nove parlamentari sardi del Movimento 5 Stelle (primo firmatario il deputato Pino Cabras) e rivolta al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, al Ministro dell’economia e delle finanze Roberto Gualtieri, ed al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova.

I parlamentari hanno inoltre presentato un emendamento al decreto Milleproroghe con il quale si punta a sospendere fino al luglio del 2021 i giudizi pendenti presso i tribunali sardi e si istituisce un commissario ad acta che dovrà definire una soluzione che tuteli gli imprenditori agricoli, la sostenibilità dell’attività di impresa e i lavoratori coinvolti.

La vicenda è quella della legge regionale 44 del 1988 che consentiva l’abbattimento dei tassi d’interesse per i mutui sino a quindici anni in favore degli imprenditori agricoli isolani in condizioni di difficoltà economiche. La legge fu però ritenuta illegittima dall’Unione europea ma a causare il danno maggiore furono le gravissime inadempienze della Regione Sardegna che hanno consentito alle banche di richiedere la restituzione delle somme erogate in conto interessi senza neanche concedere agli imprenditori agricoli la possibilità di rateizzarle.

Nella loro interrogazione urgente i deputati Pino Cabras, Luciano Cadeddu, Emanuela Corda, Paola Deiana, Mara Lapia, Alberto Manca, Nardo Marino, Mario Perantoni e Lucia Scanu, ricordano come dopo la bocciatura definitiva nel 1997 della legge da parte dell’Unione europea, «la Regione non informò i beneficiari dei mutui, limitandosi a non erogare più il contributo in conto interessi, causando la lievitazione dei debiti degli agricoltori nei confronti delle banche, le cui rate passarono da un tasso di interesse del 2-5 per cento a quello del 13-18 per cento». Solo nel 2001 la Regione Sardegna ha notificato il provvedimento di revoca del concorso interessi concesso, «richiedendo ai circa cinquemila beneficiari la restituzione degli aiuti percepiti e dei relativi interessi». 

Il risultato è che migliaia di aziende ora rischiano di fallire e finire all’asta. Inoltre, come si legge nell’interrogazione «mentre fino ad ora si è dato per scontato che il ruolo di custode del bene all’asta potesse essere svolto dallo stesso imprenditore, nell’interesse dell’integrità del bene e del proseguimento dell’attività dell’impresa, attualmente il Tribunale sta procedendo alla nomina di custodi tramite l’Istituto di Vendite Giudiziarie, rendendo di fatto impossibile la prosecuzione dell’attività di impresa, indispensabile agli imprenditori per accumulare sufficiente liquidità in vista di una chiusura concordata della controversia, col rischio di pregiudicare il benessere del bestiame e la salvaguardia dell’integrità dei beni immobili».

A nulla poi è servita la commissione di tre esperti (designati ciascuno dal ministro dell’Economia e delle finanze, dal ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali e dalla Regione Sardegna) istituita nel 2007 che avrebbe dovuto proporre una soluzione del problema.

Proprio per questo motivo nell’interrogazione presentata dai deputati Cinque Stelle si chiede al Governo di adottare iniziative urgenti per rilanciare l’attività della commissione e salvare dal fallimento le cinquemila imprese del settore agro-pastorale sardo

Con l’emendamento al decreto Milleproroghe viene istituito anche un commissario ad acta che avrà il compito di effettuare una ricognizione e valutazioni sul contesto creditorio/debitorio ad oggi venutosi a creare, mentre il ministro delle Politiche agricole,  con proprio decreto, emanato di concerto con il ministro dell’Economia e delle finanze, dovrà individuare entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto, le modalità e i criteri  della procedura di liberazione dal debito degli imprenditori al fine di garantire la continuità delle aziende agricole e la tutela dei lavoratori.

 

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Anche il Movimento 5 Stelle interviene sulla vicenda dei fanghi fognari “importati” dalla Campania e dalla Puglia per essere scaricati nella piana di Magomadas, denunciata con documentazione video-fotografica dall’ex presidente della Regione Mauro Pili.

«Un presunto sversamento di rifiuti fognari provenienti da altre regioni italiane e interrati nella piana di Magomadas, in piena campagna – scrive in una nota l’on. Alessandro Solinas -. È una vicenda inquietante quella denunciata in questi giorni dagli organi di stampa e dagli abitanti della zona dell’Oristanese, stanchi di dover sopportare soffocanti miasmi e preoccupati dal continuo viavai di camion provenienti dai porti di Cagliari e Olbia, presumibilmente carichi di fanghi di dubbia provenienza. Sembrerebbe si tratti di residui fognari che arrivano principalmente da Puglia e Campania e che andrebbero smaltiti a norma di legge all’interno di appositi impianti certificati. Sempre secondo quanto riportato dalla stampa, sembrerebbe invece che questi fanghi vengano trattati in assenza delle apposite vasche in cemento, ovvero pericolosamente riversati in una buca profonda non meno di due metri e a contatto con il terreno.»

«La Sardegna è già balzata alle cronache per aver smaltito rifiuti speciali pericolosi, tra cui fanghi di depurazione, provenienti da altre zone d’Italia: a fine 2018 la Procura di Tempio ha notificato l’apertura delle indagini al Cipnes per la discarica di Spiritu Santu. La Regione Sardegna è al corrente del rischio che si sta correndo? – aggiunge Alessandro Solinas -. Cosa sta accadendo oggi nella piana a pochi chilometri da Bosa, una delle zone più rinomate della Costa nord-occidentale della Sardegna in cui sono presenti diverse aziende agricole? Gli assessori all’Ambiente Lampis e alla Sanità Nieddu sono a conoscenza di quanto sta accadendo? È necessario avviare urgenti e specifiche indagini per accertare la natura dei materiali depositati e l’eventuale pericolo per la salute pubblica.»

Alessandro Solinas ha presentato un’interrogazione sottoscritta dai colleghi Desirè Manca, Roberto Li Gioi, Michele Ciusa, con l’appoggio dei portavoce alla camera dei deputati Lucia Scanu, Luciano Cadeddu ed Alberto Manca, per chiedere che venga fatta assoluta chiarezza su questa vicenda sconcertante.

«Non siamo contrari al riuso e al riciclo se queste pratiche consentono di far nascere nuove realtà produttive ma alla luce di quanto accaduto chiediamo venga fatta chiarezza. Dobbiamo bloccare una volta per tutte questo circuito di smaltimento di rifiuti speciali provenienti dalle altre regioni italiane. La Sardegna – conclude Alessandro Solinas – non diventerà la pattumiera d’Italia, non lo permetteremo.»

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La caserma dei vigili del fuoco di Cuglieri, un presidio oggi attivato parzialmente soltanto nel periodo estivo, diventerà un presidio permanente.

Dopo la risposta positiva all’interrogazione parlamentare presentata da Lucia Scanu, dal ministero dell’Interno è arrivato il decreto che istituisce l’attivazione di un predio permanente dei vigili del fuoco a Cuglieri, cittadina di 2.500 abitanti in provincia di Oristano.

La richiesta è stata presentata dalla deputata del M5S al Parlamento, a seguito di un incontro promosso dai rappresentanti del sindacato CO.NA.PO. a settembre 2018 e svoltosi a Cuglieri, al quale parteciparono i portavoce del M5S Lucia Scanu, Alessandro Solinas, Luciano Cadeddu, le sigle sindacali, i rappresentanti del corpo dei vigili del fuoco e del comune di Cuglieri.

«Con l’attivazione permanente della caserma dei vigili del fuoco la cittadina di Cuglieri e il territorio circostante verranno finalmente dotati di un fondamentale presidio di sicurezza di cui si sentiva necessità da tempo – spiegano i portavoce Lucia Scanu ed Alessandro Solinas -. I tempi d’intervento verranno finalmente ridotti a beneficio della sicurezza dei cittadini e della salvaguardia del territorio. Il potenziamento della pianta organica in loco renderà più agevole l’intervento dei Vigili n un territorio molto vasto e impervio come quello servito dal distaccamento di Cuglieri, che comprende i comuni di Montiferro, Sennariolo, Tresnuraghes e le loro rispettive borgate marine, le quali da sole raggiungono nel periodo estivo una popolazione di circa 15.000 persone.»

«Quello ottenuto oggi è grande risultato – concludono Lucia Scanu ed Alessandro Solinas – che non avremmo potuto raggiungere senza l’impegno del ministero dell’Interno, della Prefettura e di tutte le autorità coinvolte alle quali va il nostro più grande ringraziamento.»

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«Lo stop al progetto di San Quirico ad Oristano è una buona notizia perché la realizzazione dell’impianto termodinamico non porta alcun beneficio ai sardi, sia in termini di costo dell’energia che in termini occupazionali, con effetti negativi per il consumo del territorio agricolo ma anche di immagine per un territorio ad evidente vocazione agricola.»

I parlamentari del M5S Emiliano Fenu, Lucia Scanu e Luciano Cadeddu esprimono la loro soddisfazione per l’esito negativo del procedimento di autorizzazione unica per la realizzazione dell’impianto per la produzione di energia solare e a biomasse di San Quirico.

«Non entriamo nel merito delle motivazioni espresse dall’assessorato regionale dell’Industria nella propria comunicazione di rigetto dell’istanza, che attengono prevalentemente alla contestata disponibilità da parte della società San Quirico Solar Power Srl delle aree interessate dal progetto – aggiungono i tre parlamentari del Movimento 5 Stelle – ma non possiamo nascondere la nostra personale soddisfazione perché si è evitato di realizzare una vera e propria cattedrale nel deserto contro la volontà espressa, in tutte le sedi istituzionali, da parte delle comunità interessate, degli enti locali e di tutti i comuni guidati da amministrazioni di qualsiasi parte politica. Inoltre, fin da subito erano chiare le troppe incognite e rischi sull’utilizzo e sul funzionamento dell’impianto, problematiche che abbiamo evidenziato e cercato di contrastare ripetutamente.»

«Il Movimento 5 Stelle continuerà a vigilare e a battersi – concludono Emiliano Fenu, Lucia Scanu e Luciano Cadedduperché il territorio venga difeso da progetti non condivisi con le comunità e che rischiano di impoverire un’area che ha bisogno invece di interventi validi, che siano in armonia con il territorio.»

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«In seguito all’interrogazione parlamentare presentata dalla portavoce sarda del M5S, in merito all’istituzione di un distaccamento permanente dei vigili del fuoco nel territorio di Cuglieri, il ministero dell’Interno si è pronunciato positivamente sull’ulteriore potenziamento del dispositivo di soccorso a copertura del territorio.»

Così, Lucia Scanu, deputata M5S, interviene dopo la risposta del Ministro all’interrogazione presentata alla Camera, nata e costruita dopo l’incontro svoltosi nella Caserma dei Vigili del Fuoco di Cuglieri lo scorso settembre, alla presenza delle Istituzioni e di varie sigle sindacali.

«Quanto ottenuto sarà possibile vista anche la quota di nuovi vigili del fuoco che saranno a disposizione del territorio sardo, a seguito dell’annunciato piano di assunzioni nazionale che partirà dal 2019 – aggiunge Lucia Scanu – l’attivazione permanente della caserma di Cuglieri comporterà un innegabile beneficio al sistema di pronto intervento della zona. Il distaccamento ha un vasto territorio di competenza che comprende i comuni di Cuglieri, Scano di Montiferro, Sennariolo, Tresnuraghes e le loro rispettive borgate marine.»

«Valorizzando in tale modo la posizione centrale del distaccamento di Cuglieri – conclude la portavoce sarda – si doterà la zona di un importante presidio di sicurezza, prevenendo così i molteplici rischi a cui è esposta la zona e riducendo sensibilmente i tempi d’intervento.»

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«La Regione deve bloccare l’impianto termodinamico di San Quirico con le stesse motivazioni con le quali si è opposta alla realizzazione dell’impianto solare termodinamico della società Flumini Mannu che si sarebbe dovuto realizzare nei comuni di Villasor e Decimoputzu. Invece l’assessore regionale all’Industria Maria Grazia Piras rilascia dichiarazioni sconcertanti, dicendosi favorevole alla realizzazione in un’area agricola di una cattedrale nel deserto e questo solo per consentire ad una società privata di risparmiare.»

Lo affermano i parlamentari del Movimento 5 Stelle Emiliano Fenu, Luciano Cadeddu e Lucia Scanu, secondo i quali «per realizzare un impianto che non porterà alcun beneficio ai sardi, si permette il consumo di territorio agricolo e la realizzazione nei fatti di un nuovo termovalorizzatore nel cuore pulsante dell’industria agricola sarda, a pochi chilometri da quello che è il nostro migliore modello di sviluppo agricolo. Come abbiamo detto più volte, siamo assolutamente a favore della realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, ma questi devono essere realizzati in aree industriali dismesse, degradate e da recuperare. Occorre evitare il consumo di suolo agricolo. La Regione deve quindi ascoltare le comunità e bloccare immediatamente il progetto di San Quirico».

Per Fenu, Cadeddu e Scanu «è sconcertante che si voglia andare avanti a tutti i costi nonostante le molteplici criticità emerse nel corso del procedimento autorizzatorio, ignorando la voce delle comunità, degli enti locali e di tutti i comuni guidati da amministrazioni di qualsiasi parte politica. Occorre dunque evitare che si crei un impianto industriale con ricadute occupazionali del tutto inconsistenti, e con effetti devastanti sul territorio e, soprattutto, di immagine su un territorio ad evidente vocazione agricola».

I tre parlamentari ricordano come l’impianto di San Quirico preveda anche la realizzazione di un bruciatore di ben 75 tonnellate di biomassa di cippato (cioè legname) al giorno, «ma non si comprende ancora bene dove dovrebbe essere reperito il legname e come dovrebbe essere trasportato in loco, mentre è ormai risaputo che il  bruciatore un domani potrà essere agevolmente convertito anche per bruciare rifiuti».

«Confidiamo nel buon senso del Presidente della Regione che già si era opposto alla realizzazione del progetto dell’impianto solare termodinamico di Flumini Mannu, ma la cui realizzazione è stata definitivamente scongiurata grazie alla recente delibera del Consiglio dei ministri che ha negato la prosecuzione del procedimento di valutazione di impatto ambientale del progetto – concludono Fenu, Cadeddu e Scanu -. Le criticità evidenziate dalla giunta regionale per quegli impianti sono le stesse che investono anche il progetto di San Quirico. Per questo chiediamo a gran voce: ascoltate le comunità e fermatevi.»

 

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«Lo scorso sabato 26 maggio, insieme alla portavoce deputata Lucia Scanu, ho visitato l’ospedale di Sorgono. Ho voluto verificare di persona la situazione dell’unico presidio sardo appartenente a zona disagiata e classificato “di montagna”, che dovrebbe quindi (sulla carta) beneficiare di interventi di potenziamento anziché, secondo quanto avviene nella pratica, essere sulla via del depotenziamento. Questo presìdio è il riferimento per circa 17mila abitanti e quasi 20 comuni. In mancanza dei servizi di questo ospedale, gli utenti della zona sono costretti a recarsi a Nuoro o a Oristano, con tempi di percorrenza per le ambulanze di circa 2 ore, che d’inverno possono allungarsi». A fare questo annuncio è la deputata sarda Mara Lapia (M5S), in una nota diffusa agli organi di stampa.

«Non posso qui elencare tutte le problematiche che ho riscontrato e che mi sono state esposte – prosegue la parlamentare – ma mi limiterò ad indicare le principali. Ci sono due sale operatorie nuove di zecca (ultimate nel 2016), per le quali pare che servano soltanto 120mila euro per terminare l’impianto dei gas medicali, ed essere pronte all’uso. C’è un nuovo reparto di Pronto Soccorso (finito sempre nel 2016), anche questo fermo, in attesa che venga sbloccato il Project Financing. Fa rabbia sapere che ci siano tanti soldi dei contribuenti sardi che sono stati spesi e che non possono essere restituiti in termini di servizi agli utenti per questioni burocratiche, amministrative, o forse ancor peggio, per colpevoli temporeggiamenti della politica.

Nelle varie operazioni di manutenzione sono state spostate “provvisoriamente” due macchine, una per la mammografia, e una per fare le ortopanoramiche. Questo “provvisoriamente” dura dalla fine del 2015 (due anni e mezzo) e a tutt’oggi queste macchine, che vanno semplicemente rimesse al loro posto, sono chiuse in un magazzino inutilizzate. Ricordo che il tumore alla mammella è la prima causa di mortalità in Italia per le donne e l’attività di prevenzione per mezzo di queste apparecchiature è importantissima.

Reparto di Endoscopia: secondo i protocolli la procedura di sterilizzazione degli strumenti dura 52 minuti. Essendoci un solo strumento l’operatore è costretto ad attendere, tra una visita e l’altra, quasi un’ora di tempo. L’acquisto di un secondo strumento, dal costo di 10.000 euro, consentirebbe di raddoppiare il numero di visite endoscopiche dell’Ospedale di Sorgono, con evidentissimi benefici per le lunghissime liste di attesa della provincia di Nuoro (provate a prenotare una colonscopia e scoprirete di dover attendere oltre un anno). Anche qui si parla di prevenzione, e nello specifico di tumore del colon retto, seconda causa di mortalità maschile in età tra i 50 e i 69 anni.

Laboratorio analisi: nonostante la struttura è dotata di macchinari e personale, i 15mila prelievi effettuati ogni anno vengono inviati a Nuoro. Siamo proprio sicuri che questo sia un risparmio?

Radiologia: a causa di un guasto tecnico il tavolo radiologico è rimasto inutilizzabile per oltre un mese tra aprile e maggio. Quindi per oltre un mese tutti gli utenti bisognosi di una radiografia hanno dovuto rivolgersi altrove. Dopo ripetuti solleciti il guasto è stato parzialmente riparato e oggi almeno i pazienti interni, ovvero i ricoverati, possono fare le radiografie a Sorgono. Tutti gli altri “esterni” continuano subire il disagio di doversi recare in altre strutture.

Ad essere maliziosi si potrebbe pensare che questi “disservizi” siano funzionali ad un disegno strategico ben chiaro: ridurre i numeri delle prestazioni erogate dal presidio di Sorgono per poi poter giustificare, carte alla mano, della non necessità di tanti servizi, ad oggi sotto-utilizzati non certo a causa dello scarso bacino di utenza servito. Sotto-utilizzi che, anche nel breve periodo, si traducono in risparmi, sbandierati come successi dai vertici della nuova ATS.

Ragionare sulle carte e sui freddi numeri può essere utile ma talvolta anche fuorviante. E’ solo verificando di persona, come è successo a me, che si può essere testimoni di una urgenza chirurgica che, se non avesse trovato chirurgo e anestesista sul posto, probabilmente non sarebbe sopravvissuta al trasferimento nell’ospedale di Nuoro o Oristano. Lo stesso discorso valga per i servizi di dialisi e oncologia: i malati tumorali e dializzati non potrebbero mai andare a curarsi a Nuoro o Oristano perché in prevalenza anziani, fortemente debilitati e con una strada impervia, pericolosa d’inverno, costosa e che crea notevoli disagi anche ai familiari. Purtroppo chi conosce la realtà prospetta che alcuni anziani deciderebbero di non curarsi, e questa è una cosa triste e inaccettabile. 

Lo stesso problema delle distanze è a mio parere di vitale importanza riguardo alle nascite. Il punto nascita è stato chiuso nel 2012. Questo comporta che, in casi di urgenza, le partorienti vengano portate in ambulanza a Oristano (sempre 2 ore) con condizioni critiche soprattutto in inverno, e senza possibilità di avere un anestesista che le assista nel viaggio perché essendo da solo non può spostarsi dall’ospedale. Ritengo quindi importante, e me lo pongo come obiettivo, riaprire il punto nascita.

Chiudo con un messaggio di speranza. Ho trovato una bella struttura, nella quale con grande dedizione operano degli ottimi medici. Ci sono tutti i presupposti (anche burocratici visto il riconoscimento di zona disagiata di montagna) affinché l’ospedale di Sorgono inverta il suo declino e possa ricominciare ad erogare ai cittadini maggiori e migliori servizi. Io lavorerò in questa direzione, con il massimo del mio impegno.

Per questo – conclude Mara Lapia – invito tutti ad essere a Sorgono, giovedì 7 giugno, alle 9.30, per una giornata di mobilitazione generale dei cittadini e dei territori.»